MICHEL Chantal: differenze tra le versioni

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Michel Chantal, nata a Berna, Svizzera nel 1968, vive e lavora a Thun e Berna.
 
Michel Chantal, nata a Berna, Svizzera nel 1968, vive e lavora a Thun e Berna.
 
L’artista lavora nell’ambito delle installazione video, della fotografia, delle performance dove è soggetto protagonista.
 
L’artista lavora nell’ambito delle installazione video, della fotografia, delle performance dove è soggetto protagonista.
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Dal 1989 al 1993 frequenta la classe di ceramica presso il SfGBern.
 
Dal 1989 al 1993 frequenta la classe di ceramica presso il SfGBern.
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Dal 1994 al 1998 compie i suoi studi all’Accademia di Belle Arti di Karlsruhe con il Professore Harald Klingelhöller.
 
Dal 1994 al 1998 compie i suoi studi all’Accademia di Belle Arti di Karlsruhe con il Professore Harald Klingelhöller.
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Dal 1991 al 2001, anno in cui è stata invitata alla 49esima Biennale di Venezia, ha ricevuto premi e borse di studio da Fondazioni, Istituti Culturali di Banche, Festival del video (Locarno, Ginevra).
  
 
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Dichiara un suo particolare interesse per il lavoro di [[Bruce Naumann]]. La sua attitudine feticista si espime nei confronti degli oggetti di arredo domestico con cui dialoga, interagisce, si mimetizza, ma raggiunge gli estremi del culto nella collezione di parrucche, dalle molteplici acconciature, e di abiti da sera e da ceremonia, in seta, broccato, organza, lavorati a lustrini, ricami, arabeschi o da giorno con vistosi fiorami da spiaggia o ancora foggia anni 50’- 60’.
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Dichiara un suo particolare interesse per il lavoro di [[Bruce Naumann]]. La sua attitudine feticista si esprime nei confronti degli oggetti di arredo domestico con cui dialoga, interagisce, si mimetizza, ma raggiunge gli estremi del culto nella collezione di parrucche dalle molteplici acconciature, di abiti da sera e da ceremonia, in seta, broccato, organza, lavorati a lustrini, ricami, arabeschi o da giorno con vistosi fiorami da spiaggia o ancora foggia anni 50’- 60’.
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L’artista s’interessa anche alla fissicità ipnotico-mimetica dell’immagine fotografica, in rapporto allo scorrimento della banda video, talvolta accelerato in sequenze che velocizzano i movimenti del suo corpo al limite del parossismo e dell’effetto comico/drammatico.
 
L’artista s’interessa anche alla fissicità ipnotico-mimetica dell’immagine fotografica, in rapporto allo scorrimento della banda video, talvolta accelerato in sequenze che velocizzano i movimenti del suo corpo al limite del parossismo e dell’effetto comico/drammatico.
In ogni suo lavoro Chantal Michel mette in scena un gioco dell’assurdo, del travestimento, della regressione infantile, dell’abbandono romantico, della simulazione.
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Ritraendo un panorama di luoghi comuni e condiziamenti sociali dove l’oggetto e il soggetto umano, femminile in particolare, vengono trattati con lo stesso criterio, l’artista rivela la miriade di sfaccettature della personalità e la messa sotto i riflettori di aspetti rimossi o comunque dissimulati.
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In ogni suo lavoro Chantal Michel mette in scena un gioco dell’assurdo, del travestimento, della regressione infantile, dell’abbandono romantico, della simulazione. Ritraendo un panorama di luoghi comuni e condizionamenti sociali dove l’oggetto e il soggetto umano, femminile in particolare, vengono trattati con lo stesso criterio, l’artista rivela la miriade di sfaccettature della personalità e la messa sotto i riflettori di aspetti rimossi o comunque dissimulati.
Dal 1991 al 2001, anno in cui è stata invitata alla 49esima Biennale di Venezia, ha ricevuto premi e borse di studio da Fondazioni, Istituti Culturali di Banche, Festival del video (Locarno, Ginevra).
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Il suo, per così dire, cavallo di battaglia è la teoria di Duchamp: “Arte è la cosa che noi pensiamo sia arte”(…)
 
Il suo, per così dire, cavallo di battaglia è la teoria di Duchamp: “Arte è la cosa che noi pensiamo sia arte”(…)
 
   
 
   
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* 1998 [[Als wäre das Plötzliche das Einzige, was sie besitzt]] (Come se l’immediato fosse la sola cosa che le appartenesse)
 
* 1998 [[Als wäre das Plötzliche das Einzige, was sie besitzt]] (Come se l’immediato fosse la sola cosa che le appartenesse)
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* 2004, a cura di Fagone Vittorio, Solimano Sandra, Bianda Lorenzo, ARTE DEL VIDEO, Il viaggio dell’uomo immobile, videoinstallazioni, videoproiezioni, Edizioni Fondazione Ragghianti Studi sull’Arte, Lucca.
 
* 2004, a cura di Fagone Vittorio, Solimano Sandra, Bianda Lorenzo, ARTE DEL VIDEO, Il viaggio dell’uomo immobile, videoinstallazioni, videoproiezioni, Edizioni Fondazione Ragghianti Studi sull’Arte, Lucca.

Revisione 11:25, 26 Feb 2008

Personaggio:

MICHEL Chantal

Biografia:

Michel Chantal, nata a Berna, Svizzera nel 1968, vive e lavora a Thun e Berna. L’artista lavora nell’ambito delle installazione video, della fotografia, delle performance dove è soggetto protagonista.

Dal 1989 al 1993 frequenta la classe di ceramica presso il SfGBern.

Dal 1994 al 1998 compie i suoi studi all’Accademia di Belle Arti di Karlsruhe con il Professore Harald Klingelhöller.

Dal 1991 al 2001, anno in cui è stata invitata alla 49esima Biennale di Venezia, ha ricevuto premi e borse di studio da Fondazioni, Istituti Culturali di Banche, Festival del video (Locarno, Ginevra).

Sito web:

http://www.chantalmichel.ch/index.html

Poetica:

Dichiara un suo particolare interesse per il lavoro di Bruce Naumann. La sua attitudine feticista si esprime nei confronti degli oggetti di arredo domestico con cui dialoga, interagisce, si mimetizza, ma raggiunge gli estremi del culto nella collezione di parrucche dalle molteplici acconciature, di abiti da sera e da ceremonia, in seta, broccato, organza, lavorati a lustrini, ricami, arabeschi o da giorno con vistosi fiorami da spiaggia o ancora foggia anni 50’- 60’.

L’artista s’interessa anche alla fissicità ipnotico-mimetica dell’immagine fotografica, in rapporto allo scorrimento della banda video, talvolta accelerato in sequenze che velocizzano i movimenti del suo corpo al limite del parossismo e dell’effetto comico/drammatico.

In ogni suo lavoro Chantal Michel mette in scena un gioco dell’assurdo, del travestimento, della regressione infantile, dell’abbandono romantico, della simulazione. Ritraendo un panorama di luoghi comuni e condizionamenti sociali dove l’oggetto e il soggetto umano, femminile in particolare, vengono trattati con lo stesso criterio, l’artista rivela la miriade di sfaccettature della personalità e la messa sotto i riflettori di aspetti rimossi o comunque dissimulati.


Il suo, per così dire, cavallo di battaglia è la teoria di Duchamp: “Arte è la cosa che noi pensiamo sia arte”(…)

Opere:

Bibliografia:

  • 2004, a cura di Fagone Vittorio, Solimano Sandra, Bianda Lorenzo, ARTE DEL VIDEO, Il viaggio dell’uomo immobile, videoinstallazioni, videoproiezioni, Edizioni Fondazione Ragghianti Studi sull’Arte, Lucca.

Webliografia: