Benjamin Walter

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Walter Benjamin

Benjamin Walter è scrittore asistematico, privilegia la forma del saggio e dell'aforisma, e concepisce come compito specifico del critico il prendere posizione e la negazione dell'ordine esistente.



Biografia

Walter Benjamin nasce a Berlino il 15 luglio 1892, da Emil, antiquario e mercante d'arte, e Paula Schönflies, di famiglia d’origine ebraica e d’alta borghesia.


Dei suoi primi anni rimane il visionario scritto autobiografico degli anni Trenta Infanzia berlinese intorno al millenovecento.

Dal 1905 per due anni si reca al "Landerziehungsheim" in Turingia, dove fa esperienza del nuovo modello educativo impartito da Gustav Wyneken, il teorico della Jugendbewegung, il movimento giovanile di cui Benjamin farà parte fino allo scoppio della Grande Guerra.

Nel 1907 torna a Berlino, terminando gli studi secondari nel 1912.

Nello stesso anno comincia a scrivere per la rivista "Der Anfang", influenzata dalle idee di Wyneken.

Dall'università di Berlino si trasferisce a quella di Friburgo in Bresgovia, dove, oltre a seguire le lezioni di Rickert, stringe un forte sodalizio col poeta Fritz Heinle, che morirà suicida due anni dopo.

Dopo l'inizio della guerra, riesce a scampare l'arruolamento, ma rompe con Wyneken perché quest'ultimo aderisce entusiasticamente al conflitto.

Si trasferisce a Monaco nel 1915, dove segue i corsi di fenomenologia di Moritz Geiger e inizia un'amicizia con Gerschom Scholem, che mantiene fino alla fine dei suoi giorni.

L'anno dopo incontra Dora Kellner, che sposa nel 1917: dalla relazione nasce nel 1918 il figlio Stefan.

La coppia si trasferisce a Berna, quando Benjamin è già autore d’importanti saggi (Due poesie di Friedrich Hölderlin; Sulla lingua in generale e sul linguaggio degli uomini).

Nel 1919 si laurea in filosofia con Herbertz, discutendo una tesi sul Concetto di critica d'arte nel Romanticismo tedesco.

In Svizzera fa la conoscenza d’Ernst Bloch, con cui avrà fino alla fine un rapporto controverso, tra entusiasmi e insofferenza.

Nel 1920, tornato a Berlino, progetta senza successo la rivista "Angelus Novus", scrive Per la critica della violenza e traduce Baudelaire.

Nel 1923 conosce il giovane Theodor Adorno.

Il suo matrimonio entra in crisi e nel 1924, durante un lungo soggiorno a Capri dove conosce e s'innamora d’Asja Lacis, una rivoluzionaria russa che lo induce ad avvicinarsi al marxismo.

Pubblica un saggio su Le affinità elettive per la rivista di Hugo von Hoffmanstahl.

Nel 1925 l'università di Francoforte respinge la sua domanda d’abilitazione all'insegnamento accademico, accompagnata dallo scritto sull'Origine del dramma barocco tedesco, pubblicato infine tre anni dopo, insieme agli aforismi di Strada a senso unico.

In questo periodo Benjamin si mantiene con la sua attività di critico e recensore per la "Literarische Welt" e traduttore (di Proust, con Franz Hessel) e viaggia tra Parigi e Mosca, cominciando a maturare il progetto (destinato a rimanere incompiuto) di un'opera sulla Parigi dello XIX secolo (il cosiddetto Passagenwerk).

Nel 1929 stringe un profondo rapporto con Brecht Bertold, che negli anni Trenta, dopo l'avvento del Terzo Reich, lo ospita a più riprese nella sua casa in Danimarca.

Il 1933 segna, infatti, la definitiva separazione dal territorio Germanico.

Esule a Parigi, trascorre lunghi periodi ad Ibiza, Sanremo e Svendborg.

Per la "Jüdische Rundschau" esce Franz Kafka, ma le sue condizioni economiche si fanno sempre più precarie: l'assegno garantitogli dallo "Zeitschrift für Sozialforschung" d’Adorno e Horkheimer, quindi pubblica nel 1936 L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica e Eduard Fuchs, il collezionista e lo storico nel 1937, diventa il suo unico mezzo di sussistenza.

Nel 1938-39 lavora su Baudelaire (D’alcuni motivi in baudelaire) e dopo su "tesi Sul concetto di storia" perchè lo scoppio della seconda guerra mondiale lo induce a scrivere di getto quest’ultimo testo.

Internato nel campo di prigionia di Nevers poiché cittadino tedesco, è rilasciato tre mesi dopo.

Abbandona tardivamente Parigi e cerca di ottenere un visto per gli Stati Uniti.

Nel settembre del 1940 è bloccato alla frontiera spagnola dalla polizia: nella notte tra il ventisei e il ventisette si toglie la vita ingerendo una forte dose di morfina.

Ai suoi compagni di viaggio fu concesso di passare il confine il giorno seguente.


Opere

Nel 1916 scrive Sulla lingua in generale e sulla lingua degli uomini; Benjamin descrive una situazione originaria di perfetta corrispondenza fra parole e cose, realtà e linguaggio, conseguenza dell'attribuzione da parte di Dio dei nomi alle cose.

Questa iniziale trasparenza delle cose nei nomi s'interrompe col peccato originale.

L'originaria lingua divina si frantuma in una pluralità di linguaggi umani privi ormai della forza rivelatrice della lingua divina e ridotti a semplici strumenti di comunicazione.

Un testo molto interessante, ma meno famoso è L’infanzia berlinese, che è un'anomala autobiografia rielaborata più volte (fra il 1932 e il 1938) sulla base della precedente "Cronaca berlinese" e d’articoli apparsi sulla "Frankfurter Zeitung".

Al centro della narrazione sta un mondo d’immagini, luoghi e oggetti sepolti e ritrovati, attraverso cui la città pare educare il bambino scelto come interlocutore segreto.

Nei trentadue brani della raccolta, Benjamin ha la pazienza di dare nuovamente voce ai viali, agli stagni, al giardino zoologico, ai mercati coperti, alla pista di pattinaggio, alla residenza estiva presso Potsdam.

Il saggio del 1924-25 intitolato Affinità elettive è incentrato sull’interpretazione dell’opera d’arte: la “conciliazione” proposta o suggerita dall’opera d’arte è solo un’apparenza mistificante; la pretesa totalità dell’arte è falsa e smentita dall’intima frammentarietà del prodotto artistico.

Nell’opera d’arte non è immediatamente visibile neppure una dimensione utopica-positiva; questo è semmai presente nella forma dell’inespresso, del non-detto dell’arte, in altre parole in una speranza, che può cogliere solo chi n’è radicalmente privo.

Benjamin nel 1928 scrive L’origine del dramma barocco: questo saggio presenta un discorso sui concetti di simbolo e allegoria, giunge ad una rivalutazione dell'arte allegorica e ad una corrispondente svalutazione dell'arte simbolica.

Questa opera non servì a far ottenere a Benjamin l'abilitazione in filosofia all'Università di Francoforte, che in ogni modo continuò a lavorare come saggista e traduttore.

Una delle opere principali scritte da Benjamin Walter è L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica, è un testo molto affascinante, ma piuttosto ambiguo.

Benjamin dice: L'opera d'arte prima dell'avvento dell'epoca della sua riproducibilità tecnica, all’incirca fine ottocento primi novecento, aveva statuto d’autenticità ed unicità.

Un prodotto artistico, ad esempio un quadro, era un pezzo unico e originale, non fabbricato in serie, ed autentico, ossia irripetibile e destinato ad un godimento estetico esclusivo nel luogo in cui si trova.

Questo hic et nunc dell'opera, questa sua originalità, unità, autenticità, irripetibilità, esclusività di godimento estetico viene da Benjamin chiamata "aura".

L’”aura” è concepita come qualcosa d’irripetibile che era presente nelle opere antiche, un qualcosa di originario che ne garantiva l’autenticità, proveniente da manipolazioni tecniche che gli dovevano apparire ogni volta uniche e non totalmente imitabili e dal fatto che l’espositività dell’opera, quella che oggi si chiamerebbe la sua fruizione, era limitata a pochi, non percepita come oggi da ognuno e ovunque, come accade per ogni immagine che sia realizzata in serie.

La riproducibilità, secondo Benjamin, distruggerebbe l’”aura” dell’opera d’arte.

L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica è sottoposta ad un processo di "decadenza dell'aura".

Tanto è unico un quadro quanto labile e ripetibile la foto.

Ma se il godimento dell'aura di un'opera d'arte è tutto sommato una prerogativa aristocratico-umanistica, ossia un'esperienza estetica privilegiata di un fine connaisseur o di una ristretta cerchia di happy few, l'opera d'arte riprodotta è invece nata avendo come destinazione le masse: molteplici, ingorde, mutevoli per definizione.

La contraddizione del testo di Benjamin nasce proprio qui. Poiché egli -nella Premessa teorica di questo testo e nella conclusione - si propone di formulare dei concetti nuovi nel campo della teoria dell'arte accordabili alle «esigenze rivoluzionarie» del materialismo storico, non si vede come possa tale finalità accordarsi invece con un processo definito di "decadenza" dell'esperienza estetica - sempre più priva di "aura"-, con le esigenze comunque sempre più pressanti delle masse di poter adire l'estetico.

Per quanto ci si sforzi di leggere tra le righe del testo non si capisce insomma fino a che punto la perdita dell'aura sia un bene o un male per Benjamin e dunque un bene o un male per le masse o un bene o un male in sé e per sé.

Importanti sono anche le Tesi sulla filosofia della storia (1940) in cui il tradizionale concetto di tempo, caratterizzato da linearità, continuità e necessario progresso, viene rifiutato in nome di una più originaria esperienza della temporalità, in cui il rapporto tra passato e futuro è fatto d'interruzioni e rotture.

Egli delinea una concezione della storia opposta a quella di Hegel.

Secondo Benjamin è infondata la rappresentazione della storia come un processo finalistico, dove il futuro ci riserva necessariamente un progresso rispetto al passato: l’esperienza umana, individuale e collettiva, smentisce la pretesa hegeliana.

Potremmo avere un futuro diverso se diventeremo consapevoli dei drammi della civiltà, del “cumulo di macerie” che ci siamo lasciati alle spalle e se sapremo cogliere gli istanti messianici di cui è ricco il tempo presente.

Musei

Bibliografia

I. Lavori di Walter Benjamin (in Tedesco e Inglese)

Lavori in Raccolta

Gesammelte Schriften [GS], Unter Mitwirkung von T.W.Adorno u. G.Scholem, hrsg.v. R.Tiedemann u. H. Schweppenhäuser, Frankfurt a.M., Suhrkamp Verlag, (Bde. I-VII). [1972-1989]

Bd. I/1: Abhandlungen, S. 1 - 430.

Bd. I/2: Abhandlungen, S. 435 - 796.

Bd. I/3: Abhandlungen, S. 797 - 1272.

Bd. II/1: Aufsätze, Essays, Vorträge, S. 1 - 406.

Bd.II/2: Aufsätze, Essays, Vorträge, S. 407 - 813

Bd. II/3: Aufsätze, Essays, Vorträge, S. 815 - 1526.

Bd. III: Kritiken und Rezensionen, 727 S.

Bd. IV/1: Kleine Prosa/ Baudelaire Übertragungen, S. 1 - 605.

Bd. IV/2: Kleine Prosa/ Baudelaire Übertragungen, S. 607 - 1108.

Bd. V/1: Das Passagen-Werk, S. 1 - 654.

Bd. V/2: Das Passagen-Werk, S. 655 - 1350.

Bd. VI: Fragmente, Autobiographische Schriften, 840 S.

Bd. VII/1: Nachträge, S. 1 - 519

Bd. VII/2: Nachträge, S. 525 - 1024

Lavori Individuali in Tedesco:


Walter Benjamin, Angelus Novus: Ausgewählte Schriften 2, Frankfurt am Main, Suhrkamp Verlag, 1966, 546 pp. [cloth edition]

Walter Benjamin, Aussichten Illustrierte Aufsätze, Frankfurt a.M.: Insel/Suhrkamp Verlag, 1977, 106 S.

Walter Benjamin, Der Begriff der Kunstkritik in der deutschen Romantik, hrsg. v. H. Schweppenhäuser, Frankfurt a. M., Suhrkamp Verlag, 1973.

Walter Benjamin, Briefe (2 Bde.), hrsg. v. Gershom Scholem u. Theodor W. Adorno, Frankfurt a.M., Suhrkamp Verlag, 1978.

Walter Benjamin/ Gershom Scholem, Briefwechsel 1933-1940, hrsg. v. G. Scholem, Frankfurt am Main: Suhrkamp, 1980.

Walter Benjamin, Charles Baudelaire: Ein Lyriker im Zeitalter des Hochkapitalismus (nachw. R. Tiedemann), Frankfurt a.M., Suhrkamp Verlag (1955), 1974.

Walter Benjamin, Einbahnstraße, Frankfurt am Main: Suhrkamp Verlag, 1955.

Walter Benjamin, Geschichtsphilosophische Thesen und Briefe, edition archiv in memoriam 1995 [Liechtenstein, Postfach 13890]. Walter Benjamin, Illuminationen: Ausgewählte Schriften, Frankfurt a.M., Suhrkamp (taschenbuch 345),1977.

Walter Benjamin, Das Kunstwerk im Zeitalter seiner technischen Reproduzierbarkeit, Frankfurt am Main: Suhrkamp Verlag, 1977.

Walter Benjamin, Über Haschisch, hrsg. v. T. Rexroth, Einleitung, H. Schweppenhäuser, Frankfurt am Main: Suhrkamp Verlag, 1972.

Walter Benjamin, Über Kinder, Jugend und Erziehung, Frankfurt: Suhrkamp, 1969.

Walter Benjamin, Ursprung des deutschen Trauerspiels , hrsg. R. Tiedemann, Frankfurt a.M., Suhrkamp Verlag (1955), 1974.

Walter Benjamin,Versuche über Brecht (nachw. R. Tiedemann), Frankfurt a.M., Suhrkamp Verlag, 1978.

Walter Benjamin, Zur Kritik der Gewalt und andere Aufsätxe (nachw. H.Marcuse), Frankfurt a.M., Suhrkamp Verlag, 1965.

Articoli & Composizioni di Benjamin in Tedesco

Walter Benjamin,"Der Flaneur" in Neue Rundschau (Berlin: Fischer Verlag), 1967 (Viertes Heft), S. 549-574.

Walter Benjamin,"Goethes Wahlverwandtschaften" (1924) in Goethe, Wahlverwandtschaften, Frankfurt am Main: Insel Verlag, 1980, S. 253-333.

Walter Benjamin, "Haschisch in Marseille," Frankfurter Zeitung (Frankfurt am Main), Vol. 4, Nr. 12, Dec. 4, 1932 (faxed photocopy of a photocopy -- extremely poor reproduction)

Walter Benjamin,"Über das Programm der kommenden Philosophie" in Zeugnisse: Theodor W. Adorno zum sechzigsten Geburtstag, Im Auftrag des Instituts für Sozialforschung, hrsg. Max Horkheimer, Frankfurt a.M., Europäische Verlagsanstalt, 1963, pp. 33-44.

Walter Benjamin, "Die Wiederkehr des Flaneurs" in Franz Hessel, Ein Flaneur in Berlin (Fotographien von Friedrich Seidenstücker, und Heinz Knoblauch "Waschzettel"), Berlin: Das Arsenal, 1984, 283 S.

Walter Benjamin,"Zwei Gedichte von Friedrich Hölderlin" ( 'Dichtermut' und 'Blödigkeit') [1914/1915]in Hölderlin: Beiträge zu seinem Verständnis in unserm Jahrhundert, Tübingen: J.C.B. Mohr, 1961, S. 32-52 [ from Schriften, Frankfurt am Main: Suhrkamp 1955, Band 2, 375-400]


Walter Benjamin in Inglese: Libri


Walter Benjamin, The Arcades Project, Translated byt Howard Eiland & Kevin McLaughlin, Cambridge, Massachusetts & London, England, Belknap Press of Harvard University Press, 1999, 1074 pages.

Walter Benjamin,Charles Baudelaire: A Lyric Poet in the Era of High Capitalism, trans. by H. Zohn, London: New Left Books (Verso), 1983.

Walter Benjamin & Theodor W. Adorno, The Complete Correspondence 1928 - 1940 , Cambridge,Massachusetts, Harvard University Press, 1999, 383 pp.

Walter Benjamin,The Correspondence of Walter Benjamin, trans. by M.R. & E.M. Jacobson, ed. & annot. by G. Scholem & T. Adorno, Chicago: Univ. of Chicago Press, 1994.

Walter Benjamin,Illuminations, trans. by H. Zohn, ed. with intro. by Hannah Arendt, NY: Schocken, 1969. [Contains the most quoted essay by Walter Benjamin, The Work of Art in the Age of Mechanical Reproduction]

Walter Benjamin,Moscow Diary, trans. R. Sieburth, ed. by G. Smith, Preface by G. Scholem, Cambridge, Mass.: Harvard University Press, 1986.

Walter Benjamin: On Hashish [Über Haschich] by Walter Benjamin (published Frankfurt a.M., Suhrkamp Verlag, 1972); translated into English by Scott J. Thompson (1996).

Walter Benjamin,The Origin of German Tragic Drama, trans. by J. Osborne, intro. by George Steiner, London: New Left Books, 1977.

Walter Benjamin,Reflections, trans. by E. Jephcott, intro. by Peter Demetz, NY: Harcourt Brace Jovanovich, 1978.

Walter Benjamin,Selected Writings, Vol. I: 1913-1926, Cambridge, Mass. & London: Bellknap Press of Harvard University Press, 1996.

Walter Benjamin, Selected Writings, Vol. 2: 1927 - 1934, ed. Michael W. Jennings, Cambridge, Mass. and London, Belknap Press - Harvard University Press, 1999, 870 pp.

Walter Benjamin, Selected Writings, Volume 3: 1935-1938, Cambridge, Massachusetts & London: Belknap Press of Harvard University Press, 2002, 462 pp.

Walter Benjamin, Selected Writings, Volume 4: 1938-1940, ed. Michael W. Jennings & Howard Eiland, Cambridge, Massachusetts & London: Belknap Press of Harvard University Press, 2002, 477 pp.

Walter Benjamin,Understanding Brecht, trans. by A. Bostock, intro. by Stanley Mitchell, London: New Left Books (Verso), 1983.


Benjamin in Inglese: Articoli, Composizioni ed Estratti


Walter Benjamin, "The Author as Producer," trans. Edmund Jephcott in The Essential Frankfurt School Reader, ed. by A. Arato & Eike Gebhardt, NY: Urizen Books, 1978, pp. 254 - 269.

Walter Benjamin, from A Berlin Childhood (excerpt), trans. Mary-Jo Leibowitz in Art and Literature (Société Anonyme d'Editions Littéraires et Artistiques, Lausanne, Switzerland), No. 4, Spring 1965, pp. 37 - 46.

Walter Benjamin, "A Discussion of Russian Filmic Art and Collectivist Art in General" (1927), in The Weimar Republic Sourcebook, ed. by A. Kaes, M. Jay & E. Dimendberg, Berkeley, CA: Univ. of California Press, 1994, pp.626 - 628.

Walter Benjamin, "Eduard Fuchs: Collector and Historian" in The Essential Frankfurt School Reader, ed. by A. Arato & Eike Gebhardt, NY: Urizen Books, 1978, pp. 225 - 253.

Walter Benjamin,"8 Notes on Brecht's Epic Theatre" trans. by Edward Landberg in Western Review, Vol. 12, No. 1 (Spring, 1948), pp. 167-173.

Walter Benjamin, "Goethe: The Reluctant Bourgeois" trans. by Rodney Livingstone, New Left Review, No. 133, (May-June 1982), pp. 69-93.

Walter Benjamin, "Highlights of the Second Hashish Impression", trans. Scott J. Thompson, in Cabinet, Issue 8, Fall 2002, pp. 98-99.

Walter Benjamin, "On the Program of the Coming Philosophy" in Benjamin: Philosophy, Aesthetics, History, ed. by Gary Smith, Chicago: University of Chicago Press, 1989, pp. 1-12.

Walter Benjamin, "Paris- Capital of the 19th Century", New Left Review, Number 48, March-April 1968, pp. 77-88.

Walter Benjamin, "A Radio Talk on Brecht" trans. by David Fernbach, New Left Review, No. 123, Sept.-Oct. 1980, pp. 92-96.

Walter Benjamin,"Short History of Photography" trans. by Phil Patton, in Artforum 15, 6 (February, 1977), pp. 46-51.

Walter Benjamin, "Theories of German Fascism" (1930), trans. Jerold Wikoff in The Weimar Republic Sourcebook, ed. by A. Kaes, M. Jay & E. Dimendberg, Berkeley, CA: Univ. of California Press, 1994, pp. 159 - 164.

Walter Benjamin, "Theses on the Philosophy of History" in Critical Theory Since 1965 ed. by Hazard Adams & Leroy Searle, Tallahassee, Florida, Florida State University Press, 1986, pp. 680 - 685.

Walter Benjamin, "The Work of Art in the Age of Mechanical Reproduction," trans. Harry Zohn in Film Theory and Criticism, ed. Gerald Mast & Marshall Cohen, London, New York, Toronto, Oxford University Press, 1976, pp.612 - 634.


II. Letteratura secondaria [in Tedesco e Inglese]


Letteratura secondaria in Tedesco: Libri, Monografie, Dissertazioni


Adorno, Theodor W., Über Walter Benjamin, Frankfurt am Main: Suhrkamp Verlag, 1970.

Bucklicht Männlein und Engel der Geschichte: Walter Benjamin Theoretiker der Moderne: Eine Ausstellung des Werkbund Archivs im Martin-Gropius-Bau (28. Dezember 1990 bis 28. April 1991), Berlin, 1990.

Jeanne-Marie Gagnebin, Zur Geschichtsphilosophie Walter Benjamins: Die Unabgeschlossenheit des Sinnes, Erlangen: Verlag Palm & Enke, 1978.

Jochen Hörisch, Die Theorie der Verausgabung und die Verausgabung der Theorie, Benjamin Zwischen Bataille und Sohn-Rethel (Auszug), Buchladen Wassmann, S. 5-29.

Dietrich Hoß & Heinz Steinert, hrsg., Vernunft und Subversion, Die Erbschaft von Surrealismus und Kritischer Theorie, Westfälisches Dampfboot, 199(?) [Auszüge]: Ralf Zschachlitz, "Surrealistischer Traum und materialistische Deutung.

Walter Benjamins ,Traum von einer Sache'" (59-75); Gerard Raulet, "Barbarei, Barbarismen und , positive Barbarei'" (76 - 95).

Lorenz Jäger & Thomas Regehly, hrsg., Was nie geschrieben wurde, lesen: Frankfurter Benjamin-Vorträge, Bielefeld, Aisthesis Verlag, 1992. [Auszüge : Heinrich Kaulen, "Konversation als Aufklärung: Überlegungen zu Walter Benjamins Rundfunkarbeiten," (11-42); Erdmut Wizisla, "'Fritz Heinle war Dichter': Walter Benjamin und sein Jugendfreund," (115-131); Günther Bonheim, "Denken in Signaturen: Zum Verhältnis von Name und Ding bei Jakob Böhme und Walter Benjamin" (189-207).

Gerhard Kaiser, Benjamin.Adorno. Zwei Studien, Frankfurt a.M., Athenäum Fischer Taschenbuch Verlag, 1974. ["Walter Benjamins 'Geschichtsphilosophische Thesen' Zur Kontroverse der Benjamin-Interpretation" (1 -78) u. "Theodor W. Adornos 'Ästhetische Theorie'" (79-168)].

Asja Lacis, Revolutionär im Beruf: Berichte über proletarisches Theater, über Meyerhold, Brecht, Benjamin und Piscator, hrsg. Hildegard Brenner, München, Rogner & Bernhard, 1971, S. 155.

Reinhard Markner & Thomas Weber, hrsg., Literatur über Walter Benjamin, Kommentierte Bibliographie 1983-1992, Hamburg, Argument Verlag (Sonderband Neue Folge AS 210), 1993.

Brigitte Marschall, Die Droge und ihr Double: Zur Theatralität anderer Bewußtseinszustände, Köln,Weimar, Wien, Böhlau Verlag, 2000, S.302. [ 5. Der Drogen-Esser und Schwellen-Hüter Walter Benjamin. S. 179 - 268]

Winfried Menninghaus, Walter Benjamins Theorie der Sprachmagie, Frankfurt am Main: Suhrkamp Verlag, 1980.

Marianne Muthesius: Mythos, Sprache, Erinnerung: Untersuchungen zu Walter Benjamins Berliner Kindheit um neunzehnhundert, Basel, Stroemfeld Verlag, 1996.

Albrecht Götz von Olenhusen, >>Der Weg vom Manuscript zum gedruckten Text ist länger, als er bisher je gewesen ist.<< Walter Benjamin im Raubdruck 1969 bis 1996, [1996-1997?]

Michael Opitz & Erdmut Wizisla, hrsg., Aber Ein Sturm Weht Vom Paradies Her, Texte zu Walter Benjamin, Leipzig, Reclam, 1992. [Includes: Elke Erb, "Dezember," 10 - 11; Günther Hartung, "Das Ethos philosophischer Forschung," 14 - 51; Friedrich Dieckmann, "Blindflug," 54 - 59; Steffen Mensching, "Le dernier cri," 60 - 62; Peter-Paul Zahl, "Ungleichzeitigkeiten," 63 -78; Hans-Eckardt Wenzel, "Halteverbot in der Dunkelheit," 79 - 93; Thomas Martin, "Steinenkel," 94; Wolfgang Ullmann, "Walter Benjamin und die jüdische Theologie," 96 - 122; Richard Faber, "Walter Benjamin und die Tradition jüdisch-deutscher Merkprosa," 123 - 145; Klaus Körner, "Verlorenes nur was uns bleibt. Überlegungen zu einer Poetik des Eingedenkens," 146 - 159; Michael Opitz, "Lesen und Flanieren. Über das Leben von Städten, von Flanieren in Büchern," 162- 181; Uwe Kolbe, "Veneteser Jojo. Eine Skizze," 182 -196; Heinz Czechowski, "In Rom," 197 -198; Wolfgang Hegewald, "Zur zweiten Natur. Ein Bremerhavener Kolportagestück," 199 - 202; Klaus Michael, "Vor dem Café. Walter Benjamin und Siegfried Kracauer in Marseille," 203 - 216; Lorenz Jäger, "Kosmos und sozialer Raum. Varianten eines Benjaminischen Motivs," 218 - 249; Chryssoula Kambas, "Walter Benjamin liest Georges Sorel: ,Réflections sur la violence,'" 250 - 269; Erdmut Wizisla, ",Krise und Kritik' (1930/31). Walter Benjamin und das Zeitschriftenprojekt," 270 - 302; Renate Reschke, "Barbaren, Kult und Katastrophen. Nietzsche bei Benjamin. Unzusammenhängendes im Zusammenhang gelesen," 303 - 339; Fritz Rudolf Fries, "Cerberus," 342 - 345; "Jetzt sind eher die infernalischen Aspekte bei Benjamin wichtig. Gespräch mit Heiner Müller," 348 - 362. Patrick Primavesi, Kommentar, Übersetzung, Theater in Walter Benjamin's frühen Schriften, Frankfurt a.M. & Basel, Stroemfeld/Nexus Verlag, 1996, 384 S. Hans Puttnies & Gary Smith, Benjaminiana, Giessen, Anabas Verlag, 1991, 219 S. Andreas Reifenrath, Walter Benjamins Reproduktionsaufsatz zwischen Bilderkult und Simulation [Wissenschaftliche Hausarbeit zur Erlangung des akademischen Grades eines Magister Artium der Universität Hamburg], Hamburg, 1992, S.130. Karen Remmler, Waking the Dead: Correspondences Between Walter Benjamin's Concept of Remembrance and Ingeborg Bachmann's "Ways of Dying", Riverside, California: Ariadne Press, 1996, 174 pp. Helmut Salzinger, Swinging Benjamin [erweiterte Neuausgabe], Hamburg, Kellner Verlag, 1990, 248 S. I. & K. Scheurmann, ( hrsg. )Für Walter Benjamin: Dokumente, Essays und ein Entwurf,, Frankfurt am Main: Suhrkamp Verlag, 1992.[ Includes: Siegfried Unseld, "Walter Benjamin und der Suhrkamp Verlag" (10 -12); Hans Sahl, "Die Letzten" [Gedicht] (13); José Maria Valverde, "Walter Benjamin - ,ein Held unserer Zeit'(14 - 33); Volker Kahmen, "Walter Benjamin und Werner Kraft" (34 - 55); Arthur Lehning, "Walter Benjamin und i10" (56 - 67); "Jean Selz zu Walter Benjamin: Ein Interview von Manuel Cussó-Ferrer" (68 - 71); Bertolt Brecht, "Über die Bezeichnung Emigranten" [Gedicht] (74); Ingrid Scheurmann, "Als Deutscher in Frankreich. Walter Benjamins Exil 1933 - 1940" (75 - 113); Hans Sahl, "Walter Benjamin im Lager" (114 - 127); Günther Pflug, "Walter Benjamin und der deutsche PEN - Club im Exil" (128 - 141); "Lisa Fittko zu Walter Benjamins Flucht: Ein Interview von Richard Heinemann" (142 - 157); Manuel Cussó-Ferrer, "Walter Benjamins letzte Grenze. Sequenzen einer Annäherung" (158 - 165); Golo Mann, "Betrachtung über Walter Benjamin" (166 - 168); Bertolt Brecht, "Die Verlustliste" [Gedicht] (169); Winfried Menninghaus, "Das Ausdruckslose: Walter Benjamins Metamorphosen der Bilderlosigkeit" (170 - 182); Stéphane Moses, "Ideen, Namen, Sterne. Zu Walter Benjamins Metaphorik des Ursprungs" (183 - 192); Walter Grasskamp, "Der Autor als Reproduktion" (194 - 208); Jordi Llovet, "Benjamin Flaneur: Das Passagen-Werk" (210 - 225); Leandro Konder, "Benjamin und die Revolution" (226 - 232); Josep F. Yvars, "Anmerkungen zu einer Theorie der Kritik bei Walter Benjamin" (237 - 245); Konrad Scheurmann, "Grenzen, Schwellen, Passagen. Zu Dani Karavans Entwurf eines Gedenkortes für Walter Benjamin" (249 - 264); "Dani Karavan zum Gedenkort ,,Passagen für Walter Benjamin: Ein Interview von Ingrid und Konrad Scheurmann" (265 - 275). Detlev Schöttker, Konstruktiver Fragmentarismus: Form und Rezeption der Schriften Walter Benjamins, Frankfurt a.M., Suhrkamp Taschenbuch, 1999, 343 S. Sigrid Weigel, Entstellte Ähnlichkeiten: Walter Benjamins theoretische Schreibweise, Frankfurt a.M., Fischer Verlag, 1997. Otto Karl Werckmeister, Linke Ikonen: Benjamin, Eisenstein, Picasso - Nach dem Fall des Kommunismus, Hanser (Edition Akzente) [Auszüge]: "Benjamins Engel der Geschichte oder die Läuterung des Revolutionärs zum Historiker," (19 - 55/ 233-237). Text + Kritik [31/32 (Auszüge)]: Peter Krumme, "Zur Konzeption der dialektischen Bilder," (72-79); Gerhard Plumpe, "Die Entdeckung der Vorwelt: Erläuterung zu Benjamins Bachofenlektüre" (19 - 27); Dietrich Thierkopf, "Nähe und Ferne: Kommentare zu Benjamins Kenkverfahren," (3-18); Lieselotte Wiesenthal, "Die Krise der Kunst im Prozeß ihrer Verwissenschaftlichung," (59-71). Walter Benjamin 1892-1940: Eine Ausstellung des Theodor W. Adorno Archivs, Frankfurt am Main in Verbindung mit dem Deutschen Literaturarchiv Marbach am Neckar, bearbeitet von R. Tiedemann, C. Gödde, & H. Lonitz, [Marbacher Magazin, 55/1990]. Bernd Witte, Walter Benjamin: mit Selbstzeugnissen und Bilddokumenten, Hamburg: Rowohlt Verlag, 1985, 157 S.

Letteratura secondaria in Tedesco: Articoli

Theodor W. Adorno, "Um Benjamins Werk: Briefe an Gershom Scholem, 1939-1955," in Frankfurter Adorno Blätter V (Im Auftrag des Theodor W. Adorno Archivs, hrsg. v. Rolf Tiedemann, Edition Text + Kritik), 1998(?).

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Rita Bischof, "Ein Mystiker der Apparate: Eine Kritik der Reproduktionstheorie" [TAZ Nr. 3220 Seite 16-17 vom 26.09.1990] Andreas Bock, "Das feudale Volksbildungsmittel: Anmerkungen und Abschweifungen rund um das 'Kaiserpanorama´ im Berlin-Museum" [TAZ-BERLIN Nr. 3229 Seite 25 vom 08.10.1990 ]

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Horst Bredekamp, "Der simulierte Benjamin: Mittelalterliche Bemerkungen zu seiner Aktualität," Frankfurter Schule und Kunstgeschichte, hrsg. v. Andreas Berndt, Peter Kaiser, Angela Rosenberg & Diana Trinkner (unter Mitarbeit v. Julia Feldtkeller & Christine Wahn), Berlin, Dietrich Reimer Verlag, S. 117- 140.

Momme Brodersen, "Kostspielige Aperçus: Zum Band VII der Gesammelten Schriften Walter Benjamins" [TAZ Nr. 3006 Seite 27 vom 13.01.1990 ]

Bernd-Michael Brunssen, "Europäische und sowjetische Kunst: Ein hier bisher unveröffentlichtes Interview mit Walter Benjamin" [TAZ Nr. 3220 Seite 16 vom 26.09.1990]

Harald Fricke, ""Ich wollte ihn nicht studieren: Dani Karavan im Gespräch über seine Gedenkstätte für Walter Benjamin" [TAZ Nr. 4313 Seite 3 vom 14.05.1994]

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Sabine Schiller-Lerg, "Walter Benjamin in Moskau: Ein wichtige Ergänzung zum 'Moskauer Tagebuch'" [TAZ Nr. 3220 Seite 16 vom 26.09.1990] Hannelore Schlaffer, "Abendland am Rande des Untergangs: Robert Calassos mythopoetisches (Roman-)Buch ,Der Untergang von Kasch'".(?) Gershom Scholem, "Walter Benjamin" in Neue Rundschau, 1965 (Erstes Heft), S. 1-21.

Thomas Schröder, "Die hilflosen Tricks der Dekadenz" [Auch das Werkbund-Archiv präsentiert nun eine Walter-Benjamin-Ausstellung: 'Bucklicht Männlein und Engel der Geschichte,´ TAZ-BERLIN Nr. 3302 Seite 25 vom 10.01.1991]

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Alexander Smoltczyk, "Keine Spuren? Also weiter: Ein Spaziergang zu den Pariser Orten Walter Benjamins" [TAZ Nr. 3220 Seite 15-16 vom 26.09.1990 ] Lieselotte Steinbrügge, "'Da hab' ich einfach 'ne Fünf riskiert': Interview mit Gisèle Freund" [TAZ Nr. 3293 Seite 13-14 vom 22.12.1990] Peter Szondi: "Hoffnung im Vergangenen. Walter Benjamin und die Suche nach der verlorenen Zeit" in Zeugnisse: Theodor W. Adorno zum sechzigsten Geburtstag, hrsg. v. Max Horkeimer & Institut für Sozialforschung, Frankfurt a.M.: Europäische Verlagsanstalt, 1963, pp. 241-256.

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Letteratura secondaria in Inglese: Libri


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Beatrice Hanssen, Walter Benjamin's Other History: Of Stones, Animals, Human Beings, and Angels, Berkeley, California, University of California Press, 1998, 207 pages.

Carol Jacobs, In the Language of Walter Benjamin, Baltimore & London: Johns Hopkins University Press, 1999, 136 pp.

Martin Jay, The Dialectical Imagination: A History of the Frankfurt School and the Institute of Social Research, 1923 - 1950, Boston & Toronto, Little, Brown and Company, 1973, 382 pages [Cloth, 1st edition].

Michael W. Jennings, Dialectical Images: Walter Benjamin's Theory of Literary Criticism, Ithaca & London: Cornell University Press, 1987, 233 pp.

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John McCole, Walter Benjamin and the Antinomies of Tradition, Ithaca & London, Cornell Univ. Press, 1993.

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Rainer Nägele, ed., Benjamin's Ground: New Readings of Walter Benjamin, Detroit: Wayne State University Press, 1988. [Includes: Rainer Nägele, "Introduction: Reading Benjamin" (7 - 18); Rainer Nägele, "Benjamin's Ground" (19 - 37); David E. Wellbery, "Benjamin's Theory of the Lyric" (39 - 59); Timothy Bahti, "Theories of Knowledge: Fate and Forgetting in the Early Work of Walter Benjamin" (61 - 82); Rodolphe Gasché, "Saturnine Vision and the Question of Difference: Reflections on Walter Benjamin's Theory of Language" (83 - 104); Beryl Schlossman, "Proust and Benjamin: The Invisible Image" (105 - 117); Avital Ronell, "Street-Talk" (119 - 145); Werner Hamacher, "The Word Wolke -- If It Is One" (147 - 176)].

Gerhard Richter, ed., Benjamin's Ghosts: Interventions in Contemporary Literary and Cultural Theory, Stanford: Stanford University Press, 2002, 365 pp.

Gerhard Richter, Walter Benjamin and the Corpus of Autobiography, Detroit: Wayne State University Press, 2000, 308 pp. Julian Roberts, Walter Benjamin, London: Macmillan Press, 1982.

Rainer Rochlitz, The Disenchantment of Art: The Philosophy of Walter Benjamin, trans. Jane Marie Todd, New York & London: The Guilford Press, 1996, 298 pp.

Gershom Scholem, Walter Benjamin: The Story of a Friendship, trans. by H. Zohn, NY: Schocken Press, 1981.

Gary Smith, ed., On Walter Benjamin: Critical Essays and Recollections, Cambridge, Mass.: MIT Press, 1991. [Includes: Theodor W. Adorno, "Introduction to Benjamin's Schriften "(1955), 2 - 17; Peter Szondi, "Walter Benjamin's City Portraits" (1962),18 - 32; Hermann Schweppenhäuser, "Propaedeutics of Profane Illumination"(1971), 33-50; Gershom Scholem, "Walter Benjamin and His Angel "(1972), 51- 89; Jürgen Habermas, "Walter Benjamin: Consciousness-Raising or Rescuing Critique " (1972), 90 - 128; Charles Rosen, "The Ruins of Walter Benjamin" (1977), 129 - 175; Hans Robert Jauss, "Reflections on the Chapter 'Modernity' in Benjamin's Baudelaire Fragments" (1979), 176 - 184); Hans Mayer, "Walter Benjamin and Franz Kafka: Report on a Constellation" (1980), 185 - 209; Pierre Missac, "Walter Benjamin: From Rupture to Schipwreck" (1981), 210 - 224; Irving Wohlfarth, "Resentment Begins at Home: Nietzsche, Benjamin, and the University" (1981), 224 -259; Rolf Tiedemann, "Dialectics at a Standstill: Approaches to the Passagen-Werk" (260 - 291); Winfried Menninghaus, "Walter Benjamin's Theory of Myth" (1983), 292 - 325; Theodor W. Adorno, "Benjamin the Letter Writer," 329 - 337; Ernst Bloch, "Recollections of Walter Benjamin," 338 - 345; Hans Sahl, "Walter Benjamin in the Internment Camp," 346 - 352; Jean Selz, "Benjamin in Ibiza," 353 - 366; Pierre Klossowski, "Between Marx and Fourier," 367 - 370.]

Gary Smith, ed., Benjamin: Philosophy, Aesthetics, History, Chicago: University of Chicago Press, 1989. [Includes: Gary Smith, "Thinking Through Benjamin: An Introductory Essay, 1 - 12; Richard Sieburth, "Benjamin the Scrivener," 13 - 37; Leigh Hafrey & Richard Sieburth, "Translators' Introduction to 'N,'" 38 - 42; Walter Benjamin, "N [Re the Theory of Knowledge, Theory of Progress]," 43 - 83; Theodor W. Adorno, "Progress," 84 - 101; Jennifer Todd, "Production, Reception, Criticism: Walter Benjamin and the Problem of Meaning in Art," 102 - 125; Sándor Radnóti, "Benjamin's Dialectic of Art and Society," 126 - 157; Joel Snyder, "Benjamin on Reproducibility and Aura: A Reading of 'The Work of Art in the Age of its Technical Reprducibility," 158 - 174; Rolf Tiedemann, "Historical Materialism or Political Messianism? An Interpretation of the Theses 'On the Concept of History,'" 175 - 209; Richard Wolin, "Experience and Materialism in Benjamin's Passagenwerk," 210 - 227; Stéphane Moses, "Walter Benjamin and Franz Rosenzweig," 228 - 246; Leo Lowenthal, "The Integrity of the Intellectual: In Memory of Walter Benjamin," 247 - 259; Gary Smith, "Walter Benjamin in English: A Bibliography of Translations," 260 - 263.

Rolf Wiggershaus, The Frankfurt School: Its History, Theories, and Political Significance, trans. Michael Robertson, Cambridge, Mass., MIT Press, 1994.

Bernd Witte, Walter Benjamin: An Intellectual Biography, trans. by J. Rolleston, Detroit: Wayne State Univ. Press, 1991.

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Letteratura secondaria in Inglese: Articoli e Revisioni


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Richard Wolin, Walter Benjamin's failed messianism: One-Way Street [The New Republic On-line Issue date: 01.24.00], Essay- review of The Arcades Project by Walter Benjamin, translated by Howard Eiland and Kevin McLaughlin, Harvard University Press, 1,054 pp. and The Complete Correspondence, 1928-1940: Theodor Adorno and Walter Benjamin, edited by Henry Lonitz, translated by Nicholas Walker, Harvard University Press, 384 pp.

Richard Wolin, Review of Gershom Scholem's Walter Benjamin - Story of a Friendship in Telos, no. 58, Winter 1983 - 1984, 219 - 227.

New German Critique: No. 48, Fall 1989, Benjamin Issue [Includes: Beth Sharon Ash, "Walter Benjamin: Ethnic Fears, Oedipal Anxieties, Political Consequences," 2 - 42; Ackbar Abbas, "On Fascination: Walter Benjamin's Images," 43 - 62; Rey Chow, "Walter Benjamin's Love Affair with Death," 63 - 86; Margaret Cohen, "Walter Benjamin's Phantasmagoria," 87 - 108; Christiane von Buelow, "Troping Toward Truth: Recontextualizing the Metaphors of Science and History in Benjamin's Kafka Fragment," 109 - 134;]


Sito web

Poetica

Benjamin è scrittore asistematico, privilegia la forma del saggio e dell'aforisma, e concepisce come compito specifico del critico il prendere posizione e la negazione dell'ordine esistente. Nei suoi lavori di critica letteraria riprende la pratica del commentario ebraico, diretta a restituire all'originale la forza distruttiva di cui neppure l'autore di esso era stato cosciente. Il linguaggio, infatti, ha funzione espressiva, non strumentale: attraverso di esso, l'uomo deve dare voce alle cose mute. Dunque, teoria critico-materialistica e pensiero utopico-messianico si congiungono in modo originale nell'opera di Benjamin. Nella genesi del suo pensiero sono presenti motivi della filosofia romantica (alla quale è dedicata la sua tesi di laurea sul Concetto di critica d'arte nel romanticismo tedesco, del 1918), il pensiero nietzscheano (per le critiche alle pretese sistematico-totalizzanti della ragione, l'atteggiamento ermeneutico critico nei confronti della tradizione culturale e della realtà sociale, l'attenzione per il rapporto tra i contenuti del pensare e i suoi modi espressivi), l'esperienza delle avanguardie artistico-letterarie (per tutto ciò che di che di rivoluzionario e di dirompente hanno avuto nei confronti di una concezione ottimistica-retorica dell'uomo). Una componente essenziale della formazione e del pensiero di Benjamin è poi il suo ebraismo, rivissuto in molti suoi aspetti (a cominciare dalla lacerante tensione tra attesa messianica e valorizzazione della memoria storica) attraverso il rapporto con Gershom Sholem, un grande studioso della mistica ebraica. E' al tema di una lingua pura, immediatamente simbolica (cui si oppone la violenza operata dall'astrazione e dal giudizio concettuale proprio delle moderne concezioni del pensiero e del linguaggio) che sono dedicati i primi saggi di Benjamin: Sulla lingua in generale e su quella degli uomini (1916); Per la critica alla violenza (1921); Il compito del traduttore (1923). Sull'interpretazione dell'opera d'arte è incentrato invece il Saggio sulle affinità selettive di Goethe (1924-1925). In esso s'annuncia un motivo decisivo della riflessione estetica di Benjamin: la conciliazione proposta o suggerita dall'opera d'arte è solo un'apparenza mistificante; quanto alla pretesa totalità essa è falsa e smentita dall'intima (benché talora non evidente) frammentarietà del prodotto artistico. Nell'opera d'arte non è immediatamente visibile una dimensione utopico-positiva. Questa semmai è presente nella forma dell'inespresso, "del non detto" dell'arte - ovvero in una speranza che peraltro possono solo cogliere solo coloro che ne sono radicalmente privi. L'opera più compiuta di Benjamin - la sola ch'egli potè portare a termine - è L'origine del dramma barocco tedesco (1928). Attraverso una ricca analisi delle forme e figure del dramma barocco (Trauerspiel) come impossibile tentativo di ripetere storicamente la tragedia greca, questo celebre saggio svolge un acuto e suggestivo discorso sui concetti di simbolo e allegoria - e più in generale sull'essere e sul conoscere umano. Benjamin presenta infatti l'allegoria barocca come critica dell'aspirazione classicista a riunificare la scissione originaria prodottasi nell'uomo ed espressa sia nella simbologia tecnologica (il creatore e la creatura, la caduta e la redenzione…), sia in alcune coppie antinomiche della tradizione occidentale (il finito e l'infinito, il sensibile e il sovrasensibile…). Sotto un diverso profilo, l'opera benjaminiana fornisce una chiave preziosa per interpretare anche alcune fondamentali aporie dell'arte (e della coscienza) moderna: Benjamin fa infatti vedere come la tensione a raggiungere nell'esperienza artistica il "simbolo" (e quindi l'unificazione effettiva di cosa, linguaggio e significato) esploda continuamente in "allegoria", ovvero in una dialettica eccentrica (priva di centro) tra quanto è figurato nell'espressione, le intenzioni soggettive che lo hanno prodotto e i suoi autonomi significati. Per questo scacco del simbolico la malinconia diviene, nell'indagine di Benjamin, il sentimento fondamentale del soggetto moderno. A un altro livello, ciò che il trionfo dell'allegoria rivela è un'insanabile lacerazione, una sempre più radicale perdita di senso, un decadimento dell'umano e della storia. A partire dagli anni '30 Benjamin si avvicinò in qualche misura alla "Scuola di Francoforte": pur senza mai entrare a far parte organica del gruppo, egli collaborò con la "Rivista per la ricerca sociale" ed ebbe un'intensa, seppur travagliata, amicizia con Adorno. Le molteplici differenze tra i due pensatori non debbono far dimenticare (come talora è accaduto) certe loro innegabili prossimità di interessi e anche, entro certi precisi limiti, di convinzioni teoriche. Sia Adorno sia Benjamin respingono il privilegiamento dell'esistente, la ubriV della ragione positivistica, la barbarie dell'organizzazione capitalistica e della società. Entrambi (ma soprattutto Benjamin) rifiutano un'interpretazione e una pratica della riflessione come ricerca del sistema, del fondamento assoluto. La filosofia, secondo loro, deve soprattutto mettere in luce le contraddizioni celate sotto le ingannevoli apparenze della realtà e, insieme, il bisogno di felicità e di emancipazione insito nel mondo umano. Tale bisogno si esprime (spesso in modo cifrato) nelle situazioni, nei testi, negli eventi più disparati. Per questo, entrambi i pensatori fanno filosofia interrogando le testimonianze o i segni più eterogenei e talvolta sconcertanti. Sotto tale profilo, il più caratteristico e suggestivo saggio di Benjamin è l'incompiuta opera su Parigi come " capitale del XIX secolo ", nella quale il pensatore ha cercato di afferrare il senso di un'intera epoca storica giustapponendo l'analisi della poesia di Baudelaire e quella dell'assetto urbanistico parigino, l'interpretazione di nuove figure psico-antropologiche (il "flaneur", il "dandy", la prostituta) e l'esame dei nuovi caratteri della produzione e della circolazione della merce. Molta attenzione egli dedica soprattutto alla figura di Baudelaire, di cui fu anche traduttore: in particolare, distingue il concetto di "esperienza" dal concetto di "esperienza vissuta"; la seconda permette di rielaborare razionalmente, attraverso la riflessione, gli "choc" della vita, così da impedirne la penetrazione nel profondo e da difenderne la coscienza dal loro assalto. La semplice "esperienza" è invece quella subita direttamente dallo choc, senza mediazione: è quest'ultimo il caso di Baudelaire, che nella vita cittadina subisce incessantemente l'esperienza degli choc prodotti dagli urti della folla, dalle luci, dalle novità dei prodotti e delle situazioni e insomma dall'esistenza stessa di una metropoli moderna. La folla sarebbe perciò la "figura segreta " (il suggello e insieme la potenza nascosta) della sua poesia: pur non essendo mai compiutamente rappresentata, tuttavia la folla è una presenza ossessiva nell'opera di Baudelaire e non va ricercata tanto nei temi e nei contenuti, quanto nella forma poetica, nel ritmo nervoso, ora ondulato, ora franto, del verso baudelairiano ( "questa folla, di cui Baudelaire non dimentica mai l'esistenza, non funse da modello a nessuna delle sue opere. Ma essa è iscritta nella sua creazione come figura segreta "). Nella propria anatomia della modernità, Benjamin si è spesso rivelato più aperto e spregiudicato di Adorno: ora interrogandosi sul fenomeno della droga, ora analizzando con simpatia produzioni socio-culturali in apparenza 'minori', come la letteratura per l'infanzia e il "feuilleton", la fotografia e i giocattoli. Un'altra e più sostanziale diversità fra i due filosofi è l'atteggiamento nei confronti dell'arte: convinto come Adorno che il fenomeno artistico sia un'esperienza particolarmente eloquente del disagio della civiltà, Benjamin ne ha una visione meno aristocratico-elitaria rispetto a quella dell'amico. Una significativa testimonianza di ciò è offerta dal saggio L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica (1936-37). In esso, Benjamin contrappone ad ogni interpretazione mistico-esoterica del fenomeno artistico una concezione in qualche modo secolarizzata di esso. Prodotto di uomini per altri uomini, l'arte va studiata "materialisticamente " sia nei suoi modi di elaborazione e di rappresentazione anche tecnica (non esclusi quelli fotografici e cinematografici) sai nelle particolari modalità percettive del suo fruitore. Lo sviluppo delle forze produttive, rendendo tecnicamente possibile la riproducibilità delle opere d'arte (pensiamo alla televisione, ai cd, alla radio, al computer, ecc), ha messo fine all'alone di unicità, originalità e irripetibilità dell'opera d'arte, ossia all' "aura " che la circonda di sacralità agli occhi della borghesia, la quale proietta in essa i suoi sogni e ideali aristocratici: l'aura è quindi l'alone ideale che rende sensibile al fruitore l'unicità irripetibile dell'atto creativo. Nella società di massa, in cui regna la riproducibilità dell'opera d'arte, l'opera d'arte "può introdurre la riproduzione dell'originale in situazioni che all'originale stesso non sono accessibili. In particolare, gli permette di andare incontro al fruitore, nella forma della fotografia o del disco. La cattedrale abbandona la sua ubicazione per essere accolta nello studio di un amatore d'arte; il coro che è stato eseguito in un auditorio oppure all'aria aperta può venir ascoltato in una camera. Ciò che vien meno è quanto può essere riassunto con la nozione di 'aura' e si può dire: ciò che vien meno nell'epoca della riproducibilità tecnica è l'aura dell'opera d'arte ". La riproducibilità tecnica segna il trionfo della copia e del " sempre uguale ", per uomini rimasti privi di saggezza; ma in ciò, secondo Benjamin, si annida un potenziale rivoluzionario, perché apre alle masse, soprattutto nelle forme del cinema e della fotografia, l'accesso all'arte e alle sue capacità di contestazione dell'ordine esistente. Solo attraverso la distruzione violenta di quest'ordine, ormai diventato inumano, si può aprire lo spazio per la redenzione e la felicità. Benjamin contesta le concezioni ottimistiche del progresso, condivise anche dal marxismo dei socialdemocratici tedeschi, secondo cui la storia è un cammino lineare di sviluppo crescente. Esse, infatti, si pongono dal punto di vista dei vincitori nella storia, anziché rimettere in questione le vittorie di volta in volta toccate alle classi dominanti. Si tratta, invece, di "spazzolare la storia contropelo ", strappandola al conformismo delle classi dominanti, ovvero accostandosi al passato come profezia di un futuro e arrestando la continuità storica con un salto e una rottura. Nella storia, infatti, non c'è un teloV, un "fine" garantito: e infatti anche sugli sviluppi della società sovietica Benjamin è pessimista. Solo recuperando e prendendo al proprio servizio la teologia e il messianesimo sarà possibile liberarsi dalla fede cieca in un progresso meccanico. La differenza più sostanziale tra Benjamin e Adorno è l'atteggiamento nei confronti del pensiero dialettico : profondo conoscitore ed estimatore della cultura tedesca, Benjamin 'ignora' Hegel. Il suo silenzio esprime un rifiuto che, lungi dal condannare i soli aspetti conciliativi/totalizzanti dell'hegelismo criticati anche da Adorno, investe la stessa concezione hegeliana dell'immanenza della ragione nel reale e, soprattutto, della storicità dialettico-progressiva di quest'ultimo. La critica benjaminiana dello storicismo (e, più in generale, della concezione moderna della temporalità e del suo senso) è radicale: la sua condanna Benjamin la esprime in "Tesi di filosofia della storia" (1940). Per Benjamin ogni rappresentazione del tempo/storia secondo moduli fisico/lineari è fuorviante: è falso, inoltre, che la storia sia un processo continuo e uniforme nel tempo; che tale processo sia accrescitivo e progressivo; che, quindi, i traguardi e le aspirazioni degli uomini si debbano necessariamente ed esclusivamente collocare 'davanti'. Alla redenzione umano/sociale si deve essere spinti, invece, dalla visione del passato, fatto di " rovine su rovine " e così orrendo da esercitare in chi (come l'Angelus Novus raffigurato in un acquerello di Paul Klee molto amato da Benjamin) sa voltarsi a guardarlo una spinta irresistibile verso un futuro diverso. Se il rifiuto di un tempo/storia monodimensionale e spaziale fa pensare a certe analoghe posizioni assunte da Bergson o da Dilthey, occorre subito aggiungere che Benjamin polemizza aspramente con tutti e due i filosofi. A suo avviso, la storia, ben lungi dall'essere riconducibile ad un' "Erlebnis" soggettiva, è qualcosa di estremamente oggettivo e corposo. Così oggettivo e corposo da costituire una realtà in larga misura estranea, o almeno 'altra' rispetto al soggetto. Sotto un certo aspetto, essa appare, come dicevamo, un " cumulo di macerie " , o anche un gioco di forze terribili, tanto più terribili in quanto sanno spesso mascherarsi sotto le forme di miti seducenti. Sotto un altro aspetto, essa contiene però princìpi e valori non solo preziosi, ma imprescindibili e insostituibili. Purtroppo, non sempre il presente vuole e sa interrogare il tempo che è stato: soltanto certe epoche riescono ad inoltrarsi per tale itinerario interrogativo; e solo in certi casi si riesce ad entrare in rapporto con ciò cui, più o meno consapevolmente, si tende. Ma la ricerca di questo rapporto è un compito al quale non ci si può e non ci si deve sottrarre: la decifrazione del passato consente infatti di cogliere e di rivitalizzare idee e "unità di senso" che erano rimaste come se sepolte e bloccate nei loro possibili sviluppi. Inoltre, le domande che rivolgiamo al passato sono in realtà le nostre domande: solo comprendendo il passato comprendiamo noi stessi. Solo liberandone le virtù nascoste liberiamo noi stessi. Il Novecento appare a Benjamin abitata da grandi potenzialità sia positive (le possenti spinte auto-emancipatorie degli oppressi) sia negative (i totalitarismi, il potere tecnologico non adeguatamente controllato). In veste di marxista sui generis , Benjamin sostiene la necessità che le classi rivoluzionarie sappiano svolgere approssimativamente il loro compito teorico e pratico: senza cullarsi nell'illusione di riforme graduali e indolori, senza sottomettersi ai miti del progresso e della tecnica, ma assumendo invece una responsabilità 'epocale': quella di capire e di far capire che viviamo in uno "stato di emergenza". Nelle Tesi di filosofia della storia , composte negli ultimi mesi della sua vita in Francia, Benjamin si richiama (a partire dal titolo) alle 11 Tesi su Feuerbach di Marx: in esse, Benjamin conduce una dura critica nei confronti dello storicismo, che giustifica gli eventi storici e assume quindi il punto di vista di coloro che hanno vinto nella storia. Egli indica, invece, una possibilità di vittoria per il materialismo storico, se questo "prende al suo servizio la teologia ", che oggi "è piccola e brutta". Il recupero della tradizione messianica consente infatti di concepire il tempo come un processo non lineare, bensì solcato da improvvisi istanti rivoluzionari che frantumano la continuità storica: " la coscienza di far saltare il 'continuum' della storia è propria delle classi rivoluzionarie nell'attimo della loro azione. […] Al concetto di un presente che non è passaggio, ma in bilico nel tempo ed immobile, il materialista storico non può rinunciare. Poiché questo concetto definisce appunto il presente in cui egli per suo conto scrive la storia. Lo storicismo postula un'immagine eterna del passato, il materialista storico un'esperienza unica con esso. Egli lascia che altri sprechino le proprie energie con la meretrice 'C'era una volta' nel bordello dello storicismo. Egli rimane signore delle sue forze: uomo abbastanza per far saltare il 'continuum' della storia ".


Webliografia

http://www.wbenjamin.org/walterbenjamin.html

http://www.hum.uva.nl/benjamin/

http://www.walter-benjamin.org/deu/gesellschaft.htm

http://www.tasc.ac.uk/depart/media/staff/ls/WBenjamin/WBindex.htm

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http://www.silcom.com/~dlp/Passagen/wblinks.html

http://www.popcultures.com/theorists/benjamin.html

http://web.bentley.edu/empl/c/rcrooks/toolbox/common_knowledge/general_communication/benjamin.html

http://www.dhm.de/lemo/html/biografien/BenjaminWalter/