L'arte dell'accecamento: differenze tra le versioni

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* 2007, Paul Virilio,  ''L'arte dell'accecamento'', Raffaello Cortina editore, Milano .
 
 
  
Saggio sull'accecamento estetico nella società della globalizzazione, in cui, a causa della sovraesposizione massmediatica dell'arte contemporanea, la prima a rimetterci è la percezione", in situ e in visu", l'"arte di vedere".
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Il saggio si configura come una riflessione dell'autore sull'accecamento estetico nella società della globalizzazione, in cui, a causa della sovraesposizione massmediatica dell'arte contemporanea, la prima a rimetterci è la percezione", in situ e in visu", l'"arte di vedere".
Secondo Virilio la rappresentazione artistica del nuovo millennio è stata sconvolta dall'immediata presentazione delle opere in tempo reale.
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Secondo Virilio, infatti, la rappresentazione artistica del nuovo millennio è stata sconvolta dall'immediata presentazione delle opere in tempo reale.
 
Con la teleobiettività, conseguenza della politica della velocità e della cultura di massa, attravesrso cui i media hanno il potere di forgiare il pubblico, non si cerca più di vedere.
 
Con la teleobiettività, conseguenza della politica della velocità e della cultura di massa, attravesrso cui i media hanno il potere di forgiare il pubblico, non si cerca più di vedere.
 
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Versione attuale delle 17:30, 22 Giu 2010

Titolo:

L'art à perte de vue

Autore:

Virilio Paul

Anno:

2005

Luogo:

Parigi

Sito web:

http://www.mediamente.rai.it/home/bibliote/biografi/v/virilio.htm

Descrizione:

Il saggio si configura come una riflessione dell'autore sull'accecamento estetico nella società della globalizzazione, in cui, a causa della sovraesposizione massmediatica dell'arte contemporanea, la prima a rimetterci è la percezione", in situ e in visu", l'"arte di vedere". Secondo Virilio, infatti, la rappresentazione artistica del nuovo millennio è stata sconvolta dall'immediata presentazione delle opere in tempo reale. Con la teleobiettività, conseguenza della politica della velocità e della cultura di massa, attravesrso cui i media hanno il potere di forgiare il pubblico, non si cerca più di vedere. I nostri occhi, chiusi dallo schermo catodico, non ricercano più la percezione del mondo circostante attraverso i sensi, ma vagano unicamente oltre l'orizzonte delle apparenze oggettive. Vedere senza andare a vedere sul posto, percepire senza esserci veramente sconvolge l'insieme dei fenomeni non solo della percezione, ma della rappresentazione stessa, a favore prima di una standardizzazione dell'opinine pubblica poi, di una sua sincronizzazione. Infatti, con la politica della velocità, si cancella di fatto la lunga durata della contemplazione delle opere esposte allo sguardo di tutti a favore dell'emozione di ciascuno nello stesso momento: è questo meccanismo che l'autore definisce "sincronizzazione e comunismo delle emozioni".

Queste riflessioni spingono Virilio a sostenere che, all'origine del terzo millennio, il problema dell'arte che si avvale del virtuale, è come "rendersi visibile". L'arte è ormai una materia che ciascuno si accanisce a decomporre, dissolvere, disintegrare. Quando le prestazioni della comunicazione instantanea soppiantano la sostanza dell'opera, "il Grande Panico è quello di un'arte contemporanea del disastro delle rappresentazioni (...) in cui l'immagine strumentale scaccia,una dopo l'altra, le nostre ultime immagini mentali". Similmente al panico evocato dalla scomparsa dell'analogico a favore del digitale, si assiste oggi alla fine programmata dell'immagine fissa, l'immagine videografica non è più solo animata ma accellerata all'inverosimile, al punto che guardare oggi è "subire l'irrimediabile" e non il fascino dell'istante. Così, dopo l'astrazione della pittura "senza immagine" di Ives Kline, allorchè più niente ci sorprende, attenderemo non più l'originalità, ma l'incidente, la casualità. Dal "consumatore d'arte" ci si aspetta ormai la sua passività, "per poterlo ancora sorprendere con l'incidente di un imprevisto". Ciò che viene sperimentato non è più l'esperienza di nuove tecnologie ma "l'accemento volontario". Dall'arte-luce dell'immagine televisiva al divenire musica dell'immagine, in opposizione all'arte-materia delle arti plastiche, il prossimo passo dell'arte è quello dell'astrazione digitale, riprendendo l'approccio non figurativo dell'astrazione geometrica. La questione da affrontare non riguarda più il figurativo o il non-figurativo ma lo stesso concetto di rappresentazione, intesa sempre più spesso come semplice presentazione delle opere in tempo reale. La crisi della rappresentazione plastica, delle "arti prime", continua Virilio, deriva da questa irradiazione che trasforma il sensibile in fotosensibile e che ci dissuade dal contatto visivo a beneficio di una percezione post-oggettiva.Non più oggettività ma teleobiettività. "La nebulosa dell'arte contemporanea non smette di espandersi alla maniera del polverone della guerra, di questa guerra di immagini, che ci è data ormai a circuito chiuso, in attesa che il panorama ci offra, un domani, in tempo reale, la fine dell'arte di vedere." Di fronte alla nebulosità teorizzata dall'autore in cui la violenza e lo choc di immagini sembrano essere l'unico mezzo di espressione, l'opera oggettiva, in mancanza di un "capolavoro",emerge come fenomeno di resistenza.

Laura Capuozzo

Collezione:

www.raffaellocortina.it

Genere artistico di riferimento:

teorie e studi sulla tecnologia

Traduzione

Rossella Prezzo

Bibliografia

  • 2007, Paul Virilio, L'arte dell'accecamento, Raffaello Cortina editore, Milano .[[categoria:Francia]