Learning the Right Lesson

Tratto da EduEDA
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Autore: David Garcia

Tratto da: Mute - Culture and Politics after the net

Titolo Originale: Learning the Right Lesson

Traduzione di: Fiammetta

Anno: 2006

Imparare la lezione giusta

Cosa è successo ai media tattici? David Garcia, uno tra i primi a definire questo "genre" nato all'inizio degli anni '90, prende la recente pubblicazione di DIY Survival, del gruppo di artisti/attivisti C6 come spunto per riflettere sullo stato dell'arte. Preoccupato della cannibalizzazione commerciale dei media tattici, David Garcia identifica il bisogno di associare alle pratiche effimere del mordi e fuggi strutture resistenti permanenti.


Nel 2005, il gruppo londinese di artisti/attivisti C6 ha pubblicato, in concomitanza con la mostra Sold Out, un breve saggio intitolato DIY Survival. Nell'introduzione i C6 dichiarano che il loro scopo è "produrre una guida degli strumenti tattici per una pratica artistica collettiva". Il risultato è un amalgama di pezzi e bocconi, che spazia dai contenuti seri e utili fino a quelli autoironici e francamente triti. Questo materiale è stato giudiziosamente diviso in tre sezioni: DIY Theory, DIY How To e, per finire, DIY Case Studies. La discontinuità del libro potrebbe in parte derivare dalla decisione di minimizzare l'intervento editoriale. Non è chiaro se ci sia stata o meno una selezione. L'introduzione ci racconta che i contenuti sono il risultato di un open call comunicata ad un certo numero di mailing list amiche, ma non è chiaro se ci sia stata un'ulteriore selezione o un intervento editoriale. Ci viene solo detto che i C6 sono stati "sommersi da una marea di risposte" e che hanno "deciso che il loro compito sarebbe stato di lasciar fare al caso". Sembra chiaro fin dal principio che questo libro si riferisce a quell'area di pratiche che, una decina di anni fa, è stata battezzata da alcuni di noi media tattici, anche se i C6, saggiamente, evitano questa definizione, già diventata pressoché istituzionalizzata. Malgrado ciò, nel libro sono presenti molti aspetti di ciò che potrebbe essere descritto come media tattico. In origine, il termine è stato coniato per identificare e descrivere un movimento che occupava una terra di nessuno ai confini tra l'arte sperimentale dei media, il giornalismo e l'attivismo politico: una zona nata, in parte, grazie alla diffusione di massa di una nuova, potente e flessibile generazione di media. Questa costellazione di strumenti e discipline era anche accompagnata da un peculiare insieme di negazioni: la negazione dell'obiettività del giornalismo, della disciplina e della strumentalizzazione dei movimenti politici tradizionali, e infine del bagaglio mitologico e dell'atavico culto della personalità diffusi nel mondo dell'arte. Queste negatività, insieme ad un amore per le collaborazioni veloci, effimere ed improvvisate, ha dato a questa cultura il suo spirito e il suo stile peculiari, ed ha aiutato ad esplorare nuovi livelli di imprevidibilità e di instabilità, sia nelle politiche culturali sia nel paesaggio mediatico. Ma questo è successo tempo fa, e queste pratiche sono diventate da tempo parte integrante della dieta mediatica. Quindi si pone il problema se il DIY Survival di C6 ci proponga o meno qualcosa di nuovo. Qualunque sia la risposta, dovrebbe almeno darci la possibilità di fare l'inventario e di chiederci se qualcuna di queste pratiche ha ancora valore e credibilità in un mondo che ha contribuito a cambiare. La copertina di DIY Survival è acuta e divertente, e suscita immediatamente delle aspettative. Si tratta di un'intelligente parodia di un kit di modellismo ‘Airfix’, e propone una di quelle onnipresenti cornici di plastica a cui erano attaccate le componenti dei modellini degli elicotteri Apache e dei carri armati Sherman. Ma, in questa versione, troviamo le miniature che servono a costruire l'odierno combattente per la libertà dei media: telecamera, portatile, passamontagna, bomboletta spray, eccetera. Anche se la copertina del libro può competere con tutte le altre sull'espositore delle riviste, una volta dentro siamo trasportati indietro in un ghetto : il mondo delle fanzine degli anni '70. C'è addirittura un ironico (spero) accenno ai padrini punk della cultura DIY, con innumerevoli immagini di spille che sembrano tenere insieme i pezzi eterogenei di contenuti. Naturalmente si tratta di un ammiccamento d'intesa, un desiderio di recuperare l'etica fast and furious del punk utilizzando la tecnologia print on demand del XI secolo. Il problema è che il DIY Survival dei C6 non regge il confronto con le arrabbiate fiammate visive del punk. Non è che questo senso del fallimento squisitamente inglese, questa follia e quest'edonismo insolente siano scomparsi: ma è più facile trovarli sul sito del NeasdenControlCenter [1]o guardando un episodio dei Black Books su Channel 4, o addirittura ascoltando i Baby Shambles. Ma se cerchiamo di chiudere un occhio sui problemi stilistici (e non è facile), possiamo trovare alcune cose utili e informative, in particolare nella sezione DIY How To, che include dei mini-manuali hackers per costruire una rete Linux, per liberare un terminale e per creare un nodo wireless. Ma troppo spesso gli argomenti interessanti sono indeboliti da scappatoie dozzinali e autoironiche, come la guida fotografica ‘How to be a Citizen Reporter’ o la risibile cartolina da ritagliare per ‘Robot Buddies’. Questo effetto di accumulazione suggerisce poco più di una microcultura isolata e autoreferenziale, proprio come il mondo delle gallerie che si propone di indebolire.

L'opzione omeopatica

Nella DIY Theory section ci sono alcuni momenti validi, ma la sezione sarebbe stata molto più accessibile (o quantomeno leggibile) grazie ad una presenza editoriale più attiva. Per esempio, è lodevole la presenza del particolare stile retorico dei midia tactica brasiliani nell'articolo di Hernani Dimantas Linkania – The Hyperconnected Multitude. Ma il valore del testo è indebolito dai troppi riferimenti non spiegati, come quello a Globo, il gigante mediatico brasiliano. A livello di dettaglio si tratta di un argomento futile, ma in realtà in mancanza di contesto chiaro si perde l'interpretazione cannibalistica peculiarmente brasiliana dei media tattici.




Il Dilemma di Telestreet

Il report sul movimento delle Telestreet italiane di Slavina Feat (misteriosamente inserito nella sezione DIY How To ) esemplifica le limitazioni del libro citando, allo stesso tempo, un esempio istruttivo. Il report riguarda il movimento italiano microtelevisivo delle Telestreet e l'organizzazione sorella New Global Vision [2], un collettivo di hackers Italiani che hanno utilizzato BitTorrent per disseminare sulla rete un archivio di video politici, aiutando Telestreet a distribuire a livello nazionali dei contenuti locali. Il report di Slavina Feat è un'altra delle opportunità perdute di DIY Survival. Si limita a riciclare i tormentoni delle Telestreet, che hanno girato per un paio d'anni. Fallisce nel porre le domande fondamentali a proposito di questo movimento: per cominciare, qual è lo stato attuale del network? Sta crescendo, si sta restringendo o, (come sospetto, ma non ne sono sicuro) ha raggiunto il suo apice due anni fa? Le Telestreet sono in declino o, peggio, stanno attraversando un processo di frammentazione sotto il peso delle contraddizioni interne? Di sicuro un libro con una agenda critica dovrebbe aspirare a qualcosa di più che a lanci promozionali come questo. L'esempio delle Telestreet è importante perché incarna alcune delle scelte più radicali per chi è impegnato nei media tattici. Questi dilemmi erano già visibili in un incontro delle Telestreet che ha avuto luogo a Senigallia nel 2004. Questo meeting ha coinciso con il momento in cui l'abominevole legge Gasparri è stata approvata dal parlamento italiano, una legge che ha permesso a Berlusconi di consolidare il suo dominio sul mediascape italiano. Niente esemplifica il legame tra potere mediatico e potere politico più crudamente del fenomeno Berlusconi e dell'approvazione di questa legge. Dato che questo è stato un momento determinante per le Telestreet, la scelta di tenere il meeting a Senigallia, una piccola località marittima, è stata sorprendente. Anche se ci sono state delle buone ragioni per questa scelta, Franco Berardi Bifo ha guidato le voci dissidenti, sostenendo che le Telestreet avevano perso il treno e che si doveva urgentemente alzare la posta in gioco e focalizzare le proprie energie per mobilitare una resistenza contro il regime berlusconiano. Enfatizzando gli interventi espressivi o artistici e i micro media a spese del confronto diretto, Telestreet stava scivolando nell'irrilevanza. Bifo

L'antica frattura

Questo aneddoto di Telestreet illumina tre tendenze interconnesse che sono emerse con i media tatticimedia tattici nel progetto Indymedia Samizdat Ted Nelson in poi, ricicla (in forma intensificata) l'antica idea per cui la conoscenza e la libertà non solo solo connesse ma addirittura si implicano. [3]) Brian Holmes L'appello di Bifo al meeting di Senigallia affinché le Telestreet (e per estensione tutti gli artisti/attivisti) ampliassero le loro ambizioni viene sempre di più accolto. C'è un numero crescente di ispirazioni a cui possiamo guardare: il successo degli Yes MenYomango, i movimenti di protesta e le vaste iniziative di Witness.org [4], che prevedono la fornitura di media diy ad attivisti indigeni come campagna parallela ai processi legali per i diritti umani. Questi e molti altre interventi sottolineano la crescente volontà di globalizzare strategicamente il dissenso. Questo processo è stato accompagnato da una crescente volontà di abbandonare il culto dell'effimero – una delle parole d'ordine dei media tattici Uno degli esempi più straordinari di questa linea di sviluppo è Women on Waves [5], una fondazione olandese ideata da Rebecca Gomperts, studentessa di medicina all'Università di Amsterdam e specializzata come dottore abortista, che ha seguito corsi di arti visive alla Rietveld Academy e di navigazione alla Enkhuizen Zeevartschool. Il successo più celebrato di Women on Waves è l'Abortion Boat, una grande clinica galleggiante che sfrutta tatticamente la legge marittima. La nave viene ancorata fuori dalle acque territoriali dei paesi dove l'aborto è illegale; sull'Abortion Boat le donne possono ricevere informazioni e abortire, grazie ad un team di medici olandesi (inclusa la dottoressa Gomperts), perché la nave è legalmente in territorio olandese. Quindi, le donne sono assistite attivamente e le organizzazione locali sono supportate nella loro lotta per la legalizzazione dell'aborto. media tattici, che, al contrario del tradizionale agit prop, son pensati per invitare al dialogo.

Questo linguaggio politico espanso non era stato articolato solo dagli attivisti e dagli scrittori, ma anche da molte importanti artiste. Le artiste sono state fondamentali nello spostare il centro di gravità del mondo dell'arte degli anni '60 e '70 dal formalismo di Greenberg ad una nuovo naturalismo espressivo e centrato sul soggetto, che rimane influente ed importante anche oggi. Qualunque siano state le ambiguità, le impurità e i problemi (e ce ne sono molti) non dovremmo essere tentati dall'abbandonare l'eredità essenziale delle politiche culturali. . DIY Survival non è solo nel fallire nell'affrontare i dilemmi e le scelte che ci stanno davanti. C'è molto nell'ambito della scena attivistico/artistica che, come il libro dei C6, replica acriticamente i miti dell'età dell'informazione, insieme con le ossessioni gemelle dell'era delle notizie schiave degli indici d'ascolto, lo spettacolo e l'immediatezza. Se il DIY Survival dei C6 è riuscito in qualche cosa, è come opportuno promemoria del fatto che si deve non solo andare avanti ed imparare nuove lezioni ma anche, e soprattutto, imparare la lezione giusta.