Art and telematics: towards a network consciousness

Tratto da EduEDA
Jump to: navigation, search
Questo articolo è solo un abbozzo (stub). Se puoi contribuisci adesso a migliorarlo. - Per l'elenco completo degli stub, vedi la relativa categoria





Autore: ASCOTT ROY

Tratto da: H. GRUNDMANN, ed. Art + Telecommunication. Vancouver: The Western Front, pp. 25-67.

Titolo Originale: Art and Telematics: towards a network consciousness/Kunst und Telematik/L’Art et le Télématique.

Anno: 1984

ARTE E TELEMATICA: VERSO UN NETWORK DI CONOSCENZA




In California nella primavera del 1978 fui preso da grande entusiasmo per il Networking, ma 17 anni prima nel freddo dello studio londinese, dopo aver letto le opere di Norbert Wiener (1) e Ross Ashby (2) che illustrano lo scenario per un’arte creativa, avevo avuto l’intuizione che un approccio cibernetico all’arte sarebbe potuto, o almeno questa era la mia opinione, giungere ad un elevato grado di conoscenza.

Il lavoro, sia nell’ambito delle gallerie d’arte che in ambito universitario, sia in Inghilterra che all’estero, (soprattutto a Ealing, Londra e presso la OCA di Toronto), tentava di dare veste compiuta all’intuizione riguardo ad un approccio cibernetico all’arte che traspariva nella mia pubblicazione (3), ma nonostante questo, un elemento di fondamentale importanza mancava. Si trattava solo del fatto che l’accesso al computer non era di facile organizzazione, probabilmente difficile da raggiungersi per certi aspetti della realtà dell’epoca, ma in base alla mia esperienza personale, mancava qualche collegamento fra i computer e i mezzi di comunicazione. Ricordo molto bene come presso l’OCA a Toronto il programma strutturato su informazione, concetto, struttura, (un programma curriculare basato su questi elementi che introducono, in sostituzione della precedente struttura basata sulla divisione in dipartimenti e sunti vari, che era allora alla base di qualsiasi programma di educazione all’arte di tipo ortodosso), veniva ad essere ostacolato da eccessive interazioni. Così come può capitare che in alcuni uffici postali, nonostante l’affollamento agli sportelli, si insiste nel far completare qualsiasi tipo di transazione a mano. Mi rendevo conto che nella tecnologia allora disponibile veniva a mancare qualche elemento di fondamentale importanza.

In generale il concetto nella mia mente di un networking creativo globale basato su un programma di accostamento all’arte di tipo cibernetico era chiaro, ma solo 15 anni più tardi dopo che padroneggiavo a pieno il significato di sistema integrativo, sono riuscito ad approdare alla tecnologia che avrebbe potuto determinare quelle trasformazioni in ambito culturale che avevo con tanto entusiasmo anticipato.

Se tutto ciò suona come indebitamento autobiografico e personale per una prova scritta sull’arte e le telecomunicazioni non so cosa farci. Networking di per sé sottintende implicazioni di tipo personale. Ma per far proprio un tipo di tecnologia del tutto nuova non è necessario saperci mettere le mani.

Mi occorsero 18 mesi per ottenere i fondi ed accedere ad un sistema di Networking. Nel 1980 grazie ad una borsa di studio della N.E.A. a Washington D.C. e a una conferenza sull’infomedia del NOTEPAD del computer di Jacque Vallee, ho avviato la mia prima Networking internazionale utilizzando portali a un gruppo di artisti in California, New York e nel Galles perché partecipassero a titolo collettivo a generare idee dai loro singoli studi. Uno del gruppo, Don Burgy, scelse di portare il suo terminale ovunque si trasferisse e di accedere alla rete da quel punto.

Le possibilità date da questo mezzo cominciarono a manifestarsi. Più tardi quello stesso anno mi aggregai a un gruppo di scienziati nel SATURN ENCOUNTER un convegno sulla globalizzazione dell’uso del computer nello spazio elettronico che accompagnava il lancio da parte della N.A.S.A. della navicella Voyager su Saturno.


Negli ultimi 3 anni ho continuato ad interagire attraverso il mio terminal con artisti in Australia, Europa, Nord America 1 o 2 volte alla settimana attraverso I.P. Sharp’s ARTBOX. Sono sempre entusiasta del sistema e francamente non mi aspetto che l’accesso al Networking e la possibilità di scambiarsi idee, progetti, intuizioni, sogni o semplici pettegolezzi, sia esaltante più di tanto, ma di fatto posso assicurare che tutto questo si trasforma come un’assuefazione a cui non si può rinunciare. È stato Don Burgy nel primo progetto, che con il suo 26° intervento confidò:


Un utente avverte fin dalla prima volta un senso di connessione a comunità chiusa, come se fosse improbabile un incontro faccia a faccia. Per quelle persone che non sono coinvolte nel Networking, è difficile immaginare come un mezzo basato sull’uso del computer possa trasformarsi in qualcosa di conviviale e amichevole o come lavorando davanti a un computer possa portare legami fra esseri umani a livelli significativi. Il termine stesso Information Tecnology suona come qualcosa di freddo e di abbastanza alienante qualcosa che può ricordare le facciate di alcune istituzioni Kafkaesque.

In effetti proprio l’inverso è vero e i networking mediati dal computer, secondo me, offrono la possibilità di una specie di convialità di tipo planetario e di creatività che nessun altro mezzo di comunicazione è in grado di portare a termine. Una ragione può essere data dal fatto che il Networking permette, in un certo senso, di uscire dal nostro corpo connettendo la mente a una specie di mare al di fuori del tempo. È una condizione più precisa di quella di chi si trova in mezzo all’oceano. Una sensazione che Jung descrive quando teorizza l’inconscio collettivo e questo perché si correla con qualcosa di più delle sensazioni con particolari idee e associazioni. Queste idee, generate come sono da diverse località disperse, che sono contestualizzate da contesti culturali e assai più diverse, che vengono mediate attraverso una serie di individui che logicamente sono uno diverso dall’altro, possono dar vita a importanti stratificazioni a livelli di significati e di duplicazioni. Networking ha come prodotto interconnessioni di immaginazioni che conferiscono al termine pensiero associativo la più ampia interpretazione possibile.


In questa fase di sviluppo tecnologico con la disseminazione telematica di testi, molto più avanzata e senz’altro molto più economica del Networking interattivo di immagine, sono significative le osservazioni di Roland Barthes:


In particolar modo, Jacques Vallee, un pioniere con Robert Jhonsen del FORUM, sistema di consultazione computerizzata sviluppata all’Istituto del Futuro, e principalmente nel campo delle applicazioni tecnologiche del networking al commercio, industria ed educazione, ha bisogno di sottolineare l’unicità del mezzo:

“Conferenza tramite computer è il primo mezzo di interazione umana che usa il computer come sua base di supporto. Il telefono è basato su una semplice conoscenza di correnti elettriche. Radio e televisione usano onde elettromagnetiche.


Nel contesto della tessitura e del collegamento delle menti, durante il Saturn Encounter Project ha fissato i seguenti punti:

“In ogni altro mezzo (e precisamente nelle meravigliose immagini televisive di Saturno inviateci dalla navetta spaziale Voyager) il senso del tempo e dello spazio è ancora presente. Non è così nelle conferenze computerizzate dal quale noi veramente colleghiamo menti di qualsiasi luogo essi siano, e il senso del tempo si perde rapidamente nel gruppo che interagisce e dal quale trascende.(10).






Qui non si traccia la storia della telematica (informatica applicata alla comunicazione), anche se essa è un eccessivo conciso storico appianato alla relativamente recente emergenza di queste due parti componenti - telecomunicazione e computer. Ma non è ciò che voglio mostrare, o proporre – questa è la convergenza di queste due, con la stessa energia esplosiva dei media, costituendo un cambio di paradigma nella nostra cultura, e senza uno stupido ottimismo, io spero che sia l’inizio di un enorme salto di qualità per le conoscenze umane. Certamente non sono solo nel pensare questo e propongo di citare una varietà di scritti tratti da una varietà di discipline che collettivamente contribuiscono a una visione del futuro delle condizioni umane che è piuttosto speranzoso. Allo stesso tempo, vorrei provare a metterlo in chiaro per l’arte, telematica, mentre l’esistenza del prodotto di considerevole innovazione tecnologica, ugualmente può essere visto inoltrato un estetico di partecipazione e connessione implicita nello sviluppo non trasformato nell’arte praticata durante questo secolo. In verità, ciò costituisce in molti casi un ritorno ai valori espressi nella cultura del passato remoto.








Il testo dei telematici è intrecciato e distribuito, il discorso ha una forma che ci permette di avere un non nome. Non è parlare, né scrivere allo stesso modo in cui avviene nel libro. Lo scrittore è distribuito, significa cioè che è negoziato – ma può essere ancora oggetto di desiderio. Seguendo il pensiero di Foucault, networking può essere considerato come una volontà di raggiungere la verità al di là della sua forma, diffondendola ovunque e in maniera invisibile, promettendo di superare questo sistema eliminando il controllo e i limiti della conversazione.



Nel 1978 il rapporto del Presidente della Francia, Simon Nora attira l’attenzione sull’inevitabile espansione del networking:

Oggi ogni consumatore di elettricità può ottenere istantaneamente la quantità di energia elettrica di cui necessita senza preoccuparsi da dove viene o di quanto costa. Con ogni probabilità si presume che lo stesso avverrà nel futuro per la telematica. In passato le prime connessioni sono state già realizzate, in futuro il networking si diffonderà tramite osmosi… pertanto, entro breve tempo, il dibattito sarà focalizzato sulla interconnettibilità… nel passato, i limiti nei giochi per computer erano limitati – erano commerciali, industriali o militari. Oggi, con gli elaboratori di dati divulganti in una illimitata vastità di piccole macchine, la società si immerge nella sua rete scomparendo dietro un network con infinite diramazioni. (11).

Ho considerato ambiziosi alcuni esperimenti correntemente realizzati in videotel interattivi. Per esempio quello realizzato in Canada, dove SaskTel ha conseguito le sue prove di esploratore, usando Telidon per collegare una piccola ma disseminata comunità in Saskatchewan, o il cablaggio di Velisie (una comunità urbana fuori Parigi) interessante per la presenza di una completa gamma di sistemi interattivi. Ma basta diffondere solo l’ordinaria posta mattutina per dare un esempio di proliferazione di telematica commerciale.



Comunque possiamo aspettarci in accordo con l’espansione del networking la proliferazione di entrambi i corpi di regolamentazione: locale e internazionale; il discorso telematico, per la sua particolare natura, è meno soggetto al controllo. Per gli artisti, esso è out-of-body, asincrono, distribuito, interattivo e di qualità semanticamente stratificata, meno vulnerabile agli obblighi culturali rispetto ai primitivi modi di espressione.










“ La vista dell’arte rinascimentale è sistematicamente piazzata fuori dall’intelaiatura dell’esperienza. Una piazza è sempre e comunque nella sua piazza. L’istantaneo mondo dell’informazione elettronica dei media coinvolge tutti noi, tutti in una volta.





Il network computerizzato è un’altra parte del luogo d’incontro, un’area elettronica per un lavoro creativo.


La maggior parte delle condotte, di transazioni, negoziazione di uguale interconnessione può essere capita in termini di miglior tavolo. Esso è un compatto luogo d’incontro, un microcosmo di grandi campi di interazione, Claude Levi-Strauss ha studiato in modo particolare la struttura dei testi mitologici dei primi popoli americani. Il grande tavolo e la forma delle richieste di scambio costituiscono un processo etico verso l’unificazione dell’inno della vita dell’uomo e l’esternazione del mondo della natura. Nella nostra cultura egli mette in evidenza, che siamo stati semplicemente coinvolti con controllo del lavoro esterno dove gli eventi della natura e delle altre persone sono state come una continua minaccia rimasta impressa. Ci sono alcune connessioni fra l’insistente verticalizzazione della visione dell’arte e l’aggressiva, alienante posizione della società?