Behind the screen. Russian New Media

Tratto da EduEDA
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Autore:

Manovich Lev

Tratto da:

Titolo Originale:

Behind the Screen/Russian New Media

Titolo del brano tradotto:

Dietro lo schermo/I nuovi Media Russi

Traduzione di:

Marco Stefanini

Anno:

1997


Dovremmo essere sorpresi del fatto che, mentre i nuovi media basati sulle tecnologie dei computer si espandono attraverso il mondo intero, gli orizzonti intellettuali e le possibilità estetiche sembrino restringersi? Se si analizzano i gruppi di discussione che hanno sede su internet ed i giornali, da Londra a Budapest, da New York a Berlino e da Los Angeles a Tokyo, certi temi vengono ossessivamente richiamati come fossero mantra: il copyright, l’identità on line, i cyborgs, l’interattività, il futuro di internet. Questo è da attribuirsi alla “Microsoftizzazione‿ del pianeta che ha dato luogo ad un’estetica digitale uniforme che va a sostituirsi alle culture visuali di ogni singola nazione, accelerando, così, il processo di globalizzazione già incominciato da Hollywood, MTV, e dai consumer packaging: collegamenti ipertestuali ed icone carine, oggetti animati che volano attraverso lo schermo, palette coi colori dell’arcobaleno e sfere phong shaded sono solo ubiquità ed apparentemente non sono fuggibili. Perciò, date le sue tradizioni intellettuali, l’esperienza totalitaria che distingue la visone mentale del ventesimo secolo (un mix particolare tra ideologia settentrionale e comunista, triste e desolato), e finalmente il continuo pre-utilizzo della brillante esperienza delle avanguardie negli anni '10 e '20, possiamo aspettarci una differente risposta riguardo i nuovi media da parte degli artisti ed intellettuali russi? Che cosa risulterebbe, o potrebbe risultare, dalla giustapposizione dei frames del browser web Netscape Navigator con le teorie del montaggio di Albert Eisenstein? Sarebbe però pericoloso ridurre impegni così eterogenei ad un unico comune denominatore, ad una specie di unico “nuovo media russo‿. Esistono ancora un certo numero di argomenti comuni. E questi rappresentano ed offrono un’utile alternativa a quelle che sono le classiche tematiche occidentali, mentre si articolano nuove poetiche visuali dei nuovi media.

Uno di questi argomenti è l’attitudine ad essere sospettosi ed ironici. Il moscovita Alexei Shulgin scrive a riguardo dell’eccitazione provocata dalle installazioni interattive (e quoto dal suo sito web) -“Sembra che la manipolazione sia l’unica forma di comunicazione che conoscano e possano apprezzare. Stanno, anche felicemente, seguendo le scarse possibilità che gli vengono date dagli artisti: premi il tasto a destra o a sinistra, salta o siediti‿-. Vede gli artisti come manipolatori, che utilizzano la seduzione delle nuove tecnologie per coinvolgere la gente nei loro giochi pseudo-interattivi che sono, ovviamente, basati sul banale "will for power". L’emergenza dell’arte dei media è caratterizzata dal passaggio dalla rappresentazione alla manipolazione‿.

Shulgin vede l’arte interattiva ed i media come creatori di strutture che sono spaventosamente simili ai laboratori psicologici messi in atto dalla CIA e dal KGB durante il periodo della guerra fredda. -"Sono nato a Mosca, e lì cresciuto durante il periodo di Brezney, quindi trovo i suoi pensieri non solo logici ma anche affascinanti. Il coinvolgimento nelle sue conclusioni comunque non mi nasconde certo i limiti delle sue analisi , o meglio, della sua specificità culturale: riprende un soggetto post comunista per dar forma all’arte interattiva ed ai media in termini rigidi"-.

Per un artista occidentale, così com'è, l’interattività rappresenta il veicolo perfetto sia per rappresentare che per promuovere ideali di democrazia ed uguaglianza; per un artista post-comunista, invece, si tratta ancora di una forma di manipolazione, in cui gli artisti utilizzano tecnologie avanzate per imporre il loro volere totalitario sulle persone. Ancora, i media-artisti occidentali, di solito, prendono in una considerazione estremamente seria la tecnologia, disperandosi quando essa non funziona; gli artisti post-comunisti, invece, riconoscono che è nella natura della tecnologia stessa il suo non funzionamento e che è destinata necessariamente a rompersi. Essendo cresciuto in una società dove verità e menzogna, realtà e propaganda vanno di pari passo, l’artista post-comunista è pronto ad accettare la verità basilare della vita all’interno di una società dell’informazione (enunciata nella matematica teoria della comunicazione di Claude Shannon): che ogni segnale contiene rumore; che segnale e rumore sono qualitativamente la solita cosa; e che ciò che è rumore in una situazione può essere segnale in un’altra.

Con questo spirito, l’artista concettuale e poeta moscovita Dimitry Pigov ha organizzato una performance durante il simposio internazionale sull’arte elettronica ad Helsinki (1994), in cui utilizzava programmi di viaggiatori per lavoro su alcune poesie del diciannovesimo secolo di Aleksander Pushkin, traducendole dal russo al finlandese, e successivamente dal finlandese all’inglese. Per Pigov il risultato finale non era una traduzione illegittima, rimossa per due volte dalla fonte originale, bensì una nuova poesia, la cui originalità, anche se ironicamente, è da attribuirsi alle operazioni di più basso livello dell’intelligenza artificiale.

Così come la performance di Pigov, gli stessi progetti sui nuovi media di Shulgin possono essere descritti come meta-arte. In contrasto con molti dei suoi colleghi occidentali che sentono di dover colonizzare ed appropriarsi del web attraverso una categoria distinta di “progetti di artisti per il web‿, Shulgin invece parte dall’assunto che il web “è uno spazio aperto dove la differenza tra arte e non arte è divenuta sfuocata, non si distingue bene, come mai prima nel corso del ventesimo secolo‿. Con questo spirito ha istituito il WWW Art Medal (medaglia per l’arte sul www[1])che viene assegnata alle pagine web che sono state "create non come opere d’arte, ma che ci danno quella definita sensazione di arte e artistico". I visitatori controllano molteplici collegamenti ad una varietà di pagine web “trovate‿(importante: nessuna di queste è un “progetto di web artisti‿) che sono state scelte per “vistosità‿, “moderazione‿, o “valori psichedelici‿ tra altre categorie. Come la poesia di Pigov , un altro dei siti di Shulgin, "Remedy for Information Disease" ("rimedio per la malattia dell’informazione‿), funziona come un generatore di rumore, implicando che il rimedio per il sovraccaricamento di dati sia spostarsi dal ricevere al divulgare (via radio).

Pigov e Shulgin esemplificano come il concettualismo, che ha recentemente dominato la scena artistica di Mosca, offra una valida strategia di approccio ai nuovi media. Un’altra strategia posiziona i nuovi media russi all’interno della più vasta tradizione storica della screen culture . Per i pensatori russi il significato di schermo va ben oltre la sua funzione, come superficie che mostra un’immagine originata da qualche altra parte: è anche un ponte tra due spazi, uno fisico ed uno immaginario; un collegamento tra un soggetto umano ed un flusso audio-visuale; una finestra rettangolare che si apre su realtà alternative (virtuali). Quindi è chiaro che lo schermo è ciò che unisce vecchi e nuovi media, immagini statiche ed in movimento, cultura analogica e digitale.

L’enfasi sullo schermo, come spazio che si apre su una realtà alternativa, risuona in gran parte dell’arte moderna russa, che rimane saldamente legata alla tradizione pittorica su cavalletto. In contrasto con l’occidente, in cui gli artisti abbandonano uno spazio pittorico illusionistico in favore della nozione di pittura come un oggetto materiale autosufficiente, molti artisti russi, sia astratti che di rappresentazione, continuano a concepire una pittura (“kartina‿) come una reltà parallela che comincia dalla cornice (struttura) dell’immagine e si estende verso l’infinito. In questo modo, Eric Bulatov ha descritto i suoi quadri come finestre all’interno di un altro universo spirituale, mentre Ilya Kabakov concettualizza le proprie installazioni come logica espansione delle tradizioni pittoriche nella terza dimensione: una materializzazione di modelli reali precedentemente presentati dalla pittura.

I giovani media artisti russi stanno utilizzando i computer come una scusa per ri-pensare alle categorie base ed ai meccanismi della screen culture, come i frame (cornici, riquadri), montaggio e spazio illusionistico. In questo modo, piuttosto che rappresentare uno spacco netto col passato, lo schermo del computer diventa, per loro, una riarticolazione dei modelli che hanno definito la coscienza dello schermo (screen consciousness) per secoli. “My boyfriend came back from war!" (“il mio ragazzo è tornado dalla Guerra‿) è il titolo di un lavoro allocato sul web della giovane moscovita Olga Lialina. Utilizzando la capacità di un browser web di creare riquadri all’interno di un riquadro, Lialina ci guida attraverso una serie di pagine che cominciano con uno schermo unito e che diventa progressivamente suddiviso a seconda dei link che seguiamo. Dall’inizio alla fine un’immagine di una coppia umana ed una finestra che lampeggia costantemente rimangono visibili, fisse nella parte sinistra dello schermo. Queste due immagini entrano in nuove combinazioni coi testi e le immagini stesse si generano a seconda dell’interazione dell’utente col sito. In questo modo, Lailina realizza un ponte creativo tra i principi del montaggio parallelo, come esiste nel cinema, e le possibilità di evoluzione degli ipertesti interattivi.

Olga Tobreluts, da S.Pieroburgo, utilizza il computer per espandere le possibilità del montaggio cinematografico in maniera differente. In “Gore ot Uma‿ (1994), un lavoro video basato su una famosa rappresentazione teatrale scritta da Aleksander Griboedov , uno scrittore degli inizi del diciannovesimo secolo, e diretto da Olga Komarova, Tobreluts compone immagini senza legame, senza cuciture, rappresentando realtà radicalmente differenti sulle finestre e sui muri di vari spazi interiori. In una scena, due personaggi conversano di fronte ad una finestra che si apre su uno schianto di uccelli che spiccano il volo, preso da “The birds‿ di Halfred Hitchcock; in un altro il design di un delicato computer si dissolve, sfuma in una coppia che sta ballando. Poiché Tobreluts impone alle immagine composite di seguire la solita prospettiva del resto delle riprese, le due realtà sembrano risiedere nel solito spazio fisico. Il risultato è un diverso tipo di montaggio per il cinema digitale. Che vorrebbe dire, se le avanguardie degli anni ’20, e MTV, nella sua debolezza, giustappongono realtà radicalmente differenti all’interno di una singola immagine, e se gli artisti digitali di Hollywood utilizzano il computer compositing per incollare assieme immagini differenti senza alcun legame in un unico spazio illusionistico (per esempio, dinosauri sintetici composti su paesaggi filmati in “Jurassic Park‿), Tobreluts esplora lo spazio creativo tra questi due estremi.

I progetti di Lialina e Tobreluts offrono una visione di come i nuovi media artisti russi sappiano negoziare tra l’estremo materialismo occidentale della pratica artistica col computer e lo storicismo ed il concettualismo caratteristico dell’arte del proprio paese. La domanda rimane, comunque, riuscirà la russia a fermare la marcia dell’imperialismo estetico di Bill Gates, così come precedentemente arrestò le truppe napoleoniche?