Debord Guy

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Guy Debord

Personaggio

Guy Ernest Debord, scrittore, filosofo e cineasta.

Biografia

Nasce a Parigi nel 1931.
A 19 anni, Guy Debord inizia l’attività letteraria all’interno degli ultimi movimenti dell’Avanguardia del secolo scorso. Aderisce infatti al Lettrismo, il movimento di Isou Isidore.
Nel giugno 1952, con altri tre lettristi, fonda l’Internazionale lettrista (I.L.), rompendo col movimento di Isou nel novembre dello stesso anno, poco prima della pubblicazione del primo numero della rivista Internationale lettriste, che diventerà in seguito Potlatch. Bollettino dell'Internazionale lettrista dopo la fuoriuscita di uno dei suoi membri nel 1954.

Nel 1952, Debord gira la sua prima pellicola: Hurlements en faveur de Sade (Urla in favore di Sade), opera assolutamente priva di immagini e affidata alle voci di Gil J Wolman, Serge Berna, Barbara Rosenthal, Jean-Isidore Isou, oltre che a quella dello stesso Debord.
Ma Debord diventa soprattutto il principale animatore di un movimento che si definisce rivoluzionario: l’Internazionale situazionista (I.S.), che raccoglierà, dal 1957 al 1972, alcune decine di intellettuali dell'Europa, dell’America e dell'Africa del Nord, fra cui artisti fuoriusciti dal movimento Cobra, che si attestano su una critica totale del mondo esistente (sistema politico, urbanistico, consumistico) per invertire l'ordine stabilito. La parola e la pratica dei situazionisti (e in particolare di Debord), segneranno e influenzeranno fortemente il movimento del maggio 1968. Il testo più celebre di Guy Debord è La societe' du spectacle (La società dello spettacolo) (edito nel lontano 1967), diventato un vero e proprio libro di culto, profetico anticipatore della situazione contemporanea con trent'anni di anticipo.

Nel 1958 esce il primo numero della rivista dell’Internazionale situazionista, diretto da Debord, e l’anno successivo, il libro Memorie scritto in collaborazione con il pittore Jorn Asger.

Altri suoi film sono:

  • Sur le passage de quelques personnages à travers une assez courte unité de temps, 1959 ;
  • Critique de la séparation, 1961 ;
  • Société du spectacle, 1973 ;
  • Réfutation de tous les jugements, 1975.
  • In girum imus nocte et consumimur igni, 1978, che ha avuto scarsissima circolazione.

Nel film Debord raggiunge il sogno di un inesauribile détournement, dovuto al rimando continuo tra parola e immagine: la colonna fonetica del testo e quella puramente visiva. Questo aspetto formale nuovo e austero non incontrò il favore della critica coeva, così come non accadde per lo stilema di ricorrere all’uso della prima persona, in continua autoreferenzialità. Ma Debord voleva proprio questo accerchiamento del senso della propria esistenza, indurre cioè lo spettatore a seguirlo sulla via della lotta all’alienazione, indotta da una società spettacolare che lavora contro la vita.

A seguito dei fallimenti dei suoi film, Debord ne pubblica i dialoghi sotto il titolo di «Opere cinematografiche complete: 1952 -1978». Secondo la sua stessa volontà, alle sue pellicole è vietata la diffusione.
Debord scrive il volumetto: Contro il cinema (1968).

Nel 1984, in occasione dell'assassinio del suo amico, mecenate ed editore Gerard Lebovici, Debord redigerà le sue ragioni sull'affaire Lebovici in Considerazioni sull'assassinio di G. Lebovici (1985).

Quest'uomo discreto, schivo, isolato - rifiutava le interviste ed è stato poco fotografato -, si svela nei suoi libri autobiografici, Panégyrique (1989) e Questa cattiva reputazione (1993), dove dà qualche scorcio sul suo modo di intendere e interpretare la vita.

Gli aspetti più invisibili dell'opera di Debord sono stati, fino ad oggi, quelli strettamente cinematografici. Debord infatti ha realizzato fra il 1952 e il 1978 tre lungometraggi e tre cortometraggi, invisibili da decenni per esplicita volontà dell'autore ma recentemente riproposti integralmente, in accordo con gli eredi, alla Mostra del Cinema di qualche anno fa (in copie nuove appositamente ristampate). Questo evento, atteso da anni, ha permesso di verificare quanto, nel suo aggrovigliato e complesso rapporto con il cinema, oggetto di avversione ma anche di profondo amore, Debord abbia costituito un'opera rara e misteriosa, un testo filmico-filosofico di straordinaria malinconia e compattezza, dove la riflessione durissima sullo spettacolo e la sfida a esso si compiono all'interno dello stesso linguaggio cinematografico.

Guy Debord è morto suicida a Bellevue-la-Montagne, Haute Loire, il 30 novembre 1994.

L’edizione italiana delle Oeuvres cinématographiques complètes, uscita in Francia presso Gallimard lo stesso anno della scomparsa del filosofo e arricchita da un’introduzione di Ghezzi, comprende le sceneggiature ma anche scritti sparsi (note ai film, contratti, articoli critici pubblicati in origine su Internationale Situationniste tra gli anni Cinquanta e Sessanta) e diventa pregevole in quanto arricchita dai fotogrammi delle pellicole di riferimento. Molte pagine, molte illuminazioni nette, disturbanti, tese a risvegliare lo spettatore/lettore, a scuoterlo dal quel coma culturale post-Lumière, post-Méliés che oggi ha sostituito in toto l’arte delle immagini in movimento con il meretricio dell’immagine.

Sito web:


Poetica

Spettacolo.
Lo spettacolo non è un insieme di immagini, ma un rapporto sociale fra individui mediato dalle immagini. Esso è la società stessa, per come si presenta. Lo spettacolo è il capitale ad un tale grado di accumulazione da divenire immagine.

Superamento dell’arte.
Per Debord l’arte ha il compito di sottrarre l’esperienza al tempo per renderla eterna. L’arte si contrappone alla vita perché immobilizza e reifica, ostacolando la comunicazione diretta tra gli individui. Non può esistere un’arte situazionista ma un uso situazionista dell’arte.

Psicogeografia.
Studio degli effetti che l’ambiente geografico esercita sul comportamento umano. Strumento di analisi psiocogeografica è la deriva, intesa come attraversamento di vari ambienti, senza meta e con interesse per gli incontri.

Situazione.
Un momento della vita, concretamente e deliberatamente costruito per mezzo dell’organizzazione collettiva di un ambiente unitario e di un gioco di avvenimenti. Lo scopo è la soddisfazione del desiderio, concretamente e senza sublimarsi nell’arte. La realizzazione del desiderio permette di fare chiarezza sugli istinti primitivi e di superarli. L’alienazione dello spettatore a beneficio dell’oggetto contemplato…si esprime così: più egli contempla, meno vive; più accetta di riconoscersi nelle immagini dominanti del bisogno, meno comprende la sua propria esistenza e il suo proprio desiderio.

Détournement.
Ovvero la citazione, la ri-scrittura, la riappropriazione di un testo (semioticamente). Anche l’arte usa il détournement, ma c’è una differenza. Mentre il détournement artistico conduce alla creazione di una nuova opera d’arte quello situazionista, pur valendosi di suddette opere, conduce ad una negazione dell’arte, soprattutto per la connotazione di comunicazione immediata che contiene. Si tratta di decontestualizzare la provenienza e di inserirla in un nuovo insieme di significati che le attribuisca un nuovo valore. Ad es. Debord apre La società dello spettacolo con un détournament dell’incipit del Capitale di Marx: "Tutta la vita delle società moderne in cui predominano le condizioni attuali di produzione si presenta come un’immensa accumulazione di merci".

Terrorismo.
La democrazia spettacolare non intende essere giudicata in base ai propri meriti ma in base ai propri nemici. La storia del terrorismo è scritta dallo stato. Quindi è educativa. La democrazia, in quanto spettacolare integrato, ha bisogno del terrorismo, dando luogo così ad una perfezione fragile, che deve essere preservata, garantendo l’immutabilità delle scelte governative.

Opere

Filmografia:

  • 1952, Hurlements en faveur de Sade (Urla in favore di Sade).
  • 1959, Sur le passage de quelques personnages à travers une assez courte unité de temps
  • 1961, Critique de la séparation
  • 1973, Société du spectacle
  • 1975, Réfutation de tous les jugements

Testi

riviste:

Bibliografia

  • Perniola Mario, 1998, I situazionisti, CASTELVECCHI.
  • Jappe Anselm, 1999, Guy Debord, MANIFESTOLIBRI.
  • 1998, Situazionismo. Materiali per un’economia politica dell’immaginario, MASSARI EDITORE.

Webliografia