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FRANCO MONTANARI
“L’uomo, è la traccia che l’uomo lascia nelle cose[…] E’ la disseminazione continua d’opere , oggetti e segni , che fa la civiltà…Ogni uomo, è uomo in quanto si riconosce in un numero di cose , il se stesso ,che ha preso forme di cose…” - Italo Calvino

Cognome Nome / Pseudinimo / Denominazione:

Franco Montanari

Biografia:

Franco Montanari ha intrapreso gli studi presso l'Università di Architettura di Firenze, divenendo così architetto e multimedia designer.E' docente, nella medesima sede,di Tecnica del Restauro Urbano al Corso di Laurea in Architettura, Disegno Industriale II ( progettazione multimediale) al Corso di Laurea in Disegno Industriale della Facoltà di Architettura dell'Università degli Studi di Firenze e RAI, dove è stato coordinatore dell’Indirizzo in Visual Design. Agli inizi della sua carriera di professore, ha dato il suo contributo molto importante in ambito informatico, rivoluzionando la metodologia classica di fare urbanistica, cercando di far luce su ciò che poteva offrire la comunicazione multimediale.
Così nel 1989 fonda il Lamu( Laboratorio Multimediale di Urbanistica), dell’Università di Firenze, che dirige per 10 anni, realizzando le prime edizioni multimediali per l’Ateneo fiorentino.Ma è bene riassumere l’idea pregnante che ha perseguito durante la sua carriera.
Infatti ricollegandoci al concetto di “ idea” , è necessario ricordare che il concetto di rete durante gli anni 80’ , veniva identificato come un qualcosa di poco percepibile e molto metaforico, come del resto tutto il campo informatico, che era ancora ad una fase prematura per essere un fenomeno di massa, dove il Personal Computer era ben lontano dall’ipertecnologia che siamo abituati a vedere nelle nostre case . Dunque per gli inventori di spazi, per i costruttori di città , il progetto e la rappresentazione, erano accomunati da limiti oggettivi, plastici che rimanevano simulazioni statiche nonostante la tridimensionalità. Ma grazie alla diffusione delle nuove tecnologie nascenti alla fine degli anni 80’, fu reso possibile accedere ad altre modalità di vedere la realtà, che non rispondevano alle regole metodiche con cui erano abituati a progettare sino ad allora.
La potenza di calcolo delle nuove macchine, consentiva nel campo dell’architettura e dell’urbanistica, di accrescere la capacità di controllare un progetto, di potenziare le abilità creative e di gestione dei materiali, con dinamiche spazio-temporali che potevano essere immediate. Non più immagini che davano l’idea del progetto, ma una sua realizzazione virtuale, tridimensionale, concreta e istantaneamente comprensibile.
Eppure tutto ciò, induceva ad una riflessione critica molto forte: l’alienazione! Come qualsiasi innovazione nella storia umana, anche la multimedialità e la rappresentazione virtuale suscitava allarmi: il materiale tendeva a smaterializzarsi correndo così il rischio di un’alienazione dall’ambiente del quotidiano, dalla materialità dello spazio reale, la città di pietra.

Quindi << Può lo spazio virtuale, essere anche inteso, al pari di quello architettonico, una concretizzazione di quello esistente?. Nel momento in cui esso da una consistenza, una forma , un’immagine percepibile sensorialmente e visivamente, l’ambiente virtuale diviene una realtà condivisibile dello spazio esistenziale, una struttura architettonica >>. [1] Con l’iniziativa “Vedere l’dea” Franco Montanari ha dato questa risposta agli allarmismi e alle sbagliate interpretazioni riguardo ad un’urbanistica virtuale.
La fase realizzativa del progetto venne avviata nel novembre del ’92 con il convegno “Spazio Virtuale e tempo reale nel disegno della città”, ed ebbe esito in tre elaborati differenti che rappresentavano i momenti del suo progressivo definirsi, come opera di sperimentazione e prodotto multimediale. Il primo elaborato era l’omonimo programma video, introduttivo al convegno del ’92; il secondo, fu la pubblicazione di un testo privo di immagini. Il terzo, infine, un CD-ROM come prova di sperimentazione di ambiente interattivo, di nuova concezione dove vi era tutto il materiale prodotto nel corso del progetto. Il CD “Vedere l’idea” è un complesso ambiente di sintesi elettronica tra l’ipertesto e l’iperimmagine, un percorso dove l’utente può muoversi liberamente, avendo una percezione del cambiamento e dell’interazione. Il tipo di interazione (un tema molto caro a Montanari) difatti è analoga a quella reale nella sostanza, cambia invece la forma e la modalità. Montanari ha sottolineato in particolar modo , il tema della metafora che permea l’intero progetto, proprio per sfatare il grande mostro dell’alienazione che preoccupava le masse.Infatti all’interno del CD durante il percorso interattivo, ci si imbatte in un labirinto, ovvero il labirinto della scienza.
Spiega il Professore Montanari [2],<< veniamo catapultati nel pozzo centrale, il cuore del labirinto, un buco nero in cui sono nulli i significati di tempo e di spazio. Sul fondo, compare l’inquietante motto di Vincenzo Gonzaga “ forse che si forse che no” …[…] Le certezze del sapere divengono meno ferme>> [3]. Di grande rilevanza è anche il dibattito che ha condotto all’interno di IMARA (Immagine animata e rappresentazione architettonica) di cui Anna Forgia ne era la fondatrice, incentrato sui rapporti di innovazione tecnologica e metodologia di progettazione. In particolare, si analizzava il modello logico del processo di progettazione, contrapponendone i caratteri tradizionali, alle necessità fatte emergere dai nuovi sistemi di rappresentazione che sono esprimibili nel loro prodotto: le immagini di sintesi elettronica. L’architetto così, avrà modo di dedicarsi ad ottenere un controllo più preciso del progetto, attraverso una grande quantità di rappresentazioni di elevata qualità e di nuova concezione.
Per il Professore dunque, intendere la rappresentazione dello spazio, significa esaltare la capacità narrativa e descrittiva quale potente espressione dell’idea architettonica e quale emanazione diretta dell’innovazione, i cui fondamenti culturali debbono appartenere anche al progetto. << La città è bellezza. Essa gratifica, attraverso i sensi, l’animo dell’uomo. La sua esistenza è “un’esperienza di bellezza” e il suo essere è oggetto di degna contemplazione di cui godere >>.[4] Bisogna aggiungere che Franco Montanari è anche autore di numerosi saggi e di pubblicazioni cartacee, multimediali e di programmi video relativi alla pianificazione urbanistica e territoriale, e alla valorizzazione del patrimonio paesaggistico collegato alla progettazione multimediale.

Sito web:

http://www.geomaticaeconservazione.it/aria_vpag.php?id_pagina=209

Bibliografia:

  • Vedere l'Idea, spazio virtuale e tempo reale nel disegno della città, a cura di Franco Montanari e presentazione di Mariella Zoppi,1994
  • Territorio dell'impresa, territorio della rete, territori digitali, Industrial Design per comunità virtuali , a cura di Franco Montanari,2006
  • Realtà virtuali, 1995

Note:

  1. Franco Montanari, opera “ Vedere l’idea”
  2. Intervista realizzata da Alice innesti, il 03/02/2015
  3. Premessa ,” Vedere l’idea”, Franco Montanari, Mariella Zoppi
  4. citazione da Tommaso d'Aquino,"Vedere l'idea", Franco Montanari,Mariella Zoppi


Tipo di scheda:

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