Body art: differenze tra le versioni

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Revisione 13:13, 4 Dic 2005

Genere o movimento artistico: Body art

Personaggi o Gruppi: Vito Acconci, Gina Pane, Hermann Nitsch, Arthur Schwarzkogler, Gunter Brus, Rebecca Horn, Marina Abramovich, Gilbert & George, Dennis Oppenheim, Urs Luthi, Chris Burden, Marcel Lì, Paul McCharty, Orlan, Stelarc, Matthew Barney

Luogo: Impossibile definire un luogo di nascita della body art, ma come tendenza essa si sviluppa sia negli Stati Uniti che in Europa contemporaneamente durante gli anni sessanta.




Holograms di Bruce Nauman (1968). Mediante l’uso di ologrammi tridimensionali l’artista deforma e rende come mutante la rappresentazione del suo volto, che sembra diventare di cera, come innaturale. E’ uno dei primi esempi di tecnologia che va a mutare il corpo umano, anche se solo nella sua rappresentazione.

Trademarks di Vito Acconci (1970). Attraverso l’automutilazione, in questo caso infliggendosi dei morsi in tutto il corpo, l’artista mette in scena la crudeltà, il dolore, le ferite per scioccare il pubblico e coinvolgerlo emotivamente. Attraverso l’uso di telecamere e macchine fotografiche egli documenta la sua performance che potrà così essere esposta nel museo anche quando l’artista non è presente.

Azione n°45 di Hermann Nitsch (1974). Performance nella quale l’artista, di fronte al pubblico, si sottopone ad una sorta di autoflagellazione. Negli azionisti viennesi era molto importante la componente catartica e simbolica della performance. In questo caso l’intenzione è quella di regredire e di far regredire gli spettatori ad uno stato istintivo e animale dell’essere umano, attraverso la visione del sangue e delle ferite. Una sorta di purificazione mediante il dolore per riscoprire l’essenza stessa dell’essere umano.



Il Corpo: L'individuo post-moderno non identifica più la sua pelle con un confine che divide l'interno dall'esterno: questa non è più una linea che divide, ma una frontiera. Nel momento in cui si frappone tra le parti, le unisce nel segno del sincretico e dell'ibrido. La pelle diventa una struttura porosa ove esternare e somatizzare i tratti interni dell'individuo; una pergamena su cui scrivere. Sembrerà strano, ma ci sono forti legami tra l'analisi della nostra società e il linguaggio della body-art; sfortunatamente, la banalizzazione delle pratiche riguardanti le modifiche corporali ha portato i grandi studiosi a distogliere lo sguardo da quest'aspetto. Anche il tatuaggio, il piercing rientrano nella categoria della body-art, ma bisogna fare attenzione a non generalizzare: non è detto che, se mi incido un banalissimo tribale sul collo, sono "esponente del movimento"... Solo mantenendo una buona cognizione di causa, possiamo tentare di far rientrare questi aspetti in un discorso artistico più ampio: forare, tatuare, incidere, scarnificare...sono pratiche che devono essere effettuate con coscienza, con consapevolezza del fatto che stiamo modificando un corpo che sempre di più si presta ad essere simile ad una tela, e come tale ad accogliere i nostri stati d'animo, le nostre passioni, le nostre impressioni. Inoltre non dobbiamo mai dimenticare che stiamo pescando a piene mani da tradizioni culturali altre dalla nostra: quelli che per noi possono essere solo dei particolari per attirare gli sguardi in discoteca (lo so che è avvilente, ma purtroppo è così..), per altri sono simboli socio-culturali o religiosi. Per esempio, l'espansione praticata al lobo dell'orecchio. Presso gli Xavantes, popolazione indigena che vive presso il Mato Grosso in Brasile (hanno anche collaborato con i Sepultura nell'album Roots), questa pratica è sinonimo di passaggio da un'età adolescenziale ad un'età adulta: solo dopo che sono stati penetrati, possono ritenersi uomini a tutti gli effetti e finalmente sposarsi. E' sicuramente inopportuno tentare una contestualizzazione di tutto ciò: sarebbe impossibile e non avrebbe alcun senso; dobbiamo, però, tentare di approfondire le conoscenze riguardo questi aspetti, per un nostro arricchimento personale e per un discorso di rispetto e solidarietà nei confronti degli altri popoli.

Storia e lineamenti dell'artista Orlan: Orlan è assurta a notorietà internazionale grazie ad alcune "perfomances" estreme, esibizioni che hanno collocato l'artista francese fra i protagonisti (se non all'avanguardia) di quella che viene definita arte post-organica o post-umana. Per capire la le punte estreme a cui il discorso estetico di Orlan è andato incontro basta sfogliare la voce dedicata a lei apparsa nel "Dizionario del teatro e dello spettacolo" pubblicato da Baldini e Castoldi, in cui il suo lavoro viene così sintetizzato: " Orlan sta attuando su se stessa una metamorfosi fisica e di identità tra le più radicali e controverse nel panorama artistico contemporaneo.

Nata il 30 maggio 1947 a Saint-Etienne (Francia), Orlan ha insomma scelto come materiale per le sue performance non una qualche lega o metallo ma il suo stesso corpo, se stessa e la sua identità (salvo il fatto che Orlan contesta proprio il fatto che l'identità sia data dall'involucro-corpo).

Dal maggio 1990 difatti si è sottoposta ad una serie di operazioni chirurgiche, dal titolo "The Reincarnation of Saint Orlan", con lo scopo di trasformarsi in un nuovo essere simile ai modelli classici come Venere, Diana, Europa, Psyche e Monna Lisa. Orlan rivendica in sostanza la possibilità di riprogettarsi oltre le imposizioni restrittive del controllo legale (uno dei problemi da affrontare è considerato da Orlan quello della propria identità giudiziaria e del cambiamento di registrazione all'anagrafe, che nel 1997 ha affrontato con la polizia danese) e di riflettere e far riflettere in modo problematico sugli orizzonti di cambiamento del mondo alla luce dei cambiamenti indotti dalla tecnologia e dalla nuove possibilità chirurgiche.

Di lei è stato detto che "combinando insieme l'iconografia barocca, la tecnologia medica e informatica, il teatro e le reti di comunicazione di massa, il suo lavoro sfida la concezione tradizionale di bellezza e il concetto occidentale di identità e alterità".

E' del 21 novembre 1993 a New York la sua settima operazione chirurgica-performance nel corso della quale si è fatta apporre due impianti di silicone al lato della fronte, che creano così due visibili protuberanze simili a piccole corna. Fra le "opere" che Orlan normalmente commercializza vi sono anche le videocassette delle riprese delle sue operazioni o i reperti organici che le operazioni stesse inevitabilmente producono e che, inseriti in appositi contenitori di varie dimensioni, lei chiama "reliquiari".

Orlan ha iniziato le sue prime performances nel 1964, al principio con alcune bizzarre operazioni estetiche (come quella di misurare spazi cittadini con il suo corpo, facendosi cioè trascinare per terra. L'unità di misura inventata da lei era proprio in "orlan"). La sua prima performance chirurgica risale invece al 1978, un'operazione d'urgenza metodicamente filmata in video.

Nel 1982 fonda "Art-Accès", la prima rivista d'arte contemporanea e di creazione presente su Minitel, la rete telematica francese presente su scala nazionale. Nel 1983 viene incaricata dal Ministère de la Culture di preparare un rapporto sull'Arte-Performance e nel 1984 insegna all'Ecole Nationale des Beaux-Arts de Dijon. Nel 1998 prepara (in collaborazione con Pierre Zovilé) delle fotografie con il computer e alcune installazioni video interattive a partire dalle trasformazioni del corpo presso i Maya e gli Olmechi.

Artista ormai nota in tutto il mondo, le sue performance sono ormai sostenute anche dal Ministero francese della Cultura e da quello degli Affari Esteri.

Correlazioni: Performance d’artista, videoart, happening, Fluxus, Carnal art.

Bibliografia: Il corpo come linguaggio, la Body-Art e storie simili di Lea Vergine (1974). Mutazione e cyberpunk di Franco Berardi(1994). Barbara Rose, Is it art: Orlan and the trasgressive Act, in "Art in America", febbraio 1993. A. Di Genova, Mi scolpisco con il bisturi, in "L'Espresso", n. 46, 1994 Francesca Alfano Miglietti, Orlan, "Virus", n. 6, 1995 Francesca Alfano Miglietti, Orlan, Milano, "Virus Production", 1996 Teresa Macri, Il corpo postorganico, sconfinamenti della performance, ed. Costa & Nolan, Genova(1996) Anna Tronche , Gina Pane , Actions, ed. Fall, Parigi, 1997 P.L. Capucci, Il corpo tecnologico, Baskerville, Bologna1994

Webliografia: http://www.babelearte.it/glossario.asp?id=262 http://www.delteatro.it/hdoc/result_spett.asp?idspettacolo=6820 http://glossario-arte.pittart.com/bad-painting-bande-noire-biacca-bistro-body-bozzetto.htm http://www.guzzardi.it/arte/pagine/correnti/bodyart.html http://www.matura.it/enciclopedia/body_art.htm http://www.arkineos.it/rivista/Land%20Art/body_art.htm http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=537&biografia=Orlan