Davis Joe: differenze tra le versioni

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Revisione 13:29, 4 Dic 2005

Personaggio o Gruppo: Davis Joe

Biografia: Joe Davis (1953- USA) è un artista che per primo ha avvertito la necessità di avvicinarsi al mondo della scienza e delle biotecnologie. A partire dal 1982 frequenta il laboratorio di biologia del Professor Alexander Rich presso il MIT di Boston. Nel decennio che intercorre tra il 1982 e il 1992 collabora e tiene conferenze presso il Center for Advanced Visual Studies del MIT, per diventare successivamente (dopo il 1992) un ricercatore associato del laboratorio di Alexander Rich. Davis ha spinto le sue ricerche artistiche nel campo della biologia molecolare e della bioinformatica per la costruzione di un database genetico e per una nuova forma d'arte biologica. Inoltre ha realizzato le parti scultoree delle sue installazioni, servendosi del laser, plastiche e leghe speciali; ha sperimentato laser teleoperator systems e saldature strutturali in acciaio dolce. Del resto va considerata la sua formazione e laurea in architettura presso il MIT e la sua esperienza in pittura e nell'utilizzo di vari media artistici, conseguita alla Rhode Island School of Design. Ha esposto negli Stati Uniti, nel Canada e all'Ars Electronica in Europa.

Luogo dove lavora: U.S.A: al MIT di Boston.

Periodo in cui svolge la sua pratica artistica: Dal 1982 inizia la sua carriera presso il MIT di Boston.

Tipologia di intervento: Arte e Scienza; Biologia molecolare; Interazione dei media; codificazione e decodificazione di segnali e messaggi attraverso nuove forme espressive; impiego di simboli che appartengono ai campi dell'arte e della scienza; Ingegneria genetica.

Sito web: www.viewingspace.com/genetics_culture/pages_genetics_culture/gc_w03/davis_joe.htm

Poetica: Joe Davis rappresenta un punto di riferimento per tutti gli artisti biopunk contemporanei visto che fu il primo a rendersi conto delle straordinarie potenzialità insite nella molecola di DNA, ancor prima dell'avvio del Progetto Genoma Umano (primi anni ‘90). Davis stesso afferma di aver trovato nella macromolecola di acido deossiribonucleico un nuovo mezzo per fare arte, un mezzo che in realtà è cronologicamente più vecchio della terra stessa. Oltre al DNA, Davis impiega anche organismi e prodotti biochimici in grado di interagire con esso, esplorando alcune interfacce possibili tra biologia molecolare, microbiologia e arte. Davis rivela nei suoi progetti un particolare trasporto per il simbolismo insito nel nostro codice genetico: invisibile agli occhi ma profondamente incisivo.

Opere: Microvenus. Uno dei primi lavori di Joe Davis utilizzando i batteri con DNA ricombinante è Microvenus del 1986, definita come una molecola artistica che contiene un'icona visiva codificata che rappresenta gli organi genitali femminili esterni e per una strana coincidenza, assomiglia ad una antica rune del popolo germanico che simboleggia la Terra ( personificazione di una divinità femminile ). Microvenus è stata realizzata assieme alla genetista molecolare Dana Boyd presso il laboratorio di Jon Beckwith alla Havard Medical School e il laboratorio della Hatch Echol presso l'University of California di Berkeley. Successivamente Joe Davis impara a sequenziare la molecola di DNA assieme a Shuguang Zhang e Curtis Lockshin al Laboratorio di Alexander Rich al Mit di Boston. La tecnica usata per codificare il messaggio visivo creato per un'intelligenza extraterrestre, consisteva nello scegliere di inserire le informazioni grafiche di Microvenus e un breve codice di decodificazione, all' interno del genoma del battere Escherichia coli. Microvenus può essere concepito come il rapporto tra la sequenza di basi del DNA ( con variazioni lineari nel peso molecolare ) e un'immagine - trama bidimensionale. Potrebbe anche essere decodificata in un modello scultoreo. Questo perché l'icona di Microvenus può essere decodificata dall'insieme di consecutivi volumi tridimensionali che sono analoghi agli spazi occupati dalle strutture atomiche nella molecola in sé. Ma le figure, gli spazi e gli oggetti che formano le strutture molecolari, vengono allontanati e rimossi da qualche cosa che ha a che fare con la realtà fisica e le leggi della natura. Molti modelli scientifici sono molto più allegorici che analoghi. La scienza ha, dopo tutto, promosso storicamente una serie lunga di ipotesi errate ( sostiene Davis ).


The Riddle of Life. A Linz (Austria) Davis espone per la prima volta Riddle of life, la seconda opera transgenica che realizzò a metà del 1990. Questo progetto venne idealizzato in seguito alla scoperta fatta da Davis su una presunta rivalità nella storia della genetica, tra il biofisico Max Delbruck e il biologo George W. Beadle. Durante la metà del secolo scorso, una volta scoperto che alle venti distinte triplette di nucleotidi del DNA corrispondevano venti amminoacidi, restava da capire se esistevano spazi che separavano ogni tripletta. A quanto pare Delbruck credeva che il DNA dovesse contenere spazi tra le sue parole, mentre Beadle sosteneva il contrario. Nel 1958, Beadle ricevette il premio Nobel assieme a Edward Lawrie Tatum e Joshua Lederberg, per la scoperta fatta e semplificata nella formula: a un gene un enzima. Max Delbrück appresa la notizia, trasmise un telegramma misterioso a George W. Beadle durante la cerimonia di premiazione del Nobel tenutasi a Stoccolma, Svezia. Delbrück aveva composto il suo telegramma in una forma che rifletteva alcune nuove ed emozionanti idee sulla natura del DNA e sul funzionamento del codice genetico. Si trattava di un precedente importante per l'idea che le informazioni extrabiologiche - in questo caso, la lingua inglese - potessero essere contenute nella forma genetica. Il telegramma venne trasmesso come una parola continua di 229 lettere: As, Bs, Cs e Ds. La chiave per poter decodificare il telegramma, stava nel capire che Delbruck aveva imitato il funzionamento delle triplette del DNA, difatti Beadle a Stoccolma intuendo la tecnica di codificazione usata dal suo rivale, riuscì a rompere la stringa di lettere ottenendo la seguente frase:

"BREAK - THIS - CODE - OR - GIVE - BACK - NOBEL- PRIZE - LEDERBERG - GO - HOME - MAX - MARKO - STERLING."

Il giorno seguente Beadle rispose a Delbruck con un'altro telegramma scritto con un differente codice di quattro lettere, secondo la sua concezione delle triplette nel DNA. Delbruck decodificò in fretta il telegramma ottenendo:

GWBTOMDIMSUREITSAFINEMESSAGEIFICOULDDOTHEFINALSTEP

Delbruck e il gruppo Caltech non accettavano il fatto di lasciare al recente laureato e premio Nobel, l'ultima parola, così replicarono con un'altro misterioso messaggio. Questa volta non si trattava di un telegramma, ma di un modellino realizzato con stuzzicadenti di 4 colori diversi che Delbruck fece recapitare a Beadle durante una conferenza convenzionale di Stoccolma tenutasi il giorno seguente la premiazione Nobel. Questo modellino conteneva un messaggio in lingua inglese come i precedenti telegrammi, ma il codice risultava rappresentato da colori piuttosto che lettere. Con questa sorta di provocazione Delbruck per primo realizzò (forse inconsapevolmente!) un messaggio in codice poetico intersecando il campo della Scienza con quello dell'Arte. La frase espressa dagli stuzzicadenti colorati risultò essere:

"I am the riddle of life. Know me and you will know yourself."

Davis ispirato dall'ingegnosa idea dei due scienziati di esprimere la lingua umana sotto forma di DNA e consapevole delle nuove potenzialità biotecnologiche di costruire artificialmente gli acidi nucleici, idealizzò un progetto per costruire il DNA corrispondente alla molecola del modellino di stuzzicadenti realizzato da Delbruck nel 1958. Davis ha clonato la sequenza di DNA che rappresenta la citazione Riddle of Life e l'ha inserita in una parte non codificata del genoma dell'Escherichia Coli. Successivamente sequestrò l'Escherichia Coli transgenico ottenuto, in una parte sicura del Laboratorio di Alexander Rich, dove è rimasto da allora. (il Riddle of Life esposto a Linz è stato creato da zero in Europa).

Bibliografia:

Davis Joe, Boyd Dana, O'Reilly Hunter, Wieczorek Marek (a cura di), (2003), Art and Genetics?, Boston (USA), Macmillan.

Bureaud Annick (a cura di), (2000), The ethics and aesthetics of biological art, Boston (USA), Art Press.

Webliografia:

http://www.aec.at/festival2000/texte/artistic_molecules_2_e.htm

http://www.interaccess.org/pandora/pandorabios.html

http://www.aec.at/festival2000/bilder/showone.asp?ID=1693

http://users.skynet.be/P-ART/PARADISE/JOURNAL/JOURNL52/journ52.htm