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Revisione 21:58, 24 Gen 2006

A Pull Media Story: From Memex to the Web

http://www.ljudmila.org/~vuk/nettime/zkp4/58.htm

La storia di pull media: da Memex al web

Di Herbert A Meyer


Negli anni trenta, il significato del termine computer e’ cambiato dalla descrizione di una persona che faceva calcoli a mano alla descrizione di una macchina che eseguiva principalmente compiti in maniera indipendente. Anche il programma di pull media, supporto tecnico degli utenti che controllavano l’accesso ai documenti registrati, e’ stato formulato in questo periodo.


Vannevar Bush, consulente scientifico del presidente americano Roosevelt durante la seconda guerra mondiale, espose questo programma con una bozza della biblioteca integrata nei primi anni trenta. Lo scopo di questo concetto fu quello di assicurare un piu’ diretto e veloce accesso a ingenti volumi di materiale scientifico di quanto fosse possible con i tradizionali indici bibliotecari. Il concetto di Bush era centrato attorno alla creazione di una memoria esterna analoga al pensiero umano, fornito di funzioni di processo associativo.


Il risultato della sua ricerca fu una macchina a stati finiti, il Memex (estensore di memoria). Migliaia di documenti furono registrati su micro-film e proiettati su area marcate sopra tavole scriventi. A fronte di queste scoperte, i documenti furono progettati per essere modificati, nel senso che legami tra essi potevano essere applicati dal lettore; Bush chiamo’ questo processo ‘l’utente costruisce una traccia’.


Il percorso sviluppato come risultato sarebbe stato usato piu’ tardi durante ulteriori sessioni di lettura, dove sarebbe stato piu’ o meno presente automaticamente. L’idea che cio’ oggi e’ identificato come ipertesto (hyperlink) nacque con questo concetto. L’implementazione tecnica della ‘selezione attraverso associazione’ rimase un’utopia, ma la bozza del Memex ebbe un’influenza tematica centrale su cio’ che fu sviluppato per costruire i moderni sistemi.


La formulazione del concetto fondamentale del pull media e’ regolarmente citata come luogo comune nel 1945, questo quando il famoso documento ‘As we may think’ (come potremmo pensare) fu pubblicato per la prima volta. Tuttavia, in questa autobiografia, Bush stesso dato’ il primo progetto nel 1932. La tecnologia utopica di Memex fu all’inizio riferita per nome e seguentemente descritta in dettaglio in una ricerca non pubblicata del 1939.


La ragione della mancanza della possibilita’ della traduzione di ‘associativi’ micro-film archiviati in una realta’ pratica fu dovuta al fatto che Bush favori’ un processo non digitale come parte della realizzazione tecnica. La sua immaginazione fu ‘analogica’.


Secondo lui, i computer analogici avevano il vantaggio di essere capaci di riflettere direttamente cose, anche se soltanto in maniera piu’ semplificata. Gli utenti contrallavano l’accesso flessibile tuttavia, come dimostrato nelle esperienze di progetti futuri, avrebbe avuto successo solo se le unita’ di memoria fossero state fatte in una forma digitale.


Innanzi tutto con l’introduzione della macchina per il tuning formulata matematicamente, la quale rese possibile capacita’ di immaganizzamento a livello di main-frame (grossi calcolatori con immense capacita’ di calcolo) trasferendo e calcolando loop di programmi simultaneamente, fu possibile congegnare un sistema di archiviazione digitale da un micro-film analogici al quale si pote’ accedere flessibilmente via processi calcolati algoritmicamente.


Questa osservazione implica, vista dalla prospettiva dell’information technology, una importante differenza tra documenti rappresentati analogicamente e digitalmente: nel caso di documenti regolari, archiviazione e rappresentazione procede assieme regolata dai requisiti, ma in caso di documenti digitalizzati, queste funzioni devono occorrere separatamente.


Inspirati a ‘As we may think’ tre decenni piu’ tardi, Douglas Engelbart e Theodor Nelson incominciarono un lavoro di ricerca nel tentativo di soddisfare la tecnologia utopica di Vannevar Bush. I loro sforzi furono essenzialmente assistiti dal piu’ avanzato stato della tecnologia dei computer. La macchina della carta di Turing fu sviluppata per funzionare in grossi main frame e digitalizzata elettronicamente secondo le direttive di von Neumann negli anni cinquanta. La proiezione delle aree costruite in normali tabelle di scritture dell’era Memex si trasformo’ in finestre monitor nel sistema Engelbart NLS/Augment.


Qui i documenti potevano essere filtrati via database usando un device (attrezzatura) silile al mouse. Nel 1965, Nelson derivo’ il termine ‘hypertext’ per indicare un documento amministrato in questo modo. Due anni dopo l’introduzione di questo termine da parte di Nelson, e suo seguente succinto commento ‘l’hardware e’ pronto’, il corrispondente software fu reso disponibile. Andries van Dam della Brown University tuttavia si riservo’ il diritto di dimostrare il primo sistema a hypertesti funzionante nel 1967 nella forma del sistema di editazione di hypertesti. Questo sistema fu finanziato da IBM e funziono’ con 128k di memoria lavoro su un computer main-frame 360. Fu utilizzato come documentazione per il programma Space Apollo. Il programma di Engelbart fu completato 1 anno dopo.


La ricerca sugli hypertesti, ancora caratterizzata da individuali rappresentazioni fino alla meta’ degli anni ottanta, divenne constantemente istituzionalizzata. Dapprima nel 1987, l’anno della prima conferenza internazionale e dell’introduzione del sistema a hypertesti HyperCard, forni’ gratuitamente gli acquisti di macchine Macintosh e pote’ attirare l’interesse scientifico sulla materia. Risultato di intensivi sforzi di ricerca, vennero sviluppati una varieta’ di sistema a hypertesti, con performance tecniche continuamente in progresso in termini di qualita’ di versione in versione. Prima di tutto, questi sistemi furono progettati per computer stand-alone (da soli) e piu’ tardi decentralizzati in reti di computer (sistemi a hypertesti distribuiti).


Il 1992 e’ l’anno nel quale il CERN (centro europeo per la ricerca nucleare) per primo presento’ il sistema a hypertesti [[World Wide Web | World Wide Web], in seguito distribuito via internet come freeware (software gratuito). A seguito di cio’, il 1992 deve essere considerato come l’anno della svolta in una ancora molto giovane storia. Uno standard per la programmazione dei documenti a hypertesto fu stabilito con questo sistema e diffuso il piu’ possible perche’ usabile su ogni computer indipendentemente dal tipo o costruttore. Dal 1993 in poi, fu possible vedere il web indicizzato con una interfaccia grafica orientate all’utente, la quale poteva essere usata con semplici click del mouse. Il largo utilizzo e l’enorme popolarita’ del web e i grandi volumi di documenti a hypertesti globalmente distribuiti e archiviati, e’ derivato direttamente da questo.


Come dimostrato nello schizzo sotto, l’hypertesto e’ particolarmente attuabile attraverso la dissociazione delle funzioni di archiviazione e rappresentazione. Il fondamento tecnico e’ la forma digitale; la riduzione di stampa, suono, immagine e immagini in movimento sono il risultato di condizioni circuitali di ‘acceso’ e ‘spento’. In entrambi i sistemi locali e aperti a hypertesti, questo abilita l’archiviazione, il calcolo e la rappresentazione di formati di dati da diverse sorgenti in una sigola piattaforma. In parallelo a questo, la digilitazione garantisce la compatibilita’ delle infrastutture, abilitando gli hypertesti a trasportare flussi di dati programmati.


Generalmente parlando, documenti elettronici possono essere definiti come documenti che sono pubblicati e distribuiti in forma digitale, attraverso i quali 3 funzioni di processo sono garantite nei programmi per computer: archiviazione, rappresentazione e trasporto. Documenti a hypertesto possono, riferendoci a cio’, essere definiti come un particolare mix di documeti elettronici essendo esattamente cio’ che dispongono, un riferimento al supporto digitale-elettrico.


Sistemi a hypertesto o pull media, queste espressioni possono essere usate intercambiabilmente, sono corrispondentemente descrittivi di basi di dati elettroniche, sulle quali un grafico di possibili porte a parti scelte della base e’ adattato. Come risultato, cifre definite sono cosi’ funzionalmente legate e un interattivo attorcigliamento con parti individuali delle basi e’ reso possible. Questo e’ esattamente il modo di interattivita’ che rende gli hypertesti cosi’ interessanti. Mentre nel caso del multimedia, dove l’accoppiamento sincrono di testo, suoni, immagini o immagini in movimento e’ esclusivamente importante, pull media va un passo avanti, enfatizzando la distribuzione di documenti elettronici. Questo e’ cio’ che pull media distingue pull media da tutti le altre forme di media.


Libri, riviste, gionali, televisione, radio e film come regola forniscono i loro materiali diacronicamente nella forma di sequenze fisse. La narrativa necessita di una sequenza temporale definita. Esattamente questo orientamento all’asse del tempo puo’, ma non deve, essere circumnavigato da pull media. Questo sognifica per esempio che non e’ piu’ richiesto fare il tuning quando un programma e’ trasmesso, ma il dispositivo puo’ cercare il programma da solo. In piu’, possiamo perfino modificare la struttura dei programmi scelti. Questi attributi, la ricerca di materiali archiviati (selezione) e il contatto dinamico con materiali archiviati in forma dialogica (compilation), caratterizzano pull media. Non dovremmo fallire nel riconoscere tuttavia, che l’accesso real-time a database digitali non e’ non-restrittivo, ma preprogrammato attraverso hyperlinks.


Pull media e’ inteso assolutamente come una funzione tecnica, ma non come un pricipio organizzativo. Con strutture hypertestuali il principo organizzativo puo’ avere piu’ lati; semplice o complesso, lineare o non lineare, gerarchico o distribuito. In un computer, una forma hypertestuale gia’ esiste quando 2 documenti sono legati l’uno all’altro con un singolo hypertesto. A condizione che i documenti siano in forma digitale altrimenti il legame non funziona. A prima vista, questo modo di vedere puo’ sembrare banale; quello che e’ importante tuttavia e’ evidenziare il fatto che un ricorso al termine testo non fornisce un’accettabile espressione per capire un hypertesto. Sistemi a hypertesto sono sistemi di amministrazione i quali organizzano l’accesso, entro sistemi locali e distribuiti, agli inventari.