Art and telematics: towards a network consciousness: differenze tra le versioni

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==ARTE E TELEMATICA: VERSO UN NETWORK  DI  CONOSCENZA==
 
==ARTE E TELEMATICA: VERSO UN NETWORK  DI  CONOSCENZA==

Versione attuale delle 12:40, 28 Apr 2010

Art and telematics


Autore:

ASCOTT ROY

Tratto da:

H. GRUNDMANN, ed. Art + Telecommunication. Vancouver: The Western Front, pp. 25-67.

Titolo Originale:

Art and Telematics: towards a network consciousness/Kunst und Telematik/L’Art et le Télématique.

Anno:

1984 d.c.

ARTE E TELEMATICA: VERSO UN NETWORK DI CONOSCENZA



In California nella primavera del 1978 fui preso da un grande entusiasmo per il Networking, ma 17 anni prima nel freddo studio londinese, dopo aver letto le opere di Norbert Wiener (1) e Ross Ashby (2) che illustrano lo scenario per un’arte creativa, avevo avuto l’intuizione che un approccio cibernetico all’arte sarebbe potuto, o almeno questa era la mia opinione, giungere ad un elevato grado di conoscenza.

Il lavoro, sia nell’ambito delle gallerie d’arte che in ambito universitario, sia in Inghilterra che all’estero, (soprattutto a Ealing, Londra e presso la OCA di Toronto), tentava di dare veste compiuta all’intuizione riguardo ad un approccio cibernetico all’arte che traspariva nella mia pubblicazione (3), ma nonostante questo, un elemento di fondamentale importanza mancava. Si trattava solo del fatto che l’accesso al computer non era di facile organizzazione, probabilmente difficile da raggiungersi per certi aspetti della realtà dell’epoca, ma in base alla mia esperienza personale, mancava qualche collegamento fra i computer e i mezzi di comunicazione. Ricordo molto bene come presso l’OCA a Toronto il programma strutturato su informazione, concetto, struttura, (un programma curriculare basato su questi elementi che introducono, in sostituzione della precedente struttura basata sulla divisione in dipartimenti e sunti vari, che era allora alla base di qualsiasi programma di educazione all’arte di tipo ortodosso), veniva ad essere ostacolato da eccessive interazioni. Così come può capitare che in alcuni uffici postali, nonostante l’affollamento agli sportelli, si insiste nel far completare qualsiasi tipo di transazione a mano. Mi rendevo conto che nella tecnologia allora disponibile veniva a mancare qualche elemento di fondamentale importanza.

In generale il concetto nella mia mente di un networking creativo globale basato su un programma di accostamento all’arte di tipo cibernetico era chiaro, ma solo 15 anni più tardi dopo che padroneggiavo a pieno il significato di sistema integrativo, sono riuscito ad approdare alla tecnologia che avrebbe potuto determinare quelle trasformazioni in ambito culturale che avevo con tanto entusiasmo anticipato.

Se tutto ciò suona come indebitamento autobiografico e personale per una prova scritta sull’arte e le telecomunicazioni non so cosa farci. Networking di per sé sottintende implicazioni di tipo personale. Ma per far proprio un tipo di tecnologia del tutto nuova non è necessario saperci mettere le mani.

Mi occorsero 18 mesi per ottenere i fondi ed accedere ad un sistema di Networking. Nel 1980 grazie ad una borsa di studio della N.E.A. a Washington D.C. e a una conferenza sull’infomedia del NOTEPAD del computer di Jacque Vallee, ho avviato la mia prima Networking internazionale utilizzando portali a un gruppo di artisti in California, New York e nel Galles perché partecipassero a titolo collettivo a generare idee dai loro singoli studi. Uno del gruppo, Don Burgy, scelse di portare il suo terminale ovunque si trasferisse e di accedere alla rete da quel punto.

Le possibilità date da questo mezzo cominciarono a manifestarsi. Più tardi quello stesso anno mi aggregai a un gruppo di scienziati nel SATURN ENCOUNTER un convegno sulla globalizzazione dell’uso del computer nello spazio elettronico che accompagnava il lancio da parte della N.A.S.A. della navicella Voyager su Saturno.

Come mio contributo particolare al “Mondo in 24 ore�? di Bob Adrian nell’arte elettronica, avevo a disposizione interventi dai terminali attorno al mondo che lanciavano delle monetine sul primo lancio interplanetario di I CHING. Ricordo bene che riuscimmo a chiudere al numero 8, PI azioni insieme/unione ma in calce usciva x il che trasformava la lettura del numero 3, CHU difficoltà all’inizio che era indubbiamente vero. In effetti prendendo in considerazione le emergenze del Networking per l’arte, i contributi di questa grande importanza in cui tanti computer erano all’opera assieme in telecomunicazione, il commentario sul CHU era particolarmente adatto. “I periodi di crescita sono accompagnati da difficoltà. Ricordano la nascita dell’individuo umano. Ma queste difficoltà sorgono dalla grande profusione di tutto ciò che s’impegna per prendere forma. Ogni cosa si agita in moto: per cui se uno persevera c’è il progetto di un grande successo…�? (4)

Negli ultimi 3 anni ho continuato ad interagire attraverso il mio terminal con artisti in Australia, Europa, Nord America 1 o 2 volte alla settimana attraverso I.P. Sharp’s ARTBOX. Sono sempre entusiasta del sistema e francamente non mi aspetto che l’accesso al Networking e la possibilità di scambiarsi idee, progetti, intuizioni, sogni o semplici pettegolezzi, sia esaltante più di tanto, ma di fatto posso assicurare che tutto questo si trasforma come un’assuefazione a cui non si può rinunciare. È stato Don Burgy nel primo progetto, che con il suo 26° intervento confidò:

“Penso di essere come drogato dal networking perché la prima cosa che faccio dopo essermi alzato e lavato i denti è accedere alla rete�?.

Un utente avverte fin dalla prima volta un senso di connessione a comunità chiusa, come se fosse improbabile un incontro faccia a faccia. Per quelle persone che non sono coinvolte nel Networking, è difficile immaginare come un mezzo basato sull’uso del computer possa trasformarsi in qualcosa di conviviale e amichevole o come lavorando davanti a un computer possa portare legami fra esseri umani a livelli significativi. Il termine stesso Information Tecnology suona come qualcosa di freddo e di abbastanza alienante qualcosa che può ricordare le facciate di alcune istituzioni Kafkaesque.

In effetti è vero proprio l’inverso e i networking mediati dal computer, secondo me, offrono la possibilità di una specie di convialità di tipo planetario e di creatività che nessun altro mezzo di comunicazione è in grado di portare a termine. Una ragione può essere data dal fatto che il Networking permette, in un certo senso, di uscire dal nostro corpo connettendo la mente a una specie di mare al di fuori del tempo. È una condizione più precisa di quella di chi si trova in mezzo all’oceano. Una sensazione che Jung descrive quando teorizza l’inconscio collettivo e questo perché si correla con qualcosa di più delle sensazioni con particolari idee e associazioni. Queste idee, generate come sono da diverse località disperse, che sono contestualizzate da contesti culturali e assai più diverse, che vengono mediate attraverso una serie di individui che logicamente sono uno diverso dall’altro, possono dar vita a importanti stratificazioni a livelli di significati e di duplicazioni. Networking ha come prodotto interconnessioni di immaginazioni che conferiscono al termine pensiero associativo la più ampia interpretazione possibile.

La metafora della possibilità di tessere qualcosa è molto potente nel pensiero d’oggigiorno. I fisici Fritjof Capra e David Bohm attribuiscono, senza sembrare, alla rete di eventi interconnessi in cui può scoprire la quantità di livello reale ( OPPURE attribuiscono alla rete la possibilità di scoprire eventi interconnessi e il loro livello di realtà). Bohm scrive di un ordine implicito dell’universo che sta per vanificarsi (5) e Capra scopre com’è del tutto coerente la connessione tra l’esposizione della fisica contemporanea con la metafisica taolista (6). (Tantra sta a significare il fatto di tessere, è la denotazione buddista delle interconnessioni esistenti a livello cosmico). In precedenza McLuhan ci ha allarmati sulla trasfusione culturale in cui “Il circuito Elettrico sta Orientalizzando l’Occidente�?. I concetti di contenuto che fanno parte del nostro retaggio occidentale, vengono via via sostituiti da questi altri termini: unificato e compenetrato.

In questa fase di sviluppo tecnologico con la disseminazione telematica di testi, molto più avanzata e senz’altro molto più economica del Networking interattivo di immagine, sono significative le osservazioni di Roland Barthes:

“Il testo significa: ma se fino ad ora abbiamo sempre dato per scontato che questo sia un prodotto, una sorta di velo stratificato al di là del quale gioca più o meno nascosta la verità che vogliamo enfatizzare nel tessuto, l’idea generativa che il testo sia prodotto con i numeri perpetui, cessate di lavorare; perso in queste trame – la tessitura – il soggetto si distrugge da solo, come un ragno che si dissolve nella secrezione costruttiva della sua rete�?.(8).

In particolar modo, Jacques Vallee, un pioniere con Robert Jhonsen del FORUM, sistema di consultazione computerizzata sviluppata all’Istituto del Futuro, e principalmente nel campo delle applicazioni tecnologiche del networking al commercio, industria ed educazione, ha bisogno di sottolineare l’unicità del mezzo:

“Conferenza tramite computer è il primo mezzo di interazione umana che usa il computer come sua base di supporto. Il telefono è basato su una semplice conoscenza di correnti elettriche. Radio e televisione usano onde elettromagnetiche. Networking è un mezzo che utilizza pienamente le abilità logiche e mnemoniche dei computer moderni… Nel tempo le conseguenze sono incalcolabili�?(9).

Nel contesto della tessitura e del collegamento delle menti, durante il Saturn Encounter Project ha fissato i seguenti punti:

“In ogni altro mezzo (e precisamente nelle meravigliose immagini televisive di Saturno inviateci dalla navetta spaziale Voyager) il senso del tempo e dello spazio è ancora presente. Non è così nelle conferenze computerizzate dal quale noi veramente colleghiamo menti di qualsiasi luogo essi siano, e il senso del tempo si perde rapidamente nel gruppo che interagisce e dal quale trascende.(10).

Sembrano esserci due tentativi embrionali nel significato di telecomunicazione computerizzata per la società intera. Uno è di Daniel Bell di Harvard (22) che ha coniato la frase “The Information Society�?, l’altro è un rapporto del Presidente Francese nel “Computerization of Society�?, di Simon Nora, che introduce il “Telematica�?.

“Telematica prende vita ed esplode in seguito al matrimonio fra computer e rete di comunicazione, e culminerà con l’arrivo dei satelliti universali, trasmettendo immagini, dati suoni�?.

Intorno a questo nuovo mezzo una ricchezza di termini e neologismi è stata generata, nessuna di queste ha finora archiviato un’accettazione universale. In “�?Network Nation: Human Communication via Computer�?. Hiltz e Turoff citano i termini “rapporto computerizzato�? (USA). “Computer – interazione mediata�? (Canada) come pure tele consultando. Anthony Oettinger ha sviluppato le comunicazioni del neologismo. Preferisco usare il termine “networking (rete di lavoro)�? per le attività e “telematica�? per il mezzo inteso nel suo complesso.

Qui non si traccia la storia della telematica (informatica applicata alla comunicazione), anche se essa è un eccessivo conciso storico appianato alla relativamente recente emergenza di queste due parti componenti - telecomunicazione e computer. Ma non è ciò che voglio mostrare, o proporre – questa è la convergenza di queste due, con la stessa energia esplosiva dei media, costituendo un cambio di paradigma nella nostra cultura, e senza uno stupido ottimismo, io spero che sia l’inizio di un enorme salto di qualità per le conoscenze umane. Certamente non sono solo nel pensare questo e propongo di citare una varietà di scritti tratti da una varietà di discipline che collettivamente contribuiscono a una visione del futuro delle condizioni umane che è piuttosto speranzoso. Allo stesso tempo, vorrei provare a metterlo in chiaro per l’arte, telematica, mentre l’esistenza del prodotto di considerevole innovazione tecnologica, ugualmente può essere visto inoltrato un estetico di partecipazione e connessione implicita nello sviluppo non trasformato nell’arte praticata durante questo secolo. In verità, ciò costituisce in molti casi un ritorno ai valori espressi nella cultura del passato remoto.

All’inizio, tuttavia, voglio riferirmi al “networking telematic�? del testo. Attualmente, applicare i processi telematici “of distributed authorship�? ai produttori di immagini è estremamente costoso e virtualmente inaccessibile per qualsiasi impresa creativa prolungata. Il testo è sia economico che facile da trattare. Quando lo usai per la prima volta, lo vidi molto come un mezzo secondario e non come elemento funzionale per la mia arte. Tuttavia, la mia esperienza triennale mi ha portato a sentire che il testo può, nel giusto modo, essere visto prima di essere stampato, così da parlarne anche quando occupa lo spazio elettronico della VDU (“console de visualisation�? è molto più poetico), e ciò può essere importante nel mio lavoro. Non come lo avevo precedentemente usato per retorica, cioè come veicolo per analisi o spiegazioni ( in questo caso, sono dispiaciuto con gli artisti come me), ma usato come entità concreta con un suo spazio che era nuovo, sconosciuto, misterioso e affascinante. Era possibile estendere il testo fuori dal video con un proiettore su un grande schermo formato solo da ulteriori incrementi della palpabile presenza del testo in questo non-localizzato eterno spazio.

Il mio pensiero su questo nuovo uso del testo, un nuovo modo oggi di comunicare, e il mio desiderio di esercitare e celebrare la condivisione delle origini perdute che il networking offre, mi condusse a concepire un progetto che riguardava completamente l’intrecciarsi di input testuali provenienti da una distribuzione di artisti a livello mondiale. Questo dette inizio a “ la Plissure du texte�? nella esposizione ELECTRA 1983 nel Museo D’Arte Moderna di Parigi.

Il titolo del progetto allude, chiaramente, al libro di Roland Barthes “Le plaisir du Texte�? ma la “plissure�? non rimpiazza “le plaisir�? ma amplifica e accresce il concetto di “piacere�?.

Il libro di Barthes è molto perspicace riguardo a cosa noi facciamo quando gradiamo il testo. È un libro meraviglioso attraversato da citazioni di Degree Zero da “ S/Z and Mythologies�?, pulsa sangue dentro altrimenti sarebbe un corpo senza colore per i concetti semiologici ed egli è prodigiosamente fertile di idee per gli artisti. Ma ciò che descrive nel testo non è un “testo telematico�? come pensavo, e l’origine che analizza non è l’�?origine distribuita�? nel networking. Così che quando celebra il “piacere�? che il testo stimola (come Richard Howard suggerisce: compreso meglio come “iniziazione�? o “conoscenza�? (biblica) o “spending�? (vittoriana), sembra sottolineare e descrivere un atto solitario. Il testo di telematica, al contrario, piuttosto che fornire un “piacere solitario�?, offre i mezzi per un “coming together�?. Il piacere è distribuito, ma non dissipato; fin dall’inizio il promotore è metafisicamente sconosciuto, è indifferente la locazione geografica dei suoi collaboratori, come è indifferente che egli sia primo nel tempo o sequenza dei suoi interventi. Costituisce una “grande gioia�?che è analizzata da ogni punto del sistema dal quale viene generata. Il processo di arrivo e partenza delle informazioni è un’onda e senza bramosia di allungare la metafora oltre la credibilità, questi flussi possono estendersi al maggior prolungato stadio di “piacere�?, con piena intensità di interazione in un creativo progetto di networking.

Alcune persone ritengono che il testo sia soddisfacente quando esso è preciso; questo rende certo il messaggio, e un discorso sottostante al determinismo della spiegazione è più richiesto nell’ambito della produzione e del consumo. Ma essere coinvolti in un lavoro creativo nel modello telematico significa ricercare e lavorare con incertezze e ambiguità sforzandosi tuttavia per risultato significativo con finalità divertenti. Capire che cosa sta partendo nel processo transazionale dell’arte del network significa concentrare nelle onde degli input planetari la modulazione delle idee elaborate alla molteplicità dei terminali, e identificarle con i modelli di scambio che sorgono attraverso le linee di comunicazione. Si percepisce, non proprio come un’estensione della mente, ma come un’estensione del corpo. Possono avvenire esperienze dei sensi fuori dal corpo, aggregandosi con altri nell’eterica elettronica e nella totalità dello spazio senza tempo. Ci sono alti e bassi flussi in questi moti ondosi, increspature di significati e alte o basse densità di caricamento (“loadings�?) dei testi. Io non voglio insinuare che il mezzo sia il messaggio, ma il collegare la struttura ai messaggi nei mezzi telematici, sicuramente informa e contestualizza l’impegno dell’artista con esso.

Tuttavia con il testo o l’immagine visiva, il networking telematico genera conversazione, conferenza parlata o scritta, ma nessuna conversazione anche la più piccola è basata sui desiderari e poteri del singolo come gli altri ordini di comunicazione. Per esaminarla, possiamo indicare “L’Ordine del discorso�?di Michael Foucault, (13). Non si riferisce, in ogni modo, al processo telematico (visto alle sue origini) così come viene distribuito all’origine.

Avevo menzionato tuttavia la capacità di assuefarsi velocemente al collegamento al network da parte degli utenti. La convivibilità dei mezzi ( Terry Winograd scrisse proficuamente su questo (14) – se solo Ivan Illich accettasse il sistema elettronico della più piccola specie nel suo bagaglio degli oggetti sociali ) invita frequenti ritorni alla tastiera, per raggiungere gli altri nel “campo�? che s’immergono solo una volta nel testo. Paragonato all’archiviazione a torre della materia delle epoche passate, il network può apparire debole e insignificante. Foucault indica che il linguaggio, allo stesso modo, può essere un piccolo resoconto solo in apparenza, ma i proibizionismi esistenti sono chiaramente legati al desiderio e al potere. “ questo potrebbe non essere veramente sorprendente per la psicoanalisi che ci ha già dimostrato che il parlato non è solamente il mezzo che manifesta – o dissimula – desideri; esso è anche l’oggetto del desiderio. (13)

Il testo dei telematici è intrecciato e distribuito, il discorso ha una forma che ci permette di avere un non nome. Non è parlare, né scrivere allo stesso modo in cui avviene nel libro. Lo scrittore è distribuito, significa cioè che è negoziato – ma può essere ancora oggetto di desiderio. Seguendo il pensiero di Foucault, networking può essere considerato come una volontà di raggiungere la verità al di là della sua forma, diffondendola ovunque e in maniera invisibile, promettendo di superare questo sistema eliminando il controllo e i limiti della conversazione.

“In qualsiasi società la produzione della conversazione è principalmente controllata, selezionata, organizzata e ridistribuita accordando un numero di procedure il cui ruolo è quello di comunicare il suo potere e cambiarla significa sovrastarla con la possibilità degli eventi, per eliminare la sua pesante, terrificante materialità�?. (13)

Possiamo prevedere un maggiore e chiuso interesse in telematica da parte delle istituzioni che controllano la nostra società. Al momento la maggior parte della condivisione del tempo di partecipazione è nelle mani delle corporazioni multinazionali e militari, in ogni caso, ma questo è un accordo generale che per i prossimi dieci anni, networks telematici si diffonderanno su tutta la terra, la crescita delle banche dati sarà esponenziale e l’elaborazione delle informazioni acquisirà stato di priorità nella maggior parte dei paesi. L’intera nazione del Giappone ha promesso di acquisire a partire dal 1990 la leadership mondiale del sistema di elaborazione e conoscenza di informazione (KIPS), intensificando lo sforzo a sostegno dell’ICOT, L’Istituto della Nuova Generazione di Tecnologia dei Computer, dando un diverso significato alla nozione di “imperativo telematico�? culturale.(15)

Nel 1978 il rapporto del Presidente della Francia, Simon Nora attira l’attenzione sull’inevitabile espansione del networking:

Oggi ogni consumatore di elettricità può ottenere istantaneamente la quantità di energia elettrica di cui necessita senza preoccuparsi da dove viene o di quanto costa. Con ogni probabilità si presume che lo stesso avverrà nel futuro per la telematica. In passato le prime connessioni sono state già realizzate, in futuro il networking si diffonderà tramite osmosi… pertanto, entro breve tempo, il dibattito sarà focalizzato sulla interconnettibilità… nel passato, i limiti nei giochi per computer erano limitati – erano commerciali, industriali o militari. Oggi, con gli elaboratori di dati divulganti in una illimitata vastità di piccole macchine, la società si immerge nella sua rete scomparendo dietro un network con infinite diramazioni. (11).

Ho considerato ambiziosi alcuni esperimenti correntemente realizzati in videotel interattivi. Per esempio quello realizzato in Canada, dove SaskTel ha conseguito le sue prove di esploratore, usando Telidon per collegare una piccola ma disseminata comunità in Saskatchewan, o il cablaggio di Velisie (una comunità urbana fuori Parigi) interessante per la presenza di una completa gamma di sistemi interattivi. Ma basta diffondere solo l’ordinaria posta mattutina per dare un esempio di proliferazione di telematica commerciale.

Qui sulla mia scrivania c’è una sollecitazione postale da parte di una compagnia di risparmio e prestito, per rifornirmi, fare affari con loro attraverso un computer con il quale essi saranno felici di chiamarmi, praticamente senza costi. Posso investire, prendendo in prestito o trasferendo fondi, pagare conti, fare tele acquisti, e accedere a 250.000 pagine di informazioni autorizzate. Più importante, posso interagire con qualsiasi persona nel sistema e inviare messaggi che saranno immagazzinati prima che essi siano pronti per essere connessi. Se voglio visualizzare in un “lavoro artistico�? alcuni mosaici video e testi per il pubblico, posso noleggiare una pagina nei Pestle files. Può mancare la finezza e la flessibilità dei più avanzati computer-mediatici ma ora “network�? è alla nostra portata.

Tuttavia anche il più rudimentale degli esperimenti nelle telecomunicazioni computerizzate nel largo contesto sociale poteva essere scarso se non riusciva a menzionare gli enormi sforzi immaginativi attraverso i quali entrava nelle offerte di un “crocevia�? o incroci di telecomunicazioni – il Centro per le Comunicazioni al Tête Défense di Parigi. Questo è stato progettato per essere una base di prova per le nuove informazioni tecnologiche, un punto di accesso pubblico per gli sviluppi del “newest�? nei media interattivi, un museo, uno spazio artistico, un centro di ricerca del linguaggio e una parte creativa, commutazione dell’unità tecnologica e intellettuale per l’intero campo delle telecomunicazioni. Sullo sfondo di questa iniziativa, gli studi di Elaine Kerr e Roxanne Hiltz, “computer-Mediated Communication System�? per la Computerized Conferencing e Communication Centre all’istituto per le Tecnologie a Newark del New Jersey, costituiscono essenzialmente una lettura per chiunque e in particolar modo per gli artisti in quanto cercano di far capire lo scopo del mezzo. (23).

Comunque possiamo aspettarci in accordo con l’espansione del networking la proliferazione di entrambi i corpi di regolamentazione: locale e internazionale; il discorso telematico, per la sua particolare natura, è meno soggetto al controllo. Per gli artisti, esso è out-of-body, asincrono, distribuito, interattivo e di qualità semanticamente stratificata, meno vulnerabile agli obblighi culturali rispetto ai primitivi modi di espressione.

Foucault parla di questi “fellowships of discourse�? con cui ha operato nel salvaguardare gli ordini dei discorsi ed i loro segreti, dentro una comunità raccolta, in cui i ruoli del relatore e dell’ascoltatore non erano intercambiabili. Ma egli ci avvertì di non cadere nell’inganno del pensiero che pubblicò estesamente, il discorso è libero dall’appropriazione segreta di non intercambiabilità.

Lo scrittore esprimendosi continuamente in maniera opposta a ciò che viene detto o scritto da altri, si distingue riguardo al carattere intransitivo che conferisce al discorso, alla singolarità fondamentale che ha a lungo accordato allo “writing�? …e tutto questo si manifesta nella sua dichiarazione …dell’esistenza di un certo “fellowship of discourse�?. (13).

Voglio semplicemente dire senza troppa cautela che, alla luce del determinismo inflessibile della società sempre pronta a istituzionalizzare e a limitare la creatività in qualsiasi mezzo, il discorso telematico può esistere fuori da un siffatto sistema chiuso, e che può esistere una più grande complessiva, in verità planetaria “fellowship of discourse�? come in questo momento esiste in una produzione letteraria sulle telecomunicazioni convenzionali e le strutture di divertimento.

Il discorso sull’arte visiva, incarnata nella pittura, scultura, nel cinema e nella fotografia, si è chiuso nell’associazionismo. Per tutte le libertà apparenti, dal momento della costrizione che si è conservata durante la mitologia del “avant-grade�?, le strade intraprese dal lavoro artistico (entrambi come “mittente�? o “ricevente�?) costituiscono un set di ruoli, e l’unine fra di loro permette l’ingresso nel discorso consentito, il controllo, la selezione nella società, dove l’arte è il sottoinsieme dell’immenso discorso soggetto alle istituzioni manageriali di desiderio e potere.

La telematica non genera un nuovo ordine di trattato dell’arte ma demanda una nuova forma di critica ed analisi. La teoria di questo modello di arte avrà il suo tecnicismo, aspetto filosofico e comunicativo limitato dentro una grande ossatura cibernetica, che Grégory Bateson ha chiamato “Ecologia della mente�?.(16). Questo in giro produrrà una rivalutazione e una fresca interpretazione della più vecchia forma artistica dal momento in cui si può sostenere che il significato non è mai stato veramente creato da un messaggio a senso unico, nemmeno con nuove idee di immagini originate da una mente solitaria. Le invenzioni di geni individuali erano proprie di un’era in cui scegliere di delimitare e contenere il potere sovversivo dell’arte in essa fissato, creava dei limiti all’arte stessa. Il campo di comunicazione sulle analisi del network è molto rilevante e il maggior sviluppo della ricerca in questo campo, negli ultimi anni, puntualizza la dialettica fra il modello telematico ed i vecchi paradigmi del trattato dell’arte.

“Nel passato le comunicazioni hanno quasi sempre seguito e rispettato la linearità, elemento proprio dell’atto della comunicazione umana. Le prime ricerche riguardo a ciò analizzavano e studiavano gli effetti dei messaggi nella comunicazione da una fonte ad un ricevente, in un solo senso, paradigma di modello persuasivo che non è coerente con la nostra concezione di base del processo comunicativo, inteso come reciproco scambio di informazione, come senso di partecipazione, come convergenza (Il nuovo approccio), guidato da una convergenza di modelli di comunicazione basati sulla spiegazione cibernetica del comportamento umano da un sistema prospettivo�?.Rogers and Kincaid (17).

Questo può suonare come un grido lontano per i poetici della telematica ma dovremmo ricordarci che l’ordinamento delle idee supportanti il concetto cardinale della prospettiva nel periodo formativo dell’Arte Rinascimentale era chiamato ugualmente a rispettare il rigori del pensiero e della misura in cui era meno esigente. “La bella veduta�? dopo tutto trattenne Uccello dal letto della sua donna, notte dopo notte.

La prospettiva sanciva la separazione del modo di visualizzare tra l’artista individuale ed il solitario osservatore, un punto di vista sul mondo evocato per una lettura data dal campo visivo. “It called for a head to toe consistency with human viewing which was at once isolating and alienating.�?


“ La vista dell’arte rinascimentale è sistematicamente piazzata fuori dall’intelaiatura dell’esperienza. Una piazza è sempre e comunque nella sua piazza. L’istantaneo mondo dell’informazione elettronica dei media coinvolge tutti noi, tutti in una volta. Un distacco dell’intelaiatura è possibile�? McLuhan (18). Nel discorso telematico i significati non sono affermati e consumati in modo lineare, ma negoziati, distribuiti, trasformati e collegati in scambi multipli dove il ruolo autoritario è decentralizzato e diffuso nello spazio e nel tempo.

Ma “vertical field viewing�? nell’arte visiva iniziò a prender piede all’inizio di questo secolo con una più dettagliata “bird’ eye view�? del mondo in cui è richiesta una più complessa rappresentazione degli eventi nella loro totalità. Alcuni vorrebbero nominare Marcel Duchamp come la maggior forza vitale in questo tempo di radicale cambiamento dell’arte che trova la sua espressione nell’inclinarsi dell’immagine passando dal piano verticale al piano orizzontale. Come Leo Steinberg ha indicato, il “Large Glasse�? di Duchamp o il suo “Tu m�?. non è attraverso l’analogia di un mondo percepito da una posizione perpendicolare, ma una matrice di informazioni convenzionale posizionata in una situazione verticale. Egli ce la mostra come:

“something happened in painting around 1950 - most conspicuously (at least in my experience) in the work of Rauschenberg and Dubuffet. We can still hang their pictures - just as we tack up maps and architectural plans ... yet these pictures no longer simulate vertical fields, but opaque, flat bed horizontals. They no more rely on a head to toe correspondence with human posture than an a newspaper does. The flatbed picture plane makes its symbolic allusion to hard surfaces such as table tops, studio floors, charts, bulletin boards - any receptor surface on which objects are scattered, on which data is entered, on which information may be received, printed, impressed - whether coherently or in confusion. The pictures of the last fifteen to twenty years insist on a radically new orientation, in which the painted surface is no longer the analogue of a visual experience of nature but of operational processes.�?(19)

Tuttavia il maggior potere visivo metaforico trasmesso dalle interconnessioni telematiche in questo periodo transizionale si ritrova nel lavoro di Jackson Pollock. Qui l’arena orizzontale è attualmente sia celebrata che impiegata nella produzione delle immagini. Egli crea “fields�? intrecciando, tessendo, ramificando, attraversando, legando linee di energia, creando dappertutto e in una volta sola il vero compendio di networking telematica. Il suo spazio è inclusivo e invitante, provvedendo per una parte all’anonimato di una fonte in cui abbraccia lo spettatore nella creazione del significato. La metafisica promessa dal lavoro di Pollock è prodotta tecnologicamente in maniera esplicita nel sistema telematico, dove la dicotomia dell’artista/spettatore o uditore/ricevente dell’era primitiva è risolto in un “user�? unitario del sistema creativo. La superficie di pittura di Pollock era un’ “arena�? un luogo d’incontro, di prova, mito e idea. Il network computerizzato è un’altra parte del luogo d’incontro, un’area elettronica per un lavoro creativo.

Io vedo questo cambiamento in orizzontale come un rinnovamento così come “the new�?, un ritorno ai vecchi valori importanti che facevano parte di una più ampia veduta del mondo.

La maggior parte delle condotte, di transazioni, negoziazione di uguale interconnessione può essere capita in termini di "table top". Esso è un compatto luogo d’incontro, un microcosmo di grandi campi di interazione, Claude Levi-Strauss ha studiato in modo particolare la struttura dei testi mitologici dei primi popoli americani. "The table top" e la forma delle richieste di scambio costituiscono un processo etico verso l’unificazione dell’inno della vita dell’uomo e l’esternazione del mondo della natura. Nella nostra cultura egli mette in evidenza, che siamo stati semplicemente coinvolti con un controllo del lavoro esterno dove gli eventi della natura e delle altre persone sono state come una continua minaccia rimasta impressa. Ci sono alcune connessioni fra l’insistente verticalizzazione della visione dell’arte e l’aggressiva, alienante posizione della società? Il riemergere nella nostra cultura, nell’ultimo decennio, dell’interesse per la psiche, per una azione umana cooperativa, un approccio olistico al pianeta, sembra essere in sintonia con l’impulso verso “flatbed�? compreso nelle forme culturali contemporanee. Il network telematico può procurare alla cultura un esteso luogo d’incontro elettronico, in un non localizzato "table top" per i più intimi e esclusivi scambi di dialogo. Uno dei primi esperimenti di conferenza elettronica remota fu chiamato “tavola rotonda elettronica�?, sebbene a quel tempo l’idea del “computer-mediation�? non era che un sogno. Il sogno ha iniziato a realizzarsi ora, con la vasta dimensione e implicazione nel dominio telematico. Due delle principali componenti, memoria della macchina e intelligenza artificiale (Al) sono state molto studiate dagli artisti. Nel nostro ordine del giorno dobbiamo porci l’obbiettivo dentro un’estensione più ampia, attraverso la parte definita “semantic network�? che richiama funzioni avanzate di memoria e intelligenza, il computer può da solo contribuire alle nostre pulsioni artistiche. Può il programma delle informazioni in questo luogo d’incontro elettronico contribuire da solo alle nostre strategie artistiche. Può il programma d’informazione, in questo luogo d’incontro elettronico delle memorie, da solo, generare idee dalla esperienza delle idee che esso stesso ritrasmette? L’estensione che un network telematico può imparare da solo è una questione da porre solo sulla quinta generazione di sistemi, questi saranno capaci di iniziare a rispondere. Ma in un apprendimento per l’uomo, che ho in mente per l’educazione degli artisti, la telematica offre enormi opportunità. Diverso è il media ortodosso, i sistemi telematici sono diversi infatti da qualsiasi altra applicazione tecnologica per l’apprendimento.

“Essi coinvolgono gruppi di interazione attraverso la tecnologia. E per mezzo di questa capacità interattiva essi non sono impersonali, autoritari o noiosi. La cultura via teleconferenza non richiede pacchetti di istruzioni di programmi come fanno le televisioni o gli apprendimenti programmati. Il seminario elettronico è possibile quanto la conferenza elettronica. Inoltre utilizzando computer in conferenza, è possibile per gli studenti mettere le loro conoscenze nel network a disposizione di altre persone che, a causa della locazione geografica, possono essere disagiati. L’educazione deve diventare centrata sullo studente piuttosto che una istituzione centralizzata�? Jacques Vallee.(9).

La telematica è una scienza sorta da una cultura interdisciplinare ed è posta in una prospettiva cibernetica del mondo. Moltissimi scrittori hanno tentato di descrivere gli enormi cambiamenti in cui si evolve la consapevolezza umana, come parte di una consapevolezza planetaria. Teilhard de Chardin immaginava una “noosphere�?, uno strato pensante, avvolto nella biosfera del mondo. Peter Russell ha più recentemente avanzato le ipotesi dell’emergenza di un cervello planetario che può influenzarci.

“La soglia del completamento di un nuovo livello di evoluzione, è lontano dalla consapevolezza come consapevolezza è dalla vita e la vita è dalla materia�?. “Un cervello globale dal quale deriverà un grande cambiamento nell’egocentrica consapevolezza umana in un campo unificato della conoscenza condivisa�?.(20).

Egli intuì ciò per l’esponenziale rapidità di informazione elaborate e per lo sviluppo delle telecomunicazioni globali. Il confronto fra il networking planetario e l’apparizione degli organismi multicellulari un bilione di anni fa, prende la sua teoria da questo punto:

“ come le comunicazioni networks aumentano, noi ci estenderemo al punto in cui bilioni di informazioni saranno scambiate attraverso i networks e ogni volta si potranno creare modelli di connessione a livello globale, simili a quelli presenti nel cervello umano… Lo sviluppo di ognuna delle tecnologie coinvolte accelera il progresso nelle altre. Gli effetti dell’incrocio catalizzante di queste tecnologie ci suggerisce che noi siamo nel mezzo di una fase di sviluppo che non ha precedenti.(20).

Tuttavia questa prospettiva potrebbe sembrare esagerata, possono sorgere dubbi sul fatto che l’ingaggio di menti creative nei sistemi telematici sia in grado di produrre umane consapevolezze trasformando la nostra cultura.

Per chi non è convinto di questo, gli artisti che affidano se stessi al networking come medium primario stanno giocando con i sogni. Ma esso era, dopo tutto, il più grande fondamento degli uomini che dissero “it is pricing life exactly at its worth, to abandon it for a dream�?. Montaigne avrebbe voluto essere anche in armonia, suppongo, con le descrizioni di Hazel Henderson sul networking nel mondo reale:

Al di là di tutti i nostri attuali fermenti sociali, le organizzazioni stanno lentamente imparando che sia loro che la nostra società per sopravvivere, avranno bisogno di riformulare le loro reti e ristrutturare le loro linee gerarchiche in maniera sempre meno piramidale. Tale partecipazione, flessibile, organica, e cybernetic design ora ha linee gerarchiche piramidali. Tale partecipazione, flessibile, organica, e cybernetic design ora è coinvolto nei cambiamenti cataclismatici… Effettivamente le organizzazioni fondamentali oramai esistono sebbene siano metafisiche. Esse sono molto spesso affidate al networks… Alcuni teorici devono ancora studiare il network perché sono evanescenti, decadenti e sfuggenti riguardo ai nuovi sbocchi, idee e apprendimenti. Fortunatamente, i networks sono collegati alla macchina ciclostile, al sistema postale a al telefono – tutte tecnologie decentralizzate e accessibili per un uso individuale… Networking attraversa tutte le porte esistenti nelle istituzioni strutturate e collega diversi partecipanti che sono fra di loro in armonia metafisica… networking è il più vitale, intelligente, integrativo modello organizzativo nel nostro turbolento sentore sociale… deve ugualmente sperare in un prossimo passo rivoluzionario nello sviluppo umano della consapevolezza�?.(21).

In questa sede ho concentrato nella natura del networking, nella sua struttura telematica, opportunità e possibili conseguenze culturali, soprattutto citando esempi di contenuto specifico o di progetti artistici specifici del medium. Questo perché, interagendo il testo o con l’immagine, il dato specifico generato può essere capito solo nella totalità dell’esperienza trasversale.

Lavorare sull’interfaccia del network, su una console con tastiera, VDU, stampante o plotter è appagante per i sensi: il ritmo della stampante, lo srotolamento della carta, il bagliore del CRT, la nascosta silenziosa precisione del software, l’immacolata delicata sensibilità della tastiera, il ronzante e squillante bip del segnale di controllo, può indurre gli stati d’animo ad avere entusiastiche emozioni o una meditata tranquillità. Lo spazio elettronico del video dal quale fuoriescono testo e immagine è una nuova porzione di spazio, non è però tutta quella progettata per lo spazio del film o l’illusionario spazio fotografico. Esso è più etereo e metafisico della pittura, sebbene non meno palpabile. Esso riunisce in uno schermo bidimensionale, ma la sua profondità è infinita. Con un software appropriato il testo può essere decomposto, disassemblato, ridoppiato, invertito, ritirato, schiacciato, allungato, rimosso, rinominato, tagliato, spaccato, contorto. Il campo del testo è un mosaico, ma, se ornato di arabeschi, può suscitare confusione per l’eternità. Essi hanno bisogno di essere non iniziati e non finiti al testo. Può essere generato da una molteplicità di partecipanti, o essere trasferito privatamente a un interlocutore stabilito. Lo spazio è negoziato, conduce a interrogazioni.

Esso è un insolito medium in cui errori di input, come un’impacciata battitura o uno sbaglio di inserimento di materiale estraneo, sono tuttavia istantaneamente accettati e corretti dai collaboratori nel network; certamente come, quando state lavorando completamente soli, voi non solo accettate errori ma trovate così spesso dentro loro nuovi prodotti, idee di sviluppo totalmente inaspettate. C’è tuttavia questo senso di comunione, la presenza della collaborazione di tutti e tutta pressappoco vostra, sebbene in un altro spazio, lo spazio telematico, è presente in silenzio a meno che invitati attraverso un programma di condivisione.

Networking è un’attività ripartita fra mente e una forma di condotta in cui è per entrambe un ballo e un abbraccio. Esso prende intorno a se una convergenza di idee dalle sporadiche risorse con loro, amplificate, intrecciate o staccate, diverge fuori dalla diramazione dei vicoli del significato. Questa azione avanti e indietro d’idee ed immagini (chiamati creative data), scontrando, emettendo nuove combinazioni, assorbendo quant’altro, virtuale, reale, in uno stato di continua trasformazione fa venir in mente la descrizione di Gary Xukav della danza delle particelle sub-atomiche “in cui non c’è mai fine e non sono mai le stesse�?.(24).

Questo vorrei che fosse la grande aspirazione del networking nell’arte, dove il lavoro artistico, la trasformazione dei “creative data�?, sono in perpetuo movimento, un processo infinito. In questo senso l’arte stessa inizia non un complesso assortimento di entità, ma bensì una rete di relazioni tra idee e immagini in costante flusso, al quale è attribuibile un’origine singola e ciò dipende dalla partecipazione attiva di coloro che entrano nel network. In questo senso c’è una totalità, il flusso del network in cui ogni idea è una parte di ogni altra idea, in cui ogni partecipante riflette qualsiasi altro partecipante nel complesso. Questa grande reciprocità, questa simmetria del trasmettente e ricevente è tale che nello scambio di un’immagine speculare il trasmettente è il ricevente e viceversa. L’ osservatore del “artwork�? è un partecipante che accedendo al sistema, lo trasforma. I fisici tentano di spiegare la quantità visiva che esiste potenzialmente in tutte le particelle come differente combinazione di altre particelle spesso citata nella vista parallela del mondo Buddista, espressa nella metafora della rete di Indra: nel paradiso di Indra, c’è descritta una rete di perle, così ben sistemate che se ne osservi una vedi tutte le altre riflesse in essa. È la stessa via in cui ogni oggetto nel mondo non è solamente se stesso ma include ogni altro oggetto così che lui stesso può essere qualsiasi cosa.(25).

L’uso creativo del network crea i loro organismi. Il lavoro non è mai in uno stato di completamento, come potrebbe esserlo? La telematica è un mezzo decentralizzante; la sua metafora è che di una trama o rete non c’è un centro, o gerarchia, ne sommità ne fondo. Essa rompe i confini non solo in un individuo di corte vedute ma nelle istituzioni, territori e vaste zone. Impegnarsi nella comunicazione telematica significa essere in una volta sola in ogni luogo e in nessun luogo. In questo è sovversiva. Essa sovverte l’idea di scrittore limitato al singolo individuo. Essa sovverte l’idea di possesso individuale del lavoro di immaginazione. Essa rimpiazza le persone giuste e attacca le istituzioni della culturali dell’insegnamento con una scuola invisibile e un museo fluttuante, la crescita di essa è sempre in espansione includendo nuove possibilità della mente e nuove manifestazioni della realtà.


ROY ASCOTT Bristol , 1983


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