Le categorie plastiche: differenze tra le versioni

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<p>Facciamo un esempio. Prendiamo un triangolo giallo. Se parliamo di un &ldquo;triangolo&rdquo; (forma) &ldquo;giallo&rdquo; (colore) ci stiamo limitando alle categorie costituzionali, che descrivono l&rsquo;elemento per le sue caratteristiche proprie, quelle che (per intenderci) lo definiscono sempre e ovunque si trovi. Ovviamente questo triangolo potr&agrave; poi essere rivolto verso il basso o la destra (orientamento) o trovarsi in alto o al centro di un dipinto (posizione): questi sono aspetti relativi, dipendenti dal contesto e non dall&rsquo;elemento che stiamo considerando e, quindi, descrivibili attraverso categorie non costituzionali. </p>
 
<p>Facciamo un esempio. Prendiamo un triangolo giallo. Se parliamo di un &ldquo;triangolo&rdquo; (forma) &ldquo;giallo&rdquo; (colore) ci stiamo limitando alle categorie costituzionali, che descrivono l&rsquo;elemento per le sue caratteristiche proprie, quelle che (per intenderci) lo definiscono sempre e ovunque si trovi. Ovviamente questo triangolo potr&agrave; poi essere rivolto verso il basso o la destra (orientamento) o trovarsi in alto o al centro di un dipinto (posizione): questi sono aspetti relativi, dipendenti dal contesto e non dall&rsquo;elemento che stiamo considerando e, quindi, descrivibili attraverso categorie non costituzionali. </p>
<p>Le categorie costituzionali si distinguono poi in due ulteriori tipi: costituenti e costituite. Al livello della manifestazione, infatti, la superficie di un quadro ci appare ricoperta da semplici aree di colore. E&rsquo; solo lo sguardo dell&rsquo;osservatore che, in base a determinate caratteristiche (ad esempio il fatto che la lunghezza sia di molto superiore alla larghezza), &egrave; in grado di riconoscere superfici che hanno una funzione &ldquo;isolante&rdquo; e &ldquo;discriminante&rdquo; e superfici che hanno una funzione &ldquo;individuante&rdquo; e &ldquo;integrante&rdquo; . Insomma, prima del nostro riconoscimento esistono solo macchie di colore: i colori vengono descritti dalle categorie cromatiche che, quindi, sono costituenti. </p>
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<p>Le categorie costituzionali si distinguono poi in due ulteriori tipi: costituenti e costituite. Al livello della manifestazione, infatti, la superficie di un quadro ci appare ricoperta da semplici aree di colore. E&rsquo; solo lo sguardo dell&rsquo;osservatore che, in base a determinate caratteristiche (ad esempio il fatto che la lunghezza sia di molto superiore alla larghezza), &egrave; in grado di riconoscere superfici che hanno una funzione &ldquo;isolante&rdquo; e &ldquo;discriminante&rdquo; e superfici che hanno una funzione &ldquo;individuante&rdquo; e &ldquo;integrante&rdquo; .  
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Insomma, prima del nostro riconoscimento esistono solo macchie di colore: i colori vengono descritti dalle categorie cromatiche che, quindi, sono costituenti. </p>
 
<p>Le linee e i contorni (che nel linguaggio comune chiamiamo forme) vengono solo in un secondo momento: per questo sono categorie costituite e vengono descritte attraverso le categorie eidetiche. L&rsquo;analisi delle categorie eidetiche non presenta particolari problemi e si basa su opposizioni come rettilineo/curvilineo, continuo/discontinuo, ecc. Facendo variare di volta in volta il valore di una sola categoria plastica, otteniamo figure eidetiche differenti (ovviamente "lungo" e "corto" si riferiscono alle dimensioni relative, mentre una linea sar&agrave; segmentata quando cambia direzione).Le categorie eidetiche, per&ograve;, rappresentano gi&agrave; un discorso relativamente avanzato, in quanto possiamo iniziare a parlare di analisi plastica gi&agrave; con il semplice punto.Questo, nel momento in cui si presenta all&rsquo;occhio, produce un duplice effetto: introduce in un campo visivo, fino a quel momento neutro, un elemento di discontinuit&agrave; e permette che si pervenga a conoscenza dello stesso campo visivo all&rsquo;interno del quale esso si presenta . I punti hanno un ruolo decisivo soprattutto nella testura. Essa &egrave; appunto costituita da un motivo grafico a struttura costante, formato dalla ripetizione su una superfice di elementi base di minime dimensioni. La tesatura varia a seconda della grandezza e della quantit&agrave; dei punti; pu&ograve; essere decisiva per la definizione della forma e della profondit&agrave; . Un insieme di punti ravvicinati creano una linea, la quale pu&ograve; essere pi&ugrave; o meno lunga, spessa, angolata, ma &egrave; importante analizzarla soprattutto in funzione rispetto alla definizione delle forme. In alcuni casi, la linea &egrave; forma a s&eacute; stante ( tipo nelle pitture rupestri primitive ), ma normalmente, l&rsquo;individuazione delle forme si basa sulle indicazioni fornite dalle linee che formano il contorno. Infatti, alla definizione della forma contribuiscono macchia e linea, mentre &egrave; decisamente pi&ugrave; aperto il rapporto con testura e colore. Possiamo individuare diversi criteri di classificazione delle forme: </p>
 
<p>Le linee e i contorni (che nel linguaggio comune chiamiamo forme) vengono solo in un secondo momento: per questo sono categorie costituite e vengono descritte attraverso le categorie eidetiche. L&rsquo;analisi delle categorie eidetiche non presenta particolari problemi e si basa su opposizioni come rettilineo/curvilineo, continuo/discontinuo, ecc. Facendo variare di volta in volta il valore di una sola categoria plastica, otteniamo figure eidetiche differenti (ovviamente "lungo" e "corto" si riferiscono alle dimensioni relative, mentre una linea sar&agrave; segmentata quando cambia direzione).Le categorie eidetiche, per&ograve;, rappresentano gi&agrave; un discorso relativamente avanzato, in quanto possiamo iniziare a parlare di analisi plastica gi&agrave; con il semplice punto.Questo, nel momento in cui si presenta all&rsquo;occhio, produce un duplice effetto: introduce in un campo visivo, fino a quel momento neutro, un elemento di discontinuit&agrave; e permette che si pervenga a conoscenza dello stesso campo visivo all&rsquo;interno del quale esso si presenta . I punti hanno un ruolo decisivo soprattutto nella testura. Essa &egrave; appunto costituita da un motivo grafico a struttura costante, formato dalla ripetizione su una superfice di elementi base di minime dimensioni. La tesatura varia a seconda della grandezza e della quantit&agrave; dei punti; pu&ograve; essere decisiva per la definizione della forma e della profondit&agrave; . Un insieme di punti ravvicinati creano una linea, la quale pu&ograve; essere pi&ugrave; o meno lunga, spessa, angolata, ma &egrave; importante analizzarla soprattutto in funzione rispetto alla definizione delle forme. In alcuni casi, la linea &egrave; forma a s&eacute; stante ( tipo nelle pitture rupestri primitive ), ma normalmente, l&rsquo;individuazione delle forme si basa sulle indicazioni fornite dalle linee che formano il contorno. Infatti, alla definizione della forma contribuiscono macchia e linea, mentre &egrave; decisamente pi&ugrave; aperto il rapporto con testura e colore. Possiamo individuare diversi criteri di classificazione delle forme: </p>
 
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<p>Per quanto riguarda i radicali cromatici, Th&uuml;rlemann, sulla base di ricerche di altri autori, ne identifica undici: nero, bianco, rosso, verde, giallo, blu, bruno, viola, rosa, arancione e grigio. E&rsquo; possibile per&ograve; procedere ad un&rsquo;ulteriore classificazione, visto che, evidentemente, l&rsquo;opposizione fra blu e rosso non pu&ograve; essere considerata dello stesso ordine di quella esistente fra rosso e rosa. Bisogna innanzitutto distinguere i termini acromatici (nero, bianco e grigio) da quelli cromatici. Fra questi due insiemi si colloca il bruno, che viene considerato a met&agrave; fra il cromatico e l&rsquo;acromatico. I termini acromatici si distingueranno poi in base alla luminosit&agrave; (che quando viene utilizzata come categoria fondamentale insieme a saturazione e radicali prende, come abbiamo visto, il nome di valore), che vede opporsi il bianco e il nero, con il grigio in posizione intermedia. Rimangono ancora sette radicali. Fra questi possiamo isolarne quattro che, per il rilievo percettivo che hanno, verranno detti primari psicologici: rosso, verde, blu e giallo. Questi primari possono essere messi in serie, ponendo, affianco ad ogni termine, due altri termini verso i quali esso tende. Cos&igrave; avremo una serie di questo tipo: blu, rosso, giallo, verde, blu... Il rosso, ad esempio, potr&agrave; tendere, con gradualit&agrave;, sia al giallo che al blu. Si nota inoltre che questi due particolari punti di passaggio ricoprono un ruolo particolare: l&rsquo;arancione, infatti, pu&ograve; essere considerato come il termine complesso originato dal rosso e dal giallo, mentre il viola sar&agrave; dato da rosso e blu. Il particolare rilevo del rosso, che assume un ruolo centrale fra i radicali cromatici, viene ribadito da un&rsquo;altra osservazione: il rosa (unico radicale a non essere stato ancora inquadrato) pu&ograve; essere considerato come una variante desaturata del rosso. L&rsquo;ultimo tipo di categorie plastiche &egrave; costituito dalle categorie topologiche. Quando guardiamo un dipinto ci troviamo di fronte a due tipi di spazio. Innanzitutto abbiamo lo spazio che viene rappresentato (per esempio, una sala in cui si sta consumando l&rsquo;ultima cena). Oltre allo spazio rappresentato abbiamo anche lo spazio rappresentante: quello bidimensionale consistente nel piano su cui sono stati tesi i colori. Le categorie topologiche servono a descrivere questo spazio e gli elementi che si trovano su di esso. Le utilizziamo, per esempio, per rendere conto delle posizioni (alto/basso, centrale/periferico, ecc.) o dell&rsquo;orientamento (su/gi&ugrave;, destra/sinistra, ecc.) degli elementi sulla tela. Parliamo di categorie topologiche rettilinee quando abbiamo opposizioni come alto/basso, destra/sinistra; le categorie topologiche curvilinee sono invece quelle tipo centrale/periferico, inglobante/inglobato. Una parte importante della topologia planare &egrave; lo studio del formato del dipinto. Nel caso della pittura classica europea, si nota la posizione privilegiata del formato rettangolare. I lati che lo compongono ci forniscono gi&agrave; delle opposizioni topologiche, quali alto/basso e destra/sinistra. E&rsquo; in base ad esse che possiamo individuare degli assi verticali ed orizzontali. Ad essi si aggiungono a volte anche le diagonali, che uniscono i vertici opposti della tela. </p>
 
<p>Per quanto riguarda i radicali cromatici, Th&uuml;rlemann, sulla base di ricerche di altri autori, ne identifica undici: nero, bianco, rosso, verde, giallo, blu, bruno, viola, rosa, arancione e grigio. E&rsquo; possibile per&ograve; procedere ad un&rsquo;ulteriore classificazione, visto che, evidentemente, l&rsquo;opposizione fra blu e rosso non pu&ograve; essere considerata dello stesso ordine di quella esistente fra rosso e rosa. Bisogna innanzitutto distinguere i termini acromatici (nero, bianco e grigio) da quelli cromatici. Fra questi due insiemi si colloca il bruno, che viene considerato a met&agrave; fra il cromatico e l&rsquo;acromatico. I termini acromatici si distingueranno poi in base alla luminosit&agrave; (che quando viene utilizzata come categoria fondamentale insieme a saturazione e radicali prende, come abbiamo visto, il nome di valore), che vede opporsi il bianco e il nero, con il grigio in posizione intermedia. Rimangono ancora sette radicali. Fra questi possiamo isolarne quattro che, per il rilievo percettivo che hanno, verranno detti primari psicologici: rosso, verde, blu e giallo. Questi primari possono essere messi in serie, ponendo, affianco ad ogni termine, due altri termini verso i quali esso tende. Cos&igrave; avremo una serie di questo tipo: blu, rosso, giallo, verde, blu... Il rosso, ad esempio, potr&agrave; tendere, con gradualit&agrave;, sia al giallo che al blu. Si nota inoltre che questi due particolari punti di passaggio ricoprono un ruolo particolare: l&rsquo;arancione, infatti, pu&ograve; essere considerato come il termine complesso originato dal rosso e dal giallo, mentre il viola sar&agrave; dato da rosso e blu. Il particolare rilevo del rosso, che assume un ruolo centrale fra i radicali cromatici, viene ribadito da un&rsquo;altra osservazione: il rosa (unico radicale a non essere stato ancora inquadrato) pu&ograve; essere considerato come una variante desaturata del rosso. L&rsquo;ultimo tipo di categorie plastiche &egrave; costituito dalle categorie topologiche. Quando guardiamo un dipinto ci troviamo di fronte a due tipi di spazio. Innanzitutto abbiamo lo spazio che viene rappresentato (per esempio, una sala in cui si sta consumando l&rsquo;ultima cena). Oltre allo spazio rappresentato abbiamo anche lo spazio rappresentante: quello bidimensionale consistente nel piano su cui sono stati tesi i colori. Le categorie topologiche servono a descrivere questo spazio e gli elementi che si trovano su di esso. Le utilizziamo, per esempio, per rendere conto delle posizioni (alto/basso, centrale/periferico, ecc.) o dell&rsquo;orientamento (su/gi&ugrave;, destra/sinistra, ecc.) degli elementi sulla tela. Parliamo di categorie topologiche rettilinee quando abbiamo opposizioni come alto/basso, destra/sinistra; le categorie topologiche curvilinee sono invece quelle tipo centrale/periferico, inglobante/inglobato. Una parte importante della topologia planare &egrave; lo studio del formato del dipinto. Nel caso della pittura classica europea, si nota la posizione privilegiata del formato rettangolare. I lati che lo compongono ci forniscono gi&agrave; delle opposizioni topologiche, quali alto/basso e destra/sinistra. E&rsquo; in base ad esse che possiamo individuare degli assi verticali ed orizzontali. Ad essi si aggiungono a volte anche le diagonali, che uniscono i vertici opposti della tela. </p>
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'''UNA BREVE ANALISI.'''
 
'''UNA BREVE ANALISI.'''
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La prima cosa che si deve fare quando si analizza un testo è individuare le parti che lo compongono. In questo modo potremo isolare le singole parti e analizzarle una alla volta o fare dei confronti fra di esse. Questa operazione di divisione del testo è detta segmentazione.                                                                                                         Esistono diversi criteri di segmentazione. Possiamo riconoscere due parti differenti di un racconto, per esempio, perché c’è un cambiamento di personaggi, o di luoghi o perché c’è un salto temporale. Il problema è che tutti questi criteri sono ottimi per segmentare un testo verbale, ma sono poco utili quando si deve analizzare un quadro.      Floch nota però che nelle diverse parti del quadro dominano certe forme piuttosto che altre. Decide quindi di segmentare il dipinto in base ai contrasti plastici, al fatto, cioè, che in una parte del quadro gli elementi assumeranno determinati valori plastici (per esempio: linee numerose, corte, ravvicinate e che si intersecano spesso), mentre nell’altra assumeranno i valori opposti (linee meno numerose, lunghe e che non si intersecano mai).                                                                                                                 In questo modo è possibile dividere il quadro in due parti, quella sinistra e quella destra, separate dalle due lunge linee nere parallele che si trovano al centro del quadro.                                                                                                                                   In base al nostro criterio di segmentazione, però, bisogna riconoscere anche la presenza di una terza parte, compresa all’interno delle due linee nere. In questo caso, infatti, incontriamo sia alcune caratteristiche della parte sinistra (per esempio, le linee sono interrotte e alcune sono spezzate), sia alcune caratteristiche della parte destra (le linee sono poche e lunghe).                                                                                          Compiuta la segmentazione Floch passa ad ipotizzare quale possa essere il significato del dipinto. Il compito è difficile, perché Composizione IV, pur non essendo un dipinto completamente non figurativo, è caratterizzato da una forte astrazione.        Floch decide di procedere in questo modo: prende in considerazione l’insieme delle opere di Kandinsky dal 1907 al 1916 e studia in particolar modo quelle che presentano delle somiglianze con Composizione IV. In alcuni casi le opere saranno più figurative e quindi più facilmente riconoscibili, mentre in altri casi sarà il titolo a rendere più semplice il riconoscimento delle immagini.
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La prima cosa che si deve fare quando si analizza un testo è individuare le parti che lo compongono. In questo modo potremo isolare le singole parti e analizzarle una alla volta o fare dei confronti fra di esse. Questa operazione di divisione del testo è detta segmentazione.                                                                                       Esistono diversi criteri di segmentazione. Possiamo riconoscere due parti differenti di un racconto, per esempio, perché c’è un cambiamento di personaggi, o di luoghi o perché c’è un salto temporale. Il problema è che tutti questi criteri sono ottimi per segmentare un testo verbale, ma sono poco utili quando si deve analizzare un quadro.       
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Floch nota però che nelle diverse parti del quadro dominano certe forme piuttosto che altre. Decide quindi di segmentare il dipinto in base ai contrasti plastici, al fatto, cioè, che in una parte del quadro gli elementi assumeranno determinati valori plastici (per esempio: linee numerose, corte, ravvicinate e che si intersecano spesso), mentre nell’altra assumeranno i valori opposti (linee meno numerose, lunghe e che non si intersecano mai).                                                                                                 In questo modo è possibile dividere il quadro in due parti, quella sinistra e quella destra, separate dalle due lunge linee nere parallele che si trovano al centro del quadro.                                                                                               In base al nostro criterio di segmentazione, però, bisogna riconoscere anche la presenza di una terza parte, compresa all’interno delle due linee nere. In questo caso, infatti, incontriamo sia alcune caratteristiche della parte sinistra (per esempio, le linee sono interrotte e alcune sono spezzate), sia alcune caratteristiche della parte destra (le linee sono poche e lunghe).                                                                                          Compiuta la segmentazione Floch passa ad ipotizzare quale possa essere il significato del dipinto. Il compito è difficile, perché Composizione IV, pur non essendo un dipinto completamente non figurativo, è caratterizzato da una forte astrazione.         
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Floch decide di procedere in questo modo: prende in considerazione l’insieme delle opere di Kandinsky dal 1907 al 1916 e studia in particolar modo quelle che presentano delle somiglianze con Composizione IV. In alcuni casi le opere saranno più figurative e quindi più facilmente riconoscibili, mentre in altri casi sarà il titolo a rendere più semplice il riconoscimento delle immagini.
 
   
 
   
                                                                                                                                                                                                                                                Ricapitolando: per ricostruire il significato del dipinto Composizione IV Floch cerca in altre opere dispositivi visivi simili, che vengono usualmente associati da Kandinsky ad un determinato significato.                                                                                                           Nel caso dei cavalieri abbiamo ancora a che fare con formanti figurativi: con un po’ di attenzione si possono infatti riconoscere le varie parti dei cavalli e dei cavalieri. In altri casi, invece, i formanti non possono più essere considerati come figurativi, perché non c’è nessuna particolare somiglianza fra dispositivi visivi e oggetti del mondo reale rappresentato: in pratica abbiamo semplici configurazioni di linee, colori, ecc. che vengono legate ad un determinato significato. In questi casi Floch parla di formanti plastici. Con questo metodo Floch riesce a ricostruire, passo dopo passo, il significato delle varie parti del quadro.
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Prendiamo, ad esempio, la serie di linee nere che si trovano nella parte superiore sinistra del dipinto. Si tratta dei formanti figurativi di due cavalieri.  
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In Composizione IV i due cavalieri vengono rappresentati in questo modo, cioè con linee corte, che si intersecano e sono attraversate da due segni viola.                                                                                               Ricapitolando: per ricostruire il significato del dipinto Composizione IV Floch cerca in altre opere dispositivi visivi simili, che vengono usualmente associati da Kandinsky ad un determinato significato.                                                                                         Nel caso dei cavalieri abbiamo ancora a che fare con formanti figurativi: con un po’ di attenzione si possono infatti riconoscere le varie parti dei cavalli e dei cavalieri.  
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In altri casi, invece, i formanti non possono più essere considerati come figurativi, perché non c’è nessuna particolare somiglianza fra dispositivi visivi e oggetti del mondo reale rappresentato: in pratica abbiamo semplici configurazioni di linee, colori, ecc. che vengono legate ad un determinato significato.  
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In questi casi Floch parla di formanti plastici. Con questo metodo Floch riesce a ricostruire, passo dopo passo, il significato delle varie parti del quadro.
 
Parte sinistra:
 
Parte sinistra:
i due pendii contrapposti servono spesso da sfondo ad un combattimento fra Bene e Male. In particolare il pendio ispido si trova dalla parte del Male, mentre quello smussato dalla parte del Bene (che è destinato a trionfare);  
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i due pendii contrapposti servono spesso da sfondo ad un combattimento fra Bene e Male. In particolare il pendio ispido si trova dalla parte del Male, mentre quello smussato dalla parte del Bene (che è destinato a trionfare);  
l’ arcobaleno è collegato all’alba, cioè alla negazione della notte.  
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l’ arcobaleno è collegato all’alba, cioè alla negazione della notte.  
 
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L’esito di questo combattimento è già considerato positivo: è la negazione della Morte e l’inizio di quella che per Kandinksy era la Vita Nova, cioè quella che per la teosofia doveva essere la nuova era, successiva alla fine di questo mondo.
 
Parte destra:
 
Parte destra:
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le due forme giustapposte che si trovano sopra la linea spezzata ricorda numerose raffigurazioni di coppie di santi.  
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le due forme giustapposte che si trovano sopra la linea spezzata ricorda numerose raffigurazioni di coppie di santi.  
 
Nella parte destra, quindi, il significato tematico, attraverso la rappresentazione di soggetti investiti di valori positivi, sembra essere quello della felicità che risulta dalla negazione della Morte.
 
Nella parte destra, quindi, il significato tematico, attraverso la rappresentazione di soggetti investiti di valori positivi, sembra essere quello della felicità che risulta dalla negazione della Morte.
 
Parte centrale:
 
Parte centrale:
il poligono che si trova al di sopra della montagna blu è un formante che si presta a molteplici interpretazioni: potrebbe essere la Gerusalemme Celeste dell’Apocalisse, ma anche l’Arca che si arena sul monte Ararat dopo il Diluvio. In ogni caso un significato fortemente legato all’idea di palingenesi, di fine di un vecchio mondo e inizio di una nuova era.  
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il poligono che si trova al di sopra della montagna blu è un formante che si presta a molteplici interpretazioni: potrebbe essere la Gerusalemme Celeste dell’Apocalisse, ma anche l’Arca che si arena sul monte Ararat dopo il Diluvio. In ogni caso un significato fortemente legato all’idea di palingenesi, di fine di un vecchio mondo e inizio di una nuova era.  
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Secondo Floch il significato tematico della parte centrale è quello dell’istanza da cui partono i due momenti descritti nella parte sinistra e in quella destra. E’ il tempo della Sanzione, del giudizio: ricompensa per gli eroi e punizione per i traditori. Il Destinante, colui che giudica, è nella tradizione cristiana Cristo.
 
Secondo Floch il significato tematico della parte centrale è quello dell’istanza da cui partono i due momenti descritti nella parte sinistra e in quella destra. E’ il tempo della Sanzione, del giudizio: ricompensa per gli eroi e punizione per i traditori. Il Destinante, colui che giudica, è nella tradizione cristiana Cristo.

Revisione 09:27, 15 Giu 2005

Oggetto della discussione: Le categorie plastiche nella pittura astratta.

Luogo e data di nascita: Impossibile dare una collocazione geografica\temporale precisa. Possiamo dire, però che l'analisi plastica, ha avuto motivo di essere solo quando la pittura ha iniziato a perdere la sua patina oggettiva e realista.

Lo studio dell’espressione del livello plastico di un’immagine richiede innanzitutto degli strumenti di descrizione. Dobbiamo avere cioè una serie di punti di riferimento fissi che ci accompagnino in tutte le nostre analisi: le cosiddette categorie plastiche. Di fronte all’impossibilità di creare un elenco limitato di categorie che possano descrivere tutti i significati di un universo culturale, dobbiamo concentrarci sulle categorie pertinenti ad un determinato micro-universo dato, bisogna assumere un approccio un po’ “minimalista” nel descrivere le categorie plastiche. In buona sostanza, queste servono ad identificare quelli che potremmo chiamare “tratti distintivi”. Questi sono delle caratteristiche elementari che, unendosi, danno origine ad un’unità minimale dell’espressione plastica (una figura plastica). Secondo Thürlemann le categorie plastiche si possono innanzitutto distinguere in:

  • costituzionali: sono quelle che ci permettono di considerare gli elementi come unità isolabili, indipendentemente dal contesto in cui si trovano. Le categorie costituzionali ci permettono di descrivere forme (nel senso comune del termine) e colori.
  • non costituzionali: sono di natura topologica e definiscono alcuni aspetti relativi dell’elemento (posizione, orientamento, ecc.).

Facciamo un esempio. Prendiamo un triangolo giallo. Se parliamo di un “triangolo” (forma) “giallo” (colore) ci stiamo limitando alle categorie costituzionali, che descrivono l’elemento per le sue caratteristiche proprie, quelle che (per intenderci) lo definiscono sempre e ovunque si trovi. Ovviamente questo triangolo potrà poi essere rivolto verso il basso o la destra (orientamento) o trovarsi in alto o al centro di un dipinto (posizione): questi sono aspetti relativi, dipendenti dal contesto e non dall’elemento che stiamo considerando e, quindi, descrivibili attraverso categorie non costituzionali.

Le categorie costituzionali si distinguono poi in due ulteriori tipi: costituenti e costituite. Al livello della manifestazione, infatti, la superficie di un quadro ci appare ricoperta da semplici aree di colore. E’ solo lo sguardo dell’osservatore che, in base a determinate caratteristiche (ad esempio il fatto che la lunghezza sia di molto superiore alla larghezza), è in grado di riconoscere superfici che hanno una funzione “isolante” e “discriminante” e superfici che hanno una funzione “individuante” e “integrante” . Insomma, prima del nostro riconoscimento esistono solo macchie di colore: i colori vengono descritti dalle categorie cromatiche che, quindi, sono costituenti.

Le linee e i contorni (che nel linguaggio comune chiamiamo forme) vengono solo in un secondo momento: per questo sono categorie costituite e vengono descritte attraverso le categorie eidetiche. L’analisi delle categorie eidetiche non presenta particolari problemi e si basa su opposizioni come rettilineo/curvilineo, continuo/discontinuo, ecc. Facendo variare di volta in volta il valore di una sola categoria plastica, otteniamo figure eidetiche differenti (ovviamente "lungo" e "corto" si riferiscono alle dimensioni relative, mentre una linea sarà segmentata quando cambia direzione).Le categorie eidetiche, però, rappresentano già un discorso relativamente avanzato, in quanto possiamo iniziare a parlare di analisi plastica già con il semplice punto.Questo, nel momento in cui si presenta all’occhio, produce un duplice effetto: introduce in un campo visivo, fino a quel momento neutro, un elemento di discontinuità e permette che si pervenga a conoscenza dello stesso campo visivo all’interno del quale esso si presenta . I punti hanno un ruolo decisivo soprattutto nella testura. Essa è appunto costituita da un motivo grafico a struttura costante, formato dalla ripetizione su una superfice di elementi base di minime dimensioni. La tesatura varia a seconda della grandezza e della quantità dei punti; può essere decisiva per la definizione della forma e della profondità . Un insieme di punti ravvicinati creano una linea, la quale può essere più o meno lunga, spessa, angolata, ma è importante analizzarla soprattutto in funzione rispetto alla definizione delle forme. In alcuni casi, la linea è forma a sé stante ( tipo nelle pitture rupestri primitive ), ma normalmente, l’individuazione delle forme si basa sulle indicazioni fornite dalle linee che formano il contorno. Infatti, alla definizione della forma contribuiscono macchia e linea, mentre è decisamente più aperto il rapporto con testura e colore. Possiamo individuare diversi criteri di classificazione delle forme:

  • Andamento del contorno: valgono i criteri della linea (diritto, curvo..)
  • Caratteri geometrici: Presenza di assi, simmetrie, ecc..
  • Formato: grandezza relativa alle altre forme ed alla cornice.
  • Funzione: mimetica o astratta, geometrica o non.

Il colore, altra categoria fondamentale, veniva tradizionalmente considerato come un’unità elementare. Per l’ analisi plastica, invece, si tratta di una figura e può essere quindi analizzato in tratti distintivi. In altre parole, bisogna trovare un modo per scomporre i colori in alcune caratteristiche fondamentali. Le categorie cromatiche sono sostanzialmente tre:

  • i radicali cromatici, cioè quelli che in altre terminologie vengono chiamati “toni”: rosso, verde, giallo, ecc.;
  • la saturazione;
  • il valore, cioè la luminosità di una tinta.

Per quanto riguarda i radicali cromatici, Thürlemann, sulla base di ricerche di altri autori, ne identifica undici: nero, bianco, rosso, verde, giallo, blu, bruno, viola, rosa, arancione e grigio. E’ possibile però procedere ad un’ulteriore classificazione, visto che, evidentemente, l’opposizione fra blu e rosso non può essere considerata dello stesso ordine di quella esistente fra rosso e rosa. Bisogna innanzitutto distinguere i termini acromatici (nero, bianco e grigio) da quelli cromatici. Fra questi due insiemi si colloca il bruno, che viene considerato a metà fra il cromatico e l’acromatico. I termini acromatici si distingueranno poi in base alla luminosità (che quando viene utilizzata come categoria fondamentale insieme a saturazione e radicali prende, come abbiamo visto, il nome di valore), che vede opporsi il bianco e il nero, con il grigio in posizione intermedia. Rimangono ancora sette radicali. Fra questi possiamo isolarne quattro che, per il rilievo percettivo che hanno, verranno detti primari psicologici: rosso, verde, blu e giallo. Questi primari possono essere messi in serie, ponendo, affianco ad ogni termine, due altri termini verso i quali esso tende. Così avremo una serie di questo tipo: blu, rosso, giallo, verde, blu... Il rosso, ad esempio, potrà tendere, con gradualità, sia al giallo che al blu. Si nota inoltre che questi due particolari punti di passaggio ricoprono un ruolo particolare: l’arancione, infatti, può essere considerato come il termine complesso originato dal rosso e dal giallo, mentre il viola sarà dato da rosso e blu. Il particolare rilevo del rosso, che assume un ruolo centrale fra i radicali cromatici, viene ribadito da un’altra osservazione: il rosa (unico radicale a non essere stato ancora inquadrato) può essere considerato come una variante desaturata del rosso. L’ultimo tipo di categorie plastiche è costituito dalle categorie topologiche. Quando guardiamo un dipinto ci troviamo di fronte a due tipi di spazio. Innanzitutto abbiamo lo spazio che viene rappresentato (per esempio, una sala in cui si sta consumando l’ultima cena). Oltre allo spazio rappresentato abbiamo anche lo spazio rappresentante: quello bidimensionale consistente nel piano su cui sono stati tesi i colori. Le categorie topologiche servono a descrivere questo spazio e gli elementi che si trovano su di esso. Le utilizziamo, per esempio, per rendere conto delle posizioni (alto/basso, centrale/periferico, ecc.) o dell’orientamento (su/giù, destra/sinistra, ecc.) degli elementi sulla tela. Parliamo di categorie topologiche rettilinee quando abbiamo opposizioni come alto/basso, destra/sinistra; le categorie topologiche curvilinee sono invece quelle tipo centrale/periferico, inglobante/inglobato. Una parte importante della topologia planare è lo studio del formato del dipinto. Nel caso della pittura classica europea, si nota la posizione privilegiata del formato rettangolare. I lati che lo compongono ci forniscono già delle opposizioni topologiche, quali alto/basso e destra/sinistra. E’ in base ad esse che possiamo individuare degli assi verticali ed orizzontali. Ad essi si aggiungono a volte anche le diagonali, che uniscono i vertici opposti della tela.


UNA BREVE ANALISI.

Una delle più celebri analisi che utilizza a giusto titolo gli strumenti dell’analisi plasticaè quella fatta dal semiologo francese Jean-Marie Floch sul dipinto Wassily Kandinsky Composizione IV, del 1911. Di Kandinsky possiamo dire che è stato uno dei principali esponenti dell’arte astratta, anche se, come riportato sempre da Riout, la sua carriera non è certamente incominciata in questo modo. Il suo stili, inizialmente, era classico, realista. E’ stato uno scorcio di tramonto che, illuminando un suo quadro, gli ha indicato nuove strade da percorrere. Questi nuovi itinerari, ovviamente, sono stati percorsi con gradualità.


La prima cosa che si deve fare quando si analizza un testo è individuare le parti che lo compongono. In questo modo potremo isolare le singole parti e analizzarle una alla volta o fare dei confronti fra di esse. Questa operazione di divisione del testo è detta segmentazione. Esistono diversi criteri di segmentazione. Possiamo riconoscere due parti differenti di un racconto, per esempio, perché c’è un cambiamento di personaggi, o di luoghi o perché c’è un salto temporale. Il problema è che tutti questi criteri sono ottimi per segmentare un testo verbale, ma sono poco utili quando si deve analizzare un quadro. Floch nota però che nelle diverse parti del quadro dominano certe forme piuttosto che altre. Decide quindi di segmentare il dipinto in base ai contrasti plastici, al fatto, cioè, che in una parte del quadro gli elementi assumeranno determinati valori plastici (per esempio: linee numerose, corte, ravvicinate e che si intersecano spesso), mentre nell’altra assumeranno i valori opposti (linee meno numerose, lunghe e che non si intersecano mai). In questo modo è possibile dividere il quadro in due parti, quella sinistra e quella destra, separate dalle due lunge linee nere parallele che si trovano al centro del quadro. In base al nostro criterio di segmentazione, però, bisogna riconoscere anche la presenza di una terza parte, compresa all’interno delle due linee nere. In questo caso, infatti, incontriamo sia alcune caratteristiche della parte sinistra (per esempio, le linee sono interrotte e alcune sono spezzate), sia alcune caratteristiche della parte destra (le linee sono poche e lunghe). Compiuta la segmentazione Floch passa ad ipotizzare quale possa essere il significato del dipinto. Il compito è difficile, perché Composizione IV, pur non essendo un dipinto completamente non figurativo, è caratterizzato da una forte astrazione. Floch decide di procedere in questo modo: prende in considerazione l’insieme delle opere di Kandinsky dal 1907 al 1916 e studia in particolar modo quelle che presentano delle somiglianze con Composizione IV. In alcuni casi le opere saranno più figurative e quindi più facilmente riconoscibili, mentre in altri casi sarà il titolo a rendere più semplice il riconoscimento delle immagini.

Prendiamo, ad esempio, la serie di linee nere che si trovano nella parte superiore sinistra del dipinto. Si tratta dei formanti figurativi di due cavalieri.

In Composizione IV i due cavalieri vengono rappresentati in questo modo, cioè con linee corte, che si intersecano e sono attraversate da due segni viola. Ricapitolando: per ricostruire il significato del dipinto Composizione IV Floch cerca in altre opere dispositivi visivi simili, che vengono usualmente associati da Kandinsky ad un determinato significato. Nel caso dei cavalieri abbiamo ancora a che fare con formanti figurativi: con un po’ di attenzione si possono infatti riconoscere le varie parti dei cavalli e dei cavalieri. In altri casi, invece, i formanti non possono più essere considerati come figurativi, perché non c’è nessuna particolare somiglianza fra dispositivi visivi e oggetti del mondo reale rappresentato: in pratica abbiamo semplici configurazioni di linee, colori, ecc. che vengono legate ad un determinato significato. In questi casi Floch parla di formanti plastici. Con questo metodo Floch riesce a ricostruire, passo dopo passo, il significato delle varie parti del quadro. Parte sinistra: i due pendii contrapposti servono spesso da sfondo ad un combattimento fra Bene e Male. In particolare il pendio ispido si trova dalla parte del Male, mentre quello smussato dalla parte del Bene (che è destinato a trionfare); l’ arcobaleno è collegato all’alba, cioè alla negazione della notte.

L’esito di questo combattimento è già considerato positivo: è la negazione della Morte e l’inizio di quella che per Kandinksy era la Vita Nova, cioè quella che per la teosofia doveva essere la nuova era, successiva alla fine di questo mondo. Parte destra:

le due forme giustapposte che si trovano sopra la linea spezzata ricorda numerose raffigurazioni di coppie di santi. Nella parte destra, quindi, il significato tematico, attraverso la rappresentazione di soggetti investiti di valori positivi, sembra essere quello della felicità che risulta dalla negazione della Morte. Parte centrale: il poligono che si trova al di sopra della montagna blu è un formante che si presta a molteplici interpretazioni: potrebbe essere la Gerusalemme Celeste dell’Apocalisse, ma anche l’Arca che si arena sul monte Ararat dopo il Diluvio. In ogni caso un significato fortemente legato all’idea di palingenesi, di fine di un vecchio mondo e inizio di una nuova era.

Secondo Floch il significato tematico della parte centrale è quello dell’istanza da cui partono i due momenti descritti nella parte sinistra e in quella destra. E’ il tempo della Sanzione, del giudizio: ricompensa per gli eroi e punizione per i traditori. Il Destinante, colui che giudica, è nella tradizione cristiana Cristo.