https://www.edueda.net/api.php?action=feedcontributions&user=Capp1&feedformat=atomEduEDA - The EDUcational Encyclopedia of Digital Arts - Contributi di questo Utente [it]2024-03-28T09:56:04ZContributi di questo UtenteMediaWiki 1.26.0https://www.edueda.net/index.php?title=Cinema&diff=15634Cinema2006-02-16T14:14:39Z<p>Capp1: </p>
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<div>Con l’invenzione del cinema e con le prime sperimentazioni artistiche e linguistiche correlate ad esso, si ha una vera e propria rivoluzione.<br />
Scoperto il mezzo, gli artisti sperimentano e codificano una serie di linguaggi che permettano loro di esprimersi artisticamente con tale mezzo.<br />
Nel testo di [[Benjamin Walter |Benjamin]] è interessante notare il punto di vista dei critici più reazionari e scettici nei confronti della settima arte: essi affermano che con essa si fa un balzo indietro fino all’epoca dei geroglifici egiziani, nei quali la raffigurazione era sequenziale e piatta.<br />
In realtà il cinema rappresenta la prima vera e grande opera d’arte immateriale, e possiamo affermare che ha insita in sé già la dimensione virtuale, che in futuro diverrà sempre più preponderante all’interno delle sperimentazioni artistiche.<br />
<br />
Il cinema è luce proiettata e suoni che scorrono nel tempo, quindi materialmente non esiste. Certo, fisicamente le immagini sono impresse sulla pellicola, ma è lo stesso che affermare che l’oggetto della musica sono gli altoparlanti dalla quale fuoriesce. Un’altra caratteristica del cinema, come sottolineato anche da [[Benjamin Walter |Water Benjamin]], è la sua totale riproducibilità. Esso non possiede un’aura, come per esempio un quadro, ma dipende dagli apparati tecnici che lo riproducono, dalla sala nella quale è proiettato, dall’impianto audio che ne riproduce il suono e da innumerevoli altri fattori.<br />
E quando il film comincia, opera d’arte immateriale fatta di luce, suoni e spazio-tempo, ecco che le luci si spengono e ci ritroviamo nell’oscurità, i nostri sensi sono come trasportati in un’altra dimensione, una dimensione virtuale, appunto. Il cinema è virtuale perché percettivamente ci permette di entrare in un mondo artificiale, una dimensione quasi onirica che non esiste, dove vigono altre leggi rispetto a quelle del mondo reale. Leggi che consistono nel linguaggio cinematografico: il montaggio, i movimenti di macchina, le inquadrature, le ellissi temporali, la colonna sonora che sottolinea gli eventi. Siamo catapultati quindi in un’altra realtà, che non esiste materialmente, nella quale il Dio onnipotente è il regista del film, o comunque tutta la troupe che ha realizzato il film.<br />
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Il cinema è paradossalmente un’arte capitalista e socialista insieme. Questa affermazione potrà sembrare una contraddizione allucinante, ma in realtà oggi la stragrande maggioranza dei film prodotti e che detengono il mercato del cinema sono in mano a grandi case ricche e potenti che possiedono il monopolio come quelle di Hollywood. Il cinema è un’arte industriale, ha bisogno di capitali e produttori facoltosi per esprimersi al meglio, ed è imprescindibilmente legato al mercato, alla pubblicità, al consenso del pubblico e a tutti quei meccanismi che sono la base del capitalismo moderno. Però è anche un’arte democratica e socialista, ed essendo collettiva prevede la partecipazione di molte persone. Dagli attori ai tecnici, un film è un’opera d’arte alla quale hanno lavorato centinaia di persone. Anche quest’ultimo attributo lo rende un ottimo predecessore di quella che in futuro probabilmente sarà l’opera d’arte: immateriale e collettiva.<br />
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==Cenni di storia del cinema==<br />
I primi rudimentali esempi di cinematografia erano semplici sviluppi della lanterna magica e strumenti ottici simili, che potevano essere usati per proiettare immagini ferme per fare in modo che l'occhio umano percepisse il movimento tramite la loro successione rapida. Naturalmente, le immagini usate per simili strumenti dovevano essere scelte e preparate con cura per raggiungere l'effetto desiderato. Usando immagini simili tra loro, ma con lievi differenze, si poteva trasmettere alla percezione del pubblico l'effetto del movimento. Il principio è ancora oggi quello applicato nel campo dell'animazione.<br />
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Con lo sviluppo della [[fotografia]], e in particolare della pellicola cinematografica (film) di celluloide, divenne possibile registrare le immagini. L'uso della pellicola, inoltre, era decisamente più comodo per un sistema di proiezione delle immagini ad un pubblico, quando all'epoca si usavano strumenti che potevano essere utilizzati da una persona per volta, che doveva guardare all'interno dell'oggetto.<br />
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Il 28 dicembre 1895 i fratelli Lumiere proiettarono al Grand Cafè di Parigi dieci film di circa un minuto l'uno, tra i quali un primo piano di uno dei fratelli e sua moglie che davano da mangiare a loro figlio e Arroseur et arrose (Innaffiatore e innaffiato).<br />
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Il cinema fu inizialmente pura arte visiva. Comunque, quando un film veniva proiettato in un cinematografo, per lo più teatri adattati alle esigenze, i proprietari dei locali ingaggiavano dei musicisti per accompagnare la proiezione con della musica. I musicisti, solitamente un pianista, dovevano dunque adattarsi ed accompagnare l'umore del film nei vari passaggi.<br />
<br />
Più tardi, lo sviluppo tecnologico permise di creare una colonna sonora sincronizzata con le immagini sullo schermo, e che poteva essere registrata a parte dalle riprese del film. I film sonori vennero inizialmente conosciuti come "film parlanti".<br />
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L'ultimo decisivo gradino che ha portato il cinema alla concezione moderna fu l'introduzione del colore, che venne adottato più gradualmente rispetto al sonoro. Come la tecnologia si sviluppò, sempre più film si avvalsero del colore, ed è oggi ormai una pratica universale, diversamente dalla [[fotografia]], dove il bianco e nero è sopravvissuto per vari motivi. In rare eccezioni, comunque, come nel film di Steven Spielberg "Schindler's List", la scelta del B/N ha a che fare con ragioni artistiche.<br />
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==Proiezione==<br />
Le pellicole cinematografiche vengono proiettate in apposite sale dette appunto cinematografiche o cinematografi, per lo più teatri, adattati ad ospitare uno schermo al posto del palco e un proiettore in fondo alla sala; oggi, visto il numero e la specializzazione in generi del cinema, la tendenza è di riunire più sale cinematografiche di varia capienza in una sola struttura creata appositamente, i cinema multisala o più semplicemente multisale.<br />
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I cinematografi<br />
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I primi luoghi ad ospitare delle proiezioni cinematografiche furono dei teatri adattati per l'occasione con uno schermo. Inizialmente, infatti, essendo i film muti, non servivano apparecchiature per la riproduzione del sonoro, e una qualsiasi stanza si adattava alle esigenze. Spesso, i proprietari dei locali ingaggiavano dei musicisti, in genere un pianista, per accompagnare musicalmente lo spettacolo.<br />
<br />
Con l'avvento del sonoro, anche i cinematografi dovettero adattarsi alle nuove esigenze di quello che stava comiciando a diventare un ricco business, e nacquero le prime sale cinematografiche vere e proprie, dedicate esclusivamente alla proiezione di film.<br />
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Cominciò così la prima età dell'oro del cinema, e le sale si diffusero rapidamente in tutto il mondo.<br />
<br />
Oggi ormai le sale uniche sono una rarità, e si sono sempre più diffusi i cinema multisala, che sfruttano il richiamo di più pellicole e sale più piccole per ottimizzare i ricavi, secondo la logica ormai diffusa dello show-business.<br />
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==I mestieri del cinema==<br />
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*produzione<br />
Se la proiezione di un film è una cosa tutto sommato semplice ed economica, la sua creazione invece è una vera e propria impresa che richiede la coordinazione di una troupe di centinaia di persone, l'impiego di macchinari e attrezzature molto costose, la pianificazione di molte attività diverse, a volte contemporanee, e l'investimento di grosse somme di denaro: girare (creare) un film in modo professionale, anche in economia, costa comunque cifre dell'ordine del milione di euro. A fronte di questi costi e di queste difficoltà un film riuscito, che ha successo, può rendere cifre straordinarie. D'altra parte, se il film non piace, la perdita è molto grave.<br />
<br />
*Regia<br />
Quella che è inizialmente solo un'idea di trama nella mente di una persona, può essere trasposta, dalla persona stessa, in romanzo, oppure, più semplicemente, in sceneggiatura; quest'ultima è anch'essa, in un certo senso, una specie di romanzo, con la differenza che una sceneggiatura è molto più schematica e meno romanzata, in quanto ha il solo scopo di spiegare al regista come deve fare per trasferire sullo schermo l'idea iniziale.<br />
<br />
Basandosi quindi sulla sceneggiatura, il regista decide il tipo di inquadratura, la durata delle sequenze, l'ambientazione, il modo in cui attori e comparse devono interagire tra loro e con il set, affinché il risultato finale sia che lo spettatore creda di stare realmente assistendo all'avvenimento descritto dall'autore del romanzo o della sceneggiatura.<br />
<br />
Successivamente, è sempre la regia a stabilire che tipo di musica o di colonna sonora in generale dovrà accompagnare quella o quell'altra scena allo scopo di enfatizzare uno stato d'animo, evidenziare una situazione, sottolineare un particolare, e quant'altro serva a far capire allo spettatore qualche cosa che nel romanzo veniva reso tramite le parole, mentre nel film può essere reso solo con immagini e suoni.<br />
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L'abilità di un regista sta infatti proprio nel riuscire a sopperire alla impossibilità delle semplici immagini di trasmettere pensieri e sensazioni che possono invece essere facilmente descritte con le parole.<br />
<br />
Così, se in un romanzo, per dare l'idea di caldo soffocante, è sufficiente dire "faceva un caldo soffocante", in un film il regista dovrà servirsi di artifici vari per comunicare questa idea allo spettatore: potrà fare un inquadratura ponendo la telecamera al livello del suolo e riprendendo soggetti lontani, in modo da far vedere sullo schermo l'aria che "tremola" per il caldo; oppure potrà inquadrare la camicia inzuppata di sudore del protagonista; o potrà far vedere una persona che cerca di far funzionare un ventilatore, o ancora potrà semplicemente far comparire in un angolo dell'inquadratura un ventilatore a soffitto che ruota lentamente, e così via.<br />
<br />
Una volta terminato di girare le scene secondo le istruzioni del regista, si ottiene appunto il girato, ossia l'insieme di tutte le scene girate durante la produzione del film; sarà poi il regista stesso a decidere se eliminare qualche scena dal montaggio finale, al quale però potrà anche eventualmente contribuire il produttore (che è colui che ha finanziato il film) allo scopo di rispettare i limiti prefissati di durata del film, le richieste della censura, e così via.<br />
<br />
*soggetto e sceneggiatura<br />
La produzione di un film parte generalmente da un'idea. Lo sviluppo di questa idea porta alla stesura del soggetto, una prima bozza di quello che potrebbe diventare il copione di un film. Il soggetto, contenente solo lo svolgimento della vicenda in linea di massima, è presentato a uno o più produttori. Se ci sono i presupposti per uno sviluppo del progetto, il soggetto viene tramutato in sceneggiatura. Questo secondo processo è decisamente più lungo e delicato del precedente, e richiede delle buone conoscenze tecniche: una buona sceneggiatura, infatti, getta le basi per una buona riuscita del prodotto finale. Lo svolgimento dell'azione narrato nel soggetto viene elaborato e raffinato, creando il copione finale del film, che comprende la suddivisione in scene, i dialoghi, le ambientazioni, indicazioni sulle azioni dei personaggi e sulle loro personalità, tutto quello che, insomma, può servire al regista per sviluppare le riprese. Il regista, se già coinvolto nel progetto durante questa fase (spesso il regista viene scelto a sceneggiatura ultimata), può fornire il suo apporto nella stesura del testo. In seguito, avrà comunque la possibilità di cambiarlo e modificarlo in itinere durante le riprese.<br />
<br />
*Fotografia<br />
La [[fotografia]] cinematografica ha un ruolo fondamentale nella produzione di un film, essendo la responsabile principale dell'aspetto estetico finale del prodotto. Il direttore della [[fotografia]] è uno dei collaboratori più stretti ed importanti del regista. Insieme decidono la composizione ed il taglio dell'inquadratura, a che distanza inquadrare un soggetto, con quale angolo di ripresa, etc. In base alla scena che si vuole riprendere, si deciderà, ad esempio, se effettuare una carrellata, una panoramica, un primo piano, un campo lungo, etc. La vicinanza o meno della macchina da presa può influire, infatti, sulla carica emotiva della scena. Ad esempio, inquadrando il volto di un attore, lo spettatore è coinvolto maggiormente rispetto ad un'inquadratura più ampia comprendente tutto l'ambiente circostante. Oppure, in una scena di guerra, utilizzando una steadicam ed adottando il punto di vista di un soldato, si proietta lo spettatore nel vivo dell'azione. In questo contesto, possiamo affermare che la [[fotografia]] è l'arte di "raccontare per immagini", ed è parte integrante di quello che è definito come "il linguaggio cinematografico": le immagini non sono altro che le parole (o i segni) del linguaggio, ed il montaggio ne è la grammatica (o la sintassi).<br />
<br />
*Montaggio<br />
Il montaggio è solitamente considerato l'anima del cinema e parte essenziale della messa in scena operata dal regista. Il primo a rendere evidenti le potenzialità del montaggio fu David W. Griffith nel film La nascita di una nazione, ove teorizzò gli elementi alla base del "linguaggio cinematografico": inquadratura, scena e sequenza.<br />
<br />
Grande attenzione al montaggio venne riservata dai registi sovietici degli anni '20. Kulesov ed Ejzenstejn furono i principali teorici del montaggio. Kulesov dimostrò l'importanza del montaggio nella percezione del film attraverso un famoso esperimento. Facendo seguire sempre lo stesso primo piano dell'attore Mozzuchin di volta in volta ad un piatto di minestra, un cadavere o un bambino, rese evidente che lo spettatore avrebbe letto nel volto fame, tristezza o gioia. Questo prende il nome di "Effetto Kulesov". Ejzenstejn invece teorizzò il "Montaggio delle attrazioni". Nel 1923 pubblicò un saggio in cui anticipava la pratica che avrebbe usato poi nelle sue pellicole. Nei suoi lavori, come Sciopero (1925) o La corazzata Potemkin (1925), il regista inserì varie immagini non diegetiche, cioè estranee al testo filmico rappresentato, ma che per la loro capacità di esemplificazione potevano essere associate alle scene. Ad esempio, in Sciopero, la soppressione della rivolta viene mostrata attraverso lo sgozzamento di un bue. Praticò un'estrema frammentazione delle inquadrature, per cui un unico gesto viene mostrato da più angolazioni. Questo metodo di Montaggio si contrapponeva al montaggio classico o invisibile. Hollywood infatti attraverso i campo-controcampo o i raccordi sullo sguardo cercava di rendere il montaggio il più fluente possibile.<br />
<br />
Il montatore segue le indicazioni del regista, che supervisiona il lavoro, e procede a visionare il girato tagliando le inquadrature utili ed unendole tra loro. Tutte le scene, girate in un ordine casuale, sono poi montate nell'ordine previsto dalla sceneggiatura. Il montaggio detta, quindi, il ritmo del film ed il suo stile narrativo.<br />
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<br />
*colonna sonora<br />
Con il termine colonna sonora (in inglese soundtrack) ci si riferisce in senso lato all'audio di un film. In termini di formati cinematografici, la colonna sonora è l'area fisica della pellicola cinematografica dedicata a registrare il sonoro sincronizzato.<br />
<br />
Il termine è comunemente usato per riferirsi semplicemente alla musica di un film, e/o all'album che contiene le musiche.<br />
<br />
In molti casi, queste vengono composte esclusivamente ed appositamente per il film o l'album (come quella di Saturday Night Fever). Nel 1916, Victor Schertzinger registrò le prime musiche per essere usate specificatamente per una pellicola cinematografica, e la vendita di colonne sonore di film divenne uno standard negli anni Trenta.<br />
<br />
Alcune colonne sonore, o alcune canzoni da queste estratte, sono rimaste memorabili nella storia del cinema. E alcuni sodalizi celebri tra compositori e registi hanno finito per diventare tratto distintivo della filmografia di questi ultimi: si pensi a Prokovief per Eisenstein, Rota per Fellini o Morricone per Leone.<br />
<br />
==Il cinema digitale== <br />
Sino ad alcuni anni fa, cinema e televisione erano due media ben distinti: il cinema fondava la sua forza sulla qualità della pellicola e sulla visione dei film in apposite sale ove la proiezione avveniva al buio (favorendo l'attenzione degli spettatori); la televisione risultava imbattibile per la sua capacità di rappresentare l'evento contestualmente al suo verificarsi, pur se la qualità e la definizione delle immagini erano appena sufficienti per una visione su uno schermo domestico.<br />
<br />
Lo sviluppo dell'elettronica ha mutato questo rapporto. Così come già avvenuto in campo musicale, ove il CD ha soppiantato l'LP analogico (ma non del tutto, visto che molti continuano a preferire il suono dell'LP, giudicato più veritiero in quanto più ricco di frequenze e dunque dotato di maggiore spazialità sonora), anche nel mondo del cinema si sta tentando di imporre sistemi interamente digitali di registrazione-riproduzione.<br />
<br />
È bene ricordare che un'immagine non è altro che una massa di informazioni. E l'informazione, a sua volta, è qualsiasi oggetto fisico capace di distinguersi, di differenziarsi, di essere diverso da ciò che gli sta vicino. Nel cinema tradizionale, ogni singola informazione dell'oggetto da rappresentare è raccolta in modo analogico: vale a dire che un altro oggetto fisico modifica il suo stato in modo proporzionale con l'oggetto da rappresentare. In particolare l'immagine è ottenuta per mezzo di una emulsione fotosensibile, la quale è una sospensione di minuti cristalli di alogenuri d'argento - sali assai sensibili all'effetto della luce - dispersi in una matrice di gelatina fissata ad un supporto solido.<br />
<br />
Nel cinema digitale, invece, l'informazione è raccolta da una cifra (in inglese: digit): dato un certo spazio, si può stabilire che al numero "0" corrisponda il bianco, ed al numero "1" il nero. In questo modo, scomponendo un'immagine in punti, è possibile trasformarla in una sequenza numerica. È ovvio che maggiore è la quantità di informazioni numeriche raccolte, maggiore sarà l'accuratezza dell'immagine ottenuta.<br />
<br />
La registrazione e riproduzione digitale delle immagini comporta due ordini di problemi: il primo riguarda la raccolta di tutte le informazioni necessarie per comporre l'immagine; il secondo attiene alla gestione di queste informazioni; compito, questo, che compete al dispositivo incaricato di trasformare le sequenze numeriche in unità visibili (cd. matrice). Ogni singola unità visibile, che può assumere un unico stato cromatico, si chiama pixel (contrazione dell'espressione picture element).<br />
<br />
Secondo alcuni studi, l'accuratezza (più nota come risoluzione) massima di una pellicola negativa 35 mm è pari a 6 milioni di pixel (che si abbassa 4 milioni di pixel per le distorsioni introdotte dalle ottiche). Tale misurazione è, tuttavia, da alcuni criticata, in quanto tale definizione verrebbe valutata secondo un parametro estraneo all'immagine chimica: la risolutezza di una pellicola è infatti propriamente misurata dalla curva MTF (Modulation Transfer Function) che esprime i valori percentuali di riproduzione delle linee per millimetro presenti sulla mira di riferimento.<br />
<br />
In realtà, meglio dovrebbe dirsi che un'immagine digitale, per consentire di distinguere gli stessi dettagli esprimibili da una pellicola 35 mm, dovrebbe essere composta da 4 milioni di pixel. Ma la qualità di un'immagine è data anche da altri fattori, come il contrasto, la luminosità, il numero di colori e la loro pastosità, la gamma dinamica: ecco per quale ragione la semplice misurazione in pixel dell'immagine chimica non appare sufficiente ad esprimere tutte le caratteristiche dell'immagine stessa.<br />
<br />
Appare chiaro, comunque, che il cinema digitale per eguagliare e superare il cinema chimico ha bisogno di dispositivi di immagazzinamento dati (cosiddetto storage) di eccezionale capienza; e deve, altresì, disporre di matrici che non abbiamo meno di due milioni di pixel. La registrazione della enorme massa di informazioni contenuta in un film di circa due ore non costituisce più un problema, grazie alla capienza dei moderni hard disk e di supporti ottici come il Dvd, nonché all'impiego degli algoritmi di compressione, i quali consentono di operare un vero e proprio "sunto" delle informazioni.<br />
<br />
Gli attuali limiti del cinema digitale sono invece a monte e a valle del processo di acquisizione delle immagini. Le telecamere HD (High Definition) non offrono ancora la stessa risoluzione del negativo fotografico, hanno una minore profondità di campo, la latitudine di posa va da 8 a 11 stop (contro gli 11 - 12 delle emulsioni negative).<br />
<br />
Per quanto riguarda la proiezione, invece, sorgono altri problemi. V'è da notare, innanzi tutto, che l'altissima risoluzione del negativo originale viene perduta durante i vari passaggi (internegativi e stampa del positivo finale), sì che la risoluzione della copia da stampa non supera i due milioni di pixel. Con queste premesse gli attuali videoproiettori con tecnologia DLP dovrebbero poter reggere il confronto con la proiezione meccanica della pellicola 35 mm. I più sofisticati videoproiettori utilizzano tre microchip DMD (Digital Micromirror Device) per il controllo dell'immagine.<br />
<br />
All'interno di ogni DMD sono montati dei microspecchi capaci di oscillare indipendentemente gli uni dagli altri, così da riflettere i tre colori primari della luce (verde, rosso e blu) e formare sul grande schermo le immagini cinematografiche. Ogni microspecchio è grande circa un quarto della sezione di un capello umano. Se si pensa che queste macchine impiegano matrici la cui risoluzione è di 1920 righe verticali per 1080 orizzontali pari 2.073.600 pixel (questo standard è detto a 2K in rapporto alla risoluzione orizzontale, ma sono già in arrivo matrici a 4K pari 3840 x 2048 pixel) è facile concludere che l'immagine chimica sia già stata surclassata. Ed invece non è così: il "look and feel" della proiezione tradizionale risulta ancora superiore a quella digitale in tutte le proiezioni comparative che sono state effettuate. Le ragioni sono intrinseche alla proiezione tradizionale e non sono misurabili solo in termini di definizione pura.<br />
<br />
Com'è noto, durante la proiezione vengono offerte allo spettatore 24 immagini per secondo. Nella proiezione digitale ogni informazione dell'immagine ha una posizione costante, essendo generata sempre dallo stesso pixel, il quale muta continuamente il suo stato. Nell'immagine chimica, invece, la disposizione dei singoli cristalli di alogenuri di argento è casuale, sì che le informazioni che si succedono al ritmo di 24 per secondo non hanno una posizione costante: la struttura della grana, in altri termini, è dinamica, mentre quella della matrice è statica. Dunque il confronto tra le due forme di acquisizione delle immagini è molto complesso e non valutabile solo in termini di risoluzione pura.<br />
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A ciò si deve aggiungere che non soltanto il cinema digitale sta compiendo progressi: anche le aziende produttrici delle pellicole stanno investendo soldi ed energie per proporre al mercato pellicole con un potere risolvente sempre maggiore. Si pensi che le attuali pellicole da stampa hanno un potere risolvente doppio a quello che avevano quindici anni fa. Nello stesso tempo anche i negativi appaiono sempre più sofisticati e ben al di sopra dei limiti fisici delle ottiche (limiti che valgono anche le acquisizioni digitali).<br />
<br />
I proiettori meccanici, infine, pure continuano ad essere oggetto di migliorie utili all'aumento del contrasto e della definizione: si pensi alla trazione diretta elettronica per la guida intermittente dell'alberino di precisione - in luogo della tradizionale croce di malta - trazione la quale elimina l'onda di immagine verticale, con conseguente aumento della stabilità dell'immagine, del contrasto e del fuoco.<br />
<br />
Allo stato attuale, dunque, non appare così vicino il giorno in cui tutti i film siano girati e proiettati con tecniche digitali. Per ora i due sistemi sembrano, invero, ben collaborare, considerato che l'elaborazione digitale delle immagini viene adoperata in tutta la fase intermedia tra l'impressione del negativo e la stampa del positivo da proiezione (c.d. Digital Intermediate, abbreviato in "DI"). In estrema sintesi, questa è l'attuale lavorazione tipica di un film:<br />
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sul set si provvede alla ripresa delle immagini per mezzo di una cinepresa tradizionale; <br />
i negativi originali vengono scannerizzati ad alta definizione (2k) per poi essere subito archiviati e conservati; <br />
tutto il processo di montaggio e post-produzione avviene per mezzo di computer dotati di grande potenza di calcolo; <br />
il file finale viene trasferito su un unico negativo tramite una macchina da stampa; <br />
il negativo così originato viene impiegato per ottenere le copie finali da proiezione. <br />
In linea teorica, questo sistema potrebbe consentire di ottenere una copia da proiezione con una risoluzione pari a quella del negativo originale (4k); tuttavia, considerato che per motivi di costi si preferisce scannerizzare il negativo con una risoluzione pari a 2k, tale ultimo valore è quello massimo ottenibile dal negativo destinato alla produzione delle pellicole per la proiezione, le quali avranno, a loro volta, una risoluzione leggermente inferiore (ogni processo di copia ottica porta ad una perdita di risoluzione); valore in ogni caso superiore a quello che si otterrebbe se alla copia finale si arrivasse facendo ricorso a copie intermedie analogiche.<br />
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==Collegamenti esterni==<br />
<br />
[http://italian.imdb.com italian.imdb.com]<br />
[http://www.allmovie.com www.allmovie.com]<br />
[http://movies.yahoo.com movies.yahoo.com]<br />
[http://movies.go.com movies.go.com]<br />
[http://www.hollywood.com www.hollywood.com]<br />
[http://www.cinema.com www.cinema.com]<br />
[http://www.ifilm.com www.ifilm.com]<br />
[http://www.ugo.com www.ugo.com]<br />
[http://www.fandango.com www.fandango.com]<br />
[http://www.reel.com www.reel.com]<br />
[http://www.moviefone.com www.moviefone.com]<br />
[http://www.premiere.com www.premiere.com]<br />
[http://www.cinescape.com www.cinescape.com]<br />
[http://www.themoviebox.net www.themoviebox.net]<br />
[http://www.themoviespoiler.com www.themoviespoiler.com]<br />
[http://www.mediasharx.com www.mediasharx.com]<br />
[http://www.diabolical-dominion.com www.diabolical-dominion.com]<br />
[http://www.darkhorizons.com www.darkhorizons.com]<br />
[http://www.cinecon.com www.cinecon.com]<br />
[http://www.tnmc.org www.tnmc.org]<br />
[http://www.joblo.com www.joblo.com]<br />
[http://www.chud.com www.chud.com]<br />
[http://www.filmthreat.com www.filmthreat.com]<br />
[http://romanticmovies.about.com romanticmovies.about.com]<br />
[http://www.pop.com/movies www.pop.com/movies]<br />
[http://www.killermovies.com www.killermovies.com]<br />
[http://www.talkcinema.com www.talkcinema.com]<br />
[http://www.filmjerk.com www.filmjerk.com]<br />
[http://www.themovieinsider.com www.themovieinsider.com]<br />
[http://www.mooviees.com www.mooviees.com]<br />
[http://www.moovees.com www.moovees.com]<br />
[http://www.ioncinema.com www.ioncinema.com]<br />
[http://www.ropeofsilicon.com www.ropeofsilicon.com]<br />
[http://www.blackfilm.com www.blackfilm.com]<br />
[http://www.cinemablend.com www.cinemablend.com]<br />
[http://www.sensesofcinema.com www.sensesofcinema.com]<br />
[http://www.filmint.nu/eng.html www.filmint.nu/eng.html]<br />
[http://www.imagesjournal.com www.imagesjournal.com]<br />
[http://www.filmmonthly.com www.filmmonthly.com]<br />
[http://www.montrealfilmjournal.com www.montrealfilmjournal.com]<br />
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[http://film.guardian.co.uk film.guardian.co.uk]<br />
[http://www.empireonline.co.uk www.empireonline.co.uk]<br />
[http://www.flipsidemovies.com www.flipsidemovies.com]<br />
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[http://www.filmgazette.com www.filmgazette.com]<br />
[http://www.filmfreakcentral.net www.filmfreakcentral.net]<br />
[http://www.canmag.com www.canmag.com]<br />
<br />
sezioni cinema sulle testate giornalistiche e riviste americane:<br />
[http://www.austinchronicle.com/screens www.austinchronicle.com/screens]<br />
[http://www.azcentral.com/arizonarepublic/preview/ www.azcentral.com/arizonarepublic/preview/](chiedono una email)<br />
[http://www.baltimoresun.com/entertainment/movies/ www.baltimoresun.com/entertainment/movies/]<br />
[http://www.boston.com/ae/movies/ www.boston.com/ae/movies/]<br />
[http://www.calendarlive.com/movies/reviews/ www.calendarlive.com/movies/reviews/]<br />
[http://www.charlotte.com/mld/charlotte/entertainment/movies/ www.charlotte.com/mld/charlotte/entertainment/movies/]<br />
[http://www.chicagoreader.com/movies/ www.chicagoreader.com/movies/]<br />
[http://www.csmonitor.com/arts/movies.html www.csmonitor.com/arts/movies.html]<br />
[http://www.dallasobserver.com/issues/current/film_toc.html www.dallasobserver.com/issues/current/film_toc.html]<br />
[http://www.ew.com/ew/movies/ www.ew.com/ew/movies/]<br />
[http://www.guidelive.com www.guidelive.com]<br />
[http://www.hollywoodreporter.com/thr/reviews/film.jsp www.hollywoodreporter.com/thr/reviews/film.jsp]<br />
[http://www.laalternativepress.com/film/ www.laalternativepress.com/film/]<br />
[http://www.laweekly.com/film/ www.laweekly.com/film/]<br />
[http://www.maximonline.com/entertainment/ www.maximonline.com/entertainment/]<br />
http://metromix.chicagotribune.com/movies/<br />
http://www.miami.com/mld/miamiherald/entertainment/movies/<br />
http://www.msnbc.com/news/nw-ent_front.asp?<br />
http://www.newsday.com/entertainment/movies/<br />
http://www.newyorker.com/critics/cinema/<br />
http://www.newyorkmetro.com/nymag/critics/movies/archive/<br />
http://www.nydailynews.com/entertainment/<br />
http://www.nypost.com/entertainment/movies/movies.htm<br />
http://www.nytimes.com/pages/movies/index.html<br />
http://www.oregonlive.com/movies/<br />
http://www.paloaltoonline.com/movies/<br />
http://www.philly.com/mld/philly/entertainment/movies/<br />
http://www.rollingstone.com/reviews/movie/<br />
http://salon.com/ent/index.html<br />
http://seattlepi.nwsource.com/movies/<br />
http://www.sfgate.com/eguide/movies/<br />
http://www.slantmagazine.com/film/film_current.asp<br />
http://www.slate.com (sezione "arts & life")<br />
http://www.stylusmagazine.com<br />
http://www.theglobeandmail.com<br />
http://www.theonionavclub.com/<br />
http://www.thestar.com<br />
http://www.time.com/time/arts/<br />
http://www.tnr.com/indexarts.mhtml<br />
http://www.tvguide.com/movies/<br />
http://www.villagevoice.com/film/<br />
http://www.washingtonpost.com</div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=Cinema&diff=10453Cinema2006-02-16T13:58:42Z<p>Capp1: /* Collegamenti esterni */</p>
<hr />
<div>Con l’invenzione del cinema e con le prime sperimentazioni artistiche e linguistiche correlate ad esso, si ha una vera e propria rivoluzione.<br />
Scoperto il mezzo, gli artisti sperimentano e codificano una serie di linguaggi che permettano loro di esprimersi artisticamente con tale mezzo.<br />
Nel testo di [[Benjamin Walter |Benjamin]] è interessante notare il punto di vista dei critici più reazionari e scettici nei confronti della settima arte: essi affermano che con essa si fa un balzo indietro fino all’epoca dei geroglifici egiziani, nei quali la raffigurazione era sequenziale e piatta.<br />
In realtà il cinema rappresenta la prima vera e grande opera d’arte immateriale, e possiamo affermare che ha insita in sé già la dimensione virtuale, che in futuro diverrà sempre più preponderante all’interno delle sperimentazioni artistiche.<br />
<br />
Il cinema è luce proiettata e suoni che scorrono nel tempo, quindi materialmente non esiste. Certo, fisicamente le immagini sono impresse sulla pellicola, ma è lo stesso che affermare che l’oggetto della musica sono gli altoparlanti dalla quale fuoriesce. Un’altra caratteristica del cinema, come sottolineato anche da [[Benjamin Walter |Water Benjamin]], è la sua totale riproducibilità. Esso non possiede un’aura, come per esempio un quadro, ma dipende dagli apparati tecnici che lo riproducono, dalla sala nella quale è proiettato, dall’impianto audio che ne riproduce il suono e da innumerevoli altri fattori.<br />
E quando il film comincia, opera d’arte immateriale fatta di luce, suoni e spazio-tempo, ecco che le luci si spengono e ci ritroviamo nell’oscurità, i nostri sensi sono come trasportati in un’altra dimensione, una dimensione virtuale, appunto. Il cinema è virtuale perché percettivamente ci permette di entrare in un mondo artificiale, una dimensione quasi onirica che non esiste, dove vigono altre leggi rispetto a quelle del mondo reale. Leggi che consistono nel linguaggio cinematografico: il montaggio, i movimenti di macchina, le inquadrature, le ellissi temporali, la colonna sonora che sottolinea gli eventi. Siamo catapultati quindi in un’altra realtà, che non esiste materialmente, nella quale il Dio onnipotente è il regista del film, o comunque tutta la troupe che ha realizzato il film.<br />
<br />
Il cinema è paradossalmente un’arte capitalista e socialista insieme. Questa affermazione potrà sembrare una contraddizione allucinante, ma in realtà oggi la stragrande maggioranza dei film prodotti e che detengono il mercato del cinema sono in mano a grandi case ricche e potenti che possiedono il monopolio come quelle di Hollywood. Il cinema è un’arte industriale, ha bisogno di capitali e produttori facoltosi per esprimersi al meglio, ed è imprescindibilmente legato al mercato, alla pubblicità, al consenso del pubblico e a tutti quei meccanismi che sono la base del capitalismo moderno. Però è anche un’arte democratica e socialista, ed essendo collettiva prevede la partecipazione di molte persone. Dagli attori ai tecnici, un film è un’opera d’arte alla quale hanno lavorato centinaia di persone. Anche quest’ultimo attributo lo rende un ottimo predecessore di quella che in futuro probabilmente sarà l’opera d’arte: immateriale e collettiva.<br />
<br />
==Cenni di storia del cinema==<br />
I primi rudimentali esempi di cinematografia erano semplici sviluppi della lanterna magica e strumenti ottici simili, che potevano essere usati per proiettare immagini ferme per fare in modo che l'occhio umano percepisse il movimento tramite la loro successione rapida. Naturalmente, le immagini usate per simili strumenti dovevano essere scelte e preparate con cura per raggiungere l'effetto desiderato. Usando immagini simili tra loro, ma con lievi differenze, si poteva trasmettere alla percezione del pubblico l'effetto del movimento. Il principio è ancora oggi quello applicato nel campo dell'animazione.<br />
<br />
Con lo sviluppo della fotografia, e in particolare della pellicola cinematografica (film) di celluloide, divenne possibile registrare le immagini. L'uso della pellicola, inoltre, era decisamente più comodo per un sistema di proiezione delle immagini ad un pubblico, quando all'epoca si usavano strumenti che potevano essere utilizzati da una persona per volta, che doveva guardare all'interno dell'oggetto.<br />
<br />
Il 28 dicembre 1895 i fratelli Lumiere proiettarono al Grand Cafè di Parigi dieci film di circa un minuto l'uno, tra i quali un primo piano di uno dei fratelli e sua moglie che davano da mangiare a loro figlio e Arroseur et arrose (Innaffiatore e innaffiato).<br />
<br />
Il cinema fu inizialmente pura arte visiva. Comunque, quando un film veniva proiettato in un cinematografo, per lo più teatri adattati alle esigenze, i proprietari dei locali ingaggiavano dei musicisti per accompagnare la proiezione con della musica. I musicisti, solitamente un pianista, dovevano dunque adattarsi ed accompagnare l'umore del film nei vari passaggi.<br />
<br />
Più tardi, lo sviluppo tecnologico permise di creare una colonna sonora sincronizzata con le immagini sullo schermo, e che poteva essere registrata a parte dalle riprese del film. I film sonori vennero inizialmente conosciuti come "film parlanti".<br />
<br />
L'ultimo decisivo gradino che ha portato il cinema alla concezione moderna fu l'introduzione del colore, che venne adottato più gradualmente rispetto al sonoro. Come la tecnologia si sviluppò, sempre più film si avvalsero del colore, ed è oggi ormai una pratica universale, diversamente dalla fotografia, dove il bianco e nero è sopravvissuto per vari motivi. In rare eccezioni, comunque, come nel film di Steven Spielberg "Schindler's List", la scelta del B/N ha a che fare con ragioni artistiche.<br />
<br />
==Proiezione==<br />
Le pellicole cinematografiche vengono proiettate in apposite sale dette appunto cinematografiche o cinematografi, per lo più teatri, adattati ad ospitare uno schermo al posto del palco e un proiettore in fondo alla sala; oggi, visto il numero e la specializzazione in generi del cinema, la tendenza è di riunire più sale cinematografiche di varia capienza in una sola struttura creata appositamente, i cinema multisala o più semplicemente multisale.<br />
<br />
I cinematografi<br />
<br />
I primi luoghi ad ospitare delle proiezioni cinematografiche furono dei teatri adattati per l'occasione con uno schermo. Inizialmente, infatti, essendo i film muti, non servivano apparecchiature per la riproduzione del sonoro, e una qualsiasi stanza si adattava alle esigenze. Spesso, i proprietari dei locali ingaggiavano dei musicisti, in genere un pianista, per accompagnare musicalmente lo spettacolo.<br />
<br />
Con l'avvento del sonoro, anche i cinematografi dovettero adattarsi alle nuove esigenze di quello che stava comiciando a diventare un ricco business, e nacquero le prime sale cinematografiche vere e proprie, dedicate esclusivamente alla proiezione di film.<br />
<br />
Cominciò così la prima età dell'oro del cinema, e le sale si diffusero rapidamente in tutto il mondo.<br />
<br />
Oggi ormai le sale uniche sono una rarità, e si sono sempre più diffusi i cinema multisala, che sfruttano il richiamo di più pellicole e sale più piccole per ottimizzare i ricavi, secondo la logica ormai diffusa dello show-business.<br />
<br />
<br />
==I mestieri del cinema==<br />
<br />
*produzione<br />
Se la proiezione di un film è una cosa tutto sommato semplice ed economica, la sua creazione invece è una vera e propria impresa che richiede la coordinazione di una troupe di centinaia di persone, l'impiego di macchinari e attrezzature molto costose, la pianificazione di molte attività diverse, a volte contemporanee, e l'investimento di grosse somme di denaro: girare (creare) un film in modo professionale, anche in economia, costa comunque cifre dell'ordine del milione di euro. A fronte di questi costi e di queste difficoltà un film riuscito, che ha successo, può rendere cifre straordinarie. D'altra parte, se il film non piace, la perdita è molto grave.<br />
<br />
*Regia<br />
Quella che è inizialmente solo un'idea di trama nella mente di una persona, può essere trasposta, dalla persona stessa, in romanzo, oppure, più semplicemente, in sceneggiatura; quest'ultima è anch'essa, in un certo senso, una specie di romanzo, con la differenza che una sceneggiatura è molto più schematica e meno romanzata, in quanto ha il solo scopo di spiegare al regista come deve fare per trasferire sullo schermo l'idea iniziale.<br />
<br />
Basandosi quindi sulla sceneggiatura, il regista decide il tipo di inquadratura, la durata delle sequenze, l'ambientazione, il modo in cui attori e comparse devono interagire tra loro e con il set, affinché il risultato finale sia che lo spettatore creda di stare realmente assistendo all'avvenimento descritto dall'autore del romanzo o della sceneggiatura.<br />
<br />
Successivamente, è sempre la regia a stabilire che tipo di musica o di colonna sonora in generale dovrà accompagnare quella o quell'altra scena allo scopo di enfatizzare uno stato d'animo, evidenziare una situazione, sottolineare un particolare, e quant'altro serva a far capire allo spettatore qualche cosa che nel romanzo veniva reso tramite le parole, mentre nel film può essere reso solo con immagini e suoni.<br />
<br />
L'abilità di un regista sta infatti proprio nel riuscire a sopperire alla impossibilità delle semplici immagini di trasmettere pensieri e sensazioni che possono invece essere facilmente descritte con le parole.<br />
<br />
Così, se in un romanzo, per dare l'idea di caldo soffocante, è sufficiente dire "faceva un caldo soffocante", in un film il regista dovrà servirsi di artifici vari per comunicare questa idea allo spettatore: potrà fare un inquadratura ponendo la telecamera al livello del suolo e riprendendo soggetti lontani, in modo da far vedere sullo schermo l'aria che "tremola" per il caldo; oppure potrà inquadrare la camicia inzuppata di sudore del protagonista; o potrà far vedere una persona che cerca di far funzionare un ventilatore, o ancora potrà semplicemente far comparire in un angolo dell'inquadratura un ventilatore a soffitto che ruota lentamente, e così via.<br />
<br />
Una volta terminato di girare le scene secondo le istruzioni del regista, si ottiene appunto il girato, ossia l'insieme di tutte le scene girate durante la produzione del film; sarà poi il regista stesso a decidere se eliminare qualche scena dal montaggio finale, al quale però potrà anche eventualmente contribuire il produttore (che è colui che ha finanziato il film) allo scopo di rispettare i limiti prefissati di durata del film, le richieste della censura, e così via.<br />
<br />
*soggetto e sceneggiatura<br />
La produzione di un film parte generalmente da un'idea. Lo sviluppo di questa idea porta alla stesura del soggetto, una prima bozza di quello che potrebbe diventare il copione di un film. Il soggetto, contenente solo lo svolgimento della vicenda in linea di massima, è presentato a uno o più produttori. Se ci sono i presupposti per uno sviluppo del progetto, il soggetto viene tramutato in sceneggiatura. Questo secondo processo è decisamente più lungo e delicato del precedente, e richiede delle buone conoscenze tecniche: una buona sceneggiatura, infatti, getta le basi per una buona riuscita del prodotto finale. Lo svolgimento dell'azione narrato nel soggetto viene elaborato e raffinato, creando il copione finale del film, che comprende la suddivisione in scene, i dialoghi, le ambientazioni, indicazioni sulle azioni dei personaggi e sulle loro personalità, tutto quello che, insomma, può servire al regista per sviluppare le riprese. Il regista, se già coinvolto nel progetto durante questa fase (spesso il regista viene scelto a sceneggiatura ultimata), può fornire il suo apporto nella stesura del testo. In seguito, avrà comunque la possibilità di cambiarlo e modificarlo in itinere durante le riprese.<br />
<br />
*Fotografia<br />
La fotografia cinematografica ha un ruolo fondamentale nella produzione di un film, essendo la responsabile principale dell'aspetto estetico finale del prodotto. Il direttore della fotografia è uno dei collaboratori più stretti ed importanti del regista. Insieme decidono la composizione ed il taglio dell'inquadratura, a che distanza inquadrare un soggetto, con quale angolo di ripresa, etc. In base alla scena che si vuole riprendere, si deciderà, ad esempio, se effettuare una carrellata, una panoramica, un primo piano, un campo lungo, etc. La vicinanza o meno della macchina da presa può influire, infatti, sulla carica emotiva della scena. Ad esempio, inquadrando il volto di un attore, lo spettatore è coinvolto maggiormente rispetto ad un'inquadratura più ampia comprendente tutto l'ambiente circostante. Oppure, in una scena di guerra, utilizzando una steadicam ed adottando il punto di vista di un soldato, si proietta lo spettatore nel vivo dell'azione. In questo contesto, possiamo affermare che la fotografia è l'arte di "raccontare per immagini", ed è parte integrante di quello che è definito come "il linguaggio cinematografico": le immagini non sono altro che le parole (o i segni) del linguaggio, ed il montaggio ne è la grammatica (o la sintassi).<br />
<br />
*Montaggio<br />
Il montaggio è solitamente considerato l'anima del cinema e parte essenziale della messa in scena operata dal regista. Il primo a rendere evidenti le potenzialità del montaggio fu David W. Griffith nel film La nascita di una nazione, ove teorizzò gli elementi alla base del "linguaggio cinematografico": inquadratura, scena e sequenza.<br />
<br />
Grande attenzione al montaggio venne riservata dai registi sovietici degli anni '20. Kulesov ed Ejzenstejn furono i principali teorici del montaggio. Kulesov dimostrò l'importanza del montaggio nella percezione del film attraverso un famoso esperimento. Facendo seguire sempre lo stesso primo piano dell'attore Mozzuchin di volta in volta ad un piatto di minestra, un cadavere o un bambino, rese evidente che lo spettatore avrebbe letto nel volto fame, tristezza o gioia. Questo prende il nome di "Effetto Kulesov". Ejzenstejn invece teorizzò il "Montaggio delle attrazioni". Nel 1923 pubblicò un saggio in cui anticipava la pratica che avrebbe usato poi nelle sue pellicole. Nei suoi lavori, come Sciopero (1925) o La corazzata Potemkin (1925), il regista inserì varie immagini non diegetiche, cioè estranee al testo filmico rappresentato, ma che per la loro capacità di esemplificazione potevano essere associate alle scene. Ad esempio, in Sciopero, la soppressione della rivolta viene mostrata attraverso lo sgozzamento di un bue. Praticò un'estrema frammentazione delle inquadrature, per cui un unico gesto viene mostrato da più angolazioni. Questo metodo di Montaggio si contrapponeva al montaggio classico o invisibile. Hollywood infatti attraverso i campo-controcampo o i raccordi sullo sguardo cercava di rendere il montaggio il più fluente possibile.<br />
<br />
Il montatore segue le indicazioni del regista, che supervisiona il lavoro, e procede a visionare il girato tagliando le inquadrature utili ed unendole tra loro. Tutte le scene, girate in un ordine casuale, sono poi montate nell'ordine previsto dalla sceneggiatura. Il montaggio detta, quindi, il ritmo del film ed il suo stile narrativo.<br />
<br />
<br />
*colonna sonora<br />
Con il termine colonna sonora (in inglese soundtrack) ci si riferisce in senso lato all'audio di un film. In termini di formati cinematografici, la colonna sonora è l'area fisica della pellicola cinematografica dedicata a registrare il sonoro sincronizzato.<br />
<br />
Il termine è comunemente usato per riferirsi semplicemente alla musica di un film, e/o all'album che contiene le musiche.<br />
<br />
In molti casi, queste vengono composte esclusivamente ed appositamente per il film o l'album (come quella di Saturday Night Fever). Nel 1916, Victor Schertzinger registrò le prime musiche per essere usate specificatamente per una pellicola cinematografica, e la vendita di colonne sonore di film divenne uno standard negli anni Trenta.<br />
<br />
Alcune colonne sonore, o alcune canzoni da queste estratte, sono rimaste memorabili nella storia del cinema. E alcuni sodalizi celebri tra compositori e registi hanno finito per diventare tratto distintivo della filmografia di questi ultimi: si pensi a Prokovief per Eisenstein, Rota per Fellini o Morricone per Leone.<br />
<br />
==Il cinema digitale== <br />
Sino ad alcuni anni fa, cinema e televisione erano due media ben distinti: il cinema fondava la sua forza sulla qualità della pellicola e sulla visione dei film in apposite sale ove la proiezione avveniva al buio (favorendo l'attenzione degli spettatori); la televisione risultava imbattibile per la sua capacità di rappresentare l'evento contestualmente al suo verificarsi, pur se la qualità e la definizione delle immagini erano appena sufficienti per una visione su uno schermo domestico.<br />
<br />
Lo sviluppo dell'elettronica ha mutato questo rapporto. Così come già avvenuto in campo musicale, ove il CD ha soppiantato l'LP analogico (ma non del tutto, visto che molti continuano a preferire il suono dell'LP, giudicato più veritiero in quanto più ricco di frequenze e dunque dotato di maggiore spazialità sonora), anche nel mondo del cinema si sta tentando di imporre sistemi interamente digitali di registrazione-riproduzione.<br />
<br />
È bene ricordare che un'immagine non è altro che una massa di informazioni. E l'informazione, a sua volta, è qualsiasi oggetto fisico capace di distinguersi, di differenziarsi, di essere diverso da ciò che gli sta vicino. Nel cinema tradizionale, ogni singola informazione dell'oggetto da rappresentare è raccolta in modo analogico: vale a dire che un altro oggetto fisico modifica il suo stato in modo proporzionale con l'oggetto da rappresentare. In particolare l'immagine è ottenuta per mezzo di una emulsione fotosensibile, la quale è una sospensione di minuti cristalli di alogenuri d'argento - sali assai sensibili all'effetto della luce - dispersi in una matrice di gelatina fissata ad un supporto solido.<br />
<br />
Nel cinema digitale, invece, l'informazione è raccolta da una cifra (in inglese: digit): dato un certo spazio, si può stabilire che al numero "0" corrisponda il bianco, ed al numero "1" il nero. In questo modo, scomponendo un'immagine in punti, è possibile trasformarla in una sequenza numerica. È ovvio che maggiore è la quantità di informazioni numeriche raccolte, maggiore sarà l'accuratezza dell'immagine ottenuta.<br />
<br />
La registrazione e riproduzione digitale delle immagini comporta due ordini di problemi: il primo riguarda la raccolta di tutte le informazioni necessarie per comporre l'immagine; il secondo attiene alla gestione di queste informazioni; compito, questo, che compete al dispositivo incaricato di trasformare le sequenze numeriche in unità visibili (cd. matrice). Ogni singola unità visibile, che può assumere un unico stato cromatico, si chiama pixel (contrazione dell'espressione picture element).<br />
<br />
Secondo alcuni studi, l'accuratezza (più nota come risoluzione) massima di una pellicola negativa 35 mm è pari a 6 milioni di pixel (che si abbassa 4 milioni di pixel per le distorsioni introdotte dalle ottiche). Tale misurazione è, tuttavia, da alcuni criticata, in quanto tale definizione verrebbe valutata secondo un parametro estraneo all'immagine chimica: la risolutezza di una pellicola è infatti propriamente misurata dalla curva MTF (Modulation Transfer Function) che esprime i valori percentuali di riproduzione delle linee per millimetro presenti sulla mira di riferimento.<br />
<br />
In realtà, meglio dovrebbe dirsi che un'immagine digitale, per consentire di distinguere gli stessi dettagli esprimibili da una pellicola 35 mm, dovrebbe essere composta da 4 milioni di pixel. Ma la qualità di un'immagine è data anche da altri fattori, come il contrasto, la luminosità, il numero di colori e la loro pastosità, la gamma dinamica: ecco per quale ragione la semplice misurazione in pixel dell'immagine chimica non appare sufficiente ad esprimere tutte le caratteristiche dell'immagine stessa.<br />
<br />
Appare chiaro, comunque, che il cinema digitale per eguagliare e superare il cinema chimico ha bisogno di dispositivi di immagazzinamento dati (cosiddetto storage) di eccezionale capienza; e deve, altresì, disporre di matrici che non abbiamo meno di due milioni di pixel. La registrazione della enorme massa di informazioni contenuta in un film di circa due ore non costituisce più un problema, grazie alla capienza dei moderni hard disk e di supporti ottici come il Dvd, nonché all'impiego degli algoritmi di compressione, i quali consentono di operare un vero e proprio "sunto" delle informazioni.<br />
<br />
Gli attuali limiti del cinema digitale sono invece a monte e a valle del processo di acquisizione delle immagini. Le telecamere HD (High Definition) non offrono ancora la stessa risoluzione del negativo fotografico, hanno una minore profondità di campo, la latitudine di posa va da 8 a 11 stop (contro gli 11 - 12 delle emulsioni negative).<br />
<br />
Per quanto riguarda la proiezione, invece, sorgono altri problemi. V'è da notare, innanzi tutto, che l'altissima risoluzione del negativo originale viene perduta durante i vari passaggi (internegativi e stampa del positivo finale), sì che la risoluzione della copia da stampa non supera i due milioni di pixel. Con queste premesse gli attuali videoproiettori con tecnologia DLP dovrebbero poter reggere il confronto con la proiezione meccanica della pellicola 35 mm. I più sofisticati videoproiettori utilizzano tre microchip DMD (Digital Micromirror Device) per il controllo dell'immagine.<br />
<br />
All'interno di ogni DMD sono montati dei microspecchi capaci di oscillare indipendentemente gli uni dagli altri, così da riflettere i tre colori primari della luce (verde, rosso e blu) e formare sul grande schermo le immagini cinematografiche. Ogni microspecchio è grande circa un quarto della sezione di un capello umano. Se si pensa che queste macchine impiegano matrici la cui risoluzione è di 1920 righe verticali per 1080 orizzontali pari 2.073.600 pixel (questo standard è detto a 2K in rapporto alla risoluzione orizzontale, ma sono già in arrivo matrici a 4K pari 3840 x 2048 pixel) è facile concludere che l'immagine chimica sia già stata surclassata. Ed invece non è così: il "look and feel" della proiezione tradizionale risulta ancora superiore a quella digitale in tutte le proiezioni comparative che sono state effettuate. Le ragioni sono intrinseche alla proiezione tradizionale e non sono misurabili solo in termini di definizione pura.<br />
<br />
Com'è noto, durante la proiezione vengono offerte allo spettatore 24 immagini per secondo. Nella proiezione digitale ogni informazione dell'immagine ha una posizione costante, essendo generata sempre dallo stesso pixel, il quale muta continuamente il suo stato. Nell'immagine chimica, invece, la disposizione dei singoli cristalli di alogenuri di argento è casuale, sì che le informazioni che si succedono al ritmo di 24 per secondo non hanno una posizione costante: la struttura della grana, in altri termini, è dinamica, mentre quella della matrice è statica. Dunque il confronto tra le due forme di acquisizione delle immagini è molto complesso e non valutabile solo in termini di risoluzione pura.<br />
<br />
A ciò si deve aggiungere che non soltanto il cinema digitale sta compiendo progressi: anche le aziende produttrici delle pellicole stanno investendo soldi ed energie per proporre al mercato pellicole con un potere risolvente sempre maggiore. Si pensi che le attuali pellicole da stampa hanno un potere risolvente doppio a quello che avevano quindici anni fa. Nello stesso tempo anche i negativi appaiono sempre più sofisticati e ben al di sopra dei limiti fisici delle ottiche (limiti che valgono anche le acquisizioni digitali).<br />
<br />
I proiettori meccanici, infine, pure continuano ad essere oggetto di migliorie utili all'aumento del contrasto e della definizione: si pensi alla trazione diretta elettronica per la guida intermittente dell'alberino di precisione - in luogo della tradizionale croce di malta - trazione la quale elimina l'onda di immagine verticale, con conseguente aumento della stabilità dell'immagine, del contrasto e del fuoco.<br />
<br />
Allo stato attuale, dunque, non appare così vicino il giorno in cui tutti i film siano girati e proiettati con tecniche digitali. Per ora i due sistemi sembrano, invero, ben collaborare, considerato che l'elaborazione digitale delle immagini viene adoperata in tutta la fase intermedia tra l'impressione del negativo e la stampa del positivo da proiezione (c.d. Digital Intermediate, abbreviato in "DI"). In estrema sintesi, questa è l'attuale lavorazione tipica di un film:<br />
<br />
sul set si provvede alla ripresa delle immagini per mezzo di una cinepresa tradizionale; <br />
i negativi originali vengono scannerizzati ad alta definizione (2k) per poi essere subito archiviati e conservati; <br />
tutto il processo di montaggio e post-produzione avviene per mezzo di computer dotati di grande potenza di calcolo; <br />
il file finale viene trasferito su un unico negativo tramite una macchina da stampa; <br />
il negativo così originato viene impiegato per ottenere le copie finali da proiezione. <br />
In linea teorica, questo sistema potrebbe consentire di ottenere una copia da proiezione con una risoluzione pari a quella del negativo originale (4k); tuttavia, considerato che per motivi di costi si preferisce scannerizzare il negativo con una risoluzione pari a 2k, tale ultimo valore è quello massimo ottenibile dal negativo destinato alla produzione delle pellicole per la proiezione, le quali avranno, a loro volta, una risoluzione leggermente inferiore (ogni processo di copia ottica porta ad una perdita di risoluzione); valore in ogni caso superiore a quello che si otterrebbe se alla copia finale si arrivasse facendo ricorso a copie intermedie analogiche.<br />
<br />
==Collegamenti esterni==<br />
<br />
[http://italian.imdb.com italian.imdb.com]<br />
[http://www.allmovie.com www.allmovie.com]<br />
[http://movies.yahoo.com movies.yahoo.com]<br />
[http://movies.go.com movies.go.com]<br />
[http://www.hollywood.com www.hollywood.com]<br />
[http://www.cinema.com www.cinema.com]<br />
[http://www.ifilm.com www.ifilm.com]<br />
[http://www.ugo.com www.ugo.com]<br />
[http://www.fandango.com www.fandango.com]<br />
[http://www.reel.com www.reel.com]<br />
[http://www.moviefone.com www.moviefone.com]<br />
[http://www.premiere.com www.premiere.com]<br />
[http://www.cinescape.com www.cinescape.com]<br />
[http://www.themoviebox.net www.themoviebox.net]<br />
[http://www.themoviespoiler.com www.themoviespoiler.com]<br />
[http://www.mediasharx.com www.mediasharx.com]<br />
[http://www.diabolical-dominion.com www.diabolical-dominion.com]<br />
[http://www.darkhorizons.com www.darkhorizons.com]<br />
[http://www.cinecon.com www.cinecon.com]<br />
[http://www.tnmc.org www.tnmc.org]<br />
[http://www.joblo.com www.joblo.com]<br />
[http://www.chud.com www.chud.com]<br />
[http://www.filmthreat.com www.filmthreat.com]<br />
[http://romanticmovies.about.com romanticmovies.about.com]<br />
[http://www.pop.com/movies www.pop.com/movies]<br />
[http://www.killermovies.com www.killermovies.com]<br />
[http://www.talkcinema.com www.talkcinema.com]<br />
[http://www.filmjerk.com www.filmjerk.com]<br />
[http://www.themovieinsider.com www.themovieinsider.com]<br />
[http://www.mooviees.com www.mooviees.com]<br />
[http://www.moovees.com www.moovees.com]<br />
[http://www.ioncinema.com www.ioncinema.com]<br />
[http://www.ropeofsilicon.com www.ropeofsilicon.com]<br />
[http://www.blackfilm.com www.blackfilm.com]<br />
[http://www.cinemablend.com www.cinemablend.com]<br />
[http://www.sensesofcinema.com www.sensesofcinema.com]<br />
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[http://www.imagesjournal.com www.imagesjournal.com]<br />
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[http://www.filmfreakcentral.net www.filmfreakcentral.net]<br />
[http://www.canmag.com www.canmag.com]<br />
<br />
sezioni cinema sulle testate giornalistiche e riviste americane:<br />
[http://www.austinchronicle.com/screens www.austinchronicle.com/screens]<br />
[http://www.azcentral.com/arizonarepublic/preview/ www.azcentral.com/arizonarepublic/preview/](chiedono una email)<br />
[http://www.baltimoresun.com/entertainment/movies/ www.baltimoresun.com/entertainment/movies/]<br />
[http://www.boston.com/ae/movies/ www.boston.com/ae/movies/]<br />
[http://www.calendarlive.com/movies/reviews/ www.calendarlive.com/movies/reviews/]<br />
[http://www.charlotte.com/mld/charlotte/entertainment/movies/ www.charlotte.com/mld/charlotte/entertainment/movies/]<br />
[http://www.chicagoreader.com/movies/ www.chicagoreader.com/movies/]<br />
[http://www.csmonitor.com/arts/movies.html www.csmonitor.com/arts/movies.html]<br />
[http://www.dallasobserver.com/issues/current/film_toc.html www.dallasobserver.com/issues/current/film_toc.html]<br />
[http://www.ew.com/ew/movies/ www.ew.com/ew/movies/]<br />
[http://www.guidelive.com www.guidelive.com]<br />
[http://www.hollywoodreporter.com/thr/reviews/film.jsp www.hollywoodreporter.com/thr/reviews/film.jsp]<br />
[http://www.laalternativepress.com/film/ www.laalternativepress.com/film/]<br />
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[http://www.maximonline.com/entertainment/ www.maximonline.com/entertainment/]<br />
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http://www.tnr.com/indexarts.mhtml<br />
http://www.tvguide.com/movies/<br />
http://www.villagevoice.com/film/<br />
http://www.washingtonpost.com</div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=Cinema&diff=10452Cinema2006-02-16T13:26:05Z<p>Capp1: </p>
<hr />
<div>Con l’invenzione del cinema e con le prime sperimentazioni artistiche e linguistiche correlate ad esso, si ha una vera e propria rivoluzione.<br />
Scoperto il mezzo, gli artisti sperimentano e codificano una serie di linguaggi che permettano loro di esprimersi artisticamente con tale mezzo.<br />
Nel testo di [[Benjamin Walter |Benjamin]] è interessante notare il punto di vista dei critici più reazionari e scettici nei confronti della settima arte: essi affermano che con essa si fa un balzo indietro fino all’epoca dei geroglifici egiziani, nei quali la raffigurazione era sequenziale e piatta.<br />
In realtà il cinema rappresenta la prima vera e grande opera d’arte immateriale, e possiamo affermare che ha insita in sé già la dimensione virtuale, che in futuro diverrà sempre più preponderante all’interno delle sperimentazioni artistiche.<br />
<br />
Il cinema è luce proiettata e suoni che scorrono nel tempo, quindi materialmente non esiste. Certo, fisicamente le immagini sono impresse sulla pellicola, ma è lo stesso che affermare che l’oggetto della musica sono gli altoparlanti dalla quale fuoriesce. Un’altra caratteristica del cinema, come sottolineato anche da [[Benjamin Walter |Water Benjamin]], è la sua totale riproducibilità. Esso non possiede un’aura, come per esempio un quadro, ma dipende dagli apparati tecnici che lo riproducono, dalla sala nella quale è proiettato, dall’impianto audio che ne riproduce il suono e da innumerevoli altri fattori.<br />
E quando il film comincia, opera d’arte immateriale fatta di luce, suoni e spazio-tempo, ecco che le luci si spengono e ci ritroviamo nell’oscurità, i nostri sensi sono come trasportati in un’altra dimensione, una dimensione virtuale, appunto. Il cinema è virtuale perché percettivamente ci permette di entrare in un mondo artificiale, una dimensione quasi onirica che non esiste, dove vigono altre leggi rispetto a quelle del mondo reale. Leggi che consistono nel linguaggio cinematografico: il montaggio, i movimenti di macchina, le inquadrature, le ellissi temporali, la colonna sonora che sottolinea gli eventi. Siamo catapultati quindi in un’altra realtà, che non esiste materialmente, nella quale il Dio onnipotente è il regista del film, o comunque tutta la troupe che ha realizzato il film.<br />
<br />
Il cinema è paradossalmente un’arte capitalista e socialista insieme. Questa affermazione potrà sembrare una contraddizione allucinante, ma in realtà oggi la stragrande maggioranza dei film prodotti e che detengono il mercato del cinema sono in mano a grandi case ricche e potenti che possiedono il monopolio come quelle di Hollywood. Il cinema è un’arte industriale, ha bisogno di capitali e produttori facoltosi per esprimersi al meglio, ed è imprescindibilmente legato al mercato, alla pubblicità, al consenso del pubblico e a tutti quei meccanismi che sono la base del capitalismo moderno. Però è anche un’arte democratica e socialista, ed essendo collettiva prevede la partecipazione di molte persone. Dagli attori ai tecnici, un film è un’opera d’arte alla quale hanno lavorato centinaia di persone. Anche quest’ultimo attributo lo rende un ottimo predecessore di quella che in futuro probabilmente sarà l’opera d’arte: immateriale e collettiva.<br />
<br />
==Cenni di storia del cinema==<br />
I primi rudimentali esempi di cinematografia erano semplici sviluppi della lanterna magica e strumenti ottici simili, che potevano essere usati per proiettare immagini ferme per fare in modo che l'occhio umano percepisse il movimento tramite la loro successione rapida. Naturalmente, le immagini usate per simili strumenti dovevano essere scelte e preparate con cura per raggiungere l'effetto desiderato. Usando immagini simili tra loro, ma con lievi differenze, si poteva trasmettere alla percezione del pubblico l'effetto del movimento. Il principio è ancora oggi quello applicato nel campo dell'animazione.<br />
<br />
Con lo sviluppo della fotografia, e in particolare della pellicola cinematografica (film) di celluloide, divenne possibile registrare le immagini. L'uso della pellicola, inoltre, era decisamente più comodo per un sistema di proiezione delle immagini ad un pubblico, quando all'epoca si usavano strumenti che potevano essere utilizzati da una persona per volta, che doveva guardare all'interno dell'oggetto.<br />
<br />
Il 28 dicembre 1895 i fratelli Lumiere proiettarono al Grand Cafè di Parigi dieci film di circa un minuto l'uno, tra i quali un primo piano di uno dei fratelli e sua moglie che davano da mangiare a loro figlio e Arroseur et arrose (Innaffiatore e innaffiato).<br />
<br />
Il cinema fu inizialmente pura arte visiva. Comunque, quando un film veniva proiettato in un cinematografo, per lo più teatri adattati alle esigenze, i proprietari dei locali ingaggiavano dei musicisti per accompagnare la proiezione con della musica. I musicisti, solitamente un pianista, dovevano dunque adattarsi ed accompagnare l'umore del film nei vari passaggi.<br />
<br />
Più tardi, lo sviluppo tecnologico permise di creare una colonna sonora sincronizzata con le immagini sullo schermo, e che poteva essere registrata a parte dalle riprese del film. I film sonori vennero inizialmente conosciuti come "film parlanti".<br />
<br />
L'ultimo decisivo gradino che ha portato il cinema alla concezione moderna fu l'introduzione del colore, che venne adottato più gradualmente rispetto al sonoro. Come la tecnologia si sviluppò, sempre più film si avvalsero del colore, ed è oggi ormai una pratica universale, diversamente dalla fotografia, dove il bianco e nero è sopravvissuto per vari motivi. In rare eccezioni, comunque, come nel film di Steven Spielberg "Schindler's List", la scelta del B/N ha a che fare con ragioni artistiche.<br />
<br />
==Proiezione==<br />
Le pellicole cinematografiche vengono proiettate in apposite sale dette appunto cinematografiche o cinematografi, per lo più teatri, adattati ad ospitare uno schermo al posto del palco e un proiettore in fondo alla sala; oggi, visto il numero e la specializzazione in generi del cinema, la tendenza è di riunire più sale cinematografiche di varia capienza in una sola struttura creata appositamente, i cinema multisala o più semplicemente multisale.<br />
<br />
I cinematografi<br />
<br />
I primi luoghi ad ospitare delle proiezioni cinematografiche furono dei teatri adattati per l'occasione con uno schermo. Inizialmente, infatti, essendo i film muti, non servivano apparecchiature per la riproduzione del sonoro, e una qualsiasi stanza si adattava alle esigenze. Spesso, i proprietari dei locali ingaggiavano dei musicisti, in genere un pianista, per accompagnare musicalmente lo spettacolo.<br />
<br />
Con l'avvento del sonoro, anche i cinematografi dovettero adattarsi alle nuove esigenze di quello che stava comiciando a diventare un ricco business, e nacquero le prime sale cinematografiche vere e proprie, dedicate esclusivamente alla proiezione di film.<br />
<br />
Cominciò così la prima età dell'oro del cinema, e le sale si diffusero rapidamente in tutto il mondo.<br />
<br />
Oggi ormai le sale uniche sono una rarità, e si sono sempre più diffusi i cinema multisala, che sfruttano il richiamo di più pellicole e sale più piccole per ottimizzare i ricavi, secondo la logica ormai diffusa dello show-business.<br />
<br />
<br />
==I mestieri del cinema==<br />
<br />
*produzione<br />
Se la proiezione di un film è una cosa tutto sommato semplice ed economica, la sua creazione invece è una vera e propria impresa che richiede la coordinazione di una troupe di centinaia di persone, l'impiego di macchinari e attrezzature molto costose, la pianificazione di molte attività diverse, a volte contemporanee, e l'investimento di grosse somme di denaro: girare (creare) un film in modo professionale, anche in economia, costa comunque cifre dell'ordine del milione di euro. A fronte di questi costi e di queste difficoltà un film riuscito, che ha successo, può rendere cifre straordinarie. D'altra parte, se il film non piace, la perdita è molto grave.<br />
<br />
*Regia<br />
Quella che è inizialmente solo un'idea di trama nella mente di una persona, può essere trasposta, dalla persona stessa, in romanzo, oppure, più semplicemente, in sceneggiatura; quest'ultima è anch'essa, in un certo senso, una specie di romanzo, con la differenza che una sceneggiatura è molto più schematica e meno romanzata, in quanto ha il solo scopo di spiegare al regista come deve fare per trasferire sullo schermo l'idea iniziale.<br />
<br />
Basandosi quindi sulla sceneggiatura, il regista decide il tipo di inquadratura, la durata delle sequenze, l'ambientazione, il modo in cui attori e comparse devono interagire tra loro e con il set, affinché il risultato finale sia che lo spettatore creda di stare realmente assistendo all'avvenimento descritto dall'autore del romanzo o della sceneggiatura.<br />
<br />
Successivamente, è sempre la regia a stabilire che tipo di musica o di colonna sonora in generale dovrà accompagnare quella o quell'altra scena allo scopo di enfatizzare uno stato d'animo, evidenziare una situazione, sottolineare un particolare, e quant'altro serva a far capire allo spettatore qualche cosa che nel romanzo veniva reso tramite le parole, mentre nel film può essere reso solo con immagini e suoni.<br />
<br />
L'abilità di un regista sta infatti proprio nel riuscire a sopperire alla impossibilità delle semplici immagini di trasmettere pensieri e sensazioni che possono invece essere facilmente descritte con le parole.<br />
<br />
Così, se in un romanzo, per dare l'idea di caldo soffocante, è sufficiente dire "faceva un caldo soffocante", in un film il regista dovrà servirsi di artifici vari per comunicare questa idea allo spettatore: potrà fare un inquadratura ponendo la telecamera al livello del suolo e riprendendo soggetti lontani, in modo da far vedere sullo schermo l'aria che "tremola" per il caldo; oppure potrà inquadrare la camicia inzuppata di sudore del protagonista; o potrà far vedere una persona che cerca di far funzionare un ventilatore, o ancora potrà semplicemente far comparire in un angolo dell'inquadratura un ventilatore a soffitto che ruota lentamente, e così via.<br />
<br />
Una volta terminato di girare le scene secondo le istruzioni del regista, si ottiene appunto il girato, ossia l'insieme di tutte le scene girate durante la produzione del film; sarà poi il regista stesso a decidere se eliminare qualche scena dal montaggio finale, al quale però potrà anche eventualmente contribuire il produttore (che è colui che ha finanziato il film) allo scopo di rispettare i limiti prefissati di durata del film, le richieste della censura, e così via.<br />
<br />
*soggetto e sceneggiatura<br />
La produzione di un film parte generalmente da un'idea. Lo sviluppo di questa idea porta alla stesura del soggetto, una prima bozza di quello che potrebbe diventare il copione di un film. Il soggetto, contenente solo lo svolgimento della vicenda in linea di massima, è presentato a uno o più produttori. Se ci sono i presupposti per uno sviluppo del progetto, il soggetto viene tramutato in sceneggiatura. Questo secondo processo è decisamente più lungo e delicato del precedente, e richiede delle buone conoscenze tecniche: una buona sceneggiatura, infatti, getta le basi per una buona riuscita del prodotto finale. Lo svolgimento dell'azione narrato nel soggetto viene elaborato e raffinato, creando il copione finale del film, che comprende la suddivisione in scene, i dialoghi, le ambientazioni, indicazioni sulle azioni dei personaggi e sulle loro personalità, tutto quello che, insomma, può servire al regista per sviluppare le riprese. Il regista, se già coinvolto nel progetto durante questa fase (spesso il regista viene scelto a sceneggiatura ultimata), può fornire il suo apporto nella stesura del testo. In seguito, avrà comunque la possibilità di cambiarlo e modificarlo in itinere durante le riprese.<br />
<br />
*Fotografia<br />
La fotografia cinematografica ha un ruolo fondamentale nella produzione di un film, essendo la responsabile principale dell'aspetto estetico finale del prodotto. Il direttore della fotografia è uno dei collaboratori più stretti ed importanti del regista. Insieme decidono la composizione ed il taglio dell'inquadratura, a che distanza inquadrare un soggetto, con quale angolo di ripresa, etc. In base alla scena che si vuole riprendere, si deciderà, ad esempio, se effettuare una carrellata, una panoramica, un primo piano, un campo lungo, etc. La vicinanza o meno della macchina da presa può influire, infatti, sulla carica emotiva della scena. Ad esempio, inquadrando il volto di un attore, lo spettatore è coinvolto maggiormente rispetto ad un'inquadratura più ampia comprendente tutto l'ambiente circostante. Oppure, in una scena di guerra, utilizzando una steadicam ed adottando il punto di vista di un soldato, si proietta lo spettatore nel vivo dell'azione. In questo contesto, possiamo affermare che la fotografia è l'arte di "raccontare per immagini", ed è parte integrante di quello che è definito come "il linguaggio cinematografico": le immagini non sono altro che le parole (o i segni) del linguaggio, ed il montaggio ne è la grammatica (o la sintassi).<br />
<br />
*Montaggio<br />
Il montaggio è solitamente considerato l'anima del cinema e parte essenziale della messa in scena operata dal regista. Il primo a rendere evidenti le potenzialità del montaggio fu David W. Griffith nel film La nascita di una nazione, ove teorizzò gli elementi alla base del "linguaggio cinematografico": inquadratura, scena e sequenza.<br />
<br />
Grande attenzione al montaggio venne riservata dai registi sovietici degli anni '20. Kulesov ed Ejzenstejn furono i principali teorici del montaggio. Kulesov dimostrò l'importanza del montaggio nella percezione del film attraverso un famoso esperimento. Facendo seguire sempre lo stesso primo piano dell'attore Mozzuchin di volta in volta ad un piatto di minestra, un cadavere o un bambino, rese evidente che lo spettatore avrebbe letto nel volto fame, tristezza o gioia. Questo prende il nome di "Effetto Kulesov". Ejzenstejn invece teorizzò il "Montaggio delle attrazioni". Nel 1923 pubblicò un saggio in cui anticipava la pratica che avrebbe usato poi nelle sue pellicole. Nei suoi lavori, come Sciopero (1925) o La corazzata Potemkin (1925), il regista inserì varie immagini non diegetiche, cioè estranee al testo filmico rappresentato, ma che per la loro capacità di esemplificazione potevano essere associate alle scene. Ad esempio, in Sciopero, la soppressione della rivolta viene mostrata attraverso lo sgozzamento di un bue. Praticò un'estrema frammentazione delle inquadrature, per cui un unico gesto viene mostrato da più angolazioni. Questo metodo di Montaggio si contrapponeva al montaggio classico o invisibile. Hollywood infatti attraverso i campo-controcampo o i raccordi sullo sguardo cercava di rendere il montaggio il più fluente possibile.<br />
<br />
Il montatore segue le indicazioni del regista, che supervisiona il lavoro, e procede a visionare il girato tagliando le inquadrature utili ed unendole tra loro. Tutte le scene, girate in un ordine casuale, sono poi montate nell'ordine previsto dalla sceneggiatura. Il montaggio detta, quindi, il ritmo del film ed il suo stile narrativo.<br />
<br />
<br />
*colonna sonora<br />
Con il termine colonna sonora (in inglese soundtrack) ci si riferisce in senso lato all'audio di un film. In termini di formati cinematografici, la colonna sonora è l'area fisica della pellicola cinematografica dedicata a registrare il sonoro sincronizzato.<br />
<br />
Il termine è comunemente usato per riferirsi semplicemente alla musica di un film, e/o all'album che contiene le musiche.<br />
<br />
In molti casi, queste vengono composte esclusivamente ed appositamente per il film o l'album (come quella di Saturday Night Fever). Nel 1916, Victor Schertzinger registrò le prime musiche per essere usate specificatamente per una pellicola cinematografica, e la vendita di colonne sonore di film divenne uno standard negli anni Trenta.<br />
<br />
Alcune colonne sonore, o alcune canzoni da queste estratte, sono rimaste memorabili nella storia del cinema. E alcuni sodalizi celebri tra compositori e registi hanno finito per diventare tratto distintivo della filmografia di questi ultimi: si pensi a Prokovief per Eisenstein, Rota per Fellini o Morricone per Leone.<br />
<br />
==Il cinema digitale== <br />
Sino ad alcuni anni fa, cinema e televisione erano due media ben distinti: il cinema fondava la sua forza sulla qualità della pellicola e sulla visione dei film in apposite sale ove la proiezione avveniva al buio (favorendo l'attenzione degli spettatori); la televisione risultava imbattibile per la sua capacità di rappresentare l'evento contestualmente al suo verificarsi, pur se la qualità e la definizione delle immagini erano appena sufficienti per una visione su uno schermo domestico.<br />
<br />
Lo sviluppo dell'elettronica ha mutato questo rapporto. Così come già avvenuto in campo musicale, ove il CD ha soppiantato l'LP analogico (ma non del tutto, visto che molti continuano a preferire il suono dell'LP, giudicato più veritiero in quanto più ricco di frequenze e dunque dotato di maggiore spazialità sonora), anche nel mondo del cinema si sta tentando di imporre sistemi interamente digitali di registrazione-riproduzione.<br />
<br />
È bene ricordare che un'immagine non è altro che una massa di informazioni. E l'informazione, a sua volta, è qualsiasi oggetto fisico capace di distinguersi, di differenziarsi, di essere diverso da ciò che gli sta vicino. Nel cinema tradizionale, ogni singola informazione dell'oggetto da rappresentare è raccolta in modo analogico: vale a dire che un altro oggetto fisico modifica il suo stato in modo proporzionale con l'oggetto da rappresentare. In particolare l'immagine è ottenuta per mezzo di una emulsione fotosensibile, la quale è una sospensione di minuti cristalli di alogenuri d'argento - sali assai sensibili all'effetto della luce - dispersi in una matrice di gelatina fissata ad un supporto solido.<br />
<br />
Nel cinema digitale, invece, l'informazione è raccolta da una cifra (in inglese: digit): dato un certo spazio, si può stabilire che al numero "0" corrisponda il bianco, ed al numero "1" il nero. In questo modo, scomponendo un'immagine in punti, è possibile trasformarla in una sequenza numerica. È ovvio che maggiore è la quantità di informazioni numeriche raccolte, maggiore sarà l'accuratezza dell'immagine ottenuta.<br />
<br />
La registrazione e riproduzione digitale delle immagini comporta due ordini di problemi: il primo riguarda la raccolta di tutte le informazioni necessarie per comporre l'immagine; il secondo attiene alla gestione di queste informazioni; compito, questo, che compete al dispositivo incaricato di trasformare le sequenze numeriche in unità visibili (cd. matrice). Ogni singola unità visibile, che può assumere un unico stato cromatico, si chiama pixel (contrazione dell'espressione picture element).<br />
<br />
Secondo alcuni studi, l'accuratezza (più nota come risoluzione) massima di una pellicola negativa 35 mm è pari a 6 milioni di pixel (che si abbassa 4 milioni di pixel per le distorsioni introdotte dalle ottiche). Tale misurazione è, tuttavia, da alcuni criticata, in quanto tale definizione verrebbe valutata secondo un parametro estraneo all'immagine chimica: la risolutezza di una pellicola è infatti propriamente misurata dalla curva MTF (Modulation Transfer Function) che esprime i valori percentuali di riproduzione delle linee per millimetro presenti sulla mira di riferimento.<br />
<br />
In realtà, meglio dovrebbe dirsi che un'immagine digitale, per consentire di distinguere gli stessi dettagli esprimibili da una pellicola 35 mm, dovrebbe essere composta da 4 milioni di pixel. Ma la qualità di un'immagine è data anche da altri fattori, come il contrasto, la luminosità, il numero di colori e la loro pastosità, la gamma dinamica: ecco per quale ragione la semplice misurazione in pixel dell'immagine chimica non appare sufficiente ad esprimere tutte le caratteristiche dell'immagine stessa.<br />
<br />
Appare chiaro, comunque, che il cinema digitale per eguagliare e superare il cinema chimico ha bisogno di dispositivi di immagazzinamento dati (cosiddetto storage) di eccezionale capienza; e deve, altresì, disporre di matrici che non abbiamo meno di due milioni di pixel. La registrazione della enorme massa di informazioni contenuta in un film di circa due ore non costituisce più un problema, grazie alla capienza dei moderni hard disk e di supporti ottici come il Dvd, nonché all'impiego degli algoritmi di compressione, i quali consentono di operare un vero e proprio "sunto" delle informazioni.<br />
<br />
Gli attuali limiti del cinema digitale sono invece a monte e a valle del processo di acquisizione delle immagini. Le telecamere HD (High Definition) non offrono ancora la stessa risoluzione del negativo fotografico, hanno una minore profondità di campo, la latitudine di posa va da 8 a 11 stop (contro gli 11 - 12 delle emulsioni negative).<br />
<br />
Per quanto riguarda la proiezione, invece, sorgono altri problemi. V'è da notare, innanzi tutto, che l'altissima risoluzione del negativo originale viene perduta durante i vari passaggi (internegativi e stampa del positivo finale), sì che la risoluzione della copia da stampa non supera i due milioni di pixel. Con queste premesse gli attuali videoproiettori con tecnologia DLP dovrebbero poter reggere il confronto con la proiezione meccanica della pellicola 35 mm. I più sofisticati videoproiettori utilizzano tre microchip DMD (Digital Micromirror Device) per il controllo dell'immagine.<br />
<br />
All'interno di ogni DMD sono montati dei microspecchi capaci di oscillare indipendentemente gli uni dagli altri, così da riflettere i tre colori primari della luce (verde, rosso e blu) e formare sul grande schermo le immagini cinematografiche. Ogni microspecchio è grande circa un quarto della sezione di un capello umano. Se si pensa che queste macchine impiegano matrici la cui risoluzione è di 1920 righe verticali per 1080 orizzontali pari 2.073.600 pixel (questo standard è detto a 2K in rapporto alla risoluzione orizzontale, ma sono già in arrivo matrici a 4K pari 3840 x 2048 pixel) è facile concludere che l'immagine chimica sia già stata surclassata. Ed invece non è così: il "look and feel" della proiezione tradizionale risulta ancora superiore a quella digitale in tutte le proiezioni comparative che sono state effettuate. Le ragioni sono intrinseche alla proiezione tradizionale e non sono misurabili solo in termini di definizione pura.<br />
<br />
Com'è noto, durante la proiezione vengono offerte allo spettatore 24 immagini per secondo. Nella proiezione digitale ogni informazione dell'immagine ha una posizione costante, essendo generata sempre dallo stesso pixel, il quale muta continuamente il suo stato. Nell'immagine chimica, invece, la disposizione dei singoli cristalli di alogenuri di argento è casuale, sì che le informazioni che si succedono al ritmo di 24 per secondo non hanno una posizione costante: la struttura della grana, in altri termini, è dinamica, mentre quella della matrice è statica. Dunque il confronto tra le due forme di acquisizione delle immagini è molto complesso e non valutabile solo in termini di risoluzione pura.<br />
<br />
A ciò si deve aggiungere che non soltanto il cinema digitale sta compiendo progressi: anche le aziende produttrici delle pellicole stanno investendo soldi ed energie per proporre al mercato pellicole con un potere risolvente sempre maggiore. Si pensi che le attuali pellicole da stampa hanno un potere risolvente doppio a quello che avevano quindici anni fa. Nello stesso tempo anche i negativi appaiono sempre più sofisticati e ben al di sopra dei limiti fisici delle ottiche (limiti che valgono anche le acquisizioni digitali).<br />
<br />
I proiettori meccanici, infine, pure continuano ad essere oggetto di migliorie utili all'aumento del contrasto e della definizione: si pensi alla trazione diretta elettronica per la guida intermittente dell'alberino di precisione - in luogo della tradizionale croce di malta - trazione la quale elimina l'onda di immagine verticale, con conseguente aumento della stabilità dell'immagine, del contrasto e del fuoco.<br />
<br />
Allo stato attuale, dunque, non appare così vicino il giorno in cui tutti i film siano girati e proiettati con tecniche digitali. Per ora i due sistemi sembrano, invero, ben collaborare, considerato che l'elaborazione digitale delle immagini viene adoperata in tutta la fase intermedia tra l'impressione del negativo e la stampa del positivo da proiezione (c.d. Digital Intermediate, abbreviato in "DI"). In estrema sintesi, questa è l'attuale lavorazione tipica di un film:<br />
<br />
sul set si provvede alla ripresa delle immagini per mezzo di una cinepresa tradizionale; <br />
i negativi originali vengono scannerizzati ad alta definizione (2k) per poi essere subito archiviati e conservati; <br />
tutto il processo di montaggio e post-produzione avviene per mezzo di computer dotati di grande potenza di calcolo; <br />
il file finale viene trasferito su un unico negativo tramite una macchina da stampa; <br />
il negativo così originato viene impiegato per ottenere le copie finali da proiezione. <br />
In linea teorica, questo sistema potrebbe consentire di ottenere una copia da proiezione con una risoluzione pari a quella del negativo originale (4k); tuttavia, considerato che per motivi di costi si preferisce scannerizzare il negativo con una risoluzione pari a 2k, tale ultimo valore è quello massimo ottenibile dal negativo destinato alla produzione delle pellicole per la proiezione, le quali avranno, a loro volta, una risoluzione leggermente inferiore (ogni processo di copia ottica porta ad una perdita di risoluzione); valore in ogni caso superiore a quello che si otterrebbe se alla copia finale si arrivasse facendo ricorso a copie intermedie analogiche.<br />
<br />
==Collegamenti esterni==<br />
<br />
[http://italian.imdb.com italian.imdb.com]<br />
[http://www.allmovie.com www.allmovie.com]<br />
[http://movies.yahoo.com movies.yahoo.com]<br />
[http://movies.go.com movies.go.com]<br />
[http://www.hollywood.com www.hollywood.com]<br />
[http://www.cinema.com www.cinema.com]<br />
[http://www.ifilm.com www.ifilm.com]<br />
[http://www.ugo.com www.ugo.com]<br />
[http://www.fandango.com www.fandango.com]<br />
[http://www.reel.com www.reel.com]<br />
[http://www.moviefone.com www.moviefone.com]<br />
[http://www.premiere.com www.premiere.com]<br />
[http://www.cinescape.com www.cinescape.com]<br />
[http://www.themoviebox.net www.themoviebox.net]<br />
[http://www.themoviespoiler.com www.themoviespoiler.com]<br />
[http://www.mediasharx.com www.mediasharx.com]<br />
[http://www.diabolical-dominion.com www.diabolical-dominion.com]<br />
[http://www.darkhorizons.com www.darkhorizons.com]<br />
[http://www.cinecon.com www.cinecon.com]<br />
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http://www.joblo.com www.joblo.com<br />
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http://www.blackfilm.com www.blackfilm.com<br />
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http://www.filmstew.com www.filmstew.com<br />
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http://www.filmfreakcentral.net www.filmfreakcentral.net<br />
http://www.canmag.com www.canmag.com<br />
<br />
sezioni cinema sulle testate giornalistiche e riviste americane:<br />
[http://www.austinchronicle.com/screens www.austinchronicle.com/screens]<br />
[http://www.azcentral.com/arizonarepublic/preview/ www.azcentral.com/arizonarepublic/preview/](chiedono una email)<br />
[http://www.baltimoresun.com/entertainment/movies/ www.baltimoresun.com/entertainment/movies/]<br />
[http://www.boston.com/ae/movies/ www.boston.com/ae/movies/]<br />
[http://www.calendarlive.com/movies/reviews/ www.calendarlive.com/movies/reviews/]<br />
[http://www.charlotte.com/mld/charlotte/entertainment/movies/ www.charlotte.com/mld/charlotte/entertainment/movies/]<br />
[http://www.chicagoreader.com/movies/ www.chicagoreader.com/movies/]<br />
http://www.csmonitor.com/arts/movies.html www.csmonitor.com/arts/movies.html<br />
http://www.dallasobserver.com/issues/current/film_toc.html www.dallasobserver.com/issues/current/film_toc.html<br />
http://www.ew.com/ew/movies/ www.ew.com/ew/movies/<br />
http://www.guidelive.com www.guidelive.com<br />
http://www.hollywoodreporter.com/thr/reviews/film.jsp www.hollywoodreporter.com/thr/reviews/film.jsp<br />
http://www.laalternativepress.com/film/ www.laalternativepress.com/film/<br />
http://www.laweekly.com/film/ www.laweekly.com/film/<br />
http://www.maximonline.com/entertainment/ www.maximonline.com/entertainment/<br />
http://metromix.chicagotribune.com/movies/<br />
http://www.miami.com/mld/miamiherald/entertainment/movies/<br />
http://www.msnbc.com/news/nw-ent_front.asp?<br />
http://www.newsday.com/entertainment/movies/<br />
http://www.newyorker.com/critics/cinema/<br />
http://www.newyorkmetro.com/nymag/critics/movies/archive/<br />
http://www.nydailynews.com/entertainment/<br />
http://www.nypost.com/entertainment/movies/movies.htm<br />
http://www.nytimes.com/pages/movies/index.html<br />
http://www.oregonlive.com/movies/<br />
http://www.paloaltoonline.com/movies/<br />
http://www.philly.com/mld/philly/entertainment/movies/<br />
http://www.rollingstone.com/reviews/movie/<br />
http://salon.com/ent/index.html<br />
http://seattlepi.nwsource.com/movies/<br />
http://www.sfgate.com/eguide/movies/<br />
http://www.slantmagazine.com/film/film_current.asp<br />
http://www.slate.com (sezione "arts & life")<br />
http://www.stylusmagazine.com<br />
http://www.theglobeandmail.com<br />
http://www.theonionavclub.com/<br />
http://www.thestar.com<br />
http://www.time.com/time/arts/<br />
http://www.tnr.com/indexarts.mhtml<br />
http://www.tvguide.com/movies/<br />
http://www.villagevoice.com/film/<br />
http://www.washingtonpost.com</div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=Balla_Giacomo&diff=15783Balla Giacomo2006-02-16T12:45:16Z<p>Capp1: </p>
<hr />
<div>{{stub}}</div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=E-mail&diff=15466E-mail2006-02-16T11:14:37Z<p>Capp1: </p>
<hr />
<div>Le e-mail sono uno strumento importante nell’ambito dell’innovazione tecnologica, in quanto sono state le prime forme di comunicazione veicolate attraverso i nuovi media.<br />
La grande rivoluzione rispetto alla posta normale, che ne ha determinato una così rapida diffusione, è dovuta dal fatto che un’e-mail viaggia quasi in tempo reale e che può contenere allegati di qualsiasi tipo.<br />
Ovviamente il limite più grande della posta elettronica è l’immaterialità intrinseca in essa: è impensabile, infatti, allegare un pacco ad una e-mail!<br />
Rispetto alle comunità virtuali, che abbiamo citato nella relativa scheda, le e-mail sono nettamente più fruibili e usabili dalla stragrande maggioranza delle persone.<br />
Infatti le comunità virtuali, pur essendo più evolute dal punto di vista telecomunicativo (teleconferenze, videoconferenze, incontri a distanza…), rimangono comunque un fenomeno di nicchia, perché hanno bisogno di una seppur minima competenza e di un’utenza più smaliziata.<br />
<br />
La principale caratteristica della comunicazione via e-mail è che ha modernizzato la corrispondenza normale, rendendola molto più veloce e multimediale.<br />
<br />
La E-Mail (abbreviazione di Electronic Mail, in italiano: posta elettronica) è un servizio internet grazie al quale ogni utente può inviare o ricevere dei messaggi. È l’applicazione internet più conosciuta e più utilizzata attualmente. La sua nascita risale addirittura al 1972 quando Ray Tomlison installò su ARPANET un sistema in grado si scambiare messaggi fra le varie università.<br />
È la controparte digitale ed elettronica della posta ordinaria e cartacea. A differenza di quest'ultima, il ritardo con cui arriva dal mittente al destinatario è normalmente di pochi secondi/minuti. Lo scopo del servizio di e-mail è il trasferimento di messaggi da un utente ad un altro.<br />
Ciascun utente può possedere una o più caselle e-mail, sulla quale può ricevere messaggi, che vengono conservati per lui. Quando lo desidera, l'utente può consultare il contenuto della sua casella, organizzarlo, inviare messaggi a uno o più altri utenti.<br />
L'accesso alla casella di posta elettronica è normalmente controllato da una password o da altre forme di autenticazione.<br />
La modalità di accesso al servizio è quindi asincrona, ovvero per la trasmissione di un messaggio non è necessario che mittente e destinatario siano contemporaneamente attivi o collegati.<br />
La consegna al destinatario dei messaggi inviata non è garantita.<br />
Nel caso un server SMTP non riesca a consegnare un messaggio che ha ricevuto, tenta normalmente di inviare una notifica al mittente per avvisarlo della mancata consegna, ma anche questa notifica è a sua volta un messaggio di e-mail (generato automaticamente dal server), e quindi la sua consegna non è garantita.<br />
Il mittente può anche richiedere una conferma di consegna o di lettura dei messaggi inviati, ma il destinatario è normalmente in grado di decidere se vuole inviare o meno tale conferma.<br />
Il significato della conferma di lettura può essere ambiguo, in quanto aver visualizzato un messaggio per pochi secondi in un client non significa averlo letto, compreso o averne condiviso il contenuto.<br />
<br />
==Indirizzi e-mail==<br />
Esempio di indirizzo mail: test@serverdiprova.it<br />
L'indirizzo email è composto da più parti:<br />
La parte a sinistra della @ identifica l’utente in maniera univoca. <br />
La parte a destra della @ identifica invece lo specifico COMPUTER (Host) all’interno della rete che lo ospita.<br />
A ciascuna casella sono associati uno o più indirizzi di e-mail. Questi hanno la forma nomeutente@dominio, dove nomeutente è un nome scelto dall'utente o dall'amministratore del server, e dominio è un nome DNS.<br />
L'indirizzo e-mail può contenere qualsiasi carattere alfabetico e numerico (escluse le accentate) e alcuni simboli come l'underscore (_) e il punto (.).<br />
Molto spesso può tornare utile agli utenti servirsi dei servizi di reindirizzamento, utilizzati per inoltrare automaticamente tutti i messaggi che arrivano sulla casella e-mail, verso un'altra di nostra scelta, in modo che al momento della consultazione l'utente non debba accedere a tutte le caselle e-mail di cui dispone, ma gli sia sufficiente controllarne una.<br />
<br />
==Modalità di funzionamento del servizio==<br />
I componenti fondamentali del sistema di e-mail sono i client (detti in gergo MUA, Mail User Agent), utilizzati per accedere ad una casella di posta elettronica e per inviare messaggi, e i server, che svolgono due funzioni fondamentali: immagazzinare i messaggi per uno o più utenti (detti in gergo MS, Message Store), ricevere i messaggi in arrivo ed in partenza e smistarli (detti in gergo MTA, Mail Transfer Agent).<br />
I protocolli tipicamente impiegati per lo scambio di email sono l'SMTP, usato per l'invio, la ricezione e l'inoltro dei messaggi tra server, e POP e IMAP, usati per la ricezione e consultazione dei messaggi da parte degli utenti.<br />
I client richiedono la configurazione dei server da contattare, e sono quindi adatti principalmente a computer usati regolarmente. È anche molto diffusa la possibilità di consultare una casella e-mail attraverso il web.<br />
In Italia esistono numerosi siti che offrono gratuitamente uno o più indirizzi e-mail. Questi offrono sempre un accesso alla e-mail tramite web, e talvolta solo quello.<br />
<br />
==Intestazioni==<br />
Le intestazioni sono informazioni di servizio che servono a controllare l'invio del messaggio, o a tener traccia delle manipolazioni che subisce. Ciascuna intestazione è costitiuita da una riga di testo, con un nome seguito dal carattere ':' e dal corrispondente valore.<br />
Alcune di queste vengono definite direttamente dall'utente. Tra le principali si possono citare:<br />
Subject: (Oggetto:) dovrebbe contenere una breve descrizione dell'oggetto del messaggio. È considerata buona educazione utilizzare questo campo per aiutare il destinatario a capire il contenuto del messaggio. <br />
From: (Da:): indirizzo e-mail del mittente <br />
To: (A:): indirizzi e-mail del destinatari <br />
Cc: (Carbon Copy, Copia Carbone:): indirizzi e-mail dei destinatari in copia conoscenza. <br />
Bcc: (Blind Carbon Copy, Copia Carbone nascosta:): indirizzi e-mail dei destinatari in copia conoscenza nascosta. In alcuni client e-mail in lingua italiana questo campo è segnato con le lettere Ccn e potrebbe essere nascosto di default. <br />
Reply-to: (Rispondi a). Indica che eventuali risposte al messaggio vanno indirizzate ad un indirizzo diverso da quello del mittente.<br />
<br />
==Abusi==<br />
Il principale utilizzo improprio dell'e-mail è lo spam, l'invio massiccio a molti utenti di messaggi indesiderati, in genere di natura pubblicitaria-commerciale. Secondo alcune fonti, l'incidenza di questi messaggi raggiungerebbe i due terzi del traffico totale di posta elettronica.<br />
Un altro fenomeno negativo è costituito dalle catene di sant'Antonio, messaggi che circolano a volte per mesi o anni portando informazioni allarmanti o promesse di facili guadagni.<br />
Esiste inoltre la possibilità di falsificare il nome e l'indirizzo del mittente visualizzati nel programma client del destinatario, inducendo l'utente a ritenere attendibile un messaggio del tutto falso. Questo meccanismo è sfruttato dagli worm che si replicano per posta elettronica, allo scopo di creare confusione tra gli utenti colpiti e distogliere l'attenzione dai sistemi realmente infetti, oppure per indurre ad installare allegati infetti.<br />
<br />
==Mailing list==<br />
La Mailing-list (letteralmente, lista per corrispondenza, dalla lingua inglese) è un sistema organizzato per la partecipazione di più persone in una discussione tramite email.<br />
Il termine si trova indifferentemente nelle due forme, con o senza il trattino di separazione.<br />
Funzionamento<br />
Per inviare un messaggio a tutti gli iscritti, è normalmente sufficente inviarlo ad uno speciale indirizzo e-mail, e il servizio provvede a diffonderlo a tutti i membri della lista. In questo modo, non è necessario conoscere gli indirizzi di tutti i membri per poter scrivere loro.<br />
L'iscrizione e la rimozione di un idirizzo dalla lista può essere effettuata manualmente dall'amministratore, o direttamente dai membri tramite procedure automatiche, via web o via posta elettronica.<br />
Una mailing list può avere un archivio dei messaggi accessibile via web.<br />
Configurazione<br />
Molti servizi di mailing list offrono numerose possibilità di configurazione.<br />
L'amministratore della mailing list è la persona (o il gruppo di persone) che è responsabile delle scelte di configurazione. Per alcune liste esiste anche la figura del moderatore, che è la persona (o il gruppo di persone) che è responsabile di decidere quali messaggi debbano essere inoltrati e quali no. In molti casi le due figure coincidono, ma non è necessariamente così.</div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=Software_hoarding&diff=15777Software hoarding2006-02-16T11:09:33Z<p>Capp1: </p>
<hr />
<div>{{stub}}</div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=Stallman_Richard&diff=15776Stallman Richard2006-02-16T11:07:57Z<p>Capp1: </p>
<hr />
<div>{{stub}}</div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=Creative_Commons_License&diff=15774Creative Commons License2006-02-16T11:05:30Z<p>Capp1: </p>
<hr />
<div>{{stub}}</div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=GNU_GPL&diff=15773GNU GPL2006-02-16T11:04:51Z<p>Capp1: </p>
<hr />
<div>{{stub}}</div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=Copyleft&diff=15636Copyleft2006-02-16T11:04:01Z<p>Capp1: </p>
<hr />
<div>In tempi recenti (2003), correnti di pensiero contrarie allo sfruttamento economico della creazione intellettuale, considerata patrimonio comune dell'umanità, e più ancora contrarie all'eccessivo (e per essi ingiustificato) arricchimento di soggetti terzi detentori di diritti sulle opere, ma non autori delle stesse, hanno sviluppato un opposto concetto che, tenendo conto di un doppio senso della lingua inglese (nella quale "right" significa sia "diritto" che "destra") hanno denominato copyleft (volendo la parola "left" dire "lasciato", participio passato di "leave", oppure "sinistra"). Attualmente, con l'avvento di [[internet]] e delle nuove tecnologie le leggi sul [[copyright]] sono sempre più severe e difficili da far rispettare. La tendenza è che la copia di opere coperte da diritti d'autore sia legittima se fatta senza scopo di lucro e ad uso privato, come avviene per le fotocopie dei libri contenuti nelle pubbliche biblioteche comunali, mentre sia illegittima se fatta a scopo di lucro, venduta in pubblico, come avviene per esempio per certa musica prodotta da certi imprenditori, senza aver pagato i diritti e venduta su certe bancarelle.<br />
<br />
L'espressione inglese copyleft, gioco di parole su [[copyright]], indica un tipo di licenza libera per la quale pur garantendo le libertà previste dalla definizione, vengono imposte delle restrizioni sul rilascio di opere derivate in modo tale da far sì che queste si mantengano sempre libere, generalmente sotto la stessa licenza dell'opera originale.<br />
<br />
Esempi di licenze copyleft per il software sono la [[GNU GPL]] e la [[GNU LGPL]], per altri ambiti le [[Creative Commons License]] con la clausola share alike.<br />
<br />
Storia<br />
<br />
Il concetto di [[copyleft]] nacque mentre [[Stallman Richard |Richard Stallman]] stava lavorando ad un interprete Lisp. Symbolisc chiese di poter utilizzare l'interprete Lisp e [[Stallman Richard |Stallman]] accettò di fornire loro una versione di pubblico dominio della sua opera. Symbolics estese e migliorò l'interprete Lisp, ma quando [[Stallman Richard |Stallman]] volle accedere ai miglioramenti che Symbolics aveva apportato al suo interprete, Symbolics rifiutò. Così [[Stallman Richard |Stallman]], nel 1984, iniziò a lavorare per sradicare questo tipo di comportamento, che chiamò [[software hoarding]].<br />
<br />
Dal momento che [[Stallman Richard |Stallman]] riteneva improbabile, a breve termine, eliminare le norme in materia di [[copyright]] e le ingiustizie che esse permettevano di compiere, decise di lavorare all'interno dell'ambito delle leggi vigenti e creò una sua propria licenza, la GNU General Public License ([[GNU GPL]]), la prima licenza di tipo copyleft. Per la prima volta il detentore del [[copyright]] poteva, se lo desiderava, assicurare che il massimo numero di diritti si trasferisse in maniera perpetua agli utenti del programma, a prescindere da quali modifiche sarebbero successivamente state apportate da chiunque al programma originale. Questo non garantiva diritti al pubblico in generale, solo a quelli che avevano già ricevuto il programma, ma era quanto di meglio si potesse fare con le leggi allora vigenti. Alla nuova licenza non era stata ancora data l'etichetta di licenza di tipo copyleft.<br />
<br />
<br />
Metodologie per il copyleft<br />
<br />
La pratica comune per raggiungere lo scopo di imporre la libertà di copia e distribuzione di una creazione o di un lavoro, compresi tutti i suoi derivati, è quella di distribuirlo con una licenza. Questa licenza deve avere delle norme che forniscano ad ogni possessore di una copia le seguenti possibilità:<br />
*utilizzo senza limitazioni<br />
*distribuzione di un numero di copie illimitato<br />
*modificazione senza limiti<br />
<br />
Queste tre libertà, in ogni caso, non assicurano che un lavoro derivato sarà distribuito sotto le stesse condizioni illimitate; per far si che il lavoro sia sotto licenza copyleft occorre che la licenza si assicuri che il possessore della copia derivata la possa distribuire solo con lo stesso tipo di licenza.<br />
<br />
<br />
Il termine copyleft, secondo alcune fonti, è venuto da un messaggio contenuto in Tiny BASIC, una versione distribuita liberamente del linguaggio BASIC scritta da Li-Chen Wang alla fine degli anni '70. Il listato dei programmi conteneva le frasi "@COPYLEFT" e "ALL WRONGS RESERVED" (TUTTI I TORTI RISERVATI), giochi di parole su "[[copyright]]" e "all rights reserved" (tutti i diritti riservati), frase comunemente usata nelle dichiarazioni di [[copyright]].<br />
<br />
[[Stallman Richard |Richard Stallman]] afferma che la parola viene da Don Hopkins, che definisce come una persona molto immaginosa, il quale gli mandò una lettera nel 1984 o 1985, nella quale era scritto: "Copyleft—all rights reversed." (Copyleft—tutti i diritti rovesciati)</div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=Copyleft&diff=10446Copyleft2006-02-16T11:02:38Z<p>Capp1: </p>
<hr />
<div>In tempi recenti (2003), correnti di pensiero contrarie allo sfruttamento economico della creazione intellettuale, considerata patrimonio comune dell'umanità, e più ancora contrarie all'eccessivo (e per essi ingiustificato) arricchimento di soggetti terzi detentori di diritti sulle opere, ma non autori delle stesse, hanno sviluppato un opposto concetto che, tenendo conto di un doppio senso della lingua inglese (nella quale "right" significa sia "diritto" che "destra") hanno denominato copyleft (volendo la parola "left" dire "lasciato", participio passato di "leave", oppure "sinistra"). Attualmente, con l'avvento di [[internet]] e delle nuove tecnologie le leggi sul [[copyright]] sono sempre più severe e difficili da far rispettare. La tendenza è che la copia di opere coperte da diritti d'autore sia legittima se fatta senza scopo di lucro e ad uso privato, come avviene per le fotocopie dei libri contenuti nelle pubbliche biblioteche comunali, mentre sia illegittima se fatta a scopo di lucro, venduta in pubblico, come avviene per esempio per certa musica prodotta da certi imprenditori, senza aver pagato i diritti e venduta su certe bancarelle.<br />
<br />
L'espressione inglese copyleft, gioco di parole su [[copyright]], indica un tipo di licenza libera per la quale pur garantendo le libertà previste dalla definizione, vengono imposte delle restrizioni sul rilascio di opere derivate in modo tale da far sì che queste si mantengano sempre libere, generalmente sotto la stessa licenza dell'opera originale.<br />
<br />
Esempi di licenze copyleft per il software sono la [[GNU GPL]] e la [[GNU LGPL]], per altri ambiti le [[Creative Commons License]] con la clausola share alike.<br />
<br />
Storia<br />
<br />
Il concetto di [[copyleft]] nacque mentre [[Stallman Richard |Richard Stallman]] stava lavorando ad un interprete Lisp. Symbolisc chiese di poter utilizzare l'interprete Lisp e [[Stallman Richard |Stallman]] accettò di fornire loro una versione di pubblico dominio della sua opera. Symbolics estese e migliorò l'interprete Lisp, ma quando [[Stallman Richard |Stallman]] volle accedere ai miglioramenti che Symbolics aveva apportato al suo interprete, Symbolics rifiutò. Così [[Stallman Richard |Stallman]], nel 1984, iniziò a lavorare per sradicare questo tipo di comportamento, che chiamò [[software hoarding]].<br />
<br />
Dal momento che [[Stallman Richard |Stallman]] riteneva improbabile, a breve termine, eliminare le norme in materia di [[copyright]] e le ingiustizie che esse permettevano di compiere, decise di lavorare all'interno dell'ambito delle leggi vigenti e creò una sua propria licenza, la GNU General Public License ([[GNU GPL]]), la prima licenza di tipo copyleft. Per la prima volta il detentore del [[copyright]] poteva, se lo desiderava, assicurare che il massimo numero di diritti si trasferisse in maniera perpetua agli utenti del programma, a prescindere da quali modifiche sarebbero successivamente state apportate da chiunque al programma originale. Questo non garantiva diritti al pubblico in generale, solo a quelli che avevano già ricevuto il programma, ma era quanto di meglio si potesse fare con le leggi allora vigenti. Alla nuova licenza non era stata ancora data l'etichetta di licenza di tipo copyleft.<br />
<br />
<br />
Metodologie per il copyleft<br />
<br />
La pratica comune per raggiungere lo scopo di imporre la libertà di copia e distribuzione di una creazione o di un lavoro, compresi tutti i suoi derivati, è quella di distribuirlo con una licenza. Questa licenza deve avere delle norme che forniscano ad ogni possessore di una copia le seguenti possibilità:<br />
<br />
1. utilizzo senza limitazioni<br />
2. distribuzione di un numero di copie illimitato<br />
3. modificazione senza limiti<br />
<br />
Queste tre libertà, in ogni caso, non assicurano che un lavoro derivato sarà distribuito sotto le stesse condizioni illimitate; per far si che il lavoro sia sotto licenza copyleft occorre che la licenza si assicuri che il possessore della copia derivata la possa distribuire solo con lo stesso tipo di licenza.<br />
<br />
<br />
Il termine copyleft, secondo alcune fonti, è venuto da un messaggio contenuto in Tiny BASIC, una versione distribuita liberamente del linguaggio BASIC scritta da Li-Chen Wang alla fine degli anni '70. Il listato dei programmi conteneva le frasi "@COPYLEFT" e "ALL WRONGS RESERVED" (TUTTI I TORTI RISERVATI), giochi di parole su "[[copyright]]" e "all rights reserved" (tutti i diritti riservati), frase comunemente usata nelle dichiarazioni di [[copyright]].<br />
<br />
[[Stallman Richard |Richard Stallman]] afferma che la parola viene da Don Hopkins, che definisce come una persona molto immaginosa, il quale gli mandò una lettera nel 1984 o 1985, nella quale era scritto: "Copyleft—all rights reversed." (Copyleft—tutti i diritti rovesciati)</div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=Copyright&diff=15593Copyright2006-02-16T10:54:36Z<p>Capp1: </p>
<hr />
<div></div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=Copyright&diff=10444Copyright2006-02-16T10:49:13Z<p>Capp1: </p>
<hr />
<div></div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=Copyright&diff=10443Copyright2006-02-16T10:46:22Z<p>Capp1: </p>
<hr />
<div></div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=Copyright&diff=10441Copyright2006-02-16T10:41:23Z<p>Capp1: </p>
<hr />
<div></div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=Sistemi_operativi&diff=15632Sistemi operativi2006-02-16T10:13:00Z<p>Capp1: </p>
<hr />
<div></div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=Sito_web&diff=15766Sito web2006-02-16T10:10:23Z<p>Capp1: </p>
<hr />
<div>{{stub}}</div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=File_sharing&diff=15635File sharing2006-02-16T10:09:30Z<p>Capp1: </p>
<hr />
<div>Il file sharing è la condivisione di file all'interno di una rete comune. Può avvenire attraverso una rete con struttura client-server(applicazione di rete nel quale un computer client si connette direttamente ad una server application o ad un sistema di database) oppure peer-to-peer(quella che prenderemo in analisi).<br />
<br />
Per peer-to-peer (P2P) si intende una rete di computer o qualsiasi rete che non possiede client o server fissi, ma un numero di nodi equivalenti (peer, appunto) che fungono sia da client che da server verso altri nodi della rete.<br />
<br />
Questo modello di rete è l'antitesi dell'architettura client-server. Mediante questa configurazione qualsiasi nodo è in grado di avviare o completare una transazione. I nodi equivalenti possono differire nella configurazione locale, nella velocità di elaborazione, nella ampiezza di banda e nella quantità di dati memorizzati. L'esempio classico di P2P è la rete per la condivisione di file (File sharing).<br />
<br />
Le più famose reti di peer-to-peer sono: Gnutella, Napster, eDonkey, WinMX.<br />
Alcune reti e canali, come per esempio Napster, OpenNap o IRC usano il modello client-server per alcuni compiti ( per esempio la ricerca ) e il modello peer-to-peer per tutti gli altri. Reti come Gnutella o Freenet, vengono definite come il vero modello di rete peer-to-peer in quanto utilizzano una struttura peer-to-peer per tutti i tipi di transazione.<br />
<br />
Quando il termine peer-to-peer venne utilizzato per descrivere la rete Napster, implicava che la natura a file condivisi del protocollo fosse la cosa più importante, ma in realtà la grande conquista di Napster fu quella di mettere tutti i computer collegati sullo stesso piano. Il protocollo "peer" era il modo giusto per realizzarlo.<br />
<br />
tipi di file maggiormente condivisi in questa rete sono gli mp3, o file musicali, e i DivX i file contenenti i film. Questo ha portato molti, soprattutto le compagnie discografiche e i media, ad affermare che queste reti sarebbero potute diventare una minaccia contro i loro interessi e il loro modello industriale. Di conseguenza il peer-to-peer divenne il bersaglio legale delle organizzazioni che riuniscono queste aziende, come la RIAA (Recording Industry Association of America). Per esempio il servizio di Napster venne chiuso da una causa intentata dalla RIAA.<br />
Da quel momento in poi le reti "peer-to-peer" si espansero sempre di più, si adattarono velocemente alla situazione e divennero tecnologicamente più difficili da smantellare, spostando l'obiettivo delle major sugli utenti. Qualcuno ha cominciato ad affermare che queste reti potevano diventare un modo per consentire a malintenzionati di nascondere la propria identità.<br />
<br />
==eMule==<br />
<br />
eMule è un client Windows per il network eDonkey sviluppato in C++. È open source, ha una piacevole interfaccia grafica ed una vasta comunità di utenti, con tante possibilità di supporto. <br />
Nasce nell'estate 2002 per iniziativa di un programmatore tedesco (Merkur) e si afferma rapidamente come client di punta sulla rete, grazie alle sue caratteristiche innovative rispetto ai client già presenti sulla rete eDonkey.<br />
Il client eMule detiene circa l'80/85% (cifra indicativa) del network eDonkey ed al pari della rete sulla quale opera è diffuso principalmente in Europa; oltre al protocollo tradizionale impiegato da tutti i client della rete usa un protocollo "esteso", usato dalle funzioni avanzate che altri non supportano.<br />
Per altre piattaforme, come Linux, Solaris e Mac OS X esiste un software analogo, aMule.<br />
<br />
== Comunità e Collegamenti esterni==<br />
<br />
=== [[Sito web|Siti]] ===<br />
* [http://www.peertal.com Peertal] - Peertal è un sito completo, frequentemente aggiornato sul P2P da un punto di vista puramente tecnico. Utilizza un motore weblog del tipo [[Slashdot]] chiamato [[PHP-Nuke]]. Raccoglie contenuti [[infoAnarchici|InfoAnarchy]].<br />
* [[Zeropaid.com]] – Pubblica argomenti di file-sharing riguardanti la creazione di nuovi client con statistiche dei client per popolarità, dimensione , piattaforme, e altro. <br />
* [[Slyck.com]] – Anche questo sito pubblica argomenti sul file-sharing analoghi al precedente.<br />
* [http://www.dmusic.com/ Dimension Music] - Dimension è una buona sorgente di notizie sulla musica digitale e il file sharing in generale.<br />
* [http://www.gnutellanews.com GnutellaNews] – Sito di notizie sul client [[Gnutella]] e in generale sul P2P. Parte di [http://www.dmusic.com/ Dimension Music].<br />
* [http://www.gnutella.co.uk Gnutella.co.uk] - Un sito frequentemente aggiornato di notizie sul client [[Gnutella]] . Se si vuole il più recente aggiornamento di Gnutella questo è il sito adatto.<br />
* [http://www.openp2p.com/ OpenP2P] - O'Reilly's Peer-to-Peer. Questo sito raccoglie notizie e dissertazioni da un punto di vista dei programmatori e commercianti.<br />
* [http://wmf.editthispage.com/ Hack the Planet] – Commenti e illustrazioni sul P2P e relative pubblicazioni sui [[weblog]].<br />
* [http://www.vivahx.com/ Viva HX!] – Tutte le [[Hotline]] e le domande sul P2P.<br />
* [[ShareReactor]] – Un sito Web che vi aiuta a confermare il download di file pubblici dal [[Multisource File Transfer Protocol]] utilizzato da programmi come [[Edonkey2000]] and [[eMule]].<br />
* [http://sharelive.com Sharelive.com] – Un sito Web che vi aiuta a scaricare files da reti multiple di comunicazione. <br />
* [http://www.mac-p2p.com/ Peer to Peer guide for the Mac] una guida P2P per client orientati a Mac[[OS X]]. <br />
* [http://fileshareworld.com/fileexchange2.shtml Music Target] - [[List]] of clients file-sharing.<br />
* [[InfoAnarchy]] - File Sharing / Anonymity Tools – Recensioni e forums.<br />
<br />
=== [[Mailing list]]s ===<br />
[http://groups.yahoo.com/group/decentralization decentralization - Implications of the end-to-end principle] – Una mailing list esclusivamente dedicata all'architettura dei sistemi P2P molto frequentata e piena di ottime idee. Fondata da Lucas Gonze, è frequentata da esperti di alto profilo del campo del P2P. Venne aperta dal Luglio 2000 e attualmente è attiva. <br />
* [http://groups.yahoo.com/group/the_gdf/ The GDF] – Questo è il forum e gruppo di discussione dei programmatori del [[protocollo]] [[Gnutella]].È il sito più importante della rete [[Gnutella]]. <br />
* [http://zgp.org/mailman/listinfo/p2p-hackers/ P2P Hackers] – Una mailing list generale che si occupa di sviluppo software dei peer-to-peer. <br />
<br />
=== [[Newsgroup]]s ===<br />
<br />
* news://alt.gnutella<br />
* news://alt.internet.p2p<br />
* news://franklin.oit.unc.edu/bluesky</div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=File_sharing&diff=10423File sharing2006-02-16T10:06:39Z<p>Capp1: </p>
<hr />
<div>Il file sharing è la condivisione di file all'interno di una rete comune. Può avvenire attraverso una rete con struttura client-server(applicazione di rete nel quale un computer client si connette direttamente ad una server application o ad un sistema di database) oppure peer-to-peer(quella che prenderemo in analisi).<br />
<br />
Per peer-to-peer (P2P) si intende una rete di computer o qualsiasi rete che non possiede client o server fissi, ma un numero di nodi equivalenti (peer, appunto) che fungono sia da client che da server verso altri nodi della rete.<br />
<br />
Questo modello di rete è l'antitesi dell'architettura client-server. Mediante questa configurazione qualsiasi nodo è in grado di avviare o completare una transazione. I nodi equivalenti possono differire nella configurazione locale, nella velocità di elaborazione, nella ampiezza di banda e nella quantità di dati memorizzati. L'esempio classico di P2P è la rete per la condivisione di file (File sharing).<br />
<br />
Le più famose reti di peer-to-peer sono: Gnutella, Napster, eDonkey, WinMX.<br />
Alcune reti e canali, come per esempio Napster, OpenNap o IRC usano il modello client-server per alcuni compiti ( per esempio la ricerca ) e il modello peer-to-peer per tutti gli altri. Reti come Gnutella o Freenet, vengono definite come il vero modello di rete peer-to-peer in quanto utilizzano una struttura peer-to-peer per tutti i tipi di transazione.<br />
<br />
Quando il termine peer-to-peer venne utilizzato per descrivere la rete Napster, implicava che la natura a file condivisi del protocollo fosse la cosa più importante, ma in realtà la grande conquista di Napster fu quella di mettere tutti i computer collegati sullo stesso piano. Il protocollo "peer" era il modo giusto per realizzarlo.<br />
<br />
tipi di file maggiormente condivisi in questa rete sono gli mp3, o file musicali, e i DivX i file contenenti i film. Questo ha portato molti, soprattutto le compagnie discografiche e i media, ad affermare che queste reti sarebbero potute diventare una minaccia contro i loro interessi e il loro modello industriale. Di conseguenza il peer-to-peer divenne il bersaglio legale delle organizzazioni che riuniscono queste aziende, come la RIAA (Recording Industry Association of America). Per esempio il servizio di Napster venne chiuso da una causa intentata dalla RIAA.<br />
Da quel momento in poi le reti "peer-to-peer" si espansero sempre di più, si adattarono velocemente alla situazione e divennero tecnologicamente più difficili da smantellare, spostando l'obiettivo delle major sugli utenti. Qualcuno ha cominciato ad affermare che queste reti potevano diventare un modo per consentire a malintenzionati di nascondere la propria identità.<br />
<br />
==eMule==<br />
<br />
eMule è un client Windows per il network eDonkey sviluppato in C++. È open source, ha una piacevole interfaccia grafica ed una vasta comunità di utenti, con tante possibilità di supporto. <br />
Nasce nell'estate 2002 per iniziativa di un programmatore tedesco (Merkur) e si afferma rapidamente come client di punta sulla rete, grazie alle sue caratteristiche innovative rispetto ai client già presenti sulla rete eDonkey.<br />
Il client eMule detiene circa l'80/85% (cifra indicativa) del network eDonkey ed al pari della rete sulla quale opera è diffuso principalmente in Europa; oltre al protocollo tradizionale impiegato da tutti i client della rete usa un protocollo "esteso", usato dalle funzioni avanzate che altri non supportano.<br />
Per altre piattaforme, come Linux, Solaris e Mac OS X esiste un software analogo, aMule.<br />
<br />
== Comunità e Collegamenti esterni==<br />
<br />
=== [[Sito web|Siti]] ===<br />
* [http://www.peertal.com Peertal] - Peertal è un sito completo, frequentemente aggiornato sul P2P da un punto di vista puramente tecnico. Utilizza un motore weblog del tipo [[Slashdot]] chiamato [[PHP-Nuke]]. Raccoglie contenuti [[infoAnarchici|InfoAnarchy]].<br />
* [[Zeropaid.com]] – Pubblica argomenti di file-sharing riguardanti la creazione di nuovi client con statistiche dei client per popolarità, dimensione , [[piattaforme]], e altro. <br />
* [[Slyck.com]] – Anche questo sito pubblica argomenti sul file-sharing analoghi al precedente.<br />
* [http://www.dmusic.com/ Dimension Music] - Dimension è una buona sorgente di notizie sulla musica digitale e il file sharing in generale.<br />
* [http://www.gnutellanews.com GnutellaNews] – Sito di notizie sul client [[Gnutella]] e in generale sul P2P. Parte di [http://www.dmusic.com/ Dimension Music].<br />
* [http://www.gnutella.co.uk Gnutella.co.uk] - Un sito frequentemente aggiornato di notizie sul client [[Gnutella]] . Se si vuole il più recente aggiornamento di Gnutella questo è il sito adatto.<br />
* [http://www.openp2p.com/ OpenP2P] - O'Reilly's [[Peer-to-Peer]]. Questo sito raccoglie notizie e dissertazioni da un punto di vista dei programmatori e commercianti.<br />
* [http://wmf.editthispage.com/ Hack the Planet] – Commenti e illustrazioni sul P2P e relative pubblicazioni sui [[weblog]].<br />
* [http://www.vivahx.com/ Viva HX!] – Tutte le [[Hotline]] e le domande sul P2P.<br />
* [[ShareReactor]] – Un sito Web che vi aiuta a confermare il download di file pubblici dal [[Multisource File Transfer Protocol]] utilizzato da programmi come [[Edonkey2000]] and [[eMule]].<br />
* [http://sharelive.com Sharelive.com] – Un sito Web che vi aiuta a scaricare files da reti multiple di comunicazione. <br />
* [http://www.mac-p2p.com/ Peer to Peer guide for the Mac] una guida P2P per client orientati a Mac[[OS X]]. <br />
* [http://fileshareworld.com/fileexchange2.shtml Music Target] - [[List]] of clients file-sharing.<br />
* [[InfoAnarchy]] - File Sharing / Anonymity Tools – Recensioni e forums.<br />
<br />
=== [[Mailing list]]s ===<br />
[http://groups.yahoo.com/group/decentralization decentralization - Implications of the end-to-end principle] – Una mailing list esclusivamente dedicata all'architettura dei sistemi P2P molto frequentata e piena di ottime idee. Fondata da Lucas Gonze, è frequentata da esperti di alto profilo del campo del P2P. Venne aperta dal Luglio 2000 e attualmente è attiva. <br />
* [http://groups.yahoo.com/group/the_gdf/ The GDF] – Questo è il forum e gruppo di discussione dei programmatori del [[protocollo]] [[Gnutella]].È il sito più importante della rete [[Gnutella]]. <br />
* [http://zgp.org/mailman/listinfo/p2p-hackers/ P2P Hackers] – Una mailing list generale che si occupa di sviluppo software dei peer-to-peer. <br />
<br />
=== [[Newsgroup]]s ===<br />
<br />
* news://alt.gnutella<br />
* news://alt.internet.p2p<br />
* news://franklin.oit.unc.edu/bluesky</div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=File_sharing&diff=10421File sharing2006-02-16T10:03:41Z<p>Capp1: </p>
<hr />
<div>Il file sharing è la condivisione di file all'interno di una rete comune. Può avvenire attraverso una rete con struttura client-server(applicazione di rete nel quale un computer client si connette direttamente ad una server application o ad un sistema di database) oppure peer-to-peer(quella che prenderemo in analisi).<br />
<br />
Per peer-to-peer (P2P) si intende una rete di computer o qualsiasi rete che non possiede client o server fissi, ma un numero di nodi equivalenti (peer, appunto) che fungono sia da client che da server verso altri nodi della rete.<br />
<br />
Questo modello di rete è l'antitesi dell'architettura client-server. Mediante questa configurazione qualsiasi nodo è in grado di avviare o completare una transazione. I nodi equivalenti possono differire nella configurazione locale, nella velocità di elaborazione, nella ampiezza di banda e nella quantità di dati memorizzati. L'esempio classico di P2P è la rete per la condivisione di file (File sharing).<br />
<br />
Le più famose reti di peer-to-peer sono: Gnutella, Napster, eDonkey, WinMX.<br />
Alcune reti e canali, come per esempio Napster, OpenNap o IRC usano il modello client-server per alcuni compiti ( per esempio la ricerca ) e il modello peer-to-peer per tutti gli altri. Reti come Gnutella o Freenet, vengono definite come il vero modello di rete peer-to-peer in quanto utilizzano una struttura peer-to-peer per tutti i tipi di transazione.<br />
<br />
Quando il termine peer-to-peer venne utilizzato per descrivere la rete Napster, implicava che la natura a file condivisi del protocollo fosse la cosa più importante, ma in realtà la grande conquista di Napster fu quella di mettere tutti i computer collegati sullo stesso piano. Il protocollo "peer" era il modo giusto per realizzarlo.<br />
<br />
tipi di file maggiormente condivisi in questa rete sono gli mp3, o file musicali, e i DivX i file contenenti i film. Questo ha portato molti, soprattutto le compagnie discografiche e i media, ad affermare che queste reti sarebbero potute diventare una minaccia contro i loro interessi e il loro modello industriale. Di conseguenza il peer-to-peer divenne il bersaglio legale delle organizzazioni che riuniscono queste aziende, come la RIAA (Recording Industry Association of America). Per esempio il servizio di Napster venne chiuso da una causa intentata dalla RIAA.<br />
Da quel momento in poi le reti "peer-to-peer" si espansero sempre di più, si adattarono velocemente alla situazione e divennero tecnologicamente più difficili da smantellare, spostando l'obiettivo delle major sugli utenti. Qualcuno ha cominciato ad affermare che queste reti potevano diventare un modo per consentire a malintenzionati di nascondere la propria identità.<br />
<br />
eMule<br />
<br />
eMule è un client Windows per il network eDonkey sviluppato in C++. È open source, ha una piacevole interfaccia grafica ed una vasta comunità di utenti, con tante possibilità di supporto. <br />
Nasce nell'estate 2002 per iniziativa di un programmatore tedesco (Merkur) e si afferma rapidamente come client di punta sulla rete, grazie alle sue caratteristiche innovative rispetto ai client già presenti sulla rete eDonkey.<br />
Il client eMule detiene circa l'80/85% (cifra indicativa) del network eDonkey ed al pari della rete sulla quale opera è diffuso principalmente in Europa; oltre al protocollo tradizionale impiegato da tutti i client della rete usa un protocollo "esteso", usato dalle funzioni avanzate che altri non supportano.<br />
Per altre piattaforme, come Linux, Solaris e Mac OS X esiste un software analogo, aMule.<br />
<br />
== Comunità e Collegamenti esterni==<br />
<br />
=== [[Sito web|Siti]] ===<br />
* [http://www.peertal.com Peertal] - Peertal è un sito completo, frequentemente aggiornato sul P2P da un punto di vista puramente tecnico. Utilizza un motore weblog del tipo [[Slashdot]] chiamato [[PHP-Nuke]]. Raccoglie contenuti [[infoAnarchici|InfoAnarchy]].<br />
* [[Zeropaid.com]] – Pubblica argomenti di file-sharing riguardanti la creazione di nuovi client con statistiche dei client per popolarità, dimensione , [[piattaforme]], e altro. <br />
* [[Slyck.com]] – Anche questo sito pubblica argomenti sul file-sharing analoghi al precedente.<br />
* [http://www.dmusic.com/ Dimension Music] - Dimension è una buona sorgente di notizie sulla musica digitale e il file sharing in generale.<br />
* [http://www.gnutellanews.com GnutellaNews] – Sito di notizie sul client [[Gnutella]] e in generale sul P2P. Parte di [http://www.dmusic.com/ Dimension Music].<br />
* [http://www.gnutella.co.uk Gnutella.co.uk] - Un sito frequentemente aggiornato di notizie sul client [[Gnutella]] . Se si vuole il più recente aggiornamento di Gnutella questo è il sito adatto.<br />
* [http://www.openp2p.com/ OpenP2P] - O'Reilly's [[Peer-to-Peer]]. Questo sito raccoglie notizie e dissertazioni da un punto di vista dei programmatori e commercianti.<br />
* [http://wmf.editthispage.com/ Hack the Planet] – Commenti e illustrazioni sul P2P e relative pubblicazioni sui [[weblog]].<br />
* [http://www.vivahx.com/ Viva HX!] – Tutte le [[Hotline]] e le domande sul P2P.<br />
* [[ShareReactor]] – Un sito Web che vi aiuta a confermare il download di file pubblici dal [[Multisource File Transfer Protocol]] utilizzato da programmi come [[Edonkey2000]] and [[eMule]].<br />
* [http://sharelive.com Sharelive.com] – Un sito Web che vi aiuta a scaricare files da reti multiple di comunicazione. <br />
* [http://www.mac-p2p.com/ Peer to Peer guide for the Mac] una guida P2P per client orientati a Mac[[OS X]]. <br />
* [http://fileshareworld.com/fileexchange2.shtml Music Target] - [[List]] of clients file-sharing.<br />
* [[InfoAnarchy]] - File Sharing / Anonymity Tools – Recensioni e forums.<br />
<br />
=== [[Mailing list]]s ===<br />
[http://groups.yahoo.com/group/decentralization decentralization - Implications of the end-to-end principle] – Una mailing list esclusivamente dedicata all'architettura dei sistemi P2P molto frequentata e piena di ottime idee. Fondata da Lucas Gonze, è frequentata da esperti di alto profilo del campo del P2P. Venne aperta dal Luglio 2000 e attualmente è attiva. <br />
* [http://groups.yahoo.com/group/the_gdf/ The GDF] – Questo è il forum e gruppo di discussione dei programmatori del [[protocollo]] [[Gnutella]].È il sito più importante della rete [[Gnutella]]. <br />
* [http://zgp.org/mailman/listinfo/p2p-hackers/ P2P Hackers] – Una mailing list generale che si occupa di sviluppo software dei peer-to-peer. <br />
<br />
=== [[Newsgroup]]s ===<br />
<br />
* news://alt.gnutella<br />
* news://alt.internet.p2p<br />
* news://franklin.oit.unc.edu/bluesky</div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=Fotografia&diff=15633Fotografia2006-02-16T09:59:44Z<p>Capp1: </p>
<hr />
<div>Un’altra grande rivoluzione che rende l’opera d’arte ancor più immateriale è l’invenzione della fotografia.<br />
Anche in questo caso è proprio il testo di Benjamin a fornirci una descrizione di quelli che furono gli atteggiamenti nei confronti del medium fotografia, con teorici dell’arte che si dividono tra reazionari ed entusiasti. Questi ultimi sostennero che la fotografia liberava la pittura dai suoi vincoli illustrativi e rappresentativi della realtà.<br />
Gli stessi pittori, (gli impressionisti furono i primi ad amarla), ne fecero un uso importante in quanto potevano fotografare i loro soggetti creando dei veri e propri set, e poi riprodurli nelle loro tele.<br />
E’ comunque con l’avvento e l’uso dei rullini fotografici che la fotografia può essere considerata la prima forma d’arte di massa.<br />
<br />
==Note storiche sulla fotografia==<br />
L'invenzione della fotografia, risalente alla prima metà del XIX secolo, rivoluzionò la riproduzione della realtà. Infatti, prima di questo avvenimento, non si potevano riprodurre oggettivamente sembianze di persone, cose o paesaggi.<br />
<br />
L’invenzione nacque dalla complementarietà dei risultati acquisiti i sia nel campo dell'ottica, con lo studio della camera oscura, sia in quello della chimica, con gli effetti delle sostanze fotosensibili. La prima camera oscura fu concretizzata molto prima che si trovassero delle tecniche per realizzare con mezzi chimici l'immagine da essa prodotta; le prime sperimentazioni per la fotografia si ebbero con Niepce, a cui se ne attribuisce l'invenzione.<br />
<br />
Nel 1813 egli perfezionò le tecniche litografiche e da ricerche si interessò per la registrazione diretta di immagini sulla lastra litografica, trascurando il ricorso all’incisore.<br />
<br />
In collaborazione con il fratello Claude, Niepce studiò la sensibilità alla luce del cloruro d'argento e nel 1816 ottenne la sua prima immagine fotografica (riproducente un angolo della stanza di lavoro) utilizzando un foglio di carta sensibilizzato, probabilmente, con cloruro d'argento.<br />
<br />
L'immagine, tuttavia, non si fissò completamente, per cui Niepce fu costretto a provare la sensibilità alla luce di numerose altre sostanze, prendendo in considerazione anche il bitume di Giudea che possiede la proprietà di divenire insolubile in olio di lavanda, in seguito a esposizione alla luce.<br />
<br />
[[Niépce Joseph Nicéphore |J.N.Niépce]]: Vista della camera a Le Gras, 1826. Il tempo d'esposizione di 8 ore causa l'impressione che gli edifici siano illuminati dal sole sia da destra sia da sinistra. Il primo successo con la nuova sostanza fotosensibile risale al 1822, con la riproduzione su vetro di un'incisione che raffigurava papa Pio VII. La riproduzione andò però distrutta qualche tempo dopo e la più antica immagine oggi esistente è una di quelle che Niepce ottenne nel 1824, utilizzando una camera oscura nella quale l'obiettivo era una lente biconvessa, dotata di diaframma e di un rudimentale sistema di messa a fuoco. Alle immagini così ottenute Niepce diede il nome di eliografie.<br />
<br />
Nel 1829 egli fondò con [[Daguerre Louis |Louis Daguerre]], già noto per il suo diorama, una società per lo sviluppo delle tecniche fotografiche. Nel 1839 il fisico Domenico Francesco Arago presentò all' Accademia delle Scienze di Parigi un procedimento messo a punto da Daguerre, che venne chiamato dagherrotipia; la notizia suscitò l'interesse di William Fox Talbot, che dal 1835 sperimentava un procedimento fotografico denominato calotipia, e di J. F. Herschel, il quale sperimentava un procedimento su carta sensibilizzata con sali d'argento, utilizzando un fissaggio a base di tiosolfato sodico.<br />
<br />
In questo stesso periodo, a Parigi, H. Bayard ideò un procedimento originale che faceva uso di un negativo su carta sensibilizzata con ioduro d'argento, dal quale si otteneva successivamente una copia positiva. Bayard fu però invitato, per evitare una concorrenza diretta con Daguerre, a desistere dalla continuazione degli esperimenti.<br />
<br />
Lo sviluppo della dagherrotipia fu favorito anche dalla costruzione di apparecchi speciali muniti di un obiettivo a menisco acromatico messo a punto nel 1829 da C. L. Chevalier. Tra il 1840 e il 1870 circa si ebbero numerosi perfezionamenti dei processi e dei materiali fotograficiprocedimento al collodio che si diffuse al posto della dagherrotipia e della callotipia. <br />
Tra il 1851 e il 1852 vennero introdotte l' ambrotipia e la ferrotipia, procedimenti con cui si ottenevano dei positivi apparenti incollando un negativo su lastra di vetro sopra un supporto di carta o panno neri oppure di metallo brunito; <br />
nel 1857 comparve il primo ingranditore a luce solare a opera di J. J. Woodward; <br />
nel 1859 R. Bunsen e H. E. Roscoe realizzarono le prime istantanee con lampo al magnesio. Le prime immagini a colori per sintesi additiva si devono a J. C. Maxwell (1861), mentre L. Ducos du Hauron ottenne le prime immagini a colori mediante sintesi sottrattiva (1869) e R. L. Maddox introdusse un'importante innovazione: le lastre con gelatina animale come legante. <br />
Infine, nel 1873 H. Vogel scoprì il principio della sensibilizzazione cromatica e realizzò le prime lastre ortocromatiche.<br />
<br />
==Perfezionamento di tecnologie e materiali==<br />
Dopo queste invenzioni, che possono essere considerate le basi della fotografia, le ricerche si indirizzarono al perfezionamento dei materiali sensibili, dei procedimenti di sviluppo e degli strumenti ottici. Tra le innovazioni più importanti si ricordano l'introduzione degli apparecchi fotografici portatili (1880) e delle pellicole in rullo con supporto in celluloide, realizzate per la prima volta da G. Eastman nel 1889.<br />
<br />
Nel 1890 F. Hurter e V. C. Driffield iniziarono lo studio sistematico della sensibilità alla luce delle emulsioni, dando origine alla sensitometria. Un considerevole miglioramento delle prestazioni degli obiettivi si ebbe nel 1893, quando H. D. Taylor introdusse un obiettivo anastigmatico (tripletto di Cooke) con sole tre lenti non collate; tale obiettivo fu perfezionato da P. Rudolph nel 1902 con l'introduzione di un elemento posteriore collato e venne prodotto l'anno dopo dalla Zeiss, con il nome di tessar.<br />
<br />
Altri progressi si ebbero con l'introduzione del sistema reflex (1928) e degli strati antiriflesso sulle superfici esterne delle lenti (che migliorarono enormemente la trasmissione tra aria e vetro e il contrasto degli obiettivi) e con il processo Polaroid in bianco e nero (che permetteva di ottenere in pochi secondi una copia positiva, utilizzando un apparecchio e una pellicola speciali), introdotto nel 1948 da E. H. Land e successivamente esteso al colore.<br />
<br />
Con gli anni Sessanta con gli esposimetri incorporati nelle macchine fotografiche ebbe inizio l'epoca degli automatismi: l'evoluzione tecnologica in tale campo fu tale che alla fine degli anni Ottanta, con la miniaturizzazione dei circuiti elettronici, la messa a fuoco e l'esposizione erano completamente automatiche; inoltre micromotori provvedono al caricamento della pellicola, al suo avanzamento dopo ogni scatto, e al riavvolgimento nel caricatore al termine dell'uso .<br />
<br />
Negli anni Ottanta entrarono in produzione macchine per la fotografia digitale che al posto della pellicola avevano un CCD (Charge Coupled Device), lo stesso elemento sensibile delle videocamere.<br />
<br />
Questo componente era in grado di analizzare l'intensità luminosa e il colore dei vari punti che costituiscono l'immagine e di trasformarli in segnali elettrici che venivano poi registrati su un supporto magnetico (nastro o disco) che poteva contenere alcune decine di immagini. L'immagine registrata poteva essere immediatamente rivista su un monitor, stampata da un'apposita stampante, o spedita, via cavo o via etere, a qualsiasi distanza.<br />
<br />
==Fotografia e arte==<br />
L’invenzione della fotografia sembrò segnare la fine della pittura. Infatti diversi pittori trasformarono infatti i loro studi in ateliers fotografici e gli stessi principali inventori della fotografia nutrivano precisi interessi per la pittura, a conferma della tesi di Nadar (1820-1910), colui che per le sue immagini vellutate si vide regalare il titolo di "Tiziano della fotografia", il quale scrisse che l'industria fotografica costituiva il rifugio di pittori mancati e pigri.<br />
<br />
La prima forma di fotografia, come la conosciamo noi oggi, si ebbe con il dagherrotipo. In un tempo relativamente breve però, questo passò il testimone alle fotografie stampate su carta albuminata. Queste stampe venivano incollate su cartoncini di formato 10x6 cm e si chiamavano cartes de visite (cdv), il formato fu inventato da Disderi un fotografo francese. I prezzi (rispetto ad un dagherrotipo) calarono notevolmente e per giocoforza si creò il boom delle cdv. Oramai moltissimi potevano farsi ritrarre nei moltissimi atelier che avevano invaso tutto il mondo moderno. Il formato cdv venne sorpassato dal formato cabinet (o gabinetto in italiano) di dimensioni 16x10,5 cm. Altri formati nacquero a vista d'occhio, ma questi furono i più duraturi nel tempo, si produssero cdv e cabinet fino al primo decennio del 1900. Alcuni tra gli atelier più famosi in Europa: Disderi, Nadar, Reutlinger in Francia; Angerer in Austria; Brogi, Alinari in Italia; Esplugas, fotog. Napoleon in Spagna.<br />
<br />
Lo stesso chimico J.N. Niépce era interessato al perfezionamento della litografia e cercava nella fotografia un mezzo per supplire alle sue deficienze come incisore. Daguerre era un pittore e sperava che la fotografia lo sollevasse dalle fatiche necessarie per la realizzazione dei quadri per il suo diorama. W. H. F. Talbot era un disegnatore dilettante, conscio dei suoi limiti, che vedeva nella fotografia un mezzo per realizzare immagini decorose al posto dei disegni decisamente sciatti che egli otteneva a mezzo di una camera oscura. In effetti le stesse limitazioni delle prime tecniche fotografiche suggerivano naturalmente i campi di applicazione propri della pittura.<br />
<br />
Solo pochi fotografi, la cui importanza venne riconosciuta molto più tardi, compresero le reali possibilità della fotografia come forma di documentazione. Ricordiamo i reportage sulla guerra di Crimea di James Robertson e Roger Fenton, le immagini del conte P. Primoli sulle battaglie al tempo della Repubblica Romana, quelle della guerra di secessione di Matthew Brady e Timothy O'Sullivan, intorno agli anni 1865 e 1870, e quelle di Eugène Atget, cronista della vita quotidiana a Parigi.<br />
<br />
== Collegamenti esterni ==<br />
<br />
*[http://www.fiaf-net.it/index.html F.I.A.F. Federazione Italiana Associazioni Fotografiche]<br />
*[http://www.nci-news.135.it N.C.I. NEWS - Organo Ufficiale Diffusione Arte Fotografica]<br />
*[http://www.photography01.com/store/books/2020/5/1/ Selezione dei libri sulla fotografia ]<br />
*[http://www.grupponamias.com/ Antiche tecniche fotografiche]<br />
*[http://www.fotografi.org/ Associazione Nazionale Fotografi Professionisti TAU VISUAL]<br />
*[http://www.wildlife-photo.org/ Fotographia degli uccelli della fauna selvatica, animali]<br />
*[[Newsgroup]] in lingua italiana:<br />
**[http://groups.google.com/group/it.arti.fotografia/ Google Gruppi - it.arti.fotografia]<br />
**[http://groups.google.com/group/it.arti.fotografia.digitale/ Google Gruppi - it.arti.fotografia.digitale]<br />
**[http://groups.google.com/group/it.arti.fotografia.segnalazioni/ Google Gruppi - it.arti.fotografia.segnalazioni]<br />
**[http://it.groups.yahoo.com/group/PHOTO-STUDIUM_by_emilio_de_tullio/ Lista di dialogo PHOTO-STUDIUM]</div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=Voice_over_IP&diff=15761Voice over IP2006-02-16T09:46:38Z<p>Capp1: </p>
<hr />
<div>{{stub}}</div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=Modem&diff=15760Modem2006-02-16T09:46:15Z<p>Capp1: </p>
<hr />
<div>{{stub}}</div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=Fax&diff=15759Fax2006-02-16T09:45:30Z<p>Capp1: </p>
<hr />
<div>{{stub}}</div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=ADSL&diff=15758ADSL2006-02-16T09:45:04Z<p>Capp1: </p>
<hr />
<div>{{stub}}</div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=Telefono&diff=15629Telefono2006-02-16T09:44:19Z<p>Capp1: </p>
<hr />
<div>Il telefono è un’invenzione fondamentale perchè permette lo scambio di informazioni in tempo reale e in tutto il mondo. La nostra voce viene trasportata annullando lo spazio e il tempo, come non era mai successo nella storia dell’umanità. L’invenzione del telefono è stata sicuramente sottovalutata se pensiamo che oggi è proprio la rete telefonica la struttura che permette l’interconnessione planetaria dei computer che ci proietta verso le prospettive future più affascinanti: il mondo virtuale, la conoscenza assoluta in tempo reale, il campo di battaglia dove combattere per una democrazia perfetta e non rappresentata.<br />
<br />
==Storia==<br />
Possiamo attribuire l’invenzione del telefono ad Antonio Meucci, che dopo più di cent’anni di controversie sul brevetto viene riconosciuto dall’autorità americana come suo unico inventore nel 1860.<br />
Le primissime implementazioni del telefono erano basate sul trasporto del suono attraverso l'aria, piuttosto che tramite segnali elettrici generati dalla voce. Secondo una lettera pubblicata sulla Gazzetta di Pechino, nel 968, l'inventore cinese Kung-Foo-Whing inventò il thumtsein, che trasportava la voce attraverso dei tubi. Anche i primi esperimenti di Meucci ed altri, usavano questo sistema.<br />
La prima telefonata transatlantica avvenne tra New York e Londra, il 7 gennaio 1927.<br />
<br />
==Cavo e telefonia fissa==<br />
Le linee telefoniche fisse sono composte da cavi in rame che formano un circuito tra l'abbonato e l'interfaccia con la linea dell'abbonato.<br />
Il doppino in rame è attorcigliato per aumentarne la schermatura verso i disturbi e porta una tensione di alimentazione in corrente continua sufficiente per fornire alimentazione ai dispositivi telefonici dal lato utente. L'alimentazione sui circuiti di telefonia è generalmente ridondante, in modo da garantire il più possibile che in caso di mancanza di corrente elettrica il telefono possa funzionare ugualmente.<br />
Una linea consiste in una specifica connessione tra l'utente e la centrale telefonica locale. I circuiti che permettono le connessioni tra gli armadi e le centrali, e tra le varie centrali possono essere analogici o digitali, su rame, ponte radio o fibra ottica.<br />
<br />
==Telefonia mobile==<br />
Il sistema di telefonia mobile moderno è caratterizzato da una struttura basata sull'uso di celle, ed è conosciuto infatti come telefonia cellulare. Le onde radio sono utilizzate per instaurare una comunicazione tra l'apparecchio, che comunemente chiamiamo telefonino e una stazione radio base, dotata di un certo numero di celle, ciascuna con più canali. Tale stazione comunica con la rete di telefonia pubblica nei modi più disparati, secondo la disponibilità di rete in fibra ottica, cablaggio in rame o ponte radio.<br />
Quando il telefonino si allontana troppo da una stazione radio base, il sistema ricerca automaticamente una cella più vicina e la comunicazione avviene su questa, senza l'interruzione della chiamata.<br />
La telefonia cellulare utilizza le celle poiché le frequenze radio sono limitate e devono essere condivise tra più utilizzatori. Le stazioni radio base e i telefonini utilizzano trasmettitori di bassa potenza così da limitare le interferenze e permettere l'utilizzo per più chiamate da parte di diversi utilizzatori. L'uso di una potenza molto limitata permette anche di aumentare la durata delle batterie e di diminuire possibili effetti negativi legati all'emissione di onde elettromagnetiche di una certa potenza.<br />
<br />
== Voci correlate ==<br />
<br />
* [[ADSL]]<br />
* [[Fax]]<br />
* [[Modem]]<br />
* [[Voice over IP]]</div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=Telegrafo&diff=15628Telegrafo2006-02-16T09:41:01Z<p>Capp1: </p>
<hr />
<div>Un altro passo importante che ci avvicina al sapere condiviso si ha con la scoperta del telegrafo.<br />
Il telegrafo, appunto, ha trasformato l’informazione in un codice e la codifica è, di fatto, una smaterializzazione del mezzo dell’arte.<br />
Oggi il telegrafo è stato completamente sostituito dalla codifica digitale, che ha rivoluzionato tutti gli aspetti della nostra esistenza.<br />
Ma la storia e l’evoluzione del telegrafo sono importanti per capire quel processo delle informazioni nella quale sarà coinvolta anche l’essenza dell’opera d’arte.<br />
<br />
==L’antichità==<br />
<br />
Le persone hanno sempre avuto la necessità di comunicare fra loro. Già gli antichi greci impiegavano fuochi per farlo. Di giorno si impiegavano segnali sonori, sia di strumenti a fiato che percussioni. Per distanze ancora maggiori sono stati impiegati i segnali di fumo, comunemente associati agli Indiani d'America.<br />
Al tempo dell'Antica Roma fino alla fine del ‘700, informazioni e notizie, salvo il ricorso a mezzi poco affidabili, viaggiavano con staffette, coprendo circa 150 km al giorno. Una fitta rete di corrieri che trasportavano lungo le strade i messaggi.<br />
Un altro mezzo, particolarmente usato in ambito militare in diverse epoche, fu il piccione viaggiatore (anche durante la prima guerra mondiale sulle Alpi Carsiche).<br />
<br />
==Il telegrafo ottico di Chappe==<br />
<br />
Nel 1792 il fisico francese Claude Chappe presentò alla Convenzione il suo telegrafo ottico, un sistema di trasmissione di segnali tra postazioni in contatto visivo, che, se inizialmente venne impiegato soprattutto come mezzo di comunicazione per scopi militari, può di fatto essere considerato come la prima invenzione sulla strada dell’evoluzione della comunicazione.<br />
Su una torre era installato un braccio rotante che portava alle estremità due bracci minori; il tutto era manovrabile per assumere configurazioni standardizzate corrispondenti a lettere, numeri e ordini di servizio. Da una postazione successiva, distante molti chilometri, un addetto dotato di binocolo osservava il messaggio per poi ripeterlo alla prossima stazione.<br />
Il sistema ebbe successo e nei decenni seguenti si sviluppò una rete di centinaia di semafori che collegavano Parigi con le zone periferiche della Francia e oltre, seguendo l'espansione dell'impero napoleonico.<br />
<br />
==L’ottocento e i primi esperimenti di telegrafia==<br />
<br />
Fuori dall’impiego militare però le informazioni viaggiavano molto più lentamente, basti pensare che si potevano impiegare mesi per la corrispondenza intercontinentale. <br />
Negli Stati Uniti, in seguito alla scoperta dell'oro in California nel 1848, si sviluppò un sistema di corrieri specializzati nel collegamento tra le due coste, atlantica e pacifica: il Pony express, istituito nel 1860.<br />
Insomma, la richiesta di comunicazione era elevata , quindi si sono sperimentate svariate forme di sistemi di telecomunicazione:<br />
*Il telegrafo di William Fothergill Cooke e Charles Wheatstone <br />
*Il sistema a tastiera di David Edward Hughes <br />
*Il telegrafo Baudot <br />
*Il telegrafo italiano ad aghi Bonderi <br />
*Il pantelegrafo dell'abate Giovanni Caselli, antenato dell'odierno telefax<br />
<br />
==Il telegrafo elettrico Morse==<br />
<br />
Verso la fine della prima metà dell’ottocento Samuel Morse inventa un sistema elettrico che con l’utilizzo di un solo cavo e di un codice (codice Morse) permette di inviare informazioni a lunga distanza.<br />
Il 24 maggio 1844 si ha la prima trasmissione ufficiale tra le città di Washington e Baltimora. In breve tempo il sistema comincia a diffondersi in ogni continente formando una fitta rete, grazie anche a ulteriori perfezionamenti quali l'introduzione degli isolatori in vetro o ceramica, il filo di rame al posto del ferro ed il sistema duplex, che consentirono di aumentare la lunghezza delle tratte ed aumentarne l'efficienza. Si forma anche una classe di operatori specializzati, alcuni dei quali arrivavano a digitare il codice Morse ad una velocità di 80-100 caratteri al minuto.<br />
Oltre ai messaggi privati, sulla rete telegrafica viaggiavano le notizie dei corrispondenti ai giornali: è l'epoca in nascono le agenzie di stampa.<br />
In Italia l'introduzione del sistema telegrafico avviene nel 1852, nel Regno delle Due Sicilie.<br />
<br />
==Il cavo sottomarino==<br />
<br />
Le reti per quanto complesse e veloci potevano essere, coprivano solamente la zona continentale, fra continenti, i messaggi venivano decodificati nei porti per poi rivenire telegrafati fino a destinazione, e, questa procedura poteva richedere settimane.<br />
Il primo esperimento di posa di un cavo sotto il mare venne effettuato nel 1845 all'interno della baia di Portsmouth dalla ditta S.W. Silver & Company. Nel 1850, ad opera della ditta Submarine Telegraph Co viene posato il primo cavo attraverso La Manica da Dover a Calais, ma rimase operativo per soli tre giorni, fino a che non fu tranciato per errore da un pescatore.<br />
Il collegamento fra Europa e Nord America fu realizzato tra il 1865 e il 1866, dalla ditta Atlantic Telegraph Co, copriva una distanza di ben 2200 Km tra Irlanda e Terranova. Utilizzato il transatlantico Great Eastern riadattato come nave posacavo. Europa ed America potevano finalmente comunicare in tempo reale.<br />
<br />
==Il telegrafo senza fili==<br />
<br />
Nel 1897 Guglielmo Marconi realizzò il telegrafo senza fili, che, permettendo la trasmissione a distanza dei segnali, dava la possibilità di inviare messaggi senza l’ausilio di un cavo di collegamento. Nel 1907 vengono stabilite le prime comunicazioni transoceaniche sufficientemente affidabili. Le prime radio non erano ancora in grado di trasmettere la voce ma erano più idonee ed inviare semplici segnali acceso/spento, quindi ideali per il codice Morse.<br />
<br />
==La telescrivente==<br />
<br />
Negli anni venti viene perfezionata un’apparecchiatura che codifica e decodifica automaticamente il testo aumentando la velocità e la semplicità delle trasmissioni. Questa è la telescrivente, simile alla macchina da scrivere, su cui l'operatore componeva il messaggio da inviare. Il testo ricevuto veniva stampato su un foglio di carta. Negli anni '30 iniziò a svilupparsi una rete di telecomunicazione specifica per le telescriventi, in grado di commutare automaticamente le comunicazioni: la rete Telex.<br />
<br />
==Il telegrafo oggi== <br />
<br />
Con l’avvento prima del telefono poi del digitale la telegrafia è andata man mano sparendo anche se è ancora possibile recarsi alle poste ed inviare un telegramma, di certo questo non verrà spedito con l’utilizzo di una telescrivente ma con le nuove tecnologie digitali(TelTex).<br />
<br />
==Collegamenti esterni==<br />
* [http://chappe.ec-lyon.fr Il telegrafo Chappe (fr)]<br />
* [http://www.telegraph-history.org Storia della telegrafia negli USA (en)]<br />
* [http://www.porthcurno.org.uk Il museo di telegrafia sottomarina di Porthcurno, in Cornovaglia (en)]<br />
* [http://www.atlantic-cable.com Storia del cavo atlantico (en)]<br />
* [http://www.ari.it Associazione Radioamatori Italiani]</div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=ISOC&diff=15756ISOC2006-02-16T09:28:49Z<p>Capp1: </p>
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<div>{{stub}}</div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=IESG&diff=15755IESG2006-02-16T09:28:28Z<p>Capp1: </p>
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<hr />
<div>Le e-mail sono uno strumento importante nell’ambito dell’innovazione tecnologica, in quanto sono state le prime forme di comunicazione veicolate attraverso i nuovi media.<br />
La grande rivoluzione rispetto alla posta normale, che ne ha determinato una così rapida diffusione, è dovuta dal fatto che un’e-mail viaggia quasi in tempo reale e che può contenere allegati di qualsiasi tipo.<br />
Ovviamente il limite più grande della posta elettronica è l’immaterialità intrinseca in essa: è impensabile, infatti, allegare un pacco ad una e-mail!<br />
Rispetto alle comunità virtuali, che abbiamo citato nella relativa scheda, le e-mail sono nettamente più fruibili e usabili dalla stragrande maggioranza delle persone.<br />
Infatti le comunità virtuali, pur essendo più evolute dal punto di vista telecomunicativo (teleconferenze, videoconferenze, incontri a distanza…), rimangono comunque un fenomeno di nicchia, perché hanno bisogno di una seppur minima competenza e di un’utenza più smaliziata.<br />
<br />
La principale caratteristica della comunicazione via e-mail è che ha modernizzato la corrispondenza normale, rendendola molto più veloce e multimediale.<br />
<br />
La E-Mail (abbreviazione di Electronic Mail, in italiano: posta elettronica) è un servizio internet grazie al quale ogni utente può inviare o ricevere dei messaggi. È l’applicazione internet più conosciuta e più utilizzata attualmente. La sua nascita risale addirittura al 1972 quando Ray Tomlison installò su ARPANET un sistema in grado si scambiare messaggi fra le varie università.<br />
È la controparte digitale ed elettronica della posta ordinaria e cartacea. A differenza di quest'ultima, il ritardo con cui arriva dal mittente al destinatario è normalmente di pochi secondi/minuti. Lo scopo del servizio di e-mail è il trasferimento di messaggi da un utente ad un altro.<br />
Ciascun utente può possedere una o più caselle e-mail, sulla quale può ricevere messaggi, che vengono conservati per lui. Quando lo desidera, l'utente può consultare il contenuto della sua casella, organizzarlo, inviare messaggi a uno o più altri utenti.<br />
L'accesso alla casella di posta elettronica è normalmente controllato da una password o da altre forme di autenticazione.<br />
La modalità di accesso al servizio è quindi asincrona, ovvero per la trasmissione di un messaggio non è necessario che mittente e destinatario siano contemporaneamente attivi o collegati.<br />
La consegna al destinatario dei messaggi inviata non è garantita. Nel caso un server SMTP non riesca a consegnare un messaggio che ha ricevuto, tenta normalmente di inviare una notifica al mittente per avvisarlo della mancata consegna, ma anche questa notifica è a sua volta un messaggio di e-mail (generato automaticamente dal server), e quindi la sua consegna non è garantita.<br />
Il mittente può anche richiedere una conferma di consegna o di lettura dei messaggi inviati, ma il destinatario è normalmente in grado di decidere se vuole inviare o meno tale conferma. Il significato della conferma di lettura può essere ambiguo, in quanto aver visualizzato un messaggio per pochi secondi in un client non significa averlo letto, compreso o averne condiviso il contenuto.<br />
<br />
==Indirizzi e-mail==<br />
Esempio di indirizzo mail: test@serverdiprova.it<br />
L'indirizzo email è composto da più parti:<br />
La parte a sinistra della @ identifica l’utente in maniera univoca. <br />
La parte a destra della @ identifica invece lo specifico COMPUTER (Host) all’interno della rete che lo ospita.<br />
A ciascuna casella sono associati uno o più indirizzi di e-mail. Questi hanno la forma nomeutente@dominio, dove nomeutente è un nome scelto dall'utente o dall'amministratore del server, e dominio è un nome DNS.<br />
L'indirizzo e-mail può contenere qualsiasi carattere alfabetico e numerico (escluse le accentate) e alcuni simboli come l'underscore (_) e il punto (.).<br />
Molto spesso può tornare utile agli utenti servirsi dei servizi di reindirizzamento, utilizzati per inoltrare automaticamente tutti i messaggi che arrivano sulla casella e-mail, verso un'altra di nostra scelta, in modo che al momento della consultazione l'utente non debba accedere a tutte le caselle e-mail di cui dispone, ma gli sia sufficiente controllarne una.<br />
<br />
==Modalità di funzionamento del servizio==<br />
I componenti fondamentali del sistema di e-mail sono i client (detti in gergo MUA, Mail User Agent), utilizzati per accedere ad una casella di posta elettronica e per inviare messaggi, e i server, che svolgono due funzioni fondamentali: immagazzinare i messaggi per uno o più utenti (detti in gergo MS, Message Store), ricevere i messaggi in arrivo ed in partenza e smistarli (detti in gergo MTA, Mail Transfer Agent).<br />
I protocolli tipicamente impiegati per lo scambio di email sono l'SMTP, usato per l'invio, la ricezione e l'inoltro dei messaggi tra server, e POP e IMAP, usati per la ricezione e consultazione dei messaggi da parte degli utenti.<br />
I client richiedono la configurazione dei server da contattare, e sono quindi adatti principalmente a computer usati regolarmente. È anche molto diffusa la possibilità di consultare una casella e-mail attraverso il web.<br />
In Italia esistono numerosi siti che offrono gratuitamente uno o più indirizzi e-mail. Questi offrono sempre un accesso alla e-mail tramite web, e talvolta solo quello.<br />
<br />
==Intestazioni==<br />
Le intestazioni sono informazioni di servizio che servono a controllare l'invio del messaggio, o a tener traccia delle manipolazioni che subisce. Ciascuna intestazione è costitiuita da una riga di testo, con un nome seguito dal carattere ':' e dal corrispondente valore.<br />
Alcune di queste vengono definite direttamente dall'utente. Tra le principali si possono citare:<br />
Subject: (Oggetto:) dovrebbe contenere una breve descrizione dell'oggetto del messaggio. È considerata buona educazione utilizzare questo campo per aiutare il destinatario a capire il contenuto del messaggio. <br />
From: (Da:): indirizzo e-mail del mittente <br />
To: (A:): indirizzi e-mail del destinatari <br />
Cc: (Carbon Copy, Copia Carbone:): indirizzi e-mail dei destinatari in copia conoscenza. <br />
Bcc: (Blind Carbon Copy, Copia Carbone nascosta:): indirizzi e-mail dei destinatari in copia conoscenza nascosta. In alcuni client e-mail in lingua italiana questo campo è segnato con le lettere Ccn e potrebbe essere nascosto di default. <br />
Reply-to: (Rispondi a). Indica che eventuali risposte al messaggio vanno indirizzate ad un indirizzo diverso da quello del mittente.<br />
<br />
==Abusi==<br />
Il principale utilizzo improprio dell'e-mail è lo spam, l'invio massiccio a molti utenti di messaggi indesiderati, in genere di natura pubblicitaria-commerciale. Secondo alcune fonti, l'incidenza di questi messaggi raggiungerebbe i due terzi del traffico totale di posta elettronica.<br />
Un altro fenomeno negativo è costituito dalle catene di sant'Antonio, messaggi che circolano a volte per mesi o anni portando informazioni allarmanti o promesse di facili guadagni.<br />
Esiste inoltre la possibilità di falsificare il nome e l'indirizzo del mittente visualizzati nel programma client del destinatario, inducendo l'utente a ritenere attendibile un messaggio del tutto falso. Questo meccanismo è sfruttato dagli worm che si replicano per posta elettronica, allo scopo di creare confusione tra gli utenti colpiti e distogliere l'attenzione dai sistemi realmente infetti, oppure per indurre ad installare allegati infetti.<br />
<br />
==Mailing list==<br />
La Mailing-list (letteralmente, lista per corrispondenza, dalla lingua inglese) è un sistema organizzato per la partecipazione di più persone in una discussione tramite email.<br />
Il termine si trova indifferentemente nelle due forme, con o senza il trattino di separazione.<br />
Funzionamento<br />
Per inviare un messaggio a tutti gli iscritti, è normalmente sufficente inviarlo ad uno speciale indirizzo e-mail, e il servizio provvede a diffonderlo a tutti i membri della lista. In questo modo, non è necessario conoscere gli indirizzi di tutti i membri per poter scrivere loro.<br />
L'iscrizione e la rimozione di un idirizzo dalla lista può essere effettuata manualmente dall'amministratore, o direttamente dai membri tramite procedure automatiche, via web o via posta elettronica.<br />
Una mailing list può avere un archivio dei messaggi accessibile via web.<br />
Configurazione<br />
Molti servizi di mailing list offrono numerose possibilità di configurazione.<br />
L'amministratore della mailing list è la persona (o il gruppo di persone) che è responsabile delle scelte di configurazione. Per alcune liste esiste anche la figura del moderatore, che è la persona (o il gruppo di persone) che è responsabile di decidere quali messaggi debbano essere inoltrati e quali no. In molti casi le due figure coincidono, ma non è necessariamente così.</div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=Gopher&diff=15748Gopher2006-02-16T09:20:11Z<p>Capp1: </p>
<hr />
<div>{{stub}}</div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=Ftp&diff=15747Ftp2006-02-16T09:19:41Z<p>Capp1: </p>
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<div>{{stub}}</div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=TCP/IP&diff=15746TCP/IP2006-02-16T09:19:12Z<p>Capp1: </p>
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<div>{{stub}}</div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=Internet&diff=13317Internet2006-02-16T09:15:46Z<p>Capp1: </p>
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<div></div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=Internet&diff=10409Internet2006-02-16T09:12:51Z<p>Capp1: </p>
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<div></div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=Cinema&diff=10450Cinema2006-02-15T13:39:07Z<p>Capp1: </p>
<hr />
<div>Con l’invenzione del cinema e con le prime sperimentazioni artistiche e linguistiche correlate ad esso, si ha una vera e propria rivoluzione.<br />
Scoperto il mezzo, gli artisti sperimentano e codificano una serie di linguaggi che permettano loro di esprimersi artisticamente con tale mezzo.<br />
Nel testo di [[Benjamin Walter |Benjamin]] è interessante notare il punto di vista dei critici più reazionari e scettici nei confronti della settima arte: essi affermano che con essa si fa un balzo indietro fino all’epoca dei geroglifici egiziani, nei quali la raffigurazione era sequenziale e piatta.<br />
In realtà il cinema rappresenta la prima vera e grande opera d’arte immateriale, e possiamo affermare che ha insita in sé già la dimensione virtuale, che in futuro diverrà sempre più preponderante all’interno delle sperimentazioni artistiche.<br />
<br />
Il cinema è luce proiettata e suoni che scorrono nel tempo, quindi materialmente non esiste. Certo, fisicamente le immagini sono impresse sulla pellicola, ma è lo stesso che affermare che l’oggetto della musica sono gli altoparlanti dalla quale fuoriesce. Un’altra caratteristica del cinema, come sottolineato anche da [[Benjamin Walter |Water Benjamin]], è la sua totale riproducibilità. Esso non possiede un’aura, come per esempio un quadro, ma dipende dagli apparati tecnici che lo riproducono, dalla sala nella quale è proiettato, dall’impianto audio che ne riproduce il suono e da innumerevoli altri fattori.<br />
E quando il film comincia, opera d’arte immateriale fatta di luce, suoni e spazio-tempo, ecco che le luci si spengono e ci ritroviamo nell’oscurità, i nostri sensi sono come trasportati in un’altra dimensione, una dimensione virtuale, appunto. Il cinema è virtuale perché percettivamente ci permette di entrare in un mondo artificiale, una dimensione quasi onirica che non esiste, dove vigono altre leggi rispetto a quelle del mondo reale. Leggi che consistono nel linguaggio cinematografico: il montaggio, i movimenti di macchina, le inquadrature, le ellissi temporali, la colonna sonora che sottolinea gli eventi. Siamo catapultati quindi in un’altra realtà, che non esiste materialmente, nella quale il Dio onnipotente è il regista del film, o comunque tutta la troupe che ha realizzato il film.<br />
<br />
Il cinema è paradossalmente un’arte capitalista e socialista insieme. Questa affermazione potrà sembrare una contraddizione allucinante, ma in realtà oggi la stragrande maggioranza dei film prodotti e che detengono il mercato del cinema sono in mano a grandi case ricche e potenti che possiedono il monopolio come quelle di Hollywood. Il cinema è un’arte industriale, ha bisogno di capitali e produttori facoltosi per esprimersi al meglio, ed è imprescindibilmente legato al mercato, alla pubblicità, al consenso del pubblico e a tutti quei meccanismi che sono la base del capitalismo moderno. Però è anche un’arte democratica e socialista, ed essendo collettiva prevede la partecipazione di molte persone. Dagli attori ai tecnici, un film è un’opera d’arte alla quale hanno lavorato centinaia di persone. Anche quest’ultimo attributo lo rende un ottimo predecessore di quella che in futuro probabilmente sarà l’opera d’arte: immateriale e collettiva.<br />
<br />
==Cenni di storia del cinema==<br />
I primi rudimentali esempi di cinematografia erano semplici sviluppi della lanterna magica e strumenti ottici simili, che potevano essere usati per proiettare immagini ferme per fare in modo che l'occhio umano percepisse il movimento tramite la loro successione rapida. Naturalmente, le immagini usate per simili strumenti dovevano essere scelte e preparate con cura per raggiungere l'effetto desiderato. Usando immagini simili tra loro, ma con lievi differenze, si poteva trasmettere alla percezione del pubblico l'effetto del movimento. Il principio è ancora oggi quello applicato nel campo dell'animazione.<br />
<br />
Con lo sviluppo della fotografia, e in particolare della pellicola cinematografica (film) di celluloide, divenne possibile registrare le immagini. L'uso della pellicola, inoltre, era decisamente più comodo per un sistema di proiezione delle immagini ad un pubblico, quando all'epoca si usavano strumenti che potevano essere utilizzati da una persona per volta, che doveva guardare all'interno dell'oggetto.<br />
<br />
Il 28 dicembre 1895 i fratelli Lumiere proiettarono al Grand Cafè di Parigi dieci film di circa un minuto l'uno, tra i quali un primo piano di uno dei fratelli e sua moglie che davano da mangiare a loro figlio e Arroseur et arrose (Innaffiatore e innaffiato).<br />
<br />
Il cinema fu inizialmente pura arte visiva. Comunque, quando un film veniva proiettato in un cinematografo, per lo più teatri adattati alle esigenze, i proprietari dei locali ingaggiavano dei musicisti per accompagnare la proiezione con della musica. I musicisti, solitamente un pianista, dovevano dunque adattarsi ed accompagnare l'umore del film nei vari passaggi.<br />
<br />
Più tardi, lo sviluppo tecnologico permise di creare una colonna sonora sincronizzata con le immagini sullo schermo, e che poteva essere registrata a parte dalle riprese del film. I film sonori vennero inizialmente conosciuti come "film parlanti".<br />
<br />
L'ultimo decisivo gradino che ha portato il cinema alla concezione moderna fu l'introduzione del colore, che venne adottato più gradualmente rispetto al sonoro. Come la tecnologia si sviluppò, sempre più film si avvalsero del colore, ed è oggi ormai una pratica universale, diversamente dalla fotografia, dove il bianco e nero è sopravvissuto per vari motivi. In rare eccezioni, comunque, come nel film di Steven Spielberg "Schindler's List", la scelta del B/N ha a che fare con ragioni artistiche.<br />
<br />
==Proiezione==<br />
Le pellicole cinematografiche vengono proiettate in apposite sale dette appunto cinematografiche o cinematografi, per lo più teatri, adattati ad ospitare uno schermo al posto del palco e un proiettore in fondo alla sala; oggi, visto il numero e la specializzazione in generi del cinema, la tendenza è di riunire più sale cinematografiche di varia capienza in una sola struttura creata appositamente, i cinema multisala o più semplicemente multisale.<br />
<br />
I cinematografi<br />
<br />
I primi luoghi ad ospitare delle proiezioni cinematografiche furono dei teatri adattati per l'occasione con uno schermo. Inizialmente, infatti, essendo i film muti, non servivano apparecchiature per la riproduzione del sonoro, e una qualsiasi stanza si adattava alle esigenze. Spesso, i proprietari dei locali ingaggiavano dei musicisti, in genere un pianista, per accompagnare musicalmente lo spettacolo.<br />
<br />
Con l'avvento del sonoro, anche i cinematografi dovettero adattarsi alle nuove esigenze di quello che stava comiciando a diventare un ricco business, e nacquero le prime sale cinematografiche vere e proprie, dedicate esclusivamente alla proiezione di film.<br />
<br />
Cominciò così la prima età dell'oro del cinema, e le sale si diffusero rapidamente in tutto il mondo.<br />
<br />
Oggi ormai le sale uniche sono una rarità, e si sono sempre più diffusi i cinema multisala, che sfruttano il richiamo di più pellicole e sale più piccole per ottimizzare i ricavi, secondo la logica ormai diffusa dello show-business.<br />
<br />
<br />
==I mestieri del cinema==<br />
<br />
*produzione<br />
Se la proiezione di un film è una cosa tutto sommato semplice ed economica, la sua creazione invece è una vera e propria impresa che richiede la coordinazione di una troupe di centinaia di persone, l'impiego di macchinari e attrezzature molto costose, la pianificazione di molte attività diverse, a volte contemporanee, e l'investimento di grosse somme di denaro: girare (creare) un film in modo professionale, anche in economia, costa comunque cifre dell'ordine del milione di euro. A fronte di questi costi e di queste difficoltà un film riuscito, che ha successo, può rendere cifre straordinarie. D'altra parte, se il film non piace, la perdita è molto grave.<br />
<br />
*Regia<br />
Quella che è inizialmente solo un'idea di trama nella mente di una persona, può essere trasposta, dalla persona stessa, in romanzo, oppure, più semplicemente, in sceneggiatura; quest'ultima è anch'essa, in un certo senso, una specie di romanzo, con la differenza che una sceneggiatura è molto più schematica e meno romanzata, in quanto ha il solo scopo di spiegare al regista come deve fare per trasferire sullo schermo l'idea iniziale.<br />
<br />
Basandosi quindi sulla sceneggiatura, il regista decide il tipo di inquadratura, la durata delle sequenze, l'ambientazione, il modo in cui attori e comparse devono interagire tra loro e con il set, affinché il risultato finale sia che lo spettatore creda di stare realmente assistendo all'avvenimento descritto dall'autore del romanzo o della sceneggiatura.<br />
<br />
Successivamente, è sempre la regia a stabilire che tipo di musica o di colonna sonora in generale dovrà accompagnare quella o quell'altra scena allo scopo di enfatizzare uno stato d'animo, evidenziare una situazione, sottolineare un particolare, e quant'altro serva a far capire allo spettatore qualche cosa che nel romanzo veniva reso tramite le parole, mentre nel film può essere reso solo con immagini e suoni.<br />
<br />
L'abilità di un regista sta infatti proprio nel riuscire a sopperire alla impossibilità delle semplici immagini di trasmettere pensieri e sensazioni che possono invece essere facilmente descritte con le parole.<br />
<br />
Così, se in un romanzo, per dare l'idea di caldo soffocante, è sufficiente dire "faceva un caldo soffocante", in un film il regista dovrà servirsi di artifici vari per comunicare questa idea allo spettatore: potrà fare un inquadratura ponendo la telecamera al livello del suolo e riprendendo soggetti lontani, in modo da far vedere sullo schermo l'aria che "tremola" per il caldo; oppure potrà inquadrare la camicia inzuppata di sudore del protagonista; o potrà far vedere una persona che cerca di far funzionare un ventilatore, o ancora potrà semplicemente far comparire in un angolo dell'inquadratura un ventilatore a soffitto che ruota lentamente, e così via.<br />
<br />
Una volta terminato di girare le scene secondo le istruzioni del regista, si ottiene appunto il girato, ossia l'insieme di tutte le scene girate durante la produzione del film; sarà poi il regista stesso a decidere se eliminare qualche scena dal montaggio finale, al quale però potrà anche eventualmente contribuire il produttore (che è colui che ha finanziato il film) allo scopo di rispettare i limiti prefissati di durata del film, le richieste della censura, e così via.<br />
<br />
*soggetto e sceneggiatura<br />
La produzione di un film parte generalmente da un'idea. Lo sviluppo di questa idea porta alla stesura del soggetto, una prima bozza di quello che potrebbe diventare il copione di un film. Il soggetto, contenente solo lo svolgimento della vicenda in linea di massima, è presentato a uno o più produttori. Se ci sono i presupposti per uno sviluppo del progetto, il soggetto viene tramutato in sceneggiatura. Questo secondo processo è decisamente più lungo e delicato del precedente, e richiede delle buone conoscenze tecniche: una buona sceneggiatura, infatti, getta le basi per una buona riuscita del prodotto finale. Lo svolgimento dell'azione narrato nel soggetto viene elaborato e raffinato, creando il copione finale del film, che comprende la suddivisione in scene, i dialoghi, le ambientazioni, indicazioni sulle azioni dei personaggi e sulle loro personalità, tutto quello che, insomma, può servire al regista per sviluppare le riprese. Il regista, se già coinvolto nel progetto durante questa fase (spesso il regista viene scelto a sceneggiatura ultimata), può fornire il suo apporto nella stesura del testo. In seguito, avrà comunque la possibilità di cambiarlo e modificarlo in itinere durante le riprese.<br />
<br />
*Fotografia<br />
La fotografia cinematografica ha un ruolo fondamentale nella produzione di un film, essendo la responsabile principale dell'aspetto estetico finale del prodotto. Il direttore della fotografia è uno dei collaboratori più stretti ed importanti del regista. Insieme decidono la composizione ed il taglio dell'inquadratura, a che distanza inquadrare un soggetto, con quale angolo di ripresa, etc. In base alla scena che si vuole riprendere, si deciderà, ad esempio, se effettuare una carrellata, una panoramica, un primo piano, un campo lungo, etc. La vicinanza o meno della macchina da presa può influire, infatti, sulla carica emotiva della scena. Ad esempio, inquadrando il volto di un attore, lo spettatore è coinvolto maggiormente rispetto ad un'inquadratura più ampia comprendente tutto l'ambiente circostante. Oppure, in una scena di guerra, utilizzando una steadicam ed adottando il punto di vista di un soldato, si proietta lo spettatore nel vivo dell'azione. In questo contesto, possiamo affermare che la fotografia è l'arte di "raccontare per immagini", ed è parte integrante di quello che è definito come "il linguaggio cinematografico": le immagini non sono altro che le parole (o i segni) del linguaggio, ed il montaggio ne è la grammatica (o la sintassi).<br />
<br />
*Montaggio<br />
Il montaggio è solitamente considerato l'anima del cinema e parte essenziale della messa in scena operata dal regista. Il primo a rendere evidenti le potenzialità del montaggio fu David W. Griffith nel film La nascita di una nazione, ove teorizzò gli elementi alla base del "linguaggio cinematografico": inquadratura, scena e sequenza.<br />
<br />
Grande attenzione al montaggio venne riservata dai registi sovietici degli anni '20. Kulesov ed Ejzenstejn furono i principali teorici del montaggio. Kulesov dimostrò l'importanza del montaggio nella percezione del film attraverso un famoso esperimento. Facendo seguire sempre lo stesso primo piano dell'attore Mozzuchin di volta in volta ad un piatto di minestra, un cadavere o un bambino, rese evidente che lo spettatore avrebbe letto nel volto fame, tristezza o gioia. Questo prende il nome di "Effetto Kulesov". Ejzenstejn invece teorizzò il "Montaggio delle attrazioni". Nel 1923 pubblicò un saggio in cui anticipava la pratica che avrebbe usato poi nelle sue pellicole. Nei suoi lavori, come Sciopero (1925) o La corazzata Potemkin (1925), il regista inserì varie immagini non diegetiche, cioè estranee al testo filmico rappresentato, ma che per la loro capacità di esemplificazione potevano essere associate alle scene. Ad esempio, in Sciopero, la soppressione della rivolta viene mostrata attraverso lo sgozzamento di un bue. Praticò un'estrema frammentazione delle inquadrature, per cui un unico gesto viene mostrato da più angolazioni. Questo metodo di Montaggio si contrapponeva al montaggio classico o invisibile. Hollywood infatti attraverso i campo-controcampo o i raccordi sullo sguardo cercava di rendere il montaggio il più fluente possibile.<br />
<br />
Il montatore segue le indicazioni del regista, che supervisiona il lavoro, e procede a visionare il girato tagliando le inquadrature utili ed unendole tra loro. Tutte le scene, girate in un ordine casuale, sono poi montate nell'ordine previsto dalla sceneggiatura. Il montaggio detta, quindi, il ritmo del film ed il suo stile narrativo.<br />
<br />
<br />
*colonna sonora<br />
Con il termine colonna sonora (in inglese soundtrack) ci si riferisce in senso lato all'audio di un film. In termini di formati cinematografici, la colonna sonora è l'area fisica della pellicola cinematografica dedicata a registrare il sonoro sincronizzato.<br />
<br />
Il termine è comunemente usato per riferirsi semplicemente alla musica di un film, e/o all'album che contiene le musiche.<br />
<br />
In molti casi, queste vengono composte esclusivamente ed appositamente per il film o l'album (come quella di Saturday Night Fever). Nel 1916, Victor Schertzinger registrò le prime musiche per essere usate specificatamente per una pellicola cinematografica, e la vendita di colonne sonore di film divenne uno standard negli anni Trenta.<br />
<br />
Alcune colonne sonore, o alcune canzoni da queste estratte, sono rimaste memorabili nella storia del cinema. E alcuni sodalizi celebri tra compositori e registi hanno finito per diventare tratto distintivo della filmografia di questi ultimi: si pensi a Prokovief per Eisenstein, Rota per Fellini o Morricone per Leone.<br />
<br />
==Il cinema digitale== <br />
Sino ad alcuni anni fa, cinema e televisione erano due media ben distinti: il cinema fondava la sua forza sulla qualità della pellicola e sulla visione dei film in apposite sale ove la proiezione avveniva al buio (favorendo l'attenzione degli spettatori); la televisione risultava imbattibile per la sua capacità di rappresentare l'evento contestualmente al suo verificarsi, pur se la qualità e la definizione delle immagini erano appena sufficienti per una visione su uno schermo domestico.<br />
<br />
Lo sviluppo dell'elettronica ha mutato questo rapporto. Così come già avvenuto in campo musicale, ove il CD ha soppiantato l'LP analogico (ma non del tutto, visto che molti continuano a preferire il suono dell'LP, giudicato più veritiero in quanto più ricco di frequenze e dunque dotato di maggiore spazialità sonora), anche nel mondo del cinema si sta tentando di imporre sistemi interamente digitali di registrazione-riproduzione.<br />
<br />
È bene ricordare che un'immagine non è altro che una massa di informazioni. E l'informazione, a sua volta, è qualsiasi oggetto fisico capace di distinguersi, di differenziarsi, di essere diverso da ciò che gli sta vicino. Nel cinema tradizionale, ogni singola informazione dell'oggetto da rappresentare è raccolta in modo analogico: vale a dire che un altro oggetto fisico modifica il suo stato in modo proporzionale con l'oggetto da rappresentare. In particolare l'immagine è ottenuta per mezzo di una emulsione fotosensibile, la quale è una sospensione di minuti cristalli di alogenuri d'argento - sali assai sensibili all'effetto della luce - dispersi in una matrice di gelatina fissata ad un supporto solido.<br />
<br />
Nel cinema digitale, invece, l'informazione è raccolta da una cifra (in inglese: digit): dato un certo spazio, si può stabilire che al numero "0" corrisponda il bianco, ed al numero "1" il nero. In questo modo, scomponendo un'immagine in punti, è possibile trasformarla in una sequenza numerica. È ovvio che maggiore è la quantità di informazioni numeriche raccolte, maggiore sarà l'accuratezza dell'immagine ottenuta.<br />
<br />
La registrazione e riproduzione digitale delle immagini comporta due ordini di problemi: il primo riguarda la raccolta di tutte le informazioni necessarie per comporre l'immagine; il secondo attiene alla gestione di queste informazioni; compito, questo, che compete al dispositivo incaricato di trasformare le sequenze numeriche in unità visibili (cd. matrice). Ogni singola unità visibile, che può assumere un unico stato cromatico, si chiama pixel (contrazione dell'espressione picture element).<br />
<br />
Secondo alcuni studi, l'accuratezza (più nota come risoluzione) massima di una pellicola negativa 35 mm è pari a 6 milioni di pixel (che si abbassa 4 milioni di pixel per le distorsioni introdotte dalle ottiche). Tale misurazione è, tuttavia, da alcuni criticata, in quanto tale definizione verrebbe valutata secondo un parametro estraneo all'immagine chimica: la risolutezza di una pellicola è infatti propriamente misurata dalla curva MTF (Modulation Transfer Function) che esprime i valori percentuali di riproduzione delle linee per millimetro presenti sulla mira di riferimento.<br />
<br />
In realtà, meglio dovrebbe dirsi che un'immagine digitale, per consentire di distinguere gli stessi dettagli esprimibili da una pellicola 35 mm, dovrebbe essere composta da 4 milioni di pixel. Ma la qualità di un'immagine è data anche da altri fattori, come il contrasto, la luminosità, il numero di colori e la loro pastosità, la gamma dinamica: ecco per quale ragione la semplice misurazione in pixel dell'immagine chimica non appare sufficiente ad esprimere tutte le caratteristiche dell'immagine stessa.<br />
<br />
Appare chiaro, comunque, che il cinema digitale per eguagliare e superare il cinema chimico ha bisogno di dispositivi di immagazzinamento dati (cosiddetto storage) di eccezionale capienza; e deve, altresì, disporre di matrici che non abbiamo meno di due milioni di pixel. La registrazione della enorme massa di informazioni contenuta in un film di circa due ore non costituisce più un problema, grazie alla capienza dei moderni hard disk e di supporti ottici come il Dvd, nonché all'impiego degli algoritmi di compressione, i quali consentono di operare un vero e proprio "sunto" delle informazioni.<br />
<br />
Gli attuali limiti del cinema digitale sono invece a monte e a valle del processo di acquisizione delle immagini. Le telecamere HD (High Definition) non offrono ancora la stessa risoluzione del negativo fotografico, hanno una minore profondità di campo, la latitudine di posa va da 8 a 11 stop (contro gli 11 - 12 delle emulsioni negative).<br />
<br />
Per quanto riguarda la proiezione, invece, sorgono altri problemi. V'è da notare, innanzi tutto, che l'altissima risoluzione del negativo originale viene perduta durante i vari passaggi (internegativi e stampa del positivo finale), sì che la risoluzione della copia da stampa non supera i due milioni di pixel. Con queste premesse gli attuali videoproiettori con tecnologia DLP dovrebbero poter reggere il confronto con la proiezione meccanica della pellicola 35 mm. I più sofisticati videoproiettori utilizzano tre microchip DMD (Digital Micromirror Device) per il controllo dell'immagine.<br />
<br />
All'interno di ogni DMD sono montati dei microspecchi capaci di oscillare indipendentemente gli uni dagli altri, così da riflettere i tre colori primari della luce (verde, rosso e blu) e formare sul grande schermo le immagini cinematografiche. Ogni microspecchio è grande circa un quarto della sezione di un capello umano. Se si pensa che queste macchine impiegano matrici la cui risoluzione è di 1920 righe verticali per 1080 orizzontali pari 2.073.600 pixel (questo standard è detto a 2K in rapporto alla risoluzione orizzontale, ma sono già in arrivo matrici a 4K pari 3840 x 2048 pixel) è facile concludere che l'immagine chimica sia già stata surclassata. Ed invece non è così: il "look and feel" della proiezione tradizionale risulta ancora superiore a quella digitale in tutte le proiezioni comparative che sono state effettuate. Le ragioni sono intrinseche alla proiezione tradizionale e non sono misurabili solo in termini di definizione pura.<br />
<br />
Com'è noto, durante la proiezione vengono offerte allo spettatore 24 immagini per secondo. Nella proiezione digitale ogni informazione dell'immagine ha una posizione costante, essendo generata sempre dallo stesso pixel, il quale muta continuamente il suo stato. Nell'immagine chimica, invece, la disposizione dei singoli cristalli di alogenuri di argento è casuale, sì che le informazioni che si succedono al ritmo di 24 per secondo non hanno una posizione costante: la struttura della grana, in altri termini, è dinamica, mentre quella della matrice è statica. Dunque il confronto tra le due forme di acquisizione delle immagini è molto complesso e non valutabile solo in termini di risoluzione pura.<br />
<br />
A ciò si deve aggiungere che non soltanto il cinema digitale sta compiendo progressi: anche le aziende produttrici delle pellicole stanno investendo soldi ed energie per proporre al mercato pellicole con un potere risolvente sempre maggiore. Si pensi che le attuali pellicole da stampa hanno un potere risolvente doppio a quello che avevano quindici anni fa. Nello stesso tempo anche i negativi appaiono sempre più sofisticati e ben al di sopra dei limiti fisici delle ottiche (limiti che valgono anche le acquisizioni digitali).<br />
<br />
I proiettori meccanici, infine, pure continuano ad essere oggetto di migliorie utili all'aumento del contrasto e della definizione: si pensi alla trazione diretta elettronica per la guida intermittente dell'alberino di precisione - in luogo della tradizionale croce di malta - trazione la quale elimina l'onda di immagine verticale, con conseguente aumento della stabilità dell'immagine, del contrasto e del fuoco.<br />
<br />
Allo stato attuale, dunque, non appare così vicino il giorno in cui tutti i film siano girati e proiettati con tecniche digitali. Per ora i due sistemi sembrano, invero, ben collaborare, considerato che l'elaborazione digitale delle immagini viene adoperata in tutta la fase intermedia tra l'impressione del negativo e la stampa del positivo da proiezione (c.d. Digital Intermediate, abbreviato in "DI"). In estrema sintesi, questa è l'attuale lavorazione tipica di un film:<br />
<br />
sul set si provvede alla ripresa delle immagini per mezzo di una cinepresa tradizionale; <br />
i negativi originali vengono scannerizzati ad alta definizione (2k) per poi essere subito archiviati e conservati; <br />
tutto il processo di montaggio e post-produzione avviene per mezzo di computer dotati di grande potenza di calcolo; <br />
il file finale viene trasferito su un unico negativo tramite una macchina da stampa; <br />
il negativo così originato viene impiegato per ottenere le copie finali da proiezione. <br />
In linea teorica, questo sistema potrebbe consentire di ottenere una copia da proiezione con una risoluzione pari a quella del negativo originale (4k); tuttavia, considerato che per motivi di costi si preferisce scannerizzare il negativo con una risoluzione pari a 2k, tale ultimo valore è quello massimo ottenibile dal negativo destinato alla produzione delle pellicole per la proiezione, le quali avranno, a loro volta, una risoluzione leggermente inferiore (ogni processo di copia ottica porta ad una perdita di risoluzione); valore in ogni caso superiore a quello che si otterrebbe se alla copia finale si arrivasse facendo ricorso a copie intermedie analogiche.</div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=Internet&diff=10408Internet2006-02-15T12:25:49Z<p>Capp1: </p>
<hr />
<div></div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=Cinema&diff=10378Cinema2006-02-15T12:22:28Z<p>Capp1: </p>
<hr />
<div>Con l’invenzione del cinema e con le prime sperimentazioni artistiche e linguistiche correlate ad esso, si ha una vera e propria rivoluzione.<br />
Scoperto il mezzo, gli artisti sperimentano e codificano una serie di linguaggi che permettano loro di esprimersi artisticamente con tale mezzo.<br />
Nel testo di [[Benjamin Walter |Benjamin]] è interessante notare il punto di vista dei critici più reazionari e scettici nei confronti della settima arte: essi affermano che con essa si fa un balzo indietro fino all’epoca dei geroglifici egiziani, nei quali la raffigurazione era sequenziale e piatta.<br />
In realtà il cinema rappresenta la prima vera e grande opera d’arte immateriale, e possiamo affermare che ha insita in sé già la dimensione virtuale, che in futuro diverrà sempre più preponderante all’interno delle sperimentazioni artistiche.<br />
<br />
Il cinema è luce proiettata e suoni che scorrono nel tempo, quindi materialmente non esiste. Certo, fisicamente le immagini sono impresse sulla pellicola, ma è lo stesso che affermare che l’oggetto della musica sono gli altoparlanti dalla quale fuoriesce. Un’altra caratteristica del cinema, come sottolineato anche da [[Benjamin Walter |Water Benjamin]], è la sua totale riproducibilità. Esso non possiede un’aura, come per esempio un quadro, ma dipende dagli apparati tecnici che lo riproducono, dalla sala nella quale è proiettato, dall’impianto audio che ne riproduce il suono e da innumerevoli altri fattori.<br />
E quando il film comincia, opera d’arte immateriale fatta di luce, suoni e spazio-tempo, ecco che le luci si spengono e ci ritroviamo nell’oscurità, i nostri sensi sono come trasportati in un’altra dimensione, una dimensione virtuale, appunto. Il cinema è virtuale perché percettivamente ci permette di entrare in un mondo artificiale, una dimensione quasi onirica che non esiste, dove vigono altre leggi rispetto a quelle del mondo reale. Leggi che consistono nel linguaggio cinematografico: il montaggio, i movimenti di macchina, le inquadrature, le ellissi temporali, la colonna sonora che sottolinea gli eventi. Siamo catapultati quindi in un’altra realtà, che non esiste materialmente, nella quale il Dio onnipotente è il regista del film, o comunque tutta la troupe che ha realizzato il film.<br />
<br />
Il cinema è paradossalmente un’arte capitalista e socialista insieme. Questa affermazione potrà sembrare una contraddizione allucinante, ma in realtà oggi la stragrande maggioranza dei film prodotti e che detengono il mercato del cinema sono in mano a grandi case ricche e potenti che possiedono il monopolio come quelle di Hollywood. Il cinema è un’arte industriale, ha bisogno di capitali e produttori facoltosi per esprimersi al meglio, ed è imprescindibilmente legato al mercato, alla pubblicità, al consenso del pubblico e a tutti quei meccanismi che sono la base del capitalismo moderno. Però è anche un’arte democratica e socialista, ed essendo collettiva prevede la partecipazione di molte persone. Dagli attori ai tecnici, un film è un’opera d’arte alla quale hanno lavorato centinaia di persone. Anche quest’ultimo attributo lo rende un ottimo predecessore di quella che in futuro probabilmente sarà l’opera d’arte: immateriale e collettiva.<br />
<br />
==Cenni di storia del cinema==<br />
I primi rudimentali esempi di cinematografia erano semplici sviluppi della lanterna magica e strumenti ottici simili, che potevano essere usati per proiettare immagini ferme per fare in modo che l'occhio umano percepisse il movimento tramite la loro successione rapida. Naturalmente, le immagini usate per simili strumenti dovevano essere scelte e preparate con cura per raggiungere l'effetto desiderato. Usando immagini simili tra loro, ma con lievi differenze, si poteva trasmettere alla percezione del pubblico l'effetto del movimento. Il principio è ancora oggi quello applicato nel campo dell'animazione.<br />
<br />
Con lo sviluppo della fotografia, e in particolare della pellicola cinematografica (film) di celluloide, divenne possibile registrare le immagini. L'uso della pellicola, inoltre, era decisamente più comodo per un sistema di proiezione delle immagini ad un pubblico, quando all'epoca si usavano strumenti che potevano essere utilizzati da una persona per volta, che doveva guardare all'interno dell'oggetto.<br />
<br />
Il 28 dicembre 1895 i fratelli Lumiere proiettarono al Grand Cafè di Parigi dieci film di circa un minuto l'uno, tra i quali un primo piano di uno dei fratelli e sua moglie che davano da mangiare a loro figlio e Arroseur et arrose (Innaffiatore e innaffiato).<br />
<br />
Il cinema fu inizialmente pura arte visiva. Comunque, quando un film veniva proiettato in un cinematografo, per lo più teatri adattati alle esigenze, i proprietari dei locali ingaggiavano dei musicisti per accompagnare la proiezione con della musica. I musicisti, solitamente un pianista, dovevano dunque adattarsi ed accompagnare l'umore del film nei vari passaggi.<br />
<br />
Più tardi, lo sviluppo tecnologico permise di creare una colonna sonora sincronizzata con le immagini sullo schermo, e che poteva essere registrata a parte dalle riprese del film. I film sonori vennero inizialmente conosciuti come "film parlanti".<br />
<br />
L'ultimo decisivo gradino che ha portato il cinema alla concezione moderna fu l'introduzione del colore, che venne adottato più gradualmente rispetto al sonoro. Come la tecnologia si sviluppò, sempre più film si avvalsero del colore, ed è oggi ormai una pratica universale, diversamente dalla fotografia, dove il bianco e nero è sopravvissuto per vari motivi. In rare eccezioni, comunque, come nel film di Steven Spielberg "Schindler's List", la scelta del B/N ha a che fare con ragioni artistiche.<br />
<br />
==Proiezione==<br />
Le pellicole cinematografiche vengono proiettate in apposite sale dette appunto cinematografiche o cinematografi, per lo più teatri, adattati ad ospitare uno schermo al posto del palco e un proiettore in fondo alla sala; oggi, visto il numero e la specializzazione in generi del cinema, la tendenza è di riunire più sale cinematografiche di varia capienza in una sola struttura creata appositamente, i cinema multisala o più semplicemente multisale.<br />
<br />
I cinematografi<br />
<br />
I primi luoghi ad ospitare delle proiezioni cinematografiche furono dei teatri adattati per l'occasione con uno schermo. Inizialmente, infatti, essendo i film muti, non servivano apparecchiature per la riproduzione del sonoro, e una qualsiasi stanza si adattava alle esigenze. Spesso, i proprietari dei locali ingaggiavano dei musicisti, in genere un pianista, per accompagnare musicalmente lo spettacolo.<br />
<br />
Con l'avvento del sonoro, anche i cinematografi dovettero adattarsi alle nuove esigenze di quello che stava comiciando a diventare un ricco business, e nacquero le prime sale cinematografiche vere e proprie, dedicate esclusivamente alla proiezione di film.<br />
<br />
Cominciò così la prima età dell'oro del cinema, e le sale si diffusero rapidamente in tutto il mondo.<br />
<br />
Oggi ormai le sale uniche sono una rarità, e si sono sempre più diffusi i cinema multisala, che sfruttano il richiamo di più pellicole e sale più piccole per ottimizzare i ricavi, secondo la logica ormai diffusa dello show-business.<br />
<br />
<br />
==I mestieri del cinema==<br />
<br />
*produzione<br />
Se la proiezione di un film è una cosa tutto sommato semplice ed economica, la sua creazione invece è una vera e propria impresa che richiede la coordinazione di una troupe di centinaia di persone, l'impiego di macchinari e attrezzature molto costose, la pianificazione di molte attività diverse, a volte contemporanee, e l'investimento di grosse somme di denaro: girare (creare) un film in modo professionale, anche in economia, costa comunque cifre dell'ordine del milione di euro. A fronte di questi costi e di queste difficoltà un film riuscito, che ha successo, può rendere cifre straordinarie. D'altra parte, se il film non piace, la perdita è molto grave.<br />
<br />
*Regia<br />
Quella che è inizialmente solo un'idea di trama nella mente di una persona, può essere trasposta, dalla persona stessa, in romanzo, oppure, più semplicemente, in sceneggiatura; quest'ultima è anch'essa, in un certo senso, una specie di romanzo, con la differenza che una sceneggiatura è molto più schematica e meno romanzata, in quanto ha il solo scopo di spiegare al regista come deve fare per trasferire sullo schermo l'idea iniziale.<br />
<br />
Basandosi quindi sulla sceneggiatura, il regista decide il tipo di inquadratura, la durata delle sequenze, l'ambientazione, il modo in cui attori e comparse devono interagire tra loro e con il set, affinché il risultato finale sia che lo spettatore creda di stare realmente assistendo all'avvenimento descritto dall'autore del romanzo o della sceneggiatura.<br />
<br />
Successivamente, è sempre la regia a stabilire che tipo di musica o di colonna sonora in generale dovrà accompagnare quella o quell'altra scena allo scopo di enfatizzare uno stato d'animo, evidenziare una situazione, sottolineare un particolare, e quant'altro serva a far capire allo spettatore qualche cosa che nel romanzo veniva reso tramite le parole, mentre nel film può essere reso solo con immagini e suoni.<br />
<br />
L'abilità di un regista sta infatti proprio nel riuscire a sopperire alla impossibilità delle semplici immagini di trasmettere pensieri e sensazioni che possono invece essere facilmente descritte con le parole.<br />
<br />
Così, se in un romanzo, per dare l'idea di caldo soffocante, è sufficiente dire "faceva un caldo soffocante", in un film il regista dovrà servirsi di artifici vari per comunicare questa idea allo spettatore: potrà fare un inquadratura ponendo la telecamera al livello del suolo e riprendendo soggetti lontani, in modo da far vedere sullo schermo l'aria che "tremola" per il caldo; oppure potrà inquadrare la camicia inzuppata di sudore del protagonista; o potrà far vedere una persona che cerca di far funzionare un ventilatore, o ancora potrà semplicemente far comparire in un angolo dell'inquadratura un ventilatore a soffitto che ruota lentamente, e così via.<br />
<br />
Una volta terminato di girare le scene secondo le istruzioni del regista, si ottiene appunto il girato, ossia l'insieme di tutte le scene girate durante la produzione del film; sarà poi il regista stesso a decidere se eliminare qualche scena dal montaggio finale, al quale però potrà anche eventualmente contribuire il produttore (che è colui che ha finanziato il film) allo scopo di rispettare i limiti prefissati di durata del film, le richieste della censura, e così via.<br />
<br />
*soggetto e sceneggiatura<br />
La produzione di un film parte generalmente da un'idea. Lo sviluppo di questa idea porta alla stesura del soggetto, una prima bozza di quello che potrebbe diventare il copione di un film. Il soggetto, contenente solo lo svolgimento della vicenda in linea di massima, è presentato a uno o più produttori. Se ci sono i presupposti per uno sviluppo del progetto, il soggetto viene tramutato in sceneggiatura. Questo secondo processo è decisamente più lungo e delicato del precedente, e richiede delle buone conoscenze tecniche: una buona sceneggiatura, infatti, getta le basi per una buona riuscita del prodotto finale. Lo svolgimento dell'azione narrato nel soggetto viene elaborato e raffinato, creando il copione finale del film, che comprende la suddivisione in scene, i dialoghi, le ambientazioni, indicazioni sulle azioni dei personaggi e sulle loro personalità, tutto quello che, insomma, può servire al regista per sviluppare le riprese. Il regista, se già coinvolto nel progetto durante questa fase (spesso il regista viene scelto a sceneggiatura ultimata), può fornire il suo apporto nella stesura del testo. In seguito, avrà comunque la possibilità di cambiarlo e modificarlo in itinere durante le riprese.<br />
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*Fotografia<br />
La fotografia cinematografica ha un ruolo fondamentale nella produzione di un film, essendo la responsabile principale dell'aspetto estetico finale del prodotto. Il direttore della fotografia è uno dei collaboratori più stretti ed importanti del regista. Insieme decidono la composizione ed il taglio dell'inquadratura, a che distanza inquadrare un soggetto, con quale angolo di ripresa, etc. In base alla scena che si vuole riprendere, si deciderà, ad esempio, se effettuare una carrellata, una panoramica, un primo piano, un campo lungo, etc. La vicinanza o meno della macchina da presa può influire, infatti, sulla carica emotiva della scena. Ad esempio, inquadrando il volto di un attore, lo spettatore è coinvolto maggiormente rispetto ad un'inquadratura più ampia comprendente tutto l'ambiente circostante. Oppure, in una scena di guerra, utilizzando una steadicam ed adottando il punto di vista di un soldato, si proietta lo spettatore nel vivo dell'azione. In questo contesto, possiamo affermare che la fotografia è l'arte di "raccontare per immagini", ed è parte integrante di quello che è definito come "il linguaggio cinematografico": le immagini non sono altro che le parole (o i segni) del linguaggio, ed il montaggio ne è la grammatica (o la sintassi).<br />
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*Montaggio<br />
Il montaggio è solitamente considerato l'anima del cinema e parte essenziale della messa in scena operata dal regista. Il primo a rendere evidenti le potenzialità del montaggio fu David W. Griffith nel film La nascita di una nazione, ove teorizzò gli elementi alla base del "linguaggio cinematografico": inquadratura, scena e sequenza.<br />
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Grande attenzione al montaggio venne riservata dai registi sovietici degli anni '20. Kulesov ed Ejzenstejn furono i principali teorici del montaggio. Kulesov dimostrò l'importanza del montaggio nella percezione del film attraverso un famoso esperimento. Facendo seguire sempre lo stesso primo piano dell'attore Mozzuchin di volta in volta ad un piatto di minestra, un cadavere o un bambino, rese evidente che lo spettatore avrebbe letto nel volto fame, tristezza o gioia. Questo prende il nome di "Effetto Kulesov". Ejzenstejn invece teorizzò il "Montaggio delle attrazioni". Nel 1923 pubblicò un saggio in cui anticipava la pratica che avrebbe usato poi nelle sue pellicole. Nei suoi lavori, come Sciopero (1925) o La corazzata Potemkin (1925), il regista inserì varie immagini non diegetiche, cioè estranee al testo filmico rappresentato, ma che per la loro capacità di esemplificazione potevano essere associate alle scene. Ad esempio, in Sciopero, la soppressione della rivolta viene mostrata attraverso lo sgozzamento di un bue. Praticò un'estrema frammentazione delle inquadrature, per cui un unico gesto viene mostrato da più angolazioni. Questo metodo di Montaggio si contrapponeva al montaggio classico o invisibile. Hollywood infatti attraverso i campo-controcampo o i raccordi sullo sguardo cercava di rendere il montaggio il più fluente possibile.<br />
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Il montatore segue le indicazioni del regista, che supervisiona il lavoro, e procede a visionare il girato tagliando le inquadrature utili ed unendole tra loro. Tutte le scene, girate in un ordine casuale, sono poi montate nell'ordine previsto dalla sceneggiatura. Il montaggio detta, quindi, il ritmo del film ed il suo stile narrativo.<br />
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*colonna sonora<br />
Con il termine colonna sonora (in inglese soundtrack) ci si riferisce in senso lato all'audio di un film. In termini di formati cinematografici, la colonna sonora è l'area fisica della pellicola cinematografica dedicata a registrare il sonoro sincronizzato.<br />
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Il termine è comunemente usato per riferirsi semplicemente alla musica di un film, e/o all'album che contiene le musiche.<br />
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In molti casi, queste vengono composte esclusivamente ed appositamente per il film o l'album (come quella di Saturday Night Fever). Nel 1916, Victor Schertzinger registrò le prime musiche per essere usate specificatamente per una pellicola cinematografica, e la vendita di colonne sonore di film divenne uno standard negli anni Trenta.<br />
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Alcune colonne sonore, o alcune canzoni da queste estratte, sono rimaste memorabili nella storia del cinema. E alcuni sodalizi celebri tra compositori e registi hanno finito per diventare tratto distintivo della filmografia di questi ultimi: si pensi a Prokovief per Eisenstein, Rota per Fellini o Morricone per Leone.<br />
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==Il cinema digitale== <br />
Sino ad alcuni anni fa, cinema e televisione erano due media ben distinti: il cinema fondava la sua forza sulla qualità della pellicola e sulla visione dei film in apposite sale ove la proiezione avveniva al buio (favorendo l'attenzione degli spettatori); la televisione risultava imbattibile per la sua capacità di rappresentare l'evento contestualmente al suo verificarsi, pur se la qualità e la definizione delle immagini erano appena sufficienti per una visione su uno schermo domestico.<br />
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Lo sviluppo dell'elettronica ha mutato questo rapporto. Così come già avvenuto in campo musicale, ove il CD ha soppiantato l'LP analogico (ma non del tutto, visto che molti continuano a preferire il suono dell'LP, giudicato più veritiero in quanto più ricco di frequenze e dunque dotato di maggiore spazialità sonora), anche nel mondo del cinema si sta tentando di imporre sistemi interamente digitali di registrazione-riproduzione.<br />
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È bene ricordare che un'immagine non è altro che una massa di informazioni. E l'informazione, a sua volta, è qualsiasi oggetto fisico capace di distinguersi, di differenziarsi, di essere diverso da ciò che gli sta vicino. Nel cinema tradizionale, ogni singola informazione dell'oggetto da rappresentare è raccolta in modo analogico: vale a dire che un altro oggetto fisico modifica il suo stato in modo proporzionale con l'oggetto da rappresentare. In particolare l'immagine è ottenuta per mezzo di una emulsione fotosensibile, la quale è una sospensione di minuti cristalli di alogenuri d'argento - sali assai sensibili all'effetto della luce - dispersi in una matrice di gelatina fissata ad un supporto solido.<br />
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Nel cinema digitale, invece, l'informazione è raccolta da una cifra (in inglese: digit): dato un certo spazio, si può stabilire che al numero "0" corrisponda il bianco, ed al numero "1" il nero. In questo modo, scomponendo un'immagine in punti, è possibile trasformarla in una sequenza numerica. È ovvio che maggiore è la quantità di informazioni numeriche raccolte, maggiore sarà l'accuratezza dell'immagine ottenuta.<br />
<br />
La registrazione e riproduzione digitale delle immagini comporta due ordini di problemi: il primo riguarda la raccolta di tutte le informazioni necessarie per comporre l'immagine; il secondo attiene alla gestione di queste informazioni; compito, questo, che compete al dispositivo incaricato di trasformare le sequenze numeriche in unità visibili (cd. matrice). Ogni singola unità visibile, che può assumere un unico stato cromatico, si chiama pixel (contrazione dell'espressione picture element).<br />
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Secondo alcuni studi, l'accuratezza (più nota come risoluzione) massima di una pellicola negativa 35 mm è pari a 6 milioni di pixel (che si abbassa 4 milioni di pixel per le distorsioni introdotte dalle ottiche). Tale misurazione è, tuttavia, da alcuni criticata, in quanto tale definizione verrebbe valutata secondo un parametro estraneo all'immagine chimica: la risolutezza di una pellicola è infatti propriamente misurata dalla curva MTF (Modulation Transfer Function) che esprime i valori percentuali di riproduzione delle linee per millimetro presenti sulla mira di riferimento.<br />
<br />
In realtà, meglio dovrebbe dirsi che un'immagine digitale, per consentire di distinguere gli stessi dettagli esprimibili da una pellicola 35 mm, dovrebbe essere composta da 4 milioni di pixel. Ma la qualità di un'immagine è data anche da altri fattori, come il contrasto, la luminosità, il numero di colori e la loro pastosità, la gamma dinamica: ecco per quale ragione la semplice misurazione in pixel dell'immagine chimica non appare sufficiente ad esprimere tutte le caratteristiche dell'immagine stessa.<br />
<br />
Appare chiaro, comunque, che il cinema digitale per eguagliare e superare il cinema chimico ha bisogno di dispositivi di immagazzinamento dati (cosiddetto storage) di eccezionale capienza; e deve, altresì, disporre di matrici che non abbiamo meno di due milioni di pixel. La registrazione della enorme massa di informazioni contenuta in un film di circa due ore non costituisce più un problema, grazie alla capienza dei moderni hard disk e di supporti ottici come il Dvd, nonché all'impiego degli algoritmi di compressione, i quali consentono di operare un vero e proprio "sunto" delle informazioni.<br />
<br />
Gli attuali limiti del cinema digitale sono invece a monte e a valle del processo di acquisizione delle immagini. Le telecamere HD (High Definition) non offrono ancora la stessa risoluzione del negativo fotografico, hanno una minore profondità di campo, la latitudine di posa va da 8 a 11 stop (contro gli 11 - 12 delle emulsioni negative).<br />
<br />
Per quanto riguarda la proiezione, invece, sorgono altri problemi. V'è da notare, innanzi tutto, che l'altissima risoluzione del negativo originale viene perduta durante i vari passaggi (internegativi e stampa del positivo finale), sì che la risoluzione della copia da stampa non supera i due milioni di pixel. Con queste premesse gli attuali videoproiettori con tecnologia DLP dovrebbero poter reggere il confronto con la proiezione meccanica della pellicola 35 mm. I più sofisticati videoproiettori utilizzano tre microchip DMD (Digital Micromirror Device) per il controllo dell'immagine.<br />
<br />
All'interno di ogni DMD sono montati dei microspecchi capaci di oscillare indipendentemente gli uni dagli altri, così da riflettere i tre colori primari della luce (verde, rosso e blu) e formare sul grande schermo le immagini cinematografiche. Ogni microspecchio è grande circa un quarto della sezione di un capello umano. Se si pensa che queste macchine impiegano matrici la cui risoluzione è di 1920 righe verticali per 1080 orizzontali pari 2.073.600 pixel (questo standard è detto a 2K in rapporto alla risoluzione orizzontale, ma sono già in arrivo matrici a 4K pari 3840 x 2048 pixel) è facile concludere che l'immagine chimica sia già stata surclassata. Ed invece non è così: il "look and feel" della proiezione tradizionale risulta ancora superiore a quella digitale in tutte le proiezioni comparative che sono state effettuate. Le ragioni sono intrinseche alla proiezione tradizionale e non sono misurabili solo in termini di definizione pura.<br />
<br />
Com'è noto, durante la proiezione vengono offerte allo spettatore 24 immagini per secondo. Nella proiezione digitale ogni informazione dell'immagine ha una posizione costante, essendo generata sempre dallo stesso pixel, il quale muta continuamente il suo stato. Nell'immagine chimica, invece, la disposizione dei singoli cristalli di alogenuri di argento è casuale, sì che le informazioni che si succedono al ritmo di 24 per secondo non hanno una posizione costante: la struttura della grana, in altri termini, è dinamica, mentre quella della matrice è statica. Dunque il confronto tra le due forme di acquisizione delle immagini è molto complesso e non valutabile solo in termini di risoluzione pura.<br />
<br />
A ciò si deve aggiungere che non soltanto il cinema digitale sta compiendo progressi: anche le aziende produttrici delle pellicole stanno investendo soldi ed energie per proporre al mercato pellicole con un potere risolvente sempre maggiore. Si pensi che le attuali pellicole da stampa hanno un potere risolvente doppio a quello che avevano quindici anni fa. Nello stesso tempo anche i negativi appaiono sempre più sofisticati e ben al di sopra dei limiti fisici delle ottiche (limiti che valgono anche le acquisizioni digitali).<br />
<br />
I proiettori meccanici, infine, pure continuano ad essere oggetto di migliorie utili all'aumento del contrasto e della definizione: si pensi alla trazione diretta elettronica per la guida intermittente dell'alberino di precisione - in luogo della tradizionale croce di malta - trazione la quale elimina l'onda di immagine verticale, con conseguente aumento della stabilità dell'immagine, del contrasto e del fuoco.<br />
<br />
Allo stato attuale, dunque, non appare così vicino il giorno in cui tutti i film siano girati e proiettati con tecniche digitali. Per ora i due sistemi sembrano, invero, ben collaborare, considerato che l'elaborazione digitale delle immagini viene adoperata in tutta la fase intermedia tra l'impressione del negativo e la stampa del positivo da proiezione (c.d. Digital Intermediate, abbreviato in "DI"). In estrema sintesi, questa è l'attuale lavorazione tipica di un film:<br />
<br />
sul set si provvede alla ripresa delle immagini per mezzo di una cinepresa tradizionale; <br />
i negativi originali vengono scannerizzati ad alta definizione (2k) per poi essere subito archiviati e conservati; <br />
tutto il processo di montaggio e post-produzione avviene per mezzo di computer dotati di grande potenza di calcolo; <br />
il file finale viene trasferito su un unico negativo tramite una macchina da stampa; <br />
il negativo così originato viene impiegato per ottenere le copie finali da proiezione. <br />
In linea teorica, questo sistema potrebbe consentire di ottenere una copia da proiezione con una risoluzione pari a quella del negativo originale (4k); tuttavia, considerato che per motivi di costi si preferisce scannerizzare il negativo con una risoluzione pari a 2k, tale ultimo valore è quello massimo ottenibile dal negativo destinato alla produzione delle pellicole per la proiezione, le quali avranno, a loro volta, una risoluzione leggermente inferiore (ogni processo di copia ottica porta ad una perdita di risoluzione); valore in ogni caso superiore a quello che si otterrebbe se alla copia finale si arrivasse facendo ricorso a copie intermedie analogiche.</div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=Cinema&diff=10360Cinema2006-02-15T12:21:21Z<p>Capp1: </p>
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<div>Con l’invenzione del cinema e con le prime sperimentazioni artistiche e linguistiche correlate ad esso, si ha una vera e propria rivoluzione.<br />
Scoperto il mezzo, gli artisti sperimentano e codificano una serie di linguaggi che permettano loro di esprimersi artisticamente con tale mezzo.<br />
Nel testo di [[Benjamin Walter |Benjamin]] è interessante notare il punto di vista dei critici più reazionari e scettici nei confronti della settima arte: essi affermano che con essa si fa un balzo indietro fino all’epoca dei geroglifici egiziani, nei quali la raffigurazione era sequenziale e piatta.<br />
In realtà il cinema rappresenta la prima vera e grande opera d’arte immateriale, e possiamo affermare che ha insita in sé già la dimensione virtuale, che in futuro diverrà sempre più preponderante all’interno delle sperimentazioni artistiche.<br />
<br />
Il cinema è luce proiettata e suoni che scorrono nel tempo, quindi materialmente non esiste. Certo, fisicamente le immagini sono impresse sulla pellicola, ma è lo stesso che affermare che l’oggetto della musica sono gli altoparlanti dalla quale fuoriesce. Un’altra caratteristica del cinema, come sottolineato anche da [[Benjamin Walter |Water Benjamin]], è la sua totale riproducibilità. Esso non possiede un’aura, come per esempio un quadro, ma dipende dagli apparati tecnici che lo riproducono, dalla sala nella quale è proiettato, dall’impianto audio che ne riproduce il suono e da innumerevoli altri fattori.<br />
E quando il film comincia, opera d’arte immateriale fatta di luce, suoni e spazio-tempo, ecco che le luci si spengono e ci ritroviamo nell’oscurità, i nostri sensi sono come trasportati in un’altra dimensione, una dimensione virtuale, appunto. Il cinema è virtuale perché percettivamente ci permette di entrare in un mondo artificiale, una dimensione quasi onirica che non esiste, dove vigono altre leggi rispetto a quelle del mondo reale. Leggi che consistono nel linguaggio cinematografico: il montaggio, i movimenti di macchina, le inquadrature, le ellissi temporali, la colonna sonora che sottolinea gli eventi. Siamo catapultati quindi in un’altra realtà, che non esiste materialmente, nella quale il Dio onnipotente è il regista del film, o comunque tutta la troupe che ha realizzato il film.<br />
<br />
Il cinema è paradossalmente un’arte capitalista e socialista insieme. Questa affermazione potrà sembrare una contraddizione allucinante, ma in realtà oggi la stragrande maggioranza dei film prodotti e che detengono il mercato del cinema sono in mano a grandi case ricche e potenti che possiedono il monopolio come quelle di Hollywood. Il cinema è un’arte industriale, ha bisogno di capitali e produttori facoltosi per esprimersi al meglio, ed è imprescindibilmente legato al mercato, alla pubblicità, al consenso del pubblico e a tutti quei meccanismi che sono la base del capitalismo moderno. Però è anche un’arte democratica e socialista, ed essendo collettiva prevede la partecipazione di molte persone. Dagli attori ai tecnici, un film è un’opera d’arte alla quale hanno lavorato centinaia di persone. Anche quest’ultimo attributo lo rende un ottimo predecessore di quella che in futuro probabilmente sarà l’opera d’arte: immateriale e collettiva.<br />
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==Cenni di storia del cinema==<br />
I primi rudimentali esempi di cinematografia erano semplici sviluppi della lanterna magica e strumenti ottici simili, che potevano essere usati per proiettare immagini ferme per fare in modo che l'occhio umano percepisse il movimento tramite la loro successione rapida. Naturalmente, le immagini usate per simili strumenti dovevano essere scelte e preparate con cura per raggiungere l'effetto desiderato. Usando immagini simili tra loro, ma con lievi differenze, si poteva trasmettere alla percezione del pubblico l'effetto del movimento. Il principio è ancora oggi quello applicato nel campo dell'animazione.<br />
<br />
Con lo sviluppo della fotografia, e in particolare della pellicola cinematografica (film) di celluloide, divenne possibile registrare le immagini. L'uso della pellicola, inoltre, era decisamente più comodo per un sistema di proiezione delle immagini ad un pubblico, quando all'epoca si usavano strumenti che potevano essere utilizzati da una persona per volta, che doveva guardare all'interno dell'oggetto.<br />
<br />
Il 28 dicembre 1895 i fratelli Lumiere proiettarono al Grand Cafè di Parigi dieci film di circa un minuto l'uno, tra i quali un primo piano di uno dei fratelli e sua moglie che davano da mangiare a loro figlio e Arroseur et arrose (Innaffiatore e innaffiato).<br />
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Il cinema fu inizialmente pura arte visiva. Comunque, quando un film veniva proiettato in un cinematografo, per lo più teatri adattati alle esigenze, i proprietari dei locali ingaggiavano dei musicisti per accompagnare la proiezione con della musica. I musicisti, solitamente un pianista, dovevano dunque adattarsi ed accompagnare l'umore del film nei vari passaggi.<br />
<br />
Più tardi, lo sviluppo tecnologico permise di creare una colonna sonora sincronizzata con le immagini sullo schermo, e che poteva essere registrata a parte dalle riprese del film. I film sonori vennero inizialmente conosciuti come "film parlanti".<br />
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L'ultimo decisivo gradino che ha portato il cinema alla concezione moderna fu l'introduzione del colore, che venne adottato più gradualmente rispetto al sonoro. Come la tecnologia si sviluppò, sempre più film si avvalsero del colore, ed è oggi ormai una pratica universale, diversamente dalla fotografia, dove il bianco e nero è sopravvissuto per vari motivi. In rare eccezioni, comunque, come nel film di Steven Spielberg "Schindler's List", la scelta del B/N ha a che fare con ragioni artistiche.<br />
<br />
==Proiezione==<br />
Le pellicole cinematografiche vengono proiettate in apposite sale dette appunto cinematografiche o cinematografi, per lo più teatri, adattati ad ospitare uno schermo al posto del palco e un proiettore in fondo alla sala; oggi, visto il numero e la specializzazione in generi del cinema, la tendenza è di riunire più sale cinematografiche di varia capienza in una sola struttura creata appositamente, i cinema multisala o più semplicemente multisale.<br />
<br />
I cinematografi<br />
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I primi luoghi ad ospitare delle proiezioni cinematografiche furono dei teatri adattati per l'occasione con uno schermo. Inizialmente, infatti, essendo i film muti, non servivano apparecchiature per la riproduzione del sonoro, e una qualsiasi stanza si adattava alle esigenze. Spesso, i proprietari dei locali ingaggiavano dei musicisti, in genere un pianista, per accompagnare musicalmente lo spettacolo.<br />
<br />
Con l'avvento del sonoro, anche i cinematografi dovettero adattarsi alle nuove esigenze di quello che stava comiciando a diventare un ricco business, e nacquero le prime sale cinematografiche vere e proprie, dedicate esclusivamente alla proiezione di film.<br />
<br />
Cominciò così la prima età dell'oro del cinema, e le sale si diffusero rapidamente in tutto il mondo.<br />
<br />
Oggi ormai le sale uniche sono una rarità, e si sono sempre più diffusi i cinema multisala, che sfruttano il richiamo di più pellicole e sale più piccole per ottimizzare i ricavi, secondo la logica ormai diffusa dello show-business.<br />
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<br />
==I mestieri del cinema==<br />
<br />
*produzione<br />
Se la proiezione di un film è una cosa tutto sommato semplice ed economica, la sua creazione invece è una vera e propria impresa che richiede la coordinazione di una troupe di centinaia di persone, l'impiego di macchinari e attrezzature molto costose, la pianificazione di molte attività diverse, a volte contemporanee, e l'investimento di grosse somme di denaro: girare (creare) un film in modo professionale, anche in economia, costa comunque cifre dell'ordine del milione di euro. A fronte di questi costi e di queste difficoltà un film riuscito, che ha successo, può rendere cifre straordinarie. D'altra parte, se il film non piace, la perdita è molto grave.<br />
<br />
*Regia<br />
Quella che è inizialmente solo un'idea di trama nella mente di una persona, può essere trasposta, dalla persona stessa, in romanzo, oppure, più semplicemente, in sceneggiatura; quest'ultima è anch'essa, in un certo senso, una specie di romanzo, con la differenza che una sceneggiatura è molto più schematica e meno romanzata, in quanto ha il solo scopo di spiegare al regista come deve fare per trasferire sullo schermo l'idea iniziale.<br />
<br />
Basandosi quindi sulla sceneggiatura, il regista decide il tipo di inquadratura, la durata delle sequenze, l'ambientazione, il modo in cui attori e comparse devono interagire tra loro e con il set, affinché il risultato finale sia che lo spettatore creda di stare realmente assistendo all'avvenimento descritto dall'autore del romanzo o della sceneggiatura.<br />
<br />
Successivamente, è sempre la regia a stabilire che tipo di musica o di colonna sonora in generale dovrà accompagnare quella o quell'altra scena allo scopo di enfatizzare uno stato d'animo, evidenziare una situazione, sottolineare un particolare, e quant'altro serva a far capire allo spettatore qualche cosa che nel romanzo veniva reso tramite le parole, mentre nel film può essere reso solo con immagini e suoni.<br />
<br />
L'abilità di un regista sta infatti proprio nel riuscire a sopperire alla impossibilità delle semplici immagini di trasmettere pensieri e sensazioni che possono invece essere facilmente descritte con le parole.<br />
<br />
Così, se in un romanzo, per dare l'idea di caldo soffocante, è sufficiente dire "faceva un caldo soffocante", in un film il regista dovrà servirsi di artifici vari per comunicare questa idea allo spettatore: potrà fare un inquadratura ponendo la telecamera al livello del suolo e riprendendo soggetti lontani, in modo da far vedere sullo schermo l'aria che "tremola" per il caldo; oppure potrà inquadrare la camicia inzuppata di sudore del protagonista; o potrà far vedere una persona che cerca di far funzionare un ventilatore, o ancora potrà semplicemente far comparire in un angolo dell'inquadratura un ventilatore a soffitto che ruota lentamente, e così via.<br />
<br />
Una volta terminato di girare le scene secondo le istruzioni del regista, si ottiene appunto il girato, ossia l'insieme di tutte le scene girate durante la produzione del film; sarà poi il regista stesso a decidere se eliminare qualche scena dal montaggio finale, al quale però potrà anche eventualmente contribuire il produttore (che è colui che ha finanziato il film) allo scopo di rispettare i limiti prefissati di durata del film, le richieste della censura, e così via.<br />
<br />
*soggetto e sceneggiatura<br />
La produzione di un film parte generalmente da un'idea. Lo sviluppo di questa idea porta alla stesura del soggetto, una prima bozza di quello che potrebbe diventare il copione di un film. Il soggetto, contenente solo lo svolgimento della vicenda in linea di massima, è presentato a uno o più produttori. Se ci sono i presupposti per uno sviluppo del progetto, il soggetto viene tramutato in sceneggiatura. Questo secondo processo è decisamente più lungo e delicato del precedente, e richiede delle buone conoscenze tecniche: una buona sceneggiatura, infatti, getta le basi per una buona riuscita del prodotto finale. Lo svolgimento dell'azione narrato nel soggetto viene elaborato e raffinato, creando il copione finale del film, che comprende la suddivisione in scene, i dialoghi, le ambientazioni, indicazioni sulle azioni dei personaggi e sulle loro personalità, tutto quello che, insomma, può servire al regista per sviluppare le riprese. Il regista, se già coinvolto nel progetto durante questa fase (spesso il regista viene scelto a sceneggiatura ultimata), può fornire il suo apporto nella stesura del testo. In seguito, avrà comunque la possibilità di cambiarlo e modificarlo in itinere durante le riprese.<br />
<br />
*Fotografia<br />
La fotografia cinematografica ha un ruolo fondamentale nella produzione di un film, essendo la responsabile principale dell'aspetto estetico finale del prodotto. Il direttore della fotografia è uno dei collaboratori più stretti ed importanti del regista. Insieme decidono la composizione ed il taglio dell'inquadratura, a che distanza inquadrare un soggetto, con quale angolo di ripresa, etc. In base alla scena che si vuole riprendere, si deciderà, ad esempio, se effettuare una carrellata, una panoramica, un primo piano, un campo lungo, etc. La vicinanza o meno della macchina da presa può influire, infatti, sulla carica emotiva della scena. Ad esempio, inquadrando il volto di un attore, lo spettatore è coinvolto maggiormente rispetto ad un'inquadratura più ampia comprendente tutto l'ambiente circostante. Oppure, in una scena di guerra, utilizzando una steadicam ed adottando il punto di vista di un soldato, si proietta lo spettatore nel vivo dell'azione. In questo contesto, possiamo affermare che la fotografia è l'arte di "raccontare per immagini", ed è parte integrante di quello che è definito come "il linguaggio cinematografico": le immagini non sono altro che le parole (o i segni) del linguaggio, ed il montaggio ne è la grammatica (o la sintassi).<br />
<br />
*Montaggio<br />
Il montaggio è solitamente considerato l'anima del cinema e parte essenziale della messa in scena operata dal regista. Il primo a rendere evidenti le potenzialità del montaggio fu David W. Griffith nel film La nascita di una nazione, ove teorizzò gli elementi alla base del "linguaggio cinematografico": inquadratura, scena e sequenza.<br />
<br />
Grande attenzione al montaggio venne riservata dai registi sovietici degli anni '20. Kulesov ed Ejzenstejn furono i principali teorici del montaggio. Kulesov dimostrò l'importanza del montaggio nella percezione del film attraverso un famoso esperimento. Facendo seguire sempre lo stesso primo piano dell'attore Mozzuchin di volta in volta ad un piatto di minestra, un cadavere o un bambino, rese evidente che lo spettatore avrebbe letto nel volto fame, tristezza o gioia. Questo prende il nome di "Effetto Kulesov". Ejzenstejn invece teorizzò il "Montaggio delle attrazioni". Nel 1923 pubblicò un saggio in cui anticipava la pratica che avrebbe usato poi nelle sue pellicole. Nei suoi lavori, come Sciopero (1925) o La corazzata Potemkin (1925), il regista inserì varie immagini non diegetiche, cioè estranee al testo filmico rappresentato, ma che per la loro capacità di esemplificazione potevano essere associate alle scene. Ad esempio, in Sciopero, la soppressione della rivolta viene mostrata attraverso lo sgozzamento di un bue. Praticò un'estrema frammentazione delle inquadrature, per cui un unico gesto viene mostrato da più angolazioni. Questo metodo di Montaggio si contrapponeva al montaggio classico o invisibile. Hollywood infatti attraverso i campo-controcampo o i raccordi sullo sguardo cercava di rendere il montaggio il più fluente possibile.<br />
<br />
Il montatore segue le indicazioni del regista, che supervisiona il lavoro, e procede a visionare il girato tagliando le inquadrature utili ed unendole tra loro. Tutte le scene, girate in un ordine casuale, sono poi montate nell'ordine previsto dalla sceneggiatura. Il montaggio detta, quindi, il ritmo del film ed il suo stile narrativo.<br />
<br />
<br />
*colonna sonora<br />
Con il termine colonna sonora (in inglese soundtrack) ci si riferisce in senso lato all'audio di un film. In termini di formati cinematografici, la colonna sonora è l'area fisica della pellicola cinematografica dedicata a registrare il sonoro sincronizzato.<br />
<br />
Il termine è comunemente usato per riferirsi semplicemente alla musica di un film, e/o all'album che contiene le musiche.<br />
<br />
In molti casi, queste vengono composte esclusivamente ed appositamente per il film o l'album (come quella di Saturday Night Fever). Nel 1916, Victor Schertzinger registrò le prime musiche per essere usate specificatamente per una pellicola cinematografica, e la vendita di colonne sonore di film divenne uno standard negli anni Trenta.<br />
<br />
Alcune colonne sonore, o alcune canzoni da queste estratte, sono rimaste memorabili nella storia del cinema. E alcuni sodalizi celebri tra compositori e registi hanno finito per diventare tratto distintivo della filmografia di questi ultimi: si pensi a Prokovief per Eisenstein, Rota per Fellini o Morricone per Leone.<br />
<br />
==Il cinema digitale== <br />
Sino ad alcuni anni fa, cinema e televisione erano due media ben distinti: il cinema fondava la sua forza sulla qualità della pellicola e sulla visione dei film in apposite sale ove la proiezione avveniva al buio (favorendo l'attenzione degli spettatori); la televisione risultava imbattibile per la sua capacità di rappresentare l'evento contestualmente al suo verificarsi, pur se la qualità e la definizione delle immagini erano appena sufficienti per una visione su uno schermo domestico.<br />
<br />
Lo sviluppo dell'elettronica ha mutato questo rapporto. Così come già avvenuto in campo musicale, ove il CD ha soppiantato l'LP analogico (ma non del tutto, visto che molti continuano a preferire il suono dell'LP, giudicato più veritiero in quanto più ricco di frequenze e dunque dotato di maggiore spazialità sonora), anche nel mondo del cinema si sta tentando di imporre sistemi interamente digitali di registrazione-riproduzione.<br />
<br />
È bene ricordare che un'immagine non è altro che una massa di informazioni. E l'informazione, a sua volta, è qualsiasi oggetto fisico capace di distinguersi, di differenziarsi, di essere diverso da ciò che gli sta vicino. Nel cinema tradizionale, ogni singola informazione dell'oggetto da rappresentare è raccolta in modo analogico: vale a dire che un altro oggetto fisico modifica il suo stato in modo proporzionale con l'oggetto da rappresentare. In particolare l'immagine è ottenuta per mezzo di una emulsione fotosensibile, la quale è una sospensione di minuti cristalli di alogenuri d'argento - sali assai sensibili all'effetto della luce - dispersi in una matrice di gelatina fissata ad un supporto solido.<br />
<br />
Nel cinema digitale, invece, l'informazione è raccolta da una cifra (in inglese: digit): dato un certo spazio, si può stabilire che al numero "0" corrisponda il bianco, ed al numero "1" il nero. In questo modo, scomponendo un'immagine in punti, è possibile trasformarla in una sequenza numerica. È ovvio che maggiore è la quantità di informazioni numeriche raccolte, maggiore sarà l'accuratezza dell'immagine ottenuta.<br />
<br />
La registrazione e riproduzione digitale delle immagini comporta due ordini di problemi: il primo riguarda la raccolta di tutte le informazioni necessarie per comporre l'immagine; il secondo attiene alla gestione di queste informazioni; compito, questo, che compete al dispositivo incaricato di trasformare le sequenze numeriche in unità visibili (cd. matrice). Ogni singola unità visibile, che può assumere un unico stato cromatico, si chiama pixel (contrazione dell'espressione picture element).<br />
<br />
Secondo alcuni studi, l'accuratezza (più nota come risoluzione) massima di una pellicola negativa 35 mm è pari a 6 milioni di pixel (che si abbassa 4 milioni di pixel per le distorsioni introdotte dalle ottiche). Tale misurazione è, tuttavia, da alcuni criticata, in quanto tale definizione verrebbe valutata secondo un parametro estraneo all'immagine chimica: la risolutezza di una pellicola è infatti propriamente misurata dalla curva MTF (Modulation Transfer Function) che esprime i valori percentuali di riproduzione delle linee per millimetro presenti sulla mira di riferimento.<br />
<br />
In realtà, meglio dovrebbe dirsi che un'immagine digitale, per consentire di distinguere gli stessi dettagli esprimibili da una pellicola 35 mm, dovrebbe essere composta da 4 milioni di pixel. Ma la qualità di un'immagine è data anche da altri fattori, come il contrasto, la luminosità, il numero di colori e la loro pastosità, la gamma dinamica: ecco per quale ragione la semplice misurazione in pixel dell'immagine chimica non appare sufficiente ad esprimere tutte le caratteristiche dell'immagine stessa.<br />
<br />
Appare chiaro, comunque, che il cinema digitale per eguagliare e superare il cinema chimico ha bisogno di dispositivi di immagazzinamento dati (cosiddetto storage) di eccezionale capienza; e deve, altresì, disporre di matrici che non abbiamo meno di due milioni di pixel. La registrazione della enorme massa di informazioni contenuta in un film di circa due ore non costituisce più un problema, grazie alla capienza dei moderni hard disk e di supporti ottici come il Dvd, nonché all'impiego degli algoritmi di compressione, i quali consentono di operare un vero e proprio "sunto" delle informazioni.<br />
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Gli attuali limiti del cinema digitale sono invece a monte e a valle del processo di acquisizione delle immagini. Le telecamere HD (High Definition) non offrono ancora la stessa risoluzione del negativo fotografico, hanno una minore profondità di campo, la latitudine di posa va da 8 a 11 stop (contro gli 11 - 12 delle emulsioni negative).<br />
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Per quanto riguarda la proiezione, invece, sorgono altri problemi. V'è da notare, innanzi tutto, che l'altissima risoluzione del negativo originale viene perduta durante i vari passaggi (internegativi e stampa del positivo finale), sì che la risoluzione della copia da stampa non supera i due milioni di pixel. Con queste premesse gli attuali videoproiettori con tecnologia DLP dovrebbero poter reggere il confronto con la proiezione meccanica della pellicola 35 mm. I più sofisticati videoproiettori utilizzano tre microchip DMD (Digital Micromirror Device) per il controllo dell'immagine.<br />
<br />
All'interno di ogni DMD sono montati dei microspecchi capaci di oscillare indipendentemente gli uni dagli altri, così da riflettere i tre colori primari della luce (verde, rosso e blu) e formare sul grande schermo le immagini cinematografiche. Ogni microspecchio è grande circa un quarto della sezione di un capello umano. Se si pensa che queste macchine impiegano matrici la cui risoluzione è di 1920 righe verticali per 1080 orizzontali pari 2.073.600 pixel (questo standard è detto a 2K in rapporto alla risoluzione orizzontale, ma sono già in arrivo matrici a 4K pari 3840 x 2048 pixel) è facile concludere che l'immagine chimica sia già stata surclassata. Ed invece non è così: il "look and feel" della proiezione tradizionale risulta ancora superiore a quella digitale in tutte le proiezioni comparative che sono state effettuate. Le ragioni sono intrinseche alla proiezione tradizionale e non sono misurabili solo in termini di definizione pura.<br />
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Com'è noto, durante la proiezione vengono offerte allo spettatore 24 immagini per secondo. Nella proiezione digitale ogni informazione dell'immagine ha una posizione costante, essendo generata sempre dallo stesso pixel, il quale muta continuamente il suo stato. Nell'immagine chimica, invece, la disposizione dei singoli cristalli di alogenuri di argento è casuale, sì che le informazioni che si succedono al ritmo di 24 per secondo non hanno una posizione costante: la struttura della grana, in altri termini, è dinamica, mentre quella della matrice è statica. Dunque il confronto tra le due forme di acquisizione delle immagini è molto complesso e non valutabile solo in termini di risoluzione pura.<br />
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A ciò si deve aggiungere che non soltanto il cinema digitale sta compiendo progressi: anche le aziende produttrici delle pellicole stanno investendo soldi ed energie per proporre al mercato pellicole con un potere risolvente sempre maggiore. Si pensi che le attuali pellicole da stampa hanno un potere risolvente doppio a quello che avevano quindici anni fa. Nello stesso tempo anche i negativi appaiono sempre più sofisticati e ben al di sopra dei limiti fisici delle ottiche (limiti che valgono anche le acquisizioni digitali).<br />
<br />
I proiettori meccanici, infine, pure continuano ad essere oggetto di migliorie utili all'aumento del contrasto e della definizione: si pensi alla trazione diretta elettronica per la guida intermittente dell'alberino di precisione - in luogo della tradizionale croce di malta - trazione la quale elimina l'onda di immagine verticale, con conseguente aumento della stabilità dell'immagine, del contrasto e del fuoco.<br />
<br />
Allo stato attuale, dunque, non appare così vicino il giorno in cui tutti i film siano girati e proiettati con tecniche digitali. Per ora i due sistemi sembrano, invero, ben collaborare, considerato che l'elaborazione digitale delle immagini viene adoperata in tutta la fase intermedia tra l'impressione del negativo e la stampa del positivo da proiezione (c.d. Digital Intermediate, abbreviato in "DI"). In estrema sintesi, questa è l'attuale lavorazione tipica di un film:<br />
<br />
sul set si provvede alla ripresa delle immagini per mezzo di una cinepresa tradizionale; <br />
i negativi originali vengono scannerizzati ad alta definizione (2k) per poi essere subito archiviati e conservati; <br />
tutto il processo di montaggio e post-produzione avviene per mezzo di computer dotati di grande potenza di calcolo; <br />
il file finale viene trasferito su un unico negativo tramite una macchina da stampa; <br />
il negativo così originato viene impiegato per ottenere le copie finali da proiezione. <br />
In linea teorica, questo sistema potrebbe consentire di ottenere una copia da proiezione con una risoluzione pari a quella del negativo originale (4k); tuttavia, considerato che per motivi di costi si preferisce scannerizzare il negativo con una risoluzione pari a 2k, tale ultimo valore è quello massimo ottenibile dal negativo destinato alla produzione delle pellicole per la proiezione, le quali avranno, a loro volta, una risoluzione leggermente inferiore (ogni processo di copia ottica porta ad una perdita di risoluzione); valore in ogni caso superiore a quello che si otterrebbe se alla copia finale si arrivasse facendo ricorso a copie intermedie analogiche.</div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=Daguerre_Louis&diff=15718Daguerre Louis2006-02-15T12:19:25Z<p>Capp1: </p>
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<div>{{stub}}</div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=Cinema&diff=10359Cinema2006-02-15T12:19:00Z<p>Capp1: </p>
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<div>Con l’invenzione del cinema e con le prime sperimentazioni artistiche e linguistiche correlate ad esso, si ha una vera e propria rivoluzione.<br />
Scoperto il mezzo, gli artisti sperimentano e codificano una serie di linguaggi che permettano loro di esprimersi artisticamente con tale mezzo.<br />
Nel testo di Benjamin è interessante notare il punto di vista dei critici più reazionari e scettici nei confronti della settima arte: essi affermano che con essa si fa un balzo indietro fino all’epoca dei geroglifici egiziani, nei quali la raffigurazione era sequenziale e piatta.<br />
In realtà il cinema rappresenta la prima vera e grande opera d’arte immateriale, e possiamo affermare che ha insita in sé già la dimensione virtuale, che in futuro diverrà sempre più preponderante all’interno delle sperimentazioni artistiche.<br />
<br />
Il cinema è luce proiettata e suoni che scorrono nel tempo, quindi materialmente non esiste. Certo, fisicamente le immagini sono impresse sulla pellicola, ma è lo stesso che affermare che l’oggetto della musica sono gli altoparlanti dalla quale fuoriesce. Un’altra caratteristica del cinema, come sottolineato anche da Water Benjamin, è la sua totale riproducibilità. Esso non possiede un’aura, come per esempio un quadro, ma dipende dagli apparati tecnici che lo riproducono, dalla sala nella quale è proiettato, dall’impianto audio che ne riproduce il suono e da innumerevoli altri fattori.<br />
E quando il film comincia, opera d’arte immateriale fatta di luce, suoni e spazio-tempo, ecco che le luci si spengono e ci ritroviamo nell’oscurità, i nostri sensi sono come trasportati in un’altra dimensione, una dimensione virtuale, appunto. Il cinema è virtuale perché percettivamente ci permette di entrare in un mondo artificiale, una dimensione quasi onirica che non esiste, dove vigono altre leggi rispetto a quelle del mondo reale. Leggi che consistono nel linguaggio cinematografico: il montaggio, i movimenti di macchina, le inquadrature, le ellissi temporali, la colonna sonora che sottolinea gli eventi. Siamo catapultati quindi in un’altra realtà, che non esiste materialmente, nella quale il Dio onnipotente è il regista del film, o comunque tutta la troupe che ha realizzato il film.<br />
<br />
Il cinema è paradossalmente un’arte capitalista e socialista insieme. Questa affermazione potrà sembrare una contraddizione allucinante, ma in realtà oggi la stragrande maggioranza dei film prodotti e che detengono il mercato del cinema sono in mano a grandi case ricche e potenti che possiedono il monopolio come quelle di Hollywood. Il cinema è un’arte industriale, ha bisogno di capitali e produttori facoltosi per esprimersi al meglio, ed è imprescindibilmente legato al mercato, alla pubblicità, al consenso del pubblico e a tutti quei meccanismi che sono la base del capitalismo moderno. Però è anche un’arte democratica e socialista, ed essendo collettiva prevede la partecipazione di molte persone. Dagli attori ai tecnici, un film è un’opera d’arte alla quale hanno lavorato centinaia di persone. Anche quest’ultimo attributo lo rende un ottimo predecessore di quella che in futuro probabilmente sarà l’opera d’arte: immateriale e collettiva.<br />
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==Cenni di storia del cinema==<br />
I primi rudimentali esempi di cinematografia erano semplici sviluppi della lanterna magica e strumenti ottici simili, che potevano essere usati per proiettare immagini ferme per fare in modo che l'occhio umano percepisse il movimento tramite la loro successione rapida. Naturalmente, le immagini usate per simili strumenti dovevano essere scelte e preparate con cura per raggiungere l'effetto desiderato. Usando immagini simili tra loro, ma con lievi differenze, si poteva trasmettere alla percezione del pubblico l'effetto del movimento. Il principio è ancora oggi quello applicato nel campo dell'animazione.<br />
<br />
Con lo sviluppo della fotografia, e in particolare della pellicola cinematografica (film) di celluloide, divenne possibile registrare le immagini. L'uso della pellicola, inoltre, era decisamente più comodo per un sistema di proiezione delle immagini ad un pubblico, quando all'epoca si usavano strumenti che potevano essere utilizzati da una persona per volta, che doveva guardare all'interno dell'oggetto.<br />
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Il 28 dicembre 1895 i fratelli Lumiere proiettarono al Grand Cafè di Parigi dieci film di circa un minuto l'uno, tra i quali un primo piano di uno dei fratelli e sua moglie che davano da mangiare a loro figlio e Arroseur et arrose (Innaffiatore e innaffiato).<br />
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Il cinema fu inizialmente pura arte visiva. Comunque, quando un film veniva proiettato in un cinematografo, per lo più teatri adattati alle esigenze, i proprietari dei locali ingaggiavano dei musicisti per accompagnare la proiezione con della musica. I musicisti, solitamente un pianista, dovevano dunque adattarsi ed accompagnare l'umore del film nei vari passaggi.<br />
<br />
Più tardi, lo sviluppo tecnologico permise di creare una colonna sonora sincronizzata con le immagini sullo schermo, e che poteva essere registrata a parte dalle riprese del film. I film sonori vennero inizialmente conosciuti come "film parlanti".<br />
<br />
L'ultimo decisivo gradino che ha portato il cinema alla concezione moderna fu l'introduzione del colore, che venne adottato più gradualmente rispetto al sonoro. Come la tecnologia si sviluppò, sempre più film si avvalsero del colore, ed è oggi ormai una pratica universale, diversamente dalla fotografia, dove il bianco e nero è sopravvissuto per vari motivi. In rare eccezioni, comunque, come nel film di Steven Spielberg "Schindler's List", la scelta del B/N ha a che fare con ragioni artistiche.<br />
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==Proiezione==<br />
Le pellicole cinematografiche vengono proiettate in apposite sale dette appunto cinematografiche o cinematografi, per lo più teatri, adattati ad ospitare uno schermo al posto del palco e un proiettore in fondo alla sala; oggi, visto il numero e la specializzazione in generi del cinema, la tendenza è di riunire più sale cinematografiche di varia capienza in una sola struttura creata appositamente, i cinema multisala o più semplicemente multisale.<br />
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I cinematografi<br />
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I primi luoghi ad ospitare delle proiezioni cinematografiche furono dei teatri adattati per l'occasione con uno schermo. Inizialmente, infatti, essendo i film muti, non servivano apparecchiature per la riproduzione del sonoro, e una qualsiasi stanza si adattava alle esigenze. Spesso, i proprietari dei locali ingaggiavano dei musicisti, in genere un pianista, per accompagnare musicalmente lo spettacolo.<br />
<br />
Con l'avvento del sonoro, anche i cinematografi dovettero adattarsi alle nuove esigenze di quello che stava comiciando a diventare un ricco business, e nacquero le prime sale cinematografiche vere e proprie, dedicate esclusivamente alla proiezione di film.<br />
<br />
Cominciò così la prima età dell'oro del cinema, e le sale si diffusero rapidamente in tutto il mondo.<br />
<br />
Oggi ormai le sale uniche sono una rarità, e si sono sempre più diffusi i cinema multisala, che sfruttano il richiamo di più pellicole e sale più piccole per ottimizzare i ricavi, secondo la logica ormai diffusa dello show-business.<br />
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<br />
==I mestieri del cinema==<br />
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*produzione<br />
Se la proiezione di un film è una cosa tutto sommato semplice ed economica, la sua creazione invece è una vera e propria impresa che richiede la coordinazione di una troupe di centinaia di persone, l'impiego di macchinari e attrezzature molto costose, la pianificazione di molte attività diverse, a volte contemporanee, e l'investimento di grosse somme di denaro: girare (creare) un film in modo professionale, anche in economia, costa comunque cifre dell'ordine del milione di euro. A fronte di questi costi e di queste difficoltà un film riuscito, che ha successo, può rendere cifre straordinarie. D'altra parte, se il film non piace, la perdita è molto grave.<br />
<br />
*Regia<br />
Quella che è inizialmente solo un'idea di trama nella mente di una persona, può essere trasposta, dalla persona stessa, in romanzo, oppure, più semplicemente, in sceneggiatura; quest'ultima è anch'essa, in un certo senso, una specie di romanzo, con la differenza che una sceneggiatura è molto più schematica e meno romanzata, in quanto ha il solo scopo di spiegare al regista come deve fare per trasferire sullo schermo l'idea iniziale.<br />
<br />
Basandosi quindi sulla sceneggiatura, il regista decide il tipo di inquadratura, la durata delle sequenze, l'ambientazione, il modo in cui attori e comparse devono interagire tra loro e con il set, affinché il risultato finale sia che lo spettatore creda di stare realmente assistendo all'avvenimento descritto dall'autore del romanzo o della sceneggiatura.<br />
<br />
Successivamente, è sempre la regia a stabilire che tipo di musica o di colonna sonora in generale dovrà accompagnare quella o quell'altra scena allo scopo di enfatizzare uno stato d'animo, evidenziare una situazione, sottolineare un particolare, e quant'altro serva a far capire allo spettatore qualche cosa che nel romanzo veniva reso tramite le parole, mentre nel film può essere reso solo con immagini e suoni.<br />
<br />
L'abilità di un regista sta infatti proprio nel riuscire a sopperire alla impossibilità delle semplici immagini di trasmettere pensieri e sensazioni che possono invece essere facilmente descritte con le parole.<br />
<br />
Così, se in un romanzo, per dare l'idea di caldo soffocante, è sufficiente dire "faceva un caldo soffocante", in un film il regista dovrà servirsi di artifici vari per comunicare questa idea allo spettatore: potrà fare un inquadratura ponendo la telecamera al livello del suolo e riprendendo soggetti lontani, in modo da far vedere sullo schermo l'aria che "tremola" per il caldo; oppure potrà inquadrare la camicia inzuppata di sudore del protagonista; o potrà far vedere una persona che cerca di far funzionare un ventilatore, o ancora potrà semplicemente far comparire in un angolo dell'inquadratura un ventilatore a soffitto che ruota lentamente, e così via.<br />
<br />
Una volta terminato di girare le scene secondo le istruzioni del regista, si ottiene appunto il girato, ossia l'insieme di tutte le scene girate durante la produzione del film; sarà poi il regista stesso a decidere se eliminare qualche scena dal montaggio finale, al quale però potrà anche eventualmente contribuire il produttore (che è colui che ha finanziato il film) allo scopo di rispettare i limiti prefissati di durata del film, le richieste della censura, e così via.<br />
<br />
*soggetto e sceneggiatura<br />
La produzione di un film parte generalmente da un'idea. Lo sviluppo di questa idea porta alla stesura del soggetto, una prima bozza di quello che potrebbe diventare il copione di un film. Il soggetto, contenente solo lo svolgimento della vicenda in linea di massima, è presentato a uno o più produttori. Se ci sono i presupposti per uno sviluppo del progetto, il soggetto viene tramutato in sceneggiatura. Questo secondo processo è decisamente più lungo e delicato del precedente, e richiede delle buone conoscenze tecniche: una buona sceneggiatura, infatti, getta le basi per una buona riuscita del prodotto finale. Lo svolgimento dell'azione narrato nel soggetto viene elaborato e raffinato, creando il copione finale del film, che comprende la suddivisione in scene, i dialoghi, le ambientazioni, indicazioni sulle azioni dei personaggi e sulle loro personalità, tutto quello che, insomma, può servire al regista per sviluppare le riprese. Il regista, se già coinvolto nel progetto durante questa fase (spesso il regista viene scelto a sceneggiatura ultimata), può fornire il suo apporto nella stesura del testo. In seguito, avrà comunque la possibilità di cambiarlo e modificarlo in itinere durante le riprese.<br />
<br />
*Fotografia<br />
La fotografia cinematografica ha un ruolo fondamentale nella produzione di un film, essendo la responsabile principale dell'aspetto estetico finale del prodotto. Il direttore della fotografia è uno dei collaboratori più stretti ed importanti del regista. Insieme decidono la composizione ed il taglio dell'inquadratura, a che distanza inquadrare un soggetto, con quale angolo di ripresa, etc. In base alla scena che si vuole riprendere, si deciderà, ad esempio, se effettuare una carrellata, una panoramica, un primo piano, un campo lungo, etc. La vicinanza o meno della macchina da presa può influire, infatti, sulla carica emotiva della scena. Ad esempio, inquadrando il volto di un attore, lo spettatore è coinvolto maggiormente rispetto ad un'inquadratura più ampia comprendente tutto l'ambiente circostante. Oppure, in una scena di guerra, utilizzando una steadicam ed adottando il punto di vista di un soldato, si proietta lo spettatore nel vivo dell'azione. In questo contesto, possiamo affermare che la fotografia è l'arte di "raccontare per immagini", ed è parte integrante di quello che è definito come "il linguaggio cinematografico": le immagini non sono altro che le parole (o i segni) del linguaggio, ed il montaggio ne è la grammatica (o la sintassi).<br />
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*Montaggio<br />
Il montaggio è solitamente considerato l'anima del cinema e parte essenziale della messa in scena operata dal regista. Il primo a rendere evidenti le potenzialità del montaggio fu David W. Griffith nel film La nascita di una nazione, ove teorizzò gli elementi alla base del "linguaggio cinematografico": inquadratura, scena e sequenza.<br />
<br />
Grande attenzione al montaggio venne riservata dai registi sovietici degli anni '20. Kulesov ed Ejzenstejn furono i principali teorici del montaggio. Kulesov dimostrò l'importanza del montaggio nella percezione del film attraverso un famoso esperimento. Facendo seguire sempre lo stesso primo piano dell'attore Mozzuchin di volta in volta ad un piatto di minestra, un cadavere o un bambino, rese evidente che lo spettatore avrebbe letto nel volto fame, tristezza o gioia. Questo prende il nome di "Effetto Kulesov". Ejzenstejn invece teorizzò il "Montaggio delle attrazioni". Nel 1923 pubblicò un saggio in cui anticipava la pratica che avrebbe usato poi nelle sue pellicole. Nei suoi lavori, come Sciopero (1925) o La corazzata Potemkin (1925), il regista inserì varie immagini non diegetiche, cioè estranee al testo filmico rappresentato, ma che per la loro capacità di esemplificazione potevano essere associate alle scene. Ad esempio, in Sciopero, la soppressione della rivolta viene mostrata attraverso lo sgozzamento di un bue. Praticò un'estrema frammentazione delle inquadrature, per cui un unico gesto viene mostrato da più angolazioni. Questo metodo di Montaggio si contrapponeva al montaggio classico o invisibile. Hollywood infatti attraverso i campo-controcampo o i raccordi sullo sguardo cercava di rendere il montaggio il più fluente possibile.<br />
<br />
Il montatore segue le indicazioni del regista, che supervisiona il lavoro, e procede a visionare il girato tagliando le inquadrature utili ed unendole tra loro. Tutte le scene, girate in un ordine casuale, sono poi montate nell'ordine previsto dalla sceneggiatura. Il montaggio detta, quindi, il ritmo del film ed il suo stile narrativo.<br />
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<br />
*colonna sonora<br />
Con il termine colonna sonora (in inglese soundtrack) ci si riferisce in senso lato all'audio di un film. In termini di formati cinematografici, la colonna sonora è l'area fisica della pellicola cinematografica dedicata a registrare il sonoro sincronizzato.<br />
<br />
Il termine è comunemente usato per riferirsi semplicemente alla musica di un film, e/o all'album che contiene le musiche.<br />
<br />
In molti casi, queste vengono composte esclusivamente ed appositamente per il film o l'album (come quella di Saturday Night Fever). Nel 1916, Victor Schertzinger registrò le prime musiche per essere usate specificatamente per una pellicola cinematografica, e la vendita di colonne sonore di film divenne uno standard negli anni Trenta.<br />
<br />
Alcune colonne sonore, o alcune canzoni da queste estratte, sono rimaste memorabili nella storia del cinema. E alcuni sodalizi celebri tra compositori e registi hanno finito per diventare tratto distintivo della filmografia di questi ultimi: si pensi a Prokovief per Eisenstein, Rota per Fellini o Morricone per Leone.<br />
<br />
==Il cinema digitale== <br />
Sino ad alcuni anni fa, cinema e televisione erano due media ben distinti: il cinema fondava la sua forza sulla qualità della pellicola e sulla visione dei film in apposite sale ove la proiezione avveniva al buio (favorendo l'attenzione degli spettatori); la televisione risultava imbattibile per la sua capacità di rappresentare l'evento contestualmente al suo verificarsi, pur se la qualità e la definizione delle immagini erano appena sufficienti per una visione su uno schermo domestico.<br />
<br />
Lo sviluppo dell'elettronica ha mutato questo rapporto. Così come già avvenuto in campo musicale, ove il CD ha soppiantato l'LP analogico (ma non del tutto, visto che molti continuano a preferire il suono dell'LP, giudicato più veritiero in quanto più ricco di frequenze e dunque dotato di maggiore spazialità sonora), anche nel mondo del cinema si sta tentando di imporre sistemi interamente digitali di registrazione-riproduzione.<br />
<br />
È bene ricordare che un'immagine non è altro che una massa di informazioni. E l'informazione, a sua volta, è qualsiasi oggetto fisico capace di distinguersi, di differenziarsi, di essere diverso da ciò che gli sta vicino. Nel cinema tradizionale, ogni singola informazione dell'oggetto da rappresentare è raccolta in modo analogico: vale a dire che un altro oggetto fisico modifica il suo stato in modo proporzionale con l'oggetto da rappresentare. In particolare l'immagine è ottenuta per mezzo di una emulsione fotosensibile, la quale è una sospensione di minuti cristalli di alogenuri d'argento - sali assai sensibili all'effetto della luce - dispersi in una matrice di gelatina fissata ad un supporto solido.<br />
<br />
Nel cinema digitale, invece, l'informazione è raccolta da una cifra (in inglese: digit): dato un certo spazio, si può stabilire che al numero "0" corrisponda il bianco, ed al numero "1" il nero. In questo modo, scomponendo un'immagine in punti, è possibile trasformarla in una sequenza numerica. È ovvio che maggiore è la quantità di informazioni numeriche raccolte, maggiore sarà l'accuratezza dell'immagine ottenuta.<br />
<br />
La registrazione e riproduzione digitale delle immagini comporta due ordini di problemi: il primo riguarda la raccolta di tutte le informazioni necessarie per comporre l'immagine; il secondo attiene alla gestione di queste informazioni; compito, questo, che compete al dispositivo incaricato di trasformare le sequenze numeriche in unità visibili (cd. matrice). Ogni singola unità visibile, che può assumere un unico stato cromatico, si chiama pixel (contrazione dell'espressione picture element).<br />
<br />
Secondo alcuni studi, l'accuratezza (più nota come risoluzione) massima di una pellicola negativa 35 mm è pari a 6 milioni di pixel (che si abbassa 4 milioni di pixel per le distorsioni introdotte dalle ottiche). Tale misurazione è, tuttavia, da alcuni criticata, in quanto tale definizione verrebbe valutata secondo un parametro estraneo all'immagine chimica: la risolutezza di una pellicola è infatti propriamente misurata dalla curva MTF (Modulation Transfer Function) che esprime i valori percentuali di riproduzione delle linee per millimetro presenti sulla mira di riferimento.<br />
<br />
In realtà, meglio dovrebbe dirsi che un'immagine digitale, per consentire di distinguere gli stessi dettagli esprimibili da una pellicola 35 mm, dovrebbe essere composta da 4 milioni di pixel. Ma la qualità di un'immagine è data anche da altri fattori, come il contrasto, la luminosità, il numero di colori e la loro pastosità, la gamma dinamica: ecco per quale ragione la semplice misurazione in pixel dell'immagine chimica non appare sufficiente ad esprimere tutte le caratteristiche dell'immagine stessa.<br />
<br />
Appare chiaro, comunque, che il cinema digitale per eguagliare e superare il cinema chimico ha bisogno di dispositivi di immagazzinamento dati (cosiddetto storage) di eccezionale capienza; e deve, altresì, disporre di matrici che non abbiamo meno di due milioni di pixel. La registrazione della enorme massa di informazioni contenuta in un film di circa due ore non costituisce più un problema, grazie alla capienza dei moderni hard disk e di supporti ottici come il Dvd, nonché all'impiego degli algoritmi di compressione, i quali consentono di operare un vero e proprio "sunto" delle informazioni.<br />
<br />
Gli attuali limiti del cinema digitale sono invece a monte e a valle del processo di acquisizione delle immagini. Le telecamere HD (High Definition) non offrono ancora la stessa risoluzione del negativo fotografico, hanno una minore profondità di campo, la latitudine di posa va da 8 a 11 stop (contro gli 11 - 12 delle emulsioni negative).<br />
<br />
Per quanto riguarda la proiezione, invece, sorgono altri problemi. V'è da notare, innanzi tutto, che l'altissima risoluzione del negativo originale viene perduta durante i vari passaggi (internegativi e stampa del positivo finale), sì che la risoluzione della copia da stampa non supera i due milioni di pixel. Con queste premesse gli attuali videoproiettori con tecnologia DLP dovrebbero poter reggere il confronto con la proiezione meccanica della pellicola 35 mm. I più sofisticati videoproiettori utilizzano tre microchip DMD (Digital Micromirror Device) per il controllo dell'immagine.<br />
<br />
All'interno di ogni DMD sono montati dei microspecchi capaci di oscillare indipendentemente gli uni dagli altri, così da riflettere i tre colori primari della luce (verde, rosso e blu) e formare sul grande schermo le immagini cinematografiche. Ogni microspecchio è grande circa un quarto della sezione di un capello umano. Se si pensa che queste macchine impiegano matrici la cui risoluzione è di 1920 righe verticali per 1080 orizzontali pari 2.073.600 pixel (questo standard è detto a 2K in rapporto alla risoluzione orizzontale, ma sono già in arrivo matrici a 4K pari 3840 x 2048 pixel) è facile concludere che l'immagine chimica sia già stata surclassata. Ed invece non è così: il "look and feel" della proiezione tradizionale risulta ancora superiore a quella digitale in tutte le proiezioni comparative che sono state effettuate. Le ragioni sono intrinseche alla proiezione tradizionale e non sono misurabili solo in termini di definizione pura.<br />
<br />
Com'è noto, durante la proiezione vengono offerte allo spettatore 24 immagini per secondo. Nella proiezione digitale ogni informazione dell'immagine ha una posizione costante, essendo generata sempre dallo stesso pixel, il quale muta continuamente il suo stato. Nell'immagine chimica, invece, la disposizione dei singoli cristalli di alogenuri di argento è casuale, sì che le informazioni che si succedono al ritmo di 24 per secondo non hanno una posizione costante: la struttura della grana, in altri termini, è dinamica, mentre quella della matrice è statica. Dunque il confronto tra le due forme di acquisizione delle immagini è molto complesso e non valutabile solo in termini di risoluzione pura.<br />
<br />
A ciò si deve aggiungere che non soltanto il cinema digitale sta compiendo progressi: anche le aziende produttrici delle pellicole stanno investendo soldi ed energie per proporre al mercato pellicole con un potere risolvente sempre maggiore. Si pensi che le attuali pellicole da stampa hanno un potere risolvente doppio a quello che avevano quindici anni fa. Nello stesso tempo anche i negativi appaiono sempre più sofisticati e ben al di sopra dei limiti fisici delle ottiche (limiti che valgono anche le acquisizioni digitali).<br />
<br />
I proiettori meccanici, infine, pure continuano ad essere oggetto di migliorie utili all'aumento del contrasto e della definizione: si pensi alla trazione diretta elettronica per la guida intermittente dell'alberino di precisione - in luogo della tradizionale croce di malta - trazione la quale elimina l'onda di immagine verticale, con conseguente aumento della stabilità dell'immagine, del contrasto e del fuoco.<br />
<br />
Allo stato attuale, dunque, non appare così vicino il giorno in cui tutti i film siano girati e proiettati con tecniche digitali. Per ora i due sistemi sembrano, invero, ben collaborare, considerato che l'elaborazione digitale delle immagini viene adoperata in tutta la fase intermedia tra l'impressione del negativo e la stampa del positivo da proiezione (c.d. Digital Intermediate, abbreviato in "DI"). In estrema sintesi, questa è l'attuale lavorazione tipica di un film:<br />
<br />
sul set si provvede alla ripresa delle immagini per mezzo di una cinepresa tradizionale; <br />
i negativi originali vengono scannerizzati ad alta definizione (2k) per poi essere subito archiviati e conservati; <br />
tutto il processo di montaggio e post-produzione avviene per mezzo di computer dotati di grande potenza di calcolo; <br />
il file finale viene trasferito su un unico negativo tramite una macchina da stampa; <br />
il negativo così originato viene impiegato per ottenere le copie finali da proiezione. <br />
In linea teorica, questo sistema potrebbe consentire di ottenere una copia da proiezione con una risoluzione pari a quella del negativo originale (4k); tuttavia, considerato che per motivi di costi si preferisce scannerizzare il negativo con una risoluzione pari a 2k, tale ultimo valore è quello massimo ottenibile dal negativo destinato alla produzione delle pellicole per la proiezione, le quali avranno, a loro volta, una risoluzione leggermente inferiore (ogni processo di copia ottica porta ad una perdita di risoluzione); valore in ogni caso superiore a quello che si otterrebbe se alla copia finale si arrivasse facendo ricorso a copie intermedie analogiche.</div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=Fotografia&diff=10419Fotografia2006-02-15T12:15:29Z<p>Capp1: </p>
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<div>Un’altra grande rivoluzione che rende l’opera d’arte ancor più immateriale è l’invenzione della fotografia.<br />
Anche in questo caso è proprio il testo di Benjamin a fornirci una descrizione di quelli che furono gli atteggiamenti nei confronti del medium fotografia, con teorici dell’arte che si dividono tra reazionari ed entusiasti. Questi ultimi sostennero che la fotografia liberava la pittura dai suoi vincoli illustrativi e rappresentativi della realtà.<br />
Gli stessi pittori, (gli impressionisti furono i primi ad amarla), ne fecero un uso importante in quanto potevano fotografare i loro soggetti creando dei veri e propri set, e poi riprodurli nelle loro tele.<br />
E’ comunque con l’avvento e l’uso dei rullini fotografici che la fotografia può essere considerata la prima forma d’arte di massa.<br />
<br />
==Note storiche sulla fotografia==<br />
L'invenzione della fotografia, risalente alla prima metà del XIX secolo, rivoluzionò la riproduzione della realtà. Infatti, prima di questo avvenimento, non si potevano riprodurre oggettivamente sembianze di persone, cose o paesaggi.<br />
<br />
L’invenzione nacque dalla complementarietà dei risultati acquisiti i sia nel campo dell'ottica, con lo studio della camera oscura, sia in quello della chimica, con gli effetti delle sostanze fotosensibili. La prima camera oscura fu concretizzata molto prima che si trovassero delle tecniche per realizzare con mezzi chimici l'immagine da essa prodotta; le prime sperimentazioni per la fotografia si ebbero con Niepce, a cui se ne attribuisce l'invenzione.<br />
<br />
Nel 1813 egli perfezionò le tecniche litografiche e da ricerche si interessò per la registrazione diretta di immagini sulla lastra litografica, trascurando il ricorso all’incisore.<br />
<br />
In collaborazione con il fratello Claude, Niepce studiò la sensibilità alla luce del cloruro d'argento e nel 1816 ottenne la sua prima immagine fotografica (riproducente un angolo della stanza di lavoro) utilizzando un foglio di carta sensibilizzato, probabilmente, con cloruro d'argento.<br />
<br />
L'immagine, tuttavia, non si fissò completamente, per cui Niepce fu costretto a provare la sensibilità alla luce di numerose altre sostanze, prendendo in considerazione anche il bitume di Giudea che possiede la proprietà di divenire insolubile in olio di lavanda, in seguito a esposizione alla luce.<br />
<br />
[[Niépce Joseph Nicéphore |J.N.Niépce]]: Vista della camera a Le Gras, 1826. Il tempo d'esposizione di 8 ore causa l'impressione che gli edifici siano illuminati dal sole sia da destra sia da sinistra. Il primo successo con la nuova sostanza fotosensibile risale al 1822, con la riproduzione su vetro di un'incisione che raffigurava papa Pio VII. La riproduzione andò però distrutta qualche tempo dopo e la più antica immagine oggi esistente è una di quelle che Niepce ottenne nel 1824, utilizzando una camera oscura nella quale l'obiettivo era una lente biconvessa, dotata di diaframma e di un rudimentale sistema di messa a fuoco. Alle immagini così ottenute Niepce diede il nome di eliografie.<br />
<br />
Nel 1829 egli fondò con [[Daguerre Louis |Louis Daguerre]], già noto per il suo diorama, una società per lo sviluppo delle tecniche fotografiche. Nel 1839 il fisico Domenico Francesco Arago presentò all' Accademia delle Scienze di Parigi un procedimento messo a punto da Daguerre, che venne chiamato dagherrotipia; la notizia suscitò l'interesse di William Fox Talbot, che dal 1835 sperimentava un procedimento fotografico denominato calotipia, e di J. F. Herschel, il quale sperimentava un procedimento su carta sensibilizzata con sali d'argento, utilizzando un fissaggio a base di tiosolfato sodico.<br />
<br />
In questo stesso periodo, a Parigi, H. Bayard ideò un procedimento originale che faceva uso di un negativo su carta sensibilizzata con ioduro d'argento, dal quale si otteneva successivamente una copia positiva. Bayard fu però invitato, per evitare una concorrenza diretta con Daguerre, a desistere dalla continuazione degli esperimenti.<br />
<br />
Lo sviluppo della dagherrotipia fu favorito anche dalla costruzione di apparecchi speciali muniti di un obiettivo a menisco acromatico messo a punto nel 1829 da C. L. Chevalier. Tra il 1840 e il 1870 circa si ebbero numerosi perfezionamenti dei processi e dei materiali fotograficiprocedimento al collodio che si diffuse al posto della dagherrotipia e della callotipia. <br />
Tra il 1851 e il 1852 vennero introdotte l' ambrotipia e la ferrotipia, procedimenti con cui si ottenevano dei positivi apparenti incollando un negativo su lastra di vetro sopra un supporto di carta o panno neri oppure di metallo brunito; <br />
nel 1857 comparve il primo ingranditore a luce solare a opera di J. J. Woodward; <br />
nel 1859 R. Bunsen e H. E. Roscoe realizzarono le prime istantanee con lampo al magnesio. Le prime immagini a colori per sintesi additiva si devono a J. C. Maxwell (1861), mentre L. Ducos du Hauron ottenne le prime immagini a colori mediante sintesi sottrattiva (1869) e R. L. Maddox introdusse un'importante innovazione: le lastre con gelatina animale come legante. <br />
Infine, nel 1873 H. Vogel scoprì il principio della sensibilizzazione cromatica e realizzò le prime lastre ortocromatiche.<br />
<br />
==Perfezionamento di tecnologie e materiali==<br />
Dopo queste invenzioni, che possono essere considerate le basi della fotografia, le ricerche si indirizzarono al perfezionamento dei materiali sensibili, dei procedimenti di sviluppo e degli strumenti ottici. Tra le innovazioni più importanti si ricordano l'introduzione degli apparecchi fotografici portatili (1880) e delle pellicole in rullo con supporto in celluloide, realizzate per la prima volta da G. Eastman nel 1889.<br />
<br />
Nel 1890 F. Hurter e V. C. Driffield iniziarono lo studio sistematico della sensibilità alla luce delle emulsioni, dando origine alla sensitometria. Un considerevole miglioramento delle prestazioni degli obiettivi si ebbe nel 1893, quando H. D. Taylor introdusse un obiettivo anastigmatico (tripletto di Cooke) con sole tre lenti non collate; tale obiettivo fu perfezionato da P. Rudolph nel 1902 con l'introduzione di un elemento posteriore collato e venne prodotto l'anno dopo dalla Zeiss, con il nome di tessar.<br />
<br />
Altri progressi si ebbero con l'introduzione del sistema reflex (1928) e degli strati antiriflesso sulle superfici esterne delle lenti (che migliorarono enormemente la trasmissione tra aria e vetro e il contrasto degli obiettivi) e con il processo Polaroid in bianco e nero (che permetteva di ottenere in pochi secondi una copia positiva, utilizzando un apparecchio e una pellicola speciali), introdotto nel 1948 da E. H. Land e successivamente esteso al colore.<br />
<br />
Con gli anni Sessanta con gli esposimetri incorporati nelle macchine fotografiche ebbe inizio l'epoca degli automatismi: l'evoluzione tecnologica in tale campo fu tale che alla fine degli anni Ottanta, con la miniaturizzazione dei circuiti elettronici, la messa a fuoco e l'esposizione erano completamente automatiche; inoltre micromotori provvedono al caricamento della pellicola, al suo avanzamento dopo ogni scatto, e al riavvolgimento nel caricatore al termine dell'uso .<br />
<br />
Negli anni Ottanta entrarono in produzione macchine per la fotografia digitale che al posto della pellicola avevano un CCD (Charge Coupled Device), lo stesso elemento sensibile delle videocamere.<br />
<br />
Questo componente era in grado di analizzare l'intensità luminosa e il colore dei vari punti che costituiscono l'immagine e di trasformarli in segnali elettrici che venivano poi registrati su un supporto magnetico (nastro o disco) che poteva contenere alcune decine di immagini. L'immagine registrata poteva essere immediatamente rivista su un monitor, stampata da un'apposita stampante, o spedita, via cavo o via etere, a qualsiasi distanza.<br />
<br />
==Fotografia e arte==<br />
L’invenzione della fotografia sembrò segnare la fine della pittura. Infatti diversi pittori trasformarono infatti i loro studi in ateliers fotografici e gli stessi principali inventori della fotografia nutrivano precisi interessi per la pittura, a conferma della tesi di Nadar (1820-1910), colui che per le sue immagini vellutate si vide regalare il titolo di "Tiziano della fotografia", il quale scrisse che l'industria fotografica costituiva il rifugio di pittori mancati e pigri.<br />
<br />
La prima forma di fotografia, come la conosciamo noi oggi, si ebbe con il dagherrotipo. In un tempo relativamente breve però, questo passò il testimone alle fotografie stampate su carta albuminata. Queste stampe venivano incollate su cartoncini di formato 10x6 cm e si chiamavano cartes de visite (cdv), il formato fu inventato da Disderi un fotografo francese. I prezzi (rispetto ad un dagherrotipo) calarono notevolmente e per giocoforza si creò il boom delle cdv. Oramai moltissimi potevano farsi ritrarre nei moltissimi atelier che avevano invaso tutto il mondo moderno. Il formato cdv venne sorpassato dal formato cabinet (o gabinetto in italiano) di dimensioni 16x10,5 cm. Altri formati nacquero a vista d'occhio, ma questi furono i più duraturi nel tempo, si produssero cdv e cabinet fino al primo decennio del 1900. Alcuni tra gli atelier più famosi in Europa: Disderi, Nadar, Reutlinger in Francia; Angerer in Austria; Brogi, Alinari in Italia; Esplugas, fotog. Napoleon in Spagna.<br />
<br />
Lo stesso chimico J.N. Niépce era interessato al perfezionamento della litografia e cercava nella fotografia un mezzo per supplire alle sue deficienze come incisore. Daguerre era un pittore e sperava che la fotografia lo sollevasse dalle fatiche necessarie per la realizzazione dei quadri per il suo diorama. W. H. F. Talbot era un disegnatore dilettante, conscio dei suoi limiti, che vedeva nella fotografia un mezzo per realizzare immagini decorose al posto dei disegni decisamente sciatti che egli otteneva a mezzo di una camera oscura. In effetti le stesse limitazioni delle prime tecniche fotografiche suggerivano naturalmente i campi di applicazione propri della pittura.<br />
<br />
Solo pochi fotografi, la cui importanza venne riconosciuta molto più tardi, compresero le reali possibilità della fotografia come forma di documentazione. Ricordiamo i reportage sulla guerra di Crimea di James Robertson e Roger Fenton, le immagini del conte P. Primoli sulle battaglie al tempo della Repubblica Romana, quelle della guerra di secessione di Matthew Brady e Timothy O'Sullivan, intorno agli anni 1865 e 1870, e quelle di Eugène Atget, cronista della vita quotidiana a Parigi.</div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=Fotografia&diff=10353Fotografia2006-02-15T12:13:40Z<p>Capp1: </p>
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<div>Un’altra grande rivoluzione che rende l’opera d’arte ancor più immateriale è l’invenzione della fotografia.<br />
Anche in questo caso è proprio il testo di Benjamin a fornirci una descrizione di quelli che furono gli atteggiamenti nei confronti del medium fotografia, con teorici dell’arte che si dividono tra reazionari ed entusiasti. Questi ultimi sostennero che la fotografia liberava la pittura dai suoi vincoli illustrativi e rappresentativi della realtà.<br />
Gli stessi pittori, (gli impressionisti furono i primi ad amarla), ne fecero un uso importante in quanto potevano fotografare i loro soggetti creando dei veri e propri set, e poi riprodurli nelle loro tele.<br />
E’ comunque con l’avvento e l’uso dei rullini fotografici che la fotografia può essere considerata la prima forma d’arte di massa.<br />
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==Note storiche sulla fotografia==<br />
L'invenzione della fotografia, risalente alla prima metà del XIX secolo, rivoluzionò la riproduzione della realtà. Infatti, prima di questo avvenimento, non si potevano riprodurre oggettivamente sembianze di persone, cose o paesaggi.<br />
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L’invenzione nacque dalla complementarietà dei risultati acquisiti i sia nel campo dell'ottica, con lo studio della camera oscura, sia in quello della chimica, con gli effetti delle sostanze fotosensibili. La prima camera oscura fu concretizzata molto prima che si trovassero delle tecniche per realizzare con mezzi chimici l'immagine da essa prodotta; le prime sperimentazioni per la fotografia si ebbero con Niepce, a cui se ne attribuisce l'invenzione.<br />
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Nel 1813 egli perfezionò le tecniche litografiche e da ricerche si interessò per la registrazione diretta di immagini sulla lastra litografica, trascurando il ricorso all’incisore.<br />
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In collaborazione con il fratello Claude, Niepce studiò la sensibilità alla luce del cloruro d'argento e nel 1816 ottenne la sua prima immagine fotografica (riproducente un angolo della stanza di lavoro) utilizzando un foglio di carta sensibilizzato, probabilmente, con cloruro d'argento.<br />
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L'immagine, tuttavia, non si fissò completamente, per cui Niepce fu costretto a provare la sensibilità alla luce di numerose altre sostanze, prendendo in considerazione anche il bitume di Giudea che possiede la proprietà di divenire insolubile in olio di lavanda, in seguito a esposizione alla luce.<br />
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[[Niépce Joseph Nicéphore |J.N.Niépce]]: Vista della camera a Le Gras, 1826. Il tempo d'esposizione di 8 ore causa l'impressione che gli edifici siano illuminati dal sole sia da destra sia da sinistra. Il primo successo con la nuova sostanza fotosensibile risale al 1822, con la riproduzione su vetro di un'incisione che raffigurava papa Pio VII. La riproduzione andò però distrutta qualche tempo dopo e la più antica immagine oggi esistente è una di quelle che Niepce ottenne nel 1824, utilizzando una camera oscura nella quale l'obiettivo era una lente biconvessa, dotata di diaframma e di un rudimentale sistema di messa a fuoco. Alle immagini così ottenute Niepce diede il nome di eliografie.<br />
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Nel 1829 egli fondò con [[Daguerre Louis |Louis Daguerre]], già noto per il suo diorama, una società per lo sviluppo delle tecniche fotografiche. Nel 1839 il fisico Domenico Francesco Arago presentò all' Accademia delle Scienze di Parigi un procedimento messo a punto da Daguerre, che venne chiamato dagherrotipia; la notizia suscitò l'interesse di William Fox Talbot, che dal 1835 sperimentava un procedimento fotografico denominato calotipia, e di J. F. Herschel, il quale sperimentava un procedimento su carta sensibilizzata con sali d'argento, utilizzando un fissaggio a base di tiosolfato sodico.<br />
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In questo stesso periodo, a Parigi, H. Bayard ideò un procedimento originale che faceva uso di un negativo su carta sensibilizzata con ioduro d'argento, dal quale si otteneva successivamente una copia positiva. Bayard fu però invitato, per evitare una concorrenza diretta con Daguerre, a desistere dalla continuazione degli esperimenti.<br />
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Lo sviluppo della dagherrotipia fu favorito anche dalla costruzione di apparecchi speciali muniti di un obiettivo a menisco acromatico messo a punto nel 1829 da C. L. Chevalier. Tra il 1840 e il 1870 circa si ebbero numerosi perfezionamenti dei processi e dei materiali fotograficiprocedimento al collodio che si diffuse al posto della dagherrotipia e della callotipia. <br />
Tra il 1851 e il 1852 vennero introdotte l' ambrotipia e la ferrotipia, procedimenti con cui si ottenevano dei positivi apparenti incollando un negativo su lastra di vetro sopra un supporto di carta o panno neri oppure di metallo brunito; <br />
nel 1857 comparve il primo ingranditore a luce solare a opera di J. J. Woodward; <br />
nel 1859 R. Bunsen e H. E. Roscoe realizzarono le prime istantanee con lampo al magnesio. Le prime immagini a colori per sintesi additiva si devono a J. C. Maxwell (1861), mentre L. Ducos du Hauron ottenne le prime immagini a colori mediante sintesi sottrattiva (1869) e R. L. Maddox introdusse un'importante innovazione: le lastre con gelatina animale come legante. <br />
Infine, nel 1873 H. Vogel scoprì il principio della sensibilizzazione cromatica e realizzò le prime lastre ortocromatiche.<br />
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Perfezionamento di tecnologie e materiali<br />
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Dopo queste invenzioni, che possono essere considerate le basi della fotografia, le ricerche si indirizzarono al perfezionamento dei materiali sensibili, dei procedimenti di sviluppo e degli strumenti ottici. Tra le innovazioni più importanti si ricordano l'introduzione degli apparecchi fotografici portatili (1880) e delle pellicole in rullo con supporto in celluloide, realizzate per la prima volta da G. Eastman nel 1889.<br />
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Nel 1890 F. Hurter e V. C. Driffield iniziarono lo studio sistematico della sensibilità alla luce delle emulsioni, dando origine alla sensitometria. Un considerevole miglioramento delle prestazioni degli obiettivi si ebbe nel 1893, quando H. D. Taylor introdusse un obiettivo anastigmatico (tripletto di Cooke) con sole tre lenti non collate; tale obiettivo fu perfezionato da P. Rudolph nel 1902 con l'introduzione di un elemento posteriore collato e venne prodotto l'anno dopo dalla Zeiss, con il nome di tessar.<br />
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Altri progressi si ebbero con l'introduzione del sistema reflex (1928) e degli strati antiriflesso sulle superfici esterne delle lenti (che migliorarono enormemente la trasmissione tra aria e vetro e il contrasto degli obiettivi) e con il processo Polaroid in bianco e nero (che permetteva di ottenere in pochi secondi una copia positiva, utilizzando un apparecchio e una pellicola speciali), introdotto nel 1948 da E. H. Land e successivamente esteso al colore.<br />
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Con gli anni Sessanta con gli esposimetri incorporati nelle macchine fotografiche ebbe inizio l'epoca degli automatismi: l'evoluzione tecnologica in tale campo fu tale che alla fine degli anni Ottanta, con la miniaturizzazione dei circuiti elettronici, la messa a fuoco e l'esposizione erano completamente automatiche; inoltre micromotori provvedono al caricamento della pellicola, al suo avanzamento dopo ogni scatto, e al riavvolgimento nel caricatore al termine dell'uso .<br />
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Negli anni Ottanta entrarono in produzione macchine per la fotografia digitale che al posto della pellicola avevano un CCD (Charge Coupled Device), lo stesso elemento sensibile delle videocamere.<br />
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Questo componente era in grado di analizzare l'intensità luminosa e il colore dei vari punti che costituiscono l'immagine e di trasformarli in segnali elettrici che venivano poi registrati su un supporto magnetico (nastro o disco) che poteva contenere alcune decine di immagini. L'immagine registrata poteva essere immediatamente rivista su un monitor, stampata da un'apposita stampante, o spedita, via cavo o via etere, a qualsiasi distanza.<br />
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Fotografia e arte<br />
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L’invenzione della fotografia sembrò segnare la fine della pittura. Infatti diversi pittori trasformarono infatti i loro studi in ateliers fotografici e gli stessi principali inventori della fotografia nutrivano precisi interessi per la pittura, a conferma della tesi di Nadar (1820-1910), colui che per le sue immagini vellutate si vide regalare il titolo di "Tiziano della fotografia", il quale scrisse che l'industria fotografica costituiva il rifugio di pittori mancati e pigri.<br />
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La prima forma di fotografia, come la conosciamo noi oggi, si ebbe con il dagherrotipo. In un tempo relativamente breve però, questo passò il testimone alle fotografie stampate su carta albuminata. Queste stampe venivano incollate su cartoncini di formato 10x6 cm e si chiamavano cartes de visite (cdv), il formato fu inventato da Disderi un fotografo francese. I prezzi (rispetto ad un dagherrotipo) calarono notevolmente e per giocoforza si creò il boom delle cdv. Oramai moltissimi potevano farsi ritrarre nei moltissimi atelier che avevano invaso tutto il mondo moderno. Il formato cdv venne sorpassato dal formato cabinet (o gabinetto in italiano) di dimensioni 16x10,5 cm. Altri formati nacquero a vista d'occhio, ma questi furono i più duraturi nel tempo, si produssero cdv e cabinet fino al primo decennio del 1900. Alcuni tra gli atelier più famosi in Europa: Disderi, Nadar, Reutlinger in Francia; Angerer in Austria; Brogi, Alinari in Italia; Esplugas, fotog. Napoleon in Spagna.<br />
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Lo stesso chimico J.N. Niépce era interessato al perfezionamento della litografia e cercava nella fotografia un mezzo per supplire alle sue deficienze come incisore. Daguerre era un pittore e sperava che la fotografia lo sollevasse dalle fatiche necessarie per la realizzazione dei quadri per il suo diorama. W. H. F. Talbot era un disegnatore dilettante, conscio dei suoi limiti, che vedeva nella fotografia un mezzo per realizzare immagini decorose al posto dei disegni decisamente sciatti che egli otteneva a mezzo di una camera oscura. In effetti le stesse limitazioni delle prime tecniche fotografiche suggerivano naturalmente i campi di applicazione propri della pittura.<br />
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Solo pochi fotografi, la cui importanza venne riconosciuta molto più tardi, compresero le reali possibilità della fotografia come forma di documentazione. Ricordiamo i reportage sulla guerra di Crimea di James Robertson e Roger Fenton, le immagini del conte P. Primoli sulle battaglie al tempo della Repubblica Romana, quelle della guerra di secessione di Matthew Brady e Timothy O'Sullivan, intorno agli anni 1865 e 1870, e quelle di Eugène Atget, cronista della vita quotidiana a Parigi.</div>Capp1https://www.edueda.net/index.php?title=Computer&diff=15630Computer2006-02-15T12:09:11Z<p>Capp1: </p>
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