Discussione:Wilson Robert

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Versione del 27 Feb 2015 alle 23:14 di Cristina (Discussione | contributi) (Biografia:)

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Wilson Robert è regista, autore teatrale e artista visivo americano, tra i protagonisti più significativi del teatro contemporaneo, è considerato il padre del cosiddetto “Teatro Immagine”.

Bob Wilson

Cognome Nome / Pseudonimo / Denominazione:

Wilson Bob (Robert)

Biografia:

Robert Wilson nasce a Waco in Texas nel 1941 da padre avvocato. Nel 1959 si diploma alla High School e prosegue gli studi in economia aziendale ad Austin che poi abbandonerà un anno prima della laurea. Importante per la sua formazione nelle arti figurative è l'esperienza passata insieme a bambini disabili e la frequentazione di teatri per l'infanzia. Nel 1963 parte per New York e si iscrive ad architettura e progettazione d'interni al Pratt Institute di Brooklyn, dove può accedere anche ai corsi di pittura e design, conseguendo in seguito il Bachelor of Fine Arts.

Ma la svolta determinante per la sua carriera avviene assistendo agli spettacoli di Martha Graham, Merce Cunningham e Alwin Nikolais, fautori della Modern Dance americana. Colpito dalla Graham decide di scriverle per ringraziarla e lei lo invita ad assistere alle sue prove. Invece con Nikolais inizia subito un rapporto di collaborazione, mentre nel 1964 disegnerà per Murray Louis, assistente di Nikolais, due coreografie per gli spettacoli Junk Dances e Landscape.

Gli anni successivi lo vedranno impegnato in una intensa sperimentazione teatrale, cinematografica e performativa, su progetti condivisi con artisti diversi. Nel 1965 ad esempio collabora con la comunità dell'architetto Paolo Soleri, intento a progettare la città di Arcosanti a Scottsdale in Arizona, recuperando le forme simboliche e i miti arcaici indiani e nordamericani.

Negli anni newyorkesi Wilson prende in affitto l'ex Open Theatre in Spreeng street; “il loft diventa ben presto un luogo d'incontro per artisti ma anche per studenti, pensionati, artigiani, disabili, casalinghe...” qui nel 1968 Wilson fonda la sua compagnia “Byrd Hoffman School of Byrds”. L'attività di ricerca e i workshops svolti in contesti non convenzionali, extra-teatrali e urbani, prendono spunto dal fertile clima culturale newyorkese, dando vita anche a performance compiute come "Baby Blood" del 1967 e l'anno successivo ad "Alley Cats", "Theatre Activity 1 e 2" e "ByrdwoMAN".

Nel 1969 mette in scena "The King of Spain" il suo primo spettacolo in teatro: nel "...fatiscente Anderson Theatre... Con le sue tre sorprendenti e contraddittorie ambientazioni (una spiaggia, un salotto vittoriano e una caverna), in cui non accade sostanzialmente nulla, e con il collage ricchissimo di oggetti, persone, luci e forme apparentemente casuali rimanda a un gioco neo-dadaista che colpisce e ammalia riscuotendo un inatteso successo."[1]

Inizia a confrontarsi con gli spazi bidimensionali del palcoscenico e elabora lo stile che lo renderà inconfondibile: la centralità del corpo attraverso la gestualità e il coinvolgimento diretto dello spettatore. La composizione a cui arriva Wilson è di un eccezionale impatto visivo. Questo porterà lo spettacolo ad avere un successo inaspettato.[1]

Intorno alla fine degli anni '70 realizza “Un'opera del silenzio” all'Università dello Iowa Deafman Glance dove una partitura musicale scorre di fronte agli occhi di un sordomuto. Nel 1971 esplode il riconoscimento in Europa che lo porta ad essere considerato un regista di culto.[1]

Nel 1972 Wilson con la sua The Byrd Hoffman School of Byrds, realizza la performance "KA MOUNTAIN AND GUARDenia TERRACE: a story about a family and some people changing" in Haft Tan Mountain, Shiraz, Iran “l'opera è preceduta da un'Ouverture già in parte montata a New York e poi rimontata e ampliata per il Festival d'Automne a Parigi: 24 ore ininterrotte di spettacolo in cui hanno spazio anche pièce autonome di alcuni 'Byrds'; la più intensa è la liberatoria mise en espace della crisi depressiva di Cindy Lubar, collaboratrice storica del gruppo.”' [1]

“I was interested in observing life as it is and how that was special. Someone baking bread or making a salad or simply sipping tea is what I found interesting...I had an idea to do a play that would be performed continuously for seven days, a kind of frame or window to the world where ordinary and extraordinary events could be seen together.  One could see the work at 8am, 3pm or midnight and the play would always be there, a 24-hour clock composed of natural time interrupted with supernatural time…I could not possibly write and direct a play that was seven days long so I created a big mega-structure that I divided into hours, with 24 segments a day.  I worked with an international core group of over 100 people and in the end we had over 700 people participating including local students, people I met in the bazaar in Shiraz, people who lived in the foothills who did not know man had been to the moon and had never been to Shiraz…I divided the play into seven themes over a week.  Day one took place on hill one, day two on hill two, so by the seventh day there were activities on all seven hills.  The participants were divided into groups and each group had a time slot and these would repeat and run throughout the week…I often think of this work as a cross section of people with very different political, religious, social, cultural background working together for an event that would happen only once, like a shooting star.  We were like a large family, evolving.”[2]

Nel 1974 al Festival di Spoleto Wilson presenta "A letter of Queen Victoria", in cui manifesta una grande propensione alla musica e al suono, intesi come strumenti per scandire il tempo dell'azione scenica.

Nel 1976 partecipa al Festival di Avignone con "Einstein on the Beach", definita da Philip Glass “opera lirica in quattro atti per ensemble, coro e solisti scritta e musicata dallo stesso Glass e con le coreografie di Andrew Degroat. L'idea inizia a prendere forma intorno agli anni '70 in seguito a una serie di conversazioni tra Wilson e Glass spinti dal desiderio di collaborare fra loro. I due artisti prendono ispirazione dalla figura di Albert Einstein, simbolo della tecnologia, della relatività del tempo e della questione nucleare, infatti proprio al famoso scienziato è dedicato il titolo dell'opera. Per dare forma visiva alle idee, Wilson disegna una serie di storyboard da cui trapelano i giochi di luce e di oscurità caratteristici dello stile del regista. Prendendo spunto da questi disegni poi Philip Glass inizia a comporre le musiche, utilizzandoli come spartiti li pone sopra il pianoforte e compone per ogni sezione una melodia. Al posto di un'orchestra tradizionale vengono utilizzati sintetizzatori, fiati e voci. L'opera consiste in uno dei più grandi capolavori di teatro che segna una rottura con le rappresentazioni sceniche convenzionali. La rappresentazione si sviluppa seguendo una logica non narrativa e si svolge per cinque ore dove lo spettatore è libero di alzarsi, uscire e rientrare. (qui si dovrebbe ampliare raccontando il lavoro di preparazione dell'opera di Glass e Wilson: i disegni, la scrittura e la musica..opera organica e complessa..il successo internazionale di un capolavoro che metteva in scena qualcosa di mai visto e sentito, la struttura e la lunghezza dell'opera, la libera fruizione del pubblico..le tante città europee e New York dopo la prima di Avignone..)

Nel 1977 mette in scena I Was Sitting on My Patio This Guy Appeared I Thought I Was Hallucinating: a Play in Two Acts, Al Cherry Lane Theater, New York, con le musiche di Alan Lloyd, Keith Jarret e Randy Newman. Nel 1979 "Death Destruction & Detroit" allo Schaubühne, Berlino, Germania.

Nel 1982 con lo spettacolo "Die goldenen Fenster" con musiche e voce narrante di David Byrne, la parola acquista materialità sonora. Wilson, ricercando la fusione dei diversi linguaggi dell'arte ma soprattutto aspirando all'ubiquità e alla simultaneità dell'azione scenica, aveva previsto di dare lo spettacolo in contemporanea in luoghi diversi, con il coinvolgimento di moltissimi attori e spettatori, senonchè il progetto fallì e l'opera si rappresentò solo a Monaco.

Nel 1984 Wilson coglie l'occasione di una importante committenza per realizzare il progetto incompiuto e mette in mostra l'opera totale "CIVIL warS, a Tree is Best Measured When it is Down" ideata per le olimpiadi di Los Angeles, per centinaia di interpreti in sei città diverse, che verranno però ridotte a quattro. Invece in "Edison" del 1979 si consolida l'importanza della luce nell'azione scenica. La parola, oltrechè per la sua funzione drammaturgica, viene valorizzata nella qualità sonora e musicale. Wilson approfondisce la sua ricerca nel teatro musicale, dando vita a produzioni storiche, nel 1990 lo spettacolo "The Black Rider" nato dall'unione di tre grandi artisti sperimentali: Bob Wilson nel ruolo di regista, William Burrough in veste di scrittore e Tom Waits come musicista. La collaborazione prosegue con la messa in scena di "Alice" nel 1992 ma non conseguono il successo precedente. Ancora del 1992 è "Doctor Faustus Lights the Lights", mentre nel 1996 Wilson realizza "Time Rock" con le musiche di Lou Reed.

La grande rilevanza data da Wilson alla musica, lo porta a confrontarsi anche col repertorio operistico: Parsifal di R.Wagner, Amburgo 1991. Il Flauto magico, di Mozart (1991) Madame Butterfly, di G.Puccini (1993) e Lohengrin, di R.Wagner (1998), al Metropolitan Opera di New York. L'Anello del Nibelungo, di R.Wagner, al Théâtre du Châtelet, Parigi, 2005. Opere che saranno riprese in tempi diversi in scena nei più importanti teatri del mondo.

Dal confronto dell'autore con la tragedia nascono spettacoli quali "Medea" nel 1984, "Alcesti" del 1986, "Hamletmachine" sempre del 1986 e "Quartett" del 1987. Inizia una nuova fase dove il regista si accosta al teatro di prosa: Cechov "Il canto del cigno", Ibsen "Quando noi morti ci ridestiamo", Büchner "La morte di Danton"; e sulle orme di Samuel Beckett: “L'ultimo nastro di Krapp”, “Giorni felici” Oppure mette in scena testi narrativi come il romanzo di Virginia Woolf, "Orlando".

Rispetto ai primi spettacoli che prediligevano una comunicazione non (verbale) nel rifiuto del testo teatrale, Wilson attualmente si occupa di opere drammaturgiche seppure, coerentemente alla sua estetica, fuori da qualsiasi intento naturalistico e melodrammatico. In tal senso esemplare è il "Woyzeck" di Georg Büchner, presentato a Copenaghen nel 2000, poi in tournée nel mondo. Le musiche sono composte da Tom Waits in sostituzione della partitura di Alban Berg. Con l'uso di fondali scenici e raffinati dispositivi luministici Wilson crea una scena astratta completamente immersa nel colore. Le proiezioni disegnano figure geometriche distorte per rappresentare una sorta di disorientamento esistenziale dei personaggi. E' evidente in questo lavoro, il riferimento di Wilson alla pittura espressionista del gruppo Die Brücke, per la resa allucinata e aspra del colore/luce di scena, per il trucco esasperato degli attori e per il disegno dei costumi. "Ne deriva uno spettacolo di straordinaria bellezza visiva, dove la storia, lineare nella sua semplicità, è consegnata a una suggestiva partitura di immagini e alla forza trainante della tensione espressiva offerta dal colore e dal suono".[3]

Sito web:

http://www.robertwilson.com/

Poetica:

Lo stile di Robert Wilson prende forma nella sua articolata carriera lavorando come coreografo, pittore, scultore, videoartista e designer di suono e luci.

Robert Wilson è padre fondativo del cosiddetto "Teatro Immagine" che apparso sulla scena alla fine degli anni '60 rompe tutti gli schemi della rappresentazione e inaugura un nuovo periodo di ricerca. Nei primi 35 anni della ricerca artistica di Wilson si delinea un'idea di teatro inteso come 'spettacolo' costruito sull'esasperata ricercatezza delle luci o sull'estrema precisione di ogni gesto. L'autore affronta la contemporaneità frantumandola e presentandola nelle sue mille compresenti sfaccettature. Wilson infatti scompone i contenuti della storia per ricomporli in un nuovo immaginario. I temi toccati da Wilson sono sia individuali legati al rapporto corpo-psiche che universali, riguardanti le grandi vicende umane l'avventura del progresso, la tragedia della guerra. Questi temi vengono ripensati secondo un'estetica che trasforma i grandi interrogativi etici in visioni perfette.

Gli spettacoli di rilievo internazionale sono di alto livello stilistico e freddo rigore formale. Il regista fa uso delle risorse visive e sonore per mettere in mostra un teatro visionario. Con l'andare del tempo Wilson ha portato avanti una sorta di processo di sottrazione che lo ha avvicinato alla Minimal Art e alle suggestioni della cultura giapponese. La luce non ha più la funzione di illuminare il palco o gli attori, ma è usata come strumento dinamico e drammaturgico autonomo, per creare nuove forme e per scolpire lo spazio con criteri pittorici. Il fondale, gli oggetti, gli attori e il palcoscenico sono unità indipendenti, ognuna di esse è investita da cangianti campiture cromatiche stridenti, sempre espressive, simboliche e anti naturalistiche.

Opere:

Continua i suoi studi al Pratt e si dedica sempre ai bambini. Nel 1963 realizza un cortometraggio astratto "Slant" per la WNET-TV e l'estate del 1964 raggiunge Geroge McNeil a Parigi e inizia a studiare pittura.

Nel 1965 realizza alcune performance "Duraglite & Tomorrow" a New York, "Modern Dance" a Waco e "Silent Play" a San Antonio. Sempre lo stesso anno gira il film "The House" che però resta incompiuto e progetta le scene e i costumi di "America Hurrah!" di Jean Claude van Itallie per la compagnia Café La Mama. L'anno successivo si dedica a due spettacoli di danza "Clorox" e "Opus 2" e viene invitato a partecipare all'American Theatre Laboratory da Jerome Robbins.

Performing Arts

  • The King of Spain at the Anderson Theater
  • The Life and Times of Sigmund Freud
  • Deafman Glance
  • KAMOUNTain and GUARDenia Terrace in Shiraz, Iran,(1972)
  • The Life and Times of Joseph Stalin, New York, Europe, and South America (1973)
  • A Letter for Queen Victoria,Europe and New York, (1974-1975)
  • Einstein on the Beach, Festival d’Avignon, New York’s Metropolitan Opera House, three world tours in 1984, 1992 and 2012-2014
  • Death Destruction & Detroit (1979)
  • Death Destruction & Detroit II (1987)
  • The Black Rider (1991)
  • Alice (1992)
  • Time Rocker (1996)
  • POEtry (2000)
  • the CIVIL warS: a tree is best measured when it is down.
  • Salome (Milan,1987),
  • Parsifal (Hamburg,1991)
  • The Magic Flute (Paris,1991)
  • Lohengrin (Zürich,1991)
  • Madama Butterfly (Paris, 1993)
  • Bluebeard’s Castle and Erwartung (Salzburg, 1995)
  • Four Saints in Three Acts (Houston, 1996)
  • Pelléas et Mélisande (Salzburg, 1997)
  • Orpheus and Eurydice (Paris, 1999)
  • Der Ring des Nibelungen (Zürich, 2000-2002)
  • Aida (Brussels, 2002)
  • Leos Janacek’s Osud (Prague, 2002)
  • Die Frau ohne Schatten (Paris, 2003)
  • Gluck’s Alceste (Brussels, 2004)
  • Bach’s Johannes-Passion (Paris, 2007)
  • Brecht/Weill’s Threepenny Opera (Berlin, 2007)
  • Gounod’s Faust (Warsaw, 2008)
  • Der Freischütz (Baden-Baden, 2009)
  • Katya Kabanova (Prague, 2010)
  • Norma (Zürich, 2011)
  • Verdi’s Macbeth (Bologna/SaoPaulo, 2013)
  • L’Orfeo (2009)
  • Il Ritorno d’Ulisse in Patria (2011)
  • L’incoronazione di Poppea (to open in 2014)
  • Virginia Woolf(Orlando, Berlin, 1989)
  • Henrik Ibsen (When We Dead Awaken, Cambridge Mass., 1991
  • Lady from the Sea, Ferrara, 1998
  • Peer Gynt, Oslo, 2005)
  • Gertrude Stein (Doctor Faustus Lights the Lights, Berlin, 1992
  • Saints and Singing, Berlin, 1997)
  • Wole Soyinka (Scourge of Hyacinths, Geneva, 1999)
  • Georg Büchner (Woyzeck, Copenhagen, 2000),
  • Jean de la Fontaine (Les Fables de la Fontaine, Paris, 2004),
  • Samuel Beckett (Happy Days, Luxembourg, 2008)
  • Krapp’s Last Tape,(Spoleto, 2009)
  • Homer (Odyssey, Athens, 2012).
  • I La Galigo (Singapore,2004)
  • Rumi: in the blink of the eye (Athens, 2007)
  • CIVIL warS (1984)
  • Hamletmachine (1986)
  • Quartet (1987)
  • The Black Rider: The Casting of the Magic Bullets (Hamburg, 1991)
  • Alice (Hamburg, 1992)
  • Woyzeck (Copenhagen, 2000)
  • CIVIL warS (1984)
  • The Forest (1988)
  • Cosmopolitan Greetings (1988)
  • Euripides's Alcestis (1986)
  • Lady from the Sea (1998)
  • Great Day in the Morning (Paris, 1982)
  • Franz Schubert’s song cycle Winterreise (2001)
  • The Temptation of St. Anthony (Duisburg, 2003)
  • Zinnias (Montclair, 2013)
  • Büchner’s Leonce and Lena (Berlin, 2003)
  • The Life and Death of Marina Abramovic (Manchester, 2011)
  • Peter Pan (Berlin, 2013) with CocoRosie.

Elenco esposizioni (anno, titolo, curatela, luogo, città):

Visual Arts

  • 1991, Museum of Fine Arts, Boston
  • 1991, the Centre Georges Pompidou, Paris
  • 1991, the Contemporary Arts Museum in Houston
  • 1992, Instituto de Valencia de Arte Moderno
  • 1993, Museum Boymans-van Beuningen, Rotterdam
  • 1995, London’s Clink Street Vaults
  • 1997, Museum Villa Stuck, Munich
  • 2000, Guggenheim Museum
  • 2000, Museum of Art and Design Copenhagen
  • 2000-2001, Passionsfestspiele Oberammergau and Mass. MOCA
  • 2001, Vitra Design Museum in Weil, Germany
  • 2002, the Parisian Galeries Lafayette
  • 2004, Barbier-Mueller Museum for Precolumbian Art in Barcelona
  • 2004, the Pierre Bergé Yves Saint Laurent Foundation
  • 2005, Aichi World Exhibition Nagoya
  • 2008, Oerol Festival(2008)
  • 2011, Norsk Teknisk Museum Oslo
  • 2012, Norfolk and Norwich Festival
  • 2012, Kunstfest Weimar

Tribute to Isamu Noguchi

  • 2001, Vitra Museum
  • 2002, Reina Sofia Museum in Madrid
  • 2003, Rotterdam Kunsthal
  • 2004, Noguchi Garden Museum, New York
  • 2006, Seattle Art Museum
  • 2006, L.A. -based Japanese American National Museum

Giorgio Armani retrospective

  • 2000, Guggenheim
  • 2001, Bilbao
  • 2003, Berlin
  • 2003, London
  • 2004, Rome
  • 2005, Tokyo
  • 2006, Shangai
  • 2007, Milan

File multimediali:

Video:

Audio:

Altro:

Augmented reality:

Latitudine:

Longitudine:

Link verso portali di augmented reality

Bibliografia:

Webliografia:

Note:

  1. 1,0 1,1 1,2 1,3 http://www.rodoni.ch/OPERNHAUS/gotterdammerung/wilson.html
  2. Robert Wilson, in a text for the catalogue accompanying the exhibition "Iran Modern" at the Asia Society Museum in New York City, 2013
  3. http://www.treccani.it/enciclopedia/la-scena-teatrale_%28XXI-Secolo%29/

Tipo di scheda:

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