Toti Gianni

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Personaggio

Toti Gianni


Biografia

Irresistibile narratore, Gianni Toti è riuscito a trasformare anche la sua biografia in un racconto: epico, certamente, e irresistibile; soprattutto se lo si sente raccontare da lui. La "biografia", cioè la vita scritta, detta, ricordata, ri-creata per mezzo delle trame della memoria, non la vita di per sé. Intanto perché Toti dà sempre nuove prove di pre-veggenza, di condivisione - radicale, senza alibi - della contemporaneità: dagli anni della sua prima giovinezza (quelli di "Roma città aperta") a oggi. E poi perché la vita è come un piano-sequenza cinematografico: la si può cogliere (mai giudicare, non è cosa da uomini) solo alla fine, nel momento in cui siamo in grado di stabilire qual è l'ultimo fotogramma. Prima di quel fotogramma, il piano-sequenza, come la vita, è imprevedibile, e dunque imprendibile. Tanto più quella di un artista. E quella di Toti per eccellenza, tante sono le prove - di scrittura, di ricerca accanita del senso - cui si è sottoposto sino a oggi.

Nasce a Roma. Gianni Toti - la cui età, come a volte egli dice quando ammette di averne una, si aggira sui "settanta milioni di anni" - appartiene (anzi, è "uno degli ultimi rappresentanti") al periodo dei grandi brontosauri, dei "Brontéidi", delle "lucertole giganti degne del tuono" (greco: brontào). E - autoironia a parte, presente nelle opere di Toti così come egli cerca sempre, e anche con durezza, di essere sempre presente a se stesso - è vero. Toti appartiene a un'altra epoca - la quale tuttavia non ha storia perché non è storica ma ultra-storica; come la "realtà" che cerca Toti è sempre un "di là dalla realtà" fenomenica e apparente: l'epoca del rigore, del coraggio estremo per una verità intesa, come per i Greci antichi, sfuggente e dalle molte facce ma, anzitutto, come "non-nascondimento", come rifiuto della rimozione opportunista delle difficoltà di capire e di vivere.

Videoartista e poeta, viaggiatore (o meglio « poetronico », (poesia elettronica) come preferisce definirsi da quando scelse il video come mezzo d'espressione), e anche saggista, traduttore, scopritore di testi e d'autori underground scovati ai quattro angoli del pianeta Terra, attore e regista, si trova da sempre tra i principali movimenti d'avanguardia. Dalla sua complessa biografia si ricava l'immagine di un intellettuale che spende con generosa dissipazione riflessioni teoriche, creatività, attività editoriale ed impegno politico: militante Gianni Toti lo è, infatti, fin da quando, giovanissimo, s'arruolò nella Resistenza, in seguito sarà cronista dell’Unità. Toti gira il mondo come inviato speciale, passando per congressi e rivoluzioni. Non ha mai smesso di esporsi, di contestare, di confrontarsi, tra un’iniziativa culturale e un intervento militante. Dai primi anni '80, affascinato dalle prospettive dell'elettronica applicata all'arte, realizza opere che, agendo sull'intercodice fra musica parole ed immagini, si sono imposte all'attenzione internazionale; Toti sperimenta così “linguaggi nuovi per pensieri nuovi��? scoprendo il video. Videopoesia del 1980, Poemetti, videopoesie vocali del 1981 e Cuor di Telema del 1984 sono originali composizioni videografiche dove la dominanza del suono, tipica della comunicazione video, è riportata non verso la musica, ma verso la poesia che guida con le sue accensioni le sue pause e i suoi ritmi le accumulazioni di immagini.


Sito web

Poetica

Gianni secondo Gianni “Come sai, ero nella Resistenza, poi Tenente del Corpo Volontari della Libertà con minima pensioncina di guerra. tempi andati, quello che conta oggi è borrellianamente resistere-resistere-resistere e in-sisterre. Forse il tratto fondamentale (pensa a questo s-fondo totiano) è ancora il mio vecchio rigoroso lottare sempre, personalmente per il non potere : la mia vita di inviato speciale-giornalista-direttore de il "Lavoro" - organo della Cgil - i miei quindici libri di poesie, i tre libri di saggi, i libri di narrativa (inenarrativa), le mie venti e più videopoemopere, etc. E poi. e poi scrivo a mano e non a macchina o computer per la mia retinopatia che a volte per presunzione, o postsunzione, della vanitas vanitotitatis finisco per chiamare retinoTOTIeSIA. ah, ecco! La mia vera in-definizione di Totius: è Cosmunista .��?

Gianni Toti uno dei primi videoartisti “Non si chiamava ancora (e chi la chiamava? chi irrispondeva?) video-art. Ora ars electronica o ars kinética o, semplicemente, arte in movimento […], insomma Arte Totale. Tutte le arti insieme, non più separate, come la Pittura e la Scultura in movimento - Pittronica, Scultronica, ma anche Architettronica, Poetronica, Cromatronica et ceteriora. tutto è mobile ormai aldilà dell'Internettazionalizzazione o Cosmottronica o Cosmuistronica. Penso, ad esempio, ai tanti Festivaltronici, alla rassegna In-Video (mettere il link) Siamo alla totalizzazione delle arti, al di là del Com-Internet, l'Informatronica, la Comunicatronica, (e qui le arti non c'entrano) la Disinformatronica, la Teleopsìa, non "lontano-visione" - la così male detta o detta-male "televisione" con un'arbitraria associazione tra greco e latino. Dopo che il cinema si è compiuto ormai storicamente, può svilupparsi solo la oltredigitalizzazione nonostante il velleitarismo culturalistico para o pseudoscolastico.��?

Una analisi filologica attenta dei primi paragrafi dell'Opera totiana dimostra inequivocabilmente che già molto prima di materializzare la sua prima immagine elettronica (fine anni '70), la scrittura di Gianni Toti ("neo-futurista" come dicono i suoi detrattori o "futuriana" come pensano i suoi estimatori) ambiva al video, era in attesa di scoprire l'immagine elettronica e le sue peculiarità, si esprimeva sulla carta e con i mezzi della scrittura gutemberghiana consciamente o inconsciamente pre-vedendo, pre-figurandosi, nella scrittura elettronica inaugurata dai Paik e dai Vasulka, ipotizzata da Lucio Fontana, ed estesasi dal "video" alle "arti elettroniche" tra gli anni Sessanta e Novanta di questo secolo di fine millennio. Nella sua "poesia" - e non solo nella sua poetica - Toti pare essersi posto fin dall'inizio del suo cammino "in attesa" delle arti e dei linguaggi elettronici. E forse il senso delle "VideoPoemOpere", come Toti chiama le sue opere di cinegrafia elettronica, oltre che la ripresa dell'utopia wagneriana dell'opera d'arte totale, oltre che significare il desiderio di un incontro complesso ma fluido tra i linguaggi, oltre che rispettare gli "specifici" proprio nel farli interagire ed estendere tra loro, forse significa anche che - proprio con quelle opere e non prima - il poeta si è reso conto di aver in fondo sempre "scritto" nei modi dell'elettronica; e di una elettronica avanzata (concettualmente). Per questo Toti è considerato in tutto il mondo come una dei "padri e dei pionieri" delle arti elettroniche a dispetto della sua anagraficamente "giovane" età "videoartistica". Forse unico, fra gli autori video internazionali, a creare un discorso sul mondo fatto di immagini potentemente articolate, fino ai limiti estremi delle possibilità dei linguaggi elettronici (e, quindi, fino ai limiti estremi del noto, del già pensato, dell’ovvio, inteso sia come luogo comune dominante che come luogo comune confortevolmente - confortevilmente, direbbe Toti!- alternativo). Non documentari, quindi; non opere classicamente narrative; non saggi sociologici, didascalici, dimostrativi. Ma pensieri formati da e per immagini e suoni, costruzioni da guardare - capire - rielaborare (lavorare) per leggere in modo diverso, necessariamente diverso, il mondo. Tre sono comunque - almeno tre - le questioni teoriche fondamentali che Gianni Toti pone con la sua Opera, e che attraversano (o sottendono) tutte le sue opere, e che possono agevolarne la lettura razionale: quella emozionale, infatti, è cosa di ciascuno. E in tutte e tre la questione della "tecnica" non è prioritaria: fatto apparentemente curioso in un pirotecnico sperimentatore di tecniche qual Toti è. Esse riguardano la Poetica, la Parola, il Tempo: e già si coglie che non son cosa da poco.


Opere

Alcune decine di libri, articoli, poesie, film, video, intrecci audio-logo-visivi, poemi, costituiscono l'Opera di Gianni Toti: che riesce difficile separare economicisticamente in base al medium linguistico e al supporto fisico con il quale i singoli capitoli dell'Opera sono stati creati e sul quale (libro, video, pellicola) sono stati fissati. E forse non si tratta neppure di "capitoli", ma di "paragrafi", tanto l'Opera di Gianni Toti è aperta, "in fieri", in perenne ricerca, mobile, "kinema-tografica". Un'Opera strutturata in paragrafi definiti (tutti hanno un titolo) e mobili al tempo stesso, tutti aperti al prima e al dopo da infinite e mai completamente evidenti chiavi di senso e vettori di forza: come le parole di una poesia, in definitiva, o le "unità minime" (fotogrammi, "frames", pixel...) delle scritture cinetiche audio-visive cui negli ultimi vent'anni Toti si è - tra le altre - dedicato. Paragrafi, sequenze, episodi di un'Opera unitaria di scrittura -produzione di senso a mezzo di senso; produzione di immagini per mezzo di immagini: sonore, visive, grafiche, “statiche��? o “in movimento��? che siano.


Alcune delle opere


Film con George Wilson.


  • Trilogia Majakovskiana, 1982-1983.

"Incatenata alla pellicola"; "Valeriascopia"; "Cuor di Telema".


  • L'Imaginaire Scientifique, 1986.


Videopoema.


  • Terminale intelligenza, 1989.

Videopoema sul sapere e sui rischi di un asservimento del pensiero alle esigenze del mercato.


  • Tenez-tennis, 1992.


Videopoema della durata di 120’06’’.


  • L'originedite, 1994.


Videopoema della durata di 53’18’’.


  • Gramsciategui ou Ies poesimistes, 1999.

Videopoema della durata di 55’.


Bibliografia

  • 1989, L’immagine video, Fagone Vittorio, ed. Feltrinelli, Milano, pp. 112.


Webliografia

http://www.adolgiso.it/enterprise/gianni_toti.asp

http://www.tinet.ch/videoart/va18/TestiToti/MMGToti.html

http://web.tiscali.it/aclabor/monogra/gtoti.htm