White Norman: differenze tra le versioni

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Insegnante, conferenziere ed artista polivalente impegnato su molteplici fronti di ricerca - telecomunicazioni, dispositivi elettronici cinetici, robot, arte digitale -  ha cominciato a lavorare nel 1966, esibendo il suo primo lavoro nel 1969 a New York. Da allora il messaggio artistico di White e l’impulso creativo delle sue opere si è diffuso in tutto il Canada, negli Stati Uniti ed in Europa, anche grazie a moltissime mostre che hanno ospitato le sue creazioni. Molte opere di White fanno parte di collezioni pubbliche e sono in esposizione permanente presso la Art Gallery dell’Ontario, la Art Gallery di Vancouver, l’Art Bank e la National Gallery del Canada.  
 
Insegnante, conferenziere ed artista polivalente impegnato su molteplici fronti di ricerca - telecomunicazioni, dispositivi elettronici cinetici, robot, arte digitale -  ha cominciato a lavorare nel 1966, esibendo il suo primo lavoro nel 1969 a New York. Da allora il messaggio artistico di White e l’impulso creativo delle sue opere si è diffuso in tutto il Canada, negli Stati Uniti ed in Europa, anche grazie a moltissime mostre che hanno ospitato le sue creazioni. Molte opere di White fanno parte di collezioni pubbliche e sono in esposizione permanente presso la Art Gallery dell’Ontario, la Art Gallery di Vancouver, l’Art Bank e la National Gallery del Canada.  
  
Attualmente Norman White vive a Durham, nell’Ontario.
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Laureato nel 1959 in Biologia presso l’Università di Harvard, a Cambridge, Norman White è riuscito per tutto il corso degli studi a conciliare il suo impegno di studente con la passione per la pittura. Dopo Harvard,
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Dal 1978 al 2003, Norman White insegna presso l’Ontario College of Art and Design, all’interno del Photo-Electric Arts Department/New Media Programme. Le materie di sua competenza sono: elettronica digitale, meccanica, computer programming, concept development.
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Verso la fine degli anni ’70, una serie di circostanze mette White in condizioni di sperimentarsi direttamente con un sistema di elaborazione networked: si intravedono appena i germi di quello che diventerà, soltanto molti anni più tardi, Internet. White è stato uno dei pionieri della Rete: ha intuito prima di altri le enormi potenzialità contenute nella rete interconnessa di computer ed ha invitato altri artisti a prenderne coscienza, come testimoniano i molti progetti portati avanti dallo stesso White anche in collaborazione con altri illustri colleghi.
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Negli anni che seguono cresce in White l’interesse per la robotica, per i sistemi cinetici. Insieme ai suoi studenti porta aventi numerosi progetti che culminano nell’istituzione di un festival di robot lottatori di Sumo e Wrestling, per la promozione del quale, dal 1992, White è impegnato in primissima linea.
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Attualmente White prosegue la sua attività di insegnate presso l'Università di Ryerson, a Toronto. Intanto si prodiga nel tentativo di realizzare un museo funzionante ed interattivo per ripercorrere la storia del personal computer.
  
 
== Opere ==
 
== Opere ==

Revisione 00:57, 2 Dic 2005

Norman White

Biografia

Norman T. White, canadese, è riconosciuto uno dei pionieri della New Media Art. Insegnante, conferenziere ed artista polivalente impegnato su molteplici fronti di ricerca - telecomunicazioni, dispositivi elettronici cinetici, robot, arte digitale - ha cominciato a lavorare nel 1966, esibendo il suo primo lavoro nel 1969 a New York. Da allora il messaggio artistico di White e l’impulso creativo delle sue opere si è diffuso in tutto il Canada, negli Stati Uniti ed in Europa, anche grazie a moltissime mostre che hanno ospitato le sue creazioni. Molte opere di White fanno parte di collezioni pubbliche e sono in esposizione permanente presso la Art Gallery dell’Ontario, la Art Gallery di Vancouver, l’Art Bank e la National Gallery del Canada.


Dal 1978 al 2003, Norman White insegna presso l’Ontario College of Art and Design, all’interno del Photo-Electric Arts Department/New Media Programme. Le materie di sua competenza sono: elettronica digitale, meccanica, computer programming, concept development. Verso la fine degli anni ’70, una serie di circostanze mette White in condizioni di sperimentarsi direttamente con un sistema di elaborazione networked: si intravedono appena i germi di quello che diventerà, soltanto molti anni più tardi, Internet. White è stato uno dei pionieri della Rete: ha intuito prima di altri le enormi potenzialità contenute nella rete interconnessa di computer ed ha invitato altri artisti a prenderne coscienza, come testimoniano i molti progetti portati avanti dallo stesso White anche in collaborazione con altri illustri colleghi. Negli anni che seguono cresce in White l’interesse per la robotica, per i sistemi cinetici. Insieme ai suoi studenti porta aventi numerosi progetti che culminano nell’istituzione di un festival di robot lottatori di Sumo e Wrestling, per la promozione del quale, dal 1992, White è impegnato in primissima linea. Attualmente White prosegue la sua attività di insegnate presso l'Università di Ryerson, a Toronto. Intanto si prodiga nel tentativo di realizzare un museo funzionante ed interattivo per ripercorrere la storia del personal computer.

Opere

First Tighten Up on the Drums (1969). White impiega materiale elettrico ed elettronico riciclato per riprodurre effetti di luci che ricordano le nubi che turbinano al passaggio di un aeroplano, o il cadere della pioggia lungo il vetro della finestra.

Dervish (1974). Un'installazione in cui il suono proveniente da una struttura di altoparlanti montati al soffitto produce sensazioni particolari. Il suono infatti accelera, rallenta o si inverte, mentre ad ogni cambiamento corrisponde un cambiamento del timbro sonoro. In questa opera White trasferisce al suono l’interesse già manifestato per gli effetti di luce.

Menage (1974). In omaggio a W. Grey Walter, pioniere della ricerca del cervello e della riproduzione artificiale del comportamento umano, questa installazione impiega quattro robot che si muovono avanti e indietro sul soffitto e un quinto robot collocato sul pavimento. Ogni macchina esplora l’ambiente rivolgendosi verso le sorgenti di luce forte: le macchine tendono a convergere ed incrociarsi l’un l’altra finché i controlli sui motori non le separano nuovamente. Nonostante l’estrema semplicità dei principi di controllo, il comportamento del gruppo risulta sorprendentemente complesso.

Four-Letter Word Generator (1974). Il lavoro si colloca sulla falsariga del generatore di numeri random dello stesso autore (1966); le parole composte da quattro lettere sostituiscono la rappresentazione numerica della precedente opera. Tutte le parole scelte sono pronunciabili, anche se non necessariamente inscrivibili in un unico idioma.


Let Fly (1974). Gioco di luci a base elettronica.

Splish Splash Two (1975). Un muro di luci che si illuminano randomicamente per simulare le gocce di pioggia che cadono casualmente sulla superficie.

Facing Out Laying Low (1977). Un robot controllato da un micro-computer che esamina, partendo da un punto fisso, lo spazio circostante e capace di interagire attraverso una varietà di risposte audio codificate.

Departure (1977). Un rilettura in chiave meccanica di un’opera di Michelangelo.

Final Approach (1979). Un'installazione sonora che impiega una griglia di nove altoparlanti montati al soffitto capaci di ruotare continuamente. White cerca di esplorare gli effetti sonori provocati da un movimento combinato, insieme reale (del braccio meccanico) e virtuale (del suono emesso). Il risultato è un’emissione di ronzii di mosca, di rumori di aereo, che formano complessi ed affascinanti arabesque sonori.

Funky Isn't Junky (1982). Come reazione a dieci anni di coinvolgimento nell’elettronica hi-tech, l’artista sviluppa questa installazione impiegando soltanto tecnologia degli anni ’40. L’opera è stata sviluppata per far emergere tutta la nostalgia, e insieme l’affetto, dell’artista per la vulnerabilità delle macchine di prima generazione.

Funny Weather (1983). Un sistema di ventole e ventilatori che si attivano gli uni in risposta agli altri.

Hearsay (1985). Forse la più celebre delle opere dell’artista, “Hearsay" è un progetto sviluppato per ARTEX e rappresenta insieme un evento di telecomunicazione, un evento artistico e mediatico. L’idea creativa si basa sul tradizionale gioco dei bambini per cui una comunicazione passa da persona a persona finché non torna al primo che ha emesso il messaggio, compiendo un autentico circolo mediatico. In “Hearsay" il messaggio (un poema dello scrittore ungherese Robert Zend) è stato trasmesso intorno al mondo impiegando una rete di computer interconnessa (I. P. Sharp Associates); ciascuno degli otto centri che hanno partecipato all’evento è stato incaricato di tradurre il messaggio in una lingua diversa prima di ritrasmetterlo a sua volta. L’intero processo è stato monitorato direttamente dall’artista dall’A-Space di Toronto.

Telephonic Arm Wrestling (1986). Il progetto, sviluppato dall’artista in collaborazione con l’amico Doug Back, si fonda sull’idea di permettere un braccio di ferro telematico, impiegando giocatori collocati in due città differenti ed usando sistemi elettro-meccanici collegati ad un programmatore in grado di ritrasferire i dati via telefono. In primo collegamento avvenne nel 1986 fra il Canadian Cultural Centre di Parigi ed l’Artculture Resource Centre diToronto. Il progetto è stato sostenuto dal McLuhan Programme, sotto la direzione del Prof. Derrick DeKerkhove dell’Università di Toronto.

The Helpless Robot (1987-96). Tra le più celebri opere di White, The Helpless Robot si caratterizza per essere un robot interattivo senza però avere montati dei motori. Il robot infatti produce richieste vocali nei confronti del visitatore, chiedendo di essere spostato e specificando anche il come. The Helpless Robot rappresenta lo sforzo dell’artista di esaminare le tecniche umane di costruzione della conoscenza: per tutta la durata dell’esperienza, la macchina tenta infatti di valutare e predire il comportamento umanodella persona con cui interagisce.

Them ------' Robots (1988). Il progetto, condotto insieme a Laura Kikauka, prevedeva la costruzione (per ciascuno dei due artisti impegnati) di una macchina elettromeccanica antropomorfa, caratterizzata per l’appartenenza ad un genere: maschile, quella di White e femminile quella di Kikauka. La costruzione delle due macchine doveva avvenire in maniera separata, senza contatti tra i due artisti e senza quindi possibilità di consultarsi sui particolari, soprattutto riguardo alle dimensioni. Le due macchine sono state presentate in occasione di una performance pubblica. La macchina maschio risponde ai campi magnetici generati dall'organo sessuale riprodotto nel robot di genere opposto, mostrando segnali di eccitazione.

White ha collaborato inoltre alla realizzazione di opere di altri artisti, tra le quali ricordiamo: Worldpool (1978-1979); Plissure du Texte (1983) e Ubiqua (1986)


Di gruppo:

Musei

Le opere di White sono presenti all’interno di collezioni pubbliche permanenti e di collezioni private. Collezioni pubbliche: Art Gallery of Ontario; Art Bank, Canada Council; Erindale College; University of Toronto; National Gallery of Canada; Vancouver Art Gallery Collezioni private di: Laura Kikauka; Heinz Macke; Al Mattes; Sam Markle; Medtronic Museum of Electricity and Art; P. Schumaker; Hans Redmann; Joseph Colucci; Julian Rowan; Brydon Smith; John Weinzweig; Peter Wilson.

Bibliografia

1975 John Turnbull, Vanguard, September issue. 1976 Joe Bodolai, Artscanada, May issue. 1984 Brian Reffin Smith, Soft Computing: Art & Design, Addison-Wesley Publishing Co. 1991 Review of Ars Electronica 90. Leonardo Magazine.

Oltre a queste opere di riferimento, merita segnalare di White anche i suoi molteplici interventi (public lectures): National Gallery of Canada (1976); "New Horizons", Visual Arts Ontario, Toronto, Ontario (1983); "Viewpoints" Banff School of Art, Banff, B.C. (1986); "Artists' Forum", Ars Electronica, ORF-Landesstudio Oberosterreich, Linz, Austria (1990); "Confessions of an Electric Artist", National Gallery of Canada (1995).

Oltre che numerose partecipazioni a tavole rotonde: 10th Annual Sculpture Conference, "Pygmalion or Pythagoras: Sculptural Response to Living Systems", York University, Toronto, Ontario (1978); 1980 Computer Culture Exposition, "The Arts". Harbourfront, Toronto, Ontario (1980); Art and Telecommunications, "Robots", at the School of Visual Arts, New York, N.Y. (1982); Annual Conference of the University Art Association of Canadam, "Issues of Representation through Technology", University of British Columbia, Vancouver, B.C. (1983); International Council of Fine Arts Deans, "New Directions in Electronic and Film Media", Amsterdam, Holland (1984); Electro-Culture, Ontario Association of Art Galleries general meeting, Artculture Resource Centre, Toronto, Ontario (1985); "MetaNetworks/MetaCulture", A-Space, Toronto, Ontario (1992); “Cyberspace, Virtual Reality, and the Body", McLuhan Programme, University of Toronto, Toronto, Ontario (1993); "NERVEgate", sponsorizzata dal Goethe Institute, Toronto, Ontario (1995); "Three-space, Time-base, In-yer-face Art: The Aesthetics of Real Space Interactives", Montreal, Quebec (1995); "Robotica: O Cenario Homem-Maquina", Sao Paolo, Brasil (1995).

Sito web

http://www.normill.ca/

Poetica

White indica quattro principi che, oltre a rappresentare la sintesi del suo pensiero, vorrebbe che venissero recepiti anche da altri artisti: 1. L’arte deve imparare ad interessarsi al comportamento almeno quanto fa con l'apparenza; 2. Una buona parte della migliore arte si produce nel momento in cui comportamento e apparenza sono completamente in disaccordo l’uno con l’altra; 3. La carenza di significato è un aspetto critico dell' estetica; 4. L'arte funziona meglio, ed è più utile, soprattutto se viene posizionata al di fuori delle gallerie e dei musei. L’artista canadese schematizza in questi quattro punti quella che potrebbe essere considerata una piattaforma di riflessione, verso la quale richiamare anche gli altri artisti a convergere, per condividerla o magari discuterla. White invita a ripensare il modo di fare arte, poggiando lo sguardo anche su tutto ciò che sta dietro l’apparenza, ad indagare nella sostanza degli oggetti artistici. Attraverso il movimento dei suoi robot, dei suoi meccanismi, l’artista cerca di portare fuori ciò che sembra muoversi dentro alle sue opere: la loro essenza , il loro carattere, laloro indole più nascosta. Le opere di White sono animate delle loro pulsioni interne; il fuori mantiene finalmente un collegamanto diretto con il dentro, l'apparenza finalmente respira le agitazioni della sostanza più interiore. Le sculture robotiche di White sono dotate di movimenti ed intenzioni, nell’intento di imitare il comportamento umano. Non sono imprigionate in un programma prestabilito (alcune delle sue opere sono e resteranno, a detta dello stesso artista, perennemente incomplete e costantemente in divenire), ma sono messe in condizione di interagire con l’ambiente: la natura sempre mutevole ed imprevedibile delle stimolazioni che la macchina riceve dall’esterno, dal complesso sociale in cui è inserita, è all’origine delle prestazioni che risultano quindi sempre variabili.

Non mancano nel repertorio artistico di White, creazioni assolutamente geniali, come il robot Helpless, in cui viene ribaltato il ruolo tradizionale della macchina, che poi è quello di essere a servizio dell’uomo. Il robot Helpless cerca (letteralmente) l'aiuto dell'uomo attraverso autentiche richieste di assistenza e, per raggiungere il suo scopo, necessita della cooperazione dello spettatore. Attraverso il punto di vista del rapporto che l’uomo stabilisce con le macchine, White cerca di far emergere tutta la complessa fragilità dell'uomo. Il caso del già citato robot Helpless è emblematico: in esso White proietta sulla macchina tutta la vulnerabilità dell’essere umano.

Dal 1992 White è impegnato nella promozione di un festival di robot lottatori di Sumo o Wrestling. Si tratta di un ciclo di incontri nei quali le macchine dimostrano tutta la loro resistenza, agilità e capacità di movimento in veri e propri scontri diretti. Anche in questo caso l'intento di White è quello di mettere in scena, attraverso uno spettacolo di robot inanimati, lo spirito violento contenuto nella nostra umanità e nel nostro tempo. Perchè le macchine sono comunque figlie dell'uomo.

Webliografia

http://www.medienkunstnetz.de/werke/hearsay/

http://www.openspace.ca/outerspace/NormanWhiteInterview2003.html

http://www3.sympatico.ca/steev/exhibition/aloio/aloio/cv_white_eng.html

http://www3.sympatico.ca/steev/exhibition/aloio/aloio/in_white_eng.html

http://telematic.walkerart.org/timeline/timeline_white.html

http://alien.mur.at/rax/ARTEX/hearsay.html

http://www.undo.net/cgi-bin/undo/pressrelease/pressrelease.pl?action=searchartista&artista=Norman+T.+White

http://www.bjcc.ca/content/Koffler/Past%20Exhibits/Norman%20White_Norms%20Robots.htm

http://www.paulpetro.com/b/bellevue.shtml

www.canadacouncil.ca/archival/robot.htm

http://telematic.walkerart.org/overview/overview_adrian.html

www.normill.ca/artpage.html

www.year01.com/helpless/ - 5k

www.medienkunstnetz.de/artist/white/biography

telematic.walkerart.org/timeline/timeline_white.html

www3.sympatico.ca/steev/exhibition/ aloio/aloio/in_white_eng.html

www.electrohype.org/electrohype2004/artist.html