Moore Frank

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Frank Moore

Biografia

Frank Moore nasce il 22 Giugno del 1953 a New York City, dove muore nell'aprile del 2002 di AIDS, dopo aver convissuto per vent'anni con il virus dell'HIV. Nel 1970 frequenta la Haystack Mountain School of Crafts di Deer Isle nel Maine; si laurea nel 1975 alla Yale University di New Haven nel Connecticut, con una specializzazione in arte e psicologia. A Yale riceve vari riconoscimenti (tra i quali: Summa Cum Laude, Phi Beta Kappa, Scholar of the House in Painting) per le grandi capacità artistiche ed intellettuali dimostrate in tutto il periodo degli studi. Nel 1973 frequenta la Skowhegan School of Painting and Sculpture nel Maine, un istituto che organizza corsi estivi - intensivi della durata di nove settimane, con programmi avanzati per artisti già esperti. A partire dal 1977, Moore inizia un viaggio di arricchimento artistico e culturale che lo porterà da Montreal, a Santander e in Spagna. Dopo aver visitato la Spagna, la Francia e persino il Marocco, Frank Moore fa richiesta di soggiorno presso la Cité internationale des arts di Parigi, una Fondazione creata per accogliere artisti provenienti da tutto il mondo, fermandovisi per qualche tempo. Questa permanenza francese risulterà fondamentale per la maturazione artistica di Moore, soprattutto grazie al contatto giornaliero con realtà artistiche innovative rispetto alla tradizione accademica, realtà che proponevano la sollecitazione plurisensoriale dell'osservatore, attraverso l' impiego simultaneo di più mezzi espressivi per la realizzazione di opere d'arte. Il suo ritorno a New York fu, quindi, caratterizzato da un interessamento nei confronti del teatro, della danza, della fotografia e del video, che Moore sviluppò parallelamente alla sua carriera pittorica. Con i primi anni Ottanta, l'artista Newyorkese contrae il virus dell'HIV e da quel momento in poi la sua vita subisce inevitabili cambiamenti: il suo modo di lavorare cambia e il desiderio di comunicare messaggi sociali, servendosi della propria arte come media per una buona informazione di massa, diventa ancora più forte. Le sue opere sono state esposte (e tutt'ora vengono esposte) nei principali Musei Americani (e non solo) come ad esempio il Museum of Modern Art, l'Albright-Knox Art Gallery e il Whintney Museum Of American Art.

Luogo dove lavora:

Principalmente ha lavorato a New York, o comunque in America, anche se viaggiare gli ha consentito di svolgere la propria attività artistica, in diverse città Europee.

Periodo in cui svolge la sua pratica artistica:

La prima Mostra Personale di Frank Moore risale al 1983: The Birds and the Bees, all'interno della Clocktower Gallery di New York. Purtroppo la sua carriera artistica è stata interrotta bruscamente nell'Aprile del 2002, dall'AIDS.

Tipologia di intervento:

Pittura, Video, Fotografia e teatro; Uso iconografico della doppia spirale del DNA (immagine oramai di dominio pubblico) caricata di pathos e speranza; arte e scienza.


Opere

Moore era un pittore molto scrupoloso e attento ai particolari, tanto da poter essere rapportato alle opere dei miniaturisti medioevali Franco-Fiamminghi. Ma la sua pittura minuziosa, analitica e fotografica, sfugge tuttavia alla fissità dell'obiettivo e anche dell'iperrealismo, soprattutto considerando i soggetti e le ambientazioni fantastiche-fantascientifiche, che si sottraggono totalmente dalla comune percezione della realtà. I particolari su cui Moore si sofferma maggiormente, nei dipinti realizzati subito prima della sua prematura scomparsa, richiamano gli effetti della bioingegneria sull'ambiente e la società. La doppia elica del DNA, nelle visioni fantastiche di Moore, scorre librandosi nello spazio come fanno quei filamenti di proteine che galleggiano nel nostro liquido oculare. Tutti questi elementi sono facilmente riscontrabili in Study for a Black Pillow II del 2002, una delle ultimissime opere di Moore, realizzata per la collezione permanente dell'Orlando Museum of Art in Florida. La scena rappresentata è quella di una azienda agricola che ha perso completamente ogni connotato naturalistico: un podere perfetto, uscito fuori da un cliché pubblicitario piuttosto che una realtà terrosa. Un esperto e inespressivo coltivatore versa olio nero su un campo di mais, che galleggia su uno stagno totalmente nero. Le spighe del grano in primo piano, vengono sostituite da tastiere dei computer, mentre del polline geneticamente modificato volteggia nell'aria minacciando la sopravvivenza delle farfalle del Monarca. Moore in quest'opera commenta l'uso intensivo dei metodi industriali (che ruotano attorno al petrolio) nell' agricoltura e l'impiego di semi geneticamente modificati a cui è legata la quasi totale scomparsa di alcune specie di farfalle. Il tutto è sapientemente espresso dalla grande capacità compositiva di Moore: l'angoscia e desolazione che pervade tutta la parte inferiore del quadro contrasta con il senso di precisione sterilizzata della parte superiore, dove il vecchio e l' ultra-tecnologico convivono pacificamente, anche se questa calma apparente è turbata dai simboli chimici che come farfalle volteggiano nel cielo, sopra il granturco.

Nel 2000 Moore realizza un'opera che lo include automaticamente nel gruppo degli artisti Biopunk: Human Genome Project. In questo lavoro la simbologia di Moore è portata alle estreme conseguenze: pochi colori, poche immagini, ma forti e immediate. Un parallelepipedo completamente bianco e asettico, rappresenta un laboratorio di bioingegneria, uno dei tanti laboratori che a partire dalla fine degli anni '90, si è dedicato al sequenziamento del nostro patrimonio genetico con l'intento di brevettare il DNA. Le finestre sono sostituite da cromosomi accompagnati dalle relative definizioni a lato, mentre tutta la parte perimetrale dell' edificio, è incorniciata dalla doppia elica di DNA che si sussegue quasi come fosse un motivo geometrico-ornamentale. L'ambientazione circostante è scarna, anche se sono presenti sulla sinistra due alberelli, il cui tronco è composto dalla stessa doppia elica presente anche nell'adiacente palazzina, così come i cespugli alle loro radici. Le chiome degli alberi sono sostituite con delle stampe, delle scritte di ricette scientifiche emblematiche. Su di loro incombe ed oscilla inquietante (ma allo stesso tempo liberatoria), la palla di ferro usata per demolire gli edifici, il tutto colto come in un'istantanea fotografica, pochi minuti prima dell'imminente impatto distruttivo. La posizione assunta da Moore nei confronti dei soprusi e del monopolio delle case Biotech, è chiara: come tutti i Biopunk anche Moore è a favore dei progressi ottenuti dalla ricerca, ma allo stesso tempo trova ingiusto il fatto che solo pochi possano giovare di certi benefici. Infine nel dipinto in basso a destra è rappresentata una macchina lussuosa che sfreccia via, lontana dalla Palazzina-Laboratorio che sta per essere distrutta, a simboleggiare l'enorme potere (soprattutto economico) che ruota attorno alle biotecnologie e al fatto che comunque ci si ribelli, le grandi aziende Biotech trovano sempre il modo per svolgere i loro loschi traffici.

Musei

Bibliografia

Moore Frank, Glück Robert (a cura di), (Maggio, 2002), Between Life & Death - Frank Moore, (USA), Twin Palms Publishers.

AA.VV, (2004), The Artists Bluebook: 32,000 North. American Artists, (USA), Lonnie Pierson Dunbier Editor.


Sito web:

http://www.speronewestwater.com/cgi-bin/iowa/artists/record.html?record=13


Poetica:

La pittura di Frank Moore è caratterizzata da una complessa sintesi di immagini appartenenti al mondo della natura, della società, della tecnologia e della scienza. La sintesi della sublime bellezza della natura e di ciò che appartiene al mondo scientifico, alla fine degli anni '80 viene inevitabilmente invasa dalla consapevolezza di aver contratto il virus dell'AIDS. La successiva perdita del compagno (Robert Fulps) a causa di questa malattia, i cambiamenti determinati dalle cure a cui era costretto sottoporsi per continuare a vivere, hanno portato Moore a metabolizzare il suo rancore attraverso l'arte. Le sue pitture diventano visioni autobiografiche: la natura viene integrata ad immagini di doppie eliche di DNA e simboli alchemici, aumentando il pathos e la tensione della composizione, che esprime con chiarezza, la vana speranza di Moore nelle scoperte biotecnologiche per sconfiggere l'AIDS. Spesso i filamenti di DNA e gli altri elementi appartenenti al mondo della biochimica molecolare, derivano da fotografie riprodotte meccanicamente sulla tela verniciata, come se Moore con questo processo volesse infettare la bellezza della natura pittorica, con i commenti digitali sintomatici della scienza moderna. Del resto in Moore convive un sentimento combattuto di Odio-Amore verso lo sviluppo tecno-scientifico: se da una parte la conoscenza sempre più approfondita del DNA potrebbe portare alla risoluzione di alcune malattie altrimenti incurabili, dall' altra potrebbe recar danni irreversibile alla natura e all'uomo. Le visioni di Moore sono poetiche, raffinate, fantasiose e al tempo stesso intense, dense di arcane e morbose paure, di inquietudini esplicitate nei continui riferimenti alla macabra sfera della morte.


Webliografia:

http://www.askart.com/artist/M/frank_moore.asp?ID=106500

http://www.genomicart.org/moore.htm

http://www.artistswithaids.org/artery/artist/artist_moore.html

http://www.notlimitednyc.com/folio/moore/combine.html

http://www.tfaoi.com/aa/3aa/3aa315.htm