Interview with Steve Dietz: differenze tra le versioni
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− | + | Dietz Steve | |
− | + | Steve Dietz fu una delle prime voci istituzionali a dare alla net art la sua giusta direzione. . Puntando il suo obiettivo sulla narrativa digitale, sulla net art d’influenza europea, sulla performance e sulle implicazioni meta-mediali di un’arte in rete che detiene sia la produzione culturale che la distribuzione e puntando il suo lavoro sui loro server, Dietz ci chiede di ripensare la nostra visione della cultura digitale. | |
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+ | Steve Dietz è Direttore delle Iniziative dei Nuovi Media al Walker Art Center di Minneapolis e curatore di Telematic Connections, Lawrence Rinder is the Whitney's Anne & Joel Ehrenkranz Curator of Contemporary Art e co-autore di BitStreams, and Benjamin Weil, SFMOMA's Curator of Media Arts, è uno dei sei curatori interdisciplinari di 010101. La conversazione è stata condotta dallo scrittore di Bay Area, Glen Helfand (Per le date dell’esibizione e gli indirizzi Internet, vedere alla fine del documento). | ||
− | Steve Dietz | + | Steve Dietz è direttore di iniziative relative ai nuovi media al Walker Art Center di Minneapolis, in Minnesota. , come spesso viene abbreviato, è evidentemente unico per la sua profondità di impegno nella programmazione multidisciplinare (non interdisciplinare): arti visive, film/video, arti performative (programma basato in U.S.A. sui più grandi musei) e nuovi media. Egli ha assorbito e diretto ada’web. E’ uno dei dieci centri artistici o musei americani più visitati e tra le sue attività ci sono questa primavera le presentazioni di Olia Lialina e Vuk Cosic, in aggiunta all’aver commissionato un nuovo lavoro a Alexei Shulgin e Natalie Bookchin. |
− | + | INTERVISTA CON STEVE DIETZ (di J, Bosma) | |
− | + | Steve Dietz è direttore di iniziative relative ai nuovi media al Walker Art Center di Minneapolis, in ?, come spesso viene abbreviato, è evidentemente unico per la sua profondità di impegno nella programmazione multidisciplinare (non interdisciplinare): arti visive, film/video, arti performative (programma basato in U.S.A. sui più grandi musei) e nuovi media. Egli ha comprato e diretto ada’web. E’ uno dei dieci centri artistici o musei americani più visitati e tra le sue attività ci sono questa primavera le presentazioni di Olia Lialina e Vuk Cosic, in aggiunta all’aver commissionato una nuovo lavoro a Alexei Shulgin e Natalie Bookchin. | |
− | + | JB –Ti sei fin dall’inizio occupato di arte in rete? Se non è stato così, puoi dirmi quando e perché hai deciso di esplorare la net art? | |
− | + | , come medium per l’espressione creativa è stata centrale in ciò che volevo fare ed esplorare insieme all’impegno verso il pubblico e alla promozione dell’accesso all’informazione. ? dei primi innovatori di media interattivi. Nella mia esperienza, a molte persone attirate dalla rete e dai media interattivi non sta completamente bene il luogo dove hanno iniziato, sia che sia la fotografia o l’immagine o la biblioteca, o qualunque altra cosa e sentono un’irresistibile attrazione per questo medium ibrido e fluido, comunque lo chiamiamo. Ad un livello personale, leggere al mio bambino era un’esperienza molto interattiva, profondamente comunicativa, e rimane un ideale di ciò che i media interattivi, basati sulle reti possono essere. Ad un livello professionale, un aspetto della missione di Walker è essere un catalizzatore per l’espressione artistica. I due aspetti sono intercorrelati. | |
− | + | JB – Mi diresti se ti sei scontrato con specifiche difficoltà nel far accettare il tuo lavoro, poiché tu lavori negli Stati Uniti (paragonati ai curatori e critici di net art in Europa)? | |
− | + | SD – E’ stata una vera battaglia far accettare la net art sia come arena critica di attività museale che come risorsa d’informazione in rete o come attività orientata all’educazione. Gli esempi di programmi europei orientati agli artisti come le organizzazioni virtuali negli Stati Uniti e come i siti d’arte tipo The Thing e ada’web mi hanno ispirato e sono stati istruttivi. Sospetto, comunque che possiamo essere tutti competitivi a riguardo delle difficoltà che noi sentiamo se ci chiediamo da dove esse provengono. | |
− | + | Jb – Non ho alcuna voglia di iniziare uno scontro ora, chiedo semplicemente quali sono le differenze tra l’America e l’Europa riguardo alla ricezione e percezione della net art, poiché molte persone sostengono che ci sia differenza. Sono curioso di sapere cosa vogliono dire. Stai dicendo che ci sia poca differenza o che non ce ne sia affatto o che le differenze non siano importanti? | |
− | + | SD – Direi che in Europa ci sia un più attivo e stimolante interesse per la net art. Certamente molti artisti sentono sia un maggiore sostegno che un maggiore apprezzamento per quello che fanno in Europa – e forse in Australia. Se questa sia una tendenza di assestamento o strutturale non è ancora chiaro. | |
− | + | JB – Qual è il tuo tipo o stile di net art favorito? Come pensi che questo specifico stile di net art sia sostenuto nel modo migliore o come potrebbe essere esplorato di più e più profondamente? | |
− | + | SD – Al momento, sono avidamente cattolico nei miei interessi. Suppongo di tendere a finire meno coinvolto nel lavoro che sembra troppo facilmente un’estensione di altri media. In termini di sostegno, dovrei dire che sto occupandomi molto attivamente ora di ciò che viene commissionato e di contesto, ? sembra qualcosa che si chiarifica da solo. Richiedono impegno. | |
− | + | JB – Dopo tre anni che sei impegnato nel creare un contesto per la net art, potresti dire qualcosa sull’aspetto del tempo nella ricezione della net art? Impegno non significa soltanto dedizione, ma anche investimento a lungo termine, vero? | |
− | + | SD – Un impegno profondo verso l’arte contemporanea è importante e può solo manifestarsi oltre il tempo. Guardando alla net art, tu hai ragione a metà; che cosa significa a lungo termine in un mondo che è a tempo reale? Penso che sia quasi più importante una rigorosa apertura e un sostegno alla sperimentazione, in opposizione al rigor mortis delle categorie estetiche. | |
− | + | JB – In relazione a ciò, sono curioso di sapere se l’influenza di Internet nella nostra percezione del tempo (e perciò del mondo) crei una modalità più veloce, ma alla fine meno potente, meno dominante in . | |
− | + | SD – Riconoscendo tutte le discussione intorno al lavoro contemporaneo di storicizzazione, se si ha una generica idea sul mondo della net art in generale, questa è un tipo di ossessione verso ciò che è nuovo, oggi, in questo momento, proprio ora. Non è completamente una novità. , per esempio, trovo tuttora la Form Art (2) di Alerei Shulgin affascinante. Ecco un esempio. Da un lato questo lavoro dal 1997 è classico, sempre parte del potere della linea (3), ma d’altro lato non lo abbiamo ancora digerito. Forse questo è esattamente ciò che vuoi dire? | |
− | + | JB – Err, non sono proprio sicuro. Pensavo sia all’aspetto del “tempo, , architettura, . Questo spazio limitato di memoria è un problema, ma penso anche al fatto che sebbene una gran parte della net art sia basata sul testo e l’immagine, Internet come medium a causa della sua limitata vista o paesaggio (il percorso che noi clicchiamo) e dei cambiamenti della sua velocità di comunicazione (anche se è solamente relativa) è realmente molto più transitorio persino di quanto abbiamo pensato fino ad ora. Cosa ne pensi? | |
− | + | SD – La velocità è una percezione popolare di vita contemporanea, e, come un colpevole primordiale, Internet ha rimpiazzato il fax, che aveva rimpiazzato il telefono, che aveva rimpiazzato il telegrafo, che … Ma che cosa significa che le nostre idee, la nostra arte, la nostra connessione sono più transitorie? Penso che sia stato Kittler, tra gli altri, che ha messo in evidenza che i media digitali sostituiscono la sequenza temporale degli eventi in una combinazione spaziale di cifre binarie 0 e 1 – che sono poi ritradotte su richiesta. In altre parole, direi che ciò che è più significativo o forse più fruttifero è la dialettica tra la trasmissione (velocità) e la memoria (immagazzinamento), non uno o l’altro. Tuttavia, il brivido della velocità ed il canto delle sirene di una Biblioteca universale di Babele sono difficili da ignorare. | |
− | + | JB – E’ vero, la velocità potrebbe non essere la parola adatta per l’esperienza di una relativamente inaspettata abbondanza di scelta, comunicazione e piattaforme. Forse l’esistenza di un tempo reale apparente o l’esistenza di queste cose dà proprio un’illusione di velocità. Tu non hai comunque attraversato l’aspetto dello spazio. Per me è un fattore importante questo semplicissimo fatto che uno non può vedere alcuna cosa della rete oltre le linee che segue mentre clicca. Potrebbe diventare persino più importante quando certi siti commerciali blockbuster, per esempio, da grandi reti di media esistenti iniziano a dominare le vie di traffico. Ma sempre, dall’inizio questo aspetto di oscurità, di buio oltre il cammino dei link, ha creato una cultura on line frantumata, quando la si paragona a come si è sviluppata la cultura off line. Sono d’accordo che non concedo alla memoria, all’immagazzinamento, ai database, agli archivi l’attenzione di cui hanno bisogno, hai ragione a correggermi su questo fatto. Il movimento e la presenza del tempo reale è più attraente per me da esplorare, una cattiva abitudine. Che cosa vuoi dire con il termine canto delle sirene? L’attrazione o la morte della memoria? | |
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+ | Per me , come tu lo descrivi, è una delle cose veramente affascinanti della rete. Persino se tu non hai mai visitato una certa stanza di una costruzione, anche lì ci sono i piani, ma non in un senso veramente reale, la rete è costruita attraverso la navigazione di ciascuno. Ogni persona costruisce continuamente il piano, così per parlare. Penso che Maurice Benayouns’s God Flat e il Devil Curved siano esempi meravigliosi di ciò, anche perché sono interessato a lavori come C5’s (4), che sta cercando i modi di fare una mappa di Internet senza tener conto di ciò che noi sappiamo essere una mappa o dovrebbe sembrare. Che la cultura on line sia più o meno frantumata di quanto lo sia la cultura off line sembra discutibile. Ciò può non aver significato fuori dagli U.S.A., ma c’è un gioco che funziona "All of _my_ friends voted for McGovern" (che è stato sconfitto per la corsa alla presidenza con una vittoria schiacciante). Il narrowcasting di Internet crea frantumazione o la sua ampia estensione permette alle persone di creare compagnia? Per quanto riguarda il potere degli interessi commerciali etoy è solo l’esempio più recente. E’ importante mantenere un’infrastruttura che sia molti-molti, che protegga la privacy, che promuova Internet come qualcosa che è di tutti, ma potrebbe anche risultare che un numero rilevante di persone preferisca ancora un modello di interattività basato sulla Tv o un livello di contenuto da Gameboy. Che cosa? | ||
− | JB | + | JB – Sento che tu pensi e parli correntemente di archivio. Stai lavorando a un tuo archivio net art? Poi una domanda filosofica: quali pensi dovrebbero essere le ragioni per salvare certi lavori artistici in rete? |
− | SD | + | SD – Ho iniziato una collezione di Studi sulle Arti digitali al Walker, inizialmente per ospitare ada’web. In un certo senso, è un’attività a doppio taglio. E’ sia un riconoscimento del valore nominale del significato di net art sia un dispositivo museale, cosicché, in un senso, il Walker ha l’opportunità di pensare collettivamente la net art. Ho anche ciò che io considero un progetto più personale, . L’ultima versione è proprio pubblicata in Cadre. (5) |
− | JB | + | JB – Che cosa vuoi dire con la frase che Walker pensa collettivamente a qualcosa? |
− | SD | + | SD – Non penso che sia una questione specifica di Walker. Ciò che voglio dire è che gli individui animano un programma, ma che esporre quel programma alla discussione di molteplici punti di vista può sia rinforzare il programma che, nelle situazioni migliori, cambiare ciò che è stata fino ad allora la norma consueta. |
− | + | Ho detto, e lo sosterrei ancora, che per la società del non essere interessata all’attività culturale di preservazione sia il significato che la net art sono analoghi a libri scottanti. Allo stesso tempo, molti artisti possono non volere che il loro lavoro sia archiviato e certamente non sosterrei di capire quale sia il miglior modo per continuare ora. Ma penso che sia importante pensare a queste cose, e uno dei modi migliori per pensare a qualcosa può essere sperimentarla. | |
− | + | Collezionare, naturalmente, è una faccenda completamente diversa dall’archiviare – sebbene ci siano interessanti anche se confusi parallelismi, poiché un archivio di materiale originale digitale può differire solo intenzionalmente da una collezione. | |
− | JB | + | JB – Chiameresti ada’web una collezione o un archivio? Come funzione ada’web nel Walker Art Center? |
− | SD | + | SD – Bella domanda! Non solo è una collezione o un archivio, ma qual è la relazione delle parti al tutto? Per me, ada’web come totalità è un’opera d’arte anche se almeno ultimamente si potrebbe discutere quale sia la più interessante indicazione. Pertanto non considero ada’web stessa una collezione di progetti diversi, anche se si può certamente fare una distinzione tra Vivian Selbo's Vertical Blanking Interval e Group Z's I Confess. In questo senso, ada’web al Walker non è un archivio. Non è documentazione di qualcos’altro di originale. E’ un originale, un oggetto per usare la tradizionale terminologia museale, sebbene non sia completamente adatta. Allo stesso tempo, ada’web come un organismo vivo, in crescita ha fermato la sua crescita. Benjamin and co. non stanno curando né producendo più nuovi progetti doppi; non stiamo aggiungendo attivamente link a nuove parole, ecc. Ma non penso però che sia morto. Esso è ancora in vita, sebbene ciò sia un testamento per com’è montato più di ogni altra cosa che abbiamo mai fatto, oltre il continuare a ospitarlo e il non bloccarlo. |
+ | L’ironia, almeno negli Stati Uniti, è che c’è una crescente discussione sulla rete come archivio o come collezione e sui media artistici o digitali, ma non è ancora un significativo sostegno per la sua creazione e produzione, cosicché penso sia naturale che gli artisti dovrebbero guardare a questi sforzi con un po’ di scetticismo se non di sfiducia. | ||
+ | Il mio interesse nell’archivio è certamente una questione di preservazione, ma è anche una questione di trasformazione, sia nei termini di trasformazione dell’archivio statico in una piattaforma attiva per il sostegno sia nella possibilità di allungare la nozione di museo stesso. | ||
− | + | JB – In quale direzione? | |
− | + | SD – Sia verso la piattaforma-evento (velocità, trasmissione, produzione) sia verso un tipo di armadio delle curiosità (museo, archivio, biblioteca), dove diventano meno preminenti le distinzioni acculturate tra originale e semi-originale; tra oggetto unico e semi-oggetto copia; tra oggetto-evento delimitato e non delimitato semi-oggetto-evento; tra proprietà ed accessibilità. | |
− | JB | + | JB – Nonostante tutto come potrebbe essere un museo? |
− | SD | + | SD. Già, non lo so. No. Perché no? Che cosa c’è in gioco? |
− | JB | + | JB ?? Possiamo stabilire un intrinseco valore esatto dell’arte? La funzione del museo è completamente cambiata nell’ultimo secolo. La questione (in generale) è se la funzione importante dell’arte come punto di riferimento per la nostra cultura andrà perduta in qualche modo in questa arte frantumata, l’arte può soltanto acquistare quando non sono più chiari i confini. Le mie domande sono vecchie, ma più importanti, credo, con l’emergenza della net art. Ciò che è un po’ problematico per me è che non mi fido dei politici, la cui presenza sento dietro a molti scritti relativi a questa istanza. |
− | SD | + | SD – Aggiungerei soltanto due commenti. . |
− | + | Allo stesso tempo il museo e l’Arte non sono la stessa cosa. Tu sembri suggerire che un’importante funzione del museo è come un tipo di focus-filtro per la (net) art . Sono d’accordo che questo sia, . a ciò che un artista fa, che a ciò a cui i musei fanno attenzione (esibizione, collezione) che non è come dire che i musei non dovrebbero esibire e collezionare ed esporre ciò che pensano sia Arte. | |
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− | + | SD – Il sostegno agli artisti è importante. Certamente se l’industria della cultura negli Stati Uniti ha sostenuto l’arte contemporanea in generale nel modo in cui sostiene ora la net art dovrebbe essere un evidente inganno. Ciò detto, molta dell’arte contemporanea, proprio per un momento, ha sollevato le questioni sui paradigmi principali sostegno-collezione e generalmente, anche se in modo imperfetto, le ha risolte. Così per me, l’istanza principale non è se è necessario creare l’equivalente in rete delle edizioni pay-per-view, ma se c’è un livello di impegno commisurato con il livello di attività. Ora non c’è. | |
+ | Note: | ||
+ | (1) http://tec.uno.edu/george/thesis/news/virtualcommunity.html (2) http://www.c3.hu/collection/form/ (3) http://www.calarts.edu/~line/history.html (4) (http://www.c5corp.com/ (5) http://switch.sjsu.edu/ (6) http://www.museodemonterrey.org.mx/english/mediateca/tours/index2.html | ||
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− | + | [[Categoria: Testo di Bosma Josephine]] | |
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Revisione 21:06, 12 Apr 2005
Dietz Steve
Steve Dietz è Direttore delle Iniziative dei Nuovi Media al Walker Art Center di Minneapolis e curatore di Telematic Connections, Lawrence Rinder is the Whitney's Anne & Joel Ehrenkranz Curator of Contemporary Art e co-autore di BitStreams, and Benjamin Weil, SFMOMA's Curator of Media Arts, è uno dei sei curatori interdisciplinari di 010101. La conversazione è stata condotta dallo scrittore di Bay Area, Glen Helfand (Per le date dell’esibizione e gli indirizzi Internet, vedere alla fine del documento).
INTERVISTA CON STEVE DIETZ (di J, Bosma)
JB –Ti sei fin dall’inizio occupato di arte in rete? Se non è stato così, puoi dirmi quando e perché hai deciso di esplorare la net art?
JB – Mi diresti se ti sei scontrato con specifiche difficoltà nel far accettare il tuo lavoro, poiché tu lavori negli Stati Uniti (paragonati ai curatori e critici di net art in Europa)?
SD – E’ stata una vera battaglia far accettare la net art sia come arena critica di attività museale che come risorsa d’informazione in rete o come attività orientata all’educazione. Gli esempi di programmi europei orientati agli artisti come le organizzazioni virtuali negli Stati Uniti e come i siti d’arte tipo The Thing e ada’web mi hanno ispirato e sono stati istruttivi. Sospetto, comunque che possiamo essere tutti competitivi a riguardo delle difficoltà che noi sentiamo se ci chiediamo da dove esse provengono.
Jb – Non ho alcuna voglia di iniziare uno scontro ora, chiedo semplicemente quali sono le differenze tra l’America e l’Europa riguardo alla ricezione e percezione della net art, poiché molte persone sostengono che ci sia differenza. Sono curioso di sapere cosa vogliono dire. Stai dicendo che ci sia poca differenza o che non ce ne sia affatto o che le differenze non siano importanti?
SD – Direi che in Europa ci sia un più attivo e stimolante interesse per la net art. Certamente molti artisti sentono sia un maggiore sostegno che un maggiore apprezzamento per quello che fanno in Europa – e forse in Australia. Se questa sia una tendenza di assestamento o strutturale non è ancora chiaro.
JB – Qual è il tuo tipo o stile di net art favorito? Come pensi che questo specifico stile di net art sia sostenuto nel modo migliore o come potrebbe essere esplorato di più e più profondamente?
JB – Dopo tre anni che sei impegnato nel creare un contesto per la net art, potresti dire qualcosa sull’aspetto del tempo nella ricezione della net art? Impegno non significa soltanto dedizione, ma anche investimento a lungo termine, vero?
SD – Un impegno profondo verso l’arte contemporanea è importante e può solo manifestarsi oltre il tempo. Guardando alla net art, tu hai ragione a metà; che cosa significa a lungo termine in un mondo che è a tempo reale? Penso che sia quasi più importante una rigorosa apertura e un sostegno alla sperimentazione, in opposizione al rigor mortis delle categorie estetiche.
SD – La velocità è una percezione popolare di vita contemporanea, e, come un colpevole primordiale, Internet ha rimpiazzato il fax, che aveva rimpiazzato il telefono, che aveva rimpiazzato il telegrafo, che … Ma che cosa significa che le nostre idee, la nostra arte, la nostra connessione sono più transitorie? Penso che sia stato Kittler, tra gli altri, che ha messo in evidenza che i media digitali sostituiscono la sequenza temporale degli eventi in una combinazione spaziale di cifre binarie 0 e 1 – che sono poi ritradotte su richiesta. In altre parole, direi che ciò che è più significativo o forse più fruttifero è la dialettica tra la trasmissione (velocità) e la memoria (immagazzinamento), non uno o l’altro. Tuttavia, il brivido della velocità ed il canto delle sirene di una Biblioteca universale di Babele sono difficili da ignorare.
JB – E’ vero, la velocità potrebbe non essere la parola adatta per l’esperienza di una relativamente inaspettata abbondanza di scelta, comunicazione e piattaforme. Forse l’esistenza di un tempo reale apparente o l’esistenza di queste cose dà proprio un’illusione di velocità. Tu non hai comunque attraversato l’aspetto dello spazio. Per me è un fattore importante questo semplicissimo fatto che uno non può vedere alcuna cosa della rete oltre le linee che segue mentre clicca. Potrebbe diventare persino più importante quando certi siti commerciali blockbuster, per esempio, da grandi reti di media esistenti iniziano a dominare le vie di traffico. Ma sempre, dall’inizio questo aspetto di oscurità, di buio oltre il cammino dei link, ha creato una cultura on line frantumata, quando la si paragona a come si è sviluppata la cultura off line. Sono d’accordo che non concedo alla memoria, all’immagazzinamento, ai database, agli archivi l’attenzione di cui hanno bisogno, hai ragione a correggermi su questo fatto. Il movimento e la presenza del tempo reale è più attraente per me da esplorare, una cattiva abitudine. Che cosa vuoi dire con il termine canto delle sirene? L’attrazione o la morte della memoria?
JB – Sento che tu pensi e parli correntemente di archivio. Stai lavorando a un tuo archivio net art? Poi una domanda filosofica: quali pensi dovrebbero essere le ragioni per salvare certi lavori artistici in rete?
JB – Che cosa vuoi dire con la frase che Walker pensa collettivamente a qualcosa?
SD – Non penso che sia una questione specifica di Walker. Ciò che voglio dire è che gli individui animano un programma, ma che esporre quel programma alla discussione di molteplici punti di vista può sia rinforzare il programma che, nelle situazioni migliori, cambiare ciò che è stata fino ad allora la norma consueta.
Ho detto, e lo sosterrei ancora, che per la società del non essere interessata all’attività culturale di preservazione sia il significato che la net art sono analoghi a libri scottanti. Allo stesso tempo, molti artisti possono non volere che il loro lavoro sia archiviato e certamente non sosterrei di capire quale sia il miglior modo per continuare ora. Ma penso che sia importante pensare a queste cose, e uno dei modi migliori per pensare a qualcosa può essere sperimentarla.
Collezionare, naturalmente, è una faccenda completamente diversa dall’archiviare – sebbene ci siano interessanti anche se confusi parallelismi, poiché un archivio di materiale originale digitale può differire solo intenzionalmente da una collezione.
JB – Chiameresti ada’web una collezione o un archivio? Come funzione ada’web nel Walker Art Center?
SD – Bella domanda! Non solo è una collezione o un archivio, ma qual è la relazione delle parti al tutto? Per me, ada’web come totalità è un’opera d’arte anche se almeno ultimamente si potrebbe discutere quale sia la più interessante indicazione. Pertanto non considero ada’web stessa una collezione di progetti diversi, anche se si può certamente fare una distinzione tra Vivian Selbo's Vertical Blanking Interval e Group Z's I Confess. In questo senso, ada’web al Walker non è un archivio. Non è documentazione di qualcos’altro di originale. E’ un originale, un oggetto per usare la tradizionale terminologia museale, sebbene non sia completamente adatta. Allo stesso tempo, ada’web come un organismo vivo, in crescita ha fermato la sua crescita. Benjamin and co. non stanno curando né producendo più nuovi progetti doppi; non stiamo aggiungendo attivamente link a nuove parole, ecc. Ma non penso però che sia morto. Esso è ancora in vita, sebbene ciò sia un testamento per com’è montato più di ogni altra cosa che abbiamo mai fatto, oltre il continuare a ospitarlo e il non bloccarlo. L’ironia, almeno negli Stati Uniti, è che c’è una crescente discussione sulla rete come archivio o come collezione e sui media artistici o digitali, ma non è ancora un significativo sostegno per la sua creazione e produzione, cosicché penso sia naturale che gli artisti dovrebbero guardare a questi sforzi con un po’ di scetticismo se non di sfiducia. Il mio interesse nell’archivio è certamente una questione di preservazione, ma è anche una questione di trasformazione, sia nei termini di trasformazione dell’archivio statico in una piattaforma attiva per il sostegno sia nella possibilità di allungare la nozione di museo stesso.
JB – In quale direzione?
SD – Sia verso la piattaforma-evento (velocità, trasmissione, produzione) sia verso un tipo di armadio delle curiosità (museo, archivio, biblioteca), dove diventano meno preminenti le distinzioni acculturate tra originale e semi-originale; tra oggetto unico e semi-oggetto copia; tra oggetto-evento delimitato e non delimitato semi-oggetto-evento; tra proprietà ed accessibilità.
JB – Nonostante tutto come potrebbe essere un museo?
SD. Già, non lo so. No. Perché no? Che cosa c’è in gioco?
SD – Il sostegno agli artisti è importante. Certamente se l’industria della cultura negli Stati Uniti ha sostenuto l’arte contemporanea in generale nel modo in cui sostiene ora la net art dovrebbe essere un evidente inganno. Ciò detto, molta dell’arte contemporanea, proprio per un momento, ha sollevato le questioni sui paradigmi principali sostegno-collezione e generalmente, anche se in modo imperfetto, le ha risolte. Così per me, l’istanza principale non è se è necessario creare l’equivalente in rete delle edizioni pay-per-view, ma se c’è un livello di impegno commisurato con il livello di attività. Ora non c’è.
Note:
(1) http://tec.uno.edu/george/thesis/news/virtualcommunity.html (2) http://www.c3.hu/collection/form/ (3) http://www.calarts.edu/~line/history.html (4) (http://www.c5corp.com/ (5) http://switch.sjsu.edu/ (6) http://www.museodemonterrey.org.mx/english/mediateca/tours/index2.html