Il padrino dell'arte e della tecnologia: differenze tra le versioni

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Eliana Flores
 
Eliana Flores
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Versione attuale delle 16:03, 19 Gen 2006

IL PADRINO DELL’ARTE E DELLA TECNOLOGIA INTERVISTA A BILLY KLUVER DI GARNET HERTZ – www.conceptlab.com 19 aprile 1995


Come un’era che cambia rapidamente, il 20° secolo è testimone di numerosi incontri tra tecnologia ed arte. L’età della meccanica ha introdotto molte nuove alternative ai materiali e concetti di fare arte. Comunque, la storia dell’ arte e tecnologia ha avuto una significativa svolta negli anni 60. Con il crescente divario tra questi due campi, molti artisti videro la possibilità di farli convergere in armonia. Così’ nacque E.A.T. nel 1966. E.A.T., come fu chiamato il gruppo, esisteva per collegare artisti ed ingegneri in progetti collaborativi. L’apparente incolmabile gap tra ingegneria ed arte fu superato esplicitamente per la prima volta. In testa a questo movimento vi era l’ing. elettronico Kluver, che era coinvolto allo stesso modo comunque anche sulla scena dell’arte contemporanea. Per capire lo scenario storico di E.A.T. ed il movimento di arte e tecnologia, ho rintracciato Kluver a New York.. E’ ancora direttore di E.A.T. dopo trent’anni, e lui ha condiviso con me i suoi ricordi, pensieri ed obiettivi.

DOMANDA: quali erano alcune delle idee originali iniziali e gli obiettivi nella costituzione di E.A.T.? RISPOSTA: L’obiettivo all’inizio era fornire nuovi materiali agli artisti sotto forma di tecnologia. Un cambiamento è accaduto, per la mia esperienza personale, con il lavoro nel 1969 con Tinguely per creare la macchina che si autodistruggeva nel giardino di MoMA (MUSEO OF MODERN ART). A quel tempo ho impiegato, o costretto, tanti dei miei colleghi della Bell a lavorare sul progetto. Quando ho visto quello che è stato realizzato, ho capito che gli ingegneri potevano aiutare gli artisti; proprio gli stessi ingegneri potevano anzi essere materiale per gli artisti. Dopo questo evento, sono stato chiamato da tanti artisti a New York, come Andy Warhol, Robert Rauchenberg, Jasper Johns – da tutti loro. Robert Withman and Rauschenberg fornirono l’idea che ci doveva essere collaborazione tra artisti ed ingegneri, dove entrambi potevano fornire lo stesso contributo. L’idea era che una collaborazione uno ad uno poteva produrre qualcosa che né l’uno né l’altro potevano prevedere di fare da soli. Questa fu la base dell’idea ed il sistema si sviluppò da lì.

Dovevamo creare molta propaganda perché negli anni 60 la differenza tra arte ed ingegneria era grande quanto il canyon. Noi capimmo che dovevamo reclutare ingegneri – era quello l’ostacolo da superare.



Ecco, queste sono le due funzioni di E.A.T., collegare e realizzare progetti.

DOMANDA:

RISPOSTA Beh, potrebbe essere detto in modo migliore. Come lo vedo io è che gli artisti forniscono ai non artisti, gli ingegneri o chiunque, un certo numero di cose che i non artisti non possiedono. L’ingegnere espande la sua visione e si imbatte con problemi che non appartengono alla razionalità con cui lui tratta giornalmente. E l’ingegnere si impegna perché il problema diventa affascinante dal punto di vista tecnologico che nessuno mai avrebbe proposto.

Se l’ingegnere si fa coinvolgere con questa serie di questioni che l’artista gli propone, allora le attività degli ingegneri si avvicinano verso le attività umane…Ora, questa è filosofia, ma in pratica ha a che fare con la propria creazione.

DOMANDA: Dunque, la tecnologia è un mezzo trasparente che gli artisti dovrebbero essere capaci di utilizzare…non c’è un lato morale nella tecnologia? RISPOSTA? Beh, no. Gli artisti hanno formato, modellato la tecnologia. Essi hanno aiutato a rendere umana la tecnologia. Automaticamente lo faranno perché sono artisti. Questo per definizione. Se fanno qualcosa, automaticamente il risultato è umano. Non si può affermare che se l’arte è la forza ispiratrice in un contesto tecnologico, questo risulterà con un’idea distruttiva:Questo non è possibile. Ma quello che accade, naturalmente è che l’artista allarga la visione dell’ingegnere.

DOMANDA E quindi gli artisti possono dare una coscienza o un elemento umano alla tecnologia? RISPOSTA Sì, questo voglio dire,…ma stiamo andando oltre. Ci potrebbero essere altre consapevolezze che vengono fuori da altre fonti che non dall’arte. Penso che esista una enorme consapevolezza all’interno della tecnologia che non è stata ancora toccata.

DOMANDA Sembrava che l’intero movimento di arte e tecnologia negli ultimi anni 60 avesse perso una parte della forza iniziale negli anni 70, almeno è questa è l’impressione che danno i libri di arte postmoderna. RISPOSTA I libri sono orribili – una cosa molto divertente è che dicono di aver fatto cose che non sono state mai fatte.Ma - la questione dello slancio, già nella prima rivista dicemmo che se avessimo raggiunto il successo, saremmo scomparsi. Saremmo scomparsi perché non c’è veramente nessun meccanismo come E.A.T. che deve esistere in una società se raggiungiamo il successo. Sarebbe perfettamente naturale per un artista contattare un ingegnere da solo. Se fosse naturale, perché dovremmo essere coinvolti? Ed è questo che abbiamo dichiarato dall’inizio – e certamente è quello che è accaduto. Le università, le società di grafica del computer, associazioni di artisti ed organizzazioni come la tua, erano evoluzioni inevitabili La gente in New York voleva che noi entrassimo in città per allestire laboratori, con macchinari, ma noi costantemente rifiutammo.Non volevamo creare una istituzione. Sono molto felice che il punto di vita iniziale era così perché questo significa che noi esistiamo ancora oggi. Creare una istituzione in questo campo è pericoloso ed autodistruttivo. E’ solo questione di risolvere problemi e quello si può fare per sempre senza un’istituzione.

DOMANDA: E’ chiaro che chi critica E.A.T. ha interpretato come istituzionalizzazione – quando in realtà è proprio l’opposto RISPOSTA


DOMANDA Come accoppi gli artisti con E.A.T.? RISPOSTA Quasi tutti quelli che ci chiamano, li aiutiamo. Non chiedo mai di vedere quadri e lavori degli artisti che ci chiamano e non chiedo niente su quello che fanno.

Mentre accoppio (ingegneri ed artisti) faccio chiamare sempre l’artista dall’ingegnere. All’inizio sono molto intimiditi. Il ruolo più importante di E.A.T. è quello di eliminare l’imbarazzo iniziale. Una volta che parlano ingegneri ed artisti – se esiste qualcosa – si realizzerà. Se non c’è niente, morirà in dieci secondi. E’ stato così per trent’anni.

DOMANDA Dunque non c’è una missione di E.A.T. per dominare il mondo dell’arte…. RISPOSTA Dominare?E’ stato già dominato. Per dire che la gente può parlare di questo senza essere terrificato. Questo è quello che sto dicendo dagli anni 60. Allora nessuno poteva credere che un artista poteva parlare con un ingegnere. Per esempio, conosci un gruppo chiamato S.R.L.? RISPOSTA Si, Survival Reserarch Laboratories con Mark Pauline . . .


DOMANDA

RISPOSTA Penso che probabilmente è vero. Comunque Tatlin per me è il vero padrino – l’artista costruttivista. Il gruppo abbracciò tecnologia, e l’abbracciò in senso artistico. Tante persone volevano che E.A.T. avesse trattato arte e scienze, ma insistetti su arte e tecnologia. Arte e scienza in realtà non hanno niente da fare insieme. Scienze è scienze ed arte è arte. Tecnologia è il materiale e la tangibilità. Comunque per quanto riguarda questo – altre persone dovrebbero essere d’accordo con te, ma penso che probabilmente è vero, che potrei essere il padrino di arte e tecnologia.

IL GRANDE BLACK-OUT DEL NORD EST – 1966

Bene, per iniziare, il titolo del mio discorso non sarà perfettamente correlato con quanto andrò a dire. Ciò che dirò, da un lato, è un nuovo modo di interazione tra scienza e tecnologia, e arte e vita dall’altro. Per usare un gergo scientifico di moda, tenterò di definire una nuova interfaccia tra queste due campi. La tecnologia è sempre stata strettamente legata allo sviluppo dell’arte. Per Aristotele, tecne significa allo stesso modo arte e tecnologia. Anche quando divennero materie distinte, comunque erano interdipendenti l’una dall’altra. Nuove scoperte tecnologiche furono adottate ed usate dagli artisti e sono tutte divenute familiari per noi con il contributo degli artisti alla tecnologia. L’artista contemporaneo legge con facilità le riviste tecniche. I nuovi materiali chimici anche se appena messi apunto, subito sono usati dagli artisti. Oggi l’artista ha la tendenza ad adottare nuovi materiali o nuovi processi industriali come la sua firma. Parliamo di artisti nel contesto del loro lavoro, di come lavorano, quali materiali usano. Sentiamo notizie sugli artisti che si sono anche feriti durante l’esecuzione del loro lavoro. In questo secolo artisti hanno abbracciato la tecnologia come materia: l’entusiasmo dei Futuristi, gli esperimenti del movimento Dada, l’ottimismo di Bauhaus, ed i Costruttivisti, hanno guardato tutti alla tecnologia e alla scienza, trovando materiale per gli artisti. Ma nonostante tutto questo interesse, l’arte rimane una visione passiva della tecnologia. L’arte ha solo riposto attenzione agli esiti di scienza e tecnologia. L’effetto della tecnologia sull’arte può apparentemente essere negativo: l’invenzione della macchina fotografica che aiutò la fine della pittura figurativa, ed ora noi siamo testimoni di come il computer sta per far terminare alcuni generi di musica e pittura non figurativa. La nuova interfaccia che definirò è una di quelle che l’artista utilizza attivamente, come la creatività e le competenze di un ingegnere per ottenere il suo scopo. L’artista non può realizzare le sue intenzioni senza l’aiuto di un ingegnere. L’artista incorpora il lavoro dell’ingegnere in un dipinto, scultura ovvero altra performance. Una caratteristica di questo genere di interazione è che generalmente risulta solo un singolo lavoro artistico. In altre parole, l’ingegnere non sta inventando solo un nuovo e speciale processo per l’utilizzo che serve all’artista. Egli non solo insegna una nuova abilità che l’artista può utilizzare per tirar fuori nuove variazioni estetiche. La tecnologia è ben consapevole della propria bellezza e non è necessario che l’artista la rielabori. Io dico che l’uso dell’ingegnere da parate dell’artista non solo è inevitabile, ma necessario.

Prima che tento di giustificare ciò in cui credo, che questa interfaccia esiste e perché l’interazione tra artisti ed ingegneri diventerà più forte, permettetemi di darvi alcuni esempi semplici che reputo significativi già esistenti. Sarò modesto e mi limiterò ad esempi che provengono dalla mia esperienza personale. Ma ne esistono altri.


Un esempio migliore sono le due luci neon create per i due dipinti di Jasper Johns. In un caso la luce neon era la lettera A, nell’altro la lettera R. Quello che era nuovo da inventare era che Johns non voleva fili al dipinto. Aggiungere batterie da 1200 volt sarebbe stato pericoloso ed impraticabile. Abbiamo iniziato con batterie ricaricabili di 12 volts e creato un circuito multivibaratore che insieme ad un trasformatore, ci avrebbe dato i 1200 volts. L’allestimento tecnico, 400 dollari per tutto, fu montato dietro il quadro di John.


Tutti questi esempi hanno una cosa in comune: sono ridicoli dal punto di vista dell’ingegneria. Perché qualcuno dovrebbe voler spendere 9000 dollari per avere il controllo di cinque radio AM simultaneamente in una stanza? Voglio enfatizzare il fatto che questi esempi contengono sistemi ingegneristici molto semplici e non dovrebbero essere considerati molto originali. Ma ognuno di questi progetti richiedeva un ingegnere o qualcuno con abilità tecniche per ottenere quello che voleva l’artista. Ed un altro punto importante è che l’artista non poteva essere certo dell’esito del lavoro (nel senso che il risultato finale non era solo nelle sue mani).


Ma come posso dichiarare che questa nuova interfaccia tra arte e tecnologia difatti esiste? E’ possibile che io volevo diventare un artista ed ho creato questo schema ingegnoso per un mio scopo personale? Non credo che dobbiamo guardare molto lontano: Sappiamo tutti come la tecnologia sia diventata parte delle nostre vite.Non riusciamo a vedere nessuna ragione perché non debba continuare così. Non c’è altra cultura che si oppone alla tecnologia occidentale. I paesi sottosviluppati prima lo vogliono, più presto possono avere le tecnologie. D’altro canto, noi ora abbiamo sistemi dove non conosciamo dove inizia la macchina e dove finisce l’essere umano. Sto pensando al programma spaziale che ha introdotto il nuovo e forse obiettivo inumano: il sistema deve andare avanti, non sono permesse defaillance, nessun errore od emozione personale può interferire con il successo del progetto. Il programma spaziale sta sviluppando un nuovo tipo di manager che responsabile di tutto.XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX.Noi stiamo ora ricevendo il fallout da Cape Kennedy e possiamo aspettarci ancora dell’altro.


Il lavoro dell’artista è come quello dello scienziato. E’ un’investigazione su quello che può o non può funzionare , in tanti casi lo sappiamo solo con gli anni che passano. Quello che suggerisco è che l’uso dell’ingegnere da parte dell’artista può stimolare nuovi modi per osservare la tecnologia e per trattare la vita nel futuro.

E cosa c’entra il cedimento della potenza elettrica (black-out – power failure)? Avrei voluto sapere più di quello che è successo. Abbiamo sentito molto come le persone si aiutavano l’una all’altra. Tutto l’avvenimento avrebbe anche potuto essere l’idea di un artista – per farci capire qualcosa. Nel futuro ci sarà un sistema tecnologico tanto complesso e grande come la griglia elettrica di Northeastern che avrà lo scopo di intensificare le nostre vite attraverso maggior consapevolezza.


INTERVISTA RILASCIATA IL 21 MARZO 2000 A LOGAN HILL (WIRED NEWS)

ENGINEERING MULTIMEDIA ART


NEW YORK


Per gli artisti multimediali, fu un’esplosione sentita in tutto il mondo.

Ora mentre le gallerie di New York sono zeppe di lavori multimediali, e si stanno preparando per ottenere uno spazio grande alla Biennale di Whitney, L’ingegnere elettronico Billy Kluver è stato premiato dallo spazio di performances The Kitchen per il suo lavoro con lo scultore Jean Tinguely ed altri.

Nel 1966 Kluver organizzò NOVE SERATE DI TEATRO ED INGEGNERIA, in cui 10 artisti, incluso John Cage, Rauchenberg, Nam June Paik e Merce Cunningham, collaborò con 30 artisti reclutati da Kluver dai laboratori Bell nel New Jersey.

Più tardi in quell’anno, Kluver insieme all’ingegnere Fred Waldhauer e gli artisti Taucheberg e Robert Withman, fondò E.A.T., un gruppo con lo scopo di facilitare la collaborazione tra artisti ed ingegneri.

Kluver recentemente parlò con Wired news sulla storia dell’arte multimediale.

WIRED NEWS: Qual è l’eredità di E.A.T.?

KLUVER: se la nozione di collaborazione che Rauchenberg ed io sviluppammo potrebbe sopravvivere, quella sarebbe l’eredità grande: la collaborazione tra artisti ed ingegneri. Ora sono quasi trent’anni dal giorno dal Pepsi Pavilion. Quarant’anni da quando la macchina si autodistrusse. E cinquant’anni da quando ho preso la laurea all’Università di Stoccolma. Ma E.A.T. ancora esiste nella mente delle persone. Sai, noi volevamo essere sicuri dall’inizio che E.A.T. non sarebbe stata fuori dalla mete delle persone. Ecco perché non abbiamo voluto costruire un edificio. Non abbiamo avuto un laboratorio dove gli artisti potevano lavorare perché quello avrebbe immediatamente solidificato l’organizzazione in un’istituzione burocratica.

W.N.: allora cosa avete costruito?

KLUVER: Bene, noi abbiamo costruito un metodo. Abbiamo pensato che gli artisti dovevano essere abili a lavorare con gli ingegneri nei settori di cui avevano bisogno. Alcuni artisti vogliono lavorare con il vetro, altri con gomma, e così via. Noi avevamo un luogo dove abbiamo fatto ogni settimana case aperte dove andavano gli ingegneri. Noi abbiamo aperto la porta così gli artisti potevano parlare con gli ingegneri. W.N.: quindi E.A.T. ha trattato direttamente con gli ingegneri, giusto? Non con le compagnie?

KLUVER: Si, noi dovevamo tenere le porte aperte per questi artisti. La cosa che ci riguardava di più era che l’industria poteva chiudere le porte agli artisti e per questo motivo abbiamo detto che gli ingegneri erano il punto di accesso verso l’industria, non il managment aziendale, perché proprio l’ingegnere ha l’expertise che gli serve. Egli ha le chiavi.

Non serve comprare le macchine se non sai dove sono. E qualsiasi ingegnere può rivolgersi ad un ogni altro ingegnere nel paese per aiuto se non sa risolvere un problema. Questo è quello che io considero la migliore invenzione di E.A.T., che è una porta aperta verso l’industria. Questo senza una marea di carte, macchine o altre cose, ovunque un ingegnere poteva lavorare con un artista.

W.N.: Come avete fatto pubblicità?

KLUVER:


W.N.: E cosa ha pensato il tuo boss di tutto ciò?

KLUVER:

Non avevo realizzato che lui aveva capito questo.

W.N.: Ma la compagnia Bell non ha dato sostegno economico agli eventi come Nove Serate?

KLUVER: No, non abbiamo mai pagato niente a nessuno. Mai. Non penso di aver tolto qualcosa a Bell – qualche giravite. Ma E.A.T. non aiutò solo gli artisti a collaborare con gli ingegneri. Sono riuscito a far sì che gli ingegneri diventassero entusiasti sull’arte. Uno dei migliori risultati fu che gli ingegneri erano capaci di pensare in modo più creativo.


Eliana Flores