Arte Sociologica

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Genere o movimento artistico:

Arte sociologica


Personaggi o Gruppi:

Hervé Fischer, Fred Forest, Jean-Paul Thénot


Luogo:

Francia


Storia:

  • 1971 nasce in Francia.
  • dal 1971 al 1976 nascono una serie di manifesti.
  • 1971 vi sono i due primi testi, volantini che trattano dell'igiene dell'arte: uno sull'igiene della pittura, l'altro di fare a pezzi le opere d'arte.
  • 1972 è stato pubblicato il primo manifesto da François Pluchart nel n.1 di " Artitudes International ".
  • 1972 esperienze di Fred Forest sui giornali, a partire dal quadro bianco su "Le Monde", alla radio, la televisione (il piccolo schermo trasformato in mercato delle pulci), hanno dimostrato l'impossibile: un'artista poteva intervenire sui Mass media reali per metterli in questione criticamente.
  • 1972 i visitatori della Documenta 5 di Kassel, ricorderanno il questionario estremamente dettagliato che Haacke proponeva loro. Anche in quell'occasione un calcolatore permetteva allo spoglio dei dati. Questo tipo di inchieste implicava una metodologia sociologica completamente nuova nel campo dell'arte. Ma a differenza di quella impiegata da Jean Paul Thènot - per i Concours organizzò nell'ottobre del 1971 e soprattutto per le inchieste realizzate dopo il 1972- che lavora su campioni rappresentativi della popolazione (INSEE) non specificatamente circoscritti al campo dell'arte, quella di Haacke si rivolge solamente ai frequentatori di gallerie di musei. E
  • dal 1973 Hervé Fischer ha avuto l'occasione di esporre a Bernard Teyssedre i principi che fondano l'arte sociologica, egli ha proposto, dopo l'uscita del primo manifesto del 1974, una definizione di arte sociologica che di fatto è molto più appropriata ad un'arte sociale o politica: “ una pratica artistica che tende a mettere l'arte in discussione, da un lato ricollegandola al suo contesto ideologico, socio-economico e politico, dall'altro attirando l'attenzione sui suoi canali di comunicazione, sui suoi circuiti di diffusione, sulla loro eventuale perturbazione e sovversione " . È chiaro che riferendo semplicemente la pratica dell'arte sociologica al contesto sociale e non collegandola alla teoria sociologica, Bernard Teyssedre, nel momento stesso in cui pensava di aderire alla posizione dell'arte sociologica, dimostrava di non averne colto i termini di base. Questo spiega come abbia potuto mettere insieme i nomi degli artisti più diversi ed elencare una serie di pratiche artistica di contestazione, pensando con tutto ciò di dare una definizione adeguata dell'arte sociologica.
  • 1974 e in posizione di Koust a New York.
  • 1974 esce la rivista The Fox redatta dal gruppo Art & Language di New York.
  • 1974 vengono diffusi i due manifesti per posta: cos'è l'arte sociologica? e significato dell'arte sociologica.
  • 1974 giugno esperienza realizzata a Neuenkirchen, presso un paesino della Germania, la cui documentazione è stata presentata al Museo d' Arte Moderna di Parigi nell'autunno dello stesso anno, si trattava di riprendere alcune posizioni teoriche del Collettivo.
  • 1975 giugno a Neuenkirchen, viene organizzata la manifestazione foto-film-video, oggi ribattezzata " esperienza socio-ecologica franco-tedesca". Fu presentata in quei giorni a Parigi la partecipazione del collettivo d'arte sociologica all'esposizione di Neuenkirchen.
  • 1975 igiene dell'arte. Asciugamani mostra parigina.
  • 1975 pubblicazione del manifesto numero 2 dell'arte sociologica in occasione dell'esposizione del Collettivo organizzata al Museo Galleria di Parigi.
  • 1975 vengono organizzate tre esposizioni d'arte sociologica, la partecipazione alla prima esposizione di video in Polonia, e nello stesso anno con Tomek Kawiak, l'invito di M.me Soleil al Museo Galleria rivolto a Fred Forest , le esperienze di tutto il Collettivo a Neuenkirchen.
  • 1975 giugno, l'inchiesta-animazione a Neuenkirchen si è sviluppata attorno al tema:" Neuenkirchen è un paradiso?"
  • 1976 in Piazza del Duomo di Milano, la folla premeva attorno alla " farmacia ideologica" di Hervé Fischer, questo malgrado la presenza insistente di alcuni poliziotti che si presentarono ben sei volte in tre ore per verificare un documento di autorizzazione che in in quel momento l'artista non aveva con sé.
  • 1976 su invito di Pierre Restany , ci fu la partecipazione del Collettivo alla biennale di Venezia e aveva ricevuto il titolo di bombardamento a Venezia.

Poetica:

definizione di arte sociologica

L' arte sociologica nasce in Francia nel 1971. Il suo concetto è stato fin dall'inizio critico, in quanto una delle sue caratteristiche è proprio il rifiuto di vedere le opere d'arte come merce, reificate In quel periodo la sociologia dell'arte mette in discussione il dilettantismo pittorico. L'analisi sociologica dell'arte ha permesso di allontanarsi da una produzione personale. Per la prima volta la teoria sociologica dell'arte ha operato un effetto di ritorno diretto alla pratica artistica. Una pratica tutta da inventare. Ma qual è il rapporto fra arte e sociologia? I fondatori dell'arte sociologica sono: Hervé Fischer, Fred Forest, Thénot Jean-Paul

differenze tra : arte e sociologia

La teorizzazione compiuta da Fischer che ha precisato la parte anche teorica del lavoro si basa su questi concetti: l'artista deve esprimersi tramite i mezzi dell'arte; l'arte sociologica diventa pratica materialistica dell'arte; l'artista compie un lavoro critico che conduce alla realtà oggettiva dell'arte contro qualsiasi positivismo o scientismo e, contro qualsiasi riduzione idealistica, adotta metodologie come quelle comunemente usate nella sociologia. Il modello dell'arte sociologica postula una visione utopistica della funzione dell'arte nel contesto sociale, arriva a mettere in evidenza una situazione socioculturale significativa. Il suo campo può variare a secondo dei momenti dalla teoria alla pratica. Far luce tra le varie differenze di specificità tra i campi dell'arte e quelli della sociologia dell'arte e della sua pratica può essere necessario, ma il concetto di arte sociologica interroga anche la divisione della conoscenza la quale riproduce le divisioni del lavoro. Lo sblocco dell'evoluzione dell'arte e della sociologia può avvenire solo se si rimette tutto in discussione per rendere fluide le categorie tradizionali. Molti hanno obiettato che l'arte sociologica non è arte, ma semplicemente sociologia. Lo scopo è quello di servirsi della sociologia dell'arte al di là del suo oggetto specifico (cioè se stessa) come di una teoria critica dell'arte che si produce all'esterno delle università in un altro circuito di galleria d'arte da strada etc.. Questo esercizio critico della sociologia rivolto alla pratica artistica rappresenta un'innovazione rispetto alla tradizione universitaria che aveva una visione rispettosa di tutto quello che faceva parte dell'apparire e della creazione dell'opera d'arte, non dando il giusto respiro e la conoscenza verso tutto quello che riguarda l'arte contemporanea. Trasformare la sociologia dell'arte in pratica artistica significa rifiutare il rapporto tra critica d'arte e arte. Per tradizione l'artista non pensa, ma crea. Se avesse delle idee precise sul suo fare, andrebbe contro la sua ispirazione e l'immediatezza della sua opera. Al contrario, il critico non crea ma ha il privilegio di poter pensare per l'artista. Secondo l'arte sociologica non c'è nessuna differenza tra arte e critica. Infatti essa si impegna in quanto pratica artistica. L' intervento della sociologia nell'arte non ha nulla a che vedere con una appropriazione di essa. A questo proposito, un'artista contemporaneo dichiarava: " attualmente a partire da Marcel Duchamp, possiamo parlare di arte sociologica, in quanto dopo di lui tutto è arte" L'arte sociologica devo molto di più a Duchamp che a Matisse. Affermare che l'arte sociologica ha scelto come oggetto la sociologia come avrebbe potuto prendere il paesaggio o il gesto, è errato, Significherebbe, infatti, allontanarsi dalla sua problematica, in quanto la sociologia non è l'oggetto della pratica sociologica, essa ne è il fondamento epistemologico e la utilizza come strumento per trasformare il reale. Il concetto di arte sociologica mette in rapporto dialettico i domini dell'arte della sociologia. Essa non è l' espressione artistica della sociologia, la sua realizzazione, anche se l'effetto su di essa è importante. Ciò che intende è considerare la sociologia un'eccellente teoria in grado di far progredire l'arte. Non si tratta di asservire l'arte alla sociologia, ma di usare criticamente l'una contro l'altra per creare. Per quanto riguarda la sola sociologia, essa non è appena arrivata nel campo dell'arte. La metodologia che deve inventare non potrebbe non avere ripercussioni commerciali o politiche sulla metodologia universitaria. In realtà, non è solamente l'arte e neanche la sola sociologia che interessano l'arte sociologica, ma il campo sociale nel suo complesso. La pratica dell'arte sociologica è critica interrogativa. L'arte sociologica ha per scopo la messa in discussione dell'arte e della società che la produce.

l' inserimento dell'arte sociologica nello sviluppo della storia dell'arte

L'arte sociologica si inserisce nella storia dell'arte come la diretta negazione dell'arte concettuale e viene influenzata dal dadaismo, dal Proletkult sovietico, dall'arte concettuale e da certe situazioni critiche dei fluxus. L'arte sociologica mette in discussione il significato della funzione ideologica dell'arte nella società, non sfugge allo statuto ideologico a cui fanno riferimento i suoi soggetti e tutti i discorsi e tutte le sue pratiche.

il rapporto tra arte sociologica e l'arte concettuale

Uno dei problemi dell'arte concettuale è stato quello dell'impossibilità della comunicazione in quanto l'arte si era chiusa in tutto il suo intellettualismo impedendo agli artisti concettuali ogni forma di espressione didattico pedagogica. L'arte sociologica postula il contrario: è essenziale che la comunicazione arrivi ad un grande pubblico per non ridurre l'arte ad una posizione individualista o scolastica che mette da parte il compito della trasformazione delle pratiche culturali e dei rapporti sociali. La posizione dell'arte sociologica è assolutamente fondata su questo fatto: se l'arte è un linguaggio, la lotta di classe e la variazione storico-sociale attraversano questo linguaggio, anzi lo costituiscono. l'Arte sociologica non considera il linguaggio in sé arte, ma le sue variazioni ideologiche nella situazione socio-storica. L'arte concettuale si muove su un versante che si avvicina a quello sociologico, ma non capisce quali sono stati realmente i processi di avanzamento di quest'arte che iniziava prima del 1974-75. L'arte sociologica è nata dal fallimento e dai limiti della massificazione dell'arte concettuale. Indubbiamente il recupero estetico e commerciale saprà mascherare il fallimento dell'arte concettuale attribuendole lo statuto di fantasma intellettuale post-minimalista.

il collettivo

Hervè Fischer , Fred Forest e Jean-Paul Thénot hanno deciso di costituire un collettivo di arte sociologica essa ha una nuova sensibilità al dato sociale legata al processo di massificazione. Evidenzio alcuni passi del manifesto che annunciava la creazione del collettivo di arte sociologica. "Il collettivo di arte sociologica con la sua pratica artistica, tende a mettere l'arte in discussione, ed evidenzia i fatti sociologici, fa ricorso fondamentalmente alla teoria e ai metodi delle scienze sociali. Il collettivo tiene conto delle tendenze ideologiche tradizionali dei pubblici ai quali si rivolge, ricorre a metodi di animazione, dell'inchiesta, della pedagogia. Non c'è alcun dubbio che l'arte abbia sempre avuto un rapporto necessario con la società che lo produce, ma è anche vero che l'ideologia idealista ha costantemente occultato questo rapporto di produzione, mettendo in evidenza l'ispirazione individuale, il genio, il sacro, l'immaginario onirico per il quale l'arte aveva il legame simbolico o il medium con il mondo terreno, la società ha prodotto quindi queste bolle di sapone. Infatti l'arte sociologica rifiuta questo atteggiamento. Il reale si produce e noi lo produciamo proprio perché ne siamo parte. L'arte sociologica è un materialismo tanto a livello della teoria sociale dell'arte, quanto a quello della pratica artistica che ne risulta. È a questo titolo che opera un ricco ribaltamento completo rispetto all'ideologia tradizionale dell'arte. Con la pratica indirizza l'attenzione su canali di comunicazione e diffusione, sia per arrivare a concretizzarne un suo alternativo, sia per ristabilire dei processi di scambio di comunicazione marginale proprio là dove infierisce il potere dei “ Mass media” queste parole sono tratte dal suo manifesto.

il sociale e il sociologico, differenze tra sociologia e body art

La creazione del collettivo ha comunque alimentato dei malintesi che stavano avanzando proprio con la body art . Di fatto, la complementarità delle pratiche sociologiche a livello della teoria, della metodologia delle scienze umane, della pratica, offriva la possibilità di rafforzare l'azione dell'arte sociologica, confrontare sistematicamente risultati pratici e teorici. Il lavoro per iniziativa del collettivo si è tradotto nell'organizzazione di una serie di manifestazioni: 1: l'arte e le sue strutture socioeconomiche, Parigi. 2: problemi e metodi dell'arte sociologica, Parigi. 3: arte comunicazione, Colonia in queste esposizioni venivano presentati dei pannelli con informazioni riguardanti i lavori di molti artisti, ma questo non significa che si intendesse definire l'arte sociologica o il suo metodo come la semplice somma di questi lavori. La vocazione dell'arte sociologica, di mettere in scena il sociale, vuole mettere in discussione l'ideologia borghese di una rappresentazione. È importante dire che l'arte sociologica non abbia niente a che vedere con il bazar culturale del tema arte-società, nel quale certi critici d'arte cercano di ridurla in modo forzato. Il tema dell'arte sociale nel quale si potrebbe fare entrare l'arte futurista quanto realismo socialista o la pittura militante, si iscrive in una tradizione estetica in rapporto alla quale l'arte sociologica opera una rottura epistemologica. L'esempio di Courbet, iniziatore di una presa di coscienza fondamentale della relazione arte-società, non è tuttavia giunto a dichiarare altro che un collegamento, non ha fondato la sua pittura sulla sociologia. è una sociologica interpretazione teorica che viene elaborata a partire da un fatto sociale. Va evidenziata a questo proposito, la differenza esistente tra arte sociologica e body art. Siamo di fronte a due pratiche opposte in quanto l'arte sociologica fa ricorso al discorso razionale della sociologia, mentre la body art mette in scena il corpo, la psiche o la violenza del grido e della sofferenza, collocati spesso con una falsa petizione di principio, a monte del discorso ideologico. Questo però non impedisce che una sociologia del corpo esista: il nostro corpo è un prodotto sociale. Alcuni cercano di farne un baluardo, un grido di sofferenza di rivolta contro la massificazione e la manipolazione sociale, rifacendosi a Hegel a Marx a Nietzsche come hanno fatto Marcuse o Reich. Sono questi alcuni esempi di riferimento degli artisti della body art . Mentre la sociologia contemporanea mette in evidenza che non esiste il grido al di fuori del linguaggio sociale, e non c'è corpo al di fuori della sua conoscenza ideologica. Il corpo è per eccellenza un prodotto sociale. Non è il luogo in cui potrebbe esercitarsi una comunicazione psichica o una comunicazione diretta tra artista e il suo pubblico. Il problema dell'arte sta proprio nel fatto che essa viene praticata all'interno di una società di classe. Certi artisti utilizzano il corpo come se fosse un supporto di comunicazione, per denunciare sia il divieto sociale che pesa sul corpo, sia per la vocazione ecologica e paradisiaca del vecchio mito del buon selvaggio.. Ma la nostra organizzazione sociale non se la lascia certo scappare: il corpo nudo e la sua comunicazione amorosa sono diventate merce, al centro di uno dei mercati più attivi. Non esiste comunicazione separata dal linguaggio o dal codice. Nel suo insieme la body art si presenta con un gesto di protesta individualista contro la società, con una carica espressiva della sofferenza o della invasione psichica; mette raramente in scena il sociale e anche in questi casi non fa ricorso all'analisi né al distanziamento. Questi ultimi sono mezzi in possesso dell'arte sociologica per far scaturire il linguaggio discorsivo del discorso critico-interrogativo. la body art si racchiude nella rappresentazione del corpo, nelle trappole dell'espressione, invece di assicurare la dinamica necessaria del linguaggio verso il corpo e del corpo verso linguaggio. Comunque gli artisti della body art non hanno mai fatto riferimento alle scienze umane, al discorso razionale. Ed è importante evidenziare il fatto che è solo per sacrificio alla moda dell'arte sociologica e per la confusione esistente tra sociologico e sociale che hanno potuto accettare che si potesse parlare del loro lavoro nei termini di " corpo sociologico". Essi, infatti, non parlano che di " corpo sociale" e fanno del " sociale" senza saperlo.

Sociologia dell'arte e arte sociologica

Il progetto dell'arte sociologica è nato dalla presa di coscienza del grado di compromissione storica dell'arte con l'ideologia dominante. In questo rapporto di compromissione, i pittori contemporanei hanno cercato di muoversi diversamente: l'arte sociologica è interessata a tutti quegli interventi politici che si sono impegnati, con l'atteggiamento militante, in cause come la guerra del Vietnam o nella denuncia dello sfruttamento capitalistico. Ha raggiunto gli stessi obiettivi politici il militantismo del fronte degli artisti plastici soprattutto in occasione dell'esposizione 72-72, organizzata a Parigi. L'arte sociologica, anch'essa impegnata politicamente, ricerca un'altra strategia e metodi differenti da quelli impiegati dall'arte militante che ha rappresentato senza dubbio, una tappa importante ma poco efficace. Il suo scopo infatti non è quello di denunciare il capitalismo borghese per andare a intrappolarsi nel burocratismo comunista, essa vuole interrogare criticamente, questi due modelli e le loro realizzazioni sociali. L'arte sociale e rivoluzionaria farà di più per l'avvento del comunismo libero di quanto non potranno fare tutti gli atti di rivolta a cui l'umanità è spinta dall'eccesso della sua sofferenza. L'arte sociologica non vuol essere un militante di smog rivoluzionario e teologico; esso è utopia negativa, critica. Contrariamente a quelli che obiettano che l'arte sociologica non è arte ma solo sociologia dell'arte, questa obiezione appare poco fondata. È chiaro che l'arte sociologica è una pratica, non solamente una teoria, ed esegue un passaggio all'atto. Utilizza delle modalità interrogative, mentre la sociologia teorica è dimostrativa. Ciò che distingue l'arte sociologica dalla sociologia non sono i suoi mezzi o i suoi oggetti quanto il suo modo di porsi nei confronti del reale e i luoghi della sua pratica. Negandola, si dimostra di conoscere molto poco il discorso sociologico. Nel momento in cui la teoria sociologica cessa di provenire da un luogo chiuso dell'Università, dai libri, l'arte sociologica s'avventura all'esterno. La contraddizione dei luoghi e delle istituzioni sociali che producono arte e sociologia deve essere sottolineata, poiché essa è in grado di attribuire alla trasformazione dialettica sia di queste istituzioni sia delle loro produzioni. L'arte sociologica è una pratica attiva inserita in un tessuto sociale in cui interviene. La sociologia e la metodologia sociologica non sono per la pratica sociologica che gli strumenti intellettuali della sua azione. L'arte sociologica non può essere un'applicazione della sociologia dell'arte, né in qualche modo la tecnica di questa scienza fondamentale, poiché è legata quest'ultima da una relazione dialettica che implica la negazione della sua trasformazione. E non può più esserne la semplice sperimentazione poiché agisce nel campo sociale reale con lo scopo di trasformarlo radicalmente.

la pratica del collettivo

la pratica del collettivo Alcuni concetti teorici fondamentali illustrano la pratica sociologica, il lavoro pedagogico e il lavoro socio-critico. La pratica sociologica: è un intervento nel tessuto sociale condotto a partire dal campo conoscitivo della sociologia, con il fine di esercitare una funzione interrogativa e critica dell'ambiente sociale. Questa pratica prende di mira le posizioni ideologiche idealistiche che vuole demistificare. Il lavoro pedagogico: tiene conto delle posizioni ideologiche tradizionali dei pubblici ai quali si rivolge, una pratica pedagogica da inventare. vuole lavorare al di fuori dalle gallerie, nelle strade servendosi dei Mass media, superando così il quadro del microambiente artistico. Il lavoro socio critico: condotto a partire da una teoria sociologica materialistica, esso si sforza di creare un dibattito critico, di mettere in questione le strutture sociali e il sistema di valori dominanti. Si oppone radicalmente a ogni forma di burocrazia, a tutte le posizioni dogmatiche, anche se alimentate da una buona conoscenza. All'opposto dell'esoterismo iniziatico che caratterizza la grande maggioranza delle pratiche dette di avanguardia, l'arte sociologica pone come fondamentale il problema di una pratica comunicativa e dialogica. La comunicazione è il tema stesso della maggior parte delle sperimentazioni realizzate fino a oggi dal collettivo. La pratica del sociologico si oppone al feticismo degli oggetti o delle opere d'arte. Essa non è commerciale. Investe i problemi che riguardano la comunicazione. I suoi interventi sono si basano : sull'animazione sull'inchiesta E sulla pedagogia. L'arte sociologica non vuole comunicare tanto per farlo, ma vuole avere uno scambio. Esso, infatti, ne determina un obiettivo importante. Ci si sforza di superare il vuoto sociale che abbraccia le ricerche dette d'avanguardia. Quando un'artista minimalista espone un grande cubo o la serie di parallelepipedi è chiaro che se il pubblico non è preparato non capisce il perché possa essere arte se non per La collocazione museografica e per l'etichetta nominativa. Ma ideologicamente è evidente che un cubo asettico di 3 m di lato, in puro acciaio, messo in una grande sala di museo di Omxlo, è un monumento che glorifica la geometria che regna nell'ambiente tecnologico contemporaneo. Lo spettatore di Donald Judd è incapace di comprendere e solo una pratica critica può ristabilire la comprensione. Non tutti sono ciechi di fronte alla maggior parte delle determinazioni sociali, che spingono ad agire, ed è questo il compito dell'arte sociologica: perforare queste macchie cieche, per far capire l'ordine che ci produce, nello stesso tempo con la nostra complicità e a nostra insaputa. Una pratica critico-interrogativo è quella che preferisce una decifrazione ideologica costante, con una volontà di mettere in luce delle relazioni tra i valori. Non è difficile scoprire che i minimalisti glorificarlo la geometria del nostro mondo contemporaneo, collegata com'è a una tecnologia e a un'economia industriale e politica e ad una crescita demografica. Ma prendendo più con calma il tema della comunicazione, si arriva necessariamente al problema dei codici e della polisemia del messaggio. È possibile comunicare fuori dal codice? Sfuggire alla struttura del linguaggio, far passare un messaggio? Un grido? Dalla pulsione, dal sesso, del fuori-linguaggio che sentono tutti degli Artaud e dei Bataille. Ogni comunicazione si fonda su un codice, sia esso chimico, biologico, magnetico, se non direttamente sociale. Ogni comunicazione umana, a livello di passaggio alla conoscenza, è necessariamente informata sui codici sociali e valori ideologici. Gli interventi dell'arte sociologica si sviluppano a livello della coscienza, dell'attenzione lucida, del pensiero formulato che comporta un'interrogazione critica. L'inchiesta o la provocazione implicano la pratica pedagogica del dibattito. L'inconscio veicola troppa alienazione. Il compito dell'arte sociologica è quello di denunciare le mistificazioni sociali prodotte dall'ideologia dell'arte come espressione dell'inconscio. L'arte sociologica agisce a livello di codici di comunicazione con il fine di mettere in discussione le funzioni ideologiche. L'arte sociologica è nella società, in rapporto alla quale vuole stabilire una relazione dialettica, nei codici di comunicazione e nei condizionamenti socioculturali che vuole perturbare per sovvertire. Un altro problema è quello dei luoghi di comunicazione nelle loro possibilità e della natura dei messaggi. L'arte contemporanea è una forma di cultura iniziatica, che può essere capita solo dalla setta degli assidui frequentatori alle varie esposizioni. Il grande pubblico ignora la maggior parte dei casi perché non è in grado di comprenderla. Senza dubbio questa produzione elitaria si è sviluppata nell'epoca contemporanea, ma è tutta sommersa nella cultura dei mass media. Bisogna necessariamente cercare dei modi di comunicazione e dei temi coi quali ripensare e riformulare le pratiche dell'elite esistenti. Nascono dei grandi problemi a far tutto questo, ad esempio alla luce della pittura come quella della pop arte statunitense, da Andy Warhol a Lichtenstein, che ha mantenuto tutto il suo carattere elitario . Dovremmo allora concludere che la produzione artistica contemporanea, quella che passa nei musei e nelle gallerie, è solo l'ultimo conato di una cultura definitivamente morta di cui noi non saremmo che gli epigoni e le prefiche ostinandoci a far dibattiti sull'arte sociologica . È vero però che fare esposizioni nelle strade, appendendo i quadri tra i balconi, vuol dire prendere la strada per un qualunque altro luogo istituzionale e voler imporre per forza, anche senza autorizzazione municipale, una cultura iniziatica. Arrivare sul posto e affermare: “La nostra cultura è quella che va bene per voi, che abitate in quella strada”, vuol dire negarla. Questo non fa certo parte delle intenzioni dell'arte sociologica. Fare delle esposizioni nelle fabbriche non è più nei loro propositi. Se di un oggetto si dà un'immagine, non possiamo appropriarcene né tanto meno possiamo formulare alcun pensiero su di esso. L'opera d'arte contemporanea va incontro a questo destino quando viene messa di fronte allo spettatore non iniziato, al codice dell'avanguardia, l'opera viene rifiutata aggressiva .Solo dal momento in cui inizia ad apparire con chiarezza il pensiero, l'intenzione che l'artista ha voluto esprimere, l'opera comincia a comunicare. Quindi la lettura e l'apprezzamento dell'opera emergono nella delucidazione del linguaggio visivo. È anche in esso che si esprime la sua forza. Non bisogna certo dimenticare che ogni pratica rivoluzionaria che vuole trasformare la società è costretta evidentemente a codificare il suo messaggio se vuole assicurarne la comunicazione e la diffusione. La decodificazione è pensata in relazione al codice. Esso vi attinge, dunque, la prima significazione. La nostra strategia si propone di fatto un solo senso e negativo (non affermativo),Abbiamo già sottolineato che l'ideologia del mistero artistico ha sempre contribuito a giustificare spiritualmente l'esercizio politico della classe dominante. Tenendo conto che ogni lettore, avendo un'appartenenza ad un determinato gruppo sociale, ha a disposizione un solo tipo di lettura, una sola possibilità di senso affermativo, la pratica dell'arte sociologica ha un ruolo importante da giocare nei musei, nelle gallerie nelle strade. È nell'ambiente elitario politicamente diviso che la critica ideologica può essere la più efficace. L'interrogazione critica portata avanti dall'arte sociologica può esercitarsi in un modo dialettico in rapporto a questo ambiente culturale. L'arte sociologica, riconosciuta l'importanza e i Mass-media, . Ci sembra importante che lo sviluppo dei mezzi di comunicazione di massa abbia occultato l'importanza delle altre-culture e degli altri media o media marginali. Ed è proprio per questo motivo che si può affermare che la comunicazione, con lo scambio che essa implica, sia attualmente impossibile nel quadro di tecnologie di diffusione come la radio, la televisione, la grande stampa o il cinema commerciale. Gli artisti devono reinventare dei media marginali.

Video sociologico: una anti televisione

Gli artisti sociologici utilizzano la telecamera come un rivelatore critico dei riti sociali, dei gesti e dei comportamenti della vita quotidiana, uno strumento che aiuta a comunicare. La telecamera è un occhio che interroga, un occhio che scruta e che mette a disagio la persona osservata. È importante distinguere due modi di funzionamento della telecamera: in tempo reale e in tempo differito. In tempo reale la camera agisce come elemento di messa in scena della comunicazione del gruppo, mediante la presenza della coscienza sociale. Diventa così una comunicazione tendenzialmente esibizionista. In questi casi è la telecamera a creare il ritmo dell'evento, a creare un tempo sociale nuovo che è un tempo sociale. Il tempo differito, ossia quando le immagini sonore del tempo reale vengono ritrasmesse in un altro pubblico generalmente molto più vasto, il ritmo delle immagini propone nello spettatore un tempo irreale. Affinché il tele o video-spettatore venga preso dal piccolo schermo bisogna che il ritmo di emissione delle immagini, o la velocità del nastro, sia più rapido del tempo reale dato dal luogo e dal momento. È così che la televisione americana afferra l'attenzione dei telespettatori accelerando il ritmo dell'azione e, quando possibile, anche l'intensità drammatica. In molti casi di impiego dei videotape in tempo differito, allenta l' attenzione dello spettatore, proprio perché non riesce a creare un'accelerazione del tempo sufficiente a trattenere l'attenzione di un pubblico, abituato a visitare i musei al ritmo medio di un minuto per opera. Gli artisti che nei musei creano i video-ambienti, propongono allo spettatore di vivere un'esperienza in tempo reale. La pratica video-sociologica favorisce e aumenta La sua funzione interrogativa nelle strade piuttosto che nei musei dal momento che essa tende ad agire nel tempo reale e nel vivo dei processi di comunicazione. All'interno del museo può testimoniare solo il lavoro fatto, mentre all'esterno può proporre ad altri artisti l'esempio dei suoi metodi. la pratica video-sociologica si oppone alle televisioni ufficiali in quanto la funzione politica dà a tutte le domande che gli vengono poste delle risposte tranquillizzanti. Il video ha una qualità ben precisa che sarebbe quella di evitare blocchi di fronte al messaggio culturale. Quindi questo tipo di medium ne facilita la comunicazione. Un problema viene rappresentato dalla massificazione stessa del messaggio televisivo. . La televisione si farà carico di messaggi che svelano di colpo allo spettatore il carattere artificiale dell'immagine. Un lavoro critico sulla televisione può essere uno degli inviti più espliciti del video nelle mani degli artisti per aprire un campo inesorabile di ricerca.

Inchiesta

Un'altra pratica del collettivo è l'inchiesta. Il contributo di Jean-Paul ha orientato la pratica verso l'inchiesta. Egli ne aveva già organizzate un certo numero a partire dal 1970, ricavandone dei campioni ristretti ma rappresentativi della società nel suo insieme, non riconducibili al solo ambiente artistico.

Animazione

Fred Forest è quello che rispetto a tutti gli artisti ha dato maggior contributo ad orientare la pratica del Collettivo verso l'animazione. Essa consiste nel dinamizzare situazioni di comunicazione dialogica e nella creazione-produzione di eventi sociali. Esempio importante di questa pratica è la marcia di San Paolo del Brasile di Fred Forest, dove ha fatto seguire degli uomini-sandwiches, che portavano dei capelli completamente bianchi, un itinerario legato a dei recenti ricordi rivoluzionari, provocando l'imbottigliamento totale dal centro della città. La folla è stata mobilitata dal semplice fatto (ma non tanto semplice in un regime fascista) di una comunicazione pulita. Un altro esempio costituito dall'animazione di Fred Forest è quando ha coinvolto un gruppo di pensionati della Francia, e gli ha fatto utilizzare una telecamera, giungendo ad organizzare una festa che è stata registrata in simultanea. Il video, così impegnato, ha favorito una riscoperta dei rapporti interpersonali che legavano questo gruppo di anziani. Vi sono state tre esposizioni d'arte sociologica nel 1975 nel 76. Fred Forest definisce così la sua pratica: " un bel mestiere di dipingere" e "l'espressione dell'io" spariscono definitivamente per lasciare posto a un modo d'agire che interviene nel vivo del tessuto istituzionale, nell'insieme delle idee e degli atti totalmente istituzionalizzati che gli individui ritrovano ogni giorno e ogni istante davanti a loro…. l'inchiesta - animazione realizzata dal collettivo d'arte sociologica a Neuenkirchen nel giugno del 1975, si è sviluppato attorno al tema" Neuenkirchen è un paradiso?" In un villaggio situato tra Hannover e Amburgo, il Collettivo invitato dall'ufficio franco-tedesco della gioventù e dalla Galleria Falaziik, è partito alla scoperta degli abitanti. Un video giornale realizzato con una serie di interviste agli abitanti su ciò che pensavano della loro vita in quel luogo. È stato presentato a tutti la domenica pomeriggio al caffè Muller. Era un'occasione per discutere, anche se evidenziò un fattore negativo, cioè che la gente preferiva ignorare i problemi. Per gli artisti diventava La scoperta della realtà di un piccolo paese tedesco e nello stesso tempo era la rivelazione per gli abitanti delle condizioni sociali della loro esistenza. La partecipazione del Collettivo alla biennale di Venezia del 1976, su invito di Pierre Restany, aveva ricevuto il titolo: Bombardamento a Venezia. Bombardamento a Venezia è un'azione che si svolge soprattutto all'aperto ogni sera, con un cannone per diapositive e un proiettore cinematografico eccezionalmente potente. Vengono proiettate delle immagini giganti delle sequenze di film sulle facciate dei monumenti tradizionali di Venezia. All'architettura storica sono così opposte, mediante una sorta di cortocircuito culturale, delle informazioni provenienti sia dalla cultura di avanguardia presente alla biennale, sia nella cultura povera di certi quartieri Veneziani e della sua periferia, o da zone culturali totalmente differenti. Questo cannoneggiamento sulle facciate rispettabili dei monumenti della città mette a confronto i valori, le estetiche, le strutture, e le tematiche culturali. Questa azione mette in gioco la metodologia dell'arte sociologica e primeggia ormai sulle questioni tradizionali d'estetica, permettendone una sperimentazione.


Opere:

( segnaletica artistica a S.t. Germain des Près, maggio-giugno 1974)


  • Igene dell'arte. Asciugamani in una mostra parigina del 1975


i manifesti

I manifesti dell'arte sociologica sono quattro. dal 1971 al 1976 testimoniano lo sviluppo dell'arte sociologica in Francia. I due primi testi sono dell'autunno del 1971, volantini che trattano: dell'igiene dell'arte, uno sull'igiene della pittura, l'altro propone di fare a pezzi le opere d'arte. La presentazione di questi testi mette in evidenza quali sono le sue contraddizioni e le sue esitazioni. Il primo manifesto, nel 1972 è stato pubblicato da Francois Pluchart numero 1 di " Artitudes International" Fisher :spiega che ha preferito il termine sociopedagogico a sociologico, perché l'idea di una relazione logica con la società lo infastidiva, dal momento che stava proponendo una pratica critica. Dall'altra parte il lavoro pedagogico gli sembrava necessariamente legato ad una critica sociologica. All'interno di ogni società, esistono diverse concezioni del bello che fanno riferimento a modelli estetici più o meno recenti: come gli impressionisti, il Picasso, l'astrattismo ecc . È importante evidenziare che tutte queste differenze culturali, indicano delle sfaldature sociali estremamente significative. L'analisi socio-economica conferma questo stretto legame tra l'arte e le strutture sociali. In effetti, la produzione artistica obbedisce alle leggi del mercato capitalista, concorrenziale come ogni altra produzione. Considerando il fatto che l'arte è stata fino ad oggi un grande gigantesco inganno, un'illusione sia politica che religiosa, il ruolo dell'artista è quello di procedere verso un compito di chiarificazione sulla natura reale dell'arte. La pratica artistica mira, quindi, da questo momento, a sollecitare delle nuove prese di coscienza, L'arte finisce di essere l'espressione di un pensiero alienante per divenire liberatoria. Tutto ciò può avvenire se si fa un'analisi di comprensione sociologica dell'arte, che deve esprimersi insieme ai mezzi dell'arte stessa e del suo linguaggio teorico. L'opera d'arte assume allora lo statuto di materiale pedagogico, esprimendo il proprio pensiero e suscitando degli interrogativi in rottura con il carattere tradizionale pseudoreligioso, del tipo: "è a te questa?". È quanto definiscono una necessaria igiene dell'arte: è essenziale che l'arte oggi dica la verità sull'arte. L'arte può contenere diversi messaggi, ma non debbono mascherare la presa di coscienza fondamentale, ma completarla dal punto di vista sociologico politico ecc.. Se si esce dal museo-tempio o dalla galleria commerciale, l'arte è un mezzo di comunicazione privilegiato. Un lavoro importante eseguito da Fischer è stato quello di mettere cartelli di dogana culturale all'entrata delle disposizioni alle quali è stato invitato, ha messo degli asciugamani alle pareti, distribuendo pillole anticoncezionali agli amici metafisici che si fregiano di quest'etichetta, si è limitato ad usare il blu (Bianco) e il rosso, perché questo sistema convenzionale di colori è il segnale per eccellenza del legame tra arte e società, ha applicato su ogni dipinto l'impronta della mano che, dalla preistoria, non costituisce niente di nuovo, e lui lo ripete senza alcun mistero. Propone di fare a pezzi l'opera d'arte e di gettarla via, dato che questa sembra essere il più efficace degli atti liberatori. Tra il 1972 e il 1974 questi lavori "sociocritici" hanno riguardato quasi esclusivamente l'igiene dell'arte: la galleria, il museo, la critica, la vita dell'artista. Infatti nel 1974 aumenta l'interesse per l'arte sociologica, però la diversità confusa delle interpretazioni, ha reso necessaria la diffusione di nuovi testi che non prendevano più di mira semplicemente l'ideologia dell'arte, ma la società stessa che produce questo tipo di arte. Si tratta di due manifesti diffusi per posta nel giugno del 1974: cos'è all'arte sociologica? e significato dell'arte sociologica? Il manifesto numero 2 : pubblicato in occasione dell'esposizione del collettivo organizzata al museo galleria di Parigi, da giugno a settembre del 1975. Tratta in particolare il rapporto arte\sociologia e l'idea della pratica sociologica. In quanto pratica attiva nel campo del sociale, ricorre ad approcci teorici che sottopone alla verifica dell'azione, mettendo in opera delle strategie in rapporto con il reale, ma anche in relazione alle istituzioni, al potere, uscendo così dal quadro del discorso scientifico e universitario. Impegnata politicamente, la pratica sociologica si distingue dall'arte militante tradizionale con la quale si cerca di confonderla. Mette a chiare lettere il fatto che l'arte sociologica è una pratica che si fonda sul retournement della sociologia dell'arte contro l'arte stessa e che prende in considerazione la sociologia della società che produce questo tipo di arte. Il suo progetto è quello di elaborare la pratica sociologica stessa. Ma, a differenza delle altre scienze e delle loro applicazioni, essa non tende a gestire il reale, il presente, o il futuro, ma si esercita in rapporto alla realtà sociale con una funzione di interrogazione, di perturbazione. Questa funzione interrogativa critica non vuole giustificare nessun dogma o confrontare le sue leggi, ma suscitare delle prese di coscienza disalienanti. Essa vuole fondare delle strutture dialogiche di comunicazione di scambio. Cerca di mettere in discussione le sovrastrutture ideologiche, il sistema dei valori, gli atteggiamenti e le mentalità condizionate dalla massificazione della nostra società. È per raggiungere questo scopo che ricorrere alla teoria sociologica, ai suoi metodi ed elabora una pratica pedagogica, di animazione di inchieste di perturbazione dei canali di comunicazione. Il concetto di arte sociologica, così com'è stato proposto nel 1972, ma già veniva praticato molto tempo prima, comporta, oggi come ieri, il rigore della sua relazione costitutiva con la teoria sociologica materialista di cui è la conseguenza e di cui segna il passaggio all'atto, in quanto pratica operante all'interno del campo sociale. Il collettivo dell'arte sociologica ritiene che la pratica sociologica debba intervenire attivamente nel campo istituzionale e modificare i rapporti tradizionali di potere. Gli artisti infatti sono troppo spesso costretti a farsi i cortigiani del critico d'arte, del direttore della galleria o del museo per riuscire a ottenere un qualcosa, o la propria visibilità nell'arte. Dipendono dalla società segreta artistica senza poter beneficiare dei sostentamenti finanziari dalla galleria, in quanto sono sprovvisti di mezzi per far conoscere il proprio lavoro. La presa di posizione del collettivo d'arte sociologica presuppone tuttavia due condizioni che spetta all'artista realizzare: da un lato, che egli sviluppi un lavoro teorico in relazione alla sua pratica, dall'altro che si assicuri con un lavoro all'interno della società i mezzi economici per la sua indipendenza. L'artista deve vivere necessariamente in mezzo alla società. Il manifesto numero 3: contiene tutta La metodologia e la strategia dell'arte sociologica . La pratica dell'arte sociologica sostituisce alle finalità affermative e estetiche tradizionali dell'arte, degli obiettivi legati alla formazione degli atteggiamenti ideologici, nel senso di una presa di coscienza dell'alienazione culturale. Esercita il potere dialettico di un'interrogazione critica. La sua metodologia apre il campo d'azione usando delle relazioni soggettive interindividuali. Essa non può modellarsi sulla sociologia ufficiale, in quanto questa tende a gestire, manipolare le posizioni degli elettori-consumatori e non a metterlo in discussione. Solo una pratica di interrogazione critica può permettere, di utilizzare metodi giusti. Questa pratica deve far apparire concretamente la realtà delle relazioni sociali. La strategia dell'arte sociologica: il realismo e il détournement sono i suoi due principi. Essa vuole mettere in discussione le istituzione del sistema dominante . Queste istituzioni che sono, da un lato, di ordine artistico culturale, quindi gallerie, musei critici d'arte, rivista biennale e fiere. E dall'altro quello dell'ordine politico amministrativo, Mass media, partiti politici, sindacati, regioni, comuni, polizia, organismi di controllo, di censura, gruppi di pressione ecc. il processo di recupero del mercato dell'arte sta al centro delle nostre attività. E per quanto concerne il mercato, il collettivo ha preso la decisione di non partecipare e di contestarlo radicalmente. La strategia dell'arte sociologica tende a sostenersi sulla permissività delle istituzioni artistiche per allargarsi verso un'attività molto più vasta rispetto a quella delimitata dalla categoria dell'arte. In una società dominata da un'élite economica e tecnocratica alla quale la gente di classe media ha delegato il suo potere politico. È possibile appoggiare la strategia dell'arte sociologica su quella parte della classe intellettuale che contesta il potere degli attuali amministratori. Il manifesto numero 4 : si occupa dell'arte sociologica: nello specifico dell'arte e dell'economia. Spiega, inoltre, come l'arte sia una merce complessa. Il collettivo dell'arte sociologica rifiuta una società in cui l'arte è denaro e il denaro è divino. Con la sua pratica interrogativa critica, si oppone radicalmente all'arte-merce e alla cultura del consumo, essere interrogata la coscienza sociale. Manifeste pour une esthétique de la communication 1983 Manifeste pour une esthétique de la communication 1984

Correlazioni:

Bibliografia:

  • 1979, Fischer Hervé, Teoria dell'arte sociologica, Edition Casterman, Paris et Tournai, Tr. It. La Salamandra, Milano


Webliografia: