Interview with Steve Dietz: differenze tra le versioni

Tratto da EduEDA
Jump to: navigation, search
 
(23 versioni intermedie di 5 utenti non mostrate)
Riga 1: Riga 1:
Dietz Steve
+
== Autore == [[Bosma Josephine]] e [[Dietz Steve]]
  
Steve Dietz fu una delle prime voci istituzionali a dare alla net art la sua giusta direzione. ? e la Conferenza sul Web nella prima parte del 1998, Dietz ha tracciato le differenze tra le varie forme di net art che sono state le prime ad emergere nella metà degli anni Novanta. Puntando il suo obiettivo sulla narrativa digitale, sulla net art d’influenza europea, sulla performance e sulle implicazioni meta-mediali di un’arte in rete che detiene sia la produzione culturale che la distribuzione e puntando il suo lavoro sui loro server, Dietz ci chiede di ripensare la nostra visione della cultura digitale.
+
== Tratto da == http://laudanum.net/cgi-bin/media.cgi?action=display&id=953755089; http://www.walkerart.org/gallery9/dietz
  
Steve Dietz è Direttore delle Iniziative dei Nuovi Media al Walker Art Center di Minneapolis e curatore di Telematic Connections, Lawrence Rinder is the Whitney's Anne & Joel Ehrenkranz Curator of Contemporary Art e co-autore di BitStreams, and Benjamin Weil, SFMOMA's Curator of Media Arts, è uno dei sei curatori interdisciplinari di 010101. La conversazione è stata condotta dallo scrittore di Bay Area, Glen Helfand (Per le date dell’esibizione e gli indirizzi Internet, vedere alla fine del documento).
+
== Titolo Originale == Interview with Steve Dietz
  
Steve Dietz è direttore di
+
== Traduzione di == Nocetti Giovanni
  
INTERVISTA CON STEVE DIETZ (di J, Bosma)
+
== Anno == 1998 d.c.
  
: arti visive, film/video, arti performative (programma basato in U.S.A. sui più grandi musei) e nuovi media. Egli ha comprato e diretto ada’web. E’ uno dei dieci centri artistici o musei americani più visitati e tra le sue attività ci sono questa primavera le presentazioni di Olia Lialina e Vuk Cosic, in aggiunta all’aver commissionato una nuovo lavoro a Alexei Shulgin e Natalie Bookchin.
+
== Testo: ==
  
JB –Ti sei fin dall’inizio occupato di arte in rete? Se non è stato così, puoi dirmi quando e perché hai deciso di esplorare la net art?
+
'''Intervista a Steve Dietz'''
  
SD – Arrivai al Walker nel 1996 per fondare un dipartimento di . Fin dall’inizio la rete, come medium per l’espressione creativa è stata centrale in ciò che volevo fare ed esplorare insieme all’impegno verso il pubblico e alla promozione dell’accesso all’informazione. dei primi innovatori di media interattivi. Nella mia esperienza, a molte persone attirate dalla rete e dai media interattivi non sta completamente bene il luogo dove hanno iniziato, sia che sia la fotografia o l’immagine o la biblioteca, o qualunque altra cosa e sentono un’irresistibile attrazione per questo medium ibrido e fluido, comunque lo chiamiamo. Ad un livello personale, leggere al mio bambino era un’esperienza molto interattiva, profondamente comunicativa, e rimane un ideale di ciò che i media interattivi, basati sulle reti possono essere. Ad un livello professionale, un aspetto della missione di Walker  è essere un catalizzatore per l’espressione artistica.  I due aspetti sono intercorrelati.
+
'''Steve Dietz''' è il direttore delle iniziative new-media al Walker Art Center di Minneapolis, Minnesota. 'The Walker', come viene soprannominato, apparentemente è unico per la relativa profondità dell'impegno nella programmazione pluridisciplinare (non interdisciplinare): visual arts, film/video, performing arts (il più grande programma museo-basato negli Stati Uniti.)e New-Media. Ha comprato e creato l'hosting ada'web. È uno dei dieci centri/musei dell'arte più visitati in U.S, e fra le attività di questo anno ci sono  Olia Lialina e Vuk Cosic che faranno le presentazioni questa primavera, più l'incarico del lavoro nuovo di Alexei Shulgin e Natalie Bookchin.  
  
JB – Mi diresti  se ti sei scontrato con specifiche difficoltà nel far accettare il tuo lavoro, poiché tu lavori negli Stati Uniti (paragonati ai curatori e critici di net art in Europa)?
+
'''JB''': Eri focalizzato sull' arte in rete fin dall'inizio? Puoi dirmi quando e perchè hai deciso di esplorare la net.art?
  
SD – E’ stata una vera battaglia far accettare la net art sia come arena critica di attività museale che come risorsa d’informazione in rete o come attività orientata all’educazione. Gli esempi di programmi europei orientati agli artisti come le organizzazioni virtuali negli Stati Uniti e come i siti d’arte tipo The Thing e ada’web mi hanno ispirato e sono stati istruttivi. Sospetto, comunque che possiamo essere tutti competitivi a riguardo delle difficoltà che noi sentiamo se ci chiediamo da dove esse provengono.
+
'''SD''': Sono arrivato al Walker nel 1996 per fondare un dipartimento di "new media initiatives".
 +
Fin dal primo istante la rete come mezzo per l'espressione creativa è stata un pilastro per le cose che volevo fare e le tematiche che volevo esplorare, oltre che un buon metodo per coinvolgere il pubblico e fornire  una accesso all' informazione.
 +
Nel suo libro sulle comunità virtuali, Haward Rheingold si riferisce a una comune "esperienza di conversione" dei primi innovatori dei media interattivi.
 +
Secondo la mia esperienza, molte persone avvicinatesi ai media interattivi e di rete, che non si sentivano a loro agio con le esperienze da cui erano partiti, vuoi che fossero la fotografia, o la pittura, o la letteratura o qualunque altra cosa adesso sentono un forte attaccamento a questo mezzo di comunicazione ibrido e fluido, in qualuque maniera vogliamo chiamarlo.
 +
Da un punto di vista personale leggere al mio giovane figlio è stata un'esperienza molto profonda e interattiva rimane un' ideale di quello che i media di rete e interattivi potrebbero essere.
 +
Da un punto di vista professionale l' ammisione del Walker è essere un catalizzatore per l'espressione artistica.
 +
Le due cose si mescolano.
  
Jb – Non ho alcuna voglia di iniziare uno scontro ora, chiedo semplicemente quali sono le differenze tra l’America e l’Europa riguardo alla ricezione e percezione della net art, poiché molte persone sostengono che ci sia differenza. Sono curioso di sapere cosa vogliono dire. Stai dicendo che ci sia poca differenza o che non ce ne sia affatto o che le differenze non siano importanti?
+
'''JB''': Potresti dire di trovarti a fronteggiare specifiche difficoltà nel far accettare il tuo lavoro, visto che tu lavori negli Stati Uniti (logicamente comparato ai direttori e critici della net.art in Europa?)
  
SD – Direi che in Europa ci sia un più attivo e stimolante interesse per la net art. Certamente molti artisti sentono sia un maggiore sostegno che un maggiore apprezzamento per quello che fanno in Europa – e forse in Australia. Se questa sia una tendenza di assestamento o strutturale non è ancora chiaro.
+
'''SD''': C'è stata più di una disputa a finchè la net.art venisse accettata come un 'arena critica per le attività del museo, molte più di quante se ne sono incontrate a finchè fosse riconosciuta come risorsa di informazione in rete o come un' insieme di interattività indirizzate all' educazione.
 +
Gli esempi di programmi rivolti agli artisti, in Europa, come pure l 'organizzazzioni virtuali negli Stati Uniti quali ArtNetWeb, The Thing, Ada'web sono stati tutti molto istruttivi oltre che fonte di ispirazione.
 +
Io sospetto, comunque, che noi tutti possiamo essere competitivi in termini di difficoltà che sentiamo di dover affrontare senza neanche prendere in considerazione su che cosa si basano i nostri obbiettivi.
  
JB – Qual è il tuo tipo o stile di net art favorito? Come pensi che questo specifico stile di net art sia sostenuto nel modo migliore o come potrebbe essere esplorato di più e più profondamente?
+
'''JB''': Non era mia intenzione incominciare alcuna competizione, stavo solamente chiedendo qualcosa riguardo le differenze fra gli Stati Untiti e l' Europa quando ci si trova a dover recepire e percepire la net.art, perchè molte persone continuano a enfatizzare il fatto che questa differenza esiste.
 +
Sono curioso di capire cosa realemente vogliano dire.
 +
Tu stai dicendo che esiste una minore differenza o che in verità non esiste alcuna differenza o che le differenze non sono importanti?
  
SD – Al momento, sono avidamente cattolico nei miei interessi. Suppongo di tendere a finire meno coinvolto nel lavoro che sembra troppo facilmente un’estensione di altri media. In termini di sostegno, dovrei dire che sto occupandomi molto attivamente ora di ciò che viene commissionato e di contesto, entrambi dei quali, penso, siano preziosi, sebbene la contestualizzazione possa essere rischiosa. “Di più e . Richiedono impegno.
+
'''SD''': Voglio dire che c'è un network più attivo e stimolante in Europa.
 +
Certamente molti artisti si sentono più supportati ed apprezzati per il loro lavoro in Europa, e forse in Australia.
 +
Se questo sia una questione di tempo o una questione strutturale non è ancora ben chiaro.
  
JB – Dopo tre anni che sei impegnato nel creare un contesto per la net art, potresti dire qualcosa sull’aspetto del tempo nella ricezione della net art? Impegno non significa soltanto dedizione, ma anche investimento a lungo termine, vero?
+
'''JB''': Quale tipo o stile di net.art è quella che personalmente preferisci?
 +
Come pensi che questo specifico tipo di net.art sia meglio supportate, o come potrebbe essere esplorata di più e più profondamente?
  
SD – Un impegno profondo verso l’arte contemporanea è importante e può solo manifestarsi oltre il tempo. Guardando alla net art, tu hai ragione a metà; che cosa significa a lungo termine in un mondo che è a tempo reale? Penso che sia quasi più importante una rigorosa apertura e un sostegno alla sperimentazione, in opposizione al rigor mortis delle categorie estetiche.
+
'''SD''': Al momento sono avidamente eclettico nei miei interessi. Io penso che tendo ad essere sempre meno coinvolto nei lavori che troppo facilmente sembrano essere un' estenzione di altri mezzi di comunicazione.
 +
In termini di sostegno voglio dire che i campi in cui sto lavorando più attivamente proprio adesso sono il dare incarichi e il contesto, questioni che ritengo entrambi di grande valore, sebbene la contestualizzazione possa essere inganevole.
 +
"Di più e più profondamente" sembra un qualcosa di autoesplicativo, sono cose che richiedono impegno.
  
JB – In relazione a ciò, sono curioso di sapere se l’influenza di Internet nella nostra percezione del tempo (e perciò del mondo) crei una modalità più veloce, ma alla fine meno potente, ?.
+
'''JB''': Forse, dopo 3 anni che sei impegnato a creare un contesto per la net.art, potresti dire qualcosa riguardo all' aspetto del tempo nella ricezione della net.art?
 +
Impegno non significa solo dedizione, ma anche un investimento a lungo termine, giusto?
  
SD – Riconoscendo tutte le discussione intorno al lavoro contemporaneo di storicizzazione, se si ha una generica idea sul mondo della net art in generale, questa è un tipo di ossessione verso la Form Art (2) di Alerei Shulgin affascinante. Ecco un esempio. Da un lato questo lavoro dal 1997 è classico, sempre parte del potere della linea (3), ma d’altro lato non lo abbiamo ancora digerito. Forse questo è esattamente ciò che vuoi dire?
+
'''SD''': Un impegno profondo verso l 'arte contemporanea è molto importante e si può manifestare solo con il passare del tempo.
 +
Riguardo alla net.art hai ragione a metà; cosa vuol dire a lungo termine in un mondo "real time"?
 +
Io penso che sia quasi più importante l' esistenza di un sostegno e di una rigorosa apertura menteale verso la sperimentazione, come antidoto al rigor mortis delle categorie estetiche.
  
JB – Err, non sono proprio sicuro. Pensavo sia all’aspetto del “tempo, memoria e ma penso anche al fatto che sebbene una gran parte della net art sia basata sul testo e l’immagine, Internet come medium a causa della sua limitata vista o paesaggio (il percorso che noi clicchiamo) e dei cambiamenti della sua velocità di comunicazione (anche se è solamente relativa) è realmente molto più transitorio persino di quanto abbiamo pensato fino ad ora. Cosa ne pensi?
+
'''JB''': Propio in relazione a questo mi domando se l'influenza di internet sulla nostra percezione del tempo e quindi del mondo crea per l'arte una via più veloce ma allo stesso tempo meno potente e più effimera per entrare nella storia dell' arte.
  
SD – La velocità è una percezione popolare di vita contemporanea, e, come un colpevole primordiale, Internet ha rimpiazzato il fax, che aveva rimpiazzato il telefono, che aveva rimpiazzato il telegrafo, che … Ma che cosa significa che le nostre idee, la nostra arte, la nostra connessione sono più transitorie? Penso che sia stato Kittler, tra gli altri, che ha messo in evidenza che i media digitali sostituiscono la sequenza temporale degli eventi in una combinazione spaziale di cifre binarie 0 e 1 – che sono poi ritradotte su richiesta. In altre parole, direi che ciò che è più significativo o forse più fruttifero è la dialettica tra la trasmissione (velocità) e la memoria (immagazzinamento), non uno o l’altro. Tuttavia, il brivido della velocità ed il canto delle sirene di una Biblioteca universale di Babele sono difficili da ignorare.  
+
'''SD''': Se bene riconosca tutte queste questioni riguardo all' arte contemporanea se ho una generica protesta nei riguardi del mondo della net.art in generale, è l 'esistenza di una sorta di ossessione verso quello che è nuovo oggi in questo momento, proprio ora.
 +
Questo non è tutto rigurado le novità. Mentre potrebbe essere vecchio come strategia, per esempio io trovo ancora molto affascinante la "Form Art" di Alexsei Shulgin.
 +
Giusto un esempio.
 +
In un certo senso sin dal 1997 questo lavoro viene considerato classico, già parte del potere del verso, ma in un altro senso non lo abbiamo ancora digerito.
 +
Forse questo è quello che intendi esattamente?
  
JB – E’ vero, la velocità potrebbe non essere la parola adatta per l’esperienza di una relativamente inaspettata abbondanza di scelta, comunicazione e piattaforme. Forse l’esistenza di un tempo reale apparente o l’esistenza di queste cose dà proprio un’illusione di velocità. Tu non hai comunque attraversato l’aspetto dello spazio. Per me è un fattore importante questo semplicissimo fatto che uno non può vedere alcuna cosa della rete oltre le linee che segue mentre clicca.   Potrebbe diventare persino più importante quando certi siti commerciali blockbuster, per esempio, da grandi reti di media esistenti iniziano a dominare le vie di traffico. Ma sempre, dall’inizio questo aspetto di oscurità, di buio oltre il cammino dei link, ha creato una cultura on line frantumata, quando la si paragona a come si è sviluppata la cultura off line. Sono d’accordo che non concedo alla memoria, all’immagazzinamento, ai database, agli archivi l’attenzione di cui hanno bisogno, hai ragione a correggermi su questo fatto. Il movimento e la presenza del tempo reale è più attraente per me da esplorare, una cattiva abitudine. Che cosa vuoi dire con il termine canto delle sirene? L’attrazione o la morte della memoria?
+
'''JB''': Sbagliato, non ne sono tanto convinto nemmeno io. Sia l' aspetto di "Tempo, memoria e presente" sia quello di "Spazio, architettura, visibilità, accessibilità" erano presenti nella mia mente quando cercavo di formulare questa domanda.
 +
Questo limitato spazio di memoria, penso che sia un problema, ma penso anche al fatto che sebbene molta della net.art è basata su testo e immagine, internet come mezzo di comunicazione per òla sua ristretta visuale (il percorso che noi scegliamo) e per la sua velocità di scambio di comunicazioni (anche se questa è solo relativa) sia veramente molto più fuggente di quanto noi abbiamo sempre sostenuto fino ad ora.  
 +
Cosa ne pensi?
  
SD .-  Non penso che sia una cattiva abitudine. La velocità è seduttiva. Invece non lo è la morte della memoria, ma l’idea di un ha parlato di un meraviglioso progetto, Data Minino Bodies, che è una comunità di persone che non hanno tempo (di essere comunità). C’è un modo di bilanciare il tempo reale con il tempo mobile, entrambi dei quali sono potenziati dalla tecnologia?
+
'''SD''': La velocità è u apercezione molto popolare nella vita contemporanea e come un primo colpevole internet ha rimpiazzato la macchina per il fax, che aveva rimpiazzato il telefono, che aveva a sua volta rimpiazzato il telegrafo, che ...
Per me questo veramente affascinanti della rete. Persino se tu non hai mai visitato una certa stanza di una costruzione, anche lì ci sono i piani, ma non in un senso veramente reale, la rete è costruita attraverso la navigazione di ciascuno. Ogni persona costruisce continuamente il piano, così per parlare. Penso che Maurice Benayouns’s God Flat e il Devil Curved siano esempi meravigliosi di ciò, anche perché sono interessato a lavori come C5’s (4), che sta cercando i modi di fare una mappa di Internet senza tener conto di ciò che noi sappiamo essere una mappa o dovrebbe sembrare. Che la cultura on line sia più o meno frantumata di quanto lo sia la cultura off line sembra discutibile. Ciò può non aver significato fuori dagli U.S.A., ma c’è un gioco che funziona "All of _my_ friends voted for McGovern" (che è stato sconfitto per la corsa alla presidenza con una vittoria schiacciante). Il narrowcasting di Internet crea frantumazione o la sua ampia estensione permette alle persone di creare compagnia? Per quanto riguarda il potere degli interessi commerciali etoy è solo l’esempio più recente. E’ importante mantenere un’infrastruttura che sia molti-molti, che protegga la privacy, che promuova Internet come qualcosa che è di tutti, ma potrebbe anche risultare che un numero rilevante di persone preferisca ancora un modello di interattività basato sulla Tv o un livello di contenuto da Gameboy. Che cosa?
+
Ma questo vuole veramente significare che le nostre idee, la nostra arte, la nostra connessione, sono più fuggenti?
 +
Io penso che sia Kittler, fra tutti gli altri, quello che ha fatto notare che i media digitali si soppiantano la sequenza termporale degli eventi in una sistemazione spaziale di 1s e 0s che sono poi ritradotti su richiesta.
 +
In altre parole voglio discutere sul fatto che ciò che è più significativo o forse più fruibile è la dialettica tra la trasmissione (la velocità) e la memoria (memorizzazione), e non l' una o l'atra prese separate.
 +
Tuttavia il brivido della velocità e il canto della sirena della biblioteca di Babele sono troppo forti per essere ignorati.
  
JB – Sento che tu pensi e parli correntemente di archivio. Stai lavorando a un tuo archivio net art? Poi una domanda filosofica: quali pensi dovrebbero essere le ragioni per salvare certi lavori artistici in rete?
+
'''JB''': Così velocità potrebbe non essere la parola giusta per indicare un' esperienza che in tempi relativamente brevi si trova ad avere un' abbondanza di scelta, comunicazione e piatteforme. Forse l' esistenza apparente del tempo reale o l'evoluzione di queste cose da giusto un 'illusione di velocità.
 +
Tuttavia non sei entrato dentro l'aspetto "spazio".
 +
Per me questo semplicissimo fatto che uno non può vedere niente della rete attraverso le linee che segue mentre clikka qua e la è un fattore importante.
 +
E potrebbe diventare ancora più importante quando certi siti di blockbuster commerciali già esistenti in ampio numero nella rete cominciano a dominare i traffici. Ma già dall' inizio questo aspeto di oscurità e di buoio al di là del percorso di links, ha creato una cultura on-line nel momento in cui qualcuno la compara con la cultura sviluppatasi off-line.
 +
Sono daccordo comunque che io non do alla memoria sia alla memorizzazione sia ai database, sia agli archivi l' attenzione di cui hanno bisogno.
 +
Fai bene a correggermi dunque. Lo scorrere e la presenza del tempo reale è per me molto più attrattivo da esplorare, una cattiva abitudine.
 +
Che cosa vuoi dire con Canto di Sirena, l' attrazione o la morte della memoria?
  
SD – Ho iniziato una collezione di Studi sulle Arti digitali al Walker, inizialmente per ospitare ada’web. In un certo senso, è un’attività a doppio taglio. E’ sia un riconoscimento del valore nominale del significato di net art sia un dispositivo museale, cosicché, in un senso, il Walker ha l’opportunità di pensare collettivamente la net art. Ho anche ciò che io considero un progetto che è uno sforzo continuo di pensare ad alcune di queste questioni. L’ultima versione è proprio pubblicata in ? di Cadre. (5)
+
'''SD''': Io non credo che sia una cattiva abitudine. La velocità è molto seducente. E così non lo è la morte della memoria ma l' idea di un sistema infallibile che dispensa conoscenza in tempo reale ogni qual volta tu vuoi conoscere qualcosa.
 +
Victoria Vesna ha parlato di un magnifico Project-Connundrum, si chiama "data mining bodys" che riguarda una comunità di persone che non hanno tempo (per essere una comunità).
 +
C'è un sistema per bilanciare il tempo reale con il tempo che cambia, entrambi dei quali sono aumentati dalla tecnologia.
 +
Per me, questo ristretto percorso come tu lo descrivi è forse una delle cose più affascinati della rete anche se tu non visiti mai una certa stanza in una costruzione, questa  è sempre presente nella planimetria del piano ma in un senso molto reale la rete è costruita attraverso la navigazione di una persona.
 +
Uno costruisce continuamente la planimetria del piano, così per parlare, penso che le opere di Maurice Benyund "Is God Flat" e "Is the Devil Curve" sono magnifici esempi di questo e questo è anche il motivo pwer cui sono interessato a lavori come c5's che ha in progetto di guardare alle vie di mappaggio di internet senza pretendere che noi conosciamo cos'è una mappa e a cosa dovrebbe assomigliare.
 +
Se la cultura on-line è più o meno frammentata di quella off-line è un discorso discutibile. Questo non potrebbe avere alcun senso al difuori degli Stati Uniti ma c'è una battuta che dice "Tutti i miei amici hanno votato per MacGovern" (che è stato battuto per la corsa alla presidenza in una valanga di voti).
 +
Il ritretto casting di internet crea frammentazione o la sua mpia portata permette all' individui di creare una compagnia?
 +
Come per la dominanza degli interessi commerciali, etoy  è solo uno degli esempi più recenti.
 +
E' importante per mantenere una struttura che relaziona molti con molti, che protegge la privacy che promuove internet come una comunità, ma potrebbe anche saltere fuori che un discreto numero di persone preferisce ancora un modello tv per l' interattività o un liverllo gameboy di contenuto.
 +
Che fare allora?
  
JB – Che cosa vuoi dire con la frase che Walker pensa collettivamente a qualcosa?
+
'''JB''': Ho sentito che frequentemente pensi e parli di archiviare. Tu stesso stai lavorando ad un archivio di net.art? E allora una domanda filosofica: quale pensi possa essere la ragione che spingere a salvare certi net.artworks?
  
SD – Non penso che sia una questione specifica di Walker. Ciò che voglio dire è che gli individui animano un programma, ma che esporre quel programma alla discussione di molteplici punti di vista può sia  rinforzare il programma che, nelle situazioni migliori, cambiare ciò che è stata fino ad allora la norma consueta.
+
'''SD''': Io ho cominciato una "Collezione di Studi di Arte Deigtale" al Walker, inizialmente per ospitare ada's web. In un certo senso è un' attività a due facce: una vuole riconoscere il valore del significato della net.art, l'altra è uno stratagemma museologico, cosicchè, in un certo senso, il Walker ha l'opportunità di pensare collettivamente alla net.art.
 +
Io ho anchw un progetto che considero più personale: "memory_archive_database", che si figura come lo sforzo in atto di pensare ad alcune di queste questioni.
 +
L'ultima versione è già swtata pubblicatga in "Switch" di Cadre.
  
Ho detto, e lo sosterrei ancora, che per la società del non essere interessata all’attività culturale di preservazione  sia il significato che la net art sono analoghi a libri scottanti. Allo stesso tempo, molti artisti possono non volere che il loro lavoro sia archiviato e certamente non sosterrei di capire quale sia il miglior modo per continuare ora. Ma penso che sia importante pensare a queste cose, e uno dei modi migliori per pensare a qualcosa può essere sperimentarla.
+
'''JB''': Che cosa intendi quando parli del Walker che pensa collettivamente a qualcosa?
  
Collezionare, naturalmente, è una faccenda completamente diversa dall’archiviare – sebbene ci siano interessanti anche se confusi parallelismi, poiché un archivio di materiale originale digitale può differire solo intenzionalmente da una collezione.  
+
'''SD''': Non penso che sia una questione specifica del Walker. Quello che volgio dire è che gli individui animano un programma ma esporre quel programma alla discusione di molteplici punti di vista può non soltanto rafforzare il programma stesso, ma anche, nelle migliori situazioni, cambiare quello chefinioa questo momento è stato norma consensuale.
 +
Ho detto e volgio ancora sostenere che per la società, che non si preoccupa di preservare l'attività culturale, il significato della net.art è simile a bruciare i libri.
 +
L'ignoranza passiva diventa repressione attiva. Allo stesso tempo alcuni artisti potrebbero non volere che i loro lavori vengano archiviati e io di sicuro non mi metterò a discutere su quella che ritengo essere il mio migliore modo di agire adesso.
 +
Però penso che bisognerebbe pensaRCI sopra e una delle migliori vie per pensare a qualcosa è sperimentarla. Collezionare, di sicuro, ha uno scopo del tuitto differente dall' archiviare, sebbene esistono parallelismi interessanti e confusi, considerato che un' archivio di originali degitali piò differire da una collezione solo per le intenzionalità.
  
JB – Chiameresti ada’web una collezione o un archivio? Come funzione ada’web nel Walker Art Center?
+
'''JB''': Allora chiameresti ada's web una collezione o un archivio?
 +
Come funzionerebbe ada's web all' interno del Walker Art Center?
  
SD – Bella domanda! Non solo è una collezione o un archivio, ma qual è la relazione delle parti al tutto? Per me, ada’web come totalità è un’opera d’arte anche se almeno ultimamente si potrebbe discutere quale sia la più interessante indicazione. Pertanto non considero ada’web stessa una collezione di progetti diversi, anche se si può certamente fare una distinzione tra Vivian Selbo's Vertical Blanking Interval e Group Z's I Confess. In questo senso, ada’web al Walker non è un archivio. Non è documentazione di qualcos’altro di originale. E’ un originale, un oggetto per usare la tradizionale terminologia museale, sebbene non sia completamente adatta. Allo stesso tempo, ada’web come un organismo vivo, in crescita ha fermato la sua crescita. Benjamin and co. non stanno curando né producendo più nuovi progetti doppi; non stiamo aggiungendo attivamente link a nuove parole, ecc. Ma non penso però che sia morto. Esso è ancora in vita, sebbene ciò sia un testamento per com’è montato più di ogni altra cosa che abbiamo mai fatto, oltre il continuare a ospitarlo e il non bloccarlo.
+
'''SD''': Buona domanda! E questo non è solo una collezzione o un archivio, ma qual'è la relazione della parte con il tutto? Per me Ada's web come un tutto è un lavoro di arte, sebbene ultimamente potrebbe anche richiamare alla questione se questa è la sua designazione più interessante, così io non considero ada's web stessa una collezzione di oggetti più disparati sebbene puoi nettamente distinguere tra Vivian Selbo's Vertical Blaking Interval e Group Z's I Confess.  
L’ironia, almeno negli Stati Uniti, è che c’è una crescente discussione sulla rete come archivio o come collezione e sui media artistici o digitali, ma non è ancora un significativo sostegno per la sua creazione e produzione, cosicché penso sia naturale che gli artisti dovrebbero guardare a questi sforzi con un po’ di scetticismo se non di sfiducia.
+
In questo senso, ada's web al Walker non sarebbe un archivio. Non è documentazione di qualche altra opera originale, è un originale, un "pezzo", per usare la terminologia museologica tradizionale sebbene non gli calzi perfettamente.
Il mio interesse nell’archivio è certamente una questione di preservazione, ma è anche una questione di trasformazione, sia nei termini di trasformazione dell’archivio statico in una piattaforma attiva per il sostegno sia nella possibilità di allungare la nozione di museo stesso.
+
Allo stesso tempo ada's web come un organismo che vive e che cresce ha smesso di crescere.
 +
Benjomin and co. non si stanno piu preoccupando e non stanno più producendo progetti o simili; non stiamo aggiungendo attivamente links ai nuovi lavori, ecc...
 +
Ma io non penso nemmeno che sia morto.
 +
Ha ancora vita sebbene sia più un testamento di come è stato messo insieme piuttosto che un testamento di ciò che abbiamo fatto oltre che continuare ad ospitarlo e a non rinchiuderlo in delle volte.
 +
L' ironia, almeno negli Stati Uniti, è che c'è una crescente discussione sull' archiviare\collezionare net.art e media digitali ma non esiste ancora un supporto significativo per la lorocreazione e produzione.
 +
Per questo credo che sia natural che gli artisti guardino a questi sforzi con qualche scetticismo se non si fidano. Il mio interesse nell' archivio è certamente una questione i preservazione, ma ce n'è anche una di trasformazione, tutte e due viste in termini di trasformazione dell' archivio statico in una piattaforma attiva per supportare e per creare la possibilità di allargare la nozione di museo stesso.
  
JB In quale direzione?
+
'''JB''': In che direzione?
  
SD Sia verso la piattaforma-evento (velocità, trasmissione, produzione) sia verso un tipo di armadio delle curiosità (museo, archivio, biblioteca), dove diventano meno preminenti le distinzioni acculturate tra originale e semi-originale; tra oggetto unico e semi-oggetto copia; tra oggetto-evento delimitato e non delimitato semi-oggetto-evento; tra proprietà ed accessibilità.
+
'''SD''': Sia come un evento piattaforma (velocità, trasmissione, produzione), sia come una sorta di schedario di curiosità (museo, archivio biblioteca) dove le distinzioni acculturate tra originale e il quasi originale, l' oggetto unico e l' oggetto copiabile tra un pezzo e un evento delimitato e un pezzo ed  un evento non delimitato proprietà e accessibiità diventano meno importanti.
  
JB – Nonostante tutto come potrebbe essere un museo?
+
'''JB''': Dunque sarebbe ancora un museo?
  
SD. Già, non lo so. No. Perché no? Che cosa c’è in gioco?
+
'''SD''': Certo. Non lo . No. Perchè no? Cosa c'è in palio?
  
JB – Leggo e penso molto riguardo allo spostamento dal museo ai media della definizione e ricezione di ciò che è Arte. Cambia la funzione dell’arte, o crea meno arte ? Possiamo stabilire un intrinseco valore esatto dell’arte? La funzione del museo è completamente cambiata nell’ultimo secolo. La questione (in generale) è se la funzione importante dell’arte come punto di riferimento per la nostra cultura andrà perduta in qualche modo in questa arte frantumata, l’arte può soltanto acquistare quando non sono più chiari i confini. Le mie domande sono vecchie, ma più importanti, credo, con l’emergenza della net art. Ciò che è un po’ problematico per me è che non mi fido dei politici, la cui presenza sento dietro a molti scritti relativi a questa istanza.
+
'''JB''': Sto leggendo e riflettendo molto riguardo allo spostamento dal museo dentro ai media della difinizione e ricezione di cosa è l' arte.
 +
Questo camvbia la funzione dell' arte o semplicemnte crea arte meno monumentale? Possiamo tracciare un esatto valore intrinseco dell' arte?
 +
La funzione del museo è completamente cambiata attraverso l' ultimo secolo, la domanda in generale è se l'importante funzione dell' arte come punto di riferimento per la nostra cultura finirà per essere persa in qualche modo in questo frammentato obbiettivo che l'arte può avere solo quando non ha più chiari confini.
 +
Le mie domande sono vecchie ma sempre più prominenti con l 'emergenze della net.art.
 +
§Quello che è un pochino èiù problematico per me è che non mi fido proprio delle politiche che avverto dietro molti scritti rigurdo am questa questione
  
SD – Aggiungerei soltanto due commenti. Sono d’accordo che la funzione del museo sia “completamente cambiata è la ragione per cui, dato che non vedo i cambiamenti, ho suggerito come invalidante l’idea del museo.  
+
'''SD''': Vorrei aggiungere solo due commenti.
 +
Sono daccodo che la funzione di museo è completamente cambiata attraverso l' ultimo secolo ed è oper questo che non vedo com i cambiamenti che io propongo possano invalidare l 'idea di museo allo stesso tempo museo e arte non sono la stessa cosa.
 +
Tu sembri quasi voler suggerire che un' importante dìfunzione di museo è essere una sorta di obbiettivo-filtro per la (net) art piuttosto che dire semplicemte a qualcuno "guarda internet".
 +
Sono daccordo sul fatto che, quando è fatto bene, questo è un ruolo di valore anche se penso che ci sono profonde cadute qualora questo obbiettivo diventi confuso e combinato con quello che l 'arte è.
 +
Sono sicuro che questo è terribilmente ingenuo, ma sono fermanete convinot che l'arte sia più vicina a quello che gli artisti fanno piuttosto che a quelle cose a cui prestano attenzione i musei (esibire, collezionare), che è, senza dire che i musei non dovrebbero esibire, collezionare, esporre, quello che pensano che l 'arte sia.
 +
BTW, ho scritto profusamente riguardo la mia sensazione di come la cultura digitale interseca e influenza il ruolo tradizionale del museo in un progetto per il museo del Monterrey, chiamato "Cybermuseology".
  
Allo stesso tempo il museo e l’Arte non sono la stessa cosa. Tu sembri suggerire che un’importante funzione del museo è come un tipo di focus-filtro per la (net) art piuttosto che che ? i musei fanno attenzione (esibizione, collezione) che non è come dire che i musei non dovrebbero esibire e collezionare ed esporre ciò che pensano sia Arte.
+
'''JB''': Vorresti dire che l'arte è sempre stata supportata per puro amore dell' arte piuttosto che per una visione generale che vede il mercsato dell' arte come uno degli oggetti scambiati per denaro?
BTW, ho scritto moltissimo sul mio senso di come .
+
Mi sto giusto chiedendo se tutta questa discussione su come ricompensare i net artists è solo una di quelle discussioni già abbondantemente dibattuta nel mondo dell' arte e se l 'enfasi banale sull 'arte come oggetto ordinario è una discussione piuttosto recente ma comunque una parte dell' intera situazione dell' arte.
  
JB – Diresti che l’arte è sempre stata sostenuta per amore delle arti invece del parere generale che il mercato dell’arte è uno degli oggetti scambiati per soldi? Vorrei sapere se tutta questa discussione di come ricompensare i net artisti non .
+
'''SD''': Supportare gli artisti è importante.
 +
Certamente se l' industria della cultura negli Stati Uniti ha supportato l'arte contemporanea in generale nel modo in cui sostiene adesso la net.art, sarebbe un' ovvia imitazione.
 +
Detto questo, molta dell' arte contemporanea ha sollevato per un po' questioni per il prevalere di paradigmi di supporto\collezzione e queste sono state generalmente, ma comunque imperfettamente, risolte.
 +
Così per me, le questioni importanti non riguradano se è necessaria la creazione in rete di un equivalente di edizioni pay per view ma se c'èun livello di coinvolgimento commisurato con il livello di attività.
 +
Ora come ora non c'è.  
 +
 
 +
== Note ==
  
SD – Il sostegno agli artisti è importante. Certamente se l’industria della cultura negli Stati Uniti ha sostenuto l’arte contemporanea in generale nel modo in cui sostiene ora la net art dovrebbe essere un evidente inganno. Ciò detto, molta dell’arte contemporanea, proprio per un momento, ha sollevato le questioni sui paradigmi principali sostegno-collezione e generalmente, anche se in modo imperfetto, le ha risolte. Così per me, l’istanza principale non è se è necessario creare l’equivalente in rete delle edizioni pay-per-view, ma se c’è un livello di impegno commisurato con il livello di attività. Ora non c’è.
+
(1) http://tec.uno.edu/george/thesis/news/virtualcommunity.html  
Note:
+
(1) http://tec.uno.edu/george/thesis/news/virtualcommunity.html (2) http://www.c3.hu/collection/form/ (3) http://www.calarts.edu/~line/history.html (4) (http://www.c5corp.com/ (5) http://switch.sjsu.edu/ (6) http://www.museodemonterrey.org.mx/english/mediateca/tours/index2.html  
+
  
 +
(2) http://www.c3.hu/collection/form/
  
 +
(3) http://www.calarts.edu/~line/history.html
  
 +
(4) (http://www.c5corp.com/
  
 +
(5) http://switch.sjsu.edu/
  
 +
(6) http://www.museodemonterrey.org.mx/english/mediateca/tours/index2.html
  
[[Categoria: Testo di Bosma Josephine]]
+
 
 +
 
 +
[[Categoria:Testo di Bosma Josephine]]
 +
[[Categoria:Testo di Dietz Steve]]
 +
[[Categoria:1998 d.c.]]
 +
[[Categoria:Arte delle reti]]
 +
[[Categoria:Net art]]
 +
[[Categoria:Testo]]

Versione attuale delle 11:10, 24 Apr 2007

== Autore == Bosma Josephine e Dietz Steve

== Tratto da == http://laudanum.net/cgi-bin/media.cgi?action=display&id=953755089; http://www.walkerart.org/gallery9/dietz

== Titolo Originale == Interview with Steve Dietz

== Traduzione di == Nocetti Giovanni

== Anno == 1998 d.c.

Testo:

Intervista a Steve Dietz

Steve Dietz è il direttore delle iniziative new-media al Walker Art Center di Minneapolis, Minnesota. 'The Walker', come viene soprannominato, apparentemente è unico per la relativa profondità dell'impegno nella programmazione pluridisciplinare (non interdisciplinare): visual arts, film/video, performing arts (il più grande programma museo-basato negli Stati Uniti.)e New-Media. Ha comprato e creato l'hosting ada'web. È uno dei dieci centri/musei dell'arte più visitati in U.S, e fra le attività di questo anno ci sono Olia Lialina e Vuk Cosic che faranno le presentazioni questa primavera, più l'incarico del lavoro nuovo di Alexei Shulgin e Natalie Bookchin.

JB: Eri focalizzato sull' arte in rete fin dall'inizio? Puoi dirmi quando e perchè hai deciso di esplorare la net.art?

SD: Sono arrivato al Walker nel 1996 per fondare un dipartimento di "new media initiatives". Fin dal primo istante la rete come mezzo per l'espressione creativa è stata un pilastro per le cose che volevo fare e le tematiche che volevo esplorare, oltre che un buon metodo per coinvolgere il pubblico e fornire una accesso all' informazione. Nel suo libro sulle comunità virtuali, Haward Rheingold si riferisce a una comune "esperienza di conversione" dei primi innovatori dei media interattivi. Secondo la mia esperienza, molte persone avvicinatesi ai media interattivi e di rete, che non si sentivano a loro agio con le esperienze da cui erano partiti, vuoi che fossero la fotografia, o la pittura, o la letteratura o qualunque altra cosa adesso sentono un forte attaccamento a questo mezzo di comunicazione ibrido e fluido, in qualuque maniera vogliamo chiamarlo. Da un punto di vista personale leggere al mio giovane figlio è stata un'esperienza molto profonda e interattiva rimane un' ideale di quello che i media di rete e interattivi potrebbero essere. Da un punto di vista professionale l' ammisione del Walker è essere un catalizzatore per l'espressione artistica. Le due cose si mescolano.

JB: Potresti dire di trovarti a fronteggiare specifiche difficoltà nel far accettare il tuo lavoro, visto che tu lavori negli Stati Uniti (logicamente comparato ai direttori e critici della net.art in Europa?)

SD: C'è stata più di una disputa a finchè la net.art venisse accettata come un 'arena critica per le attività del museo, molte più di quante se ne sono incontrate a finchè fosse riconosciuta come risorsa di informazione in rete o come un' insieme di interattività indirizzate all' educazione. Gli esempi di programmi rivolti agli artisti, in Europa, come pure l 'organizzazzioni virtuali negli Stati Uniti quali ArtNetWeb, The Thing, Ada'web sono stati tutti molto istruttivi oltre che fonte di ispirazione. Io sospetto, comunque, che noi tutti possiamo essere competitivi in termini di difficoltà che sentiamo di dover affrontare senza neanche prendere in considerazione su che cosa si basano i nostri obbiettivi.

JB: Non era mia intenzione incominciare alcuna competizione, stavo solamente chiedendo qualcosa riguardo le differenze fra gli Stati Untiti e l' Europa quando ci si trova a dover recepire e percepire la net.art, perchè molte persone continuano a enfatizzare il fatto che questa differenza esiste. Sono curioso di capire cosa realemente vogliano dire. Tu stai dicendo che esiste una minore differenza o che in verità non esiste alcuna differenza o che le differenze non sono importanti?

SD: Voglio dire che c'è un network più attivo e stimolante in Europa. Certamente molti artisti si sentono più supportati ed apprezzati per il loro lavoro in Europa, e forse in Australia. Se questo sia una questione di tempo o una questione strutturale non è ancora ben chiaro.

JB: Quale tipo o stile di net.art è quella che personalmente preferisci? Come pensi che questo specifico tipo di net.art sia meglio supportate, o come potrebbe essere esplorata di più e più profondamente?

SD: Al momento sono avidamente eclettico nei miei interessi. Io penso che tendo ad essere sempre meno coinvolto nei lavori che troppo facilmente sembrano essere un' estenzione di altri mezzi di comunicazione. In termini di sostegno voglio dire che i campi in cui sto lavorando più attivamente proprio adesso sono il dare incarichi e il contesto, questioni che ritengo entrambi di grande valore, sebbene la contestualizzazione possa essere inganevole. "Di più e più profondamente" sembra un qualcosa di autoesplicativo, sono cose che richiedono impegno.

JB: Forse, dopo 3 anni che sei impegnato a creare un contesto per la net.art, potresti dire qualcosa riguardo all' aspetto del tempo nella ricezione della net.art? Impegno non significa solo dedizione, ma anche un investimento a lungo termine, giusto?

SD: Un impegno profondo verso l 'arte contemporanea è molto importante e si può manifestare solo con il passare del tempo. Riguardo alla net.art hai ragione a metà; cosa vuol dire a lungo termine in un mondo "real time"? Io penso che sia quasi più importante l' esistenza di un sostegno e di una rigorosa apertura menteale verso la sperimentazione, come antidoto al rigor mortis delle categorie estetiche.

JB: Propio in relazione a questo mi domando se l'influenza di internet sulla nostra percezione del tempo e quindi del mondo crea per l'arte una via più veloce ma allo stesso tempo meno potente e più effimera per entrare nella storia dell' arte.

SD: Se bene riconosca tutte queste questioni riguardo all' arte contemporanea se ho una generica protesta nei riguardi del mondo della net.art in generale, è l 'esistenza di una sorta di ossessione verso quello che è nuovo oggi in questo momento, proprio ora. Questo non è tutto rigurado le novità. Mentre potrebbe essere vecchio come strategia, per esempio io trovo ancora molto affascinante la "Form Art" di Alexsei Shulgin. Giusto un esempio. In un certo senso sin dal 1997 questo lavoro viene considerato classico, già parte del potere del verso, ma in un altro senso non lo abbiamo ancora digerito. Forse questo è quello che intendi esattamente?

JB: Sbagliato, non ne sono tanto convinto nemmeno io. Sia l' aspetto di "Tempo, memoria e presente" sia quello di "Spazio, architettura, visibilità, accessibilità" erano presenti nella mia mente quando cercavo di formulare questa domanda. Questo limitato spazio di memoria, penso che sia un problema, ma penso anche al fatto che sebbene molta della net.art è basata su testo e immagine, internet come mezzo di comunicazione per òla sua ristretta visuale (il percorso che noi scegliamo) e per la sua velocità di scambio di comunicazioni (anche se questa è solo relativa) sia veramente molto più fuggente di quanto noi abbiamo sempre sostenuto fino ad ora. Cosa ne pensi?

SD: La velocità è u apercezione molto popolare nella vita contemporanea e come un primo colpevole internet ha rimpiazzato la macchina per il fax, che aveva rimpiazzato il telefono, che aveva a sua volta rimpiazzato il telegrafo, che ... Ma questo vuole veramente significare che le nostre idee, la nostra arte, la nostra connessione, sono più fuggenti? Io penso che sia Kittler, fra tutti gli altri, quello che ha fatto notare che i media digitali si soppiantano la sequenza termporale degli eventi in una sistemazione spaziale di 1s e 0s che sono poi ritradotti su richiesta. In altre parole voglio discutere sul fatto che ciò che è più significativo o forse più fruibile è la dialettica tra la trasmissione (la velocità) e la memoria (memorizzazione), e non l' una o l'atra prese separate. Tuttavia il brivido della velocità e il canto della sirena della biblioteca di Babele sono troppo forti per essere ignorati.

JB: Così velocità potrebbe non essere la parola giusta per indicare un' esperienza che in tempi relativamente brevi si trova ad avere un' abbondanza di scelta, comunicazione e piatteforme. Forse l' esistenza apparente del tempo reale o l'evoluzione di queste cose da giusto un 'illusione di velocità. Tuttavia non sei entrato dentro l'aspetto "spazio". Per me questo semplicissimo fatto che uno non può vedere niente della rete attraverso le linee che segue mentre clikka qua e la è un fattore importante. E potrebbe diventare ancora più importante quando certi siti di blockbuster commerciali già esistenti in ampio numero nella rete cominciano a dominare i traffici. Ma già dall' inizio questo aspeto di oscurità e di buoio al di là del percorso di links, ha creato una cultura on-line nel momento in cui qualcuno la compara con la cultura sviluppatasi off-line. Sono daccordo comunque che io non do alla memoria sia alla memorizzazione sia ai database, sia agli archivi l' attenzione di cui hanno bisogno. Fai bene a correggermi dunque. Lo scorrere e la presenza del tempo reale è per me molto più attrattivo da esplorare, una cattiva abitudine. Che cosa vuoi dire con Canto di Sirena, l' attrazione o la morte della memoria?

SD: Io non credo che sia una cattiva abitudine. La velocità è molto seducente. E così non lo è la morte della memoria ma l' idea di un sistema infallibile che dispensa conoscenza in tempo reale ogni qual volta tu vuoi conoscere qualcosa. Victoria Vesna ha parlato di un magnifico Project-Connundrum, si chiama "data mining bodys" che riguarda una comunità di persone che non hanno tempo (per essere una comunità). C'è un sistema per bilanciare il tempo reale con il tempo che cambia, entrambi dei quali sono aumentati dalla tecnologia. Per me, questo ristretto percorso come tu lo descrivi è forse una delle cose più affascinati della rete anche se tu non visiti mai una certa stanza in una costruzione, questa è sempre presente nella planimetria del piano ma in un senso molto reale la rete è costruita attraverso la navigazione di una persona. Uno costruisce continuamente la planimetria del piano, così per parlare, penso che le opere di Maurice Benyund "Is God Flat" e "Is the Devil Curve" sono magnifici esempi di questo e questo è anche il motivo pwer cui sono interessato a lavori come c5's che ha in progetto di guardare alle vie di mappaggio di internet senza pretendere che noi conosciamo cos'è una mappa e a cosa dovrebbe assomigliare. Se la cultura on-line è più o meno frammentata di quella off-line è un discorso discutibile. Questo non potrebbe avere alcun senso al difuori degli Stati Uniti ma c'è una battuta che dice "Tutti i miei amici hanno votato per MacGovern" (che è stato battuto per la corsa alla presidenza in una valanga di voti). Il ritretto casting di internet crea frammentazione o la sua mpia portata permette all' individui di creare una compagnia? Come per la dominanza degli interessi commerciali, etoy è solo uno degli esempi più recenti. E' importante per mantenere una struttura che relaziona molti con molti, che protegge la privacy che promuove internet come una comunità, ma potrebbe anche saltere fuori che un discreto numero di persone preferisce ancora un modello tv per l' interattività o un liverllo gameboy di contenuto. Che fare allora?

JB: Ho sentito che frequentemente pensi e parli di archiviare. Tu stesso stai lavorando ad un archivio di net.art? E allora una domanda filosofica: quale pensi possa essere la ragione che spingere a salvare certi net.artworks?

SD: Io ho cominciato una "Collezione di Studi di Arte Deigtale" al Walker, inizialmente per ospitare ada's web. In un certo senso è un' attività a due facce: una vuole riconoscere il valore del significato della net.art, l'altra è uno stratagemma museologico, cosicchè, in un certo senso, il Walker ha l'opportunità di pensare collettivamente alla net.art. Io ho anchw un progetto che considero più personale: "memory_archive_database", che si figura come lo sforzo in atto di pensare ad alcune di queste questioni. L'ultima versione è già swtata pubblicatga in "Switch" di Cadre.

JB: Che cosa intendi quando parli del Walker che pensa collettivamente a qualcosa?

SD: Non penso che sia una questione specifica del Walker. Quello che volgio dire è che gli individui animano un programma ma esporre quel programma alla discusione di molteplici punti di vista può non soltanto rafforzare il programma stesso, ma anche, nelle migliori situazioni, cambiare quello chefinioa questo momento è stato norma consensuale. Ho detto e volgio ancora sostenere che per la società, che non si preoccupa di preservare l'attività culturale, il significato della net.art è simile a bruciare i libri. L'ignoranza passiva diventa repressione attiva. Allo stesso tempo alcuni artisti potrebbero non volere che i loro lavori vengano archiviati e io di sicuro non mi metterò a discutere su quella che ritengo essere il mio migliore modo di agire adesso. Però penso che bisognerebbe pensaRCI sopra e una delle migliori vie per pensare a qualcosa è sperimentarla. Collezionare, di sicuro, ha uno scopo del tuitto differente dall' archiviare, sebbene esistono parallelismi interessanti e confusi, considerato che un' archivio di originali degitali piò differire da una collezione solo per le intenzionalità.

JB: Allora chiameresti ada's web una collezione o un archivio? Come funzionerebbe ada's web all' interno del Walker Art Center?

SD: Buona domanda! E questo non è solo una collezzione o un archivio, ma qual'è la relazione della parte con il tutto? Per me Ada's web come un tutto è un lavoro di arte, sebbene ultimamente potrebbe anche richiamare alla questione se questa è la sua designazione più interessante, così io non considero ada's web stessa una collezzione di oggetti più disparati sebbene puoi nettamente distinguere tra Vivian Selbo's Vertical Blaking Interval e Group Z's I Confess. In questo senso, ada's web al Walker non sarebbe un archivio. Non è documentazione di qualche altra opera originale, è un originale, un "pezzo", per usare la terminologia museologica tradizionale sebbene non gli calzi perfettamente. Allo stesso tempo ada's web come un organismo che vive e che cresce ha smesso di crescere. Benjomin and co. non si stanno piu preoccupando e non stanno più producendo progetti o simili; non stiamo aggiungendo attivamente links ai nuovi lavori, ecc... Ma io non penso nemmeno che sia morto. Ha ancora vita sebbene sia più un testamento di come è stato messo insieme piuttosto che un testamento di ciò che abbiamo fatto oltre che continuare ad ospitarlo e a non rinchiuderlo in delle volte. L' ironia, almeno negli Stati Uniti, è che c'è una crescente discussione sull' archiviare\collezionare net.art e media digitali ma non esiste ancora un supporto significativo per la lorocreazione e produzione. Per questo credo che sia natural che gli artisti guardino a questi sforzi con qualche scetticismo se non si fidano. Il mio interesse nell' archivio è certamente una questione i preservazione, ma ce n'è anche una di trasformazione, tutte e due viste in termini di trasformazione dell' archivio statico in una piattaforma attiva per supportare e per creare la possibilità di allargare la nozione di museo stesso.

JB: In che direzione?

SD: Sia come un evento piattaforma (velocità, trasmissione, produzione), sia come una sorta di schedario di curiosità (museo, archivio biblioteca) dove le distinzioni acculturate tra originale e il quasi originale, l' oggetto unico e l' oggetto copiabile tra un pezzo e un evento delimitato e un pezzo ed un evento non delimitato proprietà e accessibiità diventano meno importanti.

JB: Dunque sarebbe ancora un museo?

SD: Certo. Non lo sò. No. Perchè no? Cosa c'è in palio?

JB: Sto leggendo e riflettendo molto riguardo allo spostamento dal museo dentro ai media della difinizione e ricezione di cosa è l' arte. Questo camvbia la funzione dell' arte o semplicemnte crea arte meno monumentale? Possiamo tracciare un esatto valore intrinseco dell' arte? La funzione del museo è completamente cambiata attraverso l' ultimo secolo, la domanda in generale è se l'importante funzione dell' arte come punto di riferimento per la nostra cultura finirà per essere persa in qualche modo in questo frammentato obbiettivo che l'arte può avere solo quando non ha più chiari confini. Le mie domande sono vecchie ma sempre più prominenti con l 'emergenze della net.art. §Quello che è un pochino èiù problematico per me è che non mi fido proprio delle politiche che avverto dietro molti scritti rigurdo am questa questione

SD: Vorrei aggiungere solo due commenti. Sono daccodo che la funzione di museo è completamente cambiata attraverso l' ultimo secolo ed è oper questo che non vedo com i cambiamenti che io propongo possano invalidare l 'idea di museo allo stesso tempo museo e arte non sono la stessa cosa. Tu sembri quasi voler suggerire che un' importante dìfunzione di museo è essere una sorta di obbiettivo-filtro per la (net) art piuttosto che dire semplicemte a qualcuno "guarda internet". Sono daccordo sul fatto che, quando è fatto bene, questo è un ruolo di valore anche se penso che ci sono profonde cadute qualora questo obbiettivo diventi confuso e combinato con quello che l 'arte è. Sono sicuro che questo è terribilmente ingenuo, ma sono fermanete convinot che l'arte sia più vicina a quello che gli artisti fanno piuttosto che a quelle cose a cui prestano attenzione i musei (esibire, collezionare), che è, senza dire che i musei non dovrebbero esibire, collezionare, esporre, quello che pensano che l 'arte sia. BTW, ho scritto profusamente riguardo la mia sensazione di come la cultura digitale interseca e influenza il ruolo tradizionale del museo in un progetto per il museo del Monterrey, chiamato "Cybermuseology".

JB: Vorresti dire che l'arte è sempre stata supportata per puro amore dell' arte piuttosto che per una visione generale che vede il mercsato dell' arte come uno degli oggetti scambiati per denaro? Mi sto giusto chiedendo se tutta questa discussione su come ricompensare i net artists è solo una di quelle discussioni già abbondantemente dibattuta nel mondo dell' arte e se l 'enfasi banale sull 'arte come oggetto ordinario è una discussione piuttosto recente ma comunque una parte dell' intera situazione dell' arte.

SD: Supportare gli artisti è importante. Certamente se l' industria della cultura negli Stati Uniti ha supportato l'arte contemporanea in generale nel modo in cui sostiene adesso la net.art, sarebbe un' ovvia imitazione. Detto questo, molta dell' arte contemporanea ha sollevato per un po' questioni per il prevalere di paradigmi di supporto\collezzione e queste sono state generalmente, ma comunque imperfettamente, risolte. Così per me, le questioni importanti non riguradano se è necessaria la creazione in rete di un equivalente di edizioni pay per view ma se c'èun livello di coinvolgimento commisurato con il livello di attività. Ora come ora non c'è.

Note

(1) http://tec.uno.edu/george/thesis/news/virtualcommunity.html

(2) http://www.c3.hu/collection/form/

(3) http://www.calarts.edu/~line/history.html

(4) (http://www.c5corp.com/

(5) http://switch.sjsu.edu/

(6) http://www.museodemonterrey.org.mx/english/mediateca/tours/index2.html