Tecno arti: differenze tra le versioni

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Webliografia: http://www.rivistadiequipeco.it/Eventi/laltrodase/l'altrodase_6.htm
 
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www.swif.uniba.it/lei/ recensioni/crono/2000-06/costa.htm -
 
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Revisione 14:57, 16 Ago 2009

Genere o movimento artistico: tecno_arti

Personaggi o Gruppi: Luogo:

Storia: Tecno_arti

Un’arte come il teatro, così immediata (senza intermediari fra attore e spettatore) ed esclusiva (tradizionalmente destinata ad un pubblico limitato), sembra cedere anch'essa alle lusinghe delle tecnologie globali del computer e di internet. I generi teatrali gli ambiti del teatro, la messinscena, la gestione, lo studio traggono vantaggi dalla rivoluzione digitale. Si , riconosce nell'argomento una certa marginalità nell'odierno panorama delle arti e dei mestieri. Il teatro, diciamolo, non attira più come una volta, i buoni attori si sono rarefatti e anche i buoni spettatori. Molto pubblico va a teatro solo per vedere dal vivo i divi della televisione e del cinema, o le loro più modeste imitazioni. Per allontanarsi dalla crisi, alcuni teatranti si rivolgono a spettacoli sempre più mediatici, simili ai concerti rock, con grandi amplificazioni, radiomicrofoni ed effetti speciali d’ogni genere. Altri, interessati alle sfide e ai «prodigi della tecnica», usano direttamente le più avanzate e costose tecnologie ed entrano in internet mettendo così in crisi l'idea di media, oltre che quella di teatro, veleggiano verso i lidi della fusion. In alcuni luoghi e con alcune persone, un certo teatro resiste come «divino anacronismo» (per dirla con Orson Welles), un altro, invece, si libera delle sue doti secolari, come fossero scorie nocive, e si ibrida con il cinema, il video, le arti plastiche e i computer. Si prova interesse per «i teatri e le macchine», un tema antico della storia teatrale, trascurato e spesso liquidato, quando si arriva al '900, come un capitolo del romanzo sull'ebbrezza della modernità. Si tratta di una storia decisiva perché vede - per tutto il XX secolo - le schiere del teatro dividersi e battagliare. Alcuni artisti - attori, registi, riformatori e visionari - conquistati dalla civiltà delle macchine scelgono di provocare la tradizione e di immaginare il teatro popolato da audaci supermarionette, automi e macchine celibi che dilatano la spettacolarità verso illusioni magiche e mutanti sotto gli occhi stupiti dello spettatore. All' opposto, altri artefici - attori, registi, riformatori e visionari anche loro - offrono il meglio di sé impegnandosi a contrastare le offensive dei mass media in nome di un teatro d'attore, che si concentra sulla viva presenza e dunque su un minuzioso tirocinio del corpo che di quella presenza è il cardine insostituibile. Nell'una e nell'altra schiera, uomini straordinari pronti al tormento e allo scarto, risoluti a rifondare l'arte del teatro e a rivelarne nuove identità. Insomma una tipica storia di sogni e di chimere, talvolta realizzati, talvolta confluiti in malintesi. Per queste ragioni, si definisce una mappa dei teatri attivi con le nuove tecnologie – per abbreviare, del cyberteatro – che oggi sta sempre più prendendo piede e concretezza riscoprendo i sorprendenti nessi con le varie discipline ad esso adiacenti e i contatti storici in continua evoluzione. La storia delle arti è interpretabile, infatti, come storia dei rapporti tra i media, come storia delle relazioni tra i dispositivi significanti, ognuno dei quali possedente "una sua specifica tecno-logica che condiziona il tipo di effetto estetico che essa, ed essa soltanto, è in grado di attivare". Il disconoscimento del ruolo esteticamente produttivo dei dispositivi ha generato l’idea di una categoria generale dell’arte, di cui l’estetica crociana è stata la più conseguente teorizzazione. Al contrario, il riconoscimento del ruolo fondante della tecnica nel fare artistico conduce, secondo l’autore, ad una critica definitiva di tale pretesa, e alla teorizzazione di "una molteplicità discontinua di pratiche singole, ciascuna sostanzialmente differente dalle altre e radicata in una specifica tecno-logica" (ivi). Bisogna, tuttavia, distinguere, all’interno di tale discorso, le arti "strumentali" dalle quelle propriamente "tecnologiche". Ad un certo momento, infatti, nella storia delle arti, è avvenuto uno scarto, si è prodotta una frattura. La pratica artistica, abbandonando gli strumenti che l’avevano fino ad allora caratterizzata, si è confrontata con le nascenti tecnologie. Da tale confronto l’arte - che, nella pluralità delle sue pratiche, era pur sempre stata un "produrre strumentale" - esce trasformata nella sua essenza. Per comprendere tale importante passaggio, bisogna intendere la differenza che Costa stabilisce – rielaborando concetti di MacLuhan e di Leroi-Gourhan - tra "strumento" e "tecnologia". Lo strumento tecnico è un prolungamento, una protesi, del corpo dell’artista e dei suoi organi di senso e, in quanto tale, coerente e "armonizzabile" con essi. Le avanguardie artistiche per prime hanno realizzato, tale trasformazione dell’operare artistico. Da un lato il lavoro delle avanguardie è consistito nell’indagare la tecno-logica dei nuovi media e le loro specifiche modalità di significazione, dall'altro si è caratterizzato come prefigurazione "dei modelli di adattamento adeguati e funzionali alle mutate condizioni antropologiche". L’arte è in tal modo divenuta "luogo di domesticazione preventiva dei possibili esistenziali". Ciò vale in particolare per le operazioni artistiche con le neo-tecnologie info-elettroniche, rispetto alle quali non solo le nozioni tradizionali di autore, di espressività e di opera appaiono del tutto inefficaci, ma il lavoro dell’artista si delinea chiaramente come uno sperimentare in anticipo l’impatto psico-sensoriale delle tecnologie per "elaborare dei modelli di comportamento epistemici ed esistenziali che valgano come un’attrezzatura antropologica di prospettiva". Ed il passaggio dell’operare artistico, già presente all’interno delle avanguardie storiche, dalla produzione di "opere" alla esibizione di "comportamenti" sembra un’ulteriore conferma di ciò. Partendo da tali argometazioni teoriche, la seconda parte del libro è un’analisi attenta sia delle trasforma zioni che alcune delle tradizionali forme artistiche (letteratura, musica, teatro) hanno subito per effetto di processi di contaminazione e di ibridazione con i nuovi media elettro-elettronici, sia delle nuove arti tecnologiche (cinema, poesia elettroacustica, video arte, computer arte, musica elettronica) nate dall’utilizzo artistico-sperimentale di quegli stessi nuovi dispositivi significanti. Ne risulta un panorama molto articolato, che non è possibile in questa sede neanche tentare di riassumere, col quale è opportuno che gli estetologi si confrontino per poter portare, anche in Italia, gli studi di estetica a contatto con la realtà viva dell’operare artistico contemporaneo.


Webliografia: http://www.rivistadiequipeco.it/Eventi/laltrodase/l'altrodase_6.htm www.swif.uniba.it/lei/ recensioni/crono/2000-06/costa.htm -