Hacktivism

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HACKTIVISM

Il termine "Hacktivism‿ deriva dall'unione di due parole: Hacking e Activism. L'Hacking e' un modo di accostarsi alle macchine informatiche per migliorarne il funzionamento e la condivisione del sapere. Activism, indica le modalità dell’organizzazione e della propaganda politica e in particolare indica le forme dell’azione diretta. Hacktivisti sono gli hacker del software e gli ecologisti col computer, sono artisti e attivisti digitali, ricercatori, accademici e militanti politici, guastatori mediatici e pacifisti telematici. Per gli hacktivisti i computer e le reti sono strumenti di cambiamento sociale e terreno di conflitto. Hacktivism e' l'azione diretta sulla rete. Hacktivism e' il modo in cui gli attivisti del computer costruiscono i mondi dove vogliono vivere. Liberi.Nell’agire hanno sempre avuto e continuato ad avere come obiettivo primario un impegno attivo e consapevole per migliorare qualcosa nel mondo attraverso l’uso del computer.

I valori di riferimento dell’hacktivism sono:

-l’uguaglianza

-la libertà

-la cooperazione

-la fratellanza

-il rispetto

-la lealtà

-la pace


"Ognuno ha il diritto di venire a contatto con altre informazioni liberamente senza alcuna interferenza…" Questo è il primo fondamentale punto con cui si apre la dichiarazione dell’Hacktivism , movimento nato con l’intento di mettere in contatto il mondo attraverso l’uso della tecnologia. Una vera e propria forma di rivoluzione tecnologica per dar voce a tutti quei silenzi che per anni sono stati soffocati dal peso dell’ingiustizia. Se prima l’uso di internet era prevalentemente mirato alla creazione di e-mail e news letters, oggi nell’era di una guerra civile non dichiarata, assistiamo e siamo partecipi di una forma di disobbedienza civile applicata all’universo informatico. Negli ultimi quattro anni il movimento haker canadese, Cult of dead Cow , ha discusso sull’hacktivism definendolo come "uso della tecnologia mirato alla difesa dei diritti umani attraverso il medium elettronico". Dal loro punto di vista è considerato una forza positiva ogni atto creativo e come negativa ogni atto che vada nella direzione opposta. L’hacktivism deve promuovere la libera circolazione delle idee e ostacolare ogni provvedimento di minaccia in questo senso; qualunque tentativo di impedire la libera circolazione delle idee deve essere visto come un atto di censura. "Una numerosa massa di persone nella rete conta meno di una numerosa massa di persone che scendono in piazza. Dobbiamo cominciare a pensare in termini di "osservanza ad alcuni principi" e di "tecnologie dirompenti" se davvero vogliamo che le nostre azioni sul web siano concrete ed effettive. Dobbiamo dotarci di un’etica e di tecnologia". Nell’ Hacktivism si fondono l’evoluzione in senso tecnologico del militante tradizionale e la politicizzazione dell’ hacker. Questo processo di trasformazione ha naturalmente posto i due soggetti fianco a fianco di fronte ad obiettivi comuni anche se diversi sono i metodi di azione. Col termine hacker si intende infatti una profonda conoscenza della macchina informatica unita alla capacità di modificarla. La caratteristica che più sovente viene loro rivolta è che abbiano utilizzato la loro cultura libertaria, unita alle conoscenze tecnologiche, per violare i sistemi informatici altrui. Gli hackers reagiscono dicendo che quella tecnologia, nata dalle loro mani, è poi passata ad altre mani, cambiando di significato e diventando subalterna ad altre finalità. Da meraviglioso strumento volto all’arricchimento delle nostre vite, si è in parte trasformato per controllare ed irreggimentare la vita sociale. Mentre negli anni 60 il concetto di "proprietà" e "privacy" non era ancora stato esteso alla dimensione del cyberspace, all’inizio degli anni 90, i padroni dell’economia informatica hanno cominciato a fare del Web l’infinita estensione dell’ economia reale. Così molta della deontologia hackers ha dovuto cominciare ad affrontare una serie di novità che metteva gran parte del suo operato fuori legge. Per questo la parola hacker, nel senso comune, si è cominciata a percepire come relativa ad una pratica criminale. Tuttavia da qualche tempo si iniziano a distinguere gli hackers dai "crackers" ovvero coloro che penetrano i sistemi informatici con propositi criminali. Detto questo l’hacktivism risulta essere l’abilità dell’hacker nella forma della disobbedienza elettronica. Le forme e gli obiettivi della protesta, cambiano costantemente. Lo scopo dell’Hacktivism non è l’azione in se stessa, quanto l’effettiva utilità allo scopo che ci si è posti.

Per ulteriori approfondimenti vedi il libro "[Hacktivism. La libertà nella rete]" di Tommaso Tozzi e Arturo Di Corinto, Manifesto Libri, 2002.