Web cam theatre

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Genere o movimento artistico: web cam theatre Personaggi o Gruppi: Luogo: Museo Pecci di Prato

Storia: Il Webcam Theatre, invece, ha inaugurato la propria attività con la performance "Connessioni remote", andata in scena nel maggio 2001 al Museo Pecci di Prato e sul sito "www.webcamtheatre.org", attraverso il quale era anche possibile avere accesso ad una chat sulla quale lasciare i propri messaggi e commenti in tempo reale. L'artista-attore si trovava fisicamente all'interno di una sala del Museo, di fronte ad un pubblico reale che ne osservava l'azione dal vivo, mentre diverse web-cam registravano e rimandavano il segnale ad utenti collegati al proprio Pc. La stessa interfaccia grafica del sito veniva anche proiettata nella sala. La visione dello spettacolo risultava quindi molteplice e non univoca, per la diversità di punti di vista fra spettatori in sala e a casa. Anche i punti di emissione dell'opera d'arte ne risultavano moltiplicati: al centro si trovava il performer, che innescava l'azione di un teleracconto in dieci piccole video-azioni, attraverso l'interazione della narrazione con immagini elettroniche generate in tempo reale dal computer - il secondo "attore"- visualizzate sia sullo schermo del Pc che sullo scenario proiettato in sala. A questo si aggiungeva il fatto che lo spettatore in sala leggeva accanto alle immagini le linee di testo scritte dagli utenti invisibili che, attraverso la chat, interagivano in diretta con la sala e il narratore, intervenendo quindi sulla creazione teatrale da un punto di vista ancora diverso. Altro versante della sperimentazione riguarda poi l’utilizzo di avatar virtuali al posto di attori in carne ed ossa, possibilità offerta ora dalle nuove tecnologie ma già vagheggiata nel Novecento dal teatro futurista, che proponeva una personificazione dello spazio , o da utopie di registi geniali come Gordon Craig, che teorizzavano l'avvento di un attore-supermarionetta, una nuova figura di artista capace di sottrarsi "alle emozioni viscerali e alla squilibrata soggettività "della carne e del sangue", viziosa consuetudine dell’attore di teatro ottocentesco", non per forza inanimata ma che comunque andasse oltre la propria natura emozionale per trasformarsi in strumento di armonizzazione capace di rispondere alla volontà del regista proprio come illuminazione e congegni di scena. Un fantasma di dispositivo meccanico che pilotasse dall’interno gli attori, che una volta evocato si insinuò come un tarlo nell’immaginario teatrale.



Webliografia: www.webcamtheatre.org