Contesto scolastico italiano e nuove tecnologie: differenze tra le versioni

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==Autore:== Fulignati Sonia
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==Argomento:==
 
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'''Il contesto scolastico italiano e le nuove tecnologie: dagli anni '80 ai giorni nostri'''
==Anno:== 2007
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==Descrizione:==
 
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La diffusione delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC in lingua italiana e ICT in lingua inglese, acronimo di ''Information and Communications Technology'') all’interno della vita quotidiana ha posto le condizioni per adeguare l’offerta formativa del sistema scolastico italiano alle esigenze sempre più mutevoli della nostra società.
==Titolo:== '''Il contesto scolastico italiano e le nuove tecnologie: dagli anni '80 ai giorni nostri'''
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La diffusione delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC) all’interno della vita quotidiana ha posto le condizioni per adeguare l’offerta formativa del sistema scolastico italiano alle esigenze sempre più mutevoli della nostra società.
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A partire dall’inizio degli anni ’80, con ben tre anni di ritardo rispetto ai paesi tecnologicamente avanzati come l’Inghilterra, la Norvegia e l’Olanda per citare alcuni esempi, le nuove tecnologie vengono introdotte nella scuola italiana.
 
A partire dall’inizio degli anni ’80, con ben tre anni di ritardo rispetto ai paesi tecnologicamente avanzati come l’Inghilterra, la Norvegia e l’Olanda per citare alcuni esempi, le nuove tecnologie vengono introdotte nella scuola italiana.
 
Attraverso le trasformazioni continue dell’hardware e del software avvenute nel corso degli ultimi venticinque anni, è stato possibile assistere al notevole contributo che essi hanno fornito per cambiare la metodologia della didattica scolastica.
 
Attraverso le trasformazioni continue dell’hardware e del software avvenute nel corso degli ultimi venticinque anni, è stato possibile assistere al notevole contributo che essi hanno fornito per cambiare la metodologia della didattica scolastica.
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Seymour Papert 3 in un’intervista svolta da mediamente, afferma che una rivoluzione del sistema scolastico italiano è inevitabile, perché l’avvento del computer e delle nuove tecnologie, ha portato e continuerà a portare un radicale cambiamento didattico a livello mondiale.
 
Seymour Papert 3 in un’intervista svolta da mediamente, afferma che una rivoluzione del sistema scolastico italiano è inevitabile, perché l’avvento del computer e delle nuove tecnologie, ha portato e continuerà a portare un radicale cambiamento didattico a livello mondiale.
 
''“La gente che sta dibattendo se ci debba essere realmente una rivoluzione nelle scuole, sta perdendo il proprio tempo e quello di tutti gli altri. Dicono che è troppo costoso fare grossi cambiamenti ora, ma, in realtà, stanno sprecando i soldi, perché tutto quello che spendono in questo momento verrà buttato via; tra dieci o vent'anni nulla che somigli anche vagamente alla scuola come la conosciamo continuerà ad esistere. I computer saranno ovunque e i bambini li avranno, apprenderanno in modi diversi. La nostra scelta, quindi, non consiste nell'essere favorevoli o contrari, ma di essere disposti ad accettare che la rivoluzione sta già succedendo e che succederà in futuro. Ora dovremmo sforzarci affinché ciò succeda in un modo ordinato e pianificato, non dovremmo aspettare finché ne verremo sopraffatti. Questo è il campo delle scelte”'' '''(Seymour Papert, intervistato su http://www.mediamente.rai.it/HOME/bibliote/intervis/p/papert.htm, risposta n. 9)'''.
 
''“La gente che sta dibattendo se ci debba essere realmente una rivoluzione nelle scuole, sta perdendo il proprio tempo e quello di tutti gli altri. Dicono che è troppo costoso fare grossi cambiamenti ora, ma, in realtà, stanno sprecando i soldi, perché tutto quello che spendono in questo momento verrà buttato via; tra dieci o vent'anni nulla che somigli anche vagamente alla scuola come la conosciamo continuerà ad esistere. I computer saranno ovunque e i bambini li avranno, apprenderanno in modi diversi. La nostra scelta, quindi, non consiste nell'essere favorevoli o contrari, ma di essere disposti ad accettare che la rivoluzione sta già succedendo e che succederà in futuro. Ora dovremmo sforzarci affinché ciò succeda in un modo ordinato e pianificato, non dovremmo aspettare finché ne verremo sopraffatti. Questo è il campo delle scelte”'' '''(Seymour Papert, intervistato su http://www.mediamente.rai.it/HOME/bibliote/intervis/p/papert.htm, risposta n. 9)'''.
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==Bibliografia:==
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Chiappini G., Dini S., Ferlino L., Tecnologie Didattiche e disabilità, in Parmigiani D. (ed.), Tecnologie Per La Didattica. Dai Fondamenti Dell'antropologia Multimediale All'azione Educativa, Edizioni Franco Angeli, Milano 2004, pp. 233-248
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Degl’Innocenti- Ferraris M., Il computer nell’ora di italiano, Edizioni Zanichelli, Bologna 1988
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Gibelli C., Laviosa L., Data base e scienze umane nella scuola media, in AA.VV., Tecnologie Didattiche, Edizioni Menabò, Ortona (CH) 1996, pp.137-159
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Greenfield P., Mente e media, Armando Edizioni, Roma 1984
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Papert S., Mindstorm, Emme Edizioni, Milano 1984
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Persico D., Manca S., Sarti L., TD e formazione iniziale degli insegnanti, numero tematico di TD, n. 29, anno 2003
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Pravettoni G., web psychology, Edizioni Guerini e Associati, Milano 2002
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Pubblicazione: Unità Europea eTwinning, European Schoolnet, Apprendere con eTwinning, Bruxelles (Belgio), Marzo 2006
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TD "Tecnologie didattiche" n. 2, 1993
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Trentin G., Comunità di pratica professionali fra insegnanti: finalità e tipologie di aggregazione, in Form@re, n.22, settembre-ottobre 2003
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Trentin G., Telematica e formazione a distanza: il caso Polaris, Edizioni F. Angeli, Milano 1999
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Varisco B. M., Mason L., Media, computer, società e scuola, Edizioni SEI, Torino 1989, cit. cap. VI
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==Webliografia:==
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http://archivio.invalsi.it/web-est/copernico/cindice.htm
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http://www.cnr.it
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http://www.consorzionettuno.it/nettuno/index.htm
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http://www.digiscuola.it
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http://www.dizionarioinformatico.com
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http://www.educa.ch/dyn/125251.asp
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http://www.etwinning.net
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http://gazzette.comune.jesi.an.it/2003/98/4.htm
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http://www.indire.it
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http://www.indire.it/content/index.php?action=read&id=1453
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http://www.indire.it/convegno/nml/index.html
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http://www.itd.cnr.it
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http://www.mediamente.rai.it/HOME/bibliote/intervis/p/papert.htm
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http://www.pubblica.istruzione.it/innovazione/progetti/set.shtml
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http://www.pubblica.istruzione.it/normativa/2006/cm76_06.shtml
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http://www.pubblica.istruzione.it/riforma/allegati/dl190204.pdf
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http://puntoedu.indire.it/
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http://www.tecnoteca.it/tesi/e_learning/strumentiedambientiasostegno/sceltamediaperfarformazioneinrete
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http://webdesign.html.it/faq/leggi/848/cosa-sono-le-tecnologie-assistive/
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http://www.wikipedia.it
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[[Categoria:2007 d.c.]]
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[[Categoria:Testo di Fulignati Sonia]]
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[[Categoria:Italia]]
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[[Categoria:Europa]]
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[[Categoria:Teorie]]
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Revisione 17:58, 26 Mar 2007

Argomento:

Il contesto scolastico italiano e le nuove tecnologie: dagli anni '80 ai giorni nostri

Descrizione:

La diffusione delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC in lingua italiana e ICT in lingua inglese, acronimo di Information and Communications Technology) all’interno della vita quotidiana ha posto le condizioni per adeguare l’offerta formativa del sistema scolastico italiano alle esigenze sempre più mutevoli della nostra società. A partire dall’inizio degli anni ’80, con ben tre anni di ritardo rispetto ai paesi tecnologicamente avanzati come l’Inghilterra, la Norvegia e l’Olanda per citare alcuni esempi, le nuove tecnologie vengono introdotte nella scuola italiana. Attraverso le trasformazioni continue dell’hardware e del software avvenute nel corso degli ultimi venticinque anni, è stato possibile assistere al notevole contributo che essi hanno fornito per cambiare la metodologia della didattica scolastica. Sempre durante i primi anni ’80 i calcolatori cominciano ad essere introdotti nelle scuole italiane attraverso la prima commercializzazione e diffusione dei personal computer. L’hardware e il software disponibili sono estremamente limitati, anche per il loro costo elevato e l’introduzione di questo nuovo tipo di tecnologia, acquistata con i fondi delle singole scuole, avviene sotto la spinta di alcuni docenti curiosi di esplorarne le potenzialità sul piano didattico.


Nel 1984-85 nelle scuole italiane ci sono circa 6.000 computer, di cui oltre 5.000 nella scuola superiore; sono infatti le scuole superiori, in particolare quelle ad indirizzo tecnico o professionale, decisamente più ricche, che cominciano ad adibire le aule a laboratori informatici, mentre nella scuola elementare rimane spesso problematico anche l’acquisto di uno, due personal computer. Una diffusione massiccia di questa nuova tecnologia è impedita anche dai requisiti troppo tecnici che i primi computer richiedono e proprio per questo cominciano ad essere organizzati i primi corsi di alfabetizzazione informatica frequentati da un discreto numero di docenti, soprattutto di discipline tecnico-scientifiche. Questi corsi sono volti a far comprendere che cosa sia un computer attraverso la conoscenza della sua struttura interna, il funzionamento del suo sistema operativo e il modo in cui può essere realizzato un programma per mezzo di un linguaggio di programmazione, come ad esempio il linguaggio Basic e quello Pascal. Si è ancora in una fase pionieristica anche per quanto riguarda l’uso del computer in classe con gli alunni, perché le strutture disponibili sono inadeguate e quindi la loro alfabetizzazione in campo informatico avviene tramite materiali poveri.


In questo periodo, i centri di ricerca che sviluppano un background di competenze relative all’applicazione delle nuove tecnologie nella didattica sono molto limitati, concentrati principalmente nel CNR e in alcuni centri universitari. Di particolare rilievo è l’Istituto per le Tecnologie Didattiche e Formative (ITDF) del CNR di Genova che, a partire dagli anni ’70, ha contribuito in modo determinante a fondare in Italia il campo di ricerca sulle tecnologie didattiche ed educative. Durante i primi anni ‘80 l’Istituto per le Tecnologie Didattiche e Formative (ITDF) fonda la prima biblioteca italiana del software didattico, che raccoglie e rende disponibile per la consultazione i vari pacchetti software, soprattutto quelli in lingua inglese, sviluppatisi in quegli anni. Questi pacchetti software sono prevalentemente di tre tipi: 1) i programmi tutoriali; 2) i programmi di tipo esercitativo come drill & practice; 3) il Logo. Il primo tipo, i programmi tutoriali, sono dei veri e propri corsi su argomenti di una determinata disciplina, molto spesso di tipo scientifico, realizzati secondo i principi dell’istruzione programmata e della Computer Aided Instruction (CAI) e rivolti principalmente a studenti della scuola superiore e dell’università. Il secondo tipo, i programmi drill & practice, usufruiscono delle possibilità interattive offerte dal computer per educare all’utilizzo di tecniche specifiche attraverso l’esecuzione di batterie di esercizi graduati in vari livelli di difficoltà; questo tipo di sistema fornisce alla risposta dell’utente un feedback che, in caso di risposta errata, può prevedere un rinforzo, una spiegazione, oppure la presentazione della risposta corretta. Tale meccanismo non viene utilizzato soltanto per la scuole superiore e per l’università, ma anche per la scuola media ed elementare, in particolar modo per le attività di recupero in campo matematico e linguistico. Il terzo tipo è il Logo, un linguaggio nato espressamente per intenti educativi, ha lo scopo di fornire all’alunno uno strumento per imparare a strutturare idee e si basa su una precisa e significativa filosofia: quella di vedere il computer come strumento per pensare, non per insegnare. Questo tipo di linguaggio favorisce una grande svolta, portando ad una familiarizzazione informatica nei confronti di insegnanti tecnicamente non esperti e provenienti dalla scuola elementare.


Il Logo è il più noto esempio di <<micromondo>>, un ambiente artificiale composto di oggetti cui si possono attribuire determinate regole, un gioco e una simulazione capace di rappresentare una variegata area di applicazioni connotata da bisogni ludici e creativi, bisogni decisamente diversi dagli schemi rigidi dell’educazione tutoriale. Seymour Papert, l’inventore di Logo nel 1984, afferma di aver creato questo nuovo linguaggio per permettere al bambino e di conseguenza anche all’adulto, di avere il controllo del computer, partendo dall’idea di affidare il computer ai bambini senza più permettere il contrario, ovvero affidare i bambini al computer. I bambini infatti, possono facilmente accedere al linguaggio Logo grazie al controllo di una tartarughina che si sposta sopra un virtuale foglio di carta: apposite istruzioni la fanno muovere avanti, indietro, destra, sinistra e le fanno percorrere il numero dei passi che noi vogliamo; siccome sotto la pancia della tartaruga è posizionato una specie di pennarello, ogni volta che lei fa un percorso, lascia una scia colorata. Tale spiegazione fa pensare ad una banalità, in realtà Logo è un linguaggio di programmazione che attraverso istruzioni semplicissime in grado di controllare le azioni della tartaruga, permette di eseguire disegni geometrici, scrivere, fare musica, arte, ricerche storiche e tutto questo simulando il metodo del gioco. Nelle sue versioni più recenti Logo viene utilizzato perfino per programmare e controllare i movimenti di piccoli robot e rispetto all’anno 1984, questo linguaggio si è espanso, diventando un sistema aperto e in continua evoluzione. Fino a quel momento infatti, nonostante la nascita di un programma educativo ed innovativo come il Logo, l’avvento del computer ha uno scarso impatto sul sistema scolastico italiano e ciò è dovuto sia ad un utilizzo del computer con sistema operativo diverso, spesso incompatibile con i vari pacchetti software, sia ad una “povertà” del software stesso, perché mancante di grafica e con un tipo di interattività molto limitata. Inoltre l’avvento delle nuove tecnologie nella scuola, porta inizialmente ad una preliminare discriminazione geografica e di conseguenza sociale, perché l’elevato costo dell’hardware dà la possibilità di acquistare il computer soltanto ad alcune aree più ricche d’Italia come il nord e il centro.


Nel 1985, sotto la spinta di forti pressioni sociali, viene lanciato il primo programma su scala nazionale nel campo delle nuove tecnologie attuato in Italia: il Piano Nazionale Informatica (PNI1), rivolto principalmente ad insegnanti di matematica e fisica del biennio delle scuole superiori. L’intento di tale piano è quello di sviluppare competenze informatiche di base negli insegnanti in modo che questi siano in grado di affrontare le modifiche ai programmi di insegnamento che si iniziano in questo periodo a proporre, in via sperimentale, soprattutto in matematica e in fisica. Il PNI1 prevede la formazione di circa 20.000 docenti e la realizzazione di 7000 strutture informatiche in altrettante scuole superiori; alla base del PNI1 c’è l’idea che l’informatica, con i suoi metodi e i suoi linguaggi, possa costituire la porta di ingresso per accedere alla società dell’informazione che in questi anni si sta sviluppando grazie alla tecnologia del computer. Il progetto ha costituito il motore per una rinnovata attenzione alle problematiche di innovazione didattica portando una spinta senza precedenti alla curiosità dei docenti e alla loro voglia di sperimentare nuove strade in campo didattico, fondate sullo sviluppo di conoscenze e competenze di natura diversa, maggiormente orientate alla interdisciplinarietà. Tali innovazioni hanno contribuito all’espansione del PNI1 e alla progettazione didattica non soltanto all’interno degli istituti superiori, facendo nascere ad esempio il progetto IRIS (Iniziative e Ricerche per l’Informatica nella Scuola), promosso dal CEDE (Centro Europeo dell’Educazione di Frascati). Questo progetto coinvolge insegnanti della scuola elementare e della scuola media (soprattutto di matematica e di educazione tecnica) nella progettazione di percorsi in ambito informatico e logico-linguistico, permettendo l’utilizzo di materiali didattici da sperimentare nelle classi. Il progetto ha come scopo quello di avviare gli alunni ad un uso consapevole del calcolatore, attraverso unità didattiche basate su schede e giochi all’interno delle consuete discipline curricolari e facendo loro cogliere i collegamenti tra la scienza dell’informazione e altri campi della cultura umana, soprattutto quella scientifico-matematica. Intorno alla metà degli anni ’80 si comincia a non identificare l’informatica in una disciplina a se stante, bensì a vedere in essa un fulcro interdisciplinare tra varie materie, tanto è vero che nascono nuovi progetti fuori dal contesto scolastico in varie città italiane. I progetti Lucas e Amadeus coordinati dal COGI (Centro Orientamento Giovani) di Milano, il progetto Ida a Bologna e il progetto laboratorio computer del comune di Genova, sono stati in quegli anni, importanti centri di sperimentazione.


Dalla seconda metà degli anni ’80 fino ai primi anni ’90, il potenziamento dell’hardware e lo sviluppo di sistemi operativi basati su interfacce di manipolazione diretta porta ad una rapida evoluzione di software sia di tipo professionale che didattico. Gli insegnanti di molte discipline degli istituti tecnici e professionali cominciano a integrare l’uso di pacchetti software professionali di riferimento per il loro indirizzo (sistemi di office automation, sistemi CAD, sistemi per la progettazione di circuiti e la simulazione del loro funzionamento) nello sviluppo dei contenuti delle varie materie tecniche professionalizzanti. Le trasformazioni che caratterizzano i programmi di insegnamento di queste discipline riflettono i cambiamenti dei metodi di lavoro determinati in tutti i settori produttivi e sociali dall’evoluzione tecnologica. Nelle altre materie di insegnamento cominciano ad essere usati sia software professionali sia software didattici di natura diversa da quelli sino a quel momento disponibili (cioè tutoriali e drill & practice).


Nel 1986-88 si va approfondendo la riflessione sulle aree fondamentali di applicazione del computer nell’educazione che si basa su uno spostamento di attenzione dall’ottica comportamentista, più meccanicistica ed orientata al controllo delle acquisizioni individuali, ad un approccio cognitivista-costruttivista, volto ad evidenziare l’attività di strutturazione dello studente con una maggiore considerazione del contesto didattico esterno. Finalmente si comincia a vedere il computer come un mezzo per favorire l’interazione socio-cognitiva tra pari, ottica che aveva affermato Vygotskij in passato e che oggi viene fortemente sostenuta in Italia da Clotilde Pontecorvo. Nasce in Italia il primo volume rivolto all’applicazione del computer nell’ora di italiano; la scoperta del potenziale formativo della videoscrittura rappresenta la grande acquisizione che si è sviluppata in quegli anni; la possibilità di rendere più rapidi alcuni processi manuali (composizione, integrazione di testo ed immagine, formattazione, stampa) ha dato nuovo risalto all’attività dei giornalini scolastici con il recupero di tecniche tradizionali ispirate ad educatori come Freinet e don Milani. Anche se in forma minore, cominciano a venir fuori altre famiglie di software che si basano sul concetto di alfabetizzazione ed educazione informatica, come i general purpose: applicativi generali come data base e fogli elettronici, strumenti che permettono di fare una lista, costruire una tabella, compiere selezioni logiche e stabilire relazioni numeriche. Tutti i livelli scolari e tutte le discipline cominciano ad essere interessati da trasformazioni sul piano curricolare attraverso l’uso di questi software di tipo professionale, quali word processor, excel, programmi di data processing. L’analisi delle caratteristiche di visualizzazione, interazione e computazione di questi software porta ad attribuire loro specifiche funzionalità didattiche sfruttandole sul piano didattico pratico. Per esempio, l’analisi delle caratteristiche di archiviazione, ricerca, elaborazione e visualizzazione offerte dai programmi di data processing 3 porta ad assegnare all’uso di questi programmi un ruolo importante, in grado di rinnovare discipline della didattica come la storia e la geografia.


Si cominciano a sviluppare esperienze significative grazie all’introduzione di un metodo quantitativo che affianca ed integra quello descrittivo tradizionalmente usato. E’ possibile sintetizzare il grande cambiamento in atto tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90, seguendo uno schema formulato originariamente da R.P. Taylor, il quale distingue due tipi di applicazioni: computer-tutor e computer-tool. Il computer-tutor (applicazioni <<system-based>>) è caratterizzato dal fatto che il calcolatore è visto come un sostituto dell’insegnante ed ha il controllo del processo di apprendimento; esso propone infatti quesiti valutando l’adeguatezza o meno delle risposte. Il computer-tool (applicazioni <<user-based>>) si basa sul fatto che la macchina rinuncia a controllare le risposte, perché in questa nuova filosofia il calcolatore è un utensile per l’espressione e l’organizzazione personale della conoscenza ed agisce da amplificatore cognitivo.


L’inizio degli anni ’90, caratterizzato dai cambiamenti delle interfacce dei computer e dall’avvento dell’ipertestualità e della multimedialità, vive la sua grande svolta nel 1991, quando viene avviato il secondo Piano Nazionale Informatica (PNI2), esteso alle discipline dell’area linguistico-letteraria della scuola superiore. Il computer diventa lo strumento multimediale per eccellenza e riunendo nella sua espressività tre codici: visivo, auditivo, testuale, rivoluziona completamente la metodologia dell’insegnamento e supera di gran lunga il modello classico della lezione frontale. L’interattività e la connettività, caratteristiche peculiari del computer, permettono la realizzazione di apprendimenti strutturati e personalizzati, mentre gli ambienti didattici progettati con il computer, permettono un utilizzo educativo a tutti i livelli che porta ad una rielaborazione dei percorsi didattici legati anche al supporto tecnologico. Con il PNI2 la formazione degli insegnanti in servizio si orienta maggiormente verso un approccio mirato all’uso e all’applicazione delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC) e non solo all’introduzione di elementi di base di informatica dentro i curricola scolastici. Il suo fine è promuovere l’utilizzo di strumenti informatici nelle scuole e favorire un’ integrata progettazione didattica-formativa mediata dall’uso di tali strumenti. Il secondo Piano Nazionale Informatica modifica radicalmente la prospettiva con cui guardare l’uso del calcolatore nella pratica didattica e l’attenzione non è più incentrata sul computer, sulla comprensione della sua logica di funzionamento interna, sullo sviluppo di tecniche di programmazione e sulla loro eventuale integrazione nel curriculum di una qualche disciplina, ma si sposta sul contenuto dell’attività di insegnamento e sugli aspetti concettuali che la caratterizzano. All’interno del PNI2 si ha un avvicinamento agli indirizzi umanistici, dovuto in larga misura all’evoluzione avvenuta nell’hardware e nel software disponibili sul mercato, che hanno reso possibili nuovi modelli d’uso delle TIC in campo didattico.


Nel 1992-93, cominciano a diffondersi software applicativi di tipo professionale, software didattici, software per la costruzione di ipertesti e i primi sistemi telematici: nuove applicazioni in grado di apportare un notevole miglioramento all’interno della pratica didattica per mezzo di un approccio centrato sulla realizzazione di prodotti da parte degli studenti e degli insegnanti (giornale, archivio di dati, relazioni, lavori a più mani, cd-rom, ecc.). Le esperienze di costruzione di ipertesti si diffondono velocemente in moltissime scuole, mettendo in evidenza una pluralità di gestioni didattiche e di applicazioni curricolari che mostrano concretamente la possibilità di sfruttare le tecnologie in maniera interdisciplinare, modificando profondamente la metodologia didattica all’interno delle scuole. In questi anni vengono sviluppate anche le prime esperienze di applicazione della Comunicazione Mediata dal Computer (CMC) in campo didattico. Più precisamente la CMC, Computer Mediated Communication, nella letteratura anglofona, è una branca di studi che si occupa di come le tecnologie a base informatica, in particolare i computer, abilitano peculiari forme di comunicazione a distanza fra gli esseri umani, come la comunicazione per e-mail, i moduli per videoconferenze e il board bulletin system (BBS). Si parla di comunicazione mediata dal computer quando, usando un computer, è possibile avviare e sostenere uno scambio comunicativo a distanza, in modalità grafica o testuale, sincrona o asincrona, attraverso una rete telematica fatta da due o più computer (come la rete Internet). I prerequisiti di tale comunicazione implicano pertanto l'utilizzo di un computer da parte di un emittente e di un ricevente, di una connessione per l'accesso alla rete telematica e di software di comunicazione specializzati.


Nel 1996-97 viene lanciato dal Ministero della Pubblica Istruzione il Programma di Sviluppo delle Tecnologie Didattiche (PSTD, 1997-2000). Tale programma è volto a promuovere e favorire l’educazione degli studenti alla multimedialità, il miglioramento della professionalità dei docenti nel campo dell’informatica e l’ingresso delle tecnologie didattiche nei curricula scolastici attraverso la sperimentazione di “progetti pilota” relativi all’introduzione delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC). Vengono coinvolte anche le scuole elementari e medie, che sino a questo momento avevano potuto usufruire solo di scarsi investimenti, dipendenti dalle diverse situazioni locali. Il PSTD 1997-2000, viene articolato in diverse tipologie di progetti e più specificatamente in: - Progetti generali: progetto 1(a) per la dotazione di unità operative rivolte alla formazione dei docenti; progetto 1(b) per la dotazione di unità operative finalizzate allo sviluppo di pratiche didattiche basate sull’uso della multimedialità con le classi. - Progetti speciali: finalizzati all’affiancamento di quelli generali e che intervengono con risorse aggiuntive per allargare i processi innovativi in corso. Il primo progetto speciale finalizzato riguarda l’insegnamento della lingua straniera nella scuola elementare supportato dall’uso di strumenti multimediali. - Progetti pilota: rivolti alla sperimentazione di soluzioni didattiche innovative ed avanzate per un numero limitato di scuole e con lo scopo di orientare le scuole ad evoluzioni future. I progetti pilota sono stati numerosi ed hanno affrontato vari aspetti dell’innovazione didattica attraverso l’uso delle TIC. Tra questi, occorre citarne alcuni di particolare importanza: il progetto Multilab, che ha sperimentato nuovi metodi di utilizzo e gestione di software applicativo e di CD-ROM, un approccio all’uso di Internet rivolto alla comunicazione e alla ricerca di informazioni ed infine ha adottato ausili per lezioni multimediali; il progetto Rete, che ha sviluppato abilità linguistico-comunicative nel biennio della scuola superiore, attraverso l’utilizzo della multimedialità; il progetto Polaris, che ha creato nuovi modelli per la formazione dei docenti, basati sulla reti telematiche; il progetto Telecomunicando, che attraverso la tecnologia ISDN e un sistema di videoconferenza, ha permesso a bambini di scuole elementari e a ragazzi di scuole medie, di scambiarsi testo, audio, immagini, filmati, utilizzando una lavagna condivisa sopra cui poter apportare modifiche seguendo pratiche di tipo collaborativo tra scuole diverse.


Durante la fine degli anni ’90, l’evoluzione del software introduce nella scuola un alto livello di ipermedialità (integrazione di testo, grafica, audio, video) ed interattività attraverso l’utilizzo del CD-ROM come materiale di supporto per l’attività didattica. Questa grande novità, porta l’editoria alla divulgazione di programmi multimediali per l’apprendimento della seconda lingua, che si basano su corsi strutturati gerarchicamente in livelli, unità e lezioni di difficoltà crescente e che vengono progettati per essere usati in modo progressivo dall’utente. In generale, tali programmi, rendono disponibili una grande varietà di attività di apprendimento basate sull’ascolto, sulla lettura, sull’esecuzione di esercizi scritti, sono supportati da strumenti quali vocabolario, correttore grammaticale, glossario e vengono anche utilizzati nei progetti finalizzati del PSTD 1997-2000. Il miglioramento del software si affianca alla nascita di nuovi dispositivi hardware, come ad esempio le tecnologie assistive, consentendo l’uso del computer ai soggetti disabili nelle scuole. L’introduzione di tecnologie così altamente sofisticate ha permesso l’entrata in vigore di nuove prospettive pratiche e didattiche per migliorare l’integrazione scolastica degli studenti disabili, offrendo loro un’equiparazione con gli altri studenti, sul piano operativo, sul piano dell’accesso a contenuti e conoscenze, sul piano dello sviluppo di competenze e conoscenze disciplinari e sul piano della relazione interpersonale e della comunicazione. Questi anni si caratterizzano anche come gli anni della diffusione della rete Internet all’interno delle scuole; aumentano notevolmente sia la nascita di siti web sia la nascita di servizi di posta elettronica rivolti agli insegnanti, si sviluppano i primi usi didattici della rete sia come strumento per l’accesso a informazioni e conoscenze sia come strumento per lo sviluppo di attività cooperative in rete. Internet comincia ad essere utilizzato anche per lo sviluppo di corsi di formazione a distanza sia per studenti che per insegnanti, diventa uno strumento importante per azioni di supporto al processo di autonomia scolastica e per lo sviluppo di progetti didattici relativi al rapporto tra tecnologia e scienza. Sfruttando le risorse della rete e i servizi di comunicazione da essa forniti, cominciano a formarsi le prime comunità di pratica tra gli insegnanti: forme di aggregazione inter/intra-istituzionali all’interno delle quali la crescita professionale avviene attraverso l’elaborazione e la condivisione di pratiche didattico-educative tra pari.


Dal 2000 ad oggi, c’è stata un’espansione capillare delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC) in tutti gli ambiti del sistema scolastico e formativo italiano. I programmi maggiormente usati all’interno della scuola italiana, seppur con un grado di presenza molto disomogeneo, vanno dagli strumenti di produttività personale come Word ed Excel, fino ad arrivare a strumenti più complessi come le applicazioni di connessione di rete, le opere multimediali su CD-ROM, i software per la realizzazione di pagine web dinamiche e le “avanguardie” scolastiche portate da Linux e dal software open source. Il nostro sistema scolastico ha assunto, come riferimento per lo sviluppo di competenze tecnologiche negli studenti, quello dell’ ECDL (European Computer Driving License), la patente europea del computer. L’ECDL fa parte di un sistema di certificazione su diversi livelli che riguarda le competenze nel settore delle tecnologie dell’informazione proposto dal CEPIS (The Council of European Professional Informatics Societies). I corsi relativi alla patente europea del computer sono stati introdotti in quasi tutte le scuole superiori e in tutti gli atenei universitari, mentre nella scuola elementare vengono sviluppate le prime competenze di base nell’uso delle TIC. Il provvedimento legislativo Dlgs 59/2004, avente come materia la riforma della scuola primaria e secondaria di primo grado, mette in evidenza che l’informatica è uno strumento paragonabile alla penna e al quaderno, quindi ormai indispensabile nella società di oggi. Il decreto specifica infine che l’informatica e le nuove tecnologie, non vanno intese come discipline a sé stanti, bensì come strumenti trasversali che si possono e si devono inserire nel percorso didattico formativo di ogni altra disciplina. Questa grande innovazione, ha comportato anche una collaborazione europea per ciò che riguarda la formazione degli insegnanti e degli studenti legata alle nuove tecnologie. In molti istituti per la formazione iniziale degli insegnanti, come le Scuole di Specializzazione all’Insegnamento Secondario (SSIS) e i corsi di laurea in Scienze della Formazione Primaria, dall’anno 2000 circa sono previsti specifici corsi centrati sull’uso delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC) e sulla loro applicazione in campo educativo-didattico.


Un nuovo programma di diffusione delle tecnologie informatiche in campo educativo, viene lanciato negli anni 2002-2003: si tratta del programma di formazione in rete ForTic, promosso dal MIUR e gestito dall’Indire attraverso la piattaforma PuntoEdu. Tale programma distingue tre livelli di intervento: livello A, rivolto a tutti i docenti e finalizzato all’acquisizione di competenze di base sul computer e sull’utilizzo delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC); livello B, per creare una figura esperta di Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC) e di Tecnologie Didattiche, nell’insegnamento e nell’apprendimento; livello C, per formare competenze avanzate sull’e-government delle infrastrutture tecnologiche e sulla gestione delle reti. Per quanto riguarda la formazione universitaria e superiore dal 2000 ad oggi, sono sempre più numerose le iniziative, sia a livello di singoli atenei sia a livello di gruppi accademici consorziati, che propongono corsi di laurea o master di primo livello in modalità e-learning. Il modello pionieristico dell’università a distanza del consorzio Nettuno, basato sull’erogazione di video-lezioni registrate, sta diventando anche in Italia, un modello caratterizzato dal connubio tra le tecnologie di rete e la tradizionale didattica in aula, luogo privilegiato della formazione fino a pochissimi anni fa.


Sul piano legislativo, sono avvenuti dei provvedimenti volti a regolamentare la disciplina del settore didattico-tecnologico: il decreto “Moratti-Stanca” del 17 aprile 2003 e la recente legge n. 296 del 27 dicembre 2006 (finanziaria 2007). Il decreto del 17 aprile 2003 istituisce le università telematiche, definendo i criteri e le procedure di accreditamento dei corsi di studio a distanza ed adottando le giuste architetture di sistema in grado di gestire e rendere accessibili questi stessi corsi. La legge del 27 dicembre 2006 prevede l'istituzione dell'Agenzia nazionale per lo sviluppo dell'autonomia scolastica, definendone le funzioni e l'articolazione della struttura a livello centrale con sede a Firenze e a livello periferico in nuclei allocati presso gli Uffici scolastici regionali. Tale legge, entrata in vigore dal 1° gennaio 2007, dispone la soppressione dell'Istituto Nazionale di Documentazione per la Ricerca Educativa (Indire) e degli Istituti Regionali di Ricerca Educativa (Irre), dando il compito di svolgere le funzioni ed i compiti attualmente svolti dagli stessi Enti, all’Agenzia nazionale per lo sviluppo dell’autonomia scolastica. Il processo di introduzione delle nuove tecnologie dell’informazione nel contesto educativo italiano, ha modificato il modo di interagire, conoscere e comunicare, mettendo in evidenza una forte variabilità di integrazione nella pratica didattica. Molte esperienze hanno portato a constatare che un uso appropriato delle tecnologie educative è in grado di produrre trasformazioni significative sul piano dei contenuti e sul piano pedagogico, cioè su cosa gli studenti apprendono e su come apprendono. I giovani di oggi, a cominciare dai bambini, crescono in nuova realtà: giocano, imparano e parlano usando il linguaggio digitale; la scuola, dal canto suo, ha il dovere di appropriarsi di questo tipo di linguaggio, per comunicare in maniera migliore con gli studenti e poter loro offrire una didattica più efficace.


Nel 2005, proprio per affrontare il divario, presente tra l’utilizzo degli strumenti tecnologici in molte attività della vita quotidiana dei ragazzi e l’assenza di utilizzo degli stessi strumenti all’interno della scuola (denominazione nota come digital disconnect), è stato creato il progetto DiGi Scuola, promosso dal Ministero per le Riforme e l'Innovazione nella Pubblica Amministrazione, in collaborazione con il Ministero della Pubblica Istruzione. La sperimentazione di Digi Scuola si estenderà su un orizzonte temporale di tre anni (2005/2007), partirà in 556 scuole secondarie di II grado selezionate dopo un processo di accreditamento, coinvolgendo oltre 3.300 docenti e 33.000 studenti, per le materie di italiano e matematica. L’obiettivo di tale progetto è quello di creare un ponte tra le nuove generazioni e la didattica tradizionale: mettendo in evidenza l’introduzione di nuove metodologie didattiche al servizio dei docenti e prevedendo piani di formazione; riducendo la dispersione scolastica e migliorando il rendimento degli studenti; creando un mercato elettronico dei contenuti digitali per la didattica; promuovendo lo sviluppo dell'industria italiana di contenuti didattici digitali di qualità, attraverso l’adozione di elevati standard tecnologici e di linee guida pedagogico-didattiche. I punti fondamentali di DiGi Scuola prevedono: - la diffusione dell'alfabetizzazione digitale nel Paese; la formazione degli insegnanti per introdurli all'utilizzo delle nuove tecnologie nella didattica; l'introduzione alla nuova didattica basata sui contenuti digitali (learning object); un catalogo presentato dagli editori che prevede al suo interno contenuti didattici digitali sottoforma di prodotti pubblicati in rete sulla piattaforma tecnologica e all’interno del quale i docenti potranno ricercare, scegliere e selezionare gli oggetti delle singole materie scolastiche che maggiormente riterranno utili ai fini della strutturazione del percorso didattico che avranno avviato. Nell’ambito del progetto, lo studente avrà la possibilità di partecipare attivamente alla lezione facendo proprio il processo di apprendimento e svolgendo una serie di esercitazioni assegnate dal docente per acquisire conoscenze. Essendo il fruitore dei contenuti digitali (learning object)3 predisposti sulla piattaforma tecnologica, potrà ricevere la valutazione del docente sui compiti effettuati e sulle correzioni apportate; potrà inoltre svolgere approfondimenti personali fruendo, in modo controllato, dei contenuti selezionati dal docente. Questa nuova proposta di fare scuola, riveste un’importanza strategica per lo sviluppo del nostro paese, a livello sociale, a livello pedagogico e a livello economico. Le competenze tecnologiche sono infatti, sia un fattore indispensabile per la partecipazione alla vita della società, in campo lavorativo e per la tutela delle categorie deboli, sia un enorme potenzialità per il miglioramento del processo didattico e di apprendimento dello studente. Inoltre, a livello economico, l'utilizzo attivo delle nuove tecnologie può favorire lo sviluppo nel settore delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC). Compito fondamentale di questo nuovo modo di fare scuola, sarà quello di permettere allo studente l’utilizzo del computer e della rete Internet, non soltanto all’interno delle apposite aule informatiche, ma anche durante gli orari extrascolastici, perché ormai è chiaro che i giovani d’oggi hanno bisogno di integrare la loro cultura con i progetti didattici, per avere una formazione adeguata agli standard che richiede il futuro.


Sempre durante il 2005, nel mese di gennaio, si conferma anche e-Twinning (gemellaggio elettronico), un progetto finanziato dal programma e-learning della Commissione Europea. Tale iniziativa, volta a promuovere la collaborazione tra le scuole in Europa mediante diversi tipi di Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC), convegni annuali, seminari di aggiornamento e newsletter, nel suo primo anno di vita ha coinvolto 13.000 scuole, numero che aumenta ogni giorno di più. In ogni paese è presente un’Unità Nazionale eTwinning e a livello europeo è presente un’Unità Europea eTwinning, denominata CSS e coordinata da European Schoolnet di Bruxelles. All’interno di questa particolare formazione a distanza, basata sull’utilizzo di Internet, della posta elettronica, delle classi virtuali e delle videoconferenze, esistono vari tipi di progetto costantemente provati e verificati: quelli semplici e quelli complessi, per gli studenti più piccoli (scuole primarie) e per quelli più grandi (scuole secondarie); alcuni di questi progetti sono stati premiati nei loro paesi, altri hanno ottenuto un riconoscimento in occasione dei premi che eTwinning offre. Per effettuare l’iscrizione ufficiale a questa proposta, l’insegnante deve firmare un accordo, individuare un partner, sviluppare una bozza di progetto oppure utilizzarne una messa già a punto dal portale eTwinning. I vantaggi di questa iniziativa sono innumerevoli, a cominciare dall’ampliamento di orizzonti che viene dato sia ad un alunno che ad un insegnante: la possibilità che entrambi hanno di conoscere nuovi amici e nuovi collaboratori in tutta Europa attraverso un insegnamento ed un apprendimento informale. Fino a pochi anni fa le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC) venivano introdotte come nuovo oggetto di studio che si aggiungeva a quelli tradizionalmente usati, senza integrarsi nei curricula delle varie discipline e senza apportare significative modifiche all’approccio pedagogico e al comportamento della classe. Purtroppo ancora oggi, sono numerosi gli insegnanti di tutti i livelli scolari e di tutte le materie scolastiche per i quali il libro di testo continua ad essere l’unico strumento di riferimento, nonostante l’offerta variegata e l’evoluzione del software, come evidenziano il progetto DiGi Scuola e il progetto eTwinning, rendano oggi disponibili ambienti per l’apprendimento e strumenti operativi in grado di migliorare il processo di insegnamento. Seymour Papert 3 in un’intervista svolta da mediamente, afferma che una rivoluzione del sistema scolastico italiano è inevitabile, perché l’avvento del computer e delle nuove tecnologie, ha portato e continuerà a portare un radicale cambiamento didattico a livello mondiale. “La gente che sta dibattendo se ci debba essere realmente una rivoluzione nelle scuole, sta perdendo il proprio tempo e quello di tutti gli altri. Dicono che è troppo costoso fare grossi cambiamenti ora, ma, in realtà, stanno sprecando i soldi, perché tutto quello che spendono in questo momento verrà buttato via; tra dieci o vent'anni nulla che somigli anche vagamente alla scuola come la conosciamo continuerà ad esistere. I computer saranno ovunque e i bambini li avranno, apprenderanno in modi diversi. La nostra scelta, quindi, non consiste nell'essere favorevoli o contrari, ma di essere disposti ad accettare che la rivoluzione sta già succedendo e che succederà in futuro. Ora dovremmo sforzarci affinché ciò succeda in un modo ordinato e pianificato, non dovremmo aspettare finché ne verremo sopraffatti. Questo è il campo delle scelte” (Seymour Papert, intervistato su http://www.mediamente.rai.it/HOME/bibliote/intervis/p/papert.htm, risposta n. 9).

Bibliografia:

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http://webdesign.html.it/faq/leggi/848/cosa-sono-le-tecnologie-assistive/

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