Discussione:Estetica della rete: differenze tra le versioni

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* Networking, La rete come arte, Tatiana Bazzichelli, costlan editori, Milano, 2006
 
* Networking, La rete come arte, Tatiana Bazzichelli, costlan editori, Milano, 2006
 
* Artificial Hells, Participatory Art and the Politics of Spectatorship, Claire Bishop, Verso, New York, 2012
 
* Artificial Hells, Participatory Art and the Politics of Spectatorship, Claire Bishop, Verso, New York, 2012
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* Spatial Practices, Funzione pubblica e politica dell'arte nella società delle reti, Cecilia Guida, Franco Angeli Editore, 2012
  
 
==Webliografia:==
 
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Revisione 19:08, 26 Dic 2014

Estetica della rete, caratteristica delle forme di partecipazione determinate dalla formazione di relazioni al fine di creare attività artistiche in un ambiente di condivisione.

Argomento:

Estetica della rete

Descrizione:

"Il networking è un'arte", sostiene Tatiana Bazzichelli nel suo libro dedicato all'analisi delle relazioni aperte e in divenire. Difficile usare il termine "arte" per definire quelle attività artistiche che si manifestano grazie al networking. Queste pratiche non si esplicano attraverso l'utilizzo di un solo medium ma operano trasversalmente attraverso diversi mezzi di comunicazione. " La rete come arte, dunque, liberandosi dalle pregiudiziali del passato e riappropriandosi di un termine che, nella sua vastità concettuale, permette di abbracciare pratiche diverse, senza costringerle in forme rigide, lasciandole libere di trasformarsi attraverso l’intreccio di legami sempre nuovi. Un’arte fuori dalle righe, che comprende [...] molteplici ambiti d’azione."[1]

L'arte della rete è quindi quella pratica artistica che crea delle reti di relazione, di condivisione e di partecipazione con persone che comunicano e creano in maniera artistica e "orizzontale". L'artista e lo spettatore vengano collocati sullo stesso piano perdendo il significato originario. Sempre l'artista diventa un operatore di rete che basa le sue opere sulle relazioni e sui processi in divenire fra individui. Individui che a loro volta danno vita a prodotti creativi in un ambiente di condivisione.

Le opere di networking dagli anni ottanta in poi hanno determinato un uso creativo delle nuove tecnologie ma già dalle avanguardie del 900 l'oggetto artistico si è contaminato con la vita quotidiana, con le Neoavanguardie il pubblico partecipa direttamente alla creazione dell'opera e con la corrente Fluxus si elimina completamente la gerarchia tra artista e spettatore. La sperimentazione dell'arte inizia a manifestarsi al di fuori delle gallerie e dei musei spostandosi nella realtà quotidiana. Negli anni '70 si hanno i graffitisti e il movimento punk per poi arrivare ai circuiti telematici antagonisti e ai network di attivisti e artisti che utilizzano in maniera autonoma i media nelle proprie azioni autogestendosi e autoproducendosi.

Inizia l'analisi e critica della cultura della rete e negli anni novanta si ha la massima formazione ed espressione di una net culture italiana. In Italia il networking artistico si lega direttamente alle pratiche hacker, 0100101110101101.ORG, Jaromil e gli [epidemiC], ne sono un esempio. Tra gli anni novanta e duemila lo sviluppo di progetti collettivi grazie alla diffusione di strumenti tecnologici a basso costo afferma sempre di più la cultura del networking e nascono di conseguenza Indymedia Italia, il network delle Telestreet, il collettivo New Global Vision e il server libero di Autistici/Inventati. Il tutto si rafforza in seguito alla violenza e repressione che si manifesta a Genova nel 2001 durante il vertice G8.

Ma la questione complessa è dare un valore estetico a queste forme d'arte socialmente impegnate. Le opere spesso non sono conformi ai canoni consueti dell'attraente e del bello, anzi in genere la documentazione fotografica di tali processi artistici trasmette molto poco per la comprensione del significato oggettivo. I sostenitori dell'arte socialmente collaborativa individuano in alcuni casi un'estetica manifesta e in altri ambiti invece si trovano di fronte a operazioni incontrollate più difficili da comprendere e da catalogare come pratiche artistiche. Come sostiene Rancière i cambiamenti dell'arte sono determinati dai cambiamenti politici e quindi la questione dell'estetica si deve soffermare sullo studio di queste variazioni che intercorrono tra le forme di rivoluzione politica e le forme di esperienza suscitate dalle arti. Ne consegue un'idea di arte vista come un'esperienza autonoma e che non si manifesta attraverso un solo specifico medium.

Di conseguenza l'estetica della rete la si può individuare in diverse forme di partecipazione. Come sostiene il filosofo Yves Michaud "dove prima c'erano le opere, ora restano solo esperienze"[2] Questo non vuol dire che le opere d'arte scompaiono ma piuttosto che l'estetica si diffonde ovunque come se fosse uno stato "gassoso", una nuvola di vapore che cosparge interamente la nostra realtà.

Ma non tutto ciò che si può unire sotto la definizione di partecipazione ha un valore estetico. Al giorno d'oggi infatti la partecipazione ha subito una sorta di svalutazione entrando a far parte del mondo televisivo dei reality show e del mondo dei social network. Tutte queste manifestazioni sono ben lontane dall'essere considerate operazioni artistiche perchè prive appunto di una connotazione culturale che resta fermamente alla base di un attributo estetico.

Bibliografia:

  • Networking, La rete come arte, Tatiana Bazzichelli, costlan editori, Milano, 2006
  • Artificial Hells, Participatory Art and the Politics of Spectatorship, Claire Bishop, Verso, New York, 2012
  • Spatial Practices, Funzione pubblica e politica dell'arte nella società delle reti, Cecilia Guida, Franco Angeli Editore, 2012

Webliografia:

Note:

  1. Networking, La rete come arte, Tatiana Bazzichelli, costlan editori, Milano, 2006
  2. Spatial Practices, Funzione pubblica e politica dell'arte nella società delle reti, Cecilia Guida, Franco Angeli Editore, 2012