Virilio Paul: differenze tra le versioni

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==Personaggio o Gruppo:==
  
'''Personaggio o gruppo''': Paul Virilio
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Virilio Paul
  
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==Biografia:==
  
'''Biografia''': Paul Virilio è nato a Parigi nel 1932 da padre italiano che era emigrato in Francia per dissidi politici. Si laurea in architettura a Parigi e nel 1963 diventa presidente e fondatore del gruppo "Architecture Principe", e direttore della rivista del gruppo.  
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Paul Virilio è nato a Parigi nel 1932 da padre italiano che era emigrato in Francia per dissidi politici. Si laurea in architettura a Parigi e nel 1963 diventa presidente e fondatore del gruppo "Architecture Principe", e direttore della rivista del gruppo.  
 
Nel 1968 entra come professore di Architettura presso l'Ecole Spéciale d'Architecture a Parigi. In seguito assume nel 1973 la carica di Directeur d'Etudes, nel 1975 di Direttore generale, nel 1983 di Amministratore ed infine nel 1989 diventa presidente del Consiglio d'amministrazione.                                                                 
 
Nel 1968 entra come professore di Architettura presso l'Ecole Spéciale d'Architecture a Parigi. In seguito assume nel 1973 la carica di Directeur d'Etudes, nel 1975 di Direttore generale, nel 1983 di Amministratore ed infine nel 1989 diventa presidente del Consiglio d'amministrazione.                                                                 
Nel 1973 riceve la nomina di direttore de "L'Espace Critique", collana delle edizioni Galilée di Parigi. Nel 1975 è curatore della mostra "Bunker Archéologie" al Musée des Arts Décoratifs di Parigi. Nel 1987 vince il Gran Premio Nazionale della Critica Architettonica. Nel 1989 è nominato direttore di un programma d'insegnamento al Collège International de Philosophie a Parigi, sotto la presidenza di Jacques Derrida. Nel 1992 assume l’incarico di membro dell'Alto Comitato per Alloggiare le Persone Sfavorite. Studioso di urbanesimo, prolifico saggista e teorico delle nuove tecnologie, Paul Virilio è noto, tra l’altro, per aver inventato la dromologia, ovvero la disciplina che studia l’impatto del concetto di velocità nella società contemporanea e nell’era del digitale. I suoi numerosi testi sono un punto di riferimento a livello mondiale per tutti coloro che si occupano di nuove tecnologie, arte contemporanea, urbanistica.  Lavora inoltre sulle teorie per l’organizzazione del tempo nelle realtà metropolitane ed è autore del primo museo dell’incidente.
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Nel 1973 riceve la nomina di direttore de "L'Espace Critique", collana delle edizioni Galilée di Parigi. Nel 1975 è curatore della mostra "Bunker Archéologie" al Musée des Arts Décoratifs di Parigi. Nel 1987 vince il Gran Premio Nazionale della Critica Architettonica. Nel 1989 è nominato direttore di un programma d'insegnamento al Collège International de Philosophie a Parigi, sotto la presidenza di [[Derrida Jacques|Jacques Derrida]]. Nel 1992 assume l’incarico di membro dell'Alto Comitato per Alloggiare le Persone Sfavorite.  
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Studioso di urbanesimo, prolifico saggista e teorico delle nuove tecnologie, Paul Virilio è noto, tra l’altro, per aver inventato la dromologia, ovvero la disciplina che studia l’impatto del concetto di velocità nella società contemporanea e nell’era del digitale. I suoi numerosi testi sono un punto di riferimento a livello mondiale per tutti coloro che si occupano di nuove tecnologie, arte contemporanea, urbanistica.  Lavora inoltre sulle teorie per l’organizzazione del tempo nelle realtà metropolitane ed è autore del primo museo dell’incidente.
  
'''Sito web''': www.mediamente.rai.it/home/ bibliote/biografi/v/virilio.htm
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==Sito web:==
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[www.mediamente.rai.it/home/ bibliote/biografi/v/virilio.htm]
  
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==Poetica:==
  
'''Poetica''': Paul Virilio, architetto e filosofo delle nuove tecnologie, soprattutto legate al mondo delle nuove forme d’arte,  assume un atteggiamento apertamente critico nell’uso delle tecniche digitali. Lo studioso francese, infatti, sottolinea la necessità di mantenere un atteggiamento prudente, che ponderi in maniera attenta tutte le problematiche che sorgono quando si ha a che fare con nuove forme e fenomeni ad alto impatto sociale quali la realtà virtuale, l’informatica, (sempre più invasiva nelle nostre vite), la sperimentazione scientifica ed il progresso. La nostra società deve meditare molto su tali problematiche, senza accettarle passivamente e per questo motivo deve anche studiare un approccio con le nuove tecnologie, le quali creano nuove realtà o comunque situazioni che possono indurre all’alienazione e all’estraniazione.
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Virilio, durante tutta la sua carriera, si è confrontato con temi diversi, spaziando dal cinema alla guerraai media, all'informatica.
"Anche Internet ha i suoi aspetti negativi che vanno indagati e chiariti".
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Non bisogna , secondo Virilio, accettare e subire passivamente le nuove tecnologie con un atteggiamento da lui definito di "integralismo tecnologico"; ma bisognerebbe invece provarle, sperimentarle e se, una volta testate si trovano innocue, allora assimilarle e sfruttarle.
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E’ necessario  mantenere un atteggiamento critico nei confronti della rivoluzione informatica, poiché è la mancanza di una profonda riflessione critica che porta a questa forma di "integralismo tecnologico", pericoloso come ogni altra forma di integralismo.
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Bisogna sostenere in ogni modo, una lotta contro l’atrofizzazione del pensiero umano, che potrebbe subire la perdita di ciò che egli definisce "la memoria viva dell'uomo" causata dalla creazione di immense banche dati.
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Secondo Virilio non ho più bisogno di andare fisicamente alla ricerca delle mie informazioni perché sono loro a raggiungere me in ogni luogo e in ogni modo, contribuendo  così a creare una situazione definita  di immobilità.
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Il mondo arriva direttamente in casa e non è più necessario esplorarlo.
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C’è, inoltre sempre secondo l’autore, il rischio di una perdita di contatto con la realtà; l’uomo è sempre più in contatto con la tecnologia che lo coinvolge ad un tale punto da non riuscire più a staccarsene, perdendo così il controllo e alienandosi sempre più nei confronti della natura che lo circonda.
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A quel punto si creano due realtà: quella reale e quella virtuale, che interagiscono tra loro, e lo spazio virtuale non diviene più riducibile semplicemente a un’immagine fantastica, o a un sogno.
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Virilio è quindi ossessionato dalla paura che l’uomo, contaminandosi sempre più con la tecnologia, possa perdere la sua identità. Bisogna quindi difenderlo dalla tecnologia, dalle biotecnologie, dalle ibridazioni e dalla clonazione.
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Perciò, mentre si ha da un lato un consolidamento delle nuove tecnologie, c’è  il rischio dall’altro di arrivare a uno sdoppiamento dell’identità del reale e di ammalarsi per esempio del cosiddetto I.A.D., Internet Addiction Disorder, stato confusionale da Internet-dipendenza. Coloro affetti da questo squilibrio, non riescono più a distinguere in modo netto la realtà e il virtuale, ne perdono completamente il "senso".
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Bisogna quindi giungere ad una "stereo-realtà", cioè ad un compromesso tra un vita vissuta nel mondo reale ed una vissuta nel mondo virtuale.
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La  realtà, non può più prescindere dall’uso della tecnologia e quindi non può che tener conto delle sue peculiarità.
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Il rischio di una tale  evoluzione della percezione da parte dell’uomo è quello della "Stereorealtà".
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L’uomo percepisce un’immagine, attraverso i sensi dell’udito e della vista, creando quello che si definisce una stereofonia e una stereoscopia.
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E’ necessario inoltre distinguere fra "tempo locale del passato e tempo globale del presente". Il tempo globale è caratterizzato dal fatto di essere "live", cioè "in diretta", essendoci un rapporto istantaneo di feedback tra la trasmissione e la ricezione.
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Secondo Virilio la percezione del tempo, risente oggi di una visione che è capace di cogliere solo il tempo globale, il tempo dell’istantaneità, mentre le società antiche vivevano nel tempo che era  specifico del loro luogo. Oggi viviamo  nella mondialità  e nella globalità, ovvero in un tempo che favorisce l’interattività e l’interazione.
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C’è lo spazio concreto in cui ci troviamo, e quella globale, dove il tempo reale ci consente di comunicare con il mondo intero.
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A parere del filosofo francese, bisognerà nel futuro che si raggiunga un equilibrio fra le due dimensioni.
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Per Virilio, anche l’arte dell’architettura è influenzata dalla smaterializzazione dell’informazione e del virtuale, definendo due modelli di città dominanti: una definita reale, progettata con un centro e una periferia, e un’altra invece definita "virtuale", progettata  parallelamente per le reti informatiche.
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La città virtuale di cui parla però è pensata ancora  come una utopia lontana che oggi esiste soltanto come entità economica e militare ma non ancora come una entità strutturata politicamente.
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La smaterializzazione digitale coinvolgerà quindi anche la città, quello spazio che venne definito dai futuristi come "l’opera d’arte totale e definitiva".
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La città-mondo e la città locale, dovranno inoltre essere regolate, e secondo Virilio, il flusso delle informazioni da gestire, è destinato a divenire finalmente un fatto democratico, dato  che ancora oggi non è così,  poiché il fenomeno è ancora soltanto militare o di polizia o borsistico e non di natura democratica.
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Questo è anche il punto di vista di molti artisti, in particolare i net artisti, che vogliono portare la democrazia in questi ambiti, dato che secondo loro esiste il grave rischio di una tirannide della cibernetica.
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Un esempio di tirannide è la National Security Agency, l’Agenzia per la Sicurezza Nazionale, di cui stranamente non si sente mai parlare. Si parla di Cia, di Fbi, ma non della Nsa, la quale tiene sotto controllo il mondo intero, usando i satelliti spia e la video-sorveglianza. E’ una specie di "occhio di Dio", allontanandoci in questo modo da una concezione democratica della città virtuale.
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La smaterializzazione dell’opera d’arte è un aspetto col quale dovranno fare i conti anche gli architetti.
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Secondo Virilio, tre sono le dimensioni della materia: massa, energia e informazione. Gli architetti moderni finora hanno plasmato la materia, lavorato con l’energia, ma non hanno utilizzato l’informazione.
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L’architetto deve adeguarsi a questa "terza dimensione", dato che ormai l’informazione è divenuta interattiva e non più passiva come quella degli affreschi e delle sculture.
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Gli edifici stessi si trasformeranno in mass media, in opere d’arte "meno materiali", che tenderanno alla smaterializzazione.
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L’architettura, da sempre legata all’idea di "dimora", ossia alla funzione dell’abitare un luogo, muterà nella nuova funzione di fornire informazione, una tendenza che già è in atto come dimostrano i "media-building", ( numerosissimi a Shanghai, la città dove se ne contano di più, e a Time Square, una piazza che si può già chiamare un "media-building").
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In questi luoghi l’informazione prevale su quella dell’abitazione.
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Inoltre, come sottolinea Virilio, non va dimenticato, che l’informazione è molto redditizia. Una di queste costruzioni è per esempio lo stadio, dove la componente architettonica, ovvero le gradinate che ospitano gli spettatori, è importante tanto quanto la componente mediatica dei maxi schermi che veicolano le informazioni al pubblico.
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Il costo dell’informazione essendo alto, per esempio, permette di rendere redditizio un fabbricato molto più in fretta con l’informazione che solo con l’uso della semplice abitazione.
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Siamo dunque di fronte a un nuovo profilo dell’architettura, ovvero quello dell’affissione.
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L’architettura trasmette l’informazione, ma si tratta di un genere urbano, non riguarda soltanto il piccolo schermo o il telefono portatile, ma diviene un’informazione collettiva.
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Il "media-building" è quindi un edificio che diviene uno strumento d’ informazione piuttosto che abitazione, di qualunque tipo questa sia.
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La percezione del reale è sempre stata "costruita" dall’uomo, e il senso della realtà è un qualcosa che si acquisisce, che si eredita, e che poi si modifica. Oggi, la realtà viene accelerata, cresce per mezzo delle tecnologie e quindi siamo costretti a costruirci quel tipo di realtà.
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La smaterializzazione dell’informazione, dei sensi e della percezione non coinvolge solo l’opera d’arte, e quella che definisce "la guerra dell’informazione", diviene uno dei problemi più gravi che la democrazia deve affrontare ed è secondo Virilio, una delle più grandi minacce che incombono sul mondo contemporaneo.
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Per quanto mi riguarda non sono assolutamente d’accordo con questa visione tanto pessimistica delle tecnologie, poichè credo che comunque l’evoluzione naturale dell’essere umano sia imprescindibilmente legata al progresso scientifico e tecnologico, di qualunque portata esso sia; al contrario, sono perfettamente concorde con la previsione di una possibile guerra informatica come quella teorizzata da Virilio, ovvero l’Information Warfare, uno dei programmi escogitati dal Pentagono per operare una rivoluzione negli affari militari.
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Virilio inoltre analizza  il tema dell’interazione della tecnologia con i sensi, dato che questo porta alla nascita di un  problema ontologico. Oggi  si può "telesentire e teleannusare" grazie  a ricettori che codificano e digitalizzano i segnali inviati dalle nostre percezioni.
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Il nostro è il mondo dell’accelerazione assoluta.
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Mentre in passato, la velocità era pensata per il mondo specifico dei trasporti ( treni a grande velocità, aerei supersonici ), ora invece si è arrivati a concepirla anche per il trasporto delle informazioni, percependo e trasmettendo alla velocità della luce tutte le informazioni possibili.
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A partire dall’invenzione della macchina a vapore, si è cercato di  migliorare e superare i limiti imposti dalla natura alla ricerca sempre più continua della velocità.
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Oggi non solo gli aerei , i treni e tutti gli altri mezzi sono a grande velocità, ma la  stessa è stata accelerata.
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Dalla velocità locale e relativa dei mezzi di trasporto, siamo giunti ad una velocità che è globale ed assoluta, quella delle trasmissioni, ossia un impiego della velocità della luce che è nell’agire e nel percepire.
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A proposito di questo ritengo invece che non ci sia niente di negativo  se c’è un aereo che in un ora mi permette di spostarmi in tutto il mondo o se posso avere tutte le informazioni che voglio alla velocità della luce a casa mia e nella quantità che voglio.
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Al contrario, penso che la scienza ed il progresso tecnologico si muovano troppo lentamente, perché purtroppo, ancora troppo legati a vincoli economici e industriali.
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Il progresso scientifico e  tecnologico dovrebbe essere alla portata di tutti senza alcun limite. La scienza dovrebbe poter avere più libertà, senza dover subire moralistiche imposizioni derivate da una visione parziale e indottrinata della vita. Un esempio di queste restrizioni mentali, è il nostro paese, nel quale ancora oggi purtroppo si sente il peso di una cultura cattolica che costantemente interferisce in quelle che dovrebbero essere le scelte di un paese libero e laico.
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Oggi invece, con la velocità assoluta, non abbiamo più il  bisogno di spostarci perché tutte le informazioni ci arrivano direttamente senza problemi, non essendo più circoscritte ad un mezzo di trasporto.
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Per quanto riguarda lo sviluppo della realtà virtuale, Virilio ci illustra ipotetici scenari futuri. Tutti i sensi verranno trasferiti a dei ricettori, spiega. Ovvero si potrà televedere con la televisione, teleascoltare con la radio, con gli audiovisivi, e telesentire con il teletatto, ossia il data-glove, il guanto elettronico, o il data-suit, l’abito elettronico, un costume che consente di telesentire, non soltanto teletoccando, ma anche teleannusando grazie a dei ricettori olfattivi che consentiranno di digitalizzare non soltanto la vista, l’udito, il tatto, ma anche l’olfatto. L’ultimo senso è quello del gusto, spiega il filosofo, e qui la cosa non funziona, perché non si può digitalizzare il Bordeaux e bere un Bordeaux digitale.
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Inoltre Virilio pone l’accento sul fatto che si cominci a riflettere anche sul fatto  che ci sono cose gravi che succedono su Internet, che è necessaria oramai una sua regolamentazione seppur forse in maniera diversa da come la si era immaginata.  
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In una intervista a cura di Guy Lacroix, il filosofo e urbanista precisa che il suo lavoro è strutturato fin dalle origini su quella che lui definisce "la dromologia": una disciplina che si interessa agli effetti della velocità in campi differenti, sia in quello militare, dei comportamenti o nell'estetica.
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Ed è proprio la velocità  il filo conduttore della sua poetica, intesa non come fenomeno ma come relazione tra fenomeni.
  
''' L'arte dell'accecamento '''
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L'aver frequentato l'università in una città fortemente bombardata quale Nantes, fa sì che egli si interessi velocemente a quel territorio di guerra e conseguentemente per dieci anni conduca studi sulla seconda guerra mondiale. Ma Virilio era anche appassionato sia di fisica che di filosofia essendo stato allievo, come auditore libero, di Merleau-Ponty, di Jeahn Wahl, di Jankélévitch e più tardi di Raymond Aron.
  
Un saggio sull'accecamento estetico nella società della globalizzazione, in cui, a causa della sovraesposizione massmediatica dell'arte contemporanea, la prima a rimetterci è la percezione, ''"in situ e in visu"'', l'"arte di vedere".
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La sua doppia cultura, dunque, sia che filosofica che militare, lo porta a percepire progressivamente l'importanza del territorio come luogo di inscrizione della tecnica a un momento dato della storia. Per V. il territorio (lo dice ne "L'insicurezza del territorio", suo secondo libro) è plasmato dalle tecnologie del trasporto e di comunicazione di un'epoca.
Secondo Virilio la rappresentazione artistica del nuovo millennio è stata sconvolta dall'immediata presentazione delle opere in tempo reale.
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Conseguentemente si interessa alla città, poi all'architettura e all'urbanistica negli anni '65-'66, da lui considerata la "territorializzazione della tecnica".
Con la teleobiettività, conseguenza della politica della velocità e della cultura di massa, attravesrso cui i media hanno il potere di forgiare il pubblico, non si cerca più di vedere.
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A partire da "Velocità e politica", suo  terzo libro, comincia a sviluppare il suo lavoro sulla dromologia esprimendo il concetto che, in parallelo alla ricchezza, che è una nervatura della guerra, la velocità è un'altra nervatura della guerra.
I nostri occhi, chiusi dallo schermo catodico, non ricercano più la percezione del mondo circostante attraverso i sensi, ma vagano unicamente oltre l'orizzonte delle apparenze oggettive.
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Infatti ricchezza e velocità si intrecciano, non le si può separare.
Vedere senza andare a vedere sul posto, percepire senza esserci veramente sconvolge l'insieme dei fenomeni non solo della percezione, ma della rappresentazione stessa, a favore prima di una standardizzazione dell'opinine pubblica poi, di una sua sincronizzazione.
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Infatti, con la politica della velocità, si cancella di fatto la lunga durata della contemplazione delle opere esposte allo sguardo di tutti a favore dell'emozione di ciascuno nello stesso momento: è questo meccanismo che l'autore definisce "sincronizzazione e comunismo delle emozioni".
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Queste riflessioni spingono Virilio a sostenere che, all'origine del terzo millennio, il problema dell'arte che si avvale del virtuale, è come "rendersi visibile".
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In "L'arte del motore" spiega che, dopo il motore a vapore, scoppio e quello elettrico, il quarto motore è quello informatico, a inferenza logica che gestisce l'informazione. L'informazione a sua volta è una nuova forma di energia. "Siamo di fronte a una rivoluzione energetica che è importante quanto quella dell'energia atomica."
L'arte è ormai una materia che ciascuno si accanisce a decomporre, dissolvere, disintegrare.
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Il testo mostra come attraverso la stampa, poi la radio e la televisione, infine con la digitalizzazione e il multimedia, si trascinano le popolazioni verso un mondo nuovo di cui si esaltano i meriti senza preoccuparsi degli svantaggi. Per cui il libro si configura come un manifesto della scrittura contro lo schermo che denuncia proprio l'arte del quarto motore.
Quando le prestazioni della comunicazione instantanea soppiantano la sostanza dell'opera, "il Grande Panico è quello di un'arte contemporanea del disastro delle rappresentazioni (...) in cui l'immagine strumentale scaccia,una dopo l'altra, le nostre ultime immagini mentali".
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"Il motore informatico rivoluziona tutto. Ciò che è cominciato con il motore della cinepresa esplode con la telematica e il trasferimento istantaneo a distanza di informazioni."
Similmente al panico evocato dalla scomparsa dell'analogico a favore del digitale, si assiste oggi alla fine programmata dell'immagine fissa, l'immagine videografica non è più solo animata ma accellerata all'inverosimile, al punto che guardare oggi è "subire l'irrimediabile" e non il fascino dell'istante.
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Così, dopo l'astrazione della pittura "senza immagine" di Ives Kline, allorchè più niente ci sorprende, attenderemo non più l'originalità, ma l'incidente, la casualità.
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Dal "consumatore d'arte" ci si aspetta ormai la sua passività, "per poterlo ancora sorprendere con l'incidente di un imprevisto".
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Ciò che viene sperimentato non è più l'esperienza di nuove tecnologie ma "l'accemento volontario".
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Dall'arte-luce dell'immagine televisiva al divenire musica dell'immagine, in opposizione all'arte-materia delle arti plastiche, il prossimo passo dell'arte è quello dell'astrazione digitale, riprendendo l'approccio non figurativo dell'astrazione geometrica.
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La questione da affrontare non riguarda più il figurativo o il non-figurativo ma lo stesso concetto di rappresentazione, intesa sempre più spesso come semplice presentazione delle opere in tempo reale.
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La crisi della rappresentazione plastica, delle "arti prime", continua Virilio, deriva da questa irradiazione che trasforma il sensibile in fotosensibile e che ci dissuade dal contatto visivo a beneficio di una percezione post-oggettiva.Non più oggettività ma teleobiettività.
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"La nebulosa dell'arte contemporanea non smette di espandersi alla maniera del polverone della guerra, di questa guerra di immagini, che ci è data ormai a circuito chiuso, in attesa che il panorama ci offra, un domani, in tempo reale, la fine dell'arte di vedere."
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Di fronte alla nebulosità teorizzata dall'autore in cui la violenza e lo choc di immagini sembrano essere l'unico mezzo di espressione, l'opera oggettiva, in mancanza di un "capolavoro",emerge come fenomeno di resistenza.
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Da questo discorso emerge un altro concetto chiave della poetica di Virilio, quello di "teleazione".
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"La tele-azione consiste nel trasferire a distanza tutti i sensi dell'uomo.
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Con il guanto della simulazione virtuale si può trasferire il tatto. Oggi un programma permette già di abbracciare una persona a distanza. Quest'anno sono stati inventati i captatori d'olfatto, ci stiamo preparando a un tele-olfatto. Non manca che il telegusto. Il trasferimento dell'essere a distanza rimette in causa i fondamenti della filosofia. Il famoso "essere" si accompagnava infatti al "qui e adesso". Oggi, l'adesso è più importante del qui. Io posso essere altrove restando sempre qui. "Qui", spazio reale, cede il posto a "adesso", tempo reale. Il luogo non conta più, questo è importante. Il tempo reale è un modo di entrare nello spazio mondiale. L'immediatezza favorisce il predominio dell' "adesso" sul "qui". "Qui" non è più "adesso".
  
--[[Utente:Lauraars|Lauraars]] 09:00, 24 Feb 2010 (CET)Laura Capuozzo
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Ritorna il concetto di velocità, in questo caso applicato alle tecnologie: V. spiega che, quando raggiungono la soglia massima di velocità, le tecnologie telematiche dissolvono il territorio del mondo, (lo spazio reale) e riducono il mondo a un punto nodale (il tempo reale).
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Questo comporta un continuum temporale artificiale, in quanto "la velocità dissolve lo spazio a favore del tempo" e si constata che "l'estensione dello spazio reale ha perso la propria importanza di fronte alla rapidità delle telecomunicazioni che cancella ogni distanza a favore del tempo reale, della dimensione live."
Da '''L'arte dell'accecamento''', Raffaello Cortina editore, 2007
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Secondo quella che il filosofo definisce "tirannia del tempo reale", così come c'è stata una tirannia dello spazio reale con l'impero e con la colonia, oggi la tirannia si dispiega nel virtuale, verso una nuova concentrazione.
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L'interattività mondiale è a suo avviso un qualcosa da respingere. "Ma respingo la supremazia di un tempo mondiale unico, un tempo cosmico di unificazione applicata alla terra. Perché l'unificazione è di fatto tirannica. E' questo il vero cyberspazio non il videocasco per la realtà virtuale. C'è un grande pericolo e bisogna battersi affinché questa evoluzione non sia fatale".
  
'''Opere''': ''Bunker Archéologie'', Centre de Création Industrielle, Paris, 1975
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La riflessione sulla velocità diviene riflessione sulla democrazia quando sottolinea che "tutte le velocità relative sono democratizzabili. Ma la velocità assoluta, l'immediatezza, il "live", sono le caratteristiche dell'autocrazia cioè di Dio.
''L'insécurité du territoire'', Stock, Paris, 1976
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C'è un centro assoluto. Vedere tutto, capire tutto, sapere tutto è da divinità non è umano. E' l'autocrazia in quanto tale. Quando non esistono che riflessi condizionati dall'immediatezza non c'è più democrazia possibile."
''Vitesse et politique'', Galilée, Paris, 1977
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L'immediatezza condannerebbe alla reattività a spese della riflessione in comune.
''Défense populaire et luttes écologiques'', Galilée, Paris, 1978
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La democrazia televisiva, continua, "non è una democrazia perché si è soli o con la famiglia davanti al proprio schermo. E' un riflesso.
''Esthétique de la disparition'', Balland, Paris, 1980
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C'è necessità invece di riflettere assieme non solo con la famiglia. Perché la democrazia sono gli altri. Se questo lavoro di informazione manca non c'è libertà. E' una delle grandi questioni che si pongono oggi."
''L'espace critique'', Christian Bourgeois, Paris, 1984
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''Logistique de la perception'', Cahiers du Cinéma, Paris, 1984
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La concezione del teorico è dunque fortemente critica nei confronti della tecnica, in quanto sostiene che la tecnica veicola sempre la propria contraddizione. "Non c'è tecnica pura. Ogni tecnica ha una doppia valenza."
''L'horizon négatif'', Galilée, Paris, 1985
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Allo stesso modo, così come ogni oggetto tecnico veicola il proprio negativo,  c'è una negatività anche delle tecnologie informatiche.
''La machine de vision'', Galilée, Paris, 1988
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L' imperialismo trionfante dell'informatica, è quello che V. chiama ''la Chernobyl dell'informazione''.
''L'inertie polaire'', Christian Bourgeois, Paris, 1990
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''L'écran du désert'', Galilée, Paris, 1991
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La tecnologia informatica, a sua volta, pone dei problemi etici, nel momento in cui si confronta con la scienza.
''L'art du moteur'', Galilée, Paris, 1993
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Dopo le ideologie politiche, anche le scienze sono minacciate dalle loro stesse tecnologie. A forza di simulare gli stati del mondo, la ricostruzione dei fatti scompare. E' una sconfitta dei "fatti scientifici", sostiene Virilio, quelli che hanno fondato il metodo sperimentale.
''La vitesse de libération'', Galilée, Paris, 1995.
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"C'è una minaccia alla scienza che viene dal primato dell'informazione tecnica, ovvero dei medium (simulatori, ricettori etc.). E' il caso dell'ottica attiva e della correzione via computer dell'immagine acquisita grazie alla digitalizzazione e al calcolo informatico. Si perde così ciò che fa l'accidente, quello che è sorprendente: l'imprevedibile. Altro esempio: le ricerche sulla realtà virtuale stanno per condizionare la ricerca spaziale. La telerobotica offre la possibilità di visitare la Luna o Marte senza andarci, attraverso dei robot che sono comandati da programmi.
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Il rischio è che ci sia una delega della scienza alla macchina. "Si spinge all'estremo la scienza per farla divenire autosufficiente come l'arte: un'arte per l'arte ma senza artista. Si avrebbe una scienza della scienza senza personale scientifico."
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Infine è importante sottolineare l'interesse del filosofo nei riguardi dell'estetica, derivata dalla sua passione per la pittura, che lo porta ad analizzare l'impatto della tecnologia sulla comunicazione visiva, che definisce con l'espressione "mediatizzazione dell'opera d'arte.
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"Attraverso la digitalizzazione si possono riprodurre film, modificare scene, ma si sterilizzano la forma e il contenuto, li si devitalizza. Quando lo dico non sono contro l'informatica ma contro gli effetti negativi della digitalizzazione."
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"Gli strumenti di riproduzione visiva hanno cominciato con la camera oscura che permette la prospettiva, poi hanno continuato con la lanterna magica, l'apparecchio fotografico, videografico, infografico per arrivare oggi alla telecamera connessa al pc che vede ciò che lo strumento gli mostra. La macchina che vede a profitto di se stessa e non più per uno spettatore."
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Nonostante la sua analisi delle questioni sollevate dalla tecnologia, possa sembrare negativa, in realtà V. si ritiene prima di tutto "un intellettuale critico", precisando che solo in questo modo "si può aiutare l'informatica a essere qualcos'altro rispetto all'asservimento cibernetico", mantenendo cioè vive tutte le interrogazioni poste. Infatti, non  si può mettere da parte la tecnologia dell'informazione perché "le macchine sono oggi la posta in gioco: i robots e tutti gli oggetti straordinariamente potenti. Non bisogna fuggire loro ma tenergli testa. Tanti mi dicono: "siete contro la tecnica". Rispondo "Al contrario.. ma voi non lo capite".
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Laura Capuozzo
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==Opere:==
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*1975, ''Bunker Archéologie'', Centre de Création Industrielle, Paris  
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*1976, ''L'insécurité du territoire'', Stock, Paris
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*1977, ''Vitesse et politique'', Galilée, Paris  
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*1978, ''Défense populaire et luttes écologiques'', Galilée, Paris
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*1980, ''Esthétique de la disparition'', Balland, Paris
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*1984, ''L'espace critique'', Christian Bourgeois, Paris
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*1984, ''Logistique de la perception'', Cahiers du Cinéma, Paris
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*1985, ''L'horizon négatif'', Galilée, Paris
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*1988, ''La machine de vision'', Galilée, Paris
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*1990, ''L'inertie polaire'', Christian Bourgeois, Paris
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*1991, ''L'écran du désert'', Galilée, Paris
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*1993, ''L'art du moteur'', Galilée, Paris
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*1995, ''La vitesse de libération'', Galilée, Paris
  
 
Tradotti in italiano:
 
Tradotti in italiano:
''Velocità e politica'': saggio di dromologia, Milthipla, Milano, 1981
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*1981, ''Velocità e politica'': saggio di dromologia, Milthipla, Milano
''Estetica della sparizione'', Liguori, 1992
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*1992, ''Estetica della sparizione'', Liguori
''La deriva di un continente: conflitti e territorio nella modernità'', Mimesis, Milano, 1994.
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*1994, ''La deriva di un continente: conflitti e territorio nella modernità'', Mimesis, Milano
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* 2007, [[L'arte dell'accecamento]], Raffaello Cortina Editore, Milano
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==Bibliografia:==
  
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* 1998, F. Severini "''Destino della tecnica''"
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* 1999, R.Moro "''Novecento: il trionfo della contemporaneità e la possibilità dell’oblio''"
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* 2000, F.L Marcolungo "''Provocazioni del pensiero post-moderno''"
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* 2000, U. Beck "''Verso una seconda modernità''"
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* 2001, M. Wolf "''Gli effetti sociali dei media''"
  
'''Bibliografia''':  
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==Webliografia:==
M. Wolf "''Gli effetti sociali dei media''" 2001
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F. Severini "''Destino della tecnica''" 1998
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R.Moro "''Novecento: il trionfo della contemporaneità e la possibilità dell’oblio''" 1999
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F.L Marcolungo "''Provocazioni del pensiero post-moderno''" 2000
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U. Beck "''Verso una seconda modernità''" 2000
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'''Webliografia''': http://www.mediamatic.net/article-200.6065.html
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*http://www.mediamatic.net/article-200.6065.html
http://www.lemonde.fr/mde/ete2001/virilio.html
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*http://osdir.com/ml/culture.internet.rekombinant/2005-03/msg00030.html
http://www.monde-diplomatique.fr/2000/08/VIRILIO/14134
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*http://www.lemonde.fr/mde/ete2001/virilio.html
http://www.onoci.net/virilio
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*http://www.monde-diplomatique.fr/2000/08/VIRILIO/14134
http://www.ctheory.net/text_file.asp
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*http://www.onoci.net/virilio
http://www.lgxserver.uniba.it/lei/rassegna/virilio.htm
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*http://www.ctheory.net/text_file.asp
http://www.proxy.arts.uci.edu/~nideffer/ _SPEED_/1.4/articles/derderian.html
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*http://www.lgxserver.uniba.it/lei/rassegna/virilio.htm
http://www.infoamerica.org/teoria/virilio1.htm
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*http://www.proxy.arts.uci.edu/~nideffer/ _SPEED_/1.4/articles/derderian.html
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*http://www.infoamerica.org/teoria/virilio1.htm
  
 
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Versione attuale delle 22:46, 26 Lug 2012

Personaggio o Gruppo:

Virilio Paul

Biografia:

Paul Virilio è nato a Parigi nel 1932 da padre italiano che era emigrato in Francia per dissidi politici. Si laurea in architettura a Parigi e nel 1963 diventa presidente e fondatore del gruppo "Architecture Principe", e direttore della rivista del gruppo. Nel 1968 entra come professore di Architettura presso l'Ecole Spéciale d'Architecture a Parigi. In seguito assume nel 1973 la carica di Directeur d'Etudes, nel 1975 di Direttore generale, nel 1983 di Amministratore ed infine nel 1989 diventa presidente del Consiglio d'amministrazione. Nel 1973 riceve la nomina di direttore de "L'Espace Critique", collana delle edizioni Galilée di Parigi. Nel 1975 è curatore della mostra "Bunker Archéologie" al Musée des Arts Décoratifs di Parigi. Nel 1987 vince il Gran Premio Nazionale della Critica Architettonica. Nel 1989 è nominato direttore di un programma d'insegnamento al Collège International de Philosophie a Parigi, sotto la presidenza di Jacques Derrida. Nel 1992 assume l’incarico di membro dell'Alto Comitato per Alloggiare le Persone Sfavorite. Studioso di urbanesimo, prolifico saggista e teorico delle nuove tecnologie, Paul Virilio è noto, tra l’altro, per aver inventato la dromologia, ovvero la disciplina che studia l’impatto del concetto di velocità nella società contemporanea e nell’era del digitale. I suoi numerosi testi sono un punto di riferimento a livello mondiale per tutti coloro che si occupano di nuove tecnologie, arte contemporanea, urbanistica. Lavora inoltre sulle teorie per l’organizzazione del tempo nelle realtà metropolitane ed è autore del primo museo dell’incidente.

Sito web:

[www.mediamente.rai.it/home/ bibliote/biografi/v/virilio.htm]

Poetica:

Virilio, durante tutta la sua carriera, si è confrontato con temi diversi, spaziando dal cinema alla guerra, ai media, all'informatica.

In una intervista a cura di Guy Lacroix, il filosofo e urbanista precisa che il suo lavoro è strutturato fin dalle origini su quella che lui definisce "la dromologia": una disciplina che si interessa agli effetti della velocità in campi differenti, sia in quello militare, dei comportamenti o nell'estetica. Ed è proprio la velocità il filo conduttore della sua poetica, intesa non come fenomeno ma come relazione tra fenomeni.

L'aver frequentato l'università in una città fortemente bombardata quale Nantes, fa sì che egli si interessi velocemente a quel territorio di guerra e conseguentemente per dieci anni conduca studi sulla seconda guerra mondiale. Ma Virilio era anche appassionato sia di fisica che di filosofia essendo stato allievo, come auditore libero, di Merleau-Ponty, di Jeahn Wahl, di Jankélévitch e più tardi di Raymond Aron.

La sua doppia cultura, dunque, sia che filosofica che militare, lo porta a percepire progressivamente l'importanza del territorio come luogo di inscrizione della tecnica a un momento dato della storia. Per V. il territorio (lo dice ne "L'insicurezza del territorio", suo secondo libro) è plasmato dalle tecnologie del trasporto e di comunicazione di un'epoca. Conseguentemente si interessa alla città, poi all'architettura e all'urbanistica negli anni '65-'66, da lui considerata la "territorializzazione della tecnica". A partire da "Velocità e politica", suo terzo libro, comincia a sviluppare il suo lavoro sulla dromologia esprimendo il concetto che, in parallelo alla ricchezza, che è una nervatura della guerra, la velocità è un'altra nervatura della guerra. Infatti ricchezza e velocità si intrecciano, non le si può separare.

In "L'arte del motore" spiega che, dopo il motore a vapore, scoppio e quello elettrico, il quarto motore è quello informatico, a inferenza logica che gestisce l'informazione. L'informazione a sua volta è una nuova forma di energia. "Siamo di fronte a una rivoluzione energetica che è importante quanto quella dell'energia atomica." Il testo mostra come attraverso la stampa, poi la radio e la televisione, infine con la digitalizzazione e il multimedia, si trascinano le popolazioni verso un mondo nuovo di cui si esaltano i meriti senza preoccuparsi degli svantaggi. Per cui il libro si configura come un manifesto della scrittura contro lo schermo che denuncia proprio l'arte del quarto motore. "Il motore informatico rivoluziona tutto. Ciò che è cominciato con il motore della cinepresa esplode con la telematica e il trasferimento istantaneo a distanza di informazioni."

Da questo discorso emerge un altro concetto chiave della poetica di Virilio, quello di "teleazione". "La tele-azione consiste nel trasferire a distanza tutti i sensi dell'uomo. Con il guanto della simulazione virtuale si può trasferire il tatto. Oggi un programma permette già di abbracciare una persona a distanza. Quest'anno sono stati inventati i captatori d'olfatto, ci stiamo preparando a un tele-olfatto. Non manca che il telegusto. Il trasferimento dell'essere a distanza rimette in causa i fondamenti della filosofia. Il famoso "essere" si accompagnava infatti al "qui e adesso". Oggi, l'adesso è più importante del qui. Io posso essere altrove restando sempre qui. "Qui", spazio reale, cede il posto a "adesso", tempo reale. Il luogo non conta più, questo è importante. Il tempo reale è un modo di entrare nello spazio mondiale. L'immediatezza favorisce il predominio dell' "adesso" sul "qui". "Qui" non è più "adesso".

Ritorna il concetto di velocità, in questo caso applicato alle tecnologie: V. spiega che, quando raggiungono la soglia massima di velocità, le tecnologie telematiche dissolvono il territorio del mondo, (lo spazio reale) e riducono il mondo a un punto nodale (il tempo reale). Questo comporta un continuum temporale artificiale, in quanto "la velocità dissolve lo spazio a favore del tempo" e si constata che "l'estensione dello spazio reale ha perso la propria importanza di fronte alla rapidità delle telecomunicazioni che cancella ogni distanza a favore del tempo reale, della dimensione live."

Secondo quella che il filosofo definisce "tirannia del tempo reale", così come c'è stata una tirannia dello spazio reale con l'impero e con la colonia, oggi la tirannia si dispiega nel virtuale, verso una nuova concentrazione. L'interattività mondiale è a suo avviso un qualcosa da respingere. "Ma respingo la supremazia di un tempo mondiale unico, un tempo cosmico di unificazione applicata alla terra. Perché l'unificazione è di fatto tirannica. E' questo il vero cyberspazio non il videocasco per la realtà virtuale. C'è un grande pericolo e bisogna battersi affinché questa evoluzione non sia fatale".

La riflessione sulla velocità diviene riflessione sulla democrazia quando sottolinea che "tutte le velocità relative sono democratizzabili. Ma la velocità assoluta, l'immediatezza, il "live", sono le caratteristiche dell'autocrazia cioè di Dio. C'è un centro assoluto. Vedere tutto, capire tutto, sapere tutto è da divinità non è umano. E' l'autocrazia in quanto tale. Quando non esistono che riflessi condizionati dall'immediatezza non c'è più democrazia possibile." L'immediatezza condannerebbe alla reattività a spese della riflessione in comune. La democrazia televisiva, continua, "non è una democrazia perché si è soli o con la famiglia davanti al proprio schermo. E' un riflesso. C'è necessità invece di riflettere assieme non solo con la famiglia. Perché la democrazia sono gli altri. Se questo lavoro di informazione manca non c'è libertà. E' una delle grandi questioni che si pongono oggi."

La concezione del teorico è dunque fortemente critica nei confronti della tecnica, in quanto sostiene che la tecnica veicola sempre la propria contraddizione. "Non c'è tecnica pura. Ogni tecnica ha una doppia valenza." Allo stesso modo, così come ogni oggetto tecnico veicola il proprio negativo, c'è una negatività anche delle tecnologie informatiche. L' imperialismo trionfante dell'informatica, è quello che V. chiama la Chernobyl dell'informazione.

La tecnologia informatica, a sua volta, pone dei problemi etici, nel momento in cui si confronta con la scienza. Dopo le ideologie politiche, anche le scienze sono minacciate dalle loro stesse tecnologie. A forza di simulare gli stati del mondo, la ricostruzione dei fatti scompare. E' una sconfitta dei "fatti scientifici", sostiene Virilio, quelli che hanno fondato il metodo sperimentale. "C'è una minaccia alla scienza che viene dal primato dell'informazione tecnica, ovvero dei medium (simulatori, ricettori etc.). E' il caso dell'ottica attiva e della correzione via computer dell'immagine acquisita grazie alla digitalizzazione e al calcolo informatico. Si perde così ciò che fa l'accidente, quello che è sorprendente: l'imprevedibile. Altro esempio: le ricerche sulla realtà virtuale stanno per condizionare la ricerca spaziale. La telerobotica offre la possibilità di visitare la Luna o Marte senza andarci, attraverso dei robot che sono comandati da programmi. Il rischio è che ci sia una delega della scienza alla macchina. "Si spinge all'estremo la scienza per farla divenire autosufficiente come l'arte: un'arte per l'arte ma senza artista. Si avrebbe una scienza della scienza senza personale scientifico."

Infine è importante sottolineare l'interesse del filosofo nei riguardi dell'estetica, derivata dalla sua passione per la pittura, che lo porta ad analizzare l'impatto della tecnologia sulla comunicazione visiva, che definisce con l'espressione "mediatizzazione dell'opera d'arte. "Attraverso la digitalizzazione si possono riprodurre film, modificare scene, ma si sterilizzano la forma e il contenuto, li si devitalizza. Quando lo dico non sono contro l'informatica ma contro gli effetti negativi della digitalizzazione." "Gli strumenti di riproduzione visiva hanno cominciato con la camera oscura che permette la prospettiva, poi hanno continuato con la lanterna magica, l'apparecchio fotografico, videografico, infografico per arrivare oggi alla telecamera connessa al pc che vede ciò che lo strumento gli mostra. La macchina che vede a profitto di se stessa e non più per uno spettatore."

Nonostante la sua analisi delle questioni sollevate dalla tecnologia, possa sembrare negativa, in realtà V. si ritiene prima di tutto "un intellettuale critico", precisando che solo in questo modo "si può aiutare l'informatica a essere qualcos'altro rispetto all'asservimento cibernetico", mantenendo cioè vive tutte le interrogazioni poste. Infatti, non si può mettere da parte la tecnologia dell'informazione perché "le macchine sono oggi la posta in gioco: i robots e tutti gli oggetti straordinariamente potenti. Non bisogna fuggire loro ma tenergli testa. Tanti mi dicono: "siete contro la tecnica". Rispondo "Al contrario.. ma voi non lo capite".

Laura Capuozzo

Opere:

  • 1975, Bunker Archéologie, Centre de Création Industrielle, Paris
  • 1976, L'insécurité du territoire, Stock, Paris
  • 1977, Vitesse et politique, Galilée, Paris
  • 1978, Défense populaire et luttes écologiques, Galilée, Paris
  • 1980, Esthétique de la disparition, Balland, Paris
  • 1984, L'espace critique, Christian Bourgeois, Paris
  • 1984, Logistique de la perception, Cahiers du Cinéma, Paris
  • 1985, L'horizon négatif, Galilée, Paris
  • 1988, La machine de vision, Galilée, Paris
  • 1990, L'inertie polaire, Christian Bourgeois, Paris
  • 1991, L'écran du désert, Galilée, Paris
  • 1993, L'art du moteur, Galilée, Paris
  • 1995, La vitesse de libération, Galilée, Paris

Tradotti in italiano:

  • 1981, Velocità e politica: saggio di dromologia, Milthipla, Milano
  • 1992, Estetica della sparizione, Liguori
  • 1994, La deriva di un continente: conflitti e territorio nella modernità, Mimesis, Milano
  • 2007, L'arte dell'accecamento, Raffaello Cortina Editore, Milano

Bibliografia:

  • 1998, F. Severini "Destino della tecnica"
  • 1999, R.Moro "Novecento: il trionfo della contemporaneità e la possibilità dell’oblio"
  • 2000, F.L Marcolungo "Provocazioni del pensiero post-moderno"
  • 2000, U. Beck "Verso una seconda modernità"
  • 2001, M. Wolf "Gli effetti sociali dei media"

Webliografia: