Interview with Critical Art Ensemble

Tratto da EduEDA
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INTERVISTA AL CRITICAL ART ENSEMBLE
Di J. Bosma




Q: Siete insieme tutti e cinque da dieci anni?

CAE: Quasi, dieci anni, un po’ piu’ di nove. Questo autunno saranno dieci anni dal primo evento di CAE. Ci incontrammo all’università dove dividevamo la stessa insoddisfazione per il programma artistico e per lo scenario culturale in genere. Eravamo interessati a discutere di questioni politiche e a costruire un differente stile di pratica artistica. Cercavamo tutti di partecipare alla produzione culturale e di trovare il modo piu’ efficiente per farlo. Decidemmo che un collettivo fosse il miglior approccio.


Q: Quale fu la prima cosa che il collettivo produsse?

CAE: Fu un evento multimediale al CLUB NU – una discoteca di Miami. Il lato positivo fu l’esperimento di comunicare con un gruppo di spettatori. Abbiamo sempre cercato modi diversi per intersecare differenti aspetti della produzione culturale e dell’attività sociale. Il lato negativo fu che la seconda sera noi fummo licenziati e dovemmo citare in giudizio i titolari del club per farci dare il denaro che ci spettava.


Q: Su quale tipo di media avete focalizzato la vostra attenzione all’inizio?

CAE: Non ci siamo mai interessati in particolare di un media. Nei primi tempi del collettivo avremmo lavorato in qualunque posto ci fosse stato possibile. Ogni evento era un luogo particolare, e perciò noi avremmo usato qualunque media ci fosse sembrato il migliore per quel posto e per quel pubblico. Ancora oggi seguiamo questa strategia. Presto sviluppammo un certo numero di tattiche, cosa che ci fu possibile perché tutti i membri del collettivo avevano specializzazioni e competenze differenti. Quando mettemmo in comune i nostri talenti, potemmo disporre di quasi tutti i media. Così facemmo performances, film e video, lavori al computer. Mi ricordo che usavamo i classici Mac (risata) in alcuni dei nostri primi lavori per la poetica ipertestuale. Noi usavamo la fotografia e le diapositive, qualsiasi cosa che pensavamo fosse adatta alla cultura. Qualsiasi cosa pensavamo avesse il maggior impatto sulla gente che probabilmente l’avrebbe visto.

La rappresentazione che avete visto a Lubiana era un lavoro destinato in modo specifico ad un circuito di festival intellettuale. Ma noi eravamo capaci di fare lavori più stile guerriglia di strada. Abbiamo fatto arte comunitaria, installazioni museali, mostre in gallerie d’arte, presenze in TV. Abbiamo utilizzato pressochè tutti i modelli culturali che si conoscono. Se c’è un buon posto per un media, noi lo useremo. Quando si tratta di media o spazi sociali diversi, non abbiamo vincoli. Il nostro unico modello importante è la resistenza contro la cultura autoritaria.


Q: In questi dieci anni, c’è stato un cambiamento nei media che usate? Alcuni media sono diventati piu’ importanti di altri?

CAE: Ci sono stati pochi cambiamenti. Un cambiamento è stato quello per cui non produciamo piu’ eventi per conto nostro. Nei primi tempi ne abbiamo fatto tanti. Adesso siamo principalmente fornitori di contenuti per situazioni diverse, invece che dover costruire tutto da zero. La produzione di interi eventi fu molto rappresentativa dei nostri primi cinque anni, ma non è stata altrettanto caratteristica degli ultimi cinque.

Io penso che un’altra cosa che è cambiata (per tutti gli artisti multimediali) è che il computer è diventato uno strumento molto più significativo nella produzione di lavori. Dopo tutto, sintetizza tutti i diversi media in una singola postazione di lavoro. Questo ha avuto un grande impatto sulla nostra produzione. E i mezzi per la produzione concettuale sono rimasti consistenti.

Finalmente sono emerse alcune nuove opzioni per rivolgerci al pubblico. Per esempio, quando CAE iniziò la sua attività, c’era una rete, ma il suo pubblico era talmente ristretto e le possibiltà artistiche erano tanto limitate che non lo ritenemmo un posto molto interessante per lavorare. Adesso col WWW e il considerevole numero di persone che sono collegate, c’è un pubblico realmente significativo da raggiungere on-line, usando una varietà di comunicazioni e opzioni produttive. Se l’accesso e la banda larga fossero mai risolti, gli artisti andrebbero a frotte su Internet.


Q: Sembra che lavoriate duramente, lasciatemelo dire, sulle questioni politiche. Anche qui c’è stato un cambiamento? Con quale tipo di questioni siete partiti e se sono cambiate, come sono cambiate?



Q: E che cosa chiamate allora cultura?

CAE: La cultura è la somma totale dei componenti ideazionali, e sociali materiali come i valori, le norme, la lingua e gli artefatti. Sfortunatamente, alcune forme specifiche di queste categorie diventano egemoniche. A loro volta, altre categorie vengono marginalizzate o eliminate. Operare come agenti per l’anarchia culturale (ovvero la massima diversità) è un altro obiettivo del CAE. Vogliamo sia rivelare che promuovere prospettive alternative o produrre situazioni in cui ci si può rivelare. Per CAE la cultura è un termine importante che racchiude ogni cosa, dal sociale al politico, all’economico. Noi la intendiamo in un senso molto ampio, non solo nel senso di musica intellettuale, arte e letteratura.





Q: Voi paragonate il controllo che la chiesa cristiana fa sulla sessualità a ciò che succede adesso tra la scienza e la sessualità. Voi portate tutti questi bellissimi esempi: la figura di Maria e il suo opposto, la figura di Eva. Può l’intera storia della repressione sessuale essere trasportata al presente? Può essere usata come metafora per adesso? Così, per esempio, c’è qualcosa che assomiglia a Eva adesso, un cattivo esempio?

CAE: La prima cosa che dobbiamo sistemare prima di addentrarci in queste questioni è che la parte di testo che voi state guardando è stata scritta da una brillantissima artista femminista Faith Wilding. Non è stato scritto da CAE. Noi abbiamo fatto la seconda parte sui nuovi sistemi eugenici e i nuovi sviluppi della separazione tra sessualità e riproduzione. Questo perchè CAE non è tanto esperto di storia medievale quanto lo è la donna che ha scritto questa sezione.

Adesso che questo è stato sistemato: c’è una nuova Eva? Questa è una domanda davvero difficile. Possiamo trovare ancora una volta qualcosa del peccato originale? Possiamo rispondere con una nostra sensazione. Una possibilità nella mitologia americana è la madre benessere. Ecco la madre che è realmente considerata come quella battuta, quella che ha fatto qualcosa di sbagliato. Lei è senza controparte patriarcale. Il suo grande peccato è la sua sessualità, perché è ciò che l’ha messa nella posizione di ragazza madre. In questo senso forse c’è la nuova Eva.


Il capitale condivide una simile ambivalenza sul corpo. Da una parte è una necessità economica. La forza lavoro/consumatore deve essere replicata. Il capitale ha bisogno del prodotto, ma il capitale odia il processo. Quando le persone si abbandonano ai piaceri sessuali, non sono consumatori. Non sono produttori; non fanno niente per la perpetuazione del sistema. Questo tipo di attività senza utile va separata dai processi razionalizzati della vita quotidiana, di cui il più felice è il capitale. Le nuove biotecnologie stanno fornendo un’opportunità perché si realizzi quella separazione, allo stesso modo in cui alcuni nozioni di santità fornirono un mezzo per separare la spiritualità delle donne dalla sessualità.


Q: Ma nello stesso tempo esse non erano amate per questo, vero?



Q: Da dove pensate che origini questo desiderio di perfezione e perché perdura ancora in un tempo in cui c’è stata la teoria del caos e la consapevolezza che la perfezione e l’essere puramente tecnico non sono salutari? E’ distruttivo, non produttivo.



Q:I ho dubbi su questo. Per esempio, penso che tutti questi laboratori e corsi che i dirigenti stanno seguendo al momento, siano più creativi e che creino un posto di lavoro più produttivo, ecc. sembrano esserci dei movimenti in un’altra direzione, di maggior libertà. Un po’ di libertà nella produzione sembra aumentare la produzione.

CAE: E’ vero, ma anche voi avete fatto le nostre considerazioni. La creatività non esiste senza contesto. Per esempio, tra i business manager, la creatività non è un talento per la nuova combinazione, l’ispirazione divina, o un modo per interagire con l’indeterminato. Ciò che loro intendono per creatività, è il modo con cui si costruiscono i lavoratori, si inventano, si riconoscono i mezzi attraverso i quali i prodotti o i processi possono essere sviluppati. La creatività è molto specifica e mirata in questo caso, ed è solo valutata quando è direttamente applicata ad un processo economico. Quando negli affari si pensa in modo inventivo, il lavoratore è ricompensato con una libertà più ampia nel suo posto di lavoro, ma se questa energia è diretta verso un’altra attività, è marginalizzata o punita.



Q: Questo può collegarsi all’idea della nuova Eva. Cosa pensate della pressione che si fa sulle donne che per esempio hanno qualche tipo di malattia per la quale potrebbero morire, perché lascino controllare il loro feto, o la pressione su donne che hanno un figlio invalido: perché lo devono avere?

CAE: Non ci sono dubbi che le pressioni fatte sulle donne adesso rispetto alle diverse situazioni riproduttive nelle quali si possono trovare sono forti. Il problema qui è che in questo tipo di intervista diventa molto difficile rispondere a queste domande perché ci sono troppe variabili sociali che formano il soggetto che dovrebbe prendere quella decisione. Classe, eticità, relazioni familiari, background educativo ecc, tutto gioca un ruolo in questa situazione. Il genere non è in alcun modo la sola variabile causale da prendere in considerazione. Cercare di tirare in ballo il genere in mezzo a tutte queste questioni è molto difficile e finirà per offendere qualcuno. Generalizzare su questo tipo di argomento iperemotivo può in qualche modo apparire pregiudiziale. La vostra domanda richiede una lunga risposta accuratamente formulata, piuttosto che la rapida improvvisazione che stiamo facendo.



CAE: I lettori non tengono la stessa distanza da quella confessione come dalla prima, così le sue qualità estetiche non sono ancora state normalizzate. Comunque io penso che possiamo provare simpatia per una donna alla quale per tutta la vita è stato detto che ciò che più la realizzerà nella vita sarà avere un bambino e che ha provato la frustrazione di non poterne avere, e dopo aver ricorso ad interventi medici all’improvviso è in grado di averne uno. Per quella persona, una gravidanza conseguente ad un intervento della scienza deve essere un’esperienza molto profonda o estatica. Infatti è descritta in termini rivelatori religiosi. E’ una citazione spaventosa. Ritorna più volte nella prima citazione e rivela un brutto sostrato.


Q: All’inizio dell’intervista aveste parlato del desiderio del capitalismo di tenere il piacere fuori dalla sessualità.

CAE: Tenere il piacere fuori dalla riproduzione, il capitale vuole eliminare la sessualità. Questo è l’obiettivo. La sessualità è incredibilmente problematica, dato che soffoca la produttività e riduce i consumi. Gli Stati Uniti sono, naturalmente, all’avanguardia nell’eliminazione della sessualità, particolarmente nella classe media. Questo è il vero interesse delle classi burocratiche e tecnocratiche. I membri di questa classe devono essere lavoratori efficienti. La situazione è più semplice per le classi operaie, anche se ci sono eccezioni, come la sindrome da madre benessere che abbiamo menzionato prima nell’intervista.


Q: Ci sono due punti importanti sull’eliminazione del piacere: innanzitutto c’è il piacere industriale, che è anche parte del capitalismo, e la seconda cosa è che da molto tempo nella storia c’è sempre qualcosa come il potere, che ha dato alle masse una specie di stanza dei giochi, giusto per tenerle tranquille. Io non credo davvero che ci si voglia sbarazzare completamente del piacere.

CAE: Noi speriamo che lei abbia ragione su questo, ma a noi non pare proprio che sia così. Dove risiederebbe veramente il piacere secondo il modello capitalista? Il piacere dovrebbe essere dislocato nella rappresentazione, o sublimato nel consumo a nella produzione. Una persona può provare piacere dall’acquisto di un prodotto. Comunque CAE vorrebbe dire che il continuare ad acquistare oggetti che il capitale propone come esperienza piacevole non ha niente a che fare col piacere diretto che provoca la sessualità alla carne. Non li vediamo equivalenti.



Q: Allora ci sono anche tutte queste, in Olanda almeno, feste dell’amore, feste del sesso e feste dei feticci, in ogni tipo di discoteca, da quelle realmente da scartare a quelle veramente chic, in castelli e in palasport. Cos’è questo? Dal vostro testo capisco che potrebbero costituire qualcosa come una droga per le persone, come qualcosa che attualmente è illegale e si suppone che sia indecente, ma che allo stesso tempo è permesso, con un occhio mezzo chiuso da parte delle autorità.

CAE: Di nuovo una situazione davvero complicata. Da una parte dobbiamo domandarci: chi sono i partecipanti ai sex party? Sono rappresentativi di una grande maggioranza di persone? CAE non lo pensa, anche se pare che vengano da tutte le classi. Dobbiamo anche domandarci: Può un sex party essere modificato o codificato in modo che il piacere si indebolisca da solo? Perché un sex party sia sicuro per i partecipanti, le attività sono così’ codificate che la possibilità di una vera improvvisazione o di una vera esplorazione nel processo sessuale, è negata. Tutti sanno precisamente cosà succederà, l’ordine nel quale le cose si succederanno, e il tutto è venduto in un pacchetto simpatico e accurato. Adesso c’è anche la possibilità che un sex party possa avere una qualità molto forte. Può funzionare come una zona autonoma temporanea. Può avere la funzione di protesta contro la noia della vita quotidiana, e può avere la funzione di un rifiuto della vita di tutti i giorni. Questa possibilità esiste veramente. Comunque, la situazione è in qualche modo conflittuale. Direi che nella maggioranza dei casi, e senza dubbio negli USA, pochissime persone riescono a fare un sex party autonomo, perché se il segreto viene rivelato, si avranno seri problemi. O, se la società lo permette (come in Giappone) lo si fa sotto sanzioni economiche andando in un (codificato) sex tour a Bangkok, Amsterdam, o Las Vegas. Ma, ci può essere qualcosa di più noioso o nonsessuale del turismo sessuale?


Q: Mi salta all’occhio una frase del vostro articolo: “invece del fatto che fare sesso può produrre un prodotto funzionale, alle donne delle classi inferiori negli USA si stanno sempre più negando i dissidi governativi per la necessaria produzione della popolazione alla cui economia esse contribuiscono.

CAE: Per allargare un po’ il discorso sul perché abbiamo parlato di questo all’inizio dell’intervista: questo è un problema che la critica femminista ha lamentato con grande giustificazione. Il lavoro domestico non è valutato. Nessuno è pagato per questo. Negli USA questo scenario sta peggiorando. Perché il lavoro domestico possa dare un contributo all’economia, povere madri single sono trattate come se un bambino dovesse costituire tutte le ricompense di cui loro necessitano. Il sacrificio dei desideri materni di allevare il bambino è ritenuto essere senza valore per l’economia, e non si ritiene che contribuisca in nessun modo all’espansione del capitale. Noi sappiamo che questo è proprio un errore. Queste donne dovrebbero essere pagate per fare i loro lavori domestici. Se esse allevano un bambino, se esse portano avanti la necessaria produzione di popolazione, e se c’è un qualunque senso di giusto compenso, (che sappiamo che non c’è), esse dovrebbero essere pagate per il loro lavoro. Il lavoro che essere svolgono è veramente incredibile ma non ricevono alcun compenso per il loro lavoro.


Q: Voi avete scritto qualcosa a proposito delle molestie sessuali e delle politiche relative nelle organizzazioni e nelle società. Queste politiche sulle molestie sessuali che attualmente si dice che sono ottime per le donne, benefiche, che provengono dalle lotte femministe, adesso stanno andando contro le persone, sia femmine che maschi. Non è possibile superarle?


Quando le corporazioni si resero conto che le donne erano necessarie nel posto di lavoro per intensificare la produzione e il consumo, ci fu una grande preoccupazione sul modo di anninetare il comportamento controproduttivo (espressione di desiderio) sul posto di lavoro. In un momento magico, una fazione di femministe conservatrici offrì l’idea della molestia sessuale. Esse si rivoltarono contro il Verbo, il Patriarcato, la Parola, e chiesero ai loro sfruttatori di proteggerle, e in cambio esse offrirono non solo la loro sovranità, ma anche quella di tutti i membri della classe media. Il patriarcato accettò l’offerta. Come poteva rifiutarla? Avrebbe potuto intensificare la sorveglianza, frantumare il desiderio, e apparire progressista facendolo. Il risultato è un posto di lavoro sempre più alienante dove la violenza istituzionalizzata è sempre alta, ma il conflitto interpersonale è minore in quanto trova minor espressione. Questa fu una delle mosse politicamente più stupide dell’ultima metà di questo secolo. Mai in questo secolo una minoranza è stata così raggirata. Esse diedero alle corporazioni il modo di implementare una politica autoritaria di cui non sapevano come fare a lamentarsi. Noi dovremmo menzionare ancora una volta che la sinistra radicale femminista, cercò di fare tutto il possibile per fermarla. Come vere liberazioniste, esse sapevano che il potere delle istituzioni che si opprimevano non sarebbe mai aumentato.