Discussione:Boetti Alighiero: differenze tra le versioni

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*'''Cimento dell'Armonia e dell'Invenzione 1969'''
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*'''Cimento dell'Armonia e dell'Invenzione, 1969'''
 
http://www.fondazioneboetti.it/italiano/fondazione_boetti_bio.html <br>
 
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*Senza titolo, 1966
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*Catasta, 1966
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*Rotolo di cartone ondulato, 1966
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*Mancorrente m. 2, 1966
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*Sedia, 1966
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*Scala, 1966
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*Legno e ferro 8, 1967
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*Per un uomo alienato, 1968
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*Territori occupati, 1969
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*Mappa, 1971
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*Senza titolo, 1972
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*Mappa, 1972
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*720 lettere dall'Afghanistan, 1973
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*I Sei Sensi, 1975
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*I mille fiumi più lunghi del mondo, 1976
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*Aerei, 1977
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*Non parto non resto, 1984
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*Order and disorder, 1985
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*Clessidra cerniera e viceversa, 1985
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*Tutto, 1987
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*Senza titolo, 1988
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*Mappa, 1989
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*10, 100, 1000, 1967
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*Io che prendo il sole a Torino il 19 gennaio 1969, 1969
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*Senza titolo, 1994
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*Aerei, 1990
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*Alighiero Caterina Giordano, 1992
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*Tutto, 1988
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*Poesie con il Sufi Berang, 1988
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*Senza titolo, 1991
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*Mappa, 1971
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*Mappa, 1989
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*Cartoline Astratte, 1987
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*Anno 1990, 1990
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*Oeuvre Postale de Bouche a Oreille, 1993
  
 
==Elenco esposizioni (anno, titolo, curatela, luogo, città):==
 
==Elenco esposizioni (anno, titolo, curatela, luogo, città):==

Revisione 11:50, 12 Mar 2015

Cognome Nome / Pseudonimo / Denominazione:

Alighiero Boetti

Biografia:

Foto di Alighiero Boetti

Alighiero Boetti nasce a Torino il 16 dicembre 1940. Interrompe gli studi di economia e commercio dell’università di Torino diventando un artista autodidatta dell’Arte Povera.
La sua attenzione si sposta al Medio e Estremo Oriente e alla cultura africana, intraprendendo lunghi viaggi e soggiorni in Afghānistān , in Africa, in Giappone, in Europa e negli Stati Uniti maturando così, il suo lavoro d’artista.

Nel 1962 a Vallauris, in Francia, conoscerà la sua futura moglie Annemarie Sauzeau e la sposerà nel 1964.
A Torino, fra il 1963 e il 1965, utilizza diversi materiali come la masonite, il gesso, il plexiglas e macchinari luminosi. I suoi primi lavori sono disegni a china su carta di oggetti industriali per la registrazione come per esempio cineprese, macchine fotografiche o microfoni; realizza anche incisioni e monotipi che studierà e praticherà a Parigi.
Ottiene una Galleria personale alla Christian Stein di Torino e partecipa a tutte le collettive del gruppo Arte povera.
Opere come Zig-Zag, ferro 8, Dama e Legno per Boetti danno le fondamenta della sua attitudine con la materia.
Da Sperone esibisce la nuova opera Niente da vedere, niente da nascondere. Nel 1967 fa lunghi soggiorni nelle Cinque Terre e poi a dicembre fa la seconda mostra personale alla Galleria La Bertesca di Genova.
Nel 1968 si dedica a diversi materiali come vetro, metallo, legno e cemento. Parteciperà a tantissime mostre.
Alla Kunsthalle di Berna nel 1969 celebra l’inizio della mostra collettiva "When Attitude Become Form" curata da Harald Szeemann. Boetti è uno dei primi artisti dell’arte povera a trovare un proprio percorso artistico indipendente.
A luglio nasce il primo figlio Matteo.

Nel 1970 inizia i primi lavori con i francobolli, sperimentando questo stile come se stesse utilizzando colori e pennelli, come ad esempio Estate 70.
Dal ’70 al ’77, insieme alla moglie, scriverà un libro di catalogazione chiamato Classificando i mille fiumi più lunghi del mondo.
Realizza il video Ciò che sempre parla in silenzio è il corpo in cui Boetti, di spalle, è ripreso mentre è intento a scrivere questa frase in modo speculare con entrambe le mani.
Poi partecipa alla mostra "Vitalità del negativo" a Roma al Palazzo delle Esposizioni curato da Achille Bonito Oliva.
Compie diversi viaggi, ma è un po' per caso che và in Afghanistan che la considererà come una sua seconda terra natale e infatti andrà a visitarla abbastanza spesso fino al 1979. È a Kabul che fa il suo primo ricamo su tessuto e al suo ritorno lavorerà al suo progetto dei telegrammi. Realizzerà anche l’opera della Mappa che dapprima era su carta e ora è tessuta, in cui è rappresentato il planisfero dove ogni nazione viene rappresentata con la propria bandiera.
Boetti intreccia anche la carriera da imprenditore alberghiero aprendo il One Hotel nel quartiere residenziale Sharanaw a Kabul e aprirà una Factory di ricamo.
Poi si stabilisce a Roma cominciando a firmarsi "Alighiero e Boetti", compiendo così la duplicazione del suo nome, che diventa di 16 lettere, e allo stesso tempo il suo sdoppiamento simbolico fra sfera privata, il nome e sfera pubblica, il cognome.
Partecipa alla collettiva "De Europa" da John Weber a New York e alla Biennale di Venezia. Nascerà la sua seconda figlia Agata.
Sperimenta diverse tecniche come il frottage, trasforma gli abituali strumenti di lavoro in vere e proprie opere, riutilizza la carta quadrettata come base delle esplorazione matematiche. Avranno luogo le sue prime mostre di New York, dove parteciperà anche all’esposizione "Eight Contemporary Artist"del MOMA.
Compie altri viaggi, in Guatemala, torna in Afghanistan, soggiorna per un lungo periodo a New York, torna in Italia, va al Sudan e in Etiopia.
Nell’’77 pubblica il libro The Thousand Longest Rivers in the World.
Nel 1979 gli muore la madre Adelina dove Boetti le dedicherà l'opera Regno musicale. Nello stesso anno organizzerà la sua prima "personale collettiva" nel Chiostro di Voltorre a Gavirate in cui farà partecipare gli abitanti e i bambini della città attraverso un lavoro coreografico.
A settembre avverrà il suo ultimo viaggio a Kabul, che a dicembre sarà invasa dai sovietici. Il suo lavoro all’One Hotel e alla Factory di ricamo quindi avrà fine.

Nel 1980 espone a Londra, a New York, a Tokyo e alla Biennale di Venezia e in altre gallerie italiane.
Boetti realizza nuove opere variopinte, "La natura, una faccenda ottusa, sul tema della proliferazione dei regni", per la nostalgia del territorio afghano diventato inaccessibile. Collabora per quasi cinque mesi col quotidiano "Il Manifesto", sul quale viene stampato un suo disegno al giorno.
Fra il 1981 e il 1982 espone in Francia al Centro Georges Pompidou e in Italia a Torino e a Roma. Negli anni settanta riscontrò un problema di salute peggiorando nell'’82 per via di un orribile incidente d'auto alle Cinque terre. Resta convalescente per due mesi. In quell’anno c’è Documenta 7, la quale espone il grande arazzo con i nomi dei fiumi e dell’allontanamento dalla moglie Annemarie, dedicandole la frase ricamata sulla cornice di una Mappa dell’’83 "Sciogliersi come neve al sole pensando a te e a noi".
Negli anni 1983-84 continua con le mostre in Italia e all’estero.
Nell84 sostiene a Los Angeles la mostra "Il modo italiano" facendovi partecipare nel disegno per il mosaico murale gli studenti della California University.
Grazie alle donne afghane rifugiatesi in Pakistan vengono continuati i lavori a ricamo dell'artista la quale nascerà la nuova opera Tutto.
Si reca in Giappone e nell’’86 avrà due sue mostre personali a Eindhoven allo Stedelijk e al Nouveau Musée di Lyon-Villeurbanne, e parteciperà per la terza volta alla Biennale di Venezia. Negli 1987-1989 è la sua opera a viaggiare nel mondo, dalla Kunsthalle di Düsseldorf a New York da Castelli e Sonnabend, dal PAC di Milano al Pompidou di Parigi.
Nel 1989 si occupa della scenografia e dei costumi per lo spettacolo "Hanjo" di Vita Accardi, tratto dai "No" di Yukio Mishima.

Nel 1990 realizza Passepartout che è un grande mosaico ragionato proprio per il pavimentazione della galleria francese di Lucio Amelio Piece Unique.
Crea il grande Fregio per La Biennale di Venezia ottenendo il Premio speciale della Giuria.
La sua seconda moglie sarà Caterina Raganelli da cui nascerà il figlio Giordano.
Tra il '90 e il '91 è a New York terrà due mostre personali.
Nel '91 inizia in Pakistan la tessitura di cinquanta kilim sul tema Alternando da uno a cento e viceversa. Per la mostra al Magasin di Grenoble realizza il suo più grande Lavoro postale in cooperazione con il Musée delle Poste di Parigi.
Ha diverse esposizioni personali in Germania, Francia e Austria e aderisce anche alla collettiva "Reperti" a Rio de Janeiro.
Nel 1993 terrà la sua ultima personale storica in Italia, a Torino negli spazi della Galleria Christian Stein.
Presenta la sua ultima opera Autoritratto, ricordata come Mi fuma il cervello, nel parco del museo olandese di Sonsbeek, la quale verrà anche esposta nell’atrio del Centre Pompidou.
Nello stesso anno, in estate, gli viene diagnosticato un tumore. Si dedica ininterrottamente alla mostra del Magasin che dà avvio con successo il 27 novembre. Nel febbraio 1994 tiene l’ultima mostra "Alighiero Boetti, origine et destination" al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles. Il 24 aprile 1994, Alighiero Boetti muore nel suo appartamento a Roma.
Diverse mostre si terranno negli Stati Uniti per onorare l’artista, al MOCA di Los Angeles, al P.S.1 Contemporary Art Center di Long Island, al MOMA e al Guggenheim di New York.[1]


Sito web:

Poetica:

Viaggio è una parola chiave che si nasconde dietro la poetica di Boetti, infatti i suoi spostamenti in Europa, in Africa, negli USA e in Giappone ma ancor di più i suoi lunghi soggiorni in Afghānistān diedero un enorme contributo alle sue opere, dando grande profondità al suo lavoro.
Tale lavoro consiste in una cosiddetta "reinvenzione delle invenzioni", ovvero nel realizzare oggetti tridimensionali a partire da oggetti di uso comune come per esempio tavelle, pavimenti, mancorrenti, eternit, tubi. Intenzione è dare valore ai materiali, richiamando ambienti simbolici e culturali e stringendo una forte relazione tra oggetto e immagine. Il modo in cui opera si sviluppa attraverso il raddoppiamento, l'estensione e l'accumulo di oggetti che priva del loro quotidiano significato. Approfondisce i temi dell'alternanza, del doppio e della propria identità arrivando addirittura ad adoperare il suo nome sdoppiato “Alighiero & Boetti”.
La sua ricerca, ispirata all'incondizionata libertà dell'espressione artistica e caratterizzata da un continuo sperimentalismo, si è svolta attraverso lavori di piccolo e grande formato: MappeMettere al mondo il mondoTuttoAlternando da uno a cento e viceversa;  Autoritratto. I temi ricorrenti di Boetti sono il corpo, l’identità e la scoperta dell’altro. Grazie ai suoi viaggi lontani dall’ Occidente, infatti,sono nate opere molto diverse per tecnica e linguaggio, risultato di un dialogo vigile con culture ignote e antiche civiltà.
L’artista è spinto ad esplorare il mondo nei suoi aspetti materiali, ma anche astratti ed irreali, e ci trascina in un mondo composto da ordine e disordine, quotidiano e cronaca, storia e mito, dalle differenze tra il momento vissuto e l’eternità, il finito e l’infinito.
Questa tensione generale viene perfettamente riassunta a partire dal 1971 con l’immagine del mondo già “globalizzato”: vere e proprie figure del mondo contemporaneo, ovvero con le Mappe. Anche nei Lavori postali, è il fato a stabilire gli infiniti accostamenti che gli itinerari compiono, e questa casualità interagisce con lo svolgersi del lavoro, creando così un inaspettato gioco di emozioni e un’entusiasmante rete di relazioni e di incontri.[2]

Opere:

Cimento dell'Armonia e dell'Invenzione
  • Cimento dell'Armonia e dell'Invenzione, 1969

http://www.fondazioneboetti.it/italiano/fondazione_boetti_bio.html

Esso prende il nome dal titolo dell’opera n.8 di Vivaldi che contiene i concerti delle Quattro Stagioni, che consiste nel ricalcalcare a matita i quadratini di venticinque fogli 70x50 cm. Alla fine del processo viene registrata la durata dell'operazione di cui il primo pezzo si chiamava quarantadue ore ed era seguito dalla registrazione dei pochi suoni che avevano accompagnato la sua creazione.






Mappa
  • Mappe, 1988

In ognuna di esse rappresentava le alterazioni politiche mondiali, gli eventi, i cambiamenti nella storia, inoltre guardava anche i rapporti e le influenze che esse hanno avuto sui movimenti artistici contemporanei. Ogni stato è rappresentato dalla sua bandiera nazionale, creando un vero ritratto della molteplicità e della differenza.






Mi fuma il cervello
  • Mi fuma il cervello, 1993

http://www.palazzograssi.it/it/artista/alighiero-boetti-0

La scultura è un suo autoritratto, nell’atto di rinfrescarsi le idee con un getto d’acqua, spiega ironicamente lo sviluppo creativo che aveva luogo nella sua mente. È un lavoro realizzato negli anni settanta ma finita nel 1994, pochi mesi prima della morte.



















  • Senza titolo, 1966
  • Catasta, 1966
  • Rotolo di cartone ondulato, 1966
  • Mancorrente m. 2, 1966
  • Sedia, 1966
  • Scala, 1966
  • Zig-Zag, 1966
  • Legno e ferro 8, 1967
  • Per un uomo alienato, 1968
  • 8 gennaio 1968, 1968
  • Territori occupati, 1969
  • Mappa, 1971
  • Senza titolo, 1972
  • Mappa, 1972
  • Ononimo , 1973
  • 720 lettere dall'Afghanistan, 1973
  • I Sei Sensi, 1975
  • I mille fiumi più lunghi del mondo, 1976
  • Aerei, 1977
  • Non parto non resto, 1984
  • Order and disorder, 1985
  • Clessidra cerniera e viceversa, 1985
  • Tutto, 1987
  • Senza titolo, 1988
  • Anno 1988, 1988
  • Mappa, 1989
  • 10, 100, 1000, 1967
  • Colonne, 1968
  • Io che prendo il sole a Torino il 19 gennaio 1969, 1969
  • Senza titolo, 1994
  • Aerei, 1990
  • Alighiero Caterina Giordano, 1992
  • Tutto, 1988
  • Poesie con il Sufi Berang, 1988
  • Senza titolo, 1991
  • Mappa, 1971
  • Mappa, 1989
  • Cartoline Astratte, 1987
  • Anno 1990, 1990
  • Oeuvre Postale de Bouche a Oreille, 1993

Elenco esposizioni (anno, titolo, curatela, luogo, città):

File multimediali:

Video:
Audio:
Altro:

Augmented reality:

Fondazione Alighiero e Boetti

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Bibliografia:

===Libri sull'artista===[3]

  • Sandro Lombardi (a cura di), Alighiero Boetti. Dall'oggi al domani, testi del curatore e dell'artista, 500 copie di cui 100 con una serigrafia, *Edizioni L'Obliquo, Brescia, 1988.
  • Martina De Luca, in collaborazione con Massimo Mininni, (a cura di) Alighiero e Boetti, Edizioni Essegi, Ravenna 1990.
  • Anne Pontégnie, Marianne Van Leeuw (a cura di), Alighiero e Boetti. Douglas Huebler, Société des Expositions du Palais des Beaux-Arts, Bruxelles, 1997.
  • Annemarie Sauzeau, Alighiero e Boetti 'Shaman/Showman', Umberto Allemandi & C., Torino 2001.
  • Annemarie Sauzeau, "Shaman showman. Alighiero e Boetti", con inteventi di Jonathan Monk e Maurizio Cattelan e un DVD del film di Emidio Greco, "Niente da vedere niente da nascondere", colore, 60', Luca Sossella editore, Roma 2006.
  • Luca Cerizza, "Alighiero e Boetti. Mappa", One work series, edizione Afterall Books, London 2008


===Libri d'artista / Edizioni===[4]

  • Alighiero Boetti, "Insicuro Noncurante", 1972-1975, portfolio, edizione in 41 esemplari firmati e numerati + 4 esemplari H.C. con numerazione romana,

cm 56 x 46 x 6 cad., 81 tavole. Edizione Studio 2R, Genova 1975.

  • Alighiero Boetti, Anne-Marie Sauzeau, "Classifying the thousand longest rivers in the world", 1970-1977, libro a stampa, edizione in 500 esemplari firmati e numerati, cm 21,5 x 16,5 x 5,5 cad., pp. 1018. Tipografia Sergio D'Auria, Ascoli Piceno 1977.
  • Alighiero Boetti, "Da uno a dieci"; cartella, 20 tavole, con un testo di Gianni Jervis. Progettazione grafica Rinaldo Rossi. Emme Edizioni, Milano 1980.
  • Alighiero Boetti, "1984", tiratura imprecisa ma dichiarata ex 11, cm. 19 x 15, pp. 216. Libro d'artista edito in proprio a Roma.
  • Alighiero Boetti, "1986", tiratura imprecisa ma dichiarata ex 44, cm. 15,5 x 12,5, pp. 146. Libro d'artista edito in proprio a Roma.
  • Alighiero Boetti, "1988", tiratura imprecisa ma dichiarata ex 11, cm. 19 x 15, pp. 216. Libro d'artista edito in proprio a Roma.
  • Alighiero Boetti, Randi Malkin, "Accanto al Pantheon", 11 esemplari firmati dagli autori con numerazione romana, cm. 30 x 21,5, x 2, pp. 152. Libro d'artista edito in proprio a Roma.
  • Alighiero Boetti, Randi Malkin, "Accanto al Pantheon", libro a stampa in 2000 copie di cui 100 numerate e dedicate "ad personam" con un testo di *Boetti; testi di AA.VV., fotografie di Randi Malkin, Prearo Editore, Milano 1991.
  • Alighiero Boetti, "111", 160 esemplari numerati e firmati, cm 30 x 21, 5 x 1,5, pp. 111. Libro d'artista edito in proprio a Roma.


===Interviste, testi e progetti dell'artista in periodici e libri===[5]

  • Tommaso Trini, Alighiero Boetti, in Tecniche e materiali, interviste a cura di Carla Lonzi, Tommaso Trini e Marisa Volpi Orlandini, "Marcatré", Lerici *Editore, Roma, n. 37/38/39/40, maggio 1968, p. 78.
  • Alighiero Boetti, Nineteen hundred and seventy, (intervento), "Studio International", London, vol. 180, n. 924, luglio-agosto, 1970, p. 10.
  • AA.VV., Boetti Fabro Merz Paolini Salvo (intervento), Edizioni Toselli, Milano, 1972.
  • Alighiero Boetti, Alighiero Boetti (intervento),"bulletin 62", art & project, Amsterdam, 1972.
  • Alighiero Boetti, ABEEGHIIILOORTT, (intervento), "Flash Art", Giancarlo Politi Editore, Milano, anno V, n. 32/33/34, maggio-luglio, 1972, p.41.
  • Mirella Bandini, Torino 1960/1973, intervista ad Alighiero Boetti "NAC", Roma, n. 3, marzo, 1973, pp. 2-18.
  • Alighiero Boetti, Four pages of work (intervento), "Studio International", London , gennaio-febbraio, 1976.
  • Alighiero Boetti, Ni queue ni tête (intervento), "La Città di Riga", La Nuova Foglio, Pollenza, n. 1, autunno, 1976, p. 214.
  • Maurizio Fagiolo, In quell'artista c'è uno sciamano, (intervista), "Il Messaggero", Roma, 23 marzo 1977, p. 3.
  • Alighiero Boetti, Da mille a mille, (intervento), "Domus", Editoriale Domus, Milano, n. 595, giugno, 1979, pp. 54-55.
  • Alighiero Boetti, copertina di "Casa Vogue", gennaio 1980, successivamente pubblicata "Flash Art", n. 167, aprile-maggio 1992.
  • Alighiero Boetti, (intervento), "Il Manifesto", Roma, numeri dal 16 dicembre 1980 al 25 aprile 1981, pp. 4-5.
  • Alighiero Boetti, Clessidra cerniera viceversa, (intervento), "Domus", Editoriale Domus, Milano, n. 637, marzo, 1983, p. 70.
  • Achille Bonito Oliva, in Dialoghi d'artista. Incontri con l'arte contemporanea 1970-1984, Electa, Milano, 1984. (Intervista rilasciata dall'artista

nel 1973).

  • Alighiero Boetti, Alighiero e Boetti. Quattro fogli di carta quadrettata 70x100 e china, 1984, "A.E.I.U.O.", Editrice Inonia, Roma, anno V, n. 10-11, luglio, 1984, pp. 98-103.
  • Alighiero Boetti Alighiero e Boetti. 1984, (intervento), "A.E.I.U.O.", Editrice Inonia, Roma, anno VII, n. 16, gennaio-marzo, 1986, pp. 19-31.
  • Alighiero Boetti, Quattro esercizi per Artforum 1986, "Artforum", New York, vol. XXIV, n. 10, estate, 1986, pp. 99-102.
  • Alighiero Boetti, Collaboration Alighiero e Boetti, "Parkett", Zürich, n. 24, giugno 1990, testi di Jean-Christophe Ammann, Jean-Pierre Bordaz, Rainer *Crone, Alain Cueff, Friedemann Malsch, Giovan Battista Salerno, pp. 49-51.
  • Rita Sala, Io mi sposo, (intervista), "Vanity Fair", Edizioni Condé Nast, Milano, n. 4, settembre 1990, pp. 146-155.
  • Alighiero Boetti, S.t., (intervento), "Interview", New York, vol. XXI, n. 5, maggio, 1991, pp. 122-123.
  • Alighiero Boetti, S.t., (intervento), "Spazio Umano", Milano, dicembre 1991, pp. 140-141.
  • Nicolas Bourriaud, Afghanistan, (intervista), "Documents", Paris, n. 1, ottobre 1992, pp. 49-54.
  • Alighiero Boetti, Dall'oggi al domani, "Flash Art", Giancarlo Politi Editore, Milano, anno XXVII, n. 185, giugno, 1994, pp. 74-78.


===Articoli e saggi sull'artista in periodici e libri===[6]

  • Tommaso Trini, Magia percettiva in Boetti, "Domus", Editoriale Domus, Milano, n. 470, gennaio, 1969, p. 49.
  • Tommaso Trini, ABEEGHIIILOORTT, "Data", Giampaolo Prearo Editore, Milano, anno II, n. 4, maggio, 1972, pp. 50-57.
  • Tommaso Trini, Alighiero Boetti: I primi 1000 fiumi più lunghi del mondo, "Data", Giampaolo Prearo Editore, Milano, anno IV, n. 11, primavera, 1974, pp. 40-49.
  • Renato Barilli, Al di là della pittura. Arte povera, comportamento, body art, concettualismo, in "L'Arte Moderna", a cura di Franco Russoli, Fratelli Fabbri Editori, Milano, 1975.
  • Corinna Ferrari, L'alfabeto dei segni, "Data", Giampaolo Prearo Editore, Milano, anno VII, n. 27, luglio-settembre, 1977, pp. 18-21.
  • Giovan Battista Salerno, Due artisti della comunicazione: cos'è (Warhol), come si cambia (Boetti), "Il Manifesto", Roma, 3 giugno 1979.
  • Michelangelo Notarianni e Giovan Battista Salerno, L'ordinato disordine di Alighiero e Boetti, insicuro noncurante, "Il Manifesto" 16 dicembre 1981.
  • Giovan Battista Salerno, Una ruota libera e una no, "Acrobat Mime Parfait", Bologna, n. 1, marzo 1981, pp. 4-19.
  • Roberto Lambarelli, Da uno a dieci, "Acrobat Mime Parfait", Bologna, n. 1, marzo 1981, pp. 22-27.
  • Bruno Corà, Alighiero e Boetti. Un disegno del pensiero che va, dialogo con Bruno Corà, "A.E.I.U.O.", Editrice Inonia, Roma, n. 6, dicembre, 1982,

pp. 34-49.

  • Giorgio Verzotti, Alighiero e Boetti, "Flash Art", Giancarlo Politi Editore, Milano, anno XVI, n. 114, giugno, 1983, pp. 48-51.
  • Achille Bonito Oliva, Alighiero & Boetti. Due gemelli, un solo artista, "Max", Edizioni Rizzoli, Milano, novembre, 1985, pp. 46-50.
  • Germano Celant, Arte Povera. Storie e protagonisti, Electa, Milano, 1985.
  • Patrick Javault, Alighiero Boetti. L'art des ouvertures, "Art Press", Paris, n. 98, dicembre, 1985, pp. 30-33.
  • Corrado Levi, Una diversa tradizione, Clup, Milano, 1985, pp. 41-68.
  • Bruno Corà, ALIGHIERO BOETTI. l'arte delle felici coincidenze, "Vogue Italia", Edizioni Condé Nast, Milano, n. 13, marzo 1986, pp. 482-487.
  • Maria Grazia Torri, Alighiero Boetti, "Flash Art", Giancarlo Politi Editore, Milano, anno XIX, n. 134, estate 1986, p. 80.
  • Enrico R. Comi, Nel quadrato del tempo, "Spazio Umano", Milano, n.3, luglio-settembre 1986, p. 3.
  • Germano Celant, The Red and the Black, "Artforum", New York, vol. XXIV, n. 10, estate, 1986, p. 98.
  • Carolyn Christov-Bakargiev, Alighiero Boetti, "Flash Art", Giancarlo Politi Editore, Milano, anno XX, n. 140, estate, 1987, pp. 32-34.
  • Giovan Battista Salerno, Boetti: quattro volte un bivio, "Flash Art", Giancarlo Politi Editore, Milano, anno XX, n. 140, estate 1987, p. 35.
  • Alain Cueff, Alighiero e Boetti: Le Paradox et son Double, "Parkett", Zürich, n. 13, 1987, pp. 6-21.
  • Germano Celant, Arte Povera, Umberto Allemandi & C., Torino e Art Edition, Villeurbanne, 1989.
  • Giovan Battista Salerno, Quadrati, pensieri, sorrisi. Alighiero & Boetti, "Tema Celeste", Siracusa , anno VII, n. 20, aprile-giugno, 1989, pp. 26-29.
  • Mariuccia Casadio, Stravagare arte come viaggio Alighiero e Boetti 1969-89, "Vogue Italia", Edizioni Condé Nast, Milano, n. 473, novembre, 1989, pp.

248-253, p. 271.

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Webligrafia:

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  5. http://www.fondazioneboetti.it/italiano/fondazione_boetti_biblio.html
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  7. http://www.fondazioneboetti.it/italiano/fondazione_boetti_biblio.html

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Io che prendo il sole a Torino il 19-1-1969