Hacker art

Tratto da EduEDA
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Il significato del termine hacker art, coniato da Tommaso Tozzi nel 1989, vuole coprire un’area interdisciplinare più vasta che unisca all’area della ricerca, sia scientifica che umanistica, quella dei movimenti sociali ed underground, quella artistica, l’amministrazione pubblica, il mondo dei media e molti altri settori della sfera sociale. In campo artistico tale visione è in linea di continuità con alcune delle avanguardie e dei movimenti artistici del Novecento, tra cui Dada, gli Happening e Fluxus, il Situazionismo e il Cyberpunk.

In tale ottica arte diventa il partecipare alla trasformazione dei processi sociali e culturali con l’obiettivo di favorire la cooperazione, la nascita di nuove forme della conoscenza e la condivisione decentrata del sapere, così come lo sviluppo di forme, luoghi e nuove tecnologie alternative finalizzate al miglioramento e all'evoluzione dell'umanità. Caratteristiche sono il rifiuto dell’autorialità, la decostruzione dei fondamenti culturali su cui si regge ogni ordinamento autoritario e totalitario del sapere, la costruzione di relazioni orizzontali, la coevoluzione mutuale e il no-profit.

Hacker art non è la produzione di oggetti vendibili. Si estende oltre i limiti di un oggetto per coprire lo spazio di tutti i corpi e cose che partecipano nel tempo alla sua costruzione. È un sistema aperto, molteplice, anonimo, decentrato e in divenire.

Hacker art non è un genere, ma un’attitudine di disobbedienza culturale con origini millenarie. L’hacker art non si trova solo nei musei o nelle gallerie d’arte, ma anche in ogni spazio della vita. È qualsiasi sistema fluttuante (o TAZ) da cui emergono pratiche di interferenza finalizzate a garantire l’uguaglianza e la fratellanza tra i popoli, la creatività e la libera espressione individuale e collettiva, la difesa dei diritti costituzionali, quali, tra gli altri, il diritto alla comunicazione e alla privacy, promuovendo un'etica del rispetto tra gli individui.

(Tommaso Tozzi)