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Il '''Design''' implica la costruzione di un’idea che porta alla realizzazione di progetti la cui finalità è data dall'aspetto funzionale ed estetico. Di fondamentale importanza è il controllo del processo di generazione che include l'analisi delle varie necessità che si dovranno interpretare e superare (ergonomia, costi di produzione, logistica di assemblaggio e stoccaggio, condizioni di utilizzo e funzione), la scelta della tecnologia utilizzata (tecniche di lavorazione, proprietà dei materiali) e infine il linguaggio adottato (metafore, simbologie, scuole di pensiero).
 
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Design
 
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Revisione 11:14, 20 Dic 2014

Il Design implica la costruzione di un’idea che porta alla realizzazione di progetti la cui finalità è data dall'aspetto funzionale ed estetico. Di fondamentale importanza è il controllo del processo di generazione che include l'analisi delle varie necessità che si dovranno interpretare e superare (ergonomia, costi di produzione, logistica di assemblaggio e stoccaggio, condizioni di utilizzo e funzione), la scelta della tecnologia utilizzata (tecniche di lavorazione, proprietà dei materiali) e infine il linguaggio adottato (metafore, simbologie, scuole di pensiero).

Argomento:

Design

Descrizione:

Il Design è quell'attività di progettazione che conferisce ad oggetti di produzione industriale un valore estetico. Questo metodo progettuale conferisce ai prodotti la competitività sul mercato non solo per l'aspetto funzionale. La storia del design coincide con la storia della cultura umana perchè è una disciplina che attraversa diversi settori, da quello industriale a quello religioso, a quello mistico e funzionale. Nel design prevalgono i simboli, i codici e gli stili di vita dell'uomo per organizzare la società e rendere la vita più pratica. Gli oggetti si liberano di inutili decorazioni arrivando a definire il bello minimale, una condizione primitiva. Ma la definizione è parziale perchè in una società in cui dominano i segni e in cui è fondamentale l'immagine, la spettacolarizzazione è l'aspetto che detta le regole. Il design implica anche la conoscenza delle pratiche quotidiane minori, gli oggetti sono il riassunto della funzionalità, della tecnologia e dei simboli e la città è letteralmente il teatro in cui vengono messi in scena questi oggetti. Essi tengono anche traccia della linea evolutiva dell'uomo e semplicemente cambiano forma, materiale e tecnologia con l'andare del tempo.

Le origini dell'ottimizzazione funzionale si possono trovare andando a ritroso nel tempo fino ad arrivare a Vitruvio artista e ingegnere che elabora il primo manuale di regole per progettare, il "De Architectura" composto da dieci volumi. Nel primo capitolo vi si può leggere il primo accenno alla definizione di design " In tutte queste cose che si hanno da fare devesi avere per scopo la solidità, l'utilità, e la bellezza. "[1] Vitruvio in qualche modo inizia a gettare le basi del funzionalismo che in seguito si ritroverà nel design del XX secolo.

Dopo la rivoluzione industriale e la conseguente divisione delle mansioni si va andata a delineare sempre più la specializzazione e la figura professionale del designer. Il designer è quella figura esperta che lavora in parallelo tra il mondo della scienza e i suoi principi rigidi e tra il mondo dell'arte. Nell'800 l'arredamento d'interni è caratterizzato dallo stile Biedermeier dove la praticità e la comodità sono le linee fondamentali. Si ottiene una sorta di linearismo dove spariscono le ricche applicazioni e dove la stilizzazione rende bene il desiderio di tornare alla semplicità. In seguito i mobili diventano ergonomici adattabili agli ambienti perchè gli spazi nelle case dei borghesi e dei lavoratori sono ridotti rispetto a quelli delle case aristocratiche.

Dal 1849 al 1852 Henry Cole, teorico del design industriale, crea la pubblicazione "Journal of Design" dove dichiara che gli oggetti sono determinati dalla loro funzione e che gli elementi decorativi restano in secondo piano rispetto ad essa. Cole propone anche di organizzare un'esposizione mondiale a Londra dove tutte le nazioni possano esporre i loro oggetti. L'incarico di allestire i padiglioni espositivi del 1851 viene assegnato a Joseph Paxton. L'architetto e botanico progetta il Chrystal Palace costruito in quattro mesi e mezzo che viene riconosciuto come prototipo del metodo di produzione industriale. Le prime esposizioni universali si tengono poi a Vienna, a Filadelfia, a Parigi e tutte diventano il palcoscenico dello sviluppo della tecnica e della cultura di quel tempo.

Poco dopo, intorno alla fine dell'800, grazie ai movimenti artistici l'arte primitiva viene riscoperta. Gli artisti iniziano ad avere interesse sulla psiche e sul linguaggio umano. Malevic con il quadrato nero su fondo bianco ricerca un linguaggio essenziale e quindi primordiale mentre Picasso nelle opere cubiste ricerca la geometria pura, la semplicità avendo come riferimento l'arte nera. In quel periodo prende forma il design con lo stesso intento di tornare alla semplicità e al prodotto dell'industria. L'artista diventa in qualche modo sciamano e il suo spirito viene alimentato da nuove energie creative. Agli inizi del 900 nel mondo dell'arte compare il "ready made", un oggetto riconoscibile all'interno della società dei consumi a cui viene attribuito un nuovo ruolo, quello di opera d'arte. I movimenti che portano avanti questa tendenza sono il cubismo e il dadaismo ma molti designer come Munari, Castiglioni, Mari e Archipov prendono spunto da oggetti anonimi per mettere in atto logiche stravaganti.

Il designer ha il difficile coompito di migliorare la vita intervenendo sull'ambiente fisico, sulla salute, sulla sicurezza ma anche sugli spazi urbani, sull'architettura sia nel pubblico che nel privato. Una fase importante per lo sviluppo del design ha inizio nel 1919 con Walter Gropius alla guida del Bauhaus di Weimar, scuola di architettura, arte e design della Germania. La scuola diventa presto un punto di riferimento innovativo per quello che riguarda la progettazione di oggetti e di strutture architettoniche. La novità dell'insegnamento consiste nell'incoraggiare gli studenti a riflettere sui bisogni del mondo moderno senza studiare l'arte del passato. Questo nuovo approccio mentale rende i laboratori della Bauhaus al primo posto nell'avanguardia progettuale europea.

Nello scenario italiano Bruno Munari è una delle figure più importanti la cui attività artistica spazia dalla pittura alla grafica al design e alle opere polimateriche. "Complicare è facile, semplificare è difficile. Per complicare basta aggiungere, tutto quello che si vuole: colori, forme, azioni, decorazioni, personaggi, ambienti pieni di cose. Tutti sono capaci di complicare. Pochi sono capaci di semplificare. (...) La semplificazione è il segno dell'intelligenza, un antico detto cinese dice: quello che non si può dire in poche parole non si può dirlo neanche in molte."[2] Il design secondo Munari è il campo di investigazione totale dove l'aspetto fondamentale non consiste nel prodotto realizzato ma nel processo creativo che lo determina.

Enzo Mari, altro esponente di spicco nel campo del design e della progettazione, come Munari trova il riferimento da cui prendere ispirazione nel bambino, perchè rappresenta la condizione in cui la razionalità è sostituita dalla semplicità. I suoi studi personali affrontano i temi della percezione e l'aspetto sociale del design considerando l'utente finale non più un consumatore passivo ma attivo nella fruizione dell'oggetto di design.

Sempre per quello che riguarda il design italiano nel 1972 viene organizzata "Italy - The New Domestic Landscape" al Museum of Modern Art di New York. La mostra tra le esposizioni del "bel design" pone l'attenzione sulle correnti di opposizione e rottura con le convenzioni accademiche che il quel periodo danno vita al movimento di architettura radicale con rappresentanti come Superstudio, Archizoom, Gianni Pettena e molti altri.

Negli ultimi anni poi si va affermando sempre più la tendenza di mettere al primo posto la questione dello 'spreco di risorse e dell'inquinamento per cui chi si occupa di design pone particolare attenzione nel limitare in fase di progettazione inutili accessi di consumismo evitando le cose superflue. Per questo c'è una particolare attenzione al riciclaggio e al conseguente recupero del non biodegradabile arrivando a produrre oggetti ecocompatibili e dallo sviluppo sostenibile. Il prodotto diventa biodegradabile, semplice da montare visto le componenti ridotte e ha fra i suoi obiettivi il risparmio di energia. Il futuro pone la disciplina del design di fronte ad esigenze nuove visto che resta profondamente legata all'innovazione tecnologica e come sostiene Donald A. Norman psicologo e ingegnere, "ci aspettano tempi confusi ed eccitanti, pericolosi e divertenti, tempi di interazioni coinvolgenti a livello viscerale, appaganti a livello comportamentale, stimolanti a livello riflessivo. O, magari, no. Dipenderà tutto da come progetteremo gli oggetti del futuro."[3]

Bibliografia:

  • Design. Storia, teoria e pratica del design del prodotto, di Bernhard E. Burdek, Gangemi editore, 2008
  • Il design del futuro di Donald A. Norman, Apogeo editore, 2008

Webliografia:

Note:

  1. http://la.wikisource.org/wiki/De_architectura/Liber_I
  2. http://www.oblique.it/manifesto_munari.html
  3. Il design del futuro, Donald A. Norman, Apogeo editore, 2008