Pearlstein Philip

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==Titolo== Pearlstein Philip


Biografia

Philip Pearlstein (nato il maggio 24, 1924) è un pittore americano, uno dei più importanti ed innovativi artisti della scuola Realista contemporanea. Pearlstein è nato a Pittsburgh, Pennsylvania. Ha studiato al Carnegie Institute of Technology ed ha ricevuto il suo Master in Storia dell’Arte alla New York University. Il lavoro di Pearlstein è nelle raccolte di 63 musei degli Stati Uniti, inclusi l’Art Istitute di Chicago, Il Cleveland Museum of Art, la Corcoran Gallery of Art, il Museum and Sculpture Garden, il Kemper Museum of Contemporary Art, il Metropolitan Museum of Art, il Museum of Modern Art ed il Whitney Museum of American Art. Recentemente ha fatto mostre alla Century Association, New York; Frye Art Museum, Seattle; Galerie Haas, Zurigo; Galerie Haas & Fuchs, Berlino, Germania. Fino dalla metà degli anni cinquanta ha ricevuto premi, più di recente, il National Council of Arts Administrators Visual Artist Award; il Benjamin West Clinedinst Memorial Medal, The Artists Fellowship, Inc., New York, NY; ed il dottorato onorario dal Brooklyn College, NY, Center for Creative Studies; dal College of Art & Design, Detroit, MI, e dalla New York Academy of Arts, New York, NY. Pearlstein attualmente è Presidente dell’American Academy of Arts and Letters.

Sito web

Poetica

A differenza dei suoi contemporanei, che avevano un rifiuto totale verso il Realismo, Pearlstein si è posto il problema di reinventarlo in modo che potesse ancora una volta far parte di un’arte vitale. Il Milwaukee Art Museum lo ha onorato con una retrospettiva nel 1983 ed ha accompagnato l’esposizione con una monografia completa sui suoi dipinti. L’uso della figura nuda del maschio e della femmina in arte risale ai dipinti ed alle sculture preistoriche. Da allora in poi, il nudo è stato usato in diversi modi, sia simbolici che erotici. Tutte le tradizioni del passato nella pittura o nella scultura ci hanno presentato il corpo umano in ogni posa concepibile ed in ogni situazione decretata dalla storia, dalla religione o dalla mitologia. Nel ventesimo secolo, comunque, abbiamo acquisito un nuovo metodo per comprendere ciò che vediamo. È l’atto di vedere solo quello che vediamo, senza referenze alla simbologia o all’associazione, vedere la forma per il suo proprio interesse, astrattamente. Nei dipinti di Pearlstein, il corpo umano, messo in un angolo di uno studio illuminato, assume una nuova serie di realtà plastiche; per esempio, la relazione tra i lembi ed il torso; la continuità della pelle e del muscolo. La massa ed il peso corporeo sono enfatizzati dal carattere naturale della posa: tutto è normale nella nostra esperienza, ma il punto di vista dal quale li vediamo è così distaccato che i fatti che essi rappresentano sembrano nuovi. È interessante notare che all’inizio della sua carriera Pearlstein dipinse molti panorami rocciosi in cui ogni angolo, ombra e forma erano rappresentati con una precisione clinica. In un senso, i suoi nudi sono anche dei panorami. Il corpo umano, fenomeno naturale privo di alcuna identità tranne gli attributi di sesso e colore di pelle, è per Pearlstein, un altro mondo di forme. Il dipinto “Models With Mirror” è un esempio del suo concepire il corpo come forma. Le curve, le forme, i volumi, e le superfici sono tutte messe prepotentemente insieme all’interno dello spazio del dipinto. Il riconoscimento della forma è allo stesso tempo un riconoscimento, probabilmente subliminale, di noi stessi. Se non è comodo o lusinghiero, è, almeno, tonico. Pearlstein è uno dei molti artisti famosi che iniziano a sperimentare con i sistemi di pittura elettronica agli inizi degli anni ’80. L’artista rimase attonito dell’abilità del computer di creare effetti di grande finezza. Trovò la gamma stilistica del computer comparabile a quella della pittura convenzionale. Attraverso essa poteva raggiungere il puntillismo di Seurat, i piani trasparenti di Cezanne, le costruzioni a facce del cubismo analitico, ed in più poteva vedere l’intera evoluzione di una composizione attraverso i comandi avanti indietro. L’opera “Hand and Feet” fa parte della tradizione dell’artista ma l’influenza della tavolozza elettronica è inconfondibile. Anche se gli artisti usando il computer trovano che i concetti pittorici fondamentalmente non sono cambiati, ne sono attratti per la sua abilità nel manipolare elettronicamente una immagine e così creare una infinita quantità di alternative pittoriche.

Opere

  • Hands and Feet, 1983-1984
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Bibliografia

  • Cynthia Goodman (1987), Digital Visions Computers and Art, New York, Harry N. Abrams.


Webliografia