Beuys Joseph: differenze tra le versioni

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L’artista tedesco Joseph Beuys (1921-1986) è uno dei portavoce più rappresentativi delle correnti concettuali nell’Arte della seconda metà del Novecento. La sua è un’arte che procede lungo sentieri del tutto inediti, amalgamando in modo totale la sua vita con il suo manifestarsi artista. Vi è qualcosa di così radicale nel suo stile di vita, che verrebbe da credere che egli abbia veramente fatto coincidere totalmente l’arte con la vita.
L’artista tedesco Joseph Beuys (1921-1986) è uno dei rappresentanti più emblematici delle correnti concettuali nell’arte della seconda metà del Novecento. La sua è un’arte che si muove lungo percorsi del tutto inediti, fondendo in maniera totale la sua esistenza con il suo essere artista. Vi è qualcosa di così radicale nel suo modo di essere, che verrebbe da pensare che egli abbia davvero identificato completamente l’arte con la vita.
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Nel 1931 frequenta la Hindenburg-Oberschule di Kleve. Il suo interesse si indirizza più verso materie scientifiche che umanistiche.

Revisione 05:51, 28 Gen 2007

Beuys Joseph

Beuys Joseph è uno dei rappresentanti più emblematici delle correnti concettuali nell’arte della seconda metà del Novecento.


Introduzione

Il profeta multimediale: La scrittura aiuta nell’impresa, una grafia rutilante e continua che stabilisce tra i segni un rapporto di complicità, mediante il carattere manuale dei segni grafici, I'accostamento semantico degli elementi e l'esplosione in relazioni aperte e simultanee.

La partitura diventa la voce che parla direttamente la creatività, il momento impalpabile in cui il senso è separato e dal separato precipita nell'intreccio di varie vicinanze. La partitura è il vento, il flusso che sposta la pesante solitudine degli elementi verso una unità spaziale e temporale. In volo radente il foglio solleva la materia in una orizzontalità pneumatica ed unificante.

Il vento e la voce designano la creatività di Beuys aperta sempre all'incontro, all'affermazione di un movimento che parte dal soggetto e si irradia verso il sociale. La partitura è la mappa di questo percorso. La parola che alza la voce ed esce dal silenzio pregnante dell'oggetto visivo. La voce è alta, in quanto attraversa la creatività nel suo essere progetto e nel suo diventare opera. Essa inciamp a direttamente nella genesi, nella procreazione di una diversa articolazione del reale, compiuta dalla vibrazione della mano collegata col filo del pensiero.

La mano demiurgica fonda sul foglio una diversa organizzazione delle cose, fonda una dimensione autogestita che ribaltala riflessione critica nell'azione rigeneratrice dell'arte. La partitura, per definizione, rimanda alla musica, allo spartito che contiene i movimenti del suono, le pause e la fuoriuscita dai rumori del quotidiano. La partitura indica l'uscita dal silenzio, un progetto di movimento che organizza anche il silenzio dentro la struttura del linguaggio.

Beuys ci consegna lo spartito indica la possibilità al lettore di trovare le linee di un movimento che non è mai rettilineo ma sempre legato al flusso ed ancorato al bisogno della forma. La parola.pub~ ~sere pronunciata dùrante~ un incontro, una performance o risultare da un semplice incontro con il foglio. Ma resta sempre parola, in quanto articolazione del pensiero. La sua qualità consiste nella capacità di incontrarsi col silenzio del segno visivo, nell’acquattarsi dentro la costellazione degli elementi che acquistano così contemporaneamente vertigine e senso.

L'ordine superiore dell'arte rigenera i rapporti anchilosati tra gli elementi, stabilisce nuovi tragitti e nuovi incontri. Determina nuove posizioni che significano anche mutazione antropologica: «Fino a che vedrò le api volare mi nutrirò da dietro le ginocchia».

Le partiture di Beuys diventano superfici risuonanti che creano un incontro tra la voce dell'artista e la nostra voce. Esse invitano il lettore alla partecipazione, a varcare la soglia solitaria della contemplazione per entrare dentro il luogo dell'orchestra, della scultura sociale in cui il rituale dell'arte apre la coscienza individuale verso i cammini irreversibili del sociale e del cosmico. (da La Repubblica 19 gennaio 2004)

Biografia

http://www.casediterra.it/images/Beuys1.jpg L’artista tedesco Joseph Beuys (1921-1986) è uno dei portavoce più rappresentativi delle correnti concettuali nell’Arte della seconda metà del Novecento. La sua è un’arte che procede lungo sentieri del tutto inediti, amalgamando in modo totale la sua vita con il suo manifestarsi artista. Vi è qualcosa di così radicale nel suo stile di vita, che verrebbe da credere che egli abbia veramente fatto coincidere totalmente l’arte con la vita. Nasce a Krefeld nel 1921. Nel 1931 frequenta la Hindenburg-Oberschule di Kleve. Il suo interesse si indirizza più verso materie scientifiche che umanistiche. Entra a far parte della Hitler-Jugend (Gioventù Hitleriana), con la quale partecipa a una grande marcia a Norimberga e a un rogo di libri vietati nel cortile della scuola. La nascita dell'interesse di Beuys nei confronti della scultura risale alla fine degli anni '30, quando vede per la prima volta alcune riproduzioni di sculture di Wilhelm Lehmbruck. Nel 1940 si arruola nell'aviazione, dapprima come operatore radio, quindi come pilota di caccia. Nel 1943 in Crimea l'aereo viene abbattuto e Beuys subisce gravi ferite. Di nuovo in azione nel 1944, viene fatto prigioniero dagli Inglesi e liberato nel '45. Nel 1947 Joseph Beuys si iscrive alla Staatliche Kunstakademie di Düsseldorf, dove segue i corsi di Josef Enseling prima (fino al 1949) e di Ewald Mataré poi. Nel 1953 tiene una prima mostra personale. Dal 1954 prende uno studio a Düsseldorf. Realizza disegni e piccole su sculture su commissione. Collabora con Mataré a lavori impegnativi. I soggetti sono composizioni di figure e rappresentazioni di animali (cervi, lepri, ecc.). Tra il 1955 e il 1956 cade in una profonda crisi personale, dovuta in larga parte all'esperienza della guerra e alle ferite subite. In questi anni viene assistito dagli amici Hans e Franz van der Grinten. Superata la crisi, nel 1958 lavora al monumento commemorativo dei caduti in guerra a Brüderich. Nel 1959 sposa Eva Wurmbach. Nel 1961 Joseph Beuys ottiene l'incarico di insegnante di scultura monumentale alla Kunstakademie di Düsseldorf. Entra in rapporto con George Maciunas e Nam June Paik, con i quali prende parte ai primi eventi di Fluxus a Copenhagen, Londra e Wiesbaden. Nel 1963 è tra i principali organizzatori di Festum Fluxorum Fluxus, tenutosi presso la Kunstakademie di Düsseldorf. Negli stessi anni Beuys inizia a impiegare materiali come il feltro e il grasso, che entrano in oggetti-sculture-installazioni, concepibili come il risultato finale di operazioni artistiche volte a generare consapevolezza critica nel pubblico. Nel 1964 hanno luogo le prime "Aktionen" (Azioni). Nel 1965, presso la Galerie Schmela di Düsseldorf, ha luogo la prima mostra di Beuys in una galleria commerciale. Nel 1967 fonda il "Deutsche Studentenpartei", la prima delle innumerevoli organizzazioni volte a contrastare il dominio della vita democratica da parte dei partiti, della burocrazia e dei poteri precostituiti. Ad esso seguono la "Organisation der Nichtwähler. Freie Volksabstimmung" nel 1972 la "Organisation für direkte Demokratie durch Volksabstimmung" nel 1972. Nel 1972 Beuys viene licenziato dalla Kunstakademie per aver ammesso ai corsi anche gli studenti che non avevano superato le prove di ammissione. Fonda allora la "Freie internationale Hochschule für Kreativität und interdisziplinäre Forschung" (1973). Con essa nel 1977 prende parte a Documenta 6, dove presenta la Aktion Honigpumpe am Arbeitsplatz. Alla Biennale di Venezia del 1976 espone nel padiglione tedesco l'installazione Straßenbahn-Haltestelle. Nel 1979 ha luogo una vasta retrospettiva al Guggenheim Museum di New York. Nello stesso anno Beuys si presenta come candidato al Parlamento Tedesco per il partito dei Verdi. Nel 1982 partecipa a Documenta 7, dove organizza 7000 Eichen. Stadt Verwaldung statt Stadt Verwaltung. 7000 blocchi di basalto vengono collocati sulla Friedrichsplatz, destinati ad essere rimossi gradualmente, in rapporto alla piantumazione della città. Nello stesso anno Beuys partecipa a "Zeitgeist", dove occupa l'intera sala centrale con l'installazione Hirschdenkmäler. Joseph Beuys muore a Düsseldorf nel 1986.


Biographical Information: Joseph Beuys was born in 1921 in Krefeld, Germany. After preparatory medical studies, he studied at the Duesseldorf Art Academy. From 1940-45 he served as a radio-operator and fighter pilot in the German Air Force. In 1943 he suffered severe injuries from a plane crash in Russia . Thereafter he worked as an independent artist and professor of sculpture at the Duesseldorf art academy as well as other German art schools. In 1979 he became a candidate for the German Green Party. Joseph Beuys most significantly contributed to performance art. It was the art form of the 1970s. Performance not only liberated artists from the art object, but it also freed them to adopt whatever subject matter, medium, or material seemed promising for their purposes. It was not simply visual communication: it often incorporated words and called upon concepts of ritual and myth that had long been important to 20-th century artists. It also enabled them to offer their work in direct contact with their audience - and thus gave artists instant access to the receivers of their work, without the intervention of critics, curators, and dealers. Performance appeared to offer the maximum possibility for converting art from an object of consumption to a vehicle for ideas and action and thus became a new form of visual communication. Beuys has been called the most avant-garde of artists: the one who most convincingly forged a new language, and a new method. His real influence has been to suggest that artists must rely upon themselves rather than upon any one style. In 1962 Beuys had joined Fluxus, a loosely knit, nonconformist international group noted for its Happenings, actions, publications, concerts and mailing activities. Three years later, however, he had broken relations with Fluxus, not finding the work sufficiently effective: "They held a mirror up to people without indicating how to change anything. " Shot down from his plane during World War II and given up for dead in the blizzard-swept Crimea, Russia, Beuys returned to peacetime existence determined to rehumanize both art and life by drastically narrowing the gap between the two. To achieve this, he employed personally relevant methods or materials in order to render form an agent of meaning. He began by piling unsymmetrical clumps of animal grease in empty rooms and then wrapping himself in fat and felt, an act that ritualized the materials and techniques the nomadic Crimean Tatars had used to heal the artist's injured body. Beuys intended his art to provoke thoughts about what art can be and how the concept of art making can be extended to materials used by everyone. He wrote about "Social Sculpture", meaning "how we mold and shape the world in which we live: Sculpture as an evolutionary process; everyone is an artist." In 1965, in a Duesseldorf gallery Beuys created "How to Explain Pictures to a Dead Hare", for which he sat in a bare room surrounded by felt, fat, wire and wood, his face covered with gold leaf. A dead hare lay in Beuys's arms, and he murmured urgently to it. With this performance, he pointed up the complex and ambivalent feelings aroused in us by works of art that try to deal directly with such unaesthetic subjects as death. The natural human reaction to the harmless creature held by the artist overturned any notion of "aesthetic distance." And the gold mask Beuys wore made him seem not like an artist but rather a shaman who could achieve a certain oneness with the spirits of animals. In his sculptural work such as "The Pack" (1969) Beuys drew on experience in a different way, giving inanimate objects both positive and negative associations and thereby transforming them. The sleds in his work may be part of a rescue operation, like the one that saved the artist's life during World War II.

Sito web

Poetica

Joseph Beuys, è uno degli artisti più importanti del XX secolo, è anche un artista la cui complessità lo rende "sconcertante" per i neofiti. Io ammetto che inizierò preoccupato questa ricerca davanti ad un'opera complessa ed oscura, e che il giorno d’oggi, avendo progredito ampiamente nella mia investigazione, quella sensazione di sconcerto non e diminuita; la differenza è che ora, lo ammiro maggiormente, fino al punto da confessare che la sua opera è una delle rivelazioni artistiche più importanti che ho avuto nella mia vita, al pari di autori come Mark Rothko e Gernhard Richter. È indubbio che, al margine delle sue dichiarazioni e del valore estetico di tutta la sua opera, questo posto vacante ermetico, di un simbolismo complesso è incomprensibile per un pubblico non iniziato. Mi avvicino tentoni verso i lavori di Beuys, senza capire inizialmente quello che mi è presentato, ma attratto per un irrefrenabile potere di seduzione. La sua opera risulta perturbatrice, straziante, dolorosa. Perfino le sue manifestazioni più inoffensive sembrano mostrarsi minacciose. La sua somma sensibilità artistica riesce a provocare quella sensazione. Non posso evitarlo, le sue opere mi provocano inquietudine. In questo scritto cerco di plasmare le impressioni che la sua opera mi ha prodotto durante questo viaggio “iniziatico”. Ho cercato in molti libri le sue creazioni, la sua multipla e diversa opera plastica e le sue sempre interessanti dichiarazioni. Ho ascoltato anche il registro sonoro di una delle sue performance, le sue performance musicali vicine al “fluxista” Nam June Paik, oltre ad un paio di documenti video nei quali si mostra il suo assoluto carisma e potenziale personale. Pochi giorni fa ho visto un divertente film, chiamato "Human Nature" e diretto dal famoso regista di video clips Michel Gondry. Nel film, un uomo educato nella libertà della selva come Tarzan era rieducato da un ambizioso dottore di maligne intenzioni. E' una burla filosofica in cui uno scienziato con manie ossessive e una donna 'naturalista', scoprono un uomo nato e vissuto selvaggiamente. Lo scienziato Nathan cerca di istruire il selvaggio, iniziando dal modo di star a tavola, mentre la sua amante Lila combatte affinché l'uomo conservi la sua natura, simbolo di libertà. Nasce un inusuale triangolo dove emergono le incongruenze del mondo civilizzato. Nella presentazione in pubblico di quel "Tarzan", una volta terminata la sua educazione, dicevano: "Dominare i misteri dell'arte di Marcel Duchamp e Joseph Beuys.”. La dichiarazione è veramente spiritosa in primo luogo perché il compito di dominare l'opera di entrambi gli autori non è solo complesso, bensì impossibile, perchè i misteri stanno lì, presenti, disposti ad essere sempre riesplorati e reinterpretati, senza mai permettere una soluzione razionale, dato che non esiste, nell'ambito della ragione. Beuys in secondo posto rispetto a Duchamp, non per importanza ma per cronologia temporale e per il paragone che si fa tra tutti e due. Già da tempo sono cosciente dell'influenza capitale e suprema di Duchamp nell'arte della posmodernità che è inconcepibile senza di lui. La sua opera, raramente eguagliata e caratterizzata sempre da enigma e mistero, spesso incompresa e fraintesa, è ricordata sempre per creatività e intelligenza. Joseph Beuys, nonostante le sue scontate differenze formali, possiede inevitabili connessioni con Duchamp. Beuys è nuovo ed assoluto rinnovatore del concetto di Arte, dotato di una personalità travolgente, uomo energetico e multidisciplinare, appartiene ad un'altra epoca, ma i suoi sforzi si inclinano verso il tentativo di cambiare la società, cercando di andare molto più in là del mondo dell'Arte. Le opere di entrambi sembrano incitarci alla riflessione sulla nostra condizione e sulla repressione che ci vede sottomessi socialmente, negando la nostra natura. Gli artisti sembrano volere che liberiamo l'animale nascosto dentro di noi, benché servendo valori molto differenti. Duchamp cercava una liberazione della sessualità, dell'istinto soffocato, del nostro Io sessualmente opposto, la sua opera era un cantico alla libertà e la riflessione individuale. La sua forma di presentare, magistrale ed ineguagliabile, tiene come riferimento sempre enigma e mistero. Anche Beuys sembra volere che comunichiamo con nostro Io animale, dimenticato in questi tempi di razionalismo eccessivo, guarendoci e curando l'umanità. Beuys ci parla della nostra unione spirituale con la terra, vuole che ritorniamo verso la natura alla quale apparteniamo. È questo il vincolo reale col tutto, con la realtà universale. L'uomo sembra pretendere di creare la sua realtà, manipolando il suo ambiente naturale, non convivendo con questo destino ma dominandolo, creando un mondo falso nel quale vivere che diviene la follia propria dell'uomo moderno. La ragione, è l’unica cosa che conta, perdendo qualunque connessione con l'intuizione, col mondo spirituale. Per un estraneo all’Arte le sue opere appaiono intrise di mistero e cripticismo ma la contemplazione induce a riflettere. Cripticismo in questo caso lontano dal glamour, ipersensibile, doloroso e traumatico. Beuys non parla tanto attraverso la sua opera plastica e l'intuito quanto attraverso le sue azioni; dirige i suoi lavori verso qualunque mezzo capita nelle sue mani. Grande oratore, performer di massimo livello, ma là della mera realizzazione, quello che conta sono i rituali. Scultore, musicista occasionale e grande disegnatore, per lui qualunque forma è adeguata, perché la cosa importante non è il mezzo, bensì il messaggio trasmesso. In qualunque forma scelta, dimostra una capacità artistica che supera la maestria. Molto più della capacità formale, Beuys è un genio. Nonostante le sue azioni, le sue dichiarazioni e le sue opere strapiene di un già troppo analizzato simbolismo è stranamente ermetico con riferimenti al cristianesimo, alla seconda guerra mondiale e soprattutto, il mondo animale e la natura. Ammetto che la mia percezione della natura è ombrosa, sono cosciente che davanti ad un'apparente passività, prefabbricata per noi animale dominante e spesso cieco, si nasconde come qualcosa di crudele e mortale, come la propria immoralità che è la propria natura: la morale non è altro che un'invenzione umana. Sotto la nostra prospettiva umana, la natura è pericolosa per la sua carenza di repressione, per essere istinto sfrenato. I nostri schemi artificiosi di funzionamento si sgretolano, quando affrontiamo la piena libertà, quanto indifesi ci sentiamo davanti ad un ambiente naturale e ostile... ma così deve essere. Perché la natura, con quella forma avversa e crudele, è una parte integrante del nostro essere. Sentimenti in apparenza negativi, la morte e l'orrore, quel dolore interno esteriorizzato, sono parti fondamentali di noi, dell'Io umano. Cerchiamo di nasconderli per la nostra integrazione nel modello attuale di società, assoluta negazione del nostro essere, malata repressione che solo conduce verso una forzata irrealtà. L'eccessivo impiego del lato razionale della mente, caratteristica esclusiva dell'essere umano, ci fa credere che l'intelligenza umana consiste nel "essere razionale", facendo dimenticare la nostra origine animale, cercando di cambiare la nostra natura, causandoci una profonda insoddisfazione perché... cerchiamo di essere qualcosa che non siamo. Beuys, come guida, cerca di conciliarci con la nostra parte animale, adottando la posizione di maestro, di profeta che tenta di liberarci dall’attuale tendenza materialista, cieca nella sua superficialità, per tornare ad un uomo nuovamente essere umano. Ma fuori delle dichiarazioni verbali è nella sua opera plastica che raggiunge il grado massimo di comunicazione. Con il mezzi di comunicazione artistica è per Beuys molto facile prendersi gioco di quella "intelligenza razionale.”. Quando contemplo le sue opere, non comprendo nulla del simbolismo che occultano. Ma mi fanno male. Finisco per adesso l'analisi dell'opera di Beuys. Superato l'iniziale shock di chi percepisce i suoi lavori come eterno dolore ed orrore, la mia opinione è cambiata sensibilmente. Eppure ho appena ho iniziato le mie riflessioni. Plasmare le impressioni che mi ha prodotto il suo lavoro in forma scritta è risultato un lavoro complicato, l'ordine nei pensieri che richiede non è ancora alla mia portata. Dopo l’ennesima rilettura, ho l'impressione che in molti punti non ho azzeccato. E’ forse è impossibile? Molte impressioni sono rimaste nel calamaio... spero di riprendere l'analisi dell'opera di questo autore nel futuro. Poche volte ho trovato nella mia vita un'opera di tanta forza, trascendente e geniale nella sua forma, riattivatrice di emozioni e riflessioni nel suo stato più puro. Poco importano i suoi simboli, i riferimenti che ci sono nascosti dentro, le sue opere battono e respirano. Puoi notare le sue palpitazioni, il suo alito. C’è dentro una pienezza di senso e una realtà piena. La possibilità che il mondo, la società, l'essere umano, cambi. Di correggere la strada presa. Sfortunatamente, molti anni dopo la sua morte, la strada scelta fatta non ha deviato, in lui continuiamo. Fino al suo fine. Inevitabile diventa la miscredenza della posmodernità. Ma nell'opera di questo artista continua a vivere la speranza.

( Bruno BASSI, Marina di Massa, 24 luglio 2002 ).



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Questo artista tedesco (1921-1986) è stato quindi uno dei rappresentanti più emblematici delle correnti concettuali nell’arte della seconda metà del Novecento. La sua è un’arte che si muove lungo percorsi del tutto inediti, fondendo in maniera totale la sua esistenza con il suo essere artista. Si comprende quindi come, per capire l’arte di Beuys, si debba necessariamente partire dalla sua biografia. Partecipò all’offensiva nazista contro i russi, ma il suo aereo cadde oltre le linee nemiche. Beuys riuscì a salvarsi perché fu trovato, moribondo e semi-congelato, da un gruppo di tartari nomadi, che lo curarono avvolgendolo in grasso e pelli di feltro. Riuscito a sopravvivere, finì in un campo di prigionia inglese. Da questa esperienza evidentemente trasse motivi di ispirazione che lo hanno accompagnato lungo tutta la sua attività artistica, attività condotta lungo un misterioso filo di rinascita spirituale. Questo sentimento di ecologismo molto spiritualizzato hanno portato gran parte della critica a definire Beuys lo "sciamano dell’arte". Negli anni Sessanta come detto divenne uno dei membri più attivi del gruppo "Fluxus", compagine artistica sia americana sia europea, che riunì molteplici artisti accomunati dalla volontà di ricreare non il linguaggio artistico ma il senso dell’arte in relazione alla fruizione sociale della stessa. Per capire lo spirito di fondo di questo gruppo vale la pena citare proprio una frase di Beuys, divenuta celebre: "Ogni uomo è un’artista". È un modo per riaffermare il concetto di «arte totale», riportando l’esperienza estetica (ma più che "estetica" l’esperienza va definita di "ricerca di valori e di significati") al vissuto quotidiano da cui nessuno è escluso. L’opera di Beuys, fatta soprattutto di azioni concettuali e di happening, lo resero famoso soprattutto negli Stati Uniti, dove trovò tra l’altro l’amicizia e la stima di Andy Warhol. Il confronto tra i due è una chiave di lettura importante per comprendere la base ideologica che attraversa l’arte del secondo dopoguerra, e per meglio capire le differenze che in questo periodo intercorrono tra arte americana e arte europea. Beuys, già aviere dell’aviazione tedesca combattente dalla parte dei nazisti durante la seconda guerra mondiale, è un forma radicale dell’intellettuale europeo che cerca di rinascere da un passato ingombrante. Non a caso Beuys fu uno dei fondatori del movimento dei Verdi in Germania, nazione che per prima trovò momenti di coesione politica intorno alle idee ecologiche. E proprio dall’istanza di diffondere la sensibilità ecologica tra la gente nacque una delle sue opere più interessanti: «7000 querce». Con questa operazione, iniziata nel 1982 e protrattasi fin dopo la sua morte, egli ci ha consegnato un qualcosa, che forse è difficile comprendere nel campo dell’arte, ma che sicuramente ha grandissimo fascino nella possibilità che offre di rimeditare il ruolo sociale dell’artista. Joseph Beuys è stato dunque uno dei più importanti artisti tedeschi del dopoguerra. Numerose performance, installazioni ed esposizioni, ma soprattutto la partecipazione a varie edizioni di "Documenta" hanno reso famoso questo artista di grande impegno politico. Beuys ha ampliato, con forte spirito di provocazione, il concetto convenzionale arte, attribuendo il valore di opera artistica al pensiero creativo e all’agire sociale, in corrispondenza alla sua idea di "Soziale Plastik". Beuys non si può comunque definire semplicemente un artista tedesco, senza altri aggettivi. Era piuttosto un vero e proprio showman, pronto a intavolare dibattiti infiniti (anche «spiegare i quadri a una lepre morta», come recita il titolo di una celebre performance), fare dimostrazioni surreali, con scrittura e pensieri da flusso continuo alla lavagna, trasfigurare un luogo con la sua sola presenza. Joseph Beuys, docente a Düsseldorf, non fu mai un «professore»: la pratica accademica tradizionale era qualcosa a lui sconosciuto. Al suo posto, c'erano vive dimostrazioni, happening, letture e conferenze dove l'arte rappresentava il sogno della nascita della democrazia diretta e partecipata. Quando però quel sogno s'infrangeva sulla brutalità del reale, allora Beuys diveniva malinconico e le sue installazioni desolate. Come Show Your Wound (1974-76), con due tavoli da obitorio abbandonati. Tedesco, Beuys rifletteva sulle responsabilità dell'Olocausto ma spingeva a guardare oltre, a risolvere i conflitti con un'allerta della coscienza che non deve mai abbassare la sua soglia di attenzione. Joseph Beuys era fortemente convinto che, grazie all'Arte, potesse nascere una società migliore, a tal punto da dichiarare che "era semplicemente impossibile per gli esseri umani portare la loro forza creativa nel mondo in qualunque altro modo che con l'azione." Questa convinzione ha indotto Beuys ad estendere i limiti canonici dell'espressione artistica fino ad includervi l'azione umana (Aktionen) e gli ambienti scultorei in grande scala (Installationen) per esplorare grandi tematiche sociali. Beuys incoraggiava il pubblico a vivere nelle proprie vite quotidiane i suoi messaggi politici e sociali, e questo rappresenta la rottura della barriera che separa l'arte dalla vita, ottenuta attraverso la messa in scena del quotidiano. Un posto particolare nella sua produzione spetta poi a materiali ed oggetti implicati nelle sue "Aktionen": materiali poveri come feltro, grasso, legno, acciaio, piombo, juta, e oggetti d’uso comune, come torce elettriche, slitte, telefoni, bidoni, motori... Sono solo apparentemente inerti, ma intimamente dotati di una personale energia e di un profondo valore simbolico ed autobiografico, che l'artista ha il compito di far emerger attraverso nuove relazioni o loro modificazioni. L’ambito in cui questi materiali e oggetti trovano la loro collocazione ideale è l’installazione, cioè nella ricreazione di ambienti che fungono da scenario per alcune delle sue Aktionen. Artista-sciamano, utopista messianico, lontano da ogni poetica estetizzante, Joseph Beuys ha fatto della propria attività artistica - azioni, installazioni - un impegno morale, didattico e politico. Al punto che la sua stessa figura è divenuta un'icona del Novecento.

Esperienze e mitologie personali sono sempre la linfa delle sue opere: nessuna differenza tra arte e vita, ciò che conta è la palingenesi, il potenziale di energia per trasformare il mondo. Un pezzo di grasso dentro una vecchia vasca da bagno per neonati incerottata è allo stesso tempo il flashback di un'esperienza vissuta, una condensazione simbolica, l'esemplificazione dei principi della termodinamica: "L'opera ha una chiave autobiografica", dichiara Beuys.

Non interessa a Beuys l'appagamento dell'occhio, la gabbia della dimensione estetica, egli ha sempre teso a scardinarla e rifiutare ogni separatezza. L'opera è dispiegamento della forza intuitiva contro il pensiero astratto, unilaterale, che viviseziona per comprendere, ed è strumento di predicazione attiva: nel suo sistema integrale arte e scienza sociale coincidono, e arte vuol dire dar forma all'utopia. Una delle installazioni più famose di Beuys, creata per la Documenta di Kassel del 1977, è la colossale Pompa di miele, che faceva circolare per l'intero grande museo, dalle cantine al tetto, il fluido dorato dentro tubi di plastica trasparente: il dolce circuito, come immagine di un possibile sistema di circolazione nell'organismo sociale, realizzando concretamente una metafora dell'antroposofo Rudolf Steiner, esemplifica la sua concezione totalizzante dell'arte. Nella geografia visionaria dell'artista il luogo dell'utopia emerge da remote ere geologiche, è un continente, Eurasia, luogo della totalità non lacerata, dove natura e spirito, ragione e desiderio, corpo e anima non vivono di insanabile opposizione. Beuys ha sete d'assoluto, è figlio della Germania del romanticismo. Beuys lavora perchè sia possibile volgere le spalle al prometeismo, al dominio dispotico sulla natura e, invece, integrarsi nelle forze animali e vegetali, e ritrovare il linguaggio perduto.

Parlare di Joseph Beuys è semplice o estremamente complesso. Egli ha detto: «L'arte ripropone il problema della creatività totale. La rivoluzione può nascere solo dalla libertà dell'uomo».

La sua visione del mondo (Weltanschauung) era precipua allo spirito universale di Leonardo e Göethe e, conseguentemente, all'antroposofia di Steiner il cui intenso lavoro sui diversi Vangeli, su teosofia e apocalisse, sul secondo avvento di Cristo, sulla «fisiologia occulta», lo portò a fondare la società antroposofica e pose la prima pietra del Göethenaum di Dornach. Negli anni '50, lesse Marx, Aristotele e James Joyce, rimanendo attratto anche formalmente per la mobilità linguistica dello scrittore irlandese. Contemporaneamente fu anche attratto da scrittori quasi sconosciuti come Josephin Péladan che tradusse anche l'opera di Richard Wagner e che nel 1888, divenne Gran Maestro, Sâr, di un movimento rosacrociano da lui stesso fondato. Beuys conosceva i libri di Péladan ed era affascinato dai rosacroce, il cui padre spirituale è considerato Johann Valentin Andreä, che viene associato a Christian Rosencreutz. Particolarmente autorevole fu l'Ordine dei rosacroce, fortemente influenzato dagli ideali della massoneria tedesca. Beuys, affascinato dai rosacroce, trovò in Yves Klein (Le Monochrome) un artista che condivideva il suo pensiero. Un incontro importante risulta quello con i fratelli Hans e Franz Joseph van der Grinten i quali, sul suggerimento del pittore Hermann Täuber, iniziarono a collezionare i lavori di Beuys a partire dal 1951, acquistando al costo di 40 marchi un disegno e una xilografia: Lotos-Ornament - Ornamento di Loto, e Tiebegegnung - Incontro di animali. Nel corso di 35 anni essi hanno costituito una raccolta di circa 1000 opere di Beuys ed hanno organizzato 40 mostre in musei d'Europa. Questa collezione oggi è visibile nel castello di Moyland che si trova tra Kalkar e Kleve. Afferma Heiner Stachelhaus: «Il 'concetto ampliato dell'arte' porta inevitabilmente a ciò che Beuys chiama 'scultura sociale': si tratta di una categoria artistica totalmente nuova, una nuova musa che compare di fronte alle vecchie. L' 'estetica contemplativa' di Rudolf Steiner qui diventa operante, così come il suo 'organismo sociale': vita dello spirito, vita del diritto, vita dell'economia; ecco la triplice struttura, presupposto per la realizzazione dell'ideale di libertà, uguaglianza, fraternità". La portata del lavoro di Joseph Beuys è immensa ed è ancora da scoprire. Ha realizzato più o meno di 70 Azioni, 50 installazioni e 130 mostre personali, a ciò và aggiunto l'energia profusa nell'insegnamento e nell'impegno politico riscontrabile nelle conferenze, nei dibattiti e interviste rilasciate in tutto il mondo. Come detto sopra partecipò al movimento di Fluxus approdato in Europa a Wiesbaden nel '60 staccandosene nel '63 anno in cui organizzò il loro primo concerto presso la Staatliche Kunstakademie di Düsseldorf: 'Festum fluxorum Fluxus', nel corso della seconda serata compí l'azione violenta su una lepre morta e con essa si 'autoemarginò' dal gruppo neodadaista. Proseguí il suo viaggio solitario: una delle tappe importanti resta 'Eurasia und 34. Satz der Sibirischen Symphonie - Eurasia e 34° movimento della sinfonia siberiana, il cui tema introduttivo è Kreuzesteilung - Divisione della croce; si svolse a Copenaghen il 14-15 ottobre del '66 nella galleria 101 Gruppe Handwagen 13. In Italia Beuys è approdato a Napoli accolto da Lucio Amelio nel 1971 e da allora organizza mostre, incontri e azioni anche altrove. Tramite Amelio conosce Lucrezia De Domizio e Buby Durini con i quali e per i quali realizza importanti Azioni che si possono raggruppare nel progetto 'Difesa della Natura' , una operazione nata a Bologna nel 1980.

La rivoluzione siamo noi

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Il raggiungimento della libertà, per l’uomo, per una nazione, per il mondo intero, deve procedere di pari passo con il raggiungimento della non violenza. La rivoluzione è dentro di noi. Nelle nostre idee risiede l’unica rivoluzione possibile: La rivoluzione siamo noi è il secondo slogan di Beuys. Solo nel nostro comportamento e nella comprensione vi è evoluzione. Beuys con la sua parola scolpiva, con il suo fare insegnava. Non esiste utopia per il maestro tedesco, perché Beuys esercitava quella famosa utopia concreta comprensibile e accettata solo da coloro i quali sentono la necessità di rievocare una diversa modalità del sentire, del percepire, del conoscere, dell’agire. La scultura sociale di Beuys è intesa come un processo permanente di continuo divenire dei legami politici, economici, ecologici, storici e culturali che determinano l’apparato sociale. Solamente attraverso la scultura sociale è possibile scardinare il miserabile sistema in cui l’uomo contemporaneo è incappato. Una collaborazione fatta da uomini liberi di differenti razze, origini, religioni, ceti sociali, culturali ed economici.

Ogni uomo è un artista

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Con questo slogan, che spesso viene male interpretato, Beuys non vuole affermare che ogni uomo è un pittore; il riferimento è alla qualità di cui ogni persona può avvalersi nell’esercizio di una professione o mestiere, qualunque esso sia. Beuys esprimeva questo concetto nel totale rispetto della creatività umana e nelle attività fondate; in tutto questo ritroviamo la concretizzazione delle sue idee. L’atto della creatività come atto di essere uomini inventivi: un’antropologia della creatività, vivere creativamente la vita, l’universo, perché in noi risiede la facoltà di plasmare il sociale, di pensarlo non come materia inerte, ma come insieme delle energie intellettive dell’uomo. I seguenti punti sulla creatività rappresentano fondamentalmente l’approccio dell’artista con i problemi sociali dell’uomo, con i rapporti nel campo economico ed educativo. 1. Il concetto di creatività è strettamente innestato nella natura di tutti gli uomini: da esso non può essere disgiunta in alcun modo una profonda connotazione di libertà. 2. Il concetto di libertà ha due aspetti: il primo riguarda l’individuo, che è libero di fare ciò che vuole; il secondo, che è il più importante, ha a che fare con il rapporto interpersonale, il che significa mettere a disposizione degli altri i frutti che il nostro libero agire ha dato. 3. La comunicazione è intesa come il valore fondamentale di qualsiasi rapporto sociale e riguarda tutti i campi di creatività. Questo per Beuys rappresenta più di una semplice possibilità «Abbiamo il dovere di mostrare quel che abbiamo prodotto con la nostra libertà». 4. La creatività si articola in ogni individuo su tre livelli principali: pensiero, sentimento e volontà. Il richiamo alla Teoria della scultura è evidente; possiamo pertanto affermare che la creatività costituisce la realizzazione di tale teoria. 5. La creatività non è un privilegio esclusivo dell’uomo. In un altro contesto, anche un albero può avere delle energie nel campo del pensiero, del sentimento e della volontà. 6. Critica contro il materialismo, figlio dello sviluppo unilaterale dei poteri del pensiero. Esso disconosce gli altri vitali aspetti della creatività umana e naturale. 7. La necessità di porre rimedio a tutto questo, cercando una strada alternativa sia al capitalismo sia al consumismo. La necessità, quindi, di elaborare dei modelli reali, che propongono un ordinamento sociale in cui le facoltà umane vengano realizzate nella loro completezza.

Scultura Sociale

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Joseph Beuys è senza dubbio uno dei più importanti artisti di arte contemporanea tedesco. Le opere di Beuys, fatte soprattutto di azioni concettuali e di happening, lo resero famoso anche negli Stati Uniti. Negli anni ‘60 divenne uno dei membri più attivi del gruppo Fluxus, compagine artistica sia americana che europea, che riunì molteplici artisti accomunati dalla volontà di ricreare non il linguaggio artistico ma il senso dell’arte in relazione alla fruizione sociale della stessa. Strinse un rapporto di amicizia con l’ideatore di Fluxus, l’americano Georg Maciunas, e partecipò a diverse esibizioni pubbliche del gruppo. Con Fluxus, Beuys condivise l’idea dell’arte come strumento di coscienza, quindi: l’arte è dappertutto ed è per tutti. Nella seconda metà degli anni ‘70 l’artista si avvicinò agli aspetti più spiccatamente sociali e politici prodotti dalla cultura del tempo. In questo senso Beuys, ponendo al centro della sua ricerca artistica l’uomo e la sua energia creativa, si è occupato di politica, di economia, di agricoltura, di ecologia e di tutti quei problemi che coinvolgono quotidianamente l’individuo.

Opere

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Alcune opere:


  • Filz Tv, 1970

Performance di Beuys Joseph ripresa da Gerry Schum "Identifications"


Performance/azione


34 min, B/N, sonoro


  • Joseph Beuys’ Public Dialogue, 1974

120 :15 min, B/N, sonoro


  • Willoughby Sharp Videoviews Joseph Beuys, 1975

27:45 min, B/N, mono


  • Documenta 6 Satellite Telecast, 1977

30 min, colore, sonoro


50:19 min, colore e B/N, sonoro


  • Majorca – fantasia, 1989

4:52 min, colore, sonoro


  • The Misfits – 30 Years of Fluxus, 1993

80 min, color, sonoro



Actor

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"Actor"(Macchina)del 1966:Vista di forma superficiale, mostra una macchia di colore marrone, dipinto con un pennello piuttosto grosso e con dissimulata scioltezza su una carta di colore avorio. Nel centro verso sinistra, possiamo contemplare una scritta dalla sua abituale e seducente calligrafia. Che possiamo comprendere di tale apparente confusione? È abituale cercare soluzioni ad ogni "enigma artistico" ricercando in un'interminabile lista di riferimenti, soprattutto in opere tanto criptiche quanto questa. In questo caso viene subito alla mia mente l'opera astratta di Franz Kline. Ma le differenze sono ovvie, Beuys, con un tratto più sciolto, più irregolare ed appassionato, più imperfetto e più umano, procede per un tono terroso differente al nero di Kline: un tono che sembra la conseguenza diretta di mescolare la terra ed il sangue. Un irregolare zigzag copre il terzo inferiore dell'opera, dal quale germoglia una macchia simile ad un “dripping”. Inevitabile è riferire quella parte con un portico, col suolo, in cui l'irregolarità è il disordine della terra. Un'altra pennellata in forma di V ci fa ascendere, verso un cielo completamente coperto di pigmento: dietro l'ascensione, il conseguimento di un'estasi pigmentale. Sono inevitabili i riferimenti figurativi, come un albero dietro una strada nel cui culmine, nella cui cuspide, si trova quella aggrovigliata gloria, la salita verso un'altra dimensione legata alla terra e composta degli stessi elementi, ma che si trova "più" in là. Un’analisi di questa opera mi fa prestare molta attenzione alla potenza e precisione del gesto che l’ ha creata, viene alla mia memoria la calligrafia orientale, versione Beuys, contenuta, appassionata fusione di differenti mondi e ponte tra loro. Mi piace molto questo disegno, ogni nuova occhiata porta alla mia mente una visione completamente differente. Lo riprenderò nel futuro.

( Bruno Bassi, Marina di Massa, 24 luglio 2002 ).



Vitex Agnus Castus

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"Vitex Agnus Castus": la semplice foglia di una pianta, con chiara parentela con le popolari foglie di marijuana, posizionata in mezzo ad un foglio di carta bianco, col nome scientifico del campione scarabocchiato sopra. Di forma chiara, e come ripete in altre creazioni ("Lagerströmia" o "Prunos Laucerasus", una foglia secca si trasforma nel motivo completo dell'opera. La sua collocazione in mezzo, completamente isolata in uno spazio vuoto, fa sì che posiamo immediatamente la vista sulla di lei di forma, causa il contrasto assoluto col resto, la foglia diviene portatrice di una sensazione di totale solitudine e di isolamento. Le linee della foglia, semplici, preziose trasmettono una gran forza e ricordano altri disegni di Beuys. Le espressive forme delle foglie non possono occultare una certa maestosità, potrebbero essere una specie di corona, persa nel vuoto. Il titolo, scarabocchiato, quasi torbido, appare appuntato sopra, come un aneddoto scientifico con un valore minimo, un epitaffio di poco valore. Così, l'opera sembra calcare la denaturazione e l'isolamento che l'essere umano sottomette ad elementi del mondo naturale. Ma nonostante i suoi tentativi di controllo e denaturazione, quella bellezza naturale incomprensibile per l'essere umano continua a stare sempre li in bella mostra.

( Bruno Bassi, Marina di Massa, 24 luglio 2002 ).



Ballerino di San Vito con Mazzo di Paglia

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"Ballerino di San Vito con Mazzo di Paglia", realizzato in graffito, possiede gli abituali segni di identità del tratto di Beuys, delicato ed intenso. Un anziano nudo tiene nella mano un fascio di paglia con gesto trionfante, tagliando il disegno con un bastone. 2 colonne probabilmente composte di paglia galleggiano ai suoi fianchi. La figura dell'anziano, con aspetto magro, delicato ma robusto, con sicurezza in se stesso, sembra stare immerso in uno stato di trance. Le colonne galleggiano al suo fianco, come pensieri, stati invocati. Il disegno si rivela prossimo alle performances di Beuys, celebrazione dello sciamanismo e gli stati naturali. Mi sorprende la capacità di comunicazione del suo tratto, con un aspetto di quasi scarabocchio porta a presenza uno dei pilastri della sua opera di una forma non suolo valsa, bensì preziosa. Il tratto delicato ed aperto permette che il disegno non rimanga rinchiuso come disegno, bensì sembra ricreato mentalmente in eterno movimento. La presenza misteriosa e sinistra, spesso presente nelle opere Beuys non rimane dimenticata nella figura dell'anziano.

( Bruno Bassi, Marina di Massa, 24 luglio 2002 ).



Orma di sangue

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"Orma di sangue" porta di nuovo il colore di "attore, macchina, ", colore completamente organico che porta alla mia mente sangue, terra, ma anche spiacevoli escrementi e bile. Tutta la tela ne è coperta, formando un astratto paesaggio di rabbiosa intensità, un paesaggio caldo, appassionato e straziante, ho la sensazione di essere divorato dalla madre terra per tornare a fare parte di lei. Tutta la tela appare coperta, eliminando qualunque figura, è la tessitura quella che ci parla. Tessitura complessa e divoratrice, Beuys dimostra con questa opera la nullità di frontiere tra l'arte figurativa e l'astratto.

( Bruno Bassi, Marina di Massa, 24 luglio 2002 ).



Per Euchen

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"Per Euchen" In questo disegno c'è una chiara relazione-divisione aria-terra. Elementi di un'abbozzata analisi biologica appaiono nel riquadro centrale e nella parte superiore. Sembra volere mostrarci la capacità motrice di un volatile la cui struttura, usata in maniera differente, gli permette di realizzare attività di spostamento nella terra, alimentazione e volo. Ma aldilà da quella apparenza pseudo-scientifica, la sensazione che impregna il disegno è di ordine e relazione. Gli uccelli sono mostrati sempre con un tratto agile e delicato in forme relazionate ma con gran variazione tra le stesse, come servendo un'unione cosmologica. A sua volta, l'ascensione del volatile sembra imitare a quella di un angelo celestiale, una specie di ascensione legata intimamente a quelle forme di vita. Non è difficile trovare una spiegazione narrativa, un uccello separatosi dal branco che intraprende il volo, come simbolo spirituale, mediante quell’elemento ala che ha posseduto sempre. O, in un eterno ritorno rotatorio, una nuova discesa verso il luogo di provenienza, la terra, sempre vincolata verso l'aria. Una metafora per dirci che la spiritualità è sempre con noi e che facilmente possiamo utilizzarla.

( Bruno Bassi, Marina di Massa, 24 luglio 2002 ).



Bibliografia

De Domizio Durini L., Chi è Joseph Beuys, (a cura di), 1988, Il Quadrante, Torino


Webliografia:

http://www.eai.org/eai/artist.jsp?artistID=428 http://www.artfacts.net/index.php/pageType/artistInfo/artist/516 http://www.diacenter.org/ltproj/7000/ http://www.ubu.com/sound/beuys.html http://athena.formstreng.net/3-3.html http://www.fiu-verlag.com/ http://www.walkerart.org/archive/0/9E43A9C48839AFC46164.htm http://www.walkerart.org/archive/4/9C43FDAD069C47F36167.htm http://www.telegraph.co.uk/core/Slideshow/slideshowContentFrameFrag.jhtml?xml=/arts/2005/01/31/beuys/beuys.xml http://www.social-sculpture.org/ http://design.walkerart.org:8083/tree/