A Hacker Manifesto: differenze tra le versioni
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Da una parte la critica delle merci, della società dello spettacolo e della globalizzazione che ha caratterizzato il pensiero neomarxista, dall’altra la critica alla società digitale, la necessità di saperi condivisi, la democrazia dell’informazione implicita nello sviluppo di Internet che invece ha connotato il pensiero libertario e hacker. | Da una parte la critica delle merci, della società dello spettacolo e della globalizzazione che ha caratterizzato il pensiero neomarxista, dall’altra la critica alla società digitale, la necessità di saperi condivisi, la democrazia dell’informazione implicita nello sviluppo di Internet che invece ha connotato il pensiero libertario e hacker. | ||
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Questi hacker, nel senso più ampio del termine appena descritto, si trovano a dover produrre continuamente idee che non possono essere sfruttate da loro stessi, ma necessariamente da altri, dai nuovi detentori dei mezzi di produzione che poi le trasformeranno in merci vere e proprie. | Questi hacker, nel senso più ampio del termine appena descritto, si trovano a dover produrre continuamente idee che non possono essere sfruttate da loro stessi, ma necessariamente da altri, dai nuovi detentori dei mezzi di produzione che poi le trasformeranno in merci vere e proprie. | ||
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Versione attuale delle 14:29, 23 Giu 2011
Contents
Titolo:
A Hacker Manifesto
Anno:
2005
Luogo:
New York
Autore:
Wark Mc Kenzie
Descrizione:
Il testo di McKenzie realizza per la prima volta un’importante sintesi tra due filoni di pensiero critico radicale. Da una parte la critica delle merci, della società dello spettacolo e della globalizzazione che ha caratterizzato il pensiero neomarxista, dall’altra la critica alla società digitale, la necessità di saperi condivisi, la democrazia dell’informazione implicita nello sviluppo di Internet che invece ha connotato il pensiero libertario e hacker.
Il punto di partenza della sua analisi è che la società attuale è contrassegnata dalla presenza di una nuova classe, simbolicamente denominata degli hacker, composta non solamente da hacker veri e propri, geek della tastiera e maniaci del computer, ma anche da creativi e produttori di “vision��? a vario titolo, in sintesi da lavoratori immateriali e da lavoratori del ciclo di produzione di merci legati alla conoscenza.
Questi hacker, nel senso più ampio del termine appena descritto, si trovano a dover produrre continuamente idee che non possono essere sfruttate da loro stessi, ma necessariamente da altri, dai nuovi detentori dei mezzi di produzione che poi le trasformeranno in merci vere e proprie.
Si ripropone così nell’età del capitalismo maturo e nell’età della globalizzazione la classica dialettica tra le classi che per certi versi aveva caratterizzato la nascita e lo sviluppo delle due precedenti rivoluzioni industriali. Per certi versi la classe degli hacker non appare ancora consapevole della propria forza e dell’unità di intenti che strutturalmente la connota, agendo pertanto in maniera frammentata.
Si tratta di fare un salto di qualità in questa presa d’atto e di coscienza, e questo libro si pone come primo importante tentativo verso il raggiungimento di questo obiettivo.