Scuola di Francoforte

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Genere o movimento artistico:

SCUOLA DI FRANCOFORTE

Personaggi o gruppi:

Felix Weil, Karl Gruenberg, Max Horkheimer, H.Marcuse e T.W. Adorno ( e come collaboratore W. Benjamin), gli economisti H. Grossmann, F. Pollock, Mandelbaum, i politologi e giuristi F. Neumann, O. Kirchheimer, gli psicologi B. Bettelheim e E. Fromm.

Luogo:

Francoforte

Storia:

L’espressione Scuola di Francoforte indica il gruppo di intellettuali dell'Istituto per la ricerca sociale di Francoforte, fondato da Felix Weil nel 1924 e diretto da Karl Gruenberg, uno storico austriaco fondatore dell’Archivio per la storia del socialismo e del movimento operaio. Dal 1931 diventa direttore della Scuola il filosofo Max Horkheimer e attorno a lui si riuniscono grandi personalità che hanno segnato la storia del pensiero del Novecento: i filosofi H.Marcuse e T.W. Adorno ( e come collaboratore W. Benjamin), gli economisti H. Grossmann, F. Pollock, Mandelbaum, i politologi e giuristi F. Neumann, O. Kirchheimer, gli psicologi B. Bettelheim e E. Fromm.

Questa scuola di pensiero fa da contraltare allo strapotere dell’immagine nella società di massa, per il mantenimento del sistema, dell’ideologia, la quale dice che le scienze sociali non possono rappresentare scientificamente ciò che esiste. Per capire i processi sociali bisogna non cogliere solo i singoli processi ma la loro totalità, bisogna criticare i fini per dare all’uomo la possibilità di demistificare l’ideologia. I Francofortesi sono scettici riguardo alla forma statica della scienza e intendono il concetto di ideologia come giustificazione razionale del potere. L’analisi dei media non è svincolata dal mondo delle scienze sociali, fino all’800 l’ideologia era intesa come prodotto dello spirito, attualmente si tratta di uno "spirito consapevole", si manipolano le coscienze grazie ai mass-media,la società controlla il soggetto, evidenziando i suoi elementi antiumanistici. Il tipo di cultura che i media hanno costruito tenta di riprodurre il reale ma in realtà si discosta da esso, si ha quindi un falso idealismo che distorce la naturale visione del mondo. Il significato di ciò che viene trasmesso dai media è falsificato, il mondo rappresentato è il migliore che esiste, è perfettibile, portando alla rinuncia della critica, all’accettazione passiva della realtà e creando una cultura di grande familiarità che pur essendo falsa ha comunque grande potere di persuasione: ciò che esiste è giusto che esista. La cultura di massa si basa sulla pubblicità, sul primato dell’effetto a discapito del senso. Il mondo della politica usa frasi a effetto, in quanto, una frase ripetuta all’infinito diventa vera. Dice Adorno: "la cultura di massa è una cultura del divertimento, della spensieratezza , ma in realtà è una frode sulla gioia, sul piacere!", il riso diventa un antidoto al dolore. Non è vero ciò che la cultura propone, poiché è solo un sogno di evasione, l’illusione, fa attuare una fuga dalla dimensione critica impedendo alle persone di pensare qualcosa di differente. La soggettività tende a sparire, è fatta di stereotipi, imitazioni, identificandosi con elementi di massa. Ciò si traduce nella crisi della cultura e del linguaggio, i soggetti tendono a coincidere con gli oggetti che utilizzano, si usa un linguaggio pratico privo di critica. Marcuse ritiene che le società avanzate abbiano tre tipi di chiusure, politica, culturale e del discorso. La prima è quella politica dove la società è caratterizzata da un controllo non esterno (es. polizia), ma interno degli istinti e dell’inconscio attraverso la creazione di falsi bisogni per l’integrazione della coscienza. La classe operaia non è più antagonista come in Marx, non vuole conquistare il potere ma accetta la vita che le si pone di fronte senza alternative, distratta e assuefatta dai messaggi mediatici. La seconda chiusura è quella culturale, dove Marcuse ricorda che la società in passato godeva di autonomia culturale, si assisteva ad una sorta di sublimazione dell’arte in cui le speranze venivano appunto sublimate. Oggi invece assistiamo ad una desublimazione dell’arte e in generale della cultura che vengono appunto svuotate della propria aura proprio perché riproposte in un modo seriale e omologante, generando un appiattimento anziché un’ innalzamento culturale del cittadino. Si vuol far si che tutti noi sappiamo le stesse cose e riteniamo ciò che ci viene trasmesso dai media l’unica verità. Si lavora per fare accettare il fatto che di mondo esiste solo quello dato dai media, o meglio, da chi li controlla. Nel mondo sociale attuale avviene la cosiddetta "desublimazione repressiva", la visione eversiva della sessualità del passato cambia, la libido diventa una funzione positiva che investe il mondo, trasformandosi in consumo che appaga l’esistenza dell’uomo per l’ autorealizzazione del sé, e l’integrazione sociale. La sessualità una volta appariva in forme altamente sublimate, nella letteratura invece era narrata come eversiva in forme controllate. Nella società odierna invece essa non è eversiva, è sensibilmente più audace ma NON INTACCA LA VISIONE DEL MONDO E QUINDI E’ CONSENTITA. Si assiste alla mobilitazione dei media per la realizzazione della dimensione sociale creata, mi viene da pensare a Christo che con il suo impacchettare letteralmente tutto, sottolinea il fatto che nella società odierna tutto ci viene dato già pronto da consumare, anche dove ci viene data la possibilità di scegliere, perché è appunto data all’interno di uno spazio ben definito a priori, da qui emerge l’importanza del mezzo comunicativo Internet, con progetti tipo Indymedia o Wikipedia che con i loro feedback (possibilità di risposta praticamente illimitata considerando che chiunque può introdurvi proprie informazioni) e con le loro mille "vie", consente di uscire dalla "realtà impacchettata" e di avere la possibilità di vedere le cose come stanno, essendo l’unico media non ancora assoggettato al sistema (e speriamo per sempre), proprio perché è di tutti ma non è di nessuno. I modelli presentati dai media hanno soppiantato la famiglia, c’è un’omologazione totale. Infine la chiusura del discorso: qui parola e concetto tendono a coincidere, il linguaggio dovrebbe aiutare il pensiero, invece compaiono in esso formule, ripetizioni di discorsi al di là del loro contenuto, come se fossero formule magiche,che ripetute si fissano nella mente delle persone e si autoconvalidano, così accade nella pubblicità che accosta immagini e formule. Una volta la contraddizione era un insulto alla logica, oggi diventa logica della manipolazione( i potenti spacciano paradossalmente attraverso i media la guerra come mezzo per mantenere la pace, non ammettendo il suo reale scopo). Marcuse, ritiene che esista una neolingua che riduce la portata semiotica dei vocaboli, una lingua operativa che tende ad escludere il cervello. Il nostro è un modello di vita antropologico abbastanza coerente, è un modello culturale in quanto fornisce dei punti di appoggio alla vita pratica e alla vita immaginaria. Inizia l’industrializzazione dello spirito con la cultura di massa che contiene un gruppo di simboli, immagini, miti e modelli che diventano cultura universale Europea, tendente a esportare idee di omologazione e globalizzazione. Questa cultura prodotta a livello industriale, cioè in serie, ha bisogno di standardizzazione e innovazione e questo avviene in tre modi: 1-con la produzione di archetipi (figure presenti nell’inconscio degli individui) e la loro trasformazione in stereotipi fragili e inconsistenti . 2-con il sincretismo cioè il comporre e lo scomporre continuamente la realtà prendendo vari elementi di varie culture e costituendo una nuova cultura dominante. 3-con l’individuazione di un messaggio comune. Un altro elemento di accettazione dell’attuale ideologia è LA FORMAZIONE DI UN GIGANTESCO STRATO MEDIO SALARIATO, non ci sono più classi antagoniste, tutti abbiamo le stesse aspirazioni gli stessi sogni. Superate le barriere di massa, la cultura di massa tende verso l’individuazione di un nuovo modello, l’ antropos universale. La cultura di massa cerca di utilizzare la cultura del passato semplificandola, dando un quadro semplice e separando nettamente il bene dal male attraverso un procedimento che prende il nome di manetizzazione. La cultura di massa, diventa cultura del tempo libero, dove l’uomo tende a fotografare non a conoscere. Si sono persi i valori di sé nel passato e quindi l’uomo moderno è alla ricerca del proprio sè nel tempo libero. La cultura di massa funziona secondo i principi dei vasi comunicanti, l’informazione tende ad essere sempre più romanzata vi è la commistione tra informazione e pettegolezzo, il reale assume aspetti immaginari. La cultura di massa è ossessionata da quella che viene definita la "Teoria del lieto fine", per cui l’eroe di oggi deve vincere sui fatti non risolve però il problema del negativo e della morte esorcizzandolo solamente con il lieto fine quindi. Esistono due grandi tematiche legate ai processi di identificazione e proiezione nella società di massa. Abbiamo temi di felicità che tendono a farci vivere realmente momenti felici, mentre i temi negativi tendono ad essere proiettati non ad essere vissuti., la vita quindi perde i connotati avventurosi proiettando il negativo nei personaggi. L’Eros è un elemento ricorrente per il capitalismo il quale fa appello ad esso per aumentare le vendite: la bellezza della donna che fa da testimonial, diventa la garanzia della qualità del prodotto. L’amore è il sole del sistema , è sempre necessario in qualunque storia, non c’è più l’idea patriarcale, ma la felicità nasce dall’incontro tra uomo e donna. La donna tende ad apparire come figura completa, moglie, madre, amante evidenziando l’idea di sincretismo. Infine c’è il tema centrale della giovinezza: nella società lenta del passato l’anziano era ritenuto saggio, ma oggi la vita scorre veloce e la giovinezza è un’ossessione, la vecchiaia quasi una colpa, una paura. Ecco che si comprano creme antirughe, si fanno polizze sulla vita, si ricorre alla chirurgia plastica grazie anche alla sua amplificazione attraverso i media, pensate a trasmissioni come "Bisturi…nessuno è perfetto!", che implicitamente ci dicono che tutti noi possiamo essere perfetti. La realizzazione della felicità presuppone la giovinezza. Secondo Habermas occorre ridisegnare completamente i concetti della migliore cultura borghese come: libertà, emancipazione, pubblica opinione e non ultima, la ragione. Celebre interprete della scuola di Francoforte, Habermas è fedele alla ratio emancipativa di Adorno e Horkheimer. La nozione di Habermas di agire comunicativo assume un ruolo determinante nella sua teoria sociologica, nella misura in cui rappresenta il momento positivo e costruttivo rispetto a quello critico-decostruttivo delle tesi sulla colonizzazione della vita umana. Gli esempi di queste logiche di colonizzazione della vita quotidiana sono molteplici. Si pensi alle svariate forme di intervento, sanitario, economico e giuridico indirizzate alla famiglia. I vari specialisti ed i rispettivi saperi, attivano, anche nella forma dell’aiuto, una forma di sottile colonizzazione di un campo dell’esperienza un tempo autonomo. Con la nozione di agire comunicativo Habermas vuol rimettere al centro dello spazio comunicativo, le pretese di validità universale che si sviluppano dall’interazione quotidiana di soggetti individuali. La comunicazione libera dal potere indica, sia il senso della ricerca del sociologo di Francoforte , sia la direzione della sua utopia. Habermas distingue tra agire comunicativo e discorso, nel discorso si esprimono pretese di validità ma i singoli attori non fanno riferimento alle loro concrete esperienze. In altre parole il discorso rimane su un piano più generico, mentre l’agire comunicativo mantiene un preciso radicamento con il mondo vitale. Nella teoria dell’agire comunicativo si assiste ad un aumento della linguisticità, che accompagna le manifestazioni interne agli stili di vita, senza linguaggio secondo lui non ci sarebbe socialità alcuna. Per Habermas, in sintonia con la tradizione della scuola di Francoforte, la libera comunicazione è il naturale antidoto al dominio come al potere. L’agire comunicativo fa sempre riferimento a mondi di vita; mentre la categoria del discorso, con la sua impersonalità si allontana dagli ambiti della vita quotidiana, la struttura dell’intendersi ha comunque la sua base nel linguaggio.

Opere:

Bibliografia:

Sulla Scuola di Francoforte

  • Colletti L., Ideologia e società, Laterza, Bari 1969
  • Galli C., Alcune interpretazioni italiane della Scuola di Francoforte, in "Il Mulino", 228, 1973
  • Galeazzi U., La scuola di Francoforte, Città Nuova Ed., Roma, 1975
  • Schmidt A. e Rusconi G.E., La scuola di Francoforte. Origini e significato attuale, De Donato, Bari 1972
  • Scritti della Scuola di Francoforte:
  • Horkheimer M., Fromm E., Marcuse H. e altri, Studi sull’autorità e la famiglia, Utet, Torino 1973
  • Adorno T.W. e altri, La personalità autoritaria, Comunità, Milano 1973
  • Horkheimer M. e Adorno T.W., Dialettica dell’Illuminismo, Einaudi, Torino 1976

Webliografia: