Paik June Nam: differenze tra le versioni

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Con l'ingegnere Shuya Abe inventò e sviluppò il primo sintetizzatore video a colori (dispositivo che permette di creare immagini autonome, senza referente nella realtà).
 
Con l'ingegnere Shuya Abe inventò e sviluppò il primo sintetizzatore video a colori (dispositivo che permette di creare immagini autonome, senza referente nella realtà).
 
Nel 1984 in onore al testo di Orwell Paik diffonde via satellite il video "Good Morning Mr. Orwell".  
 
Nel 1984 in onore al testo di Orwell Paik diffonde via satellite il video "Good Morning Mr. Orwell".  
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L’arte del convincimento è elevata a potenza dai media, questa strumentalizzazione dei mezzi di comunicazione di massa in particolare della televisione, è condannata dai videoartisti come Nam June Paik (padre della videoarte) o Wolf Vostell.
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Videoarte, Computer Art, Arte Cibernetica, Realtà Virtuale, Arte Multimediale, digitale, interattiva, la cosiddetta Arte Elettronica delineano il coinvolgimento sempre più massiccio tra arte e tecnologia.
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Gli elementi centrali di questo linguaggio sono infatti l’immaterialità e la duttilità, il movimento, la metamorfosi e il suono che insieme al contesto avvolge il tutto.
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In questo tipo di arte abbiamo uno scambio continuo di linguaggi, forme e metodi che si intrecciano con la dimensione sociale, intellettuale, spirituale, volendo riuscire e riuscendo a coinvolgere tutti i nostri sensi in modo fantasmagorico.
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Questo tipo di arte potenzia al massimo la duttilità non c’è più un confine tra naturale e artificiale,artista e spettatore, visibile e invisibile, memoria e immaginazione, presente e passato.
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In un’epoca sempre più dominata dalla macchina, questa arte ci fa riflettere sulle negatività che la tecnologia strumentalizzata può portare con se.
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L’opera non è più un oggetto compiuto e immodificabile ma come un’azione-reazione che coinvolge artista e spettatore.
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Il filo conduttore di quest’arte è mettere appunto in discussione il concetto stesso di arte e di tecnica, modernità e progresso, portando alle discontinuità del postmoderno.
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Le prime forme di video arte si sviluppano in Fluxus, un movimento di stampo neo dada che ricerca una cultura alternativa al sistema dell’arte, l’esplorazione dello scambio tra arte e vita attraverso la multimedialità.
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In Fluxus confluisce l’attività di Wolf Vostell che nel 1958 inserisce il televisore tra i suoi dè-coll/ages (distorsione di immagini televisive, manifesti bruciati, cancellamenti, azioni), con l’intento di denunciare l’ottusità omologante e condizionante dell’uso commerciale del mezzo;
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la televisione viene incastonata tra le memorie dei campi di sterminio nazisti(Schwarzes Zimmer, Berlino 1958-1959), viene distrutta simbolicamente negli happening, le trasmissioni e le riprese sono deformate (Sun in your head, 1963; Tv cubisme, 1985), i suoi monitor sono spenti e immersi in colate di cemento, in mezzo ad un branco di tacchini( Endogen depression, 1975) 
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Nam June Paik è considerato il padre della videoartre, ci mostra con i sui assemblages o con i suoi Buddah nel televisore la visione totemica del mezzo televisivo, che propone degli stili di vita che oramai sono accettati involontariamente da tutti. 
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Paik usa un tipo di decostruzione diverso dal diretto attacco ideologico di Vostell, agendo all’interno dell’apparecchio, usa il mezzo in maniera da mettere in discussione la capacita del mezzo di riprodurre il reale.
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Nan june Paik è un musicista coreano, studia estetica , arte e musica a Tokyo. Continua gli studi in Germania e il suo impegno costante nella musica attraverserà tutte le sue opere.
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Tra il 1958 e il 1963 stinge rapporti con Fluxus e presenta i primi eventi basti sulla musica elettronica, la sua esperienza più celebre è una mostra del 1963 ( Wuppertal ,galleria Parnass), dal titolo dal titolo Exposition of music-Electronic Television , che è ritenuta la prima esposizione di arte video.
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Si trattava di un’evento Fluxus, articolato in un’assemblaggio di oggetti e situazioni mirate  a provocare un destabilizzante coinvolgimento: strumenti sonori disparati, dai pianoforti alle pentole alle chiavi, un manichino disarticolato in una vasca da bagno, una testa di toro che colava sangue e poi tredici televisori che riproducevano segnali audio-video in maniera del tutto nuova.
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Questa decostruzione visiva veniva realizzata senza il referente della ripresa, ma applicando ai televisori in questione dei magneti che ne alteravano le funzionalità alterando il circuito orizzontale e verticale di modulazione del tubo catodico.
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Paik programma l’alterazione studia il disturbo e impara a provocarlo creativamente e a ribaltarlo in nuove formalizzazioni; assume come dato di partenza le peculiarità tecnologiche della macchina, ma ne altera il funzionamento e le immagini, ridefinendo forme nuove astratte collegate alla musica.
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Questo metodo creativo interviene più sul processo che sul prodotto, l’artista sottrae l’immagine al nodo della programmazione e da il via ad un nuovo tipo di confronto con l’apparato televisivo, inaugurando una diversa assunzione di responsabilità nei confronti della massificazione e nei rituali della tv commerciale.
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http://www.hackerart.org/corsi/aba00/gasperi/capitoli.htm
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http://www.noemalab.org/sections/specials/tetcm/2002-03/nam_june_paik/paik.html
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http://www.artcyclopedia.com/artists/paik_nam_june.html
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http://www.protagonistidellarte.it/wostell.html

Revisione 10:41, 22 Giu 2005

Personaggio o Gruppo: Paik June Nam

Biografia: Le esplorazioni artistiche iniziali di Paik sui mass-media e la televisione sono state anticipate nella sua prima mostra solista del 1963, L'esposizione di musica -- la televisione elettronica, al Galerie Parnass a Wuppertal in Germania. Paik nel 1964 si trasferisce a New York e continua le sue esplorazioni di televisione e video e, entro la fine degli anni 60 , è in prima linea in una nuova generazione di artisti che creavano un discorso estetico sulla televisione e sull'immagine. Durante gli anni 70 e gli anni 80, Paik inoltre è stato un insegnante ed un attivista, sostenendo altri artisti e lavoranti per aumentare il potenziale dei mezzi in emersione. Con la sua sequenza notevole di videotape e di progetti per la televisione – caratterizzati da collaborazioni eccellenti con gli amici Laurie Anderson, Joseph Beuys, David Bowie, John Cage e Merce Cunningham -- ha generato una serie di installazioni che hanno cambiato fondamentalmente il video ed hanno ridefinito la pratica artistica. Nam June Paik è un artista statunitense di origine coreana, nato a Seul nel 1932, che ha usato per primo la televisione per creare un'innovativa forma di espressione chiamata videoarte. Studiò a Tokyo e in Germania, dove fu allievo di Karlheinz Stockhausen. In seguito lavorò in un audiocentro di musica elettronica e nel 1961 fu tra i fondatori di Fluxus. Negli anni sessanta Paik fu autore di celebri performance: la più famosa fu "Etude for Pianoforte"del 1960: l'artista suonando Chopin, scoppiava in lacrime, saltava tra il pubblico e copriva di shampoo John Cage dopo avergli tagliato la cravatta e se ne andava annunciando che la performance era finita. La sua svolta come videoartisata avvenne nel 1963, quando presentò alla mostra Exposition of music-Electronic Television a Wuppertal; un'installazione composta da tredici televisori le cui immagini venivano distorte attraverso l'uso dei magneti. Quest'alterazione è ottenuta da Paik intervenendo tecnicamente sulla struttura interna di ogni singolo televisore ( come il piano modificato di Cage che alterato nei suoi circuiti interni produce una successione di segni irregolari non regolati. La sua prima video-opera è del 1965, intitolata "Café Gogo", realizzata a New York con una Sony Portapak. Da questo evento parte la sperimentazione videoartistica. Nasce anche la possibilità di fare televisione in prima persona, fuori dai canali governativi. Con l'ingegnere Shuya Abe inventò e sviluppò il primo sintetizzatore video a colori (dispositivo che permette di creare immagini autonome, senza referente nella realtà). Nel 1984 in onore al testo di Orwell Paik diffonde via satellite il video "Good Morning Mr. Orwell".


L’arte del convincimento è elevata a potenza dai media, questa strumentalizzazione dei mezzi di comunicazione di massa in particolare della televisione, è condannata dai videoartisti come Nam June Paik (padre della videoarte) o Wolf Vostell. Videoarte, Computer Art, Arte Cibernetica, Realtà Virtuale, Arte Multimediale, digitale, interattiva, la cosiddetta Arte Elettronica delineano il coinvolgimento sempre più massiccio tra arte e tecnologia.

Gli elementi centrali di questo linguaggio sono infatti l’immaterialità e la duttilità, il movimento, la metamorfosi e il suono che insieme al contesto avvolge il tutto. In questo tipo di arte abbiamo uno scambio continuo di linguaggi, forme e metodi che si intrecciano con la dimensione sociale, intellettuale, spirituale, volendo riuscire e riuscendo a coinvolgere tutti i nostri sensi in modo fantasmagorico. Questo tipo di arte potenzia al massimo la duttilità non c’è più un confine tra naturale e artificiale,artista e spettatore, visibile e invisibile, memoria e immaginazione, presente e passato. In un’epoca sempre più dominata dalla macchina, questa arte ci fa riflettere sulle negatività che la tecnologia strumentalizzata può portare con se. L’opera non è più un oggetto compiuto e immodificabile ma come un’azione-reazione che coinvolge artista e spettatore. Il filo conduttore di quest’arte è mettere appunto in discussione il concetto stesso di arte e di tecnica, modernità e progresso, portando alle discontinuità del postmoderno. Le prime forme di video arte si sviluppano in Fluxus, un movimento di stampo neo dada che ricerca una cultura alternativa al sistema dell’arte, l’esplorazione dello scambio tra arte e vita attraverso la multimedialità.


In Fluxus confluisce l’attività di Wolf Vostell che nel 1958 inserisce il televisore tra i suoi dè-coll/ages (distorsione di immagini televisive, manifesti bruciati, cancellamenti, azioni), con l’intento di denunciare l’ottusità omologante e condizionante dell’uso commerciale del mezzo; la televisione viene incastonata tra le memorie dei campi di sterminio nazisti(Schwarzes Zimmer, Berlino 1958-1959), viene distrutta simbolicamente negli happening, le trasmissioni e le riprese sono deformate (Sun in your head, 1963; Tv cubisme, 1985), i suoi monitor sono spenti e immersi in colate di cemento, in mezzo ad un branco di tacchini( Endogen depression, 1975)


Nam June Paik è considerato il padre della videoartre, ci mostra con i sui assemblages o con i suoi Buddah nel televisore la visione totemica del mezzo televisivo, che propone degli stili di vita che oramai sono accettati involontariamente da tutti. Paik usa un tipo di decostruzione diverso dal diretto attacco ideologico di Vostell, agendo all’interno dell’apparecchio, usa il mezzo in maniera da mettere in discussione la capacita del mezzo di riprodurre il reale. Nan june Paik è un musicista coreano, studia estetica , arte e musica a Tokyo. Continua gli studi in Germania e il suo impegno costante nella musica attraverserà tutte le sue opere. Tra il 1958 e il 1963 stinge rapporti con Fluxus e presenta i primi eventi basti sulla musica elettronica, la sua esperienza più celebre è una mostra del 1963 ( Wuppertal ,galleria Parnass), dal titolo dal titolo Exposition of music-Electronic Television , che è ritenuta la prima esposizione di arte video. Si trattava di un’evento Fluxus, articolato in un’assemblaggio di oggetti e situazioni mirate a provocare un destabilizzante coinvolgimento: strumenti sonori disparati, dai pianoforti alle pentole alle chiavi, un manichino disarticolato in una vasca da bagno, una testa di toro che colava sangue e poi tredici televisori che riproducevano segnali audio-video in maniera del tutto nuova. Questa decostruzione visiva veniva realizzata senza il referente della ripresa, ma applicando ai televisori in questione dei magneti che ne alteravano le funzionalità alterando il circuito orizzontale e verticale di modulazione del tubo catodico.


Paik programma l’alterazione studia il disturbo e impara a provocarlo creativamente e a ribaltarlo in nuove formalizzazioni; assume come dato di partenza le peculiarità tecnologiche della macchina, ma ne altera il funzionamento e le immagini, ridefinendo forme nuove astratte collegate alla musica. Questo metodo creativo interviene più sul processo che sul prodotto, l’artista sottrae l’immagine al nodo della programmazione e da il via ad un nuovo tipo di confronto con l’apparato televisivo, inaugurando una diversa assunzione di responsabilità nei confronti della massificazione e nei rituali della tv commerciale.



Sito web:

Opere: Exposition of Music-Electronic Television Participation Tv-Magnet Tv Good Morning, Mr. Orwell


Bibliografia:

Webliografia: http://www.medienkunstnetz.de/works/exposition-of-music/

http://www.hackerart.org/corsi/aba00/gasperi/capitoli.htm

http://www.noemalab.org/sections/specials/tetcm/2002-03/nam_june_paik/paik.html

http://www.artcyclopedia.com/artists/paik_nam_june.html

http://www.protagonistidellarte.it/wostell.html