Calder Alexander

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Calder Alexander (Philadelphia 1898 - New York 1976): scultore statunitense, figura di primo piano dell’arte cinetica.

Figlio e nipote di scultori, studiò ingegneria e pittura a Philadelphia e nel 1926 si trasferì a Parigi, dove cominciò a realizzare composizioni con filo di ferro, perlopiù ritratti satirici e soggetti circensi. Tornato negli Stati Uniti nel 1933, negli anni seguenti visse tra Parigi e New York, tenendo numerose esposizioni in entrambe le città.

Influenzato da esponenti dell'astrattismo europeo quali Joan Miró, Jean Arp e Piet Mondrian, verso la metà degli anni Trenta si avvicinò al gruppo Abstraction-Création, sperimentando dapprima varie forme pittoriche, quindi dedicandosi alla scultura. Le sue ricerche volsero all’introduzione dell’elemento dinamico in quest’arte per eccellenza statica, sfociando nelle composizioni per le quali Calder divenne celebre, i cosiddetti mobiles (il nome si deve a Marcel Duchamp): curiose strutture di lamine di metallo dalle forme astratte e spesso colorate, tenute insieme tramite fili di ferro e sospese, oscillanti a ogni minimo spostamento d’aria. Alle figure geometriche accostò poi forme ispirate al mondo organico (Cono d’ebano, 1933, collezione privata; Squalo e balena, 1933, Musée national d’art moderne, Parigi), utilizzando anche, negli anni 1935-1940, materiali naturali, come rami d’albero e pietre. Nello stesso tempo andava elaborando i primi mobiles destinati all’esterno, come Steel-Fish (1934, collezione privata).

A poco a poco le sue sculture aeree accolsero rimandi alla realtà oggettiva, pur restando principalmente non figurative nella concezione (Fishbones, 1939, Musée national d’art moderne, Parigi). Nel 1943, una retrospettiva della sua opera allestita dal Museum of Modern Art di New York gli diede la consacrazione internazionale. Tra i pezzi più famosi degli anni Quaranta e Cinquanta, in cui si nota un’evoluzione verso modelli plastici sempre più equilibrati, vanno ricordati Mobile (1941, Collezione Peggy Guggenheim, Venezia), la serie dei Sumac (Sumac V, 1953, Collezione Maeght), Mobile su due piani (1955, Centre Georges Pompidou, Parigi).

Dopo la seconda guerra mondiale Calder si fece promotore di un’arte pubblica e monumentale, realizzando grandi sculture statiche perfettamente integrate agli ambienti per cui erano pensate (ne sono esempio le opere dell’aeroporto J.F. Kennedy di New York e della sede dell’UNESCO a Parigi). Tali sculture – denominate stabiles da Jean Arp – costituirono un fecondo ambito di ricerca negli anni successivi, in cui Calder sondò le possibilità offerte dalla tecnica. Per realizzare questi monumenti in metallo (I tre picchi, 1963, Grenoble; Il ragno rosso, 1975, La Défense, Parigi; Mobile rossonero, 1976, National Gallery, Washington), che gli valsero importanti commissioni pubbliche in Europa e negli Stati Uniti, Calder collaborò infatti con ingegneri specializzati, tenendo stretti contatti con gli stabilimenti Biémont di Tours, al punto di trasferirsi nei pressi, a Saché, all’inizio degli anni Sessanta.

Oltre alle sculture, che ne fecero uno riconosciuti maestri dell'arte contemporanea, Calder produsse dipinti e acquerelli, tra cui l’importante serie degli Affreux. Collaborò inoltre a spettacoli teatrali, in particolare con la coreografa Martha Graham (1935-1936). Nel 1976, poco prima della morte, gli fu dedicata una grande retrospettiva presso il Whitney Museum of American Art di New York.