Fadini Ubaldo

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Ubaldo Fadini insegna filosofia morale presso l’Università di Firenze. Fa parte dei comitati di redazione e dei comitati scientifici di alcune riviste, tra le quali “Aisthesis”, “Iride”, “Millepiani”, “Urban” ed è autore di numerosi saggi.

Ubaldo fadini

Cognome Nome / Pseudonimo / Denominazione:

Biografia:

Ubaldo Fadini ha conseguito la laurea in filosofia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia (Università di Firenze) il 28/11/1978, con voti 110 su 110 e lode, con una tesi su “ Benjamin Walter" e l’unità di crisi e critica” (Relatore: Prof. Paolo Rossi Monti; rell.: Prof. Ferruccio Masini e Prof. Michele Ciliberto) .
Nell’anno accademico 1980/81 gli è stata assegnata una borsa di studio del Ministero degli Affari Esteri della durata di dieci mesi (dal 1/10/1980 al 31/7/1981), per svolgere attività di ricerca presso l’Università di Erlangen (Germania): in particolare, si è occupato dell’opera complessiva di A. Gehlen in riferimento al dibattito, sviluppatosi soprattutto negli ultimi decenni, sul rapporto tra l’agire umano, antropologicamente determinato, e l’ordinamento moderno delle istituzioni. Successivamente gli è stato conferito un prolungamento della borsa di studio (da parte del Deutscher Akademischer Austauschdienst) dal 1/8/1981 al 31/7/1982. Nello svolgimento del suo programma di ricerca è stato seguito dai professori M. Riedel e O. Schwemmer.
Ha partecipato, a partire dal 1982, a numerosi convegni (presso Università e sedi di Fondazioni culturali), presentando relazioni e comunicazioni aventi come oggetto contenuti riferibili ad ambiti di Filosofia morale, Estetica, Filosofia teoretica e Storia della filosofia.
Dall’anno scolastico 1985/86 fino a quello 1992/93 è stato docente di ruolo, come vincitore di concorso, nelle scuole medie superiori (classe di concorso XLII, Filosofia e Scienze dell’Educazione).
A partire dall’anno accademico 1993/94 (fino al novembre 2002) è stato ricercatore (confermato dal novembre 1996), come vincitore di concorso, presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Firenze. Dall’anno accademico 1993/94 a quello 1997/98 ha tenuto seminari per gli insegnamenti di Estetica, Filosofia teoretica, Storia della filosofia. Negli anni accademici 1998/99, 1999/2000 e 2000/2001 ha coperto per affidamento l’insegnamento di Filosofia teoretica (Corso di Laurea in Scienze dell’Educazione, Facoltà di Scienze della Formazione, Università di Firenze).
Nel gennaio del 2001 sono stati approvati gli atti della commissione giudicatrice della valutazione comparativa a posti di professore universitario di ruolo di seconda fascia per il settore disciplinare M07D (Estetica) della Facoltà di scienze della Formazione, bandita dall’Università di Macerata, dai quali risulta idoneo.
Nell’anno accademico 2001-2002 ha coperto, sempre per affidamento, l’insegnamento di Estetica contemporanea (Corso di Laurea per Formatore Multimediale). Dal novembre 2002 è professore associato, confermato nel 2005, sempre all’interno della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Firenze, per il settore scientifico-disciplinare M-FIL/04 (Estetica).
Dal novembre 2010, il suo settore scientifico disciplinare è quello di M-FIL/03 (Filosofia morale).
Fa parte di numerose associazioni culturali ed è stato per molti anni condirettore del Seminario permanente di filosofia contemporanea presso l’Istituto Filosofico “Antonianum” (Padova). E’ stato ed è impegnato nei comitati scientifici e di redazione di più riviste filosofiche (per citarne alcune: “Fenomenologia e società”, “Iride”, “Iris”, “Millepiani”, “Officine Filosofiche”, “Millepiani/Urban”) e ha collaborato con numerose altre (da ricordare: “Atque”, “Aut aut”, “Cultura e scuola”, “Nuova Corrente”, “Paradigmi”, “Metaphorein”, “Intersezioni”, “Democrazia e diritto”, “Pubblic/azione”).


Passaggio di settore:

La richiesta di passaggio dal settore di Estetica al settore di Filosofia Morale è motivata sia sulla base del percorso della ricerca teorica, sia in riferimento ad una attività didattica che è stata in parte svolta, negli ultimi anni e all’interno della Facoltà di Scienze della Formazione (Università di Firenze), comprendendo l’ambito tematico dell’Antropologia filosofica novecentesca (ricordo qui il Corso di Laurea Interfacoltà di Scienze Etnoantropologiche, in cui ha tenuto per più anni accademici l’insegnamento di Antropologia filosofica).
Per quanto concerne il percorso della ricerca teorica, al suo processo di formazione intellettuale appartiene un periodo di studio (1980-1982) come borsista del Ministero degli Affari Esteri, presso l’Università di Erlangen (Repubblica Federale di Germania), che gli ha permesso di approfondire proprio l’indagine sull’antropologia filosofica tedesca, sotto la guida dei Prof. Manfred Riedel e Oswald Schwemmer, concentrandosi in particolare sull’opera di Arnold Gehlen, di cui è considerato ormai uno degli esperti più qualificati, a livello nazionale e internazionale (in virtù anche dell’apprezzamento manifestato nei confronti del suo lavoro, tra gli altri, da parte del Prof. K.-S. Rehberg).
Tale indagine si è poi concretizzata in numerosi saggi e libri, pervenendo a toccare altri temi e autori fondamentali dell’antropologia filosofica novecentesca, tra i quali spicca la figura di Helmuth Plessner: ricordando, a questo proposito, contributi apparsi su riviste importanti come “Intersezioni”, “Cultura e Scuola”, “Paradigmi”, “Aut aut”, per citarne soltanto alcune, e la pubblicazione della sua prima opera complessiva in italiano su Gehlen, finanziata dal C.N.R., del 1988: “Il corpo imprevisto. Filosofia, antropologia e tecnica in Arnold Gehlen”.
A ciò sono da aggiungere traduzioni di testi, sempre di quest’ultimo, come “Morale e ipermorale. Un’etica pluralistica”, da lui curata nel 2002. Per quanto riguarda l’attenzione rispetto all’opera di Plessner, viene qui menzionata, a titolo esemplificativo, la postfazione all’edizione italiana di “I gradi dell’organico. Introduzione all’antropologia filosofica” (2006).
Da ricordare è anche la “voce” sull’antropologia filosofica all’interno di “La Filosofia”, a cura di P. Rossi, Volume I, UTET (ora Garzanti), 1996. Da sottolineare è poi l’articolazione di alcuni temi dell’antropologia filosofica novecentesca in relazione a sviluppi estremamente significativi del pensiero filosofico e sociale tedesco degli ultimi cinquanta anni (rintracciabili all’interno delle indagini di T. W. Adorno e N. Luhmann). Altri volumi da lui pubblicati, collocabili all’interno della sfera di interesse dell’antropologia filosofica contemporanea, sono: “Configurazioni antropologiche. Esperienze e metamorfosi della soggettività moderna” (1991), “Principio metamorfosi. Verso un’antropologia dell’artificiale” (1999), “Sviluppo tecnologico e identità personale. Linee di antropologia della tecnica” (2000), “Soggetti a rischio. Fenomenologie del contemporaneo” (2004), “La vita eccentrica. Soggetti e saperi nel mondo della rete” (2009).
Un’altra linea di ricerca, è quella sviluppata negli ultimi anni, in relazione alla presenza di temi specifici di filosofia morale all’interno di alcuni percorsi della filosofia francese contemporanea. Ricordiamo, tra l’altro, testi centrati sull’opera e sulla figura di Gilles Deleuze, preso in considerazione soprattutto come interprete del pensiero spinoziano e nietzscheano, come “Deleuze plurale” (1998) e “Le mappe del possibile” (2007).
L’attenzione che gli è stata costantemente prestata, nel corso degli anni, da parte della comunità filosofica ha avuto anche la funzione di stimolare una ricerca sempre più rivolta al carattere complesso, antropologicamente ed eticamente significativo, del rapporto tra le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione e la dimensione corporea del soggetto contemporaneo.

Sito web:

Poetica:

I temi di ricerca affrontati concernono alcuni sviluppi dell’antropologia filosofica novecentesca, con particolare attenzione al suo presentarsi, negli ultimi anni, come antropologia del “virtuale” (o di determinati processi di tecnicizzazione del reale). Rispetto a tali sviluppi e a certi stimoli che da essi scaturiscono, si è iniziato a delineare una riflessione di taglio “etico” (e, in parte, pure “estetico”), in grado di cogliere il complicarsi odierno della relazione uomo/tecnica (alla luce soprattutto dell’affermarsi della “rete” come nuovo spazio antropologico, di collocazione di quell’umano sempre più coinvolto negli sviluppi delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazione). L’autore chiama a raccolta linee di pensiero critico novecentesco (tra le altre: l’eredità teorica “francofortese”, il “differenzialismo” francese), ritenute spesso difficilmente affiancabili e ricomponibili, per tentare di cartografare quella soggettività contemporanea che viene messa sempre di più originalmente e interamente al lavoro, in tutte le sue determinazioni esistenziali.

E’ in quest’ottica, centrata in particolare sulla rilevazione della qualificazione della forza-lavoro, nel tempo d’affermazione del biocapitalismo, come “capitale variabile” e – insieme – come modalità di incorporazione di parti di “capitale fisso”, che si avverte l’esigenza di ri-vedere buona parte di ciò che è stato fin qui detto sul rapporto tra il “vivente” e il “positivo”, tra il “corpo” e la “tecnica”. Proprio a proposito del “positivo”, in una accezione più generale rispetto alla sua identificazione con l’“apparecchiatura” tecnologica attualmente a disposizione, si sottolinea anche l’importanza di una sua “soluzione” nel senso della realizzazione di mediazioni “altre” rispetto a quelle presenti, in grado di porsi come spazi di soddisfazione (di bisogni e desideri) sempre più ampi per tutto ciò che è movimento critico sullo scenario della società odierna. Sullo sfondo di tale considerazione, si delinea pure la fertilità della riflessione deleuziana sull’istituzione, meglio: su ciò che si muove, che si può muovere nell’istituzione stessa nel momento in cui essa viene agita nel passaggio “dal diritto alla politica”, in un processo di contestazione pratica delle identità date di potere.

Tra il 2008 e il 2011 la sua ricerca scientifica ha trattato in particolare alcuni sviluppi dell’antropologia filosofica novecentesca, nel momento in cui questi hanno influito sull’articolazione di percorsi di indagine che si possono riferire ad un ambito di antropologia della tecnica o, più in generale, di filosofia della tecnica. La delineazione di una “tecnocritica” all’altezza delle trasformazioni materiali delle società ad economia di conoscenza, già abbozzata in alcuni libri pubblicati nel 2000 e nel 2004[1], si è ulteriormente precisata in “La vita eccentrica. Soggetti e saperi nel mondo della rete” (Dedalo), pubblicato nel 2009, con una prefazione del Prof. Pietro Barcellona. Accanto all’attenzione espressa nei confronti dei rapporti, sempre più complessi, tra l’antropologia filosofica ed elementi teorici significativi di filosofia della tecnica, si colloca anche la rilevazione dell’imporsi di questioni di carattere soprattutto etico, riferibili appunto a processi di forte tecnicizzazione dei contesti variegati di produzione e riproduzione dell’esistenza sociale umana. In quest’ottica, si segnalano numerosi saggi ed articoli pubblicati in diverse riviste, di rilevanza nazionale e internazionale (tra le altre, si ricordano “Iride”, “Iris”), all’interno dei quali la ricerca si amplia fino a toccare l’opera di studiosi come Paul Virilio, André Gorz e Felix Guattari. Non mancano poi articolazioni della ricerca in un senso che è possibile rinviare ad ambiti di cosiddetta “filosofia del lavoro”, rispetto ai quali si è concretizzata un’attività di collaborazione con il Prof. Franco Totaro (Università di Macerata), espressa anche da saggi, raccolti in volume, e partecipazioni a convegni scientifici (ad esempio, il convegno “Umano e post-umano. Confronto con l’antropologia tecnologica”, 19-20 ottobre 2011, Università di Macerata, che ha visto la partecipazione, tra gli altri, di studiosi di grande rilievo come Stefano Rodotà e Adriano Bompiani). Da ricordare è anche la partecipazione al convegno internazionale “Phenomenological Paths in Post-Modernity. A Comparison with the Phenomenology of Life of A.-T. Tymieniecka” (Roma, 13-15 gennaio 2011). Alla ricerca tesa soprattutto ad individuare collegamenti specifici tra un piano d’analisi di carattere antropologico (in senso filosofico) e un livello di riflessione etica (e “metaetica”), riferibile anche ai desideri, ai bisogni, ai progetti degli esseri umani, si collega uno sviluppo dell’indagine, già abbozzata in passato, su temi della cosiddetta “etica dell’immanenza”, così come la possiamo rinvenire in alcune delle opere più significative di Gilles Deleuze e Michel Foucault. In quest’ottica è da menzionare un altro volume, scritto in collaborazione con il dottor Stefano Berni: “Linee di fuga. Nietzsche, Foucault, Deleuze”, pubblicato dalla Firenze University Press, nel 2010, a cui è da aggiungere “Coscienza e realtà. Pensare il presente”, scritto con Fabio Bazzani, Roberta Lanfredini e Sergio Vitale (Clinamen), apparso sempre nel 2010. Accanto alle numerose occasioni di collaborazione istituzionale (partecipazione a Commissioni di Dottorato e a Consigli di Dottorato: Parma, Bologna, Firenze; rispetto a quest’ultima sede universitaria è da ricordare la partecipazione al Dottorato di Ricerca Informatica, Sistemi e Telecomunicazioni, indirizzo di “Tematica e Società dell’Informazione”, Facoltà di Ingegneria), con corrispondente ricaduta scientifica, sono da menzionare le partecipazioni a comitati di redazione e a comitati scientifici di numerose riviste, anche “on line”: “Iride”, “Iris”, “Officine filosofiche”, “Millepiani”, “Millepiani/Urban” e altre ancora.

Opere:

  • “Configurazioni antropologiche. Esperienze e metamorfosi della soggettività moderna” (1991)
  • “Deleuze plurale” (1998)
  • “Principio metamorfosi. Verso un’antropologia dell’artificiale” (1999)
  • “Sviluppo tecnologico e identità personale. Linee di antropologia della tecnica” (2000)
  • “Soggetti a rischio. Fenomenologie del contemporaneo” (2004),
  • “Le mappe del possibile” (2007).
  • “Le mappe del possibile. Per un’estetica della salute” (2007);
  • “Etica e morale nell’età del cyberspazio”, in A. Fabris (a cura di), “Etica del virtuale” (“Annuario di Etica”, n.4), Vita e Pensiero, Milano, 2007.
  • “Il futuro al lavoro. Formazione ed eccentricità – di Rete – della soggettività contemporanea”, in L. Demichelis G. Leghissa (a cura di), “Biopolitiche del lavoro”, Mimesis. Milano-Udine, 2008.
  • “Bunker. Figure della sparizione in P. Virilio”, in F. Desideri, G. Matteucci, J. M. Schaffer, “Il fatto estetico. Tra emozione e cognizione”, ETS, Pisa, 2009.
  • “La vita eccentrica. Soggetti e saperi nel mondo della rete” (2009);
  • “Linee di fuga. Nietzsche, Foucault, Deleuze”, con S. Berni (2010);
  • “Lessico Virilio. L’accelerazione della conoscenza”, con S. Cacciari (2012)


Articoli (Riviste):

  • “La libertà di Deleuze” - Iride n.51 (2007)
  • “Remarks on Art, Cyberspace and Sociality” - Iris n.1 (2009)

Elenco esposizioni (anno, titolo, curatela, luogo, città):

File multimediali:

Video:

Audio:

Altro:

Augmented reality:

Latitudine:

Longitudine:

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Bibliografia:

Webliografia:

Note:

  1. “Sviluppo tecnologico e identità personale”, Dedalo; “Soggetti a rischio. Fenomenologie del contemporaneo”, Città Aperta Edizioni

Tipo di scheda:

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