Realismo

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Indirizzo stilistico che mira alla massima aderenza tra rappresentazione artistica e realtà oggettiva; l’opera d’arte deve apparire, secondo le intenzioni dell'autore, come fedele riproduzione (mimesis) del mondo reale, in consonanza con la percezione considerata più consueta e comune.

Nel corso della storia dell’arte, tendenze alla rappresentazione realista si sono alternate periodicamente ad altri stili e impostazioni teoriche; ad esempio, intenti realistici sono stati individuati dagli studiosi nella ritrattistica romana di età imperiale, in certi momenti di rinnovamento formale del romanico, nell’opera di Giotto e poi via via in artisti di epoche e paesi diversi, come Caravaggio (per il quale si parla più precisamente di naturalismo), Jan Vermeer, Jean-Baptiste-Siméon Chardin.

In senso storico-critico, tuttavia, il termine "realismo" è propriamente attribuito al movimento artistico nato in Francia intorno alla metà del XIX secolo, come reazione all'approccio fortemente soggettivo e idealistico del romanticismo.

A partire dal 1860, infatti, il realismo ebbe largo seguito in tutti i paesi europei. In Italia si ispirarono al movimento francese i macchiaioli toscani, tra i quali si distinsero i pittori Giovanni Fattori e Telemaco Signorini e lo scultore Adriano Cecioni; alcuni artisti meridionali, come i napoletani Gioacchino Toma e Vincenzo Gemito, che si fecero portavoce di una chiara denuncia circa le condizioni degradate degli ambienti popolari del Sud della penisola; il veneto Giacomo Favretto, i milanesi Eleuterio Pagliano e Giuseppe Bertini, lo scultore ticinese Vincenzo Vela. Alcuni di questi artisti svilupparono inoltre una declinazione particolare e nazionale del realismo, nota come verismo.

Nel Novecento, la tendenza realistica conobbe le interpretazioni più diverse, seguendo il moltiplicarsi delle concezioni filosofiche e ideologiche. La percezione della realtà e perfino la sua elaborazione fantastica o psichica divennero primarie rispetto alla trasposizione oggettiva e scientifica del dato sensibile. Così, si dichiararono realisti i surrealisti francesi e Pablo Picasso, gli espressionisti tedeschi Otto Dix e Georg Grosz, esponenti negli anni Venti del gruppo Nuova Oggettività. Al realismo si rifecero inoltre i muralisti messicani, primi tra tutti Diego Rivera e David Alfaro Siqueiros, che introdussero nella propria arte una ricca simbologia nazionalista. In Italia, tra il secondo e il terzo decennio del secolo, fu coniata l’espressione “realismo magico”, per definire l’atmosfera sospesa e fortemente evocativa della pittura di artisti vicini alla rivista “Valori Plastici” e al movimento Novecento; poco più tardi, una decisa impronta politica caratterizzò l’arte dei pittori realisti di Corrente, quali Renato Guttuso, Renato Birolli, Bruno Cassinari, Aligi Sassu, Ernesto Treccani. Nel secondo dopoguerra, il Realismo si articolò ulteriormente, includendo, ad esempio, la Pop art e l’Iperrealismo statunitensi e il Nouveau Réalisme francese. Un discorso a parte merita la nascita del movimento in Unione Sovietica e nella Cina di Mao, dove si affermò come arte ufficiale, con spiccati caratteri di accademismo.