Burson Nancy

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==Titolo== Burson Nancy


Biografia

Nancy Burson è nata nel 1948 a St. Louis, Missouri (USA). Ha iniziato ad esibirsi nel 1977 ed ha effettuato ricerca al MIT (Massachusetts Institute of Technology). Il lavoro di Nancy Burson è stato esibito nei musei e nelle gallerie internazionali tra cui l’International Center of Photography il New Museum di New York City, La Biennale di Venezia, il Contemporary Arts Museum di Houston, e il Museum of Contemporary Photography di Chicago. “Seeing and Believing”, il suo viaggio retrospettivo verso le origini alla Grey Art Gallery, è stato nominato per il Best Solo Museum Show of the Year di New York City dall’International Association of Art Critics. Ha prestato servizio come professore in visita ad Harvard e era un membro della facoltà di fotografia alla Tisch School of the Arts dell’University of New York. Burson è conosciuta maggiormente per il suo lavoro pionieristico nella tecnologia del morphing, capace di invecchiare la faccia umana, aiutando le forze dell’ordine a localizzare bambini e adulti dispersi. La sua Human Race Machine, che permette alle persone di vedersi come qualcos’altro. Negli ultimi anni ha collaborato con Creative Time, il Lower Manhattan Cultural Council e Deutsche Bank completando molti importanti progetti pubblici a New York City. Questi progetti includono il quadro “There’s No Gene For Race” ed il progetto poster/cartoline “Focus on Peace”. Il progetto “Focus on Peace” dell’LMCC ha distribuito 30.000 cartoline e 7.000 poster intorno al World Trade Center in coincidenza con il primo anniversario dell’11 settembre. Il primo libro della Burson, Focus: How Your Energy Can Ch’ange the World, è stato pubblicato nel 2004, ed è stata l’autrice di quattro libri di sue fotografie. Come fotografa, scrittrice, inventrice, Burson ha tenuto conferenze e lezioni in tutto il mondo, offrendo un’esperienza concreta del non visibile.


Sito web


Poetica

Fin dall’inizio della sua carriera di artista, Nancy Burson è stata interessata all’interazione dell’arte con la scienza. Nei primi anni ottanta presentò “il morphing”, un programma al computer che era capace di creare compositi facciali. Più tardi il suo metodo è stato utilizzato dalle autorità per ritrovare bambini scomparsi o per individuare criminali. La faccia umana, la sua morfologia ed il codice genetico sono argomenti presenti in quasi tutti i lavori della Burson. Nelle sue immagini possiamo incontrare guaritori e perfino Gesù, composizioni di icone moderne come Bette Davis e Marilyn Monroe e leader politici, ma anche facce deformate, ermafroditi e nuove chimere. La visione transgenica della Burson di razze e generi pone domande fondamentali: Chi siamo, e quanto di chi siamo possiamo cambiare? Che cosa noi tutti abbiamo in comune come esseri umani? Burson ha affrontato il moderno contesto dell’arte transgenica ponendosi domande, indagando. Il suo percorso riflette le difficoltà morali di tutti i correnti dibattiti che girano intorno ai possibili usi della genetica. Sembra che la Burson sia passata da un atteggiamento apprensivo e di critica ad una positività che sfiora la fede.

Opere

  • First and Second Beauty Composites, 1982
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First Composite: Bette Davis, Audrey Hepburn, Grace Kelley, Sophia Loren, and Marilyn Monroe. Second Composite: Jane Fonda, Jacqueline Bisset, Diane Keaton, Brooke Shields, and Meryl Streep. É una investigazione della bellezza che si focalizza sugli elementi che costituiscono gli ideali definiti culturalmente. Le facce diventano una registrazione topografica dell’estetica umana, un documento e storia degli standard di bellezza che allo stesso tempo sopprimono l’individualità.









  • One (Jesus, Mohammed, Buddha), 2004.
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In One (2004) Burson utilizza il morphing, ma lo impiega in un modo diverso: non come strumento critico ma come un modo per esprimere una nuova fede. Gesù, Bhuddha e Maometto sono composti in una faccia, sovrapposti l’uno sull’altro, tutti si rivelano sorprendentemente come gente comune. L’immagine suggerisce che queste facce trapassarono i loro mondi perché c’è un qualche DNA, per i miracoli o la pace, scritto su di loro. In questo monumentale credo, Burson continua ad essere cauta nei suoi media. La sua visione artistica è passata ad un’area di interesse che combina la codificazione genetica e la forma transgenica: Attraverso la personificazione di una scrittura cifrata, il transgenico è associato con il divino.













Bibliografia

  • Cynthia Goodman (1987), Digital Visions Computers and Art, New York, Harry N. Abrams.
  • Cristiane Paul (2000), Digital Art, Singapore, Thames & Hudson.


Webliografia