White Norman: differenze tra le versioni

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White indica quattro principi che, oltre a rappresentare la sintesi del suo pensiero, vorrebbe che venissero recepiti anche da altri artisti:
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1. L’arte deve imparare ad interessarsi al comportamento almeno quanto fa con l'apparenza;
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2. Una buona parte della migliore arte si produce nel momento in cui comportamento e apparenza sono completamente in disaccordo l’uno con l’altra;
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3. La carenza di significato è un aspetto critico dell' estetica;
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4. L'arte funziona meglio, ed è più utile, soprattutto se viene posizionata al di fuori delle gallerie e dei musei.
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L’artista canadese schematizza in questi quattro punti quella che potrebbe essere considerata una piattaforma di riflessione, verso la quale richiamare anche gli altri artisti a convergere, per condividerla o magari discuterla. White invita a ripensare il modo di fare arte, poggiando lo sguardo anche su tutto ciò che sta dietro l’apparenza, ad indagare nella sostanza degli oggetti artistici. Attraverso il movimento dei suoi robot, dei suoi meccanismi, l’artista cerca di portare fuori ciò che sembra muoversi dentro alle sue opere: la loro essenza , il loro carattere, laloro indole più nascosta. Le opere di White sono animate delle loro pulsioni interne; il fuori mantiene finalmente un collegamanto diretto con il dentro, l'apparenza finalmente respira le agitazioni della sostanza più interiore.
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Le sculture robotiche di White sono dotate di movimenti ed intenzioni, nell’intento di imitare il comportamento umano. Non sono imprigionate in un programma prestabilito (alcune delle sue opere sono e resteranno, a detta dello stesso artista, perennemente incomplete e costantemente in divenire), ma sono messe in condizione di interagire con l’ambiente: la natura sempre mutevole ed imprevedibile delle stimolazioni che la macchina riceve dall’esterno, dal complesso sociale in cui è inserita, è all’origine delle prestazioni che risultano quindi sempre variabili.
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Non mancano nel repertorio artistico di White, creazioni assolutamente geniali, come il robot Helpless, in cui viene ribaltato il ruolo tradizionale della macchina, che poi è quello di essere a servizio dell’uomo. Il robot Helpless cerca (letteralmente) l'aiuto dell'uomo attraverso autentiche richieste di assistenza e, per raggiungere il suo scopo, necessita della cooperazione dello spettatore. Attraverso il punto di vista del rapporto che l’uomo stabilisce con le macchine, White cerca di far emergere tutta la complessa fragilità dell'uomo. Il caso del già citato robot Helpless è emblematico: in esso White proietta sulla macchina tutta la vulnerabilità dell’essere umano.
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Dal 1992 White è impegnato nella promozione di un festival di robot lottatori di Sumo o Wrestling. Si tratta di un ciclo di incontri nei quali le macchine dimostrano tutta la loro resistenza, agilità e capacità di movimento in veri e propri scontri diretti. Anche in questo caso l'intento di White è quello di mettere in scena, attraverso uno spettacolo di robot inanimati, lo spirito violento contenuto nella nostra umanità e nel nostro tempo. Perchè le macchine sono comunque figlie dell'uomo.
  
 
== Webliografia ==
 
== Webliografia ==

Revisione 01:41, 2 Dic 2005

Norman White

Biografia

Norman T. White, canadese, è riconosciuto uno dei pionieri della New Media Art. Insegnante, conferenziere ed artista polivalente impegnato su molteplici fronti di ricerca - telecomunicazioni, dispositivi elettronici cinetici, robot, arte digitale - ha cominciato a lavorare nel 1966, esibendo il suo primo lavoro nel 1969 a New York. Da allora il messaggio artistico di White e l’impulso creativo delle sue opere si è diffuso in tutto il Canada, negli Stati Uniti ed in Europa, anche grazie a moltissime mostre che hanno ospitato le sue creazioni. Molte opere di White fanno parte di collezioni pubbliche e sono in esposizione permanente presso la Art Gallery dell’Ontario, la Art Gallery di Vancouver, l’Art Bank e la National Gallery del Canada.

Attualmente Norman White vive a Durham, nell’Ontario.

Opere

Di gruppo:

Musei

Art Gallery di Ontario.

Art Bank, Canada Council (8 impianti).

Erindale College, Universita di Toronto.

National Gallery del Canada (3 impianti).

Vancouver Art Gallery.

Bibliografia

- “Soft Computing: Art & Design, Addison-Wesley Publishing Co.", Brian Reffin Smith 1984.



Sito web

http://www.normill.ca/

Poetica

White indica quattro principi che, oltre a rappresentare la sintesi del suo pensiero, vorrebbe che venissero recepiti anche da altri artisti: 1. L’arte deve imparare ad interessarsi al comportamento almeno quanto fa con l'apparenza; 2. Una buona parte della migliore arte si produce nel momento in cui comportamento e apparenza sono completamente in disaccordo l’uno con l’altra; 3. La carenza di significato è un aspetto critico dell' estetica; 4. L'arte funziona meglio, ed è più utile, soprattutto se viene posizionata al di fuori delle gallerie e dei musei. L’artista canadese schematizza in questi quattro punti quella che potrebbe essere considerata una piattaforma di riflessione, verso la quale richiamare anche gli altri artisti a convergere, per condividerla o magari discuterla. White invita a ripensare il modo di fare arte, poggiando lo sguardo anche su tutto ciò che sta dietro l’apparenza, ad indagare nella sostanza degli oggetti artistici. Attraverso il movimento dei suoi robot, dei suoi meccanismi, l’artista cerca di portare fuori ciò che sembra muoversi dentro alle sue opere: la loro essenza , il loro carattere, laloro indole più nascosta. Le opere di White sono animate delle loro pulsioni interne; il fuori mantiene finalmente un collegamanto diretto con il dentro, l'apparenza finalmente respira le agitazioni della sostanza più interiore. Le sculture robotiche di White sono dotate di movimenti ed intenzioni, nell’intento di imitare il comportamento umano. Non sono imprigionate in un programma prestabilito (alcune delle sue opere sono e resteranno, a detta dello stesso artista, perennemente incomplete e costantemente in divenire), ma sono messe in condizione di interagire con l’ambiente: la natura sempre mutevole ed imprevedibile delle stimolazioni che la macchina riceve dall’esterno, dal complesso sociale in cui è inserita, è all’origine delle prestazioni che risultano quindi sempre variabili.

Non mancano nel repertorio artistico di White, creazioni assolutamente geniali, come il robot Helpless, in cui viene ribaltato il ruolo tradizionale della macchina, che poi è quello di essere a servizio dell’uomo. Il robot Helpless cerca (letteralmente) l'aiuto dell'uomo attraverso autentiche richieste di assistenza e, per raggiungere il suo scopo, necessita della cooperazione dello spettatore. Attraverso il punto di vista del rapporto che l’uomo stabilisce con le macchine, White cerca di far emergere tutta la complessa fragilità dell'uomo. Il caso del già citato robot Helpless è emblematico: in esso White proietta sulla macchina tutta la vulnerabilità dell’essere umano.

Dal 1992 White è impegnato nella promozione di un festival di robot lottatori di Sumo o Wrestling. Si tratta di un ciclo di incontri nei quali le macchine dimostrano tutta la loro resistenza, agilità e capacità di movimento in veri e propri scontri diretti. Anche in questo caso l'intento di White è quello di mettere in scena, attraverso uno spettacolo di robot inanimati, lo spirito violento contenuto nella nostra umanità e nel nostro tempo. Perchè le macchine sono comunque figlie dell'uomo.

Webliografia

http://www.medienkunstnetz.de/werke/hearsay/

http://www.openspace.ca/outerspace/NormanWhiteInterview2003.html

http://www3.sympatico.ca/steev/exhibition/aloio/aloio/cv_white_eng.html

http://www3.sympatico.ca/steev/exhibition/aloio/aloio/in_white_eng.html

http://telematic.walkerart.org/timeline/timeline_white.html

http://alien.mur.at/rax/ARTEX/hearsay.html

http://www.undo.net/cgi-bin/undo/pressrelease/pressrelease.pl?action=searchartista&artista=Norman+T.+White

http://www.bjcc.ca/content/Koffler/Past%20Exhibits/Norman%20White_Norms%20Robots.htm

http://www.paulpetro.com/b/bellevue.shtml