Frammenti di una battaglia

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Titolo:

Frammenti da una battaglia


Autore:

Studio Azzurro


Anno:

2007

Luogo:

Museo Pino Pascali di Polignano (Bari).


Sito web:

Descrizione:

scenario video-interattivo. video-installazione interattiva, presentata presso il Museo Pino Pascali di Polignano (Bari). 2 videoproiettori, 2 videodischi, 1 PC, sistema audio sensibile progettata da: Fabio Cirifino, Leonardo Sangiorgi, Paolo Rosa. Regia Paolo Rosa, immagini Fabio Cirifino, progetto informatico Stefano Roveda, operatori di ripresa Mario Coccimiglio e Riccardo Apuzzo, collaborazione scenografica Carola Aricò, editing video Fanny Molteni e Alberto Morelli, elaborazioni grafiche Leonardo Sangiorgi, collaborazione coreografica Davide Sgalippa, effetti sonori e musiche Davide Rosa. Interpreti: Riccardo Apuzzo, Raffaele Calegari, Danilo Consoli, Chiara De Angeli, Martino Giudici, Andrea Manera, Giovanni Mendini, Claudia Mendini, Elisa Mendini, Martina Sgalippa, Antonella Zaccuri "Si è avuta la sensazione di una mischia di automi improvvisamente bloccatisi". Così Bernard Berenson fa trasparire la sua sottile diffidenza critica verso quel capolavoro che è la Battaglia di S. Romano del Paolo Uccello. Una disapprovazione che ha accompagnato le opere dell'artista a partire dalla condanna vasariana ("perduto nelle cose di prospettiva") sino alle più sottili e articolate posizioni degli anni più recenti. Ma la prospettiva, la tecnica, servì a Paolo Uccello solo a fini stilistici e non certo a scopi naturalistici. Ben altro ci sembra il suo interesse, specie in quest'opera dedicata ad un episodio di guerra. In questi automi inceppati, fissati come in uno scatto fotografico, in questa quantità di flashes che frantumano e spezzano lo scontro d'armi c'è tutta la follia della macchina da guerra e allo stesso tempo tutto il suo fascino torbido e perverso che avviene sempre ogni qualvolta gli scatenamenti ciechi vengono ricomposti dentro un incardinamento matematico-geometrico, come ben sanno gli appassionati cultori di wargames. Questo campo totale della battaglia si configura come un insieme di frammenti, disorganico e confuso, ancora tutti da montare. È I'occhio dell'osservatore che decide di riconoscere il percorso delle immagini, che stabilisce liberamente il proprio montaggio. Questa lettura, che si deve principalmente a Roberto Alonge, guida il progetto di questa videoambientazione che si dispiega in un percorso che coinvolge i due lunghi corridoi e la sala centrale del Baluardo della città di Lucca. I due corridoi sono allestiti con una serie di videoproiezioni e rappresentano, anche sul piano evocativo, degli avvicinamenti che portano ad un punto centrale visibile durante tutto il camminamento e che si prevede come un vero e proprio scenario spettacolare formato da un intreccio di cavalli e figure. Una sorta di monumento equestre che coinvolge tutto il pilastro a 360° e che interagisce con i visitatori sulla base di un dispositivo interfacciale. Nel primo percorso d'entrata le videoproiezioni sono realizzate sullo sterrato e delimitate da piccoli scavi. In essi le immagini, quando attivate, sembrano contenere frammenti della battaglia, segmenti della sua tensione emotiva. Nell'altro corridoio, quello in uscita, le videoproiezioni sono effettuate su alcuni mucchi di terra posti a distanza regolare e rappresentano un ammasso di immagini che si accumulano urtandosi ed esplodendo. L'aspetto tridimensionale del racconto è sottolineato da una componente audio, in parte realizzata con suoni e rumori registrati e trattati musicalmente e in parte sollecitata dal vivo per attivare le interfacce. Il primo tracciato (clamori) rappresenterà le tensioni che portano alle immagini centrali del pilastro (mischia) e il secondo (mucchi) è ciò che rimane come conseguenza della stessa. Completa la scena una proiezione (visione sbloccata) che ipotizza un nuovo totale della battaglia con l'intenzione di dare vita e altro senso a "quella mischia di automi improvvisamente bloccatisi". Ma c'è qualcosa che congiunge questo riferimento all'antica battaglia con la moderna tecnologia con cui viene rimessa in scena. Questa strategia della visione globale, di cui il quadro si fa interprete, è la stessa che si ritrova nello scenario delle guerre contemporanee dove un nuovo equilibrio di forze è fondato non più tanto sugli esplosivi, quanto sulla potenza istantanea dei captatori, dei sensori, dei telerivelatori elettronici, che osservano, vedono, "fissano". Un'approvigionamento di immagini che diviene l'equivalente dell'approvigionamento di munizioni. Una guerra delle immagini e dei suoni che sostituisce la guerra degli oggetti, a vantaggio di una volontà di illuminazione generalizzata, capace di tutto a dare vedere, a sapere, in ogni angolo, in ogni istante, versione tecnica dell'occhio di Dio che impedirebbe per sempre il caso, la sorpresa. È, come dice Paul Virilio a cui si devono queste ultime riflessioni, un po' come in un duello di un western, in cui la potenza delle armi conta meno dei riflessi, il colpo d'occhio avrà la meglio sul colpo di arma da fuoco perchè ciò che è percepito è già perduto.


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