Subvertising: differenze tra le versioni

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== Genere o movimento artistico ==
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== Personaggi o Gruppi ==
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[[Adbuster]], [[Billboard Liberation front]], [[Yes Men]], RTMark ([[ARK]])
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Il Subvertising è un gioco di parole basato sull'unione dei termini ''advertise'' (pubblicità / pubblicizzare) e ''subvert'' (capovolgere, sovvertire). In pratica si cerca di smontare il senso veicolato dalle pubblicità commerciali per costruire nuovo senso. Il subvertising in linea di principio  non differisce dal detournament lettrista/situazionista: ciò che lo rende diverso nella sostanza è la messa in pratica. Le azioni di subvertising portate avanti da gruppi come [[Adbuster]] o i [[Billboard Liberation Front]], solo per citare i nomi più noti, sfruttano la grande visibilità della pubblicità urbana per creare cortocircuiti all'interno del sistema.  
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== Opere ==
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Scopo di queste operazioni è quello di deviare la percezione pubblica affinché attraverso l'effetto straniante possa mettere a fuoco i meccanismi pubblicitari e riesca ad elaborare una posizione critica – e non passiva – nei confronti di essi. In fondo si tratta del medesimo escamotage utilizzato dai pubblicitari per attirare l'attenzione verso il prodotto / la marca, solo che qua la si rivolta contro i valori propagandati dalla pubblicità stessa.  
 
Scopo di queste operazioni è quello di deviare la percezione pubblica affinché attraverso l'effetto straniante possa mettere a fuoco i meccanismi pubblicitari e riesca ad elaborare una posizione critica – e non passiva – nei confronti di essi. In fondo si tratta del medesimo escamotage utilizzato dai pubblicitari per attirare l'attenzione verso il prodotto / la marca, solo che qua la si rivolta contro i valori propagandati dalla pubblicità stessa.  
Operazioni sotto molti aspetti similari sono quelle di Adbuster, gruppo americano che fa della creatività una denuncia verso i valori consumistici propagandati dai media. Sono famose la campagna del Buy Nothing Day (Il giorno del non-acquisto) o del TV turn off week (Spegni la TV). Adbuster, che promuove le sue battaglie attraverso una rivista periodica, ed un sito web ricco di contenuti, propone una critica dall'interno del sistema, volta ad azionare meccanismi di movimento dell'opinione pubblica attraverso un sapiente uso di tecniche quali il collage e il montaggio. La campagna di azioni Unbrand America ([http://adbusters.org/metas/politico/unbrandamerica/unbrandamerica.html]), partita il 4 Luglio 2003 – data ovviamente simbolica per gli americani – consiste in una attacco simbolico alla logica del Brand: all'indomani del 4 Luglio 2003 un rizoma di culture jammers scende in strada armato di stickers, pennelli e bombolette spray per coprire con piccole e grandi macchie nere (la Blackspot) marchi,  logo e brand delle grandi multinazionali americane. La campagna è così vasta e partecipata che gli organizzatori riescono a racimolare più di 50.000 dollari di donazioni con i quali riescono a pubblicare una grande macchia nera su una pagina interna del New York Times (3 Luglio 2003) ed uno spot di 30 secondi trasmesso dalla CNN. L'approccio sotteso a queste operazioni è di tipo pragmatico: rivoltare il degenerato meccanismo capitalista dal suo interno, con le sue stesse regole, perché esso, a detta del gruppo, conserva al suo interno gli strumenti per migliorarsi e ridemensionarsi a misura di uomo.
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Operazioni sotto molti aspetti similari sono quelle di Adbuster, gruppo americano che fa della creatività una denuncia verso i valori consumistici propagandati dai media.  
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Sono famose la campagna del Buy Nothing Day (Il giorno del non-acquisto) o del TV turn off week (Spegni la TV). Adbuster, che promuove le sue battaglie attraverso una rivista periodica, ed un sito web ricco di contenuti, propone una critica dall'interno del sistema, volta ad azionare meccanismi di movimento dell'opinione pubblica attraverso un sapiente uso di tecniche quali il collage e il montaggio. La campagna di azioni Unbrand America ([http://adbusters.org/metas/politico/unbrandamerica/unbrandamerica.html]), partita il 4 Luglio 2003 – data ovviamente simbolica per gli americani – consiste in una attacco simbolico alla logica del Brand: all'indomani del 4 Luglio 2003 un rizoma di culture jammers scende in strada armato di stickers, pennelli e bombolette spray per coprire con piccole e grandi macchie nere (la Blackspot) marchi,  logo e brand delle grandi multinazionali americane. La campagna è così vasta e partecipata che gli organizzatori riescono a racimolare più di 50.000 dollari di donazioni con i quali riescono a pubblicare una grande macchia nera su una pagina interna del New York Times (3 Luglio 2003) ed uno spot di 30 secondi trasmesso dalla CNN. L'approccio sotteso a queste operazioni è di tipo pragmatico: rivoltare il degenerato meccanismo capitalista dal suo interno, con le sue stesse regole, perché esso, a detta del gruppo, conserva al suo interno gli strumenti per migliorarsi e ridemensionarsi a misura di uomo.
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http://theyesmen.org/
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[[Categoria:pratiche e culture artistiche]]
 
[[Categoria:pratiche e culture artistiche]]

Revisione 17:20, 22 Feb 2006

Genere o movimento artistico

Subvertising

Personaggi o Gruppi

Adbuster, Billboard Liberation front, Yes Men, RTMark (ARK)

Poetica

Il Subvertising è un gioco di parole basato sull'unione dei termini advertise (pubblicità / pubblicizzare) e subvert (capovolgere, sovvertire). In pratica si cerca di smontare il senso veicolato dalle pubblicità commerciali per costruire nuovo senso. Il subvertising in linea di principio non differisce dal detournament lettrista/situazionista: ciò che lo rende diverso nella sostanza è la messa in pratica. Le azioni di subvertising portate avanti da gruppi come Adbuster o i Billboard Liberation Front, solo per citare i nomi più noti, sfruttano la grande visibilità della pubblicità urbana per creare cortocircuiti all'interno del sistema.

Opere

Scopo di queste operazioni è quello di deviare la percezione pubblica affinché attraverso l'effetto straniante possa mettere a fuoco i meccanismi pubblicitari e riesca ad elaborare una posizione critica – e non passiva – nei confronti di essi. In fondo si tratta del medesimo escamotage utilizzato dai pubblicitari per attirare l'attenzione verso il prodotto / la marca, solo che qua la si rivolta contro i valori propagandati dalla pubblicità stessa. Operazioni sotto molti aspetti similari sono quelle di Adbuster, gruppo americano che fa della creatività una denuncia verso i valori consumistici propagandati dai media. Sono famose la campagna del Buy Nothing Day (Il giorno del non-acquisto) o del TV turn off week (Spegni la TV). Adbuster, che promuove le sue battaglie attraverso una rivista periodica, ed un sito web ricco di contenuti, propone una critica dall'interno del sistema, volta ad azionare meccanismi di movimento dell'opinione pubblica attraverso un sapiente uso di tecniche quali il collage e il montaggio. La campagna di azioni Unbrand America ([1]), partita il 4 Luglio 2003 – data ovviamente simbolica per gli americani – consiste in una attacco simbolico alla logica del Brand: all'indomani del 4 Luglio 2003 un rizoma di culture jammers scende in strada armato di stickers, pennelli e bombolette spray per coprire con piccole e grandi macchie nere (la Blackspot) marchi, logo e brand delle grandi multinazionali americane. La campagna è così vasta e partecipata che gli organizzatori riescono a racimolare più di 50.000 dollari di donazioni con i quali riescono a pubblicare una grande macchia nera su una pagina interna del New York Times (3 Luglio 2003) ed uno spot di 30 secondi trasmesso dalla CNN. L'approccio sotteso a queste operazioni è di tipo pragmatico: rivoltare il degenerato meccanismo capitalista dal suo interno, con le sue stesse regole, perché esso, a detta del gruppo, conserva al suo interno gli strumenti per migliorarsi e ridemensionarsi a misura di uomo.


Webliografia

http://www.adbusters.org/ http://www.rtmark.com/ http://theyesmen.org/ http://www.billboardliberation.com