Dietz Steve: differenze tra le versioni

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'''Dietz Steve'''  
 
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Figura chiave nell’ambito della new media art. Studioso, critico e curatore, è stato un pioniere nella promozione dell’arte telematica, sostenendola economicamente e portandola nei musei; a cominciare dalla Gallery 9, sezione digitale del Walker Art Center di Minneapolis.
 
Figura chiave nell’ambito della new media art. Studioso, critico e curatore, è stato un pioniere nella promozione dell’arte telematica, sostenendola economicamente e portandola nei musei; a cominciare dalla Gallery 9, sezione digitale del Walker Art Center di Minneapolis.
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== Biografia ==
 
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Dietz ha organizzato e curato più di una dozzina di esposizioni sui Nuovi Media, comprese alcune delle prime esposizoni online: «Beyond Interface: net art and Art on the Net» (1998); «Shock of the View: Artists, Audiences, and Museums in the Digital Age» (1999); «Digital Documentary: The Need to Know and the Urge to Show» (1999); «Cybermuseology for the Museo de Monterrey» (1999); «Art Entertainment Network» (2000); «Outsourcing Control? The Audience As Artist for the Open Source Lounge at Medi@terra» (2000); l’esposizione itinerante «Telematic Connections: The Virtual Embrace» (2001–2002) per l’Independent Curators International; «Open_Source_Art_Hack» (2002), con Jenny Marketou, al New Museum, New York City; «State of the Art: Maps, Games, Stories, and Algorithms from Minnesota at the Carleton Art Gallery» (2003); «Translocations» (2003), facente parte dell’esposizione «How Latitudes Become Forms» al Walker Art Center; «Database Imaginary» (2004) con Anthony Kiendl e Sarah Cook alla Walter Phillips Gallery, Banff Centre; infine «Making Things Public» (2005), con Peter Weibel e Bruno Latour, ZKM, Karlsruhe, Germany all'interno di questa iniziativa è stato affidato a Dietz uno specifico progetto web, "Fair Assembly", che consiste in un open database in cui si cerca di riprodurre il meccanismo assembleare di discussione e decisione attraverso la rappresentazione della molteplicità, ossia implementando una piattaforma partecipativa in cui chiunque può proporre un progetto web o software che abbia a che fare con i temi della mostra, facendone successivamente parte.  
 
Dietz ha organizzato e curato più di una dozzina di esposizioni sui Nuovi Media, comprese alcune delle prime esposizoni online: «Beyond Interface: net art and Art on the Net» (1998); «Shock of the View: Artists, Audiences, and Museums in the Digital Age» (1999); «Digital Documentary: The Need to Know and the Urge to Show» (1999); «Cybermuseology for the Museo de Monterrey» (1999); «Art Entertainment Network» (2000); «Outsourcing Control? The Audience As Artist for the Open Source Lounge at Medi@terra» (2000); l’esposizione itinerante «Telematic Connections: The Virtual Embrace» (2001–2002) per l’Independent Curators International; «Open_Source_Art_Hack» (2002), con Jenny Marketou, al New Museum, New York City; «State of the Art: Maps, Games, Stories, and Algorithms from Minnesota at the Carleton Art Gallery» (2003); «Translocations» (2003), facente parte dell’esposizione «How Latitudes Become Forms» al Walker Art Center; «Database Imaginary» (2004) con Anthony Kiendl e Sarah Cook alla Walter Phillips Gallery, Banff Centre; infine «Making Things Public» (2005), con Peter Weibel e Bruno Latour, ZKM, Karlsruhe, Germany all'interno di questa iniziativa è stato affidato a Dietz uno specifico progetto web, "Fair Assembly", che consiste in un open database in cui si cerca di riprodurre il meccanismo assembleare di discussione e decisione attraverso la rappresentazione della molteplicità, ossia implementando una piattaforma partecipativa in cui chiunque può proporre un progetto web o software che abbia a che fare con i temi della mostra, facendone successivamente parte.  
 
  
  
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http://www.yproductions.com/index.shtml
 
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Gli artigiani della interface culture & sono divenuti una nuova fusione tra artista e ingegnere - interfacer, cyberpunk, web-master che si incaricano del compito epico di rappresentare le nostre macchine digitali, dando un senso all'informazione nella sua forma grezza.
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Dietz cerca nuovi suggerimenti curatoriali negli artisti, ai quali commissiona lavori che riflettono su tematiche come quella del rapporto parassitario e dell’archiviazione, e che sfruttano i materiali digitalizzati del museo; questa attenzione alle sperimentazioni curatoriali tentate da artisti e organizzazioni non istituzionali non deve peraltro far dimenticare una delle funzioni principali del museo, che è quella di offrire alle opere un contesto e un apparato informativo che ne faciliti la comprensione. E’ importante sottolineare che a questo proposito Dietz propende per una informazione non eccessiva e per lo più diretta, basata essenzialmente su interventi dell’artista o interviste allo stesso.
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Revisione 18:56, 11 Gen 2006

Dietz Steve


Dietz Steve Figura chiave nell’ambito della new media art. Studioso, critico e curatore, è stato un pioniere nella promozione dell’arte telematica, sostenendola economicamente e portandola nei musei; a cominciare dalla Gallery 9, sezione digitale del Walker Art Center di Minneapolis.


Biografia

Dietz ha organizzato e curato più di una dozzina di esposizioni sui Nuovi Media, comprese alcune delle prime esposizoni online: «Beyond Interface: net art and Art on the Net» (1998); «Shock of the View: Artists, Audiences, and Museums in the Digital Age» (1999); «Digital Documentary: The Need to Know and the Urge to Show» (1999); «Cybermuseology for the Museo de Monterrey» (1999); «Art Entertainment Network» (2000); «Outsourcing Control? The Audience As Artist for the Open Source Lounge at Medi@terra» (2000); l’esposizione itinerante «Telematic Connections: The Virtual Embrace» (2001–2002) per l’Independent Curators International; «Open_Source_Art_Hack» (2002), con Jenny Marketou, al New Museum, New York City; «State of the Art: Maps, Games, Stories, and Algorithms from Minnesota at the Carleton Art Gallery» (2003); «Translocations» (2003), facente parte dell’esposizione «How Latitudes Become Forms» al Walker Art Center; «Database Imaginary» (2004) con Anthony Kiendl e Sarah Cook alla Walter Phillips Gallery, Banff Centre; infine «Making Things Public» (2005), con Peter Weibel e Bruno Latour, ZKM, Karlsruhe, Germany all'interno di questa iniziativa è stato affidato a Dietz uno specifico progetto web, "Fair Assembly", che consiste in un open database in cui si cerca di riprodurre il meccanismo assembleare di discussione e decisione attraverso la rappresentazione della molteplicità, ossia implementando una piattaforma partecipativa in cui chiunque può proporre un progetto web o software che abbia a che fare con i temi della mostra, facendone successivamente parte.


Opere

Musei

Bibliografia

Dietz ha scritto e parlato molto sui Nuovi Media, i suoi articoli e le sue interviste sono apparsi in Parkett, Artforum, Flash Art, Design Quarterly, Spectra, Salmagundi, Afterimage, Art in America, Museum News, BlackFlash, Public Art Review, Else/Where and Intelligent Agent; in cataloghi di esposizioni per il Walker Art Center, Centro Parago, Site Santa Fe, San Francisco Art Institute, and aceart; and in publications from MIT Press, University of California Press, and Princeton University Press. Precedentemente al Walker Art Center, Dietz è stato fondatore e responsabile delle pubblicazioni e delle iniziative sui New Media al Smithsonian American Art Museum ed editore del giornale di studi sull’arte, American Art.

Tra i suoi scritti, molti dei quali online, ricordiamo:

-“[
-“ Curating (on) the Web" (1998),
-“ Beyond interface (oltre l'interfaccia) - net art e Arte nella Rete I e II" (1998),
-"Telling Stories: Procedural Authorship and Extracting Meaning from Museum Databases" (1999),
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-" Signal or noise" (2000),
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Sito web

http://www.yproductions.com/index.shtml


Poetica

Gli artigiani della interface culture & sono divenuti una nuova fusione tra artista e ingegnere - interfacer, cyberpunk, web-master che si incaricano del compito epico di rappresentare le nostre macchine digitali, dando un senso all'informazione nella sua forma grezza.

Dietz cerca nuovi suggerimenti curatoriali negli artisti, ai quali commissiona lavori che riflettono su tematiche come quella del rapporto parassitario e dell’archiviazione, e che sfruttano i materiali digitalizzati del museo; questa attenzione alle sperimentazioni curatoriali tentate da artisti e organizzazioni non istituzionali non deve peraltro far dimenticare una delle funzioni principali del museo, che è quella di offrire alle opere un contesto e un apparato informativo che ne faciliti la comprensione. E’ importante sottolineare che a questo proposito Dietz propende per una informazione non eccessiva e per lo più diretta, basata essenzialmente su interventi dell’artista o interviste allo stesso.


Webliografia

http://www.medienkunstnetz.de/artist/dietz/biography/

http://www.walkerart.org/index.wac

http://www.archimuse.com/mw98/online/dietz_online.html

http://gallery9.walkerart.org/

http://isea2006.sjsu.edu/contact.html

http://www.banffcentre.ca/wpg/

http://www.artsconnected.org/

http://www.mnartists.org/

http://www.cimi.org/

http://www.oit.umd.edu/as/MESL/

http://www.mcn.edu/

http://makingthingspublic.zkm.de/fairassembly/

http://www.newitalianblood.com/showt.pl?id=787

http://erewhon.ticonuno.it/arch/2000/rete/gallery/gallery.htm

http://www.noemalab.org/sections/ideas/ideas_articles/quaranta_musei_netart_3.html