Debord Guy: differenze tra le versioni

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Revisione 17:54, 17 Giu 2006

Personaggio

Guy Ernest Debord, scrittore, filosofo e cineasta


Biografia e opere

Nasce a Parigi nel 1931. Muore a Bellevue-la-Montagne, Haute Loire nel 1994.





Altri suoi film sono: «Sur le passage de quelques personnages à travers une assez courte unité de temps», 1959 ; «Critique de la séparation, 1961 ; «Société du spectacle», 1973 ; «Réfutation de tous les jugements», 1975.

«In girum imus nocte et consumimur igni», 1978, che ha avuto scarsissima circolazione. Nel film debord raggiunge il sogno di un inesauribile détournament, dovuto al rimando continuo tra parola e immagine: la colonna fonetica del testo e quella puramente visiva. Questo aspetto formale nuovo e austero non incontrò il favore della critica coeva così come non accadde per lo stilema di riccorrere all’uso della prima persona, in continua autoreferenzialità. Ma Debord voleva proprio questo accerchiamento del senso della propria esistenza, indurre cioè lo spettatore a seguirlo sulla via della lotta all’alienazione, indotta da una società spettacolare che lavora contro la vita.

A seguito dei fallimenti dei suoi film, Debord ne pubblica i dialoghi sotto il titolo di «Opere cinematografiche complete: 1952 -1978». Secondo la sua stessa volontà, alle sue pellicole è vietata la diffusione.

Debord scrive il volumetto: Contro il cinema (1968).

Nel 1984 in occasione dell'assassinio del suo amico, mecenate ed editore Gerard Lebovici, Debord redigerà le sue ragioni sull 'affaire Lebovici in Considerazioni sull'assassinio di G. Lebovici (1985).

Quest'uomo discreto, schivo, isolato - rifiutava le interviste ed è stato poco fotografato -, si svela nei suoi libri autobiografici, Panégyrique (1989) e Questa cattiva reputazione (1993), dove dà qualche scorcio sul suo modo di intendere e interpretare la vita.

Gli aspetti più invisibili dell'opera di Debord sono stati, fino ad oggi, quelli strettamente cinematografici. Debord infatti ha realizzato fra il 1952 e il 1978 tre lungometraggi e tre cortometraggi, invisibili da decenni per esplicita volontà dell'autore ma recentemente riproposti integralmente, in accordo con gli eredi, alla Mostra del Cinema di qualche anno fa (in copie nuove appositamente ristampate). Questo evento, atteso da anni, ha permesso di verificare quanto, nel suo aggrovigliato e complesso rapporto con il cinema, oggetto di avversione ma anche di profondo amore, Debord abbia costituito un'opera rara e misteriosa, un testo filmico-filosofico di straordinaria malinconia e compattezza, dove la riflessione durissima sullo spettacolo e la sfida a esso si compiono all'interno dello stesso linguaggio cinematografico.

Guy Debord è morto suicida il 30 novembre 1994.

L’ edizione italiana delle Oeuvres cinématographiques complètes, uscita in Francia presso Gallimard lo stesso anno della scomparsa del filosofo e aricchita da un’introduzione di Ghezzi, comprende le sceneggiature ma anche scritti sparsi (note ai film, contratti, articoli critici pubblicati in origine su Internationale Situationniste tra gli anni Cinquanta e Sessanta) e diventa pregevole in quanto arricchita dai fotogrammi delle pellicole di riferimento. Molte pagine, molte illuminazioni nette, disturbanti, tese a risvegliare lo spettatore/lettore, a scuoterlo dal quel coma culturale post-Lumière, post-Méliés che oggi ha sostituito in toto l’arte delle immagini in movimento con il meretricio dell’immagine.


Poetica

Spettacolo.


Superamento dell’arte. Per Debord l’arte ha il compito di sottrarre l’esperienza al tempo per renderla eterna. L’arte si contrappone alla vita perché immobilizza e reifica, ostacolando la comunicazione diretta tra gli individui. Non può esistere un’arte situazionista ma un uso situazionista dell’arte.

Psicogeografia. Studio degli effetti che l’ambiente geografico esercita sul comportamento umano. Strumento di analisi psiocogeografica è la deriva, intesa come attraversamento di vari ambienti, senza meta e con interesse per gli incontri.

Situazione.


Détournament. Ovvero la citazione, la ri-scrittura, la riappropriazione di un testo (semioticamente). Anche l’arte usa il détournament ma c’è una differenza. Mentre il détournament artistico conduce alla creazione di una nuova opera d’arte quello situazionista, pur valendosi di suddette opere, conduce ad una negazione dell’arte, soprattutto per la connotazione di comunicazione immediata che contiene. Si tratta di decontestualizzare la provenienza e di inserirla in un nuovo insieme di significati che le attribuisca un nuovo valore. Ad es. Debord apre La società dello spettacolo con un détournament dell’incipit del Capitale di Marx: “Tutta la vita delle società moderne in cui predominano le condizioni attuali di produzione si presenta come un’immensa accumulazione di merci “.

Terrorismo.



Bibliografia

Mario Perniola, I situazionisti, CASTELVECCHI, 1998

Anselm Jappe, Guy Debord, MANIFESTOLIBRI, 1999

AAVV, Situazionismo. Materiali per un’economia politica dell’immaginario, MASSARI EDITORE, 1998


Webliografia

http://biografie.leonardo.it/biografia.htm?BioID=753&biografia=Guy+Debord

http://www.nothingness.org/SI/debord.html

http://www.giornalediconfine.net/anno_2/n_3/18.htm

http://it.wikipedia.org/wiki/Guy-Ernest_Debord