Utopie Pirate: differenze tra le versioni

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==Autore:==
 
[[Bey Hakim |Hakim Bey]] aka Peter Lamborn Wilson
 
  
==Tratto da:==
 
http://www.jeshuavalentini.com/mm/taz.htm
 
 
==Titolo Originale:==
 
Utopie Pirate
 
 
==Anno:==
 
1995
 
 
==Utopie Pirate==
 
'''Utopie Pirate'''
 
 
 
I corsari ed i pirati dei Mari del XVIII secolo crearono una "rete d'informazione" che si estendeva per l'intero globo: primitiva e primariamente rivolta a truci affari, la rete funzionava nondimeno ammirabilmente. Sparse attraverso la rete erano isole, remoti nascondigli dove le navi potevano venire rifornite d'acqua e cibo, il bottino scambiato per necessità e lussi. Alcune di queste isole sostenevano "comunità intenzionali", intere mini-società che vivevano coscientemente al di là della Legge e decise a rimanerci, anche se solo per breve ma felice esistenza.
 
 
Alcuni anni fa cercai attraverso un mucchio di materiale secondario sulla pirateria sperando di trovare uno studio su queste enclavi - ma sembrò come se nessuno storico le avesse trovate degne d'analisi (William Burroughs ha menzionato l'argomento, come pure lo scomparso anarchico Larry Law - ma nessuna ricerca sistematica è stata portata a termine. Mi ritirai verso fonti primarie e costruii la mia teoria, alcuni aspetti della quale saranno discussi in questo saggio. Chiamai questi villaggi "Utopie Pirate". Qualche anno fa, Bruce Sterling, uno degli esponenti di punta della fantascienza cyberpunk, ha pubblicato un romanzo ambientato nel non-distante futuro, basato sull'assunzione che il degrado dei sistemi politici porterà a una proliferazione decentralizzata di esperimenti nel vivere: gigantesche corporation controllate dai lavoratori, enclavi indipendenti, dedicate alla "pirateria-dati", enclavi Verdi-Social-Democratiche, enclavi ZeroWork, zone anarchiche liberate. L'economia informatica che supporta questa diversità è chiamata La Rete; le enclavi (e il titolo del libro) sono Isole nella Rete (Islands in the Net). Gli Assassini medievali fondarono uno "Stato" che consisteva in una rete di remote valli, montagne e castelli, separate da migliaia di miglia, strategicamente invulnerabile alle invasioni, collegata dal flusso informativo di agenti segreti, in guerra con tutti i governi e votato solo alla conoscenza. La tecnologia moderna, culminante nel satellite spia, rende questo tipo di autonomia un sogno romantico. Niente più isole dei pirati! Nel futuro la stessa tecnologia - liberata da tutti i controlli politici - potrebbe rendere possibile un intero mondo di zone autonome. Ma per adesso il concetto rimane precisamente fantascienza - pura speculazione.
 
 
Siamo noi che viviamo nel presente condannati a non sperimentare mai autonomia, a non stare mai per un momento su di un pezzo di terra dominato dalla libertà? Siamo costretti o alla nostalgia del passato o a quella del futuro? Dobbiamo attendere che il mondo intero venga liberato del controllo politico prima che anche uno solo di noi possa dire di conoscere la libertà? Logica ed emozione si uniscono nel condannare tale supposizione. La Ragione domanda che uno non possa lottare per ciò che non conosce; e il cuore si rivolta contro un universo così crudele da destinare tali ingiustizie sulla nostra sola generazione dell'umanità.
 
 
 
 
 
<br>[[categoria:Testo]]
 
<br>[[categoria:Testo di Hakim Bey]]
 
<br>[[categoria:1996 d.c.]]
 
<br>[[categoria:New York]]
 
<br>[[categoria:Usa]]
 
<br>[[categoria:Nord America]]
 
<br>[[categoria:Teorie]]
 
<br>[[categoria:Politica]]
 
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Versione attuale delle 11:53, 29 Giu 2008