Ikeda Ryoji

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Biografia

Ikeda ha iniziato la sua attività come sound artist e dj nel 1990. Nel 1994 esordisce come compositore all’interno del gruppo multimediale Dumb Type e nel ’95 manifesta le sue produzioni di sound art all’interno di concerti, installazioni sonore e e registrazioni. Da sempre Ikeda collabora con altri artisti, con grafici ed architetti, partecipando anche a diverse manifestazioni, realizzando performance ed installazioni che hanno fatto il giro del mondo; tra le ultime ha partecipato all’evento sonoro Sonic Boom: the art of suond, curato da David Toop alla Haward Gallery di Londra. Recentemente, il 2000, ha visto la collaborazione con l’architetto giapponese Toyo Iyo alla mostra Vision and Reality in Danimarca.

Sito web

http://www.ryojiikeda.com/

Poetica

Ikeda si è distinto per essere uno dei compositori sperimentali più avventurosi degli anni ’90; pur essendo considerato un musicista minimalista, si è distinto da questa corrente artistica per il fatto che va al di là delle note e combina onde sonore che non sono ancora note musicali. Ikeda ha iniziato la sua attività come sound artist e dj nel 1990. Le costruzioni sonore minuscole di Ikeda riflettono un senso della bellezza elevato ed hanno fatto di questo artista una delle figure chiave della post-techno e della post-minimal music. Questo compositore giapponese stabilitosi a New York, negli ultimi anni ha dato prova di saper spingere la musiaa elettronica alle sue estreme conseguenze. Ed il tutto è nato a partire da una teoria che lega la musica alla matematica, teoria che si è dispersa prediligendo la vicinanza della filosofia e della poesia, per ritornae, attorno agli anni ’50, ad un rapporto ancora più vincolante tra musica e scienze matematiche: come Ikeda, altri artisti hanno capito che anche la musica deve percorrere il processo di formalizzazione da cui erano state investite le scienze esatte. Così oggi fare musica va di pari passo con le innovazioni tecnologiche, lo sviluppo dei calcoli algoritmici, la scomposizione di spettri sonori complessi, la conoscenza delle teorie della percezione. La musica elettronica, più di tutti gli altri stili musicali contemporanei, cerca di far imboccare alla musica questa strada, che si era persa col romanticismo nell’Ottocento. La sfida degli artisti che hanno abbracciato queste idee sta nello scoprire mondi sonori con lo spirito di scoperta degli scienziati: è possibile scavalcare la dimensione antropologica della musica per accedere al suono nella sua purezza oggettiva. In questo modo comporre diventa un modo di scoprire, di fare esperimenti e di ammirare reazioni sconosciute. Ikeda si inserisce perfettamente in questo nuovo movimento componendo tutto ciò che era stato lasciato da parte: il rumore “bianco‿ (il suono saturo di una radio senza stazioni selezionate), i click prodotti in fase di montaggio, i micro-frammenti di residui sonori che, se combinati, danno ritmi e trame musicali, gli ultrasuoni ed i sub-bassi. Proprio i titoli delle canzoni di Ikeda (Dataplex, Matrix, Formula, +/-, Datamatics) fanno capire abbastanza bene quale sia l’orientamento della sua arte: tutto è ridotto ad un fluire continuo di dati; Ikeda ricava dalla successione binaria di dati in cui scompone qualunque evento naturale, effetti unici, giocando sull’alternanza di momenti in cui il suono acquista uno spessore pesante, a momenti in cui il suono si dissolve a causa della digitalizzazione.


Opere

  • +/- (1996)
  • Time (1998)
  • O’C (1998)
  • 99: 1999 (1999)
  • 20’ to 2000 (1999)
  • Mort Aux Vaches (1999)
  • Matrix (2000)
  • Space (2001)
  • Cyclo (2001)
  • Formula (2002)
  • Op (2003)

Webliografia

http://www.cineforum.bz.it/

http://www.sistemamusica.it/

http://www.scaruffi.com/