Museo di Storia Naturale di Calci - Le Gallerie dei Mammiferi - 001 Riccio

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Reperto numero 001 della Sala dei Mammiferi.


La Famiglia dei Ricci




Titolo

La Famiglia dei Ricci

Descrizione del reperto

Gli animali imbalsamati è una famiglia di ricci composta dalla mamma riccio e quattro piccoli, che bevono il latte materno o dormono.

Anno

1925

Luogo del Ritrovamento

Siena, Toscana, Italia

Condizioni del reperto

Ottime

Animale

Riccio comune europeo (Erinaceus europaeus)

Classe

Mammiferi

Ordine

Insettivori

Famiglia

Erinaceidae

Informazioni

I ricci sono mammiferi con molte caratteristiche primitive: arto pentadattilo, regione olfattiva molto sviluppata, scatola cranica piccola, denti di dimensioni simili; si nutrono di piccoli animali, insetti e a volte anche di vegetali.[1]

ricciolombrico

Habitat

La è diffusa in gran parte dell'Europa, a nord fino alle zone costiere della Penisola scandinava e ad est fino alla Siberia. [2]

Dimensioni

Misura fino a 25–27 cm di lunghezza, per un peso che solo eccezionalmente supera il chilogrammo (anche se in vista dell'inverno il peso può raddoppiare): la coda di solito raggiunge i 2,5 cm di lunghezza.

Fisionomia

Il riccio presenta cranio allungato e con un piccolo cervello, la maggior parte del quale è addetta alla decodificazione dei segnali di natura olfattiva: il principale senso del riccio è infatti l'olfatto. Il tartufo è grosso, nero ed assai mobile: i canali olfattivi sono costantemente umettati da una mucosa. Anche il senso del tatto è ben sviluppato; meno importante per loro è la vista, in ogni caso i ricci sono in grado di vedere fino a 30 m di distanza di giorno e fino a 12 m di notte. Nonostante le piccole orecchie seminascoste dal pelo, i ricci sono infine in grado di udire frequenze comprese fra i 250 ed i 60.000 Hz, quindi ben dentro gli ultrasuoni: ciò aiuta l'animale nella ricerca del cibo.

I ricci presentano forti ossa mascellari ed una chiostra dentaria di 36 denti: i due lunghi denti frontali, che possono a prima vista sembrare canini, sono in realtà incisivi modificati.


Impronte di riccio: le zampe posteriori lasciano impronte assai diverse rispetto a quelle anteriori. Il corpo è tozzo ed a forma di pera: infatti al muso assai lungo ed appuntito si contrappongono il collo assai corto ed il quarto posteriore arrotondato. Le zampe sono corte e tozze, ma i piedi hanno forma allungata e presentano tutti 5 dita con unghie appuntite: le impronte lasciate dalle zampe posteriori son assai diverse da quelle lasciate dalle zampe anteriori, al punto che possono essere scambiate dai neofiti per tracce di animali di specie differenti.


Gli aculei del riccio: ciascun esemplare ne possiede fino a 6000. Inoltre gli aculei variano di colore al cambio di stagione, infatti nelle stagioni fredde, autunno e inverno, gli aculei assumono un colore marroncino più scuro rispetto alle stagioni calde, primavera e estate, in cui presentano un colore più chiaro. A questo cambiamento partecipa anche il pelo, che a seconda della stagione assume un colore chiaro o un colore più scuro.

Le aree di pelle nuda (cerchi perioculari, orecchie, zampe e naso) sono di colore nero: il pelo è ispido e di un colore che va dal grigiastro al beige: nell'area che comprende la fronte, i fianchi ed il dorso, il pelo cede il posto ad aculei (che poi altro non sono che peli modificati) lunghi circa 2 cm e di colore nero striato trasversalmente di biancastro. Gli aculei sono appuntiti e cavi, presentano carenature laterali e ciascuno di essi è munito di un muscolo innervato che ne permette l'erezione quando l'animale è eccitato od in stato d'allerta: ciascun esemplare possiede fino a 6000 aculei[4]. Oltre a proteggere l'animale da aggressori in carne ed ossa, gli aculei prevengono anche seri danni dovuti ad urti o cadute: ciascun aculeo, infatti, nei pressi del follicolo pilifero presenta un restringimento che lo rende flessibile, in modo tale da assorbire urti anche di una certa entità.

Peculiarità e Abitudini

pallottola


Il riccio è un animale esclusivamente notturno: si pensa che le abitudini notturne non siano tanto una necessità dettata da esigenze di difesa, in quanto la cortina di aculei di cui dispongono li rende praticamente invulnerabili ai predatori, quanto piuttosto di un adattamento allo stile di vita delle proprie prede, che sono molto più abbondanti durante la notte. Nonostante appaia un animale goffo e generalmente si muova lentamente, il riccio è in grado di correre velocemente e si dimostra anche un ottimo nuotatore. Durante il giorno riposa nascosto nella sua tana, costituita solitamente da una cavità del suolo posta nel sottobosco, fra i tronchi e le foglie cadute. Durante la notte esce alla ricerca di cibo, percorrendo tragitti sempre uguali: non teme di attraversare spazi aperti in quanto è ben protetto dalla corazza di aculei. Quando un riccio incontra un possibile pericolo, normalmente, reagisce immobilizzandosi e drizzando gli aculei sul dorso. Poi, se l'intruso lo tocca, appallottolandosi su sé stesso. In questo procedimento, il riccio è aiutato da una fascia muscolare sulla schiena che, contraendosi, va a stringere in un sacco cutaneo tutto il corpo e gli arti. L'aggressore si trova così dinnanzi un'impenetrabile cortina di spine: questa tattica, tuttavia, risulta inefficace con le volpi, che urinando sull'animale appallottolato lo costringono ad uscire dalla corazza, per poi finirlo mordendolo sul delicato muso, e con le automobili, di fronte alle quali l'animale si appallottola, venendo inevitabilmente travolto ed ucciso. Sono infatti fra i due ed i tre milioni i ricci che ogni anno perdono la vita in questo modo mentre attraversano le strade, tanto che nel Regno Unito le popolazioni di riccio vengono monitorate contando il numero di cadaveri ritrovati morti su alcune delle strade più frequentate sia dagli autisti che da questi animali.



Riproduzione

I piccoli del riccio

La gestazione può durare dai 30 fino ai 50 giorni e il numero di piccoli che nascono può variare da 1 a 9. Il parto avviene nel periodo fra maggio e ottobre, ma se la femmina si riproduce in anticipo potrà partorire due volte. Il pene del maschio è piccolo ed aderente al corpo, tranne nel periodo dell'accoppiamento, mentre la vagina della femmina è posta all'estremità posteriore dell'addome ed in entrambi i sessi si trovano cinque coppie di capezzoli. Dopo il rituale del corteggiamento, nel quale il maschio mordicchia gli aculei della femmina, questa abbassa gli aculei e la penetrazione avviene con il maschio sul dorso. I piccoli nascono già con gli aculei, ricoperti però da una membrana per proteggere la madre durante il parto; dopo 36 ore questi primi aculei saranno sostituiti da un nuovo mantello sviluppatosi all'interno e da un ulteriore terzo mantello che sostituirà definitivamente i primi due. Dopo un mese, i piccoli rassomigliano completamente agli adulti.


La speranza di vita del riccio in natura è di circa 5 anni, mentre in cattività non è raro che viva anche il doppio.

Curiosità

Nell'antica Roma, il riccio veniva allevato per la sua carne; inoltre il pelo aculeato del dorso veniva utilizzato per cardare la lana e come componente dei frustini per spronare i cavalli e per svezzare i vitelli. Col tempo, la fitta copertura di aculei ha fatto sì che il riccio venisse accostato ai capelli, infatti le ceneri di questi animali, mischiate alla resina ed applicate sulla testa, erano ritenute un rimedio sicuro contro la calvizie.

Attualmente il riccio è una specie protetta dalle leggi italiane, pertanto non si può né cacciare, né detenere in cattività. Tuttavia il riccio è facile da tenere in cattività e può essere riprodotto con successo senza eccessivi sforzi.

Note

<reference>
  1. http://www.msn.unipi.it/la-galleria-dei-mammiferi-gallery/
  2. https://it.wikipedia.org/wiki/Erinaceus_europaeus