Cutrone Ronnie: differenze tra le versioni

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Revisione 15:12, 8 Apr 2007

Ronnie Cutrone


Cutrone Ronnie (illustri citazioni):

"Secondo me Graffiti e Neo Pop sono stati l’ultimo movimento artistico del XX secolo. Abbiamo dipinto per noi stessi e per i nostri amici nei locali e nelle strade. Non ci furono restrizioni, abbiamo dipinto per amore, e tutto è permesso in amore e in guerra. L’energia fu straordinaria"

"Una delle meraviglie della Pop Art per me è che nella nostra celebrazione di celebrità e prodotti perdiamo la direzione, ma quando la ritroviamo, ci rendiamo conto che amiamo i nostri simboli, le forme e i colori della libertà, e "speriamo" ci amiamo l'un l'altro"



Biografia:

Nasce nel 1948 a New York City, dove successivamente studia alla School of Visual Art (1966-1970), qui entra a contatto con i maggiori artisti contemporanei newyorkesi. Lavora e vivi spostandosi tra New York e Lake Peekskill (NY). Da segnalare il suo lungo apprendistato e l'impegno come assistente al fianco di Andy Warhol alla Factory, fabbrica di arte (1972-1982), ove lavorò su dipinti, stampe, film, e concetti come il "Posto-schiocco" acclamazione internazionale di gran successo. Ronnie Cutrone appartiene alla prima generazione di artisti nordamericani la cui educazione visiva si è formata attraverso la televisione, i miti di Hollywood, i libri da colorare, la pubblicità, il rock'n'roll e quindi la cultura dei mass media.

Intorno alla metà degli anni Settanta esplode la popolarità del graffitismo con l'introduzione di personaggi dei fumetti e con la comparsa sul panorama newyorkese di Jean-Michel Basquiat e Keith Haring, i due esponenti più noti del movimento, a cui appartiene anche Ronnie Cutrone.

Il lavoro Pop di Cutrone comincia nel 1982, con delle tele raffiguranti i personaggi dei cartoni animati, che rappresentano il suo personale modo di osservare la natura umana e di porre l'accento sulle implicazioni sociali e politiche della società americana. Questi personaggi vivono nel loro habitat, sono spesso dipinti su una bandiera americana e sono sempre testimoni della sua identità e ricerca. Sensibile ai fatti storico-politici che investono la realtà del suo paese, a partire dal 2001, dopo i tragici fatti dell'attentato alle Twin Towers di New York, il "cammino" dell'artista mostra di sciogliersi "come un gelato", e nascono quindi due nuovi cicli di lavori: le Red Cross e le Cell Girls, che continuano ad essere affiancate ai miti oramai "decaduti" del super eroe americano. Ronnie Cutrone si afferma nel popolo per i suoi dipinti di grande potenza esplicativa con le vignette e vivacità, accessibilità, colorito: eloquente rimarrà l'esclamazione "Tutto è una vignetta per me", anche i manoscritti antichi sono riconducibili a vignette...


Sito Web:

Poetica:

Agli inizi degli anni Settanta negli Stati Uniti, e in particolare a New York, si diffonde fra i giovani, soprattutto neri di cultura punk e new wave, la pratica di coprire di scritte e immagini realizzate con bombolette spray muri e convogli della metropolitana, immagini capaci di raggiungere dimensioni sempre più grandi e forme sempre più colorate ed elaborate. Con Cutrone l'aggressività iniziale di questa pratica si va ammorbidendo e soprattutto differenziando in linguaggi eterogenei. L'apporto fondamentale del Graffitismo di Cutrone alla scena artistica contemporanea, consiste nell'aver rappresentato un momento di rottura con il sistema dell'arte e aver prodotto un'arte realmente fuori dagli schemi in quanto per sua natura non vendibile e perché espressione di una creatività dirompente e indirizzata direttamente al pubblico, senza la mediazione di gallerie, musei o di altri luoghi di fruizione "chiusi".

Dalla definizione di Pop Art bisogna subito eliminare un equivoco: pop, pur essendo l'abbreviazione di popular, non significa "popolare", ma "di massa" (basta pensare alla pop music per capire la differenza). Se correttamente inteso, il termine consente così di individuare, immediatamente, il bersaglio, il soggetto che gli artisti pop prendono come base per il loro immaginario. Il nuovo soggetto è il paesaggio urbano, non nell'accezione "eroica" o sociale di qualche decennio prima, ma nelle sue "qualità" quotidiane, nell'uso e nel consumo di oggetti popular, consueti, familiari. Tanto familiari da risultare invisibili: la Pop Art restituisce visibilità agli oggetti e nel contempo costruisce una specie di mitologia del banale, essenza della realtà e incarnazione del sogno americano. Che la Pop Art sia infatti un fenomeno soprattutto statunitense è indubbio, anche se i primi artisti che si rivolgono alla quotidianeità banale - a partire dalla metà degli anni cinquanta - sono gli inglesi Richard Hamilton, Allen Jones, Joe Tilson, Eduardo Paolozzi e altri, come David Hockney, Peter Blake, che per certi versi esulano dalla Pop per avvicinarsi a una neofigurazione più o meno vicina ai modelli di Bacon. Esiste addirittura una precisa data di nascita della Pop Art (qualcuno, nell'accezione italiana, usa il termine al maschile: "il Pop") che coincide con la realizzazione (1956) dell'opera di Richard Hamilton Just wath Is It that Makes Today's Homes so Different, so Appealing? ("Ma cos'è quel qualcosa che rende le case d'oggi così differenti, così desiderabili?"): l'ironia del titolo si ritrova tutta nelle immagini, un collage di tutti i prodotti moderni per rendere confortevole la casa, e contemporaneamente un modello umano di "benessere", con una giovane donna dal seno prorompente e una giovane donna culturista in costume da bagno (entrambi significativamente in bianco e nero) che regge una racchetta da tennis sulla cui custodia campeggia la parola "Pop". Ma se gli inglesi si avvicinano alla cultura di massa con ironia, con spirito critico e talora con paura (e con opere, soprattutto quelle degli anni cinquanta, di dimensioni piccole e medie), gli americani, assai più pragmatici, si limitano a constatarne l'esistenza e l'ineluttabilità.

Così, se nelle opere degli artisti pop americani si avverte una specie di gelo, magai in presenza di una sovrabbondanza di colori ed oggetti, ciò è dovuto al distacco che l'artista pop impone al proprio sguardo, che non vuole essere coinvolto, se non strumentalmente, dall'oggetto: come si usa l'oggetto senza essere coinvolti, così anche l'arte diventa oggetto d'uso, quasi per analogia col mondo di oggetti che costituisce il nostro paesaggio abituale. L'adozione di questo aguardo distaccato produce un duplice effetto: da un lato eleva quasi con naturalezza, automaticamente, l'oggetto a oggetto "cult", quasi mitico (con la complicità visiva della dimensione dell'opera, e dell'ingrandimento smisurato degli oggetti), dall'altro contribuisce allo svuotamento dei modelli "alti" della cultura - compreso il modello generale dell'arte e dell'artista - per ottenere una tranquillizzante percezione "media" della realtà. Nulla è troppo importante o troppo poco importante in questa situazione media, "democratica"; se, poi, si considera il tipico pragmatismo anglosassone unita all'idea puritana dell'oggetto come concretizzazione di un'etica del lavoro, e a questi concetti si aggiunge la tradizione americana che non ha mai distinto tra arti maggiori e arti applicate, si comprende bene come la Pop Art sia la prima, vera arte nordamericana, autonoma e dirompente come dirompente fu la sua diffusione mondiale, a partire dalla prima metà degli anni sessanta.

Allen Jones, Senza titolo, anni sessanta, collezione privata

I suoi interpreti sono tuttora tra gli artisti più famosi e ricercati al mondo, anche al di fuori dell'ambito artistico: Andy Warhol è stato un modello per più generazioni di artisti e di performer americani, ma anche i nomi di Roy Lichtenstein, James Rosenquist, Tom Wesselmann, George Segal,Richard Artschwager - o di minori come Mel Ramos o Ed Kienholz - sono certo assai noti, e ancor più conosciuto sono sicuramente i loro lavori che, grazie alla loro ricercata semplificazione, risultano facilmente assimilabili, riproducibili, associabili a quelli della pubblicità, della moda, della comunicazione di massa, e proprio per questo sono stati spesso utilizzati, riprodotti, proposti in quei "canali" di comunicazione non propriamente artistici, ma più genericamente "creativi", coma la moda appunto, o la pubblicità. Certo, gli immediati predecessori della Pop sono gli artisti del New Dada, Rauschenberg, Johns e Dine, che già avevano messo al centro della scena l'oggetto - come molti altri prima di loro, a partire da Duchamp e dai Dadaisti -, ma a differenza dei neodadaisti, che esaltavano l'oggetto "vissuto", usato, consumato da chissà quale storia esistenziale, i veri artisti pop considerano l'oggetto come un assoluto, spersonalizzato e autonomo rispetto alla vita umana, di cui è compagno così quotidiano. La ripetizione seriale, la scala abnorme degli oggetti, la riduzione delle immagini a canoni fumettistici sono alcune delle caratteristiche che, insieme alla scelta dei temi e oggetti banali, si ritrovano in quasi tutte le opere pop americane, che comunque conservano anche una forte impronta individuale. Di tutti gli artisti della Pop Art americana, Andy Warhol è certamente il più noto, ma ciò che lo rende esemplare del mutamento dell'arte in una società di massa è la scelta di adottare di questa stessa società non solo i temi, ma soprattutto i metodi. La novità di Warhol, infatti, non sta nell'aver eletto i miti di massa - come Marilyn Monroe,Liz Taylor o Jakie Kennedy - a soggetti del proprio lavoro, ma nell'aver fatto del proprio lavoro un mito di massa (compatibilmente con le possibilità di un medium come l'arte).


Opere:

  • Selezione di mostre collettive (Collective shows):


Informations, MoMA, New Jork (1970)

Comic Art, Whitney Museum, New Jork (1983)

The 80's, Galleria d'Arte Moderna, Bologna (1985)

Sacret Images in Secular Art, Whitney Museum, New Jork (1986)

Avantgarde in the 80's, LACMA, Los Angeles (1987)

Pop Art, Royal Academy, Londra (1991)

American Graffiti, Museo di Castelnuovo, Napoli/Chiostro del Bramante, Roma (1997)

Andy Warhol-A Factory, Kunstmuseum Wolfsburg/Guggenheim Museum Bilbao (1999-2000)

Triennale, Milano (2004)

Galleria Mar & Partners, Torino (2006)


  • Selezione di opere esposte nelle collezioni pubbliche (Works in public Collection):


Whitney Museum of Art, New Jork

MoMA, New Jork

Boysmans Van Breuningen Museum, Rotterdam

Museum Ludwig, Colonia

Brooklyn Museum, Brooklyn


  • Qui di seguito sono illustrate alcune delle opere esemplificano alcuni periodi della vita artistica di Cutrone:


  • Starstruck del 1984


Starstruck.jpeg


  • Daredevil del 1999


Daredevil.jpeg


  • Froot Loops del 2001


Froot Loops.jpeg



  • CellGirls del 2004, un ciclo di 11 piccole tele (50x50cm) con volti di donne dai lineamenti mediorientali e col capo coperto dal tradizionale velo mussulmano, è un'importante svolta nel lavoro di Cutrone, non è stavolta un fumetto bensì un'iconografia che trasmette un messaggio molto chiaro e inequivocabile...


serie "CellGirls" (2004) - acrilico e bandiera su tela 50x50cm (cad.)


Bibliografia:

  • 2006 - La Biblioteca di Repubblica, la storia dell'arte vol.18, ARTE CONTEMPORANEA - Mondadori, Milano


Webliografia:

http://www.comune.benevento.it/ComuneBN/ABC/artisti/cutrone.htm

http://www.webgallerynyc.com/ronnie_cutrone.htm

http://www.exibart.com/profilo/eventiV2.asp/idelemento/33341

http://the-artists.org/ArtistView.cfm?id=F3E02565-8734-45BE-AD28A8F12902B65C

http://www.e-fineart.com/biography/cutrone.html

http://www.micamera.com/photoculture/cat167.htm

http://www.exibart.com/notizia.asp?IDCAtegoria=56&IDNotizia=632